VANGELO DI MARTEDI 14 AGUSTO 2018.
Giorno liturgico: Martedì, XIX settimana del Tempo Ordinario
Santorale 14 Agosto: San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire
Testo
del Vangelo (Mt 18,1-5.10.12-14): In quel tempo, i discepoli si
avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei
cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e
disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come
i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà
piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E
chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico
che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è
nei cieli. Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce
una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di
quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si
rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano
smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche
uno solo di questi piccoli».
RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA: Vieni Spirito di Dio ed aiutami ad essere come un bambino e affidarmi a te.
Questa
volta è Matteo e non Luca e ci descrive la scena, mettendo in risalto
le parole di Gesù. Vorrei notare con voi una frase che dice il Signore:
”accoglie me”. Gesù si immedesima in un bambino, si fa piccolo e ci
chiede di fare come lui; di non cercare la grandezza, ma proprio come un
fanciullo lasciarsi educare e plasmare dall’ amore del Padre. I bambini
hanno degli angeli che li custodiscono, e
l'intervento immediato del Padre in loro difesa: egli ha disposto uno
schieramento di angeli a servizio e a difesa dei suoi bambini, dei suoi
"piccoli". Tramite i propri angeli che vedono la faccia di Dio, essi
possono far giungere fino a lui i torti e le ingiustizie che ricevono.
Chi tocca i suoi "piccoli", tocca Dio.
Essere come bambini, vuol dire
essere semplici ed umili e non significa essere incapaci di ragionare,
ma capaci di affidarsi a Dio. Poi passiamo ad un altro passo, quello del
pastore . Queste poche righe sembrano povere a prima vista, semplici,
perché in fondo è normale che il pastore ci tenga alle sue pecore, fin
qui non ci piove; ma se guardiamo più attentamente, scopriremo che il
discorso è rivolto anche a noi. Che ve ne pare di questo pastore che
corre dietro alla pecora smarrita fino a che non l’ ha trovata? Sembra
chiederci Gesù! Che amore pensate che sia quello che lo spinge a
sacrificare anche se stesso per darci la possibilità di entrare a far
parte del suo regno? Scoprire quanto e come Dio ci ama, ci fa notare che
non è proporzionabile al nostro modo d’amare, né a come noi concepiamo
l’amore. Nella lettura del Vangelo, si parla di Gesù come dell’ agnello
che è messo sul trono da Dio e che sarà il pastore per tutti noi, ma
anche dell’ agnello che per primo ha accettato di essere sacrificato, di
donare la sua vita, con una rassegnazione che è tipica di
quest’animale, che va incontro alla morte senza neanche un lamento, con
docile accettazione. Gesù ha accettato di servire fino alla fine il
progetto di Dio e per questo sarà ritenuto degno di diventare il pastore
di tutti, quello che c’ indicherà la via da seguire.
Una sola pecora
in cambio di 99… sicuramente tornerà pensiamo, speriamo, ma sarà
difficile che qualcuno di noi sarebbe disposto ad abbandonare le altre
per correre mille pericoli ed andare a cercarla.
Eppure questo è
quello che fanno centinaia di missionari che corrono mille pericoli in
terra straniera per far conoscere Gesù, perché questo sentimento di
condivisione della salvezza, dono per tutti, deve essere quello che
anima i nostri cuori di Cristiani per essere conformi a Cristo e non un
rapporto egoistico. Sempre più spesso si parla di una chiesa troppo
ricca, ma poi, quando sentiamo di quanti perdono la vita solo perché
cristiani che cercano di far conoscere il Signore in ogni parte del
mondo, capiamo che la chiesa con è soltanto una banca che prende per
arricchirsi, ma un’opera di grande umanità che porta nei posti più
sconsolati del mondo tanto amore, istruzione e cibo per il corpo e per
l’ anima. Quanti di noi che stiamo caldi e comodi nelle nostre case,
sono disponibili a camminare diverse miglia nella foresta o nel deserto
per poche anime, quanti come Gesù sanno essere buoni pastori? Dacci o
Signore la forza di non perderci mai e di poter aiutare chi non conosce
le tue vie.
_________________________________________
Comentario: Fra. Valentí ALONSO i Roig
(Barcelona, Spagna)
Oggi,
il Vangelo ci svela nuovamente il cuore di Dio. Ci fa capire con quali
sentimenti il Padre del cielo attua in relazione ai suoi figli. Il
richiamo più fervoroso è per i più piccoli, quelli ai quali nessuno
presta attenzione, quelli che non giungono al luogo dove tutti arrivano.
Sapevamo che il Padre, come Padre nella sua bontà, ha predilezione per i
figli più piccoli, ma oggi ci rendiamo conto di un’altro desiderio del
Padre, che si converte in un obbligo per noi: «se non vi convertirete e
non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli» (Mt
18,3).
Quindi, ci rendiamo conto che il Padre valuta non tanto
“essere piccoli”, ma “farsi piccoli”. «Chiunque diventerà piccolo (...),
sarà il più grande nel Regno dei Cieli» (Mt 18,4). Per questo, possiamo
capire qual’è la nostra responsabilità in quest’azione di impiccolirsi.
Non si tratta tanto del fatto di essere stato creato piccolo o
semplice, con più o meno limitazioni o con più o meno capacità, come di
saper prescindere dell’eventuale grandezza di ognuno di noi per rimanere
all’altezza dei più umili e semplici. La vera importanza per ognuno di
noi risiede nel rassomigliarsi ad uno di questi piccoli che Gesù stesso
presenta in tutta la sua sembianza.
Finalmente, il Vangelo
rafforza ancora di più la lezione di oggi. Ci sono, e molto vicino a
noi!, dei “piccoli” che con frequenza vediamo più abbandonati di altri:
quelli che sono come pecore smarrite; il Padre li cerca e, quando li
trova, si compiace perché può farli rientrare “all’ovile” per non
perderli più. Forse, se identificassimo questi “piccoli” che ci
circondano come pecore che il Padre cerca e ricupera, piuttosto che come
pecore smarrite, saremmo preparati per vedere più frequentemente e più
da vicino il volto di Dio. Come dice san Asterio di Amasea: «La parabola
della pecora smarrita ed il pastore, ci insegna che non dobbiamo
diffidare frettolosamente degli uomini, ne venir meno nell’aiutare
quelli che si trovano in rischio».
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
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VERSIONE IN INGLESE DI MARTEDI 14 AGUSTO 2018.
RispondiEliminaLiturgical day: Tuesday 19th in Ordinary Time
Saints August 14th: St. Francis Maximilian Maria Kolbe, priest and martyr
Gospel text (Mt 18,1-5.10.12-14): At that time the disciples came to Jesus and asked him, «Who is the greatest in the kingdom of heaven?». Then Jesus called a little child, set the child in the midst of the disciples, and said, «I assure you that unless you change and become like little children, you cannot enter the kingdom of heaven. Whoever becomes lowly like this child is the greatest in the kingdom of heaven, and whoever receives such a child in my name receives me. See that you do not despise any of these little ones, for I tell you: their angels in heaven continually see the face of my heavenly Father. What do you think of this? If someone has a hundred sheep and one of them strays, won’t he leave the ninety-nine on the hillside, and go to look for the stray one? And I tell you: when he finally finds it, he is more pleased about it than about the ninety-nine that did not get lost. It is the same with your Father in heaven: there they don't want even one of these little ones to be lost».
REFLECTION OF LELLA
EliminaPRAYER: Come, Spirit of God, and help me to be like a child and entrust to you.
This time it's not Matthew and Luke, and he describes the scene, highlighting the words of Jesus with you I would like to note a phrase that says the LORD: "welcomes me." Jesus identifies himself in a child, becomes smaller and asks us to do like him, do not seek greatness, but even as a child be educated and molded by the love of the Father. The children of the angels who guard them, and the immediate intervention of the Father in their defense: he has had an array of angels in the service and defense of his children, his "little ones." Through our angels who see the face of God, they are able to reach him the wrongs and injustices they receive. Whoever touches her "little" touches God Be like children, it is to be simple and humble and does not mean they are incapable of reasoning, but able to rely on God Then we move on to another step, the pastor.These few lines seem poor at first glance, simple, because basically it is normal that the pastor takes us to his sheep, so far no rain, but if we look more closely, we find that the words are addressed to us. What do you think of this pastor who runs after the lost sheep until he 's found her? It seems to ask Jesus! What do you think love is what drives him to sacrifice himself for giving us the opportunity to become a part of his kingdom?Find out how much and how God loves us, he points out that it is not proportionable to our way of loving or to how we conceive of love. In the Gospel reading, we speak of Jesus as 'lamb that is put on the throne of God, and who will be the shepherd for all of us, but also of' lamb who first agreed to be sacrificed, to give his life, with a resignation which is typical of this animal, who went to his death without even a whimper, with gentle acceptance. Jesus has agreed to serve until the end of God's plan and this will be deemed worthy to become the pastor of all, what 'will show the way forward. A single sheep in exchange for 99 ... we definitely will be back, hopefully, but it's unlikely that any of us would be willing to give the other to run a thousand dangers and go looking for her.Yet this is what they do hundreds of missionaries who run a thousand dangers in a foreign land to know Jesus, because this feeling of sharing of salvation, a gift for all, must be that which animates our hearts of Christians to be conformed to Christ and not a report selfish. More and more often we speak of a church too rich, but then, when we hear of those who lose their lives just because they are Christians who seek to know the Lord in every part of the world, we understand that the church is only a bank that takes to get rich but a work of great humanity that brings in the most disconsolate of the world so much love, education and food for the body and for the 'soul. How many of us who are warm and comfortable in our homes, you have to walk several miles in the forest or in the desert for a few souls, as those who know Jesus to be good shepherds? Give us, O Lord, never to lose strength and be able to help those who do not know your ways.
Comment di Brother. Valentí ALONSO i Roig
Elimina(Barcelona, Spain)
Today, once more, the Gospel reveals to us God's heart. It gives us to understand the feelings the Father in Heaven reacts with, in relation to his children. His most impassionate concern is for the small ones, those, which nobody ever pays any attention to, those who do not attain wherever the rest of the world does. We already knew that the Father, as the good Father He is, has a preference for the small children, but to day we can recognize another wish of the Father that becomes compulsory for us: «I assure you that unless you change and become like little children, you cannot enter the kingdom of Heaven» (Mt 18:3).
We, therefore, realize that what the Father values the most is not so much "being small", as "becoming lowly". «Whoever becomes lowly (...) is the greatest in the Kingdom of Heaven» (Mt 18:4). This is why we can see our responsibility in this action of becoming lowly. It is not a matter of having been created small or simple, limited or more or less capable, but of being able to keep off any eventual greatness while remaining to the level of the humbler and simpler. The actual importance of each one consists in resembling one of those small ones Jesus introduces us to.
Last but not least, the Gospel teaches us today another lesson. There are, and closer to us than we think! some "small ones" that we may eventually have more forsaken than others: those that are like sheep gone astray; the Father looks for them and, when He finds them, He is more pleased because they come back home and do not go stray any more. Perhaps, if we should try to look at those surrounding us more as sheep sought and found by the Father than just sheep gone astray, we could also see more often and closer God's face. St. Asterius of Amasea tells us: «The parable of the lost sheep and the shepherd teaches us that we must not easily despair of those who are in danger or be slow to help them» .
VERSIONE IN SPAGNOLO DI MARTEDI 14 AGUSTO 2018.
RispondiEliminaDía litúrgico: Martes XIX del tiempo ordinario
Santoral 14 de Agosto: San Maximiliano Mª Kolbe, presbítero y mártir
Texto del Evangelio (Mt 18,1-5.10.12-14): En una ocasión, los discípulos preguntaron a Jesús: «¿Quién es, pues, el mayor en el Reino de los Cielos?». Él llamó a un niño, le puso en medio de ellos y dijo: «Yo os aseguro: si no cambiáis y os hacéis como los niños, no entraréis en el Reino de los Cielos. Así pues, quien se haga pequeño como este niño, ése es el mayor en el Reino de los Cielos. Y el que reciba a un niño como éste en mi nombre, a mí me recibe. Guardaos de menospreciar a uno de estos pequeños; porque yo os digo que sus ángeles, en los cielos, ven continuamente el rostro de mi Padre que está en los cielos. ¿Qué os parece? Si un hombre tiene cien ovejas y se le descarría una de ellas, ¿no dejará en los montes las noventa y nueve, para ir en busca de la descarriada? Y si llega a encontrarla, os digo de verdad que tiene más alegría por ella que por las noventa y nueve no descarriadas. De la misma manera, no es voluntad de vuestro Padre celestial que se pierda uno solo de estos pequeños».
REFLEXIÓN LELLA
EliminaORACIÓN: Ven, Espíritu de Dios, y ayúdame a ser como un niño y confío.
Esta vez no se trata de Mateo y Lucas, y describe la escena, destacando las palabras de Jesús, en ti me gustaría destacar una frase que dice el Señor: "a mí me recibe." Jesús se identifica a sí mismo en un niño, se hace más pequeño y nos pide que hagamos como él, no buscar la grandeza, pero tal como un niño se eduque y moldeado por el amor del Padre. Los hijos de los ángeles que los protegen, y la intervención inmediata del Padre en su defensa: que él ha tenido una serie de ángeles en el servicio y la defensa de sus hijos, sus "pequeños". A través de nuestros ángeles que ven el rostro de Dios, que son capaces de llegar a los males e injusticias que reciben. Cualquiera que toque su "pequeño" toque Dios
Sé como los niños, que es ser sencillo y humilde, y no significa que son incapaces de razonar, pero capaz de confiar en Dios A continuación, pasamos a otra etapa, el pastor.Estas pocas líneas parecen mal a primera vista, simple, porque en el fondo es normal que el pastor nos lleva a sus ovejas, hasta el momento no llueve, pero si miramos más de cerca, nos encontramos con que las palabras se dirigen a nosotros. ¿Qué piensas de este pastor que corre tras la oveja perdida, hasta que 's la encontró? Se parece a Jesús! ¿Qué crees que el amor es lo que le impulsa a sacrificarse por darnos la oportunidad de ser parte de su reino?Averigüe cuánto y cómo Dios nos ama, señala que no es proporcionable a nuestra forma de amar o de la forma en que concebimos el amor. En la lectura del Evangelio, se habla de Jesús como "el cordero que se pone en el trono de Dios, y quién será el pastor de todos nosotros, sino también de" cordero que primero aceptó ser sacrificado, para dar su vida, con una resignación que es típico de este animal, que fue a su muerte sin siquiera un gemido, con la aceptación suave. Jesús ha aceptado servir hasta el final del plan de Dios, y esto será considerado digno de convertirse en el pastor de todo, lo que mostrará el camino a seguir. Una sola oveja, a cambio de 99 ... sin duda volveremos, con suerte, pero es poco probable que cualquiera de nosotros estaría dispuesto a dar al otro para ejecutar mil peligros e ir en busca de ella.Sin embargo, esto es lo que hacen cientos de misioneros que van a mil peligros en un país extranjero a conocer a Jesús, porque este sentimiento de participación de la salvación, un regalo para todos, debe ser la que anima el corazón de los cristianos a ser conformados a Cristo y no un informe egoísta. Cada vez más se habla de una iglesia muy rica, pero luego, cuando nos enteramos de los que pierden la vida sólo porque son cristianos que buscan conocer al Señor en todas las partes del mundo, entendemos que la iglesia es sólo un banco que se necesita para hacerse rico sino una obra de gran humanidad que trae en la más desolada del mundo tanto amor, la educación y el alimento para el cuerpo y para el 'alma. ¿Cuántos de nosotros que son cálidos y cómodos en nuestras casas, hay que caminar varios kilómetros en el bosque o en el desierto por un par de almas, como aquellos que conocen a Jesús como buenos pastores? Danos, Señor, para no perder fuerza y poder ayudar a aquellos que no conocen a sus formas.
Comentario: Fray. Valentí ALONSO i Roig
Elimina(Barcelona, España)
Hoy, el Evangelio nos vuelve a revelar el corazón de Dios. Nos hace entender con qué sentimientos actúa el Padre del cielo en relación con sus hijos. La solicitud más ferviente es para con los pequeños, aquellos hacia los cuales nadie presta atención, aquellos que no llegan al lugar donde todo el mundo llega. Sabíamos que el Padre, como Padre bueno que es, tiene predilección por los hijos pequeños, pero hoy todavía nos damos cuenta de otro deseo del Padre, que se convierte en obligación para nosotros: «Si no cambiáis y os hacéis como los niños, no entraréis en el Reino de los Cielos» (Mt 18,3).
Por tanto, entendemos que aquello que valora el Padre no es tanto "ser pequeño", sino "hacerse pequeño". «Quien se haga pequeño (...), ése es el mayor en el Reino de los Cielos» (Mt 18,4). Por esto, podemos entender nuestra responsabilidad en esta acción de empequeñecernos. No se trata tanto de haber sido uno creado pequeño o sencillo, limitado o con más capacidades o menos, sino de saber prescindir de la posible grandeza de cada uno para mantenernos en el nivel de los más humildes y sencillos. La verdadera importancia de cada uno está en asemejarnos a uno de estos pequeños que Jesús mismo presenta con cara y ojos.
Para terminar, el Evangelio todavía nos amplía la lección de hoy. Hay, ¡y muy cerca de nosotros!, unos "pequeños" que a veces los tenemos más abandonados que a los otros: aquellos que son como ovejas que se han descarriado; el Padre los busca y, cuando los encuentra, se alegra porque los hace volver a casa y no se le pierden. Quizá, si contemplásemos a quienes nos rodean como ovejas buscadas por el Padre y devueltas, más que ovejas descarriadas, seríamos capaces de ver más frecuentemente y más de cerca el rostro de Dios. Como dice san Asterio de Amasea: «La parábola de la oveja perdida y el pastor nos enseña que no hemos de desconfiar precipitadamente de los hombres, ni desfallecer al ayudar a los que se encuentran con riesgo».
VERSIONE IN FRANCESE DI MARTEDI 14 AGUSTO 2018.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps ordinaire - 18e Semaine: Mardi
Martyrologe 14 Août: Saint Maximilien Mª Kolbe, abbé et martyr
Texte de l'Évangile (Mt 18,1-5.10.12-14): Les disciples s'approchèrent de Jésus et lui dirent: «Qui donc est le plus grand dans le Royaume des cieux?». Alors Jésus appela un petit enfant; il le plaça au milieu d'eux, et il déclara: «Amen, je vous le dis: si vous ne changez pas pour devenir comme les petits enfants, vous n'entrerez point dans le Royaume des cieux. Mais celui qui se fera petit comme cet enfant, c'est celui-là qui est le plus grand dans le Royaume des cieux. Et celui qui accueillera un enfant comme celui-ci en mon nom, c'est moi qu'il accueille. Gardez-vous de mépriser un seul de ces petits, car, je vous le dis, leurs anges dans les cieux voient sans cesse la face de mon Père qui est aux cieux. Que pensez-vous de ceci? Si un homme possède cent brebis et que l'une d'entre elles s'égare, ne laissera-t-il pas les quatre-vingt-dix-neuf autres dans la montagne pour partir à la recherche de la brebis égarée? Et, s'il parvient à la retrouver, amen, je vous le dis: il se réjouit pour elle plus que pour les quatre-vingt-dix-neuf qui ne se sont pas égarées. Ainsi, votre Père qui est aux cieux ne veut pas qu'un seul de ces petits soit perdu».
REFLEXION DE LELLA
EliminaPRIERE: Viens, Esprit de Dieu, et aide-moi à être comme un enfant en me confiant à TOI.
Cette fois c'est Mathieu et pas Luc qui nous décrit la scène, en mettant en contraste les Paroles de Jésus. Je voudrais remarquer avec vous une phrase que dit le Seigneur: "accueillé moi". Jésus s'identifie à un enfant, il se fait petit et il nous demande de faire comme lui; de ne pas chercher la grandeur, mais juste comme un enfant se laisser éduquer et modeler par l'amour du Père. Les enfants ont des anges qui les gardent, et l'intervention immédiate du Père pour leur défense: il a mit une disposition d'anges au service et à la défense de ses enfants, de ses "petits". Par les propres anges qui voient la figure de Dieu, ils peuvent faire parvenir jusqu'à lui les torts et les injustices qu'ils reçoivent. Qui touche ses "petits", touche à DIEU. Soyez comme des enfants, c'est d'être humble et simple cela ne signifie pas qu'ils sont incapables de raisonner, mais en mesure de compter sur Dieu puis nous passons à une autre étape, celle du pasteur. Ce peu de lignes semblent pauvres première vue, simples, parce que c'est normal au fond que le berger tienne à ses moutons, mais si nous regardons plus attentivement, nous découvrirons que le discours est tourné vers nous aussi. Qu'il vous en semble que ce berger qui court derrière un mouton égaré temps qu'il ne l'a pas trouvée? Jésus Semble nous le demander! Que pensez-vous est ce l'amour qui le pousse à se sacrifier pour nous donner l'occasion de rentré faire partie de son royaume? Découvrir combien et comment Dieu nous aime, il nous fait remarquer que ce n'est pas proportionnel à notre manière d'aimer, ni à comment nous concevons l'amour. Dans la lecture de l'Évangile, il se dit de Jésus comme de l'agneau qu'il est mis sur le trône de Dieu et que ce sera le berger pour nous tous, mais aussi de l'agneau qui a accepté d'être sacrifié en premier, de donner sa vie, avec une résignation qui est typique de cet animal, qui va au-devant de la mort sans une plainte, avec une acceptation docile. Jésus a accepté de servir jusqu'à la fin le projet de Dieu et pour ceci il sera cru digne de devenir le berger de tous ce qui nous indiquera la voie à suivre. Un seul mouton pour 99......nous pensons qu'elle reviendra sûrement, nous espérons, mais il sera difficile que quelqu'un de nous serait disposé à abandonner les autres pour courir mille dangers et aller la chercher. Pourtant ceci est ce que font des centaines de missionnaires qui courent mille dangers en terre étrangère pour faire connaître Jésus, parce que ce sentiment de copartage du salut, u Don pour tous, doit être celui qui aime nos coeurs de Chrétiens pour être conformes à Christ et pas un rapport égoïste. Les gens parlent de plus en plus souvent d'une église trop riche, et puis, quand nous entendons combien de gens perdent la vie seulement parce qu'en chrétiens ils tâchent de faire connaître le Seigneur dans chaque partie du monde, nous comprenons que l'église n'est pas une banque seulement qui prend pour s'enrichir, mais une oeuvre de grande humanité que porte dans les places les plus désolées du monde beaucoup d'amour, d'instruction et de nourriture pour le corps et pour les âmes. Combien de nous qui restons à la chaleurs et au confort dans nos maisons, somment disponibles à marcher plusieus milles dans la forêt ou dans le désert pour peu d'âmes, combien comme Jésus savent être bons bergers? Donne-nous O Seigneur la force de ne pas nous perdre et de pouvoir aider ceux qui ne connaissent pas tes voies.
Commentaire de l'Abbé Valentí ALONSO i Roig
Elimina(Barcelona, Espagne)
Aujourd'hui, l'Évangile nous révèle à nouveau le Cœur de Dieu. Ce passage nous fait comprendre les sentiments de notre Père des Cieux dans sa façon d'agir envers ses enfants. Son empressement le plus fervent va vers les plus petits, ceux à qui personne ne fait attention, ceux qui n'arrivent pas là où arrivent les autres. Nous savions déjà que le Père, étant un bon Père, a une prédilection particulière pour les plus petits de ses fils, mais aujourd'hui Il nous fait part également d'un autre désir qui doit se transformer pour nous en obligation: «Si vous ne changez pas pour devenir comme les petits enfants, vous n'entrerez point dans le Royaume des cieux» (Mt 18,3)
En effet, nous comprenons par cela que ce qui a le plus de valeur pour notre Père n'est pas tant le fait d'être petit mais plutôt de le devenir: «Celui qui se fera petit comme cet enfant, c'est celui-là qui est le plus grand dans le Royaume des cieux» (Mt 18,4) Par ces paroles, nous pouvons comprendre que telle est notre responsabilité de "devenir petit". Il ne s'agit pas d'être de nature petite ou simple, limité ou non dans ses capacités, mais plutôt de renoncer à la grandeur acquise pour rester au niveau des humbles et des simples. L'important pour chacun de nous est de chercher à ressembler aux petits que Jésus lui-même nous présente.
Pour terminer, l'Évangile va plus loin dans la leçon d'aujourd'hui. Il nous dit qu'il y a parmi nous, et cela même dans notre proche entourage, des "petits" que nous avons abandonné plus que d'autres, ceux qui sont comme les brebis qui se sont égarées et que le Père cherche et quand Il les retrouve, Il est ravi car elles rentrent au bercail et ne s'égarent plus. Peut-être si nous voyions ceux qui nous entourent comme des brebis égarées et retrouvées par le Père et non pas tout simplement comme des brebis égarées, nous serions en mesure de voir plus souvent et de plus près le visage de Dieu. Comme dit saint Astierius d'Amasée: «La parabole du Bon pasteur et de la brebis égarée nous enseigne que nous ne devons pas nous méfier précipitamment des hommes ni nous lasser d'aider ceux qui sont en danger».