domenica 3 giugno 2018

(Mc 12,1-12) Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.

VANGELO DI LUNEDI 4 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, IX settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 12,1-12): In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.» Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra». Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.» Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi»?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O Spirito di Dio, insegnami a stare in ascolto della tua parola, per comprendere l’ essenza del tuo messaggio e saperlo rendere attuale nella mia vita.

- Ancora una parabola sulla vigna, il padrone la lascia in mano ai contadini perché la coltivino, a coloro quindi che detenevano il potere di amministrare la parola di Dio. A loro è stata affidata la parola, ma questi la vogliono gestire a modo loro e non vogliono accettare Gesù, perché non vogliono accettare le sue regole, ma vogliono essere loro il popolo eletto, solo loro il popolo prescelto da Dio, e questo Gesù che parla con i pagani, che sana i lebbrosi, e che accoglie gli emarginati, proprio non gli piace, e non potendo accettare di sentirsi in colpa, di avere qualcuno che pesa sulla loro coscienza, decidono di ucciderlo. Ma quel Gesù che loro hanno scartato, è stato la nostra salvezza, la salvezza di ogni uomo che non vuole un Dio su misura, come gli fa più comodo, ma ascolta la voce di Dio per quella che è, ed accetta Gesù ed il suo messaggio,anche se questo significa accettare la croce nella sua vita, accetta di servire e non di essere servito.Troppo spesso noi uomini, abbiamo una visione spirituale della fede, ma poi nei fatti, non riusciamo a viverla concretamente, perché mettiamo noi stessi al centro della nostra vita, e non Gesù. E' difficile vivere una vita basata sull' imitazione di Cristo.
Questo è quello che l’uomo fa quando diventa superbo e vuole fare a meno di Dio, vuole guidare la propria vita, senza riconoscerla come un dono, perdendo di vista che quella vigna è già sua, che non ha bisogno di uccidere e rubare niente, perché tutto quello che il è del Figlio è per lui. Ma Gesù che è stato ucciso, è diventato la pietra su cui poggia la Chiesa.
 Questa Chiesa che spesso noi non vediamo come la nostra casa, ma come un’ istituzione che ci è estranea, come un regno di pochi, questa Chiesa che alcuni credono di loro proprietà, e che altri non accettano… Chi è stato chiamato a coltivare la vigna, lo fa nel nome di Dio, o lo fa nel suo interesse? Lavora su se stesso per poter portare frutti al regno di Dio, con la parola e l’esempio, o segue i propri interessi? Ognuno di noi dovrebbe farsi un esame di coscienza per scoprire come ci comportiamo, per capire se questo atteggiamento del " tutto ci è dovuto " ci appartiene, e fino a che punto vogliamo continuare a rifiutare di essere partecipi eredi con Cristo, del regno dei cieli. Cosa altro deve fare Dio per farci comprendere quanto è grande il suo amore più che dare la vita del suo Figlio per la nostra redenzione? Quanto ancora vogliamo essere sordi e ciechi? Per rincorrere cosa stiamo rifiutando la nostra partecipazione al progetto di Dio? Vogliamo continuare a credere di poter gestire la vigna del Padre senza di Lui? per farne cosa?Non possiamo trasformare la Chiesa di Cristo in una proprietà privata e pretendere di averlo soltanto per noi. Cristo implica anche la scomodità della sua famiglia e siamo tutti noi,noi che dobbiamo imparare a vivere in comunione tra noi e con Lui,non possiamo fare altro. Chi ha conosciuto Cristo non può distinguerlo dalla Chiesa, deve vivere Cristo dentro la Chiesa.

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Comentario: Fr. Alphonse DIAZ
(Nairobi, Kenya)

Oggi, il Signore ci invita a passeggiare nella Sua vigna: «Un uomo piantò una vigna (e...) la diede in affitto a dei contadini» (Mc 12,1).Tutti siamo locatari di questo vigneto. Il vigneto è il nostro proprio spirito, la Chiesa ed il mondo intero. Iddio ci chiede frutti. In primo luogo, la nostra santità personale; poi un apostolato costante tra i nostri amici, affinché il nostro esempio e la nostra parola li incoraggi ad avvicinarsi sempre di più a Cristo; infine, il mondo, che si trasformerà in un miglior luogo per viverci, se santifichiamo il nostro lavoro professionale, le nostre relazioni sociali e il nostro dovere verso il benessere comune.

Che classe di locatari siamo? Di quelli che lavorano sodo, o di quelli che s’infastidiscono quando il padrone manda i suoi servi a riscuotere l’affitto? Possiamo opporci a quelli che hanno la responsabilità di aiutarci a produrre i frutti che Dio aspetta da noi. Possiamo opporre obiezioni a quanto insegnano la Santa Madre Chiesa ed il Papa, i vescovi, o forse, più modestamente, i nostri genitori, il nostro direttore spirituale o quel buon amico che sta cercando di aiutarci. Possiamo, finanche, diventare aggressivi e cercare di aggredirli o di ferirli o persino di “ucciderli” mediante la nostra critica e commenti negativi. Dovremmo esaminare noi stessi sui motivi reali di quest’atteggiamento. Forse abbiamo bisogno di conoscere più profondamente la nostra fede; forse dobbiamo imparare a conoscerci meglio, a realizzare un miglior esame di coscienza, per poter scoprire le ragioni per le quali non vogliamo produrre frutti.

Chiediamo alla nostra Madre Maria il Suo aiuto per poter lavorare con amore, sotto la guida del Papa. Tutti possiamo essere “buoni pastori” e “pescatori” di uomini. «Allora andiamo e chiediamo al Signore che ci aiuti a produrre frutto, un frutto che perduri. Solo così questa valle di lacrime, verrà trasformata in un giardino di Dio» (Benedetto XVI). Potremmo avvicinare a Gesù il nostro spirito, quello dei nostri amici, o quello di tutto il mondo, se semplicemente leggessimo e meditassimo quanto ci insegna il Santo Padre e cercassimo di metterlo in pratica.

9 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI LUNEDI 4 GIUGNO 2018.

    Liturgical day: Monday 9th in Ordinary Time

    Gospel text (Mc 12,1-12): Jesus began to speak to the chief priests, the scribes and the elders in parables. «A man planted a vineyard, put a fence around it, dug a hole for the wine press and built a watch tower. Then he leased the vineyard to tenants and went abroad.» In due time he sent a servant to receive from the tenants his share of the fruit. But they seized the servant, struck him and sent him back empty-handed. Again the man sent another servant. They also struck him on the head and treated him shamefully. He sent another and they killed him. In the same way they treated many others; some they struck and others they killed. One was still left, his beloved son. And so, last of all, he sent him to the tenants, for he said: ‘They will respect my son’. But those tenants said to one another: ‘This is the one who is to inherit the vineyard. Let's kill him and the property will be ours’. So they seized him and killed him, and threw him out of the vineyard.» Now, what will the owner of the vineyard do? He will come and destroy those tenants and give the vineyard to others». And Jesus added, «Have you not read this text of the Scriptures: ‘The stone which the builders rejected has become the keystone. This was the Lord's doing; and we marvel at it’». They wanted to arrest him for they realized that Jesus meant this parable for them, but they were afraid of the crowd. So they left him and went away.

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    1. REFLECTION OF LELLA

      PRAYER: O Spirit of God, teach me to listen on your word, to understand the essence of your message and know how to make present in my life.

      - Still a parable about the vineyard, the owner leaves it in the hands of peasants to cultivate it, then those who held the power to administer the word of God to them was entrusted the word, but they want to manage in their own way and not want to accept Jesus because they do not want to accept its rules, but they want to be the chosen people, only they the people chosen by God, and that Jesus talking to the Gentiles, that heals the lepers, and welcoming the marginalized, not just the like, and can not accept to feel guilty, to have someone that weighs on their conscience, they decide to kill him. But this Jesus whom they rejected, was our salvation, the salvation of every man who does not want a God of measure, as it is convenient, but listen to the voice of God for what it is, and accept Jesus and his message, even if it means taking up the cross in his life, agreeing to serve and not be served. Too often we men, we have a spiritual vision of faith, but then in fact, we can not live it concretely, that we ourselves at the center of our lives, and Jesus. Is not hard to live a life based on the imitation of Christ.
      This is what the man does when he becomes proud and want to help but God wants to lead his life without recognizing it as a gift, losing sight of the vineyard that is already his, that does not need to kill and steal anything, because all that is the Son has for him. But Jesus was killed, he became the stone upon which the Church. This Church that often we do not see it as our home, but as an institution that is foreign to us, as a kingdom of a few, this Church which some believe their property, and that others do not accept ... Who has been called to cultivate the vineyard, he does in the name of God, or does it in his best interest? Works on himself in order to bear fruit to God's kingdom, by word and example, or following their own interests?
      Each of us should be an examination of conscience to find out how we behave, to understand if this attitude of "everything we had" belongs to us, and to what extent we want to continue to refuse to be involved heirs with Christ, the kingdom of heaven .
      What else needs to do God to help us understand how great is his love more than giving the life of his Son for our redemption? How much longer do we want to be deaf and blind? To chase what we are rejecting our participation in God's plan? We want to continue to believe they can manage the vineyard of the Father without Him? to make what?
      We can not transform the Church of Christ in a private property and expect to have it just for us. Christ also implies the discomfort of his family and all of us, that we must learn to live in communion with one another and with Him, we can not do anything else. Those who knew Christ can not distinguish it from the Church, Christ must live within the Church.

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    2. Comment off: Fr. Alphonse DIAZ
      (Nairobi, Kenya)

      Today, our Lord invites us to have a walk on his vineyard: «A man planted a vineyard (…) and (…) he leased the vineyard to tenants» (Mk 12,1). We are all tenants of this vineyard. The vineyard is our own soul, the Church and the whole world. God wants fruits from us. First, our personal holiness; then, a constant apostolate with our friends, who will be encouraged by our example and word to get closer to Christ every day; finally, the world, that will become a better place to live in, if we sanctify our professional work, our social relations and our duties towards the common good.

      What kind of tenants are we? Those who work hard or those who get annoyed when the master sends his servants to collect the rent from us? We may oppose those in charge of helping us give the fruits God expects. We may object to the teachings of the Holy Church and of the Pope, the bishops, or perhaps, more modestly, those of our parents, our spiritual director, or a good friend of ours who is trying to help us. We may even become aggressive, and try to wound them or even kill them through criticism and negative comments. We should examine ourselves about the real motives of such an attitude on our part. Maybe we need a deeper knowledge of our Faith; maybe we need a deeper knowledge of ourselves, a better examination of conscience to discover the reason why we do not want to produce fruits.

      Let us ask Our Mother Mary to help us work with love under the guidance of the Pope. We can all be “good shepherds” and “fishers” of men. «Let us (…) ask the Lord to help us to bear fruit, a fruit that abides. Only thus is the earth transformed from a vale of tears into a garden of God» (Benedict XVI). We can carry our souls, or that of our friends, or the whole world closer to Jesus Christ, if we only read and meditate the teaching of the Holy Father, and try to put them into practice.

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI LUNEDI 4 GIUGNO 2018.

    Día litúrgico: Lunes IX del tiempo ordinario

    Texto del Evangelio (Mc 12,1-12): En aquel tiempo, Jesús comenzó a hablarles en parábolas: «Un hombre plantó una viña, la rodeó de una cerca, cavó un lagar y edificó una torre; la arrendó a unos labradores, y se ausentó.» Envió un siervo a los labradores a su debido tiempo para recibir de ellos una parte de los frutos de la viña. Ellos le agarraron, le golpearon y le despacharon con las manos vacías. De nuevo les envió a otro siervo; también a éste le descalabraron y le insultaron. Y envió a otro y a éste le mataron; y también a otros muchos, hiriendo a unos, matando a otros. Todavía le quedaba un hijo querido; les envió a éste, el último, diciendo: ‘A mi hijo le respetarán’. Pero aquellos labradores dijeron entre sí: ‘Éste es el heredero. Vamos, matémosle, y será nuestra la herencia’. Le agarraron, le mataron y le echaron fuera de la viña.» ¿Qué hará el dueño de la viña? Vendrá y dará muerte a los labradores y entregará la viña a otros. ¿No habéis leído esta Escritura: ‘La piedra que los constructores desecharon, en piedra angular se ha convertido; fue el Señor quien hizo esto y es maravilloso a nuestros ojos?’».Trataban de detenerle —pero tuvieron miedo a la gente— porque habían comprendido que la parábola la había dicho por ellos. Y dejándole, se fueron.

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    1. REFLEXIÓN LELLA

      ORACIÓN: Oh Espíritu de Dios, enséñame a escuchar en tu palabra, para entender la esencia de su mensaje y saber cómo hacer presente en mi vida.

      - Sigue siendo una parábola sobre la viña, el dueño lo deja en manos de los campesinos a cultivar, entonces aquellos que tenían el poder de administrar la palabra de Dios que les fue confiada la palabra, pero ellos quieren manejar a su manera y no quieren aceptar a Jesús porque no quieren aceptar sus reglas, sino que quiere ser el pueblo elegido, sólo que el pueblo elegido por Dios, y que Jesús habla a los gentiles, que sana a los leprosos, y dar la bienvenida a los marginados, no sólo por el estilo, y no puede aceptar que sentirse culpable, tener a alguien que pesa sobre su conciencia, deciden matarlo.Pero este Jesús a quien ellos rechazaron, fue nuestra salvación, la salvación de todo hombre que no quiere un Dios de la medida, ya que es conveniente, pero escuchar la voz de Dios por lo que es, y aceptan a Jesús y su mensaje, incluso si esto significa tomar la cruz en su vida, comprometiéndose a servir y no ser servido. Con demasiada frecuencia, nosotros, los hombres, que tienen una visión espiritual de la fe, pero entonces, de hecho, no pueden vivir de manera concreta, que no somos nosotros mismos en el centro de nuestras vidas, y Jesús.Es difícil vivir una vida basada en la imitación de Cristo. Esto es lo que el hombre hace cuando llega a ser orgullosos y quieren ayudar pero Dios quiere llevar su vida sin reconocerla como un regalo, perdiendo de vista el viñedo que ya es suya, que no tiene que matar y robar nada, porque todo lo que es tiene al Hijo, para que él. Pero Jesús murió, se convirtió en la piedra sobre la cual la Iglesia. Esta Iglesia, que a menudo no vemos como nuestro hogar, sino como una institución que es ajeno a nosotros, como un reino de unos pocos, esta Iglesia que algunos creen que su propiedad, y que los demás no aceptamos ...¿Quién ha sido llamada a cultivar la viña, lo hace en nombre de Dios, o lo hace en su mejor interés? Funciona en el mismo, a fin de llevar fruto para el reino de Dios, con la palabra y el ejemplo, o siguiendo sus propios intereses? Cada uno de nosotros debe ser un examen de conciencia para ver cómo nos comportamos, para entender si esta actitud de "todo lo que teníamos" nos pertenece, y en qué medida queremos continuar negándose a ser herederos involucrados con Cristo, el reino de los cielos . ¿Qué más tiene que hacer Dios para ayudarnos a entender cuán grande es su amor más que dar la vida de su Hijo para nuestra redención? ¿Cuánto tiempo es lo que queremos ser sordo y ciego? Para perseguir lo que estamos rechazando nuestra participación en el plan de Dios? Queremos seguir creyendo que pueden manejar la viña del Padre sin Él? para hacer qué? No podemos transformar la Iglesia de Cristo en una propiedad privada y esperamos tenerlo sólo para nosotros.
      Cristo implica también el malestar de su familia y de todos nosotros, que tenemos que aprender a vivir en comunión unos con otros y con Él, no podemos hacer otra cosa. Los que conocieron a Cristo no puede distinguirla de la Iglesia, Cristo debe vivir dentro de la Iglesia.

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    2. Comentario: Fr. Alphonse DIAZ
      (Nairobi, Kenia)

      Hoy, el Señor nos invita a pasear por su viña: «Un hombre plantó una viña (...) y la arrendó a unos labradores» (Mc 12,1). Todos somos arrendatarios de esa viña. La viña es nuestro propio espíritu, la Iglesia y el mundo entero. Dios quiere frutos de nosotros. Primero, nuestra santidad personal; luego, un constante apostolado entre nuestros amigos, a quienes nuestro ejemplo y nuestra palabra les anime a acercarse cada día más a Cristo; finalmente, el mundo, que se convertirá en un mejor sitio para vivir, si santificamos nuestro trabajo profesional, nuestras relaciones sociales y nuestro deber hacia el bien común.

      ¿Qué clase de arrendatarios somos? ¿De los que trabajan duro, o de los que se irritan cuando el dueño envía a sus siervos a cobrarnos el alquiler? Podemos oponernos a los que tienen la responsabilidad de ayudarnos a proporcionar los frutos que Dios espera de nosotros. Podemos poner objeciones a las enseñanzas de la Santa Madre Iglesia y del Papa, los obispos, o quizás, más modestamente, de nuestros padres, nuestro director espiritual, o de aquel buen amigo que está tratando de ayudarnos. Podemos, incluso, volvernos agresivos, y tratar de herirles o, hasta “matarlos” mediante nuestra crítica y comentarios negativos. Deberíamos examinarnos a nosotros mismos acerca de los motivos reales de dicha postura. Quizás necesitamos un conocimiento más profundo de nuestra fe; quizás debemos aprender a conocernos mejor, a efectuar un mejor examen de conciencia, para poder descubrir las razones por las que no queremos producir frutos.

      Pidamos a Nuestra Madre María su ayuda para que podamos trabajar con amor, bajo la guía del Papa. Todos podemos ser “buenos pastores” y “pescadores” de hombres. «Entonces, vayamos y pidamos al Señor que nos ayude a llevar fruto, un fruto que permanezca. Sólo así este valle de lágrimas se transformará en jardín de Dios» (Benedicto XVI). Nosotros podríamos acercar a Jesucristo nuestro espíritu, el de nuestros amigos, o el del mundo entero, si tan sólo leyéramos y meditáramos las enseñanzas del Santo Padre, y tratásemos de ponerlas en práctica.

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI LUNEDI 4 GIUGNO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 9e Semaine: Lundi

    Texte de l'Évangile (Mc 12,1-12): Jésus se mit à leur parler en paraboles : «Un homme planta une vigne, il l'entoura d'une clôture, y creusa un pressoir et y bâtit une tour de garde. Puis il la donna en fermage à des vignerons, et partit en voyage.» Le moment venu, il envoya son serviteur auprès des vignerons pour se faire remettre par ceux-ci ce qui lui revenait du produit de la vigne. Mais les vignerons se saisirent du serviteur, le frappèrent, et le renvoyèrent sans rien lui donner. De nouveau, il leur envoya un autre serviteur; et celui-là, ils l'assommèrent et l'insultèrent. Il en envoya encore un autre, et celui-là, ils le tuèrent; puis beaucoup d'autres serviteurs: ils frappèrent les uns et tuèrent les autres. Il lui restait encore quelqu'un: son fils bien-aimé. Il l'envoya vers eux en dernier. Il se disait: ‘Ils respecteront mon fils’. Mais ces vignerons-là se dirent entre eux: ‘Voici l'héritier: allons-y! tuons-le, et l'héritage va être à nous!’. Ils se saisirent de lui, le tuèrent, et le jetèrent hors de la vigne.» Que fera le maître de la vigne? Il viendra, fera périr les vignerons, et donnera la vigne à d'autres. N'avez-vous pas lu ce passage de l'Écriture? La pierre qu'ont rejetée les bâtisseurs est devenue la pierre angulaire. C'est là l'oeuvre du Seigneur, une merveille sous nos yeux!».Les chefs des Juifs cherchaient à arrêter Jésus, mais ils eurent peur de la foule. (Ils avaient bien compris que c'était pour eux qu'il avait dit cette parabole.) Ils le laissèrent donc et s'en allèrent.

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    1. REFLEXION DE LELLA

      PRIERE: O Esprit de Dieu enseigne-moi à rester à l'écoute de ta Parole, pour comprendre l'essence de ton message et savoir le rendre actuel dans ma vie.

      - Encore une parabole sur la vigne, le patron la laisse entre les main des paysans parce qu'ils la cultivent, à ceux donc qui détenaient le pouvoir d'administrer la Parole de Dieu. À eux la Parole a été confié, mais ceux-ci veulent la gérer à leur manière et ils ne veulent pas accepter Jésus, parce qu'ils ne veulent pas accepter ses règles, mais ils veulent être le peuple élu, seulement eux le peuple choisi par Dieu et ce Jésus qui parle avec les païens qui guérit les lépreux, et qui accueille les marginaux, vraiment il ne leur plaît pas, et en ne pouvant pas accepter de se sentir en faute, d'avoir quelqu'un qui pèse sur leur conscience, ils décident de le tuer. Mais ce Jésus qu'ils ont écarté, a été notre salut, le salut de chaque homme qui ne veut pas d'un Dieu sur mesure, comme il leur serait plus confortable, mais il écoute la voix de Dieu pour ce qu'elle est, et il accepte Jésus et son message, même si cela signifie accepter la croix dans sa vie, accepter de servir et pas d'être servi.
      Trop souvent nous les hommes avons une vision spirituelle de la foi, mais ensuite dans les faits, nous ne réussissons pas à la vivre concrètement, parce que nous nous mettons nous mêmes au centre de notre vie et non Jésus. C'est difficile de vivre une vie basée sur l'imitation du Christ. Ceci est ce qu'il fait quand il devient hautain et il ne veut pas en faire moins que Dieu, il veut guider sa propre vie, sans la reconnaître comme un Don, en perdant de vue que ce vignoble est déjà le sien, qu'il n'a pas besoin de tuer et de voler, parce que tout ce qui est du Fils est pour lui. Mais Jésus qui a été tué, est devenue la Pierre sur laquelle s'appuie l'Église. Cette Église que nous ne voyons pas comme notre maison, mais comme une institution qui nous est étrangère, comme un royaume de peu de chose, cette Église que quelques-uns croient quelle est leur propriété, et que d'autres n'acceptent pas....Celui qui a été appelé à cultiver le vignoble, le fait au nom de Dieu, ou le fait dans son intérêt? Est-ce qu'il travaille sur lui même pour pouvoir porter des fruits au royaume de Dieu, avec la Parole et l'exemple, ou est-ce qu'il suit ses propres intérêts? Chacun de nous devrais faire un examen de conscience pour découvrir comment nous nous conduisons, pour comprendre si cette attitude du "tout nous est due" nous appartient, et jusqu'à qu'elle point nous voulons continuer à refuser d'être participants héritiers avec le Christ, du royaume des cieux. Quoi d'autre doit faire Dieu pour nous faire comprendre combien son amour est plus grand que de donner la vie de son Fils pour notre rédemption? Combien voulons-nous encore être sourds et aveugles? Pour poursuivre; est-ce que nous sommes en train de refuser notre participation au projet de Dieu? Est-ce que nous voulons continuer à croire de pouvoir gérer le vignoble du Père sans Lui? Et pour en faire quoi ? Nous ne pouvons pas transformer l'Église du Christ en une propriété privée et prétendre l'avoir seulement pour nous. Le Christ implique l'inconfort de sa famille aussi et c'est nous tous, qui devons apprendre à vivre en communion entre nous et avec Lui, nous ne pouvons rien faire d'autre. Qui a connu le Christ ne peut pas le distinguer de l'Église, il doit vivre le Christ dans l'Église.

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    2. Commentaire de l'Abbé Alphonse DIAZ
      (Nairobi, Kenya)

      Aujourd'hui le Seigneur nous invite à nous promener dans sa vigne: «Un homme planta une vigne (…). Puis il la donna en fermage à des vignerons» (Mc 12,1). Nous sommes tous tenanciers de cette vigne. La vigne, c'est notre propre esprit, celui de l'Église, celui du monde entier. Dieu veut de nous des fruits réels. D'abord, notre sainteté personnelle; ensuite, un apostolat constant parmi nos amis, que notre exemple et notre parole peuvent encourager chaque jour à s'approcher davantage du Christ; enfin, le monde deviendra un meilleur endroit pour vivre si nous sanctifions notre travail professionnel, nos relations sociales et notre participation à la réalisation du bien commun.

      Quel genre de tenanciers sommes-nous? Ceux qui travaillent dur, ou ceux qui sont agacés parce que le propriétaire envoie ses serviteurs pour leur demander compte des fruits de la vigne? Nous pouvons nous opposer à ceux qui ont le devoir de nous aider à fournir les fruits que Dieu attend de nous. Nous pouvons soulever des objections aux enseignements de notre Sainte Mère l'Église et du Pape, des évêques, ou peut-être, même, de nos parents, de notre directeur spirituel, ou de ce bon ami qui essaie de nous aider. Nous pourrions aussi devenir hargneux, et essayer de les blesser ou même de les “tuer” par notre critique et nos commentaires négatifs. Nous devrions nous interroger sur les motifs réels de cette attitude. Peut-être avons-nous besoin d'une connaissance plus profonde de notre foi; ou, peut-être devons-nous faire un examen de conscience général, afin de découvrir les raisons pour lesquelles nous ne voulons pas porter de fruit.

      Demandons à Notre Mère Marie son aide pour pouvoir travailler avec amour, sous la conduite du Pape. Nous pouvons tous devenir de “bons bergers” et des “pécheurs” d'hommes. «Alors, allons et prions le Seigneur, pour qu'il nous aide à porter du fruit, un fruit qui demeure. Ce n'est qu'ainsi que la terre peut être transformée d'une vallée de larmes en un jardin de Dieu» (Benoît XVI). Nous pourrions rapprocher de Jésus-Christ notre esprit, celui de nos amis ou celui du monde entier, si seulement nous lisions et méditions les enseignements du Saint Père, et essayions de les mettre en pratique.

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