- Sant' Abramo Patriarca d'Israele
9 ottobre
Ur dei Caldei - Canaan, XIX secolo a.C.
Nella Bibbia due titoli definiscono precipuamente Abramo, il patriarca,
originario della Mesopotamia, stabilitosi a Carran e di lì emigrato
nella terra di Canaan. Amico di Dio, egli è il padre dei credenti. Come
amico della divinità, è modello di vita religiosa e morale, che può
intercedere per sé e per i suoi alleati. Come credente, vive nella
tensione tra fede e promessa.
Lascia il suo paese guidato dalla
fiducia nella parola di Dio, ma le circostanze sembrano contraddire
l’attesa: il patriarca è anziano, Sara non è in grado di avere figli.
«Abramo, tuttavia, credette nel Signore che glielo accreditò come
giustizia». La dialettica della fede, però, diviene ancora più acuta con
l’inaudita richiesta di sacrificare Isacco. Il viaggio di Abramo verso
il monte Moria in compagnia del figlio diventa il paradigma della notte
oscura, del viaggio della fede nella tenebra di Dio il quale sembra
rinnegare la promessa tanto attesa e coltivata.
All’obbedienza del
padre risponde il gesto di liberazione di Dio. In ambito cristiano è
soprattutto l’apostolo Paolo a riflettere sulla figura di Abramo. Fedele
alla sua concezione, ritiene che il patriarca, giustificato per la
fede, sia sorgente di benedizione per l’umanità.
Inoltre, proprio
dalla riflessione sulla sua figura Paolo trae la conclusione che la
salvezza non deriva dalle opere ma dal dono di Dio accolto nella fede.
Su questo punto insistettero Lutero, i teologi, gli uomini di cultura e
gli artisti che aderirono alla riforma del XVI secolo. Modello di fede
per ebrei e cristiani, Abramo è venerato anche dai seguaci dell’Islam.
Etimologia: Abramo = grande padre, dall'ebraico
Martirologio Romano: Commemorazione di sant’Abramo, patriarca e padre
di tutti i credenti, che, chiamato da Dio, uscì dalla sua terra, Ur dei
Caldei, e si mise in cammino per la terra promessa da Dio a lui e alla
sua discendenza. Manifestò, poi, tutta la sua fede in Dio, quando,
sperando contro ogni speranza, non si rifiutò di offrire in sacrificio
il suo figlio unigenito Isacco, che il Signore aveva donato a lui già
vecchio e da una moglie sterile.
Padre di tutti i credenti,
così è chiamato Abramo patriarca del Vecchio Testamento e che
rappresentò l’umanità nella grande alleanza che Dio propose.
Con la
vicenda di Abramo, inizia la storia dei Patriarchi d’Israele, che va dal
XIX al XVII secolo a.C., raccontata dal capitolo 12 al capitolo 50 nel
primo libro della Bibbia, la Genesi.
Egli era discendente di Sem,
uno dei tre figli di Noé e dimorava con il padre Terah e con tutta la
famiglia ad Ur dei Caldei, antichissima città della Bassa Mesopotamia
(attuale Iraq).
Terah poi con Abramo e sua moglie Sara e con il
nipote Lot, lasciò Ur per emigrare nella terra di Canaan, arrivarono
fino ad Harran (Carran) stabilendosi lì per lungo tempo, fino alla morte
di Terah che visse 205 anni. Qui avvenne il fatto umanamente
inspiegabile, Dio irrompe nella vita ordinaria di Abramo e gli parla
chiamandolo ad una missione tanto grande quanto misteriosa: “Vattene dal
tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese
che ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò
grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti
benediranno e coloro che ti malediranno, maledirò e in te si diranno
benedette tutte le famiglie della terra”.
Abramo risponde con la
fede; sarà poi sempre l’uomo della fede, il primo e il modello dei
credenti e in quanto tale è padre di ogni credente, non soltanto della
comunità ebraica, cristiana ed islamica, ma anche di tutti gli esseri
umani, in cammino alla ricerca di Dio.
A 75 anni prese con sé la
moglie Sara e il nipote Lot, figlio del defunto fratello Aran e si
sposta alla maniera dei nomadi, con tutto il bestiame ed i servitori,
lungo la regione montuosa della Palestina, toccando e soggiornando in
vari luoghi, a Mamre nei pressi di Hebron, Canaan, Sichen, Bersabea nel
Negheb, per un breve tempo a causa di una carestia, anche in Egitto;
stabilendosi definitivamente nella steppa meridionale del Negheb.
In
seguito a contrasti sorti fra i mandriani di Abramo e quelli di Lot che
pure aveva grosse mandrie e greggi, per il poco spazio disponibile,
Abramo e Lot si divisero; Lot si diresse allora verso la rigogliosa
valle del Giordano, piantando le tende vicino a Sodoma, Abramo rimase
nella terra di Canaan.
In quel tempo vi fu una scorreria al di là
del Giordano e a sud della Palestina, di una spedizione di re orientali
provenienti dall’est di Babilonia, i quali combattendo e vincendo i
piccoli re della Pentapoli (Sodoma, Gomorra, Adma, Sebain, Soar) presero
bottino e cittadini prigionieri, compreso Lot con i suoi beni.
Abramo avvertito di ciò, intervenne con i suoi uomini più esperti nelle
armi e piombando di notte sugli invasori li sconfisse, liberò Lot e gli
altri prigionieri, recuperando i beni, inseguendoli fino oltre Damasco.
Del bottino fatto, Abramo offrì una decima a Melchisedech, sacerdote
dell’Altissimo e re di Shalem, che gli era venuto incontro benedicendolo
e Dio gli confermò la promessa di dare il paese di Canaan ai suoi
discendenti. Intanto la moglie Sara essendo sterile e vecchia, per
dargli un figlio, cedette al marito la schiava Agar da cui nacque
Ismaele; Dio rinnovò il patto con Abramo che aveva 99 anni,
promettendogli grandi ricompense, allora lui disse, “Cosa mi darai? Vedi
che a me non hai dato discendenza e che un mio domestico sarà mio
erede” e Dio a lui “non costui sarà il tuo erede, ma colui che sarà
generato da te sarà il tuo erede, guarda in cielo e conta le stelle,
tale sarà la tua discendenza” e poi mediante un sacrificio di animali,
come era uso fra gli ebrei, Dio suggellò la sua Alleanza con Abramo,
sancita con la circoncisione di Abramo, di Ismaele e di tutti i maschi
del gruppo, da perpetuarsi con ogni bimbo nato in seguito.
Dio
apparve ancora ad Abramo alla Quercia di Mamre sotto le sembianze di tre
uomini, ai quali lui offrì cibo, bevande e ospitalità; i tre gli
predissero che Sara avrebbe avuto un figlio da lì ad un anno, benché
molto vecchia, poi dissero di essere diretti a distruggere le città di
Sodoma e Gomorra per i peccati dei loro abitanti.
Abramo intercesse
più volte per loro, affinché venissero risparmiati in virtù dei buoni
presenti fra essi; gli angeli, perché di angeli si trattava, concessero
che anche per solo dieci giusti, essi avrebbero risparmiato le città. Ma
non si trovarono, il solo Lot e sua moglie furono risparmiati; le città
sotto una pioggia di fuoco e zolfo, bruciarono con tutti gli abitanti,
mentre Lot e la moglie fuggivano, quest’ultima benché avvertita di non
farlo, si voltò a guardare l’incendio e si tramutò in una statua di
sale.
Più tardi nacque Isacco e Sara fece allontanare la schiava
Agar con il figlio Ismaele, con grande dolore del patriarca, al quale
però il Signore promise anche per Ismaele una grande discendenza. A
questo punto si arriva al momento più drammatico della vita di Abramo,
ma anche più rivelatore della sua grande fiducia in Dio; il Signore
volle metterlo ancora alla prova, lo chiamò quando Isacco era già
fanciullo e gli disse di portarlo sul monte nel territorio di Moria e di
sacrificarlo, come si usava per i sacrifici di animali offerti a Dio.
Nonostante il dolore provato per questa richiesta di sacrificare
quell’unico figlio, nato così prodigiosamente nella tarda vecchiaia e
che secondo le promesse di Dio, avrebbe assicurato la sua discendenza,
Abramo obbedì, ma quando stava per portare a compimento con il coltello,
l’uccisione del figlioletto, un angelo apparso lo fermò dicendo: “Non
stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che
tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo unico figliuolo”.
Alzando
gli occhi poi Abramo vide un ariete impigliato con le corna fra i rami
di un arbusto e presolo, insieme ad Isacco, lo sacrificarono sull’altare
improvvisato prima. Dio tramite l’angelo gli promise, per questa
ubbidienza alla Sua volontà, anche quando tutto veniva rimesso in
questione, ogni benedizione, la moltiplicazione della discendenza come
la sabbia delle spiagge e le stelle nel cielo e saranno benedette tutte
le Nazioni della terra.
Morta Sara a 127 anni, Abramo mandò il servo
Eliezer in Mesopotamia a cercare una moglie per il figlio Isacco, il
quale ritornò con Rebecca della stessa famiglia di Abramo. Il patriarca
poi sposò Ketura, dalla quale ebbe sei figli, Zimran, Ioksan, Medan,
Madian, Isbak e Suach.
Morì a 175 anni nella terra di Canaan,
lasciando erede universale Isacco e un appannaggio agli altri figli.
Alla sua genealogia si riallacciano gli Ebrei attraverso Isacco, vissuto
180 anni e gli arabi attraverso Ismaele, che visse 137 anni; la sua
importanza per gli ebrei crebbe sempre più, venendo considerato il
progenitore e l’uomo del primo patto con Dio; in tutta la tradizione che
seguirà, il Signore è spesso chiamato il “Dio di Abramo”.
Il
drammatico episodio del sacrificio di Isacco, in cui Dio manifesta di
non gradire i sacrifici umani, è stato in ogni tempo raffigurato nelle
opere dei più grandi artisti.
La Chiesa Cattolica ricorda Abramo, padre di tutti credenti, al 9 ottobre.
Autore: Antonio Borrelli
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