- Santa Parasceve la Giovane Eremita
13 ottobre
Epibatai (Costantinopoli), secolo X
Parasceve è una santa dell'Oriente cristiano. Originaria di Epibatai,
nei pressi di Costantinopoli, visse e morì nel X secolo. Nobili di
famgilia, lei e il fratello Eutimio rimasero orfani e decisero di
abbracciare la vita religiosa. Dopo un periodo in monastero Parasceve si
sentì chiamata alla vita eremitica nel deserto dove visse in tutta la
sua durezza l'ideale ascetico. Ma un giorno ebbe una visione: un angelo
le chiese di ritornare tra la gente dove era nata. Così, dopo un
pellegrinaggio a Costantinopoli, tornò a Epibatai dove continuò a vivere
da penitente. Morì quasi sconosciuta. Ma alcuni anni più tardi la si
riscoprì per via di un miracolo: durante una pestilenza, mentre scavavno
la fossa a un cadavere, un gruppo di uomini si imbatté nel corpo di
Parasceve che emanava un misterioso profumo. Fu l'inizio di una fama di
santità che si diffuse soprattutto fra i popoli slavi dei Balcani, che
la venerano col nome di Petka. (Avvenire)
Emblema: Palma
La ‘Vita’ di santa Parasceve la Giovane, fu scritta dal metropolita di
Mira, Matteo nel XVII secolo, dopo l’ultimo trasferimento delle reliquie
in Moldavia nel 1641, sei secoli dopo la morte della santa eremita,
quindi bisogna darne il valore relativo a questo lasso di tempo.
Parasceve nacque ad Epibatai, centro marittimo, distante un giorno di
cammino da Costantinopoli; visse e morì molto probabilmente nel secolo
X.
Appartenenti a nobile famiglia, lei e il fratello Eutimio,
rimasero presto orfani e decisero ambedue di abbracciare la vita
religiosa; Eutimio per le sue virtù, fu fatto vescovo di Madito e
Parasceve, dopo un certo numero di anni trascorsi in un monastero, si
ritirò come eremita in una zona desertica, emulando la santa vita delle
antiche monache-eremite d’Egitto e della Siria: lunghe preghiere, veglie
notturne e frequenti digiuni.
Mangiava qualcosa solo il sabato e
la domenica e dormiva sulla nuda terra; ebbe una notte la visione di un
angelo, il quale esortandola a perseverare nel suo sforzo di vita
penitente, le raccomandò comunque di ritornare nel suo luogo natio.
Parasceve allora lasciò l’eremo e si recò a Costantinopoli e da
pellegrina visitò i santuari, mettendosi sotto la protezione della
Vergine nella chiesa di Blacherne; poi si ritirò ad Epibatai, dove
continuò nelle pratiche di penitenza, mortificazione e preghiera, per il
resto della sua vita; quando morì fu sepolta da gente che nemmeno la
conosceva e il suo ricordo si spense.
Ma in epoca successiva, un
miracolo riportò a fiorire il suo ricordo; nelle vicinanze di Epibatai,
viveva uno stilita, un giorno alcuni marinai, gettarono ai piedi della
sua colonna, il corpo di un loro compagno morto di peste. Il cadavere
andò in putrefazione, emanando un lezzo così forte, che lo stilita pregò
che qualcuno venisse a dargli sepoltura, alcuni uomini scavando la
fossa, trovarono un corpo sotterrato che emanava un profumo così
delicato da superare il puzzo del cadavere dell’appestato.
Un certo
Giorgio facente parte del gruppo dei seppellitori, la notte ebbe un
sogno, in cui gli veniva chiesto di deporre il corpo ritrovato in una
bara, rivelandogli anche il nome di Parasceve, nata e cresciuta ad
Epibatai.
Essa diventò la patrona della cittadina, anche perché in
un altro sogno, avuto da una vicina di Giorgio, nella stessa notte,
prometteva che avrebbe aiutato tutti coloro che con fede, sarebbero
ricorsi a lei.
Le reliquie furono portate nella chiesa dei Ss.
Apostoli, dove avvennero molti miracoli; esse superarono la sottrazione
di numerose reliquie da Costantinopoli, da parte dei conquistatori
Franchi, che nel 1204 le portavano in Occidente.
Ma nel 1230-31 il
corpo di santa Parasceve fu ceduto dall’imperatore latino di
Costantinopoli al re conquistatore bulgaro Giovanni II Asen (1218-1241)
che lo trasportò a Turnovo in Bulgaria, dove accolto con solennità dal
patriarca Basilio, fu deposto nella basilica del palazzo imperiale.
Quando nel 1393 i Turchi s’impadronirono di Turnovo, allora capitale
della Bulgaria, le reliquie furono trasferite a Belgrado, dove rimasero
fino al 1521, quando la città venne conquistata da Solimano il
Magnifico. Saputo della grande venerazione che i cristiani portavano a
quelle reliquie, il sultano le inviò a Costantinopoli, dove il patriarca
le fece deporre nella chiesa della Pammacaristos.
Ma anche qui non
durò a lungo il riposo delle reliquie, quando nel 1586 Murad III tolse
ai cristiani il santuario, esse con altre reliquie furono portate nella
chiesa di S. Demetrio Kanabu e poi a S. Giorgio del Phanar nel 1612 e
finalmente nel 1641 giunsero a Jasi in Moldavia, dove si trovano
tuttora.
Dopo la traslazione a Turnovo la santa con il nome di
Petka o Petnica ebbe grande popolarità tra il popolo bulgaro e ben
presto divenne Patrona nazionale; del resto ella ha avuto sempre un
culto particolare presso i popoli slavi balcanici, anche perché si
credeva che i suoi genitori fossero slavi.
La sua festa ricorre il 13 ottobre.
Autore: Antonio Borrelli
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