- San Crisanto Martire di Roma
25 ottobre
Roma, † 283 ca.
I due santi patroni della città di Reggio Emilia vissero e morirono
martiri nel III secolo, probabilmente nel 283. Crisanto figlio di un
certo Polemio, di origine alessandrina, venne a Roma per studiare
filosofia al tempo dell'imperatore Numeriano (283-284), qui ebbe
l'occasione di conoscere il presbitero Carpoforo e si fece battezzare.
Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare al culto degli
dei, si servì anche di alcune donne e specialmente della bella vestale
Daria. Ma Crisanto riuscì a convertire Daria e di comune accordo,
simulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare,
convertendo molti altri romani al Cristianesimo. La cosa non passò
inosservata, scoperti furono infine accusati al prefetto Celerino, il
quale li affidò al tribuno Claudio, che però si convertì insieme alla
moglie Ilaria, i due figli Giasone e Mauro, alcuni parenti ed amici e i
settanta soldati della guarnigione, che aveva in custodia gli arrestati.
Scoperti, vennero tutti condannati a morte dallo stesso imperatore
Numeriano. Crisanto e Daria furono condotti sulla Via Salaria, gettati
in una fossa e sepolti vivi. (Avvenire)
Martirologio Romano: A
Roma nel cimitero di Trasóne sulla via Salaria nuova, santi Crisanto e
Daria, martiri, lodati dal papa san Damaso.
SANTI CRISANTO E DARIA
I due santi patroni della città di Reggio Emilia vissero e morirono nel
III secolo, l’anno del martirio si suppone fosse il 283; sono ricordati
singolarmente o in coppia in svariati giorni dell’anno secondo i vari
Martirologi e Sinassari, mentre il famoso Calendario Marmoreo di Napoli e
per ultimo il Martirologio Romano, li ricordano il 25 ottobre.
I
due martiri sono raffigurati in varie opere d’arte, reliquiari,
pannelli, affreschi, mosaici, per lo più di origine italiana, situati in
alcune città d’Italia, di Germania, Austria e Francia; questo
testimonia la diffusione del loro antichissimo culto in tutta la Chiesa.
La loro vicenda, narrata in modo epico e fantasioso dalla ‘passio’,
risente senz’altro della lontananza del tempo e della necessità di
ricostruire la ‘Vita’ con pochissime notizie certe.
Questa ‘passio’
di cui si hanno versioni in latino e in greco, era già esistente nel
secolo VI poiché era nota a s. Gregorio di Tours (538-594), vescovo
francese e grande storico dell’epoca.
Crisanto figlio di un certo
Polemio, di origine alessandrina, venne a Roma per studiare filosofia al
tempo dell’imperatore Numeriano (283-284), qui ebbe l’occasione di
conoscere il presbitero Carpoforo, quindi si istruì nella religione
cristiana e poi battezzare.
Il padre Polemio cercò in tutti i modi
di farlo tornare al culto degli dei, si servì anche di alcune donne e
specialmente della vestale Daria, dotta e bella donna.
Ma Crisanto
riuscì a convertire Daria e di comune accordo, simulando il matrimonio,
poterono essere lasciati liberi di predicare, convertendo molti altri
romani al Cristianesimo.
Ma la cosa non passò inosservata, scoperti
furono infine accusati al prefetto Celerino, il quale li affidò al
tribuno Claudio, che in seguito ad alcuni prodigi operati da Crisanto,
si convertì insieme alla moglie Ilaria, i due figli Giasone e Mauro,
alcuni parenti ed amici e gli stessi settanta soldati della guarnigione,
che aveva in custodia gli arrestati.
A questo punto intervenne
direttamente l’imperatore Numeriano che condannò Claudio ad essere
gettato in mare con una grossa pietra al collo, mentre i due figli e i
settanta soldati vennero decapitati e poi sepolti sulla Via Salaria;
dopo qualche giorno anche Ilaria mentre pregava sulla loro tomba morì.
Anche Crisanto e Daria dopo essere stati sottoposti ad estenuanti
interrogatori, furono condotti sulla Via Salaria, gettati in una fossa e
sepolti vivi sotto una gran quantità di terra e sassi
Dagli
‘Itinerari’ del secolo VII, si sa che i due martiri erano sepolti in una
chiesetta del cimitero di Trasone sulla medesima Via Salaria nuova. Una
notizia certa riferisce che per la festa dei santi martiri, affluivano
molti fedeli ai loro sepolcri e che il papa Pelagio II nel 590, dette
alcune reliquie ad un diacono della Gallia.
Ma la storia delle
reliquie è intessuta di notizie contraddittorie e leggendarie, la
tradizione vuole infatti che furono operate tre traslazioni, una da papa
Paolo I (757-767) che dalla Via Salaria le avrebbe portate nella chiesa
di S. Silvestro a Roma; la seconda da papa Pasquale I (817-824) che
invece le avrebbe trasferite dalla Via Salaria alla Chiesa di Santa
Prassede e l’ultima da papa Stefano V (885-891), che le avrebbe portate
al Laterano.
Da questa ultima chiesa poi nell’884 sarebbero state
portate nel monastero di Münstereiffel in Germania, ancora nel 947 le
reliquie sarebbero state trasferite a Reggio Emilia, di cui s. Crisanto e
s. Daria sono i patroni, ad opera del vescovo Adelardo, il quale le
avrebbe avute da Berengario che a sua volta le aveva ricevute nel 915 da
papa Giovanni X, come si vede un bel ginepraio.
Altre città rivendicano il possesso di reliquie come Oria (Brindisi), Salisburgo, Vienna, Napoli.
Il duomo di Reggio Emilia possiede i due busti reliquiari in argento dei martiri, opera di Bartolomeo Spani.
Autore: Antonio Borrelli
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