martedì 26 giugno 2018

(Mt 7,15-20) Dai loro frutti li riconoscerete.

VANGELO DI MERCOLEDI 27 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 7,15-20): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».




 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, dal tuo cuore al mio cuore e parlami delle cose che vuole da me il Signore.

Quest’oggi è l’immagine dell’albero che prevale nella mia mente, ed immancabilmente il pensiero se ne va dove lo Spirito lo porta e, forse per similitudine, stiamo varcando la porta dell’ Eden.
Le direttive di Dio all’uomo partono proprio da lì, da quell’ albero del bene e del male che produce i frutti per cui è stato piantato.
Seminato il bene, il frutto può essere solo il bene, anche se non tutto il bene viene accolto e tanto meno restituito. Non dobbiamo pensare che quello che è offerto sia per forza accolto; dobbiamo uscire dalla concezione della reciprocità, e riflettere su quanto sia gratuito tutto quello che riceviamo da Dio, per riuscire a donare gratuitamente , ma non per generosità, come inizialmente possiamo pensare, ma perchè tutto quello che c’è di buono in noi ci viene da Dio.
Alla fine è questo in parole povere che siamo, frutti buoni o cattivi noi stessi e da quello che sappiamo dare si vede molto chiaramente chi e cosa è seminato in noi.
È chiaro che verremo contaminati da tutto ciò che c’è di negativo intorno a noi, dall’inquinamento esterno e dai cattivi consiglieri, come Adamo ed Eva, o se volete il primo nucleo di persone, come vi piace di più, perchè la forma non cambia il risultato, ma sta sempre a noi la scelta.
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Comentario: Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)

Oggi, viene posto innanzi al nostro sguardo un nuovo contrasto evangelico, tra gli alberi buoni e cattivi. Le affermazioni di Gesù al rispetto sono così semplici da sembrare quasi banali. Ed è giusto dire che non lo sono affatto! Non lo sono, così come non lo è la vita reale di ogni giorno.

Queste ci insegnano che vi sono buoni che degenerano e finiscono col dare cattivi frutti, e che, al contrario, vi sono cattivi che cambiano e finiscono col dare frutti buoni. Cosa significa quindi, in definitiva, che «ogni albero buono produce frutti buoni» (Mt 7, 17)? Significa che ciò che è buono lo è in quanto non viene a meno facendo il bene. Fa il bene e non si stanca. Fa il bene e non cede alla tentazione di fare il male. Fa il bene e persevera fino all’eroismo. Fa il bene e, se per caso arrivasse a cedere davanti alla fatica di operare così, di cadere nella tentazione di fare del male, o di spaventarsi al requisito non negoziabile, lo riconosce sinceramente, lo confessa veramente, si pente di cuore e... rincomincia.

Ah! E lo fa, tra l’altro, perché sa che se non da dei frutti buoni sarà tagliato e gettato al fuoco (il santo temore di Dio mantiene la vite del buon vigneto!), e perché, conoscendo la bontà degli altri attraverso le loro opere buone, sa, non solo per propria esperienza, ma anche per esperienza sociale, che egli solo é buono e può essere riconosciuto come tale dai fatti e non dalle sole parole.

Non basta col dire «Signore, Signore!». Così come ci ricorda Giacomo, la fede si riconosce attraverso le opere: «Mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gc 2, 18).

4 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI MERCOLEDI 27 GIUGNO 2018.

    Liturgical day: Wednesday 12th in Ordinary Time

    Gospel text (Mt 7,15-20): Jesus said to his disciples, «Beware of false prophets: they come to you in sheep's clothing but inside they are wild wolves. You will recognize them by their fruits. Do you ever pick grapes from thornbushes, or figs from thistles? A good tree always produces good fruit, a rotten tree produces bad fruit. A good tree cannot produce bad fruit and a rotten tree cannot bear good fruit. Any tree that does not bear good fruit is cut down and thrown in the fire. So you will know them by their fruit».

    REFLECTION OF LELLA

    PRAYER: Come, O Holy Spirit, from your heart to my heart and speak of the things the Lord wants from me.

    This is today the image of the tree that prevails in my mind, and inevitably the thought goes where the Spirit takes him and, perhaps by similarity, we are going through the door of Eden.
    The directives of God to man go from there, from that tree of good and evil that produces the fruits for which it was planted.
    Sown good, fruit can only be good, though not all good is welcomed and much less returned.
    We must not think that what is offered is to be welcomed; We must leave the conception of reciprocity, and reflect on how free everything we receive from God, to be able to donate for free, but not for generosity, as we initially think, but because all that is good in us comes from God.
    In the end, this is in the poor words that we are, good or bad fruits ourselves and from what we know to give you very clearly see who and what is sown in us.
    It is clear that we will be contaminated by all that is negative around us, external pollution, and bad counselors, such as Adam and Eve, or if you want the first nucleus of people as you like, because form does not change The result, but it is always our choice.
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    Comment off: Fr. Antoni ORIOL i Tataret
    (Vic, Barcelona, Spain)

    Today, a new evangelic contrast opens up before our eyes, the one between the good tree and the bad one. The avowals of Jesus are so simple they look almost simplistic. But we can affirm that they are certainly not! They are not simplistic, as real life is not simplistic either.

    This one teaches us good trees can degenerate and end up by bearing bad fruits while, on the other hand, there may be rotten trees ending up by bearing good fruits. So what does that actually mean? Perhaps, that «every good tree bears good fruit» (Mt 7:17)? No, it means that the good one is good as long as he does not stop doing good. That he does good and he does not get tired of it. He does good and he does not give up before the temptation to do evil. He does good and perseveres in heroism. He does good, and if by any chance, he yields to the weariness of doing it, falls before the temptation of doing evil, or gets scared before the non-negotiable postulate, he sincerely and truly admits it, heartily repents and... restarts all over again.

    Ah! And he also does it, amongst other reasons, because he is conscious that if the tree does not bear a good fruit, it will be cut down and thrown into the fire (the fear of God keeps the true vine of the vineyard!). And because, by being aware of the goodness of others through their good deeds, he knows, not only through personal experience, but through social experiences too, that he can be recognized as good not because of his good words but through his good deeds only.

    It is not enough to say: «Lord, Lord!». As St. James reminds us, faith is shown through our works!: «Show me your faith apart from your works, and I will show you my faith by my works» (Jm 2:18).


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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI MERCOLEDI 27 GIUGNO 2018.

    Día litúrgico: Miércoles XII del tiempo ordinario.

    Texto del Evangelio (Mt 7,15-20): En aquel tiempo, Jesús dijo a sus discípulos: «Guardaos de los falsos profetas, que vienen a vosotros con disfraces de ovejas, pero por dentro son lobos rapaces. Por sus frutos los conoceréis. ¿Acaso se recogen uvas de los espinos o higos de los abrojos? Así, todo árbol bueno da frutos buenos, pero el árbol malo da frutos malos. Un árbol bueno no puede producir frutos malos, ni un árbol malo producir frutos buenos. Todo árbol que no da buen fruto, es cortado y arrojado al fuego. Así que por sus frutos los reconoceréis».

    REFLEXIÓN LELLA

    ORACIÓN: Ven Espíritu Santo, desde el corazón hasta mi corazón y dime acerca de las cosas que quiere de mí el Señor.

    Esta es ahora la imagen del árbol que prevalece en mi mente, e inevitablemente el pensamiento va a donde el Espíritu lo lleva y quizás por similitud, que están cruzando la puerta del Edén.
    Las directivas de Dios al hombre comienzan justo a partir de ahí, de ese árbol del bien y del mal que produce el fruto para el que fue plantado.
    Sembrado el bien, el resultado sólo puede ser bueno, aunque no todas son buenas es bienvenida y mucho menos regresado.
    No debemos pensar que lo que se ofrece es bien recibida por la fuerza; tenemos que salir de la comprensión recíproca, y pensar en cómo todo gratis que recibimos de Dios, para ser capaz de donar de forma gratuita, pero no por la generosidad, como en un principio podemos pensar, sino porque todo lo que es bueno en nosotros viene de Dios.
    Al final, esto es, en pocas palabras somos, buenos o malos frutos nosotros mismos y por lo que sabemos a ver muy claramente quién y lo que se siembra en nosotros.
    Es claro que vamos a ser contaminados por todo lo que es malo que nos rodea, de la contaminación al aire libre y malos consejeros, como Adán y Eva, o si desea que el primer grupo de personas, al igual que lo desee, ya que la forma no cambia el resultado, pero siempre nos la opción.
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    Comentario: Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
    (Vic, Barcelona, España)

    Hoy, se nos presenta ante nuestra mirada un nuevo contraste evangélico, entre los árboles buenos y malos. Las afirmaciones de Jesús al respecto son tan simples que parecen casi simplistas. ¡Y justo es decir que no lo son en absoluto! No lo son, como no lo es la vida real de cada día.

    Ésta nos enseña que hay buenos que degeneran y acaban dando frutos malos y que, al revés, hay malos que cambian y acaban dando frutos buenos. ¿Qué significa, pues, en definitiva, que «todo árbol bueno da frutos buenos (Mt 7,17)»? Significa que el que es bueno lo es en la medida en que no desfallece obrando el bien. Obra el bien y no se cansa. Obra el bien y no cede ante la tentación de obrar el mal. Obra el bien y persevera hasta el heroísmo. Obra el bien y, si acaso llega a ceder ante el cansancio de actuar así, de caer en la tentación de obrar el mal, o de asustarse ante la exigencia innegociable, lo reconoce sinceramente, lo confiesa de veras, se arrepiente de corazón y... vuelve a empezar.

    ¡Ah! Y lo hace, entre otras razones, porque sabe que si no da buen fruto será cortado y echado al fuego (¡el santo temor de Dios guarda la viña de las buenas vides!), y porque, conociendo la bondad de los demás a través de sus buenas obras, sabe, no sólo por experiencia individual, sino también por experiencia social, que él sólo es bueno y puede ser reconocido como tal a través de los hechos y no de las solas palabras.

    No basta decir: «Señor, Señor!». Como nos recuerda Santiago, la fe se acredita a través de las obras: «Muéstrame tu fe sin las obras, que yo por las obras te haré ver mi fe» (Sant 2,18).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI MERCOLEDI 27 GIUGNO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 12e Semaine: Mercredi

    Texte de l'Évangile (Mt 7,15-20): «Méfiez-vous des faux prophètes qui viennent à vous déguisés en brebis, mais au-dedans ce sont des loups voraces. C'est à leurs fruits que vous les reconnaîtrez. On ne cueille pas du raisin sur des épines, ni des figues sur des chardons. C'est ainsi que tout arbre bon donne de beaux fruits, et que l'arbre mauvais donne des fruits détestables. Un arbre bon ne peut pas porter des fruits détestables, ni un arbre mauvais porter de beaux fruits. Tout arbre qui ne donne pas de beaux fruits est coupé et jeté au feu. C'est donc à leurs fruits que vous les reconnaîtrez».

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Viens o Saint Esprit, et de ton coeur à mon coeur parle-moi des choses que veut de moi le Seigneur.

    Aujourd'hui c'est l'image de l'arbre qui prévaut dans mon esprit, et invariablement la pensée en va où l'Esprit le porte et, peut-être par similitude, nous sommes en train de franchir la porte de l'Eden.
    Les directives de Dieu à l'homme partent vraiment de là, de cet arbre du bien et du mal qui produit les fruits pour lesquels il a été planté.Semé le bien, le fruit peut être seulement le bien, même si tout le bien n'est pas accueilli et plus ou moins restitué. Nous ne devons pas penser que ce qui est offert soit par force accueillie; nous devons sortir de la conception de la réciprocité, et réfléchir à tout ce qui est gratuit tout ce que nous recevons de Dieu pour réussir à donner gratuitement, mais pas par générosité, comme nous pouvons le penser initialement, mais parce que tout ce qu'il y a de bon nous vient de Dieu. À la fin c'est ceci en paroles pauvres que nous sommes, "bons ou mauvais" fruits nous mêmes et de ce que nous savons donner se voit très clairement qui et quoi est semée en nous. Il est clair que nous serons contaminés par tout ce qu'il y a de négatif autour à nous, de la pollution extérieure et des mauvais conseillers comme Adam et Ève, ou si vous voulez le premier noyau de personnes, comme il vous plaît le plus, parce que la forme ne change pas le résultat, mais le choix reste toujours à nous.

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    1. Commentaire de l'Abbé Antoni ORIOL i Tataret
      (Vic, Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui, s'ouvre devant nous un nouveau contraste évangélique, entre les arbres mauvais et les bons. Les affirmations de Jésus à ce sujet sont d'une telle simplicité qu'on dirait qu'elles sont simplistes. Mais il est juste de dire qu'elles ne le sont pas du tout! Elles ne le sont pas du tout, comme notre vie de tous les jours ne l'est pas du tout non plus.

      Nous apprenons qu'il y a des bons qui dégénèrent et finissent par donner de mauvais fruits et par contre il y a des mauvais qui changent et donnent de bons fruits. En définitive, que signifie «tout arbre bon donne de beaux fruits» (Mt 7,17)? Est-ce que cela signifie que le bon est bon car il ne cesse jamais de faire le bien? Qu'il fait le bien et ne se fatigue pas. Qu'il fait le bien et ne cède pas à la tentation de faire le mal. Qu'il fait le bien et persévère jusqu'au point de devenir un héros. Qu'il fait le bien et que si jamais par fatigue il cesse d'agir ainsi, ou tombe dans la tentation de faire le mal, ou encore prend peur face à cette exigence avec laquelle on ne peut pas transiger, il le reconnaît sincèrement, le confesse immédiatement, se repent de tout son cœur et… il recommence.

      Ah! Et il le fait aussi, car entre autres choses, il sait que s'il ne donne pas de bons fruits il sera coupé et jeté au feu (la sainte crainte de Dieu garde la vigne des bons vignobles) et parce que connaissant la bonté d'autrui à travers de leurs bonnes œuvres, il sait, non seulement par sa propre expérience, mais aussi par expérience sociale, qu'il est bon et ne peut être reconnu comme tel que grâce à ses actes et non à ses paroles.

      Car il ne suffit pas de dire «Seigneur, Seigneur!». Comme nous le rappelle Saint Jacques, la foi devient crédible uniquement par le biais de ses actions: «Montre-moi donc ta foi qui n'agit pas; moi, c'est par mes actes que je te montrerai ma foi» (Jc 2,18).



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