Beato Paolo da Barletta Religioso Agostiniano
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Barletta, inizio XVI sec. - S. Tommaso (India), 13 maggio 1580
Nel 1580 moriva il frate Paolo da Barletta. Entrato fin da giovane
nell'ordine di Sant'Agostino, man mano crebbe sempre più in lui il
desiderio di vivere in una maggiore perfezione, tanto da allontanarsi
dalla patria per «andare dove nessuno lo conoscesse di persona, se non
Dio solo». Infatti, saputo del voto dell'Osservanza, che in quel tempo
si conduceva nella Provincia portoghese dell'Ordine, ottenne licenza di
trasferirvisi. Dal carattere gioviale ma particolarmente dedito a
preghiera e penitenza, visse intensamente il rapporto con il Mistero
della passione e della morte di Gesù. Inviato come missionario
nell'isola di San Thomé, nelle Indie Orientali, lavorò instancabilmente
alla diffusione del Vangelo. Fra Paolo accettò con rassegnazione la sua
ultima malattia, vista come ulteriore purificazione. Dopo la sua morte
la sua fama di santità crebbe soprattutto tra i cristiani di San Thomé,
ma lasciò un segno indelebile anche nella memoria di Barletta, sua città
natale, che lo ricorda oggi. (Avvenire)
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Il 13 maggio 1580 moriva in grande concetto di santità il frate agostiniano Paolo da Barletta, dopo aver condotto “una vita evangelica, rivelando il messaggio di Dio”, così come scrive il Lanteri. Ci è sconosciuto l’anno di nascita, così come anche la sua casata di appartenenza. Le notizie che abbiamo sul suo conto possiamo le desumiamo dalle cronache dell’Ordine Agostiniano, di cui fu membro. Entrato fin da giovane nell’ordine di Sant’Agostino, man mano crebbe sempre più in lui il desiderio di vivere in una maggiore perfezione, tanto da allontanarsi dalla patria per “andare dove nessuno lo conoscesse di persona, se non Dio solo”. Infatti, saputo del voto dell’Osservanza, che in quel tempo si conduceva presso la Provincia Portoghese dell’Ordine, ottenne licenza da parte del Generale, fra Tadeo Perozino, di trasferirsi presso la suddetta Provincia. Tutte le fonti a noi note ci parlano di lui come di un uomo di Dio, particolarmente dedito all’orazione e alla contemplazione, oltre che a una vita austera di penitenza. Nelle lunghe ore di preghiera che trascorreva personalmente durante la giornata fu singolarmente attratto verso il Mistero della Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo. Un testimone dell’epoca racconta: “El modo, con que estaba en el coro, era de mucha edificacion”. Nel contempo, essendo di carattere gioviale, fra Paolo in ricreazione infondeva tanta allegria in mezzo ai confratelli che lo avevano in grande considerazione. Inviato come missionario nell’isola di San Thomé, nelle Indie Orientali, si sottopose a enormi fatiche per la diffusione della Buona Novella di Cristo in mezzo agli indigeni di quelle terre lontane. Ma, nonostante la stima creatasi attorno alla sua persona, a causa di fraintendimenti, non mancarono da parte del Priore del convento persecuzioni che seppe accettare con pazienza e letizia evangelica. Provata la sua innocenza, per riabilitare il suo nome, lo stesso Priore scrisse edificanti lettere, indirizzate in varie parti della Provincia, nelle quali rese note le grandi virtù di quest’uomo di Dio, di quanto ingiustamente aveva sofferto e dell’ammirabile pazienza con la quale, senza scusarsi, lo aveva tollerato. Fra Paolo accettò con rassegnazione la sua ultima malattia, vista come ulteriore purificazione che lo rese puro e accetto a Dio. Sapendo che si avvicinava l’ora della morte, si preparò con serenità e gioia all’incontro definitivo col Signore. Ne diede notizia al suo superiore e ai confratelli, chiedendo loro di essere aiutato a festeggiare in vista di quel momento così importante della sua vita. Fra Antonio della Purificazione, comunicando agli altri confratelli la dipartita del santo frate barlettano, ne esaltò le virtù: “che tanta ammirazione aveva destato, perché spessissimo era rapito da uno stato di estasi e aveva delle premonizioni sul futuro”. Il nostro concittadino agostiniano rimase nella memoria dei suoi confratelli come esempio di preghiera e di instancabile operaio del Vangelo, umile e obbediente. Fanno menzione di lui alcune relazioni della Chiesa locale di San Thomé scritte da don fr. Alexo de Meneses, da fr. Antonio della Purificazione, dal Maestro Herrera, da fr. Pedro Calvo, dell’Ordine dei Domenicani e dal Maestro fr. Duarte Pacheco, che ne diffuse la sua vita. La sua fama di santità andò sempre più crescendo tra i cristiani del luogo, tanto da meritargli a furore di popolo il titolo di Beato. Perciò, quantunque la medesima fama avesse raggiunto anche la sua città natale, si ritenne opportuno non rivendicarne le spoglie, vero e proprio oggetto di culto da parte degli indigeni di San Thomé. Barletta, fiera di questo suo figlio, ha voluto perpetuare ai posteri la sua memoria dedicandogli una traversa della centrale via Regina Margherita, nei pressi della chiesa di Sant’Agostino, anticamente officiata dai suoi confratelli agostiniani, e ricordandolo liturgicamente il 12 febbraio. Autore: Sac. Sabino Lattanzio |
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
martedì 11 febbraio 2014
SANTI é BEATI :
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