giovedì 21 aprile 2011

(Lc 18,9-14) Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

VANGELO
 (Lc 18,9-14) Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore
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LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Questo brano capita a proposito oggi,proprio stamattina riflettevo sul bisogno di restare sola con Dio per ritrovare il rapporto di preghiera e di intimità che mi stava mancando da un po'. A dire il vero,mi stavo sentendo molto farisea,perché sentivo che ultimamente era un monologo il mio,e non più un dialogo.
A volte cerchiamo la perfezione,ma questo ci porta ad allontanarci dalla base della fede, che consiste nell'umiltà di riconoscerci peccatori.
Senza l'umiltà la nostra preghiera non sale verso il Signore,ma gira intorno a noi stessi,ed invece di metterci a disposizione di Dio,ci facciamo belli dietro alla sua gloria,senza meriti, e vediamo solo i difetti degli altri,credendoci perfetti,e siamo lontanissimi dall'immagine che dovrebbe avere un seguace di Cristo.
Solo il fatto di considerarci giusti,già' fa di noi dei peccatori,perché ci fa essere superbi,mentre attraverso un attento esame di coscienza,possiamo mettere a nudo la nostra anima di peccatori bisognosi di perdono.
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