martedì 21 agosto 2018

(Lc 1,26-38) Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

VANGELO DI MERCOLEDI 22 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XX settimana del Tempo Ordinario

Santorale 22 Agosto: Beata Vergine Maria Regina
Testo del Vangelo (Mt 20,1-16): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.» Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guida il mio cuore in quell’ umile casa....

Alla base della nascita di Gesù, c’è la grande e meravigliosa umiltà di Maria.
La grazia di Dio si riconosce anche da questo, dalla sua personalità docile, ma al tempo stesso ferma e consapevole.
Insegnaci Maria l’arte del silenzio, guidaci verso una fede forte e consapevole, aiutaci ad accettare tutto quello che accade con pazienza ed umiltà.
Nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile all’ uomo che ha fede, spesso Gesù ci ripeterà che è la fede che salva, che guarisce, e noi dobbiamo fare tesoro di ogni attimo di vita di Gesù, per farlo nostro, cominciando proprio dalla semplicità nella quale è nato, che getta le basi sulle quali fondare la nostra fede, nell’ umiltà.
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Comentario: Fra. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, la Parola di Dio ci invita a vedere che la “logica” divina va molto più in là di quella meramente umana. Mentre gli uomini calcoliamo «pensavano che avrebbero ricevuto di più» (Mt 20,10), Dio —che è Padre misericordioso—, semplicemente ama «Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15). E la misura dell’Amore è quella di non aver misura: «Amo perché amo, amo per amare» (San Bernardo).

Eppure tutto ciò non rende inutile la giustizia: «quello che è giusto ve lo darò» (Mt 20,4). Dio non è arbitrario e ci vuole trattare come figli intelligenti: per questo è logico che giunga a dei “patti” con noi. Infatti, in altri momenti, gli insegnamenti di Gesù dicono chiaramente che a chi ha ricevuto di più, anche gli si esigirà di più (ricordiamo la parabola dei talenti). Ebbene, Dio è giusto, ma non per questo la carità ignora la giustizia, anzi, piuttosto la supera (cf.1 Cor 13,5).

Un proverbio popolare dice che «la peggiore delle ingiustizie è la giustizia per la giustizia». Fortunatamente per noi la giustizia di Dio —lo ripetiamo, superata dal suo Amore— va al di là dei nostri schemi. Se di mera e rigorosa giustizia si trattasse, noi staremmo ancora aspettando la redenzione. Anzi, non avremmo nessuna speranza di redimerci. Per pura giustizia non meriteremmo nessuna redenzione: semplicemente, rimarremmo spodestati da ciò che Dio ci aveva donato nel momento della creazione e che rifiutammo nel momento del peccato originale. Esaminiamoci, allora, su come ci comportiamo nei giudizi, nei confronti e nei calcoli quando ci trattiamo con gli altri.

Inoltre, se parliamo di santità, dobbiamo partire dalla base che tutto è grazia. La dimostrazione più chiara è il caso di Dimas il buon ladro. Anche la possibilità di merito davanti a Dio è grazia (qualcosa che Dio ci concede gratuitamente). Dio è il nostro «padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.» (Mt 20,1). La vigna (ovvero, la vita il cielo...) è Sua; gli invitati siamo noi, e non in qualunque modo: per noi è un onore lavorare lì e poter “guadagnare” il cielo.

6 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI MERCOLEDI 22 AGUSTO 2018.

    Liturgical day: Wednesday 20th in Ordinary Time

    Saints August 22nd: Queenship of Mary
    Gospel text (Mt 20,1-16): Jesus said to his disciples, «This story throws light on the kingdom of heaven. A landowner went out early in the morning to hire workers for his vineyard. He agreed to pay the workers a salary of a silver coin for the day, and sent them to his vineyard. He went out again at about nine in the morning, and seeing others idle in the square, he said to them: ‘You, too, go to my vineyard and I will pay you what is just’. So they went. The owner went out at midday and again at three in the afternoon, and he did the same. Finally he went out at the last working hour —it was the eleventh— and he saw others standing there. So he said to them: ‘Why do you stay idle the whole day?’ They answered: ‘Because no one has hired us’. The master said: ‘Go and work in my vineyard’.» When evening came, the owner of the vineyard said to his manager: ‘Call the workers and pay them their wage, beginning with the last and ending with the first’. Those who had come to work at the eleventh hour turned up and were given a denarius each (a silver coin). When it was the turn of the first, they thought they would receive more. But they, too, received a denarius each. So, on receiving it, they began to grumble against the landowner. They said: ‘These last hardly worked an hour, yet you have treated them the same as us who have endured the day’s burden and heat’. The owner said to one of them: ‘Friend, I have not been unjust to you. Did we not agree on a denarius a day? So take what is yours and go. I want to give to the last the same as I give to you. Don't I have the right to do as I please with my money? Why are you envious when I am kind?’. So will it be: the last will be first, the first will be last».

    REFLECTION OF LELLA

    PRAYER: Come or Holy Spirit and guide my heart in that humble house ...

    At the base of the birth of Jesus, there is the great and marvelous humility of Mary.
    The grace of God is also recognized by this, by its docile personality, but at the same time firm and conscious.
    Teach us Mary the art of silence, lead us to a strong and conscious faith, help us to accept everything that happens with patience and humility.
    Nothing is impossible with God, nothing is impossible to the man who has faith, Jesus often repeated that it is faith that saves, heals, and we must treasure every moment of the life of Jesus, to make it our own, starting from its simplicity in which he was born, which lays the foundation on which to base our faith, humility.

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    1. Comment di Brother. Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spain)

      Today, God's Word invites us to realize that divine “logic” goes beyond merely human logic. While we, men, calculate («they thought they would receive more»: Mt 20:10), God —who is a dear Father too—, simply loves («Why are you envious when I am kind?»: Mt 20:15). And the measure of love is to have no measure: «I love because I love, I love to love» (St. Bernard).

      However, this does not mean justice is pointless: «I will pay you what is just» (Mt 20:4). God is not arbitrary and He wants to treat us as intelligent sons: it is, therefore, logic He makes “deals” with us. In fact, some other times, the Lord's teachings clearly state that who has received more will also be demanded more (let us remember the Parable of the Talents). In short, God is just, but charity does not conflict with justice; it rather goes beyond (cf. 1Cor 13:5).

      A popular saying asserts that «justice per se is the worst injustice». Luckily for us, God's justice —let us repeat it again— exceeds our schemes. If it would be a matter of mere and strict justice, we would still be pending of redemption. What is even more, we would not have any hope of redemption. In strict justice, we should not deserve any redemption: we would simply remain disowned of what we were given in the moment of Creation and we rejected with the original sin. So, when we have to deal with others let us examine ourselves, to find out how are we doing regarding judgments, comparisons and estimations.

      Furthermore, if we are talking about saintliness, we have to start from the basis that all is grace. The most evident sample is the case of Dimas, the good thief. Not only, the possibility of being deserving before God is also a grace (something that is freely given to us). God is the master, our «landowner who went out early in the morning to hire workers for his vineyard» (Mt 20:1). The vineyard (that is, life, heaven...) is his; we are just invited there and not just in any way: it is a privilege to be able to work there and be eventually “rewarded” with heaven.

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI MERCOLEDI 22 AGUSTO 2018.

    Día litúrgico: Miércoles XX del tiempo ordinario

    Santoral 22 de Agosto: Santa María Reina
    Texto del Evangelio (Mt 20,1-16): En aquel tiempo, Jesús dijo a los discípulos esta parábola: «El Reino de los Cielos es semejante a un propietario que salió a primera hora de la mañana a contratar obreros para su viña. Habiéndose ajustado con los obreros en un denario al día, los envió a su viña. Salió luego hacia la hora tercia y al ver a otros que estaban en la plaza parados, les dijo: ‘Id también vosotros a mi viña, y os daré lo que sea justo’. Y ellos fueron. Volvió a salir a la hora sexta y a la nona e hizo lo mismo. Todavía salió a eso de la hora undécima y, al encontrar a otros que estaban allí, les dice: ‘¿Por qué estáis aquí todo el día parados?’. Dícenle: ‘Es que nadie nos ha contratado’. Díceles: ‘Id también vosotros a la viña’.» Al atardecer, dice el dueño de la viña a su administrador: ‘Llama a los obreros y págales el jornal, empezando por los últimos hasta los primeros’. Vinieron, pues, los de la hora undécima y cobraron un denario cada uno. Al venir los primeros pensaron que cobrarían más, pero ellos también cobraron un denario cada uno. Y al cobrarlo, murmuraban contra el propietario, diciendo: ‘Estos últimos no han trabajado más que una hora, y les pagas como a nosotros, que hemos aguantado el peso del día y el calor’. Pero él contestó a uno de ellos: ‘Amigo, no te hago ninguna injusticia. ¿No te ajustaste conmigo en un denario? Pues toma lo tuyo y vete. Por mi parte, quiero dar a este último lo mismo que a ti. ¿Es que no puedo hacer con lo mío lo que quiero? ¿O va a ser tu ojo malo porque yo soy bueno?’. Así, los últimos serán primeros y los primeros, últimos».

    REFLEXIÓN LELLA

    ORACIÓN: Ven o Espíritu Santo y guía mi corazón en esa humilde casa ...

    En la base del nacimiento de Jesús, hay la gran y maravillosa humildad de María.
    La gracia de Dios también es reconocida por esto, por su personalidad dócil, pero al mismo tiempo firme y consciente.
    Enséñanos a María el arte del silencio, llévanos a una fe fuerte y consciente, ayúdanos a aceptar todo lo que sucede con paciencia y humildad.
    Nada es imposible para Dios, nada es imposible para el hombre que tiene fe, Jesús repite a menudo que es la fe que salva, sana, y debemos atesorar cada momento de la vida de Jesús, para que sea la nuestra, a partir de su simplicidad en la que nació, que sienta las bases sobre la que basar nuestra fe, la humildad.

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    1. Comentario: Fray. Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, España)

      Hoy, la Palabra de Dios nos invita a ver que la “lógica” divina va mucho más allá de la lógica meramente humana. Mientras que los hombres calculamos («Pensaron que cobrarían más»: Mt 20,10), Dios —que es Padre entrañable—, simplemente, ama («¿Va a ser tu ojo malo porque yo soy bueno?»: Mt 20,15). Y la medida del Amor es no tener medida: «Amo porque amo, amo para amar» (San Bernardo).

      Pero esto no hace inútil la justicia: «Os daré lo que sea justo» (Mt 20,4). Dios no es arbitrario y nos quiere tratar como hijos inteligentes: por esto es lógico que haga “tratos” con nosotros. De hecho, en otros momentos, las enseñanzas de Jesús dejan claro que a quien ha recibido más también se le exigirá más (recordemos la parábola de los talentos). En fin, Dios es justo, pero la caridad no se desentiende de la justicia; más bien la supera (cf. 1Cor 13,5).

      Un dicho popular afirma que «la justicia por la justicia es la peor de las injusticias». Afortunadamente para nosotros, la justicia de Dios —repitámoslo, desbordada por su Amor— supera nuestros esquemas. Si de mera y estricta justicia se tratara, nosotros todavía estaríamos pendientes de redención. Es más, no tendríamos ninguna esperanza de redención. En justicia estricta no mereceríamos ninguna redención: simplemente, quedaríamos desposeídos de aquello que se nos había regalado en el momento de la creación y que rechazamos en el momento del pecado original. Examinémonos, por tanto, de cómo andamos de juicios, comparaciones y cálculos cuando tratamos con los demás.

      Además, si de santidad hablamos, hemos de partir de la base de que todo es gracia. La muestra más clara es el caso de Dimas, el buen ladrón. Incluso, la posibilidad de merecer ante Dios es también una gracia (algo que se nos concede gratuitamente). Dios es el amo, nuestro «propietario que salió a primera hora de la mañana a contratar obreros para su viña» (Mt 20,1). La viña (es decir, la vida, el cielo...) es de Él; a nosotros se nos invita, y no de cualquier manera: es un honor poder trabajar ahí y podernos “ganar” el cielo.

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI MERCOLEDI 22 AGUSTO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 20e Semaine: Mercredi

    Martyrologe 22 Août : Saint Marie Reine
    Texte de l'Évangile (Mt 20,1-16): «En effet, le Royaume des cieux est comparable au maître d'un domaine qui sortit au petit jour afin d'embaucher des ouvriers pour sa vigne. Il se mit d'accord avec eux sur un salaire d'une pièce d'argent pour la journée, et il les envoya à sa vigne. Sorti vers neuf heures, il en vit d'autres qui étaient là, sur la place, sans travail. Il leur dit: ‘Allez, vous aussi, à ma vigne, et je vous donnerai ce qui est juste’. Ils y allèrent. Il sortit de nouveau vers midi, puis vers trois heures, et fit de même. Vers cinq heures, il sortit encore, en trouva d'autres qui étaient là et leur dit: ‘Pourquoi êtes-vous restés là, toute la journée, sans rien faire?’. Ils lui répondirent: ‘Parce que personne ne nous a embauchés’. Il leur dit: ‘Allez, vous aussi, à ma vigne’. Le soir venu, le maître de la vigne dit à son intendant: ‘Appelle les ouvriers et distribue le salaire, en commençant par les derniers pour finir par les premiers’. Ceux qui n'avaient commencé qu'à cinq heures s'avancèrent et reçurent chacun une pièce d'argent. Quand vint le tour des premiers, ils pensaient recevoir davantage, mais ils reçurent, eux aussi, chacun une pièce d'argent. En la recevant, ils récriminaient contre le maître du domaine: ‘Ces derniers venus n'ont fait qu'une heure, et tu les traites comme nous, qui avons enduré le poids du jour et de la chaleur!’. Mais le maître répondit à l'un d'entre eux: ‘Mon ami, je ne te fais aucun tort. N'as-tu pas été d'accord avec moi pour une pièce d'argent? Prends ce qui te revient, et va-t'en. Je veux donner à ce dernier autant qu'à toi: n'ai-je pas le droit de faire ce que je veux de mon bien? Vas-tu regarder avec un oeil mauvais parce que moi, je suis bon?’. Ainsi les derniers seront premiers, et les premiers seront derniers».

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Viens o Esprit Saint et guide mon cœur dans cette humble maison ....

    A la base de la naissance de Jésus, il y a la grande et merveilleuse humilité de Marie. La grâce de Dieu est aussi reconnue pour cela, par sa personnalité docile, mais en même temps ferme et consciente. Marie enseigne-nous l'art du silence, conduis-nous à une foi forte et consciente, aide-nous à accepter tout ce qui arrive avec patience et humilité. Rien n'est impossible à Dieu, rien n'est impossible à l'homme qui a la foi, souvent Jésus nous répétera que c'est la foi qui sauve, qui guérit, et nous devons faire un trésor de chaque instant de vie de Jésus, pour le faire notre, en commençant vraiment par la simplicité en laquelle il est né, il jette les bases sur quoi fonder notre foi, dans humilité.

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    1. Commentaire de l'Abbé Antoni CAROL i Hostench
      (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui, la Parole de Dieu nous invite à comprendre que la “logique” divine va très largement au-delà de la simple logique humaine. Alors que nous, les hommes, nous calculons («ils pensaient recevoir davantage»: Mt 20,10), Dieu —qui est le Père soucieux—, tout simplement nous aime («Vas-tu regarder avec un œil mauvais parce que moi, je suis bon?»: Mt 20,15). Et la mesure de l'Amour c'est d'aimer sans mesure: «J'aime, parce que j'aime, j'aime pour aimer» (Saint Bernard).

      Mais cela ne veut pas dire que la justice est inutile: «je vous donnerai ce qui est juste» (Mt 20,4). Dieu n’est pas arbitraire et il veut nous traiter comme des fils intelligents: il est donc logique qu'il «négocie» avec nous. En fait, à d'autres moments, les enseignements de Jésus laissent clairement entendre qu'à celui qui a le plus reçu sera le plus grand compte demandé (rappelons-nous de la parabole des talents). Enfin, Dieu est juste, mais la charité n'ignore pas la justice; elle la supère plutôt (cf. 1Co 13,5).

      Une maxime populaire affirme que «la justice par la justice est la pire des injustices». Heureusement pour nous, la justice de Dieu —répétons-le, débordée par son Amour— supère nos schémas. S'il s'eut agit de simple et stricte justice, nous attendrions toujours notre rédemption. Encore pire, nous n'aurions plus aucune espoir de rédemption.

      En stricte justice nous ne méritions aucune rédemption: nous serions, tout simplement, dépossédés de tout ce dont Dieu nous en a fait cadeau le moment de la création et que nous avons refusé lors du péché original. Regardons, donc, comment se porte notre capacité de jugement, comparaison et calcul lorsque nous traitons avec autrui.

      En outre, s'il s'agit de parler de sainteté, nous devons partir de la base que tout est dû à la grâce. L'évidence la plus claire c'est le cas Dimas, le bon larron. Même la possibilité d'être valable auprès de Dieu est aussi une grâce (quelque chose qu'on nous donne gratuitement). Dieu est le maître, notre «propriétaire qui sortit au petit jour afin d'embaucher des ouvriers pour sa vigne» (Mt 20,1). La vigne (c'est-à-dire, la vie, le ciel…) est à Lui; quant à nous, nous sommes des invités, et pas de n'importe quelle façon: c'est un honneur pour nous de pouvoir travailler là et de pouvoir, ainsi, “gagner” le ciel.

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