mercoledì 25 luglio 2018

(Mt 13,10-17) A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.

VANGELO DI GIOVEDI 26 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XVI settimana del Tempo Ordinario

Santorale 26 Luglio: San Gioacchino e Sant' Anna, genitori della Beata Vergine Maria
Testo del Vangelo (Mt 13,10-17): In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: “Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.» Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nel mio cuore e nella mente, e fa che tra noi non ci siano segreti che io non sappia capire,ma svelami nella sapienza e nella volontà di Dio, quello che mi può essere svelato.

Quanto è difficile per chi è colto, non mettere in mostra il suo sapere!
Per chi ha fatto teologia poi...sembra quasi impossibile dividere il sapere dal saper essere aperti al mistero, quasi come se nulla ci fosse più da scoprire.
Magari bastasse la conoscenza delle scritture per entrare nel regno dei cieli!
Gesù parla con le parabole, rende comprensibile a tutti quello che vuole sia compreso, non fa il difficile, non mette in mostra la sua sapienza e sapete perché?
Perché non parla per essere ammirato, ma per dare a noi la possibilità di comprendere che l’unica felicità vera, viene dall’ accogliere la sua parola, che è stata scritta non per i dotti e i sapienti, ma per tutti. I sacerdoti hanno un grande compito, che non è quello di spiegare dall'alto della loro boria la parola, ma di mostrare con la loro umiltà come viverla; questo sarà gradito al Signore!
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Comentario: Fra.D. Manel MALLOL Pratginestós
(Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, ricordiamo “l’elogio” di Gesù a tutti quelli che si raggruppavano intorno a Lui: «Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono!» (Mt 13,16). E ci chiediamo: sono dirette anche a noi queste parole di Gesù, o sono unicamente per coloro che lo videro e ascoltarono personalmente? Sembra che i fortunati siano loro, visto che ebbero la fortuna di convivere con Gesù, di restare fisicamente e sensibilmente al suo fianco. Invece noi ci annovereremo piuttosto con i giusti e i profeti —senza essere ne giusti ne profeti!— che avremmo voluto vedere e udire.

Non dimentichiamo, tuttavia, che il Signore si riferisce ai giusti e ai profeti anteriori alla sua venuta, alla sua rivelazione: «In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro» (Mt 13,17). Con Lui arriva la pienezza dei tempi, e noi stiamo in questa pienezza, siamo già nell’epoca di Cristo, nel tempo della salvezza. È vero che non abbiamo visto Gesù con i nostri occhi, però si lo abbiamo conosciuto e lo conosciamo. Non abbiamo ascoltato la sua voce con le nostre orecchie, però si abbiamo ascoltato e ascoltiamo la sua parola. La conoscenza che ci dà la fede, anche se non è sensibile, è un’autentica conoscenza, ci mette in contatto con la verità e, per questo, ci dà la felicità e l’allegria.

Riconoscenti della nostra fede cristiana, ne siamo risarciti. Procuriamo che il nostro contatto con Gesù sia da vicino e non da lontano, così come lo trattavano quei discepoli che stavano vicino a Lui, che lo videro e lo udirono. Non contempliamo Gesù passando dal presente al passato, ma dal presente al presente, permaniamo nel suo tempo, un tempo che non finisce. La preghiera —parlare con Dio— e la Comunione —riceverLo— ci assicurano questa intimità con Lui e ci fanno sentire realmente fortunati al guardarlo con gli occhi e gli orecchi della fede. «Ricevi, dunque, l’immagine di Dio, che perdesti per le tue cattive azioni» (Sant' Agostino).

6 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI GIOVEDI 26 LUGLIO 2018.

    Liturgical day: Thursday 16th in Ordinary Time

    Saints July 26th: Joachim and Ann, parents of Mary
    Gospel text (Mt 13,10-17): The disciples went up to Jesus and asked, «Why do you speak to them in parables?». Jesus answered, «To you it has been given to know the secrets of the kingdom of heaven, but not to these people. For the one who has, will be given more and he will have in abundance. But the one who does not have will be deprived of even what he has. That is why I speak to them in parables, because they look and do not see; they hear, but they do not listen or understand. In them the words of the prophet Isaiah are fulfilled: ‘Much as you hear, you do not understand; much as you see, you do not perceive’. For the heart of this people has grown dull. Their ears hardly hear and their eyes dare not see. If they were to see with their eyes, hear with their ears and understand with their heart, they would turn back and I would heal them.» But blessed are your eyes because they see, and your ears, because they hear. For I tell you that many prophets and upright people would have longed to see the things you see, but they did not, and to hear the things you hear, but they did not hear it».

    REFLECTION OF LELLA

    PRAYER: Come, O Holy Spirit, in my heart and in my mind, and do not have any secrets among us that I can not understand but reveal in the wisdom and will of God what can be revealed to .

    How hard it is for those who are taught, not to show their knowledge!
    For those who did theology then ... it seems almost impossible to divide knowledge from knowing how to be open to the mystery, as if nothing had to be discovered anymore.
    It would be enough to know the scriptures to enter the kingdom of heaven!
    Jesus speaks with parables, makes it comprehensible to everyone he wants to be understood, does not do the difficult thing, does not show his wisdom and you know why?
    Because he does not speak to be admired, but to give us the chance to understand that the only true happiness comes from accepting his word, which was written not for the learned and learned, but for all. The priests have a great task, which is not to explain the word of their lips to the top, but to show with their humility how to live it; This will be pleasing to the Lord!

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    1. Comment off : Brother. Manel MALLOL Pratginestós
      (Terrassa, Barcelona, Spain)

      Today, we remember the “encomium” Jesus Christ addressed to those around him in those days: «Blessed are your eyes because they see, and your ears, because they hear» (Mt 10:16). And we wonder: can Jesus' words be also intended for us, or only for those who saw and heard him directly? It looks like they, who were lucky enough to share their lives with Jesus, and physically and sensibly remained by his side, should be the only blessed ones. Whereas we should rather belong in the group of the upright people and prophets —without being either the upright ones or the prophets!— we would have liked to see and hear.

      But we should not forget the Lord is referring to righteous people and prophets before his arrival, before his Revelation: «For I tell you that many prophets and upright people would have longed to see the things you see, but they did not» (Mt 10:17). The fullness of time is brought with him, and we find ourselves in this fullness; we are already in Christ's time, in Salvation's time... Certainly, we have not seen Jesus with our own eyes, but we have, indeed, known him. We do know him. We have not heard his voice with our own ears, but we have definitely heard his words. We do hear them. The knowledge our faith gives us, even though not perceptible, is a true knowledge, which brings us near the truth making us, therefore, feel happy and jubilant.

      Let us be grateful to our Christian faith, let us be joyous. Let us try to make our relationship with Jesus not a remote one, but as close as possible one, as that of those disciples, who were by his side, who saw and heard him, treated him. Let us not look at Jesus from today to yesterday, but from today to today; let us actually share his time, a never-ending time. Prayer —to speak with the Lord— and the Eucharist —to receive him— assure us this nearness to him, and make us really happy while looking at him with the eyes and ears of our faith. «Receive, therefore, God's image, that you lost because of your bad deeds» (St. Augustine).

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI GIOVEDI 26 LUGLIO 2018.

    Día litúrgico: Jueves XVI del tiempo ordinario

    Santoral 26 de Julio: San Joaquín y santa Ana, padres de la Virgen María
    Texto del Evangelio (Mt 13,10-17): En aquel tiempo, acercándose los discípulos dijeron a Jesús: «¿Por qué les hablas en parábolas?». Él les respondió: «Es que a vosotros se os ha dado el conocer los misterios del Reino de los Cielos, pero a ellos no. Porque a quien tiene se le dará y le sobrará; pero a quien no tiene, aun lo que tiene se le quitará. Por eso les hablo en parábolas, porque viendo no ven, y oyendo no oyen ni entienden. En ellos se cumple la profecía de Isaías: ‘Oír, oiréis, pero no entenderéis, mirar, miraréis, pero no veréis. Porque se ha embotado el corazón de este pueblo, han hecho duros sus oídos, y sus ojos han cerrado; no sea que vean con sus ojos, con sus oídos oigan, con su corazón entiendan y se conviertan, y yo los sane’.»¡ Pero dichosos vuestros ojos, porque ven, y vuestros oídos, porque oyen! Pues os aseguro que muchos profetas y justos desearon ver lo que vosotros veis, pero no lo vieron, y oír lo que vosotros oís, pero no lo oyeron».

    REFLEXIÓN LELLA

    ORACIÓN: Ven Espíritu Santo, en mi corazón y mente, y hace que entre nosotros no hay secretos que no sé cómo entender, pero que revelan la sabiduría y la voluntad de Dios, lo que se sugiere el estudio.

    ¿Qué tan difícil es para aquellos que están atrapados, para no demostrar de su conocimiento!
    Para los que hizo la teología entonces ... parece casi imposible dividir el conocimiento de saber estar abierta al misterio, casi como si nada había más por descubrir.
    Tal vez el suficiente conocimiento de las escrituras para entrar en el reino de los cielos!
    Jesús habló en parábolas, hace que sea comprensible para todo aquel que quiera ser incluyente, no tomar la difícil, no exhibe su sabiduría y sabes por qué?
    ¿Por qué no hablar de ser admirado, pero para darnos la oportunidad de entender que la única verdadera felicidad viene de recibir su palabra, que no fue escrito para los eruditos y los sabios, sino para todos. Los sacerdotes tienen una gran tarea, que no es explicar desde lo alto de su arrogancia la palabra, sino mostrar cómo vivir con su humildad; Esto será agradable al Señor!

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    1. Comentario: Fray. D. Manel MALLOL Pratginestós
      (Terrassa, Barcelona, España)

      Hoy, recordamos la "alabanza" dirigida por Jesús a quienes se agrupaban junto a Él: «¡dichosos vuestros ojos, porque ven, y vuestros oídos, porque oyen!» (Mt 13,16). Y nos preguntamos: ¿Van dirigidas también a nosotros estas palabras de Jesús, o son únicamente para quienes lo vieron y escucharon directamente? Parece que los dichosos son ellos, pues tuvieron la suerte de convivir con Jesús, de permanecer física y sensiblemente a su lado. Mientras que nosotros nos contaríamos más bien entre los justos y profetas -¡sin ser justos ni profetas!- que habríamos querido ver y oír.

      No olvidemos, sin embargo, que el Señor se refiere a los justos y profetas anteriores a su venida, a su revelación: «Os aseguro que muchos profetas y justos desearon ver lo que vosotros veis, pero no lo vieron» (Mt 13,17). Con Él llega la plenitud de los tiempos, y nosotros estamos en esta plenitud, estamos ya en el tiempo de Cristo, en el tiempo de la salvación. Es verdad que no hemos visto a Jesús con nuestros ojos, pero sí le hemos conocido y le conocemos. Y no hemos escuchado su voz con nuestros oídos, pero sí que hemos escuchado y escuchamos sus palabras. El conocimiento que la fe nos da, aunque no es sensible, es un auténtico conocimiento, nos pone en contacto con la verdad y, por eso, nos da la felicidad y la alegría.

      Agradezcamos nuestra fe cristiana, estemos contentos de ella. Intentemos que nuestro trato con Jesús sea cercano y no lejano, tal como le trataban aquellos discípulos que estaban junto a Él, que le vieron y oyeron. No miremos a Jesús yendo del presente al pasado, sino del presente al presente, estemos realmente en su tiempo, un tiempo que no acaba. La oración -hablar con Dios- y la Eucaristía -recibirle- nos aseguran esta proximidad con Él y nos hacen realmente dichosos al mirarlo con ojos y oídos de fe. «Recibe, pues, la imagen de Dios que perdiste por tus malas obras» (San Agustín).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI GIOVEDI 26 LUGLIO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire- 16e Semaine: Jeudi

    Martyrologe 26 juillet: Anne et Joachim
    Texte de l'Évangile (Mt 13,10-17): Les disciples s'approchèrent de Jésus et lui dirent: «Pourquoi leur parles-tu en paraboles?». Il leur répondit: «A vous il est donné de connaître les mystères du Royaume des cieux, mais à eux ce n'est pas donné. Celui qui a recevra encore, et il sera dans l'abondance; mais celui qui n'a rien se fera enlever même ce qu'il a. Si je leur parle en paraboles, c'est parce qu'ils regardent sans regarder, qu'ils écoutent sans écouter et sans comprendre. Ainsi s'accomplit pour eux la prophétie d'Isaïe: ‘Vous aurez beau écouter, vous ne comprendrez pas. Vous aurez beau regarder, vous ne verrez pas’. Le coeur de ce peuple s'est alourdi: ils sont devenus durs d'oreille, ils se sont bouché les yeux, pour que leurs yeux ne voient pas, que leurs oreilles n'entendent pas, que leur coeur ne comprenne pas, et qu'ils ne se convertissent pas. Sinon, je les aurais guéris! Mais vous, heureux vos yeux parce qu'ils voient, et vos oreilles parce qu'elles entendent! Amen, je vous le dis: beaucoup de prophètes et de justes ont désiré voir ce que vous voyez, et ne l'ont pas vu, entendre ce que vous entendez, et ne l'ont pas entendu.

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Viens o Saint Esprit, dans mon coeur et dans mon Esprit, et fait qu'entre nous il n'y ait pas de secrets que je ne sache pas comprendre, mais dévoile-moi dans le savoir et dans la volonté de Dieu, ce qui peut m'être dévoilé.

    Comme il est difficile pour celui qui est cueilli, de ne pas mettre en vue son savoir!
    Puis pour celui qui a fait de la théologie...il semble presque impossible de diviser le savoir du savoir être ouvert au mystère, presque comme si il n'y avait plus rien à découvrir. Peut-être, la connaissance des écritures suffirait pour entrer dans le royaume des cieux. Jésus parle avec les paraboles, il rend compréhensible à tous ce qu'il veut qui sois compris, il ne fait pas le difficile et n'étale pas son savoir vous savez pourquoi?
    Parce qu'il ne parle pas pour être admiré, mais pour nous donner la possibilité de comprendre que le vrai bonheur unique, vient de l'accueil de sa Parole, qui n'a pas été écrite pour les savants et les sages, mais pour tous.
    Les prêtres ont un grand devoir, qui n'est pas celui d'expliquer du haut de leur morgue la Parole, mais de montrer avec leur humilité comment la vivre; cela sera apprécié par le Seigneur!

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    1. Commentaire de l'Abbé Manel MALLOL Pratginestós
      (Terrassa, Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui, nous nous souvenons de l'éloge faite par Jésus à ceux qui se rassemblaient près de lui: «Heureux vos yeux parce qu'ils voient, et vos oreilles parce qu'elles entendent!» (Mt 10,16). Et nous nous demandons: Ces paroles de Jésus se dirigent-elles aussi à nous, ou sont-elles uniquement dirigées à ceux qui le virent et l'écoutèrent directement? Il semble que les bienheureux sont ceux-là, puisqu'ils ont eu la chance de vivre avec Jésus, de se trouver physiquement et sensiblement à ses côtés. Alors que nous nous trouverions davantage parmi les justes et les prophètes -sans être juste ni prophètes!- qui auraient aimé voir et écouter.

      N'oublions pas, en revanche, que le Seigneur se réfère aux justes et aux prophètes antérieurs à sa venu, à sa révélation: «Amen, je vous le dis: beaucoup de prophètes et de justes ont désiré voir ce que vous voyez, et ne l'ont pas vu, entendre ce que vous entendez, et ne l'ont pas entendu» (Mt 10,17). Avec Lui arrive la plénitude des temps, et nous nous trouvons dans cette plénitude, nous nous trouvons dans le temps du Christ, dans le temps de la Rédemption. Il est vrai que nous n'avons pas vu Jésus avec nos yeux, mais par contre nous l'avons connu et nous le connaîtrons. Et nous n'avons pas écouté sa voix de nos oreilles, par contre nous avons écouté et écouterons sa parole. La connaissance que la foi nous donne, bien qu'elle ne soit pas sensible, est une connaissance authentique, nous met en contact avec la vérité et donc nous rempli de bonheur et de joie.

      Rendons grâce pour notre foi chrétienne, soyons-en heureux. Faisons en sorte que notre relation avec Jésus soit intime et non lointaine, de la façon dont il traitait ces disciples qui étaient près de Lui, qui l'écoutèrent et le virent. Ne regardons pas Jésus en passant du présent au passé, sinon du présent au présent, soyons réellement dans son temps, un temps qui ne finit pas. La prière -parler avec Dieu- et l'Eucharistie -le recevoir- nous assure cette proximité avec Lui et nous fait réellement bienheureux car nous le regardons alors avec les yeux et l'écoutons avec les oreilles de la foi. «Reçois alors l'image de Dieu que tu as perdu à cause de tes mauvaises actions» (Saint Augustin).

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