venerdì 24 agosto 2018

(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.

VANGELO DI SABATO 25 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XX settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 23,1-12): In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.» Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio core con la parola di Dio,perchè io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.

Quant e volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti. Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri.
In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio. La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri. Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più,perdonare di più....ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni. Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi. Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.
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Comentario: Fra Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù Cristo ci rivolge nuovamente un richiamo all’umiltà, un invito a metterci nel ruolo che ci corrisponde: «Ma voi non fatevi chiamare "rabbì" (...); non chiamate nessuno "padre" (...); non fatevi chiamare "maestri"» (Mt 23,8-10). Prima di appropriarci di tutti questi titoli, procuriamo ringraziare Dio per tutto ciò che abbiamo e che da Egli abbiamo ricevuto.

Come dice San Paolo, «Cosa avete che non abbiate ricevuto?» E se l’avete ricevuto, ....? (1 Cor 1,7). Di modo che, quando abbiamo coscienza di avere reagito in modo corretto, faremo bene a ripetere: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).

L’uomo moderno soffre di una lamentevole amnesia: viviamo e attuiamo come se noi stessi fossimo stati gli autori della vita e i creatori del mondo. Per contrasto, causa ammirazione Aristotele, il quale —nella sua teologia naturale— sconosceva il concetto della “creazione” (nozione conosciuta in quei tempi soltanto per Rivelazione divina), però almeno, comprendeva che questo mondo dipendeva dalla Divinità (la “causa incausata”). Giovanni Paolo II ci chiama a conservare la memoria del debito che abbiamo contratto con nostro Dio: «È preciso che l’uomo onori il creatore offrendo in un atto di gratitudine e di elogio, tutto ciò che da Egli ha ricevuto. L’uomo non può perdere il senso di questo debito, che soltanto lui, fra tutte le realtà terrestri, può riconoscere».

Inoltre, pensando alla vita sopra-naturale, la nostra collaborazione —Egli non farà nulla senza il nostro permesso, senza il nostro sforzo!— consiste in non interferire il lavoro dello Spirito Santo: Lasciare che Dio faccia!; che la santità non la “fabbrichiamo” noi, ma viene otorgata da Lui, che è il Maestro, Padre e Guida. In ogni caso, se crediamo di essere e di avere qualcosa, sforziamoci per metterli al servizio degli altri: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11).

6 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI SABATO 25 AGUSTO 2018.

    Liturgical day: Saturday 20th in Ordinary Time

    Gospel text (Mt 23,1-12): Jesus said to the crowds and to his disciples, «The teachers of the Law and the Pharisees sat on the seat of Moses. So you shall do and observe all they say, but do not do as they do, for they do not do what they say. They tie up heavy burdens and load them on the shoulders of the people, but they do not even raise a finger to move them. They do everything in order to be seen by people; so they wear very wide bands of the Law around their foreheads, and robes with large tassels. They enjoy the first place at feasts and reserved seats in the synagogues, and being greeted in the marketplace and being called “Master” by the people.» But you, do not let yourselves be called Master because you have only one Master, and all of you are brothers and sisters. Neither should you call anyone on earth Father, because you have only one Father, He who is in heaven. Nor should you be called leader, because Christ is the only leader for you. Let the greatest among you be the servant of all. For whoever makes himself great shall be humbled, and whoever humbles himself shall be made great».

    REFLECTION OF LELLA

    PRAYER: Spirit of the Lord, be near me, enlighten my heart with the word of God, because I can really know and understand how to honor him with my life.

    How many times I have reflected on this word of God, it is so easy to criticize the ministers of God, so that now all the fans. We unfaithful disciples, we blame them of our shortcomings, and they blame us of our lack of respect for the word of God, but we are the ones, the mirror of the other. In this game in the massacre, stand still without moving forward, and we can not go out to meet God. Falsehood is a gift that binds us together; the hypocrisy equally, but we see only that of others. I am afraid of passing time and I wish I could do more, love more, pray more, forgive more .... but I never feel worthy, always too little patience, impatient to provocation. I would like to be understood, not interpreted, but included in my gestures, in my words, in my absence and presence, and especially in my silence. But Jesus warned us, we should not try to please people, or to please the priest on duty, but we have to follow him on the way which is often made of mortifications, unjust judgments, chatter and bad, what matters, is not as we know enforce, but we will know how to offer all our suffering to God, giving up our pride and love for your brothers, especially our enemies and those who are far away.

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    1. Comment Brother Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spain)

      Today, once more, Jesus Christ addresses us a request for humility, an invitation to position us in the true place we belong to: «Do not let yourselves be called Master (…); neither should you call anyone on earth Father, (…) nor should you be called leader» (Mt 23:8-10). Before assuming all these titles, let us try to thank God, for we have received from him whatever we have.

      As St. Paul says «For who makes you different? And what do you have that you did not receive? But if you did receive it, why do you boast as if you had not received it?» (1Co 4:7). So, when we are conscious of having correctly behaved, it would do us good to repeat: «We are unworthy servants; we have only done our duty» (Lk 17:10).

      Modern men are undergoing a regrettable amnesia: we live and behave as if we should have been the generators of life and creators of the world. In direct contrast, though, Aristotle is to be admired. In his natural theology he ignores the concept of “creation” (concept known in those times only by Divine Revelation), but, at least, he had quite clear in his mind this world depended on the Divinity (the “Incaused cause”). John Paul II appeals to us to remember what we owe to God: «Man must honour his Creator by offering him, in praise and thanksgiving, whatever he has received from Him. Man cannot lose this sense of duty, which only him may recognize, amongst all other earthly realities».

      Besides, thinking of the everlasting life, our cooperation —He will not do anything without our permission nor without our effort!— consists of not disturbing the Holy Spirit's labour: to let God do it!; for saintliness is not “manufactured” by us, but granted by him, who is Master, Father and Leader. In any case, if we do believe we are and possess something, let us hasten to put it at the service of our fellow men: «Let the greatest among you be the servant of all» (Mt 23:11).

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI SABATO 25 AGUSTO 2018.

    Día litúrgico: Sábado XX del tiempo ordinario

    Texto del Evangelio (Mt 23,1-12): En aquel tiempo, Jesús dijo a la gente y a los discípulos: «En la cátedra de Moisés se han sentado los escribas y los fariseos. Haced, pues, y observad todo lo que os digan; pero no imitéis su conducta, porque dicen y no hacen. Atan cargas pesadas y las echan a las espaldas de la gente, pero ellos ni con el dedo quieren moverlas. Todas sus obras las hacen para ser vistos por los hombres; se hacen bien anchas las filacterias y bien largas las orlas del manto; quieren el primer puesto en los banquetes y los primeros asientos en las sinagogas, que se les salude en las plazas y que la gente les llame “Rabbí”.» Vosotros, en cambio, no os dejéis llamar “Rabbí”, porque uno solo es vuestro Maestro; y vosotros sois todos hermanos. Ni llaméis a nadie “Padre” vuestro en la tierra, porque uno solo es vuestro Padre: el del cielo. Ni tampoco os dejéis llamar “Guías”, porque uno solo es vuestro Guía: el Cristo. El mayor entre vosotros será vuestro servidor. Pues el que se ensalce, será humillado; y el que se humille, será ensalzado».

    REFLEXIÓN LELLA

    ORACIÓN: Espíritu del Señor, estar cerca de mí, iluminar mi corazón con la palabra de Dios, porque puedo realmente conocer y entender cómo le honran con mi vida.

    ¿Cuántas veces he reflexionado sobre esta palabra de Dios, es tan fácil criticar a los ministros de Dios, por lo que ahora todos los aficionados.
    Nos discípulos infieles, les culpamos de nuestros defectos, y nos echamos la culpa de nuestra falta de respeto por la palabra de Dios, pero nosotros somos los que, el espejo de la otra. En este juego en la masacre, quietos sin moverse hacia adelante, y no podemos ir al encuentro de Dios. La falsedad es un regalo que nos une; la hipocresía por igual, pero vemos sólo la de los demás. Tengo miedo de que pasa el tiempo y me gustaría poder hacer más, amar más, orar más, perdonar más .... pero nunca me siento digna, siempre demasiado poco de paciencia, impaciente por provocación. Me gustaría ser entendido, no se interpreta, pero incluido en mis gestos, en mis palabras, en mi ausencia y presencia, y sobre todo en mi silencio. Pero Jesús nos advirtió, no debemos tratar de complacer a la gente, o para complacer al sacerdote de turno, pero tenemos que seguirlo por el camino que se hace a menudo de mortificaciones, juicios injustos, la charla y el mal, lo que importa, no es Como sabemos hacer cumplir, pero vamos a saber ofrecer todo nuestro sufrimiento a Dios, renunciar a nuestro orgullo y amor por sus hermanos, especialmente a nuestros enemigos y los que están lejos.

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    1. Comentario: Fray Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, España)

      Hoy, Jesucristo nos dirige nuevamente una llamada a la humildad, una invitación a situarnos en el verdadero lugar que nos corresponde: «No os dejéis llamar “Rabbí” (...); ni llaméis a nadie “Padre” (...); ni tampoco os dejéis llamar “Guías”» (Mt 23,8-10). Antes de apropiarnos de todos estos títulos, procuremos dar gracias a Dios por todo lo que tenemos y que de Él hemos recibido.

      Como dice san Pablo, «¿qué tienes que no lo hayas recibido? Y si lo has recibido, ¿a qué gloriarte cual si no lo hubieras recibido?» (1Cor 4,7). De manera que, cuando tengamos conciencia de haber actuado correctamente, haremos bien en repetir: «Somos siervos inútiles; hemos hecho lo que debíamos hacer» (Lc 17,10).

      El hombre moderno padece una lamentable amnesia: vivimos y actuamos como si nosotros mismos hubiésemos sido los autores de la vida y los creadores del mundo. Por contraste, causa admiración Aristóteles, el cual —en su teología natural— desconocía el concepto de la “creación” (noción conocida en aquellos tiempos sólo por Revelación divina), pero, por lo menos, tenía claro que este mundo dependía de la Divinidad (la “Causa incausada”). San Juan Pablo II nos llama a conservar la memoria de la deuda que tenemos contraída con nuestro Dios: «Es preciso que el hombre dé honor al Creador ofreciendo, en una acción de gracias y de alabanza, todo lo que de Él ha recibido. El hombre no puede perder el sentido de esta deuda, que solamente él, entre todas las otras realidades terrestres, puede reconocer».

      Además, pensando en la vida sobrenatural, nuestra colaboración —¡Él no hará nada sin nuestro permiso, sin nuestro esfuerzo!— consiste en no estorbar la labor del Espíritu Santo: ¡dejar hacer a Dios!; que la santidad no la “fabricamos” nosotros, sino que la otorga Él, que es Maestro, Padre y Guía. En todo caso, si creemos que somos y tenemos algo, esmerémonos en ponerlo al servicio de los demás: «El mayor entre vosotros será vuestro servidor» (Mt 23,11).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI SABATO 25 AGUSTO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 20e Semaine: Samedi

    Texte de l'Évangile (Mt 23,1-12): Alors Jésus déclara à la foule et à ses disciples: «Les scribes et les pharisiens enseignent dans la chaire de Moïse. Pratiquez donc et observez tout ce qu'ils peuvent vous dire. Mais n'agissez pas d'après leurs actes, car ils disent et ne font pas. Ils lient de pesants fardeaux et en chargent les épaules des gens; mais eux-mêmes ne veulent pas les remuer du doigt. Ils agissent toujours pour être remarqués des hommes: ils portent sur eux des phylactères très larges et des franges très longues; ils aiment les places d'honneur dans les repas, les premiers rangs dans les synagogues, les salutations sur les places publiques, ils aiment recevoir des gens le titre de Rabbi.» Pour vous, ne vous faites pas donner le titre de Rabbi, car vous n'avez qu'un seul enseignant, et vous êtes tous frères. Ne donnez à personne sur terre le nom de père, car vous n'avez qu'un seul Père, celui qui est aux cieux. Ne vous faites pas non plus appeler maîtres, car vous n'avez qu'un seul maître, le Christ. Le plus grand parmi vous sera votre serviteur. Qui s'élèvera sera abaissé, qui s'abaissera sera élevé».

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Esprit du Seigneur soit près de moi, éclaire mon coeur avec la Parole de Dieu, pour que je puisse la connaître vraiment et comprendre comment l'honorer avec ma vie.

    Combien de fois j'ai réfléchi sur cette Parole de Dieu, il est si facile de critiquer les ministres de Dieu, que maintenant ainsi font tous. Nous disciples infidèles leur donnons à eux la faute de nos manques, et eux ils nous donnent à nous la faute de notre manque de respect pour la Parole de Dieu, mais les un nous sommes le miroir des autres. A ce jeu de massacre, nous restons ferme sans faire un pas en avant, et nous ne réussissons pas à sortir pour aller au-devant de Dieu. La fausseté est une dot qui nous rapproche tous; et l'hypocrisie autant, mais nous ne voyons seulement celle des autres. J'ai peur du temps qui passe et je voudrais savoir faire plus, aimer plus, prier plus, pardonner plus.....mais je ne me sens jamais digne, toujours trop de peu de patience, intolérante aux provocations. Je voudrais être comprise, pas interprétée, mais comprise dans mes gestes, dans mes mots, dans mes absences et présences, et surtout dans mes silences. Mais Jésus nous a avertis, nous ne devons pas chercher de plaire aux gens, ou de plaire au curé, mais nous devons le suivre sur cette voie qui est faite souvent de mortifications, de jugements injustes, de mauvais bavardages et, ce qui compte n'est pas combien nous saurons nous faire respecter, mais combien nous saurons offrir toute notre souffrance à Dieu, en renonçant à notre orgueil pour Son Amour et celui de nos frères, spécialement celui de nos ennemis et de ceux qui sont loin.

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    1. Commentaire de l'Abbé Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui, Jésus nous renvoie à nouveau un appel à l'humilité, une invitation à nous mettre à notre vraie place: «Ne vous faites pas donner le titre de “Rabbi” (…). Ne donnez à personne sur terre le nom de “père” (…). Ne vous faites pas non plus appeler “maîtres”» (Mt 23,8-10). Avant de nous approprier des titres de grandeur, commençons plutôt par remercier Dieu pour tout ce que nous avons et que nous avons reçu de sa part.

      Comme le dit Saint Paul «As-tu quelque chose sans l'avoir reçu ? Et si tu as tout reçu, pourquoi t'enorgueillir comme si tu ne l'avais pas reçu?» (1Co 4,7). Donc quand nous avons une bonne conscience parce que nous avons bien agi, nous ferions mieux de nous dire: «Nous sommes des serviteurs quelconques: nous n'avons fait que notre devoir» (Lc 17,10).

      L'homme moderne est atteint d'une amnésie déplorable: nous vivons et nous agissons comme si nous étions les auteurs de la vie, les créateurs du monde. D'une manière contrastante, Aristote est une source d'admiration, qui d'après sa théologie naturelle ignorait le concept de “création” (notion qui à l'époque, n'était connue que par révélation divine) et pourtant pour lui, il était clair que notre monde procédait d'une divinité (la Cause “non causée”). Jean-Paul II nous appelle à avoir toujours présent dans notre esprit la dette que nous avons acquise envers Dieu: «Il faut que l'homme rende honneur à son Créateur en faisant offrande, par une action de grâce et de louange, tout ce qu'il a reçu de Lui. L'homme ne peut pas oublier le sens de cette dette, dont lui seul, parmi toutes les réalités terrestres, peut la reconnaître».

      D'autant plus que, si nous réfléchissons à la vie surnaturelle, notre collaboration (car Dieu ne fera rien sans notre autorisation ou sans effort de notre part) consiste à ne pas perturber le travail du Saint Esprit: Laissez Dieu agir!, car la sainteté nous ne la fabriquons pas nous-mêmes. C'est Lui, qui est Rabbi, Père et Maître, qui nous la donne. En tout cas, si nous croyons que nous sommes grands ou que nous avons quelque mérite, faisons de notre mieux et mettons-le au service des autres: «Le plus grand parmi vous sera votre serviteur» (Mt 21,11).

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