domenica 30 settembre 2018

(Lc 9,46-50) Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.


VANGELO DI LUNEDì 1 OTTOBRE 2018
(Lc 9,46-50)
Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore ed insegnami ad essere la più piccola, la più umile dei tuoi figli, ed aiutami a comprendere anche le virgole che metti tra le tue parole.


Chi è il più grande? Il più giusto? Il più buono? Il più intelligente?
L’ uomo cerca di essere sempre il più in tutto, perché la stima del mondo si basa su tutto un altro parametro rispetto a quello di Dio, ma Gesù, ancora una volta, lascia tutti senza parole, stravolgendo le loro convinzioni.
Prende un bambino, se lo mette vicino e dice loro che per essere grandi dovevano tornare come quel bambino, perché tra loro era lui il più grande di tutti…
Pensate che donne e bambini non contavano quasi nulla, e già questo bastava a confonderli.
Essere come bambini, puri e semplici, pronti ad ascoltare e a ricevere gli insegnamenti, consapevoli di aver ancora tanto da imparare, pronti a fidarsi ciecamente della mano che li conduce, pronti a lasciarsi guidare.
Quante cose non avevano capito i suoi discepoli, anche rispetto a chi non apparteneva al loro gruppo, e scacciava i demoni nel nome di Gesù ,pensavano di doverglielo impedire, ma egli dice di lasciarli fare, perché non erano contro di loro, ma anche loro erano in unione con Cristo.
Chi non è contro di voi è con voi, ricordiamo queste parole quando pensiamo di avere la verità in mano, quando crediamo di sapere chi è dalla parte giusta, ricordiamo le parole di Gesù.

Prof. Dr. Mons. Lluís CLAVELL
(Roma, Italia)
Oggi, dirigendosi a Gerusalemme verso la Passione, «sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande» (Lc 9,46). Ogni giorno i mezzi di comunicazione e anche le nostre conversazioni sono piene di commenti sull’importanza delle persone: degli altri e di noi stessi. Questa logica soltanto umana produce frequentemente il desiderio di trionfo, di essere riconosciuto, apprezzato, aggraziato e, la mancanza di pace, quando questi riconoscimenti non arrivano.
La risposta di Gesù a questi pensieri —E chissà anche commenti— dei discepoli ricorda lo stile degli antichi profeti. Prima delle parole ci sono i gesti. Gesù «prese un bambino, se lo mise vicino» (Lc 9,47). Dopo, arriva l’insegnamento: «Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48). —Gesù perché facciamo tanta fatica ad accettare che questo non è un’utopia per la gente che non è implicata nel traffico di un lavoro intenso, nel quale non mancano i colpi degli uni contro gli altri, e che con la tua grazia, lo possiamo vivere tutti? Se lo facessimo avremmo più pace interiore e lavoreremo con più serenità e gioia.
Questa attitudine è anche la fonte da dove sorge la gioia, vedendo come altri lavorano bene per Dio con uno stile diverso dal nostro, però sempre avvalendosi del nome di Gesù. I discepoli volevano impedirlo. Invece, il Maestro difende le altre persone. Nuovamente, il fatto di sentirci i figli piccoli di Dio ci facilita ad avere il cuore aperto verso tutti e credere nella pace, nella gioia e nel ringraziamento. Questi insegnamenti sono valsi a Santa Teresa di Lisieux, il titolo di “Dottoressa della Chiesa”: nel suo libro Storia di un’anima, lei ammira il bel giardino di fiori che è la chiesa, ed è contenta di sapersi, lei, un piccolo fiore. Al lato dei grandi Santi, —rose e gigli— ci sono i piccoli fiori —come le margherite o le viole— destinati a rallegrare gli occhi di Dio, quando Egli dirige il suo sguardo alla terra.

sabato 29 settembre 2018

(Mc 9,38-43.45.47-48) Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.


VANGELO DI DOMENICA 30 SETTEMBRE 2018
(Mc 9,38-43.45.47-48) Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Vieni o Santo Spirito ed illumina il mio cuore e la mia mente, perchè io riesca a vedere e non essere abbagliata dalle mille illusioni che mi fanno credere di poter comprendere da sola quello che è giusto.
Le parole di Gesù oggi, mi portano subito accanto a Papa Francesco, che, proprio come Lui, cerca di far comprendere che la grazia di Dio non è ad appannaggio esclusivo di alcuni. Un malato guarisce, ma i discepoli si preoccupano perché la guarigione non passa attraverso di loro. Quante volte ci illudiamo di essere migliori degli altri, di meritare più degli altri, di avere più diritti degli altri! Basta pensare a quanti sono quelli che vorremmo chiudere fuori dalla grazia di Dio... Una volta sentii dire che per seguire Gesù, basta rispondere all’ istinto del bene che è in noi, e lì per lì, mi sembrava troppo facile; poi capii che tutto quello che ci circonda,concorre a far si che questo non avvenga quasi mai. Gelosie ed invidie la fanno da padrone, e come al solito, invece di chiamare le cose col loro nome, e poiché ci piace di più sentirsi giusti, ecco che diamo subito addosso a chi compie un gesto buono. Molti che fanno parte delle diverse comunità si contendono il diritto di possedere lo Spirito Santo, come se potessero ingabbiarlo e distribuirlo a loro piacimento. Gesù spinge i suoi discepoli e noi, ad andare oltre; chi fa del bene, chi guarisce, chi si fa carico delle sofferenze degli altri , a qualsiasi gruppo appartenga, indipendentemente dalla religione o dalla filosofia, deve essere riconosciuto dagli uomini, perché Gesù non ha cercato di ingabbiare gli uomini in una religione, ma li invita a fare dell’amore per tutti, il loro punto di forza. Bellissimo il richiamo del Signore , se il TUO piede ...se il TUO occhio sono motivo di scandalo...che io traduco in preoccupati per te, di essere tu una buona persona e ricorda che Dio è grande e non piccolo e meschino come tu vorresti che fosse verso gli altri. La misericordia di Dio è immeritata ed è per tutti gli uomini.
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Rev. D. Valentí ALONSO i Roig (Barcelona, Spagna)
Oggi, secondo il modello del produttore televisivo più attuale, contempliamo Gesù mettendo vermi e fuoco lì dove dobbiamo evitare di andare: l'inferno, «dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» (Marco 9:48). È una descrizione dello stato in cui una persona può rimanere quando la sua vita non la ha portato lì dove voleva andare. Potremmo paragonarlo al momento in cui, guidando la nostra macchina, prendiamo una strada sbagliata, pensando che siamo su quella giusta e finiamo in un luogo sconosciuto senza sapere dove siamo e dove non volevamo andare. Dobbiamo evitare di andare in entrambi i casi, anche se dobbiamo lasciar andare le cose apparentemente indispensabili: senza mani (cfr Mc 9,43) senza piedi (cfr Mc 9,45), senza occhi (cfr Mc 9,47). È necessario voler entrare nella vita o nel Regno di Dio, anche senza qualcosa di noi stessi. Possibilmente, questo Vangelo ci conduce a riflettere per scoprire quello che abbiamo, anche se di nostra assoluta proprietà, che non ci permette di andare verso Dio, e di più ancora, che ci allontana di Lui. Gesù stesso ci indica quale è il peccato nel quale ci fanno cadere le nostre cose (mani, piedi e gli occhi). Gesù parla di coloro che scandalizzano i piccoli che credono in Lui (cfr Mc 9:42). "Scandalizzare" è allontanare qualcuno dal Signore. Pertanto, valutiamo in ogni persona la sua prossimità a Gesù, la fede che ha. Gesù ci insegna che non c'è bisogno di far parte dei Dodici, o dei discepoli più intimi per stare con Lui: «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40). Possiamo capire che Gesù salva tutto. E' una lezione del Vangelo di oggi: ci sono molti che sono più vicini al Regno di Dio di quanto si pensi, perché fanno miracoli nel nome di Gesù. Come confessò S. Teresa di Gesù Bambino: "Il Signore mi ricompenserà non con le opere mie (...). Ebbene, mi ricompenserà secondo le opere sue!”.

venerdì 28 settembre 2018

(Gv 1,47-51) Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.


VANGELO DI SABATO 29 SETTEMBRE 2018
(Gv 1,47-51) Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e illuminami,donami la luce necessaria per comprendere la Tua parola.
Quella che stiamo vedendo nella prima lettura, è una scena dell’apocalisse, descritta da Giovanni, che ci parla della lotta degli angeli fedeli con gli angeli ribelli che si combatte in cielo, ed è una scena che ci rammenta la lotta tra il bene ed il male. Quello che mi piace farvi notare, è come questa lotta avvenga ogni giorno nella nostra vita, come le forze del bene e quelle del male cerchino di imporsi nel nostro destino, per questo occorre tutta la nostra forza per non sbagliare strada. Natanaele era una santa persona e a Dio non era sfuggito mentre aspetta la venuta del Messia e ne scruta i segni, allora il Signore gli parla di quando lo vedeva da solo, sotto l’albero del fico a leggere le sacre scritture, e alla meraviglia di lui, gli dice che ben altre sono le cose di cui dovrà meravigliarsi, e gli parla appunto della scena descritta nella profezia di Giovanni, in cui gli angeli mostreranno la loro presenza e Gesù si rivelerà nel giorno della sua venuta . Impariamo a conoscere Gesù, impariamo a lasciarci guidare da Lui e vedremo meraviglie sgorgare in noi. Egli vede il nostro desiderio di incontrarlo, molto più e molto meglio di noi stessi e degli uomini che ci circondano. Spesso mi trovo a pensare cosa ha visto in me il Signore in quella grande confusione che avevo dentro , ma oggi vorrei rispondermi con le parole che ha scritto don Giò (don Giovanni Bertocchi): “A un certo punto della mia vita,ho incontrato Gesù, che ha ricreato armonia in ciò che apparentemente sembrava confuso: ora vorrei cantare con Lui una musica nuova.”
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per ricevere il diario ed il libricino una vita firmata di don Giò,scrivere a Don Arturo Bellini https://www.facebook.com/arturo.bel… arturobellini@tiscalinet.it
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Cardinale Jorge MEJÍA Archivista e Bibliotecario di S.R. Chiesa (Città del Vaticano, Vaticano)
Oggi in questa festa dei Santi Arcangeli, Gesù manifesta ai suo Apostoli e a tutti noi, la presenza dei Suoi angeli e il rapporto che hanno con Lui. Gli angeli stanno nella Gloria celestiale dove perennemente lodano al Figlio dell’uomo, che è lo stesso Figlio di Dio. Lo circondano e stanno al Suo servizio. «Salire e scendere» ci ricorda l’episodio del sogno del Patriarca Giacobbe, che dormiva su una pietra durante il viaggio verso la terra di origine della sua famiglia (Mesopotamia), vede gli angeli che «salgono e scendono» da una misteriosa scala che unisce cielo e terra, mentre Dio stesso si trova in piedi accanto a lui comunicandogli il messaggio. Notiamo la relazione esistente tra la comunicazione divina e la presenza attiva degli angeli. Così Gabriele, Michele e Raffaele appaiono nella Bibbia come presenti in eventi terreni e portando agli uomini –come ci dice lo stesso San Gregorio il Grande- le comunicazioni, mediante la loro presenza e le loro stesse azioni, che cambiano in modo decisivo le nostre vite. Essi sono chiamati appunto “arcangeli”, cioè, principi degli Angeli, perché inviati per le più grandi missioni. Gabriele fu inviato ad annunciare a Maria la concezione verginale del Figlio di Dio, che è l’inizio della nostra redenzione (cf. Lc 1). Michele lotta contro gli angeli ribelli espulsandoli dal cielo (cf. Ap. 12): ci annuncia, così, il mistero della giustizia divina, portato a termine anche tra gli angeli quando questi si ribellano, e ci dà la sicurezza della sua e nostra vittoria sul male. Raffaele accompagna invece Tobia “junior”, lo difende e consiglia, e cura infine suo padre (cf. Tob). In questo modo ci annuncia la presenza degli angeli accanto a ciascuno di noi: l’angelo che chiamiamo Custode. Impariamo da questa celebrazione degli arcangeli che «salgono e scendono», che servono Dio, e che lo servono in beneficio nostro. Danno gloria alla Santissima Trinità, e lo fanno servendo noi. E in conseguenza esaminiamo quanta devozione dobbiamo loro e quanta gratitudine dobbiamo al Padre che li invia per il nostro bene.

giovedì 27 settembre 2018

(Lc 9,18-22) Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.





VANGELO DI VENERDì 28 SETTEMBRE 2018
(Lc 9,18-22) Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore.




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore Gesù, vieni nel mio cuore, parlami e fatti conoscere, dimmi tutto quello che io non so di te, che non riesco a capire, insegnami a vederti la dove mi sfuggi, dammi la forza e la costanza di vivere sempre e solo in Te, per Te di Te. Amen.
La domanda è rivolta anche a noi:
Chi sei per noi Signore? Ti viviamo veramente come il figlio di Dio, nato per noi, per dare la sua vita per la nostra salvezza, e risorto per darci la certezza del regno di Dio?
O ti stiamo vivendo solo come un personaggio affascinante delle telenovelas…
Stiamo imparando da te ad amare i poveri e gli oppressi? A non disprezzare gli ultimi? A vedere gli invisibili? O siamo sempre in lotta per gli extracomunitari che ci rubano il lavoro? Passiamo davanti ai barboni e ci voltiamo schifati? Diciamo che non possiamo pensare agli altri perché non ci basta neanche per noi?
Io non so gli altri Signore, e se pure a volte vengo accusata di essere troppo critica , so che io in teoria amo tutti… ma solo in teoria, perché non riesco a donarmi neanche alla mia famiglia, basta una battuta pungente per farmi ritirare.
La paura di essere ferita è più forte dell’ amore che dovrei provare, quindi il mio io viene prima del bisogno dell’altro.
Per fortuna però in questo cammino che sto facendo per conoscerti meglio, Tu riesci a farti riconoscere anche in questi miei difetti e mi correggi, là dove io mi lascio correggere.
La frase del Papa Francesco " siamo tutti peccatori", non deve essere usata come una scusa per giustificarci, e per continuare ad essere peccatori, ma dobbiamo fare il possibile e l'impossibile, per non esserlo più.
Certo che se Tu fossi stato come me, non avresti neanche accettato di essere catturato e umiliato….. io forse sono più di te Signore? Tengo forse più a me che a Te, Dio mio?
Perdonami se indietreggio, se tentenno, se scappo come una vigliacca ancor prima di avvicinarmi al prossimo che tu ami, io me lo vorrei poter scegliere il mio, vorrei solo persone buone, che dicano grazie, che non puzzino, che non sporchino…. e invece no…. Mandami Signore la dove c’è da sporcarsi, come tu ti sei sporcato di sangue per noi; io che ero melma e so che vuol dire essere fango, voglio non aver paura di sporcarmi le mani, ma devo aver paura di sporcarmi l’anima. Quest’ anima che mi sembra così candida ma che puzza di stantio e d’ irrisolto.
Aiutami ad essere come Te Gesù e allora potrò dire di saperti riconoscere come il Figlio del mio Dio, di essere degna di appartenere alla famiglia celeste, di non essere una spettatrice occasionale del Vangelo.
Signore fammi come Te. Grazie!




Rev. D. Pere OLIVA i March
(Sant Feliu de Torelló, Barcelona, Spagna)


Oggi, nel Vangelo, ci sono due interrogativi che lo stesso Maestro dirige a tutti. Il primo interrogativo vuole una risposta statistica, approssimativa: «Le folle, chi dicono che io sia?» (Lc 9,18). Questo interrogativo fa sì che ci guardiamo attorno per esaminare come risolvono la questione gli altri: i vicini, i compagni di lavoro, gli amici, i familiari prossimi... Osserviamo l’ambiente in cui viviamo e ci sentiamo più o meno responsabili o prossimi –dipende dalle circostanze- di alcune delle risposte che formulano quelli che hanno a che fare con noi o con il nostro ambito, “la gente”...E la risposta ci dice molto, ci informa, ci ubica e fa sì che ci accorgiamo di quello che desiderano, di quello di cui hanno bisogno e cercano quelli che vivono al nostro fianco. Ci aiuta a sintonizzare, a scoprire un punto d’incontro con l’altro per andare più avanti...
C’è un secondo interrogativo che viene diretto a noi: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). È una questione fondamentale che bussa alla porta, che chiede, mendicando a ciascuno di noi: una adesione od un rifiuto; una venerazione o un’indifferenza; camminare con Lui ed in Lui o che si concluda in un avvicinamento di semplice simpatia... È questa una questione delicata, è determinante perché ci riguarda. Che cosa dicono le nostre labbra ed i nostri atteggiamenti? Vogliamo essere fedeli verso Colui che è e da senso al nostro essere? C’è in noi una sincera disposizione a seguirlo nei cammini della vita? Siamo disposti ad accompagnarLo alla Gerusalemme della croce e della gloria?
«E’ un cammino di croce e risurrezione (...). La croce è la esaltazione di Cristo. Lo disse Lui stesso:`Quando sarò innalzato, attrarro tutti verso di me´. (...) La croce, dunque, è gloria e celebrazione di Cristo» (Sant’Andrea di Creta). Disposti a marciare verso Gerusalemme? Ma solo con Lui ed in Lui, vero?

mercoledì 26 settembre 2018

(Lc 9,7-9) Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?


VANGELO DI GIOVEDì 27 SETTEMBRE 2018
(Lc 9,7-9) Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito del Signore e aiutami ad afferrare il senso di quello che la tua parola ci indica, fa che sia per noi una fonte di luce e di vita. Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Quello che mi salta agli occhi è come Erode, ancora impressionato da quello che aveva fatto, facendo decapitare Giovanni Battista, si sente schiacciare dalla paura di aver ucciso un uomo inutilmente, perché gira la voce che possa essere resuscitato un profeta. Il peccato non paga, quello che sembrava un ultimo atto per Erode si rivela invece una grossa illusione di felicità. Schiavo del sesso, del potere, del peccato in tutte le sue forme, deve però fare i conti con la sua coscienza, ed anche se non ha fede, fosse solo per superstizione, ha paura di ritrovarsi faccia a faccia con il suo peccato. Quel cercava di vederlo, era sicuramente dettato dalla paura di trovarsi davanti un fantasma, non certo ad una apertura verso il voler conoscere Gesù, anche lui come il padre Erode il Grande, aveva paura di quello che si diceva di Gesù, forse gli era stata trasmessa proprio dal padre che non si era dato pace per non aver ucciso il piccolo Gesù. C’è chi cerca Gesù per conoscerlo ed accetta di farsi cambiare da Lui, ma la gente come Erode, non accetta di riconoscere le proprie colpe, e preferisce uccidere Gesù, negandosi così ogni possibilità di salvezza. Quanti Erodi oggi rifiutano il Cristo, lo negano, cercano di fare scomparire il Cristianesimo, e purtroppo anche tra i cristiani troviamo tanti Erodi; tra quei cristiani che non vogliono un Gesù che dice quello che non vogliono sentire, ma vogliono in Gesù che parli la loro lingua.
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Rev. P. Jorge R. BURGOS Rivera SBD (Cataño, Puerto Rico)
Oggi, il testo del Vangelo ci dice che Erode voleva vedere Gesù (cf.Lc 9,9). Questo desiderio di voler vedere Gesù sorge dalla curiosità. Si parlava molto di Gesù per i miracoli che realizzava lungo il suo cammino. Molte persone parlavano di Lui. L’atteggiamento di Gesù ricordava al popolo diverse figure di profeti: Elia, Giovanni il Battista, etc. Ma essendo solo una semplice curiosità, questo desiderio non ha importanza. Tanto è vero, che quando Erode Lo vede, non gli causa una grande impressione (cf. Lc 23,8-11). Il suo desiderio svanisce vedendolo faccia a faccia perché Gesù si rifiuta di rispondere alle sue domande. Questo silenzio di Gesù rivela Erode quale uomo corrotto e depravato. Tutti noi , come Erode, certamente abbiamo sentito, qualche volta, il desiderio di vedere Gesù. Ma non abbiamo più il Gesù, in carne ed ossa, come ai tempi di Erode, tuttavia abbiamo altre presenze di Gesù. Voglio risaltarne due. In primo luogo la tradizione della Chiesa ha fatto del giovedì di ogni settimana un giorno speciale per vedere Gesù nell’Eucaristia. Sono molti i luoghi dove viene esposto Gesù-Eucaristia. «L’adorazione eucaristica è una forma essenziale per trovarci con il Signore. Nel tabernacolo è presente il vero tesoro che è sempre ad aspettarci. Non si trova lì per Sé ma per noi» (Benedetto XVI). –Avvicinati affinché ti abbagli con la Sua presenza. Nel secondo caso, possiamo riferirci a un canto popolare che dice: «E’ con noi e non lo conosciamo». Gesù è presente in tanti fratelli nostri che sono stati marginati, che soffrono e non hanno nessuno che “voglia vederli”. Nella sua enciclica `Dio è Amore´il Papa Benedetto XVI dice: «L’amore verso il prossimo, fondato sull’amore verso Dio, è anzitutto un dovere per ogni fedele, ma lo è pure per la comunità ecclesiale!» Così, dunque Gesù ti sta aspettando, a braccia aperte ti riceve in entrambe situazioni. Avvicinati a Lui!

martedì 25 settembre 2018

(Lc 9,1-6) Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.


VANGELO DI MERCOLEDì 26 SETTEMBRE 2018

(Lc 9,1-6) Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
+ Dal Vangelo secondo Luca 


In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Parola del Signore
 

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, e donami la luce della sapienza per poter parlare di questo brano, fa che non porti nulla di mio ma solo quello che Tu vuoi comunicare.


Non serve essere dotti, capaci o santi per servire il Signore, con queste parole Luca ci ricorda che quello che viene chiesto ad un discepolo, non è prendere, ma lasciare. Il discorso forse è un po’ forte, ma anche se non preso alla lettera, il senso è molto chiaro. Non attaccatevi a nulla di terreno,perché non vi serve ed anche per distinguerci dagli altri. Al tempo di Gesù, c’erano diversi movimenti religiosi : esseni, farisei, zeloti. Anche loro cercavano un nuovo modo di convivere in comunità ed avevano i loro missionari. Ma costoro, quando andavano in missione, erano prevenuti. Portavano bastone e bisaccia per mettervi il proprio cibo. Non si fidavano del cibo che non sempre era “puro”. Al contrario degli altri missionari, i discepoli di Gesù riceveranno raccomandazioni diverse che ci aiutano a capire i punti fondamentali della missione di annunciare la Buona Notizia. Gesù li obbliga a confidare nell’ospitalità. Perché chi va senza niente, va perché confida nella gente e pensa che sarà ricevuto. Con questo atteggiamento loro criticano le leggi di esclusione, insegnate dalla religione ufficiale e mostrano, mediante una nuova pratica, che avevano altri criteri di comunità. Devono partecipare alla vita ed al lavoro della gente, e la gente li accoglierà nella sua comunità e condividerà con loro casa e cibo. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione. Spieghiamo ora la critica contro coloro che rifiutano il messaggio: scuotere la polvere dei piedi, come protesta contro di loro, perché non rifiutano solo qualcosa di nuovo, ma sembra che Gesù, invece, inviti a scuotere qualcosa che i discepoli proveranno dentro di loro al momento del rifiuto. Vuole che escano da quella casa in pace, senza rancore, senza disprezzo, senza rimpianto, perché loro saranno stati portatori di relazione, di incontro, di Parola di salvezza. Il rifiuto è una chiusura di possibilità, ma non dovrà mettere in discussione la loro fede, il loro aver camminato a lungo in nome di questa e la loro testimonianza. Scuoteranno, allora, la polvere della delusione da sotto le scarpe, scuoteranno la polvere dell’attaccamento e dell’ostinazione, della stanchezza per non essere riuscita a trasmettere il tesoro che portano dentro, per riprendere, poi, il cammino con speranza e per essere nuovamente pronti a creare ponti di relazione, nel nome di Gesù, Ponte di relazione tra il Padre e l’umanità. Perché Gesù non manda ognuno per conto proprio? Li manda a coppie, perché nessuno può fare verità da solo. L’andare è sempre dialogico, coniugato. Andranno in due perché per l’uno ci sarà, a fianco, sempre l’altro a ricordargli la strada, quando la smarrirà, a difenderlo dal pericolo, a ricordargli l’amore di Dio, quando non lo sentirà e a portarlo a discernimento sulla sua verità, quando sarà necessario. Il due della missione diventa, criterio, di verità. Non si fa Chiesa singolarmente." Là dove due o tre di voi saranno riuniti nel mio nome, io sarò con loro " dice il Signore .
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Rev. D. Jordi CASTELLET i Sala (Sant Hipòlit de Voltregà, Barcelona, Spagna)
Oggi, viviamo in un tempo in cui nuove malattie mentali raggiungono una diffusione insospettata, come non si era mai visto nel corso della storia. Il ritmo della vita moderna impone stress alle persone, una corsa per consumare e apparentare di più che il vicino, tutto condito con una forte dose di individualismo, che costruiscono un essere isolato dal resto dei mortali. Questa solitudine alla quale molti sono costretti per la convivenza sociale, per la pressione lavorale, da convenzioni schiavizzanti, fa sì che molti soccombano alla depressione, la nevrosi, la isteria, la schizofrenia o altri squilibri che marcano profondamente il futuro di quella persona. «Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie» (Luca 9:1). Mali, questi, che possiamo identificare nello stesso Vangelo come malattie mentali. L'incontro con Cristo, persona completa e realizzata, apporta un equilibrio e una pace che sono in grado di calmare le acque e di far rincontrare la persona con se stessa, portandogli chiarezza e luce nella sua vita, utile per istruire ed insegnare, educare i giovani e gli anziani, e dirigere le persone lungo la strada della vita, quella che mai deve appassire. Gli Apostoli «giravano di villaggio in villaggio annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni» (Lc 9:6). É questa anche la nostra missione: vivere e meditare il Vangelo, la parola stessa di Gesù, per farla penetrare al nostro interno. Così, poco a poco, potremo trovare la via da seguire e la libertà da eseguire. Come Giovanni Paolo II ha scritto, «La pace deve realizzarsi nella verità, (...) si deve fare nella libertà. Che sia lo stesso Gesù Cristo, che ci ha chiamato alla fede e alla felicità eterna, chi ci riempia di speranza e di amore, Egli ci ha dato una nuova vita e un futuro inesauribile.

lunedì 24 settembre 2018

(Lc 8,19-21) Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.


VANGELO DI MARTEDì 25 SETTEMBRE 2018
(Lc 8,19-21)
Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».


Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA


Vieni o Santo Spirito e assistimi sempre, perché tu sei il tesoro che il Signore ci ha donato per aprire lo scrigno della conoscenza e della parola. Fa che tutto sia chiaro ai nostri occhi, che la tua parola sia viva per noi e palpiti nei nostri cuori.


Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre.
Il Padre mio che è nei cieli… Padre mio e Padre nostro…. sono veramente significative le parole di Gesù .
Già ci aveva detto che chi ama la madre e i fratelli più di lui, non è degno di Lui.
Le frasi bibliche dimostrano invece, in maniera inequivocabile (per chi vuol capire!) che in base all’ eterna Parola di Dio i fratelli di Gesù Cristo si distinguono dall’ ammucchiata generale in cui le teorie del mondo, supportate e diffuse da satana, tendono a relegarli.
I fratelli di Gesù Cristo sono solo quelli che si comportano secondo gli insegnamenti di Cristo; non quindi tutti!
Lasciamo quindi ai teologi far teologia e fissiamo lo sguardo su questa cosa che è importante e che vale la nostra fede e il nostro credo.
Ancora una frase per ricordare le parole di Gesù:
Io ti rendo lode, o Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli».
Accontentiamoci di essere piccoli e di fidarci di Gesù, non accettiamo le insinuazioni e i dubbi che i “grandi studiosi” di cui non conosciamo la veridicità ci insinuano nella mente.
Sono gli stessi che ci vogliono far credere che siamo figli dell’evoluzione delle scimmie (ma non di tutte, perché le scimmie ancora esistono) o addirittura un esperimento genetico di extraterrestri che ci volevano come schiavi per estrarre l’oro dal nostro pianeta (ultima delle stupidaggini sentite in tv) o prodotti del big bang (teoria assolutamente non provata).
Poi ci sono coloro che, credono, seguendo la parola di Dio, di avere la verità in mano, ed usano queste parole, per contestare la Madre di Dio, ed io sento un profondo dolore quando questo accade, perché non si rendono conto che il protestantesimo è nato dalla superbia di alcuni uomini, per esempio, come Enrico 8° che voleva il divorzio o Lutero che voleva imporre la sua teoria sulla salvezza. Tra i due nasce una lotta che porta prima alla divisione tra di loro e poi alla divisione dalla Chiesa Cattolica, e quello che divide, a mio avviso, non porta a niente di buono e non può venire da Dio. Tutti dicono qualcosa in proposito, ma io credo che satana non sa più che inventare contro la Madonna, la cui purezza e il cui amore lo mettono fortemente in difficoltà.
Va de retro satana con tutte le tue bugie contro la Santa Vergine Maria.
Quante buone persone, bravi Cristiani, offendono la Madre di Gesù e Madre nostra, alla quale siamo stati affidati da Gesù stesso; ma io credo che nel nostro abbraccio, noi dobbiamo mettere tutti i nostri fratelli, e affidarli a Maria e a Gesù, qualunque sia il loro Credo o il loro NON credo.
Ascoltiamo e mettiamo in pratica solo la parola di Gesù: CHIUNQUE FA LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE è NEI CIELI, EGLI E’ PER ME FRATELLO SORELLA E MADRE …e parteciperemo alla nostra parte di eredità di figli di Dio.
Amen.
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Rev. D. Xavier JAUSET i Clivillé
(Lleida, Spagna)
Oggi, leggiamo uno splendido brano del Vangelo. Gesù non offende per nulla sua madre, visto che Lei è la prima ad ascoltare la Parola di Dio e da Lei nasce Colui che è la Parola. Allo stesso tempo è colei che ha compiuto perfettamente la volontà di Dio « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), risponde all’angelo nell’Annunciazione.
Gesù ci dice quello di cui abbiamo bisogno per essere, anche noi, suoi parenti: «coloro che ascoltano... » (Lc 8,21) e per ascoltare è necessario che ci avviciniamo come i suoi familiari, che arrivarono dove stava; però non poterono avvicinarsi a Lui a causa della folla. I familiari si sforzano per avvicinarsi, converrebbe chiederci se lottiamo e cerchiamo di vincere gli ostacoli che incontriamo nel momento di avvicinarci alla Parola di Dio. Dedico quotidianamente qualche minuto per leggere, ascoltare e meditare le Sacre Scritture? San Tommaso D’Aquino ci ricorda che «è necessario che meditiamo continuamente la Parola di Dio (...); questa meditazione aiuta poderosamente nella lotta contro il peccato».
Ed, infine, adempiere con la Parola. Non basta ascoltare la Parola; è necessario compierla se vogliamo essere membri della famiglia di Dio. Dobbiamo mettere in pratica quello che ci dice! Per questo sarebbe opportuno che ci chiedessimo se solamente ubbidiamo quando quello che ci chiedono ci piace ed è relativamente facile o, al contrario, quando bisogna rinunciare al proprio benessere, alla propria fama, ai beni materiali o al tempo disponibile per il riposo..., mettiamo la Parola tra parentesi, in attesa di tempi migliori. Imploriamo la Vergine Maria di poter ascoltare come Lei e compiere la Parola di Dio per così percorrere il cammino che conduce alla felicità perenne.

domenica 23 settembre 2018

(Lc 8,16-18) La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.


VANGELO DI LUNEDì 24 SETTEMBRE 2018
(Lc 8,16-18)
La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ad illuminare la casa del mio cuore.
Oggi sono veramente tante le cose che mi vengono alla mente, ma credo che mi fermerò a formulare un pensiero che mi sembra più importante.
Pensiamo alla nostra coscienza, che per amore di Dio, funziona anche quando cerchiamo di zittirla.
Facciamo e diciamo, tutto quello che ci passa per la testa; spesso ci pentiamo subito di quello che diciamo,ma come se non fossimo capaci di fermarci, finiamo prima di dire quello di cui poi ci pentiremo, consapevoli di sbagliare.
Con i fatti poi... ancora peggio, per assurdo troviamo tutte le giustificazioni possibili e quando possiamo diamo la colpa agli altri ,chiamando le nostre azioni “ reazioni”.
Quando invece facciamo il bene, pur sapendo che spesso non avremo l’approvazione dei furbi, degli scaltri, di quelli che sanno divincolarsi tra i meandri dell’ingiustizia sociale; sappiamo in piena coscienza di aver bene operato.
Le buone azioni non hanno bisogno di giustificazioni, e non importa se non vengono riconosciute dagli uomini o criticate, quante volte mi sono sentita dire - chi te lo fa fare! -
Ci vuole più coraggio ad agire bene che a fare come tutti fanno, agire nei propri interessi; ma la fede non è un’ideologia, non si segue una dottrina, ma un uomo:Gesù Cristo...e anche se spesso prendiamo cantonate pazzesche, quando sappiamo di aver agito bene, ci sentiamo bene, e non dobbiamo inventare, giustificare i nostri comportamenti per nascondere le nostre cattive intenzioni.
Un giorno mi hanno chiesto quale è la cosa più difficile ed ho risposto: CHIEDERE SCUSA!
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Rev. D. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)
Oggi, questo Vangelo così breve, è ricco di tematiche che attirano la nostra attenzione. In primo luogo, “dare luce”: tutto è evidente d’innanzi agli occhi di Dio! Secondo grande tema: le Grazie sono concatenate, la fedeltà a una, attrae le altre: «gratiam pro gratia» (Gv 1,16). Infine , è un linguaggio umano per cose divine e permanenti.
Luce per coloro che entrano nella Chiesa! Da secoli le madri cristiane hanno insegnato nell’intimità, ai loro figli con parole espressive, però soprattutto con la “luce” del loro buon esempio. Hanno insegnato anche con la tipica saggezza popolare e evangelica, raccolta in molti proverbi, pieni di sapienza e di fede allo stesso tempo. Uno di questi è: “illuminare ma non diffuminare”. San Matteo ci dice: «(...) perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,15-16).
Il nostro esame di coscienza alla fine della giornata è paragonabile al negoziante che controlla l’incasso per vedere il frutto del suo lavoro. Non inizia chiedendosi: -Quanto ho perso?- Al contrario: -Cosa ho guadagnato? E subito dopo –Como potrò guadagnare di più domani, cosa posso fare per migliorare? Il ripasso della nostra giornata finisce con un ringraziamento e, per contrasto, con un amorevole atto di dolore. –Mi spiace non aver amato di più e spero, con ardore, iniziare domani il nuovo giorno per gradire di più a Nostro Signore, che sempre mi vede, mi accompagna e mi ama tanto. –Desidero procurare più luce e diminuire il fumo del fuoco del mio amore.
Durante le serate familiari, i genitori e i nonni hanno forgiato –e forgiano- la personalità e la pietà dei ragazzi di oggi e uomini del domani. Vale la pena! È urgente! Maria Stella mattutina, Vergine dell’alba che precede la Luce del Sole-Gesù, ci guida e da la mano. «Oh Vergine gioiosa! È impossibile che si perda colui nel quale tu hai posto il tuo sguardo» (Sant’ Anselmo).

sabato 22 settembre 2018

(Mc 9,30-37) Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.



VANGELO DI DOMENICA 23 SETTEMBRE 2018
(Mc 9,30-37)
Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo, di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per poter vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.

Noi siamo uomini e rimaniamo uomini, con i nostri difetti e i nostri miseri pregi; noi non capiamo mai neanche quando la fede è forte, neanche quando abbiamo Gesù vicino al cuore, che il nostro ruolo non è apparire, ma servire.
Di chi è la colpa, oggi non ha importanza, satana trova sempre l' esca giusta alla quale farci abboccare, sa com'è l' uomo, conosce il nostro intimo, perché nutre tutte le nostre cattive inclinazioni.
Non possiamo vivere il cristianesimo come un romanzo e dobbiamo imparare a lottare con il male che è dentro di noi, per poter fare il bene, e con questo bene, dobbiamo contaminare il mondo.
"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti"
Questa frase spesso e volentieri riempie le nostre chiese, MA NON IL NOSTRO CUORE!
Troppo presi a dimostrare il nostro valore terreno, sperando di aumentare con questo il nostro valore spirituale, perdiamo completamente di vista chi è Dio, cosa è venuto a dimostrarci nella persona di Gesù, ed anche,e questa è la cosa peggiore, le sue parole!
Gesù ha dimostrato la sua grandezza, facendosi piccolo come un bambino, nascendo povero in una capanna, rispettando gli ultimi ed accogliendoli accanto a se, lavando i piedi ai suoi discepoli per insegnarci l'umiltà.
La cosa più bella, che dovrebbe commuoverci fino alle lacrime, è che tutto questo l'ha fatto perché ci ama, non perché lo meritiamo; perché l'amore è gratuito e va riversato gratuitamente sui nostri fratelli... non perché lo meritino, ma perché ogni cosa buona che faremo ai nostri fratelli, l'avremo fatta a Gesù!
Se quello che vogliamo è veramente fare il volere di Dio, non fa niente se dovremo servire ed essere anche trattati male, offesi e incompresi, non è forse stato così per Gesù?
L’ importante è fare il volere del Padre, e questa deve essere la nostra preghiera: Padre se puoi allontana da me il calice dell’ umiliazione e allora anche se mi resta difficile anche solo pensarlo, ti prego Signore, perdona chi mi disprezza e mi umilia, perché ma non la mia volontà, ma la Tua sia fatta.
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Rev. D. Pedro-José YNARAJA i Díaz
(El Montanyà, Barcelona, Spagna)
Oggi, i l Vangelo ci racconta che Gesù camminava con i Suoi discepoli, attraversando dei villaggi in una grande pianura. Per conoscersi, non c’è niente di meglio che camminare e viaggiare in compagnia. Sorge allora facilmente la confidenza; e la confidenza è fiducia; e la fiducia è trasmettere amore. L’amore abbaglia e stupisce scoprendo il mistero che si alloggia nella parte più intima del cuore umano. Con emozione, il Maestro parla ai Suoi discepoli del mistero che logora il Suo animo. Alcune volte è illusione; altre volte, al pensarlo, vien preso dalla paura; il più delle volte sa che non Lo capiranno. Essi, però, sono i Suoi amici; tutto quello che ha avuto dal Padre, deve comunicarlo a loro, e, fino ad ora, così è venuto facendolo. Non Lo capiscono, è vero, ma sintonizzano con l’emozione con cui parla a loro, che è stima, prova di ciò è che essi sanno di poter contare su di Lui, sebbene sappiano di essere ben poca cosa, per riuscire a trasformare i Suoi progetti con successo. Sarà consegnato, l’uccideranno, ma risusciterà dopo tre giorni (cf. Mc 9,31).
Morte e resurrezione. Per alcuni saranno concetti enigmatici, per altri assiomi inaccettabili. Egli è venuto a rivelarlo, proclamando ad alta voce che è venuta la fortuna gioiosa al genere umano, anche se perché sia così spetterà a Lui, l'amico, il fratello maggiore, il Figlio del Padre, sopportare sofferenze crudeli. Ma, oh triste paradosso: mentre vive questa tragedia interiore, loro discutono su chi salirà sul podio più alto dei campioni, alla fine della corsa verso il suo Regno. Operiamo noi in modo diverso? Chi è privo di ambizione, scagli la prima pietra.
Gesù proclama nuovi valori. L’importante non è trionfare, ma servire; lo dimostrerà il giorno culminante del Suo lavoro Evangelizzatore, lavando loro i piedi. La grandezza non non è nell’erudizione del savio, ma nella ingenuità del bambino. «Anche se sapessi a memoria tutta la Bibbia e le massime di tutti i filosofi, a che ti servirà tutto questo senza carità e grazia di Dio?» (Tommaso Kempis). Salutando il savio, soddisfiamo la nostra vanità, abbracciando invece al piccolino stringiamo Dio e da Lui verremo contagiati divinizzandoci.

venerdì 21 settembre 2018

(Lc 8,4-15) Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.


VANGELO DI SABATO 22 SETTEMBRE 2018
(Lc 8,4-15) Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE PREGHIERA
O Dio, che hai creato e governi l’ universo, fà che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, infondi nei nostri cuori e nelle nostre menti il tuo Santo Spirito, perché possiamo dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha promesso che non ci avrebbe lasciato orfani, ma che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di noi. Amen.
Per parlare, spiegare, servono parole; ma oggi voglio utilizzare le parole per eccellenza, ossia la parola di Dio! La parola parabola, significa mettere vicino, ossia mettere una cosa a fianco dell’altra per far comprendere, per illustrare meglio. Per questo Gesù usava delle parabole, per far comprendere meglio il significato di quello che voleva dire, ma quello che mi piace considerare oggi con voi, è questa frase: “ ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.” Chiaramente per i suoi discepoli c’è un qualcosa di più che è dono dello Spirito Santo, attraverso il quale anche cose incomprensibili agli uomini sono svelate, ma perché questa corsia preferenziale? Onestamente non credo che a nessuno sia dato di comprendere se non per grazia di Dio, quindi lasciamo che sia Lui a svelare ad ognuno quello che vuole svelare, ma questo vedendo non vedano e sentendo non sentano, è veramente ambiguo, come possiamo interpretarlo? Mi viene in mente un versetto del vangelo di Giovanni (12:40): “ egli ha accecato i loro occhi e indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi, non intendano col cuore, non si convertano e io non li guarisca ”, in cui riporta le parole del profeta Isaia, e aggiunge: ” 41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. 42 Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga; 43 amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.” In Romani 11:18-23 leggiamo:” 18 non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.19 Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! 20 Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi! 21 Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te! 22 Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso. 23 Quanto a loro, se non persevereranno nell' infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo!” Per quello che io leggo, penso che poiché l’uomo è così stolto da pensare che tutto dipenda da lui e dalla sua intelligenza, è bene che venga tenuto a testa bassa per non montare in superbia. Molti credono di essere migliori e di meritare di più per la loro sagacia e perspicacia, ma non è così che giudica il Signore, anche perché se uno è intelligente è SOLO una grazia di Dio, ma quello che dà la luce dello Spirito Santo di Dio è la fedeltà e la costanza con la quale aderiamo al suo progetto. Infatti leggiamo:” Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. Ieri come oggi i puri di cuori riescono a capire il mistero pieno di significato di queste parabole che diventano per loro pane quotidiano e luce per i loro occhi; ma quelli che si chiudono all' azione di Dio queste parabole non dicono nulla e non riescono a penetrarne il senso, anche se molto colti,si fermano in superficie.
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Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés (Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla di un seminatore che «uscì a seminare il suo seme» (Lc 8,5) e quel seme era precisamente la «Parola di Dio». Però «i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono» (Lc 8,7). Esiste una grande varietà di rovi. «Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione» (Lc 8,14). -Signore, per caso sono io, forse, il colpevole di avere preoccupazioni? – Vorrei non averne, però mi arrivano da tutte le parti! Non capisco perché devono privarmi della tua Parola, visto che non sono in peccato, non ho vizi ne difetti. -Perché dimentichi che io sono tuo Padre e ti lasci soggiogare per un domani che non sai se arriverà! «Se vivessimo con più fiducia nella divina Provvidenza, sicuri –con una solida fede!- di questa protezione quotidiana che non ci abbandona mai, quante preoccupazioni e inquietudini potremmo risparmiarci! Sparirebbero un mucchio di chimere che, detto da Gesù, sono proprie di uomini pagani, di gente mondana (cf. Lc 12,30), di persone che sono carenti del senso del soprannaturale (...). Io vorrei imprimere a fuoco nelle vostre menti –ci dice san Josemaria- che abbiamo tutti i motivi per essere ottimisti su questa terra, con l’anima distaccata del tutto da tante cose che sembrano imprescindibili, visto che vostro Padre sa perfettamente ciò di cui avete bisogno! (cf. Lc 12,30), e Lui provvederà». Disse Davide «Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno» (Sal 55,23). Così lo fece san Giuseppe quando il signore lo provò: rifletté, consultò, pregò, prese una decisione e lasciò tutto in mano di Dio. Quando venne l’Angelo –commenta Mons. Ballarin- non osò svegliarlo e gli parlò nel sonno. Infine, «Io non debbo avere altre preoccupazioni che la tua Gloria..., in una parola, il tuo Amore» (San Josemaría).

giovedì 20 settembre 2018

(Mt 9,9-13) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.


VANGELO DI VENERDì 21 SETTEMBRE 2018
(Mt 9,9-13) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nella mia mente annebbiata e donami la forza di capire e di vivere perfettamente la tua parola, perché essa è luce per la mia vita.
-MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICI- Quello che Gesù fa e dice, non è mai senza senso, anche se per alcuni tratti sembra incomprensibile. Gli uomini che sceglie, ai quali dice” seguimi, ”sono veramente i più diversi tra loro che poteva trovare. Quando sceglie Matteo, lo fa mentre era occupato ad incassare le tasse per i romani, un uomo che era abituato a far quadrare i conti, ad esigere quello che gli veniva chiesto di esigere, un uomo che in fondo rendeva agli altri l’obbligazione che a lui stesso era fatta, perché dalla sua capacità ad esigere i pagamenti, dipendeva il suo lavoro e quindi la sua vita e quella della sua famiglia. Non gli doveva interessare molto, delle difficoltà che potevano avere i debitori, come un banchiere dei giorni nostri, uno strozzino, valutava tutto con aridità, senza un minimo di comprensione, anche se non era lui ad intascare le somme dovute, ma con una complicità aberrante con gli aguzzini dei poveri. Eppure davanti a Gesù rimane colpito, non ci pensa un attimo a seguirlo, forse attirato dalla dolcezza che c’è nei suoi occhi, lui certo non era guardato da nessuno con quella dolcezza, ne dai suoi padroni, né tanto meno dalle persone che opprimeva, ma forse è attirato anche dall’ idea di cambiare vita. Essere odiati, essere obbligati alla durezza di cuore con inflessibilità, non doveva piacergli poi molto in fondo, a chi piacerebbe far soffrire se non a chi ha un animo crudele e gode dell’infelicità altrui. Racconta Matteo di una cena alla quale Gesù partecipò, in cui c’erano alcuni pubblicani, suoi colleghi e dei peccatori, e i farisei guardavano con il loro solito fare sospetto, mormorando contro Gesù, perché si accompagnava con questa gente, e per loro, che avevano una mentalità molto rigida, certo non era facile comprendere, quel Gesù che era sempre più vicino ai peccatori, a quelli che loro ritenevano gli impuri della società e che invece quando si rivolgeva a loro, che si ritenevano giusti, li chiamava sepolcri imbiancati…ed anche adesso Gesù li gela, riportando una frase del profeta Osea presa dall’antico testamento e gli dice: per fargli capire che pur conoscendo bene la legge di Dio, non sapevano interpretarla. Dio non voleva sacrifici, ma misericordia e nella loro ottusità non volevano capirlo, e tanto meno essere messi allo stesso livello per il Signore di pubblicani, peccatori e reietti della società. Ancora oggi molti Cristiani, che rispettano secondo loro le regole, ritengono di dover essere considerati degni agli occhi di Dio, molto di più di tanti peccatori, e forse sarebbe bene che ascoltassero questa parola, ma sul serio, fino a farla entrare nel più profondo del loro cuore. Le parole del Papa di questi giorni, possono non piacere ad alcuni,pronti a definire questo Papa con nomignoli o a etichettarlo, ma non è poi così diverso quello che lui oggi dice,rispetto a quello che disse Gesù. La Maddalena non fu condannata,ma perdonata, per questo poté cambiare vita. Le donne che seguivano Gesù furono liberate dal peccato, ma anche dal pregiudizio degli uomini. Quando l'uomo imparerà a provare misericordia per gli altri, allora la misericordia di Dio si aprirà su di Lui e verrà accolto e saprà accogliere; verrà perdonato e saprà perdonare. _________________________________________ 


Comentario: Rev. D. Pere CAMPANYÀ i Ribó (Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci parla di una vocazione, quella del pubblicano Matteo. Gesù stà preparando il piccolo gruppo di discepoli che dovranno continuare la Sua opera di salvazione. Lui sceglie chi vuole: saranno pescatori o procedenti da una modesta professione. Chiama, a che lo segua, finanche un esattore delle imposte, professione disprezzata dai giudei –che si consideravano osservanti perfetti della legge-, perchè la consideravano quasi fosse una vita peccatrice, perchè riscuotevano imposte da parte del governatore romano, al quale non volevano assoggettarsi. E’ sufficiente l’invito di Gesù: «Seguimi» (Mt 9,9). Per una parola del Maestro, Matteo lascia la sua professione e, contentissimo, L’invita a casa sua per celebrarvi un banchetto di riconoscenza. Era normale che Matteo avesse un gruppo di buoni amici della sua stessa professione, affinché l’accompagnassero a partecipare di quel convito. Secondo i farisei, tutta quella gente era peccatrice, riconosciuta pubblicamente come tale. I farisei non possono star zitti e commentano con alcuni discepoli di Gesù: «Come mai il vostro maestro mangia assieme ai pubblicani e ai peccatori?» (Mt 9,10). La risposta di Gesù arriva immediatamente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12). Il paragone è perfetto: «Non sono venuto (...) a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13). Le parole di questo Vangelo sono di grande attualità. Gesù continua ad invitarci a seguirLo, ognuno secondo il suo stato e professione. Seguire Gesù, però, esige lasciare passioni disordinate, cattiva condotta familiare, perdere tempo, per potersi dedicare alla preghiera, al banchetto eucaristico, alla pastorale missionaria. In realtà «un cristiano non è padrone di sè stesso, ma deve dedicarsi al servizio di Dio» (Sant’Ignazio d’Antiochia). Certamente il Signore mi chiede un cambio di vita e, così, mi domando: a quale gruppo appartengo? A quello delle persone che tendono alla perfezione o a quello delle persone che si riconoscono sinceramente smarrite nel buio? Non è forse vero che posso migliorare? Coraggio, allora, e fiducia nel Signore!

mercoledì 19 settembre 2018

(Lc 7,36-50) Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.


VANGELO DI GIOVEDì 20 SETTEMBRE 2018
(Lc 7,36-50) Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE 
 PREGHIERA 
 O Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia, donaci un cuore penitente e fedele che sappia corrispondere al tuo amore di Padre, perché diffondiamo lungo le strade del mondo il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

 Una donna entra nella stanza. Tutti la guardano e la giudicano, solo Gesù non la sta giudicando, perché lui non vede la peccatrice, ma la donna che ha molto amato, che ama… Gesù va dritto al cuore, vede questa donna che piange e che si getta ai suoi piedi, non sa neanche chiedere perdono, sta lì muta e piangente, con i suoi profumi, che esalano, come la sua anima è lì, che esala al Signore la sua preghiera. Gesù mette ancora una volta al centro l’ amore, quando uno ama è più importante di tutto, e ogni cosa può essere perdonata in nome dell’ amore. In questo periodo, ma credo che da sempre sia così, si cerca di mettere i puntini sulle i anche alla misericordia di Dio; molti affermano che la fede non è sentimentalismo e vorrebbero con questo continuare a tenere il peccatore lontano dal perdono di Dio. È chiaro che il perdono si concede a chi lo chiede, mi sembra talmente ovvio ! È chiaro che alle parole devono seguire i fatti, per quanto difficoltoso sia!La parabola dei due debitori a cui veniva condonato il debito, serve a Gesù per spiegare che non fa differenza se il debito è poco o tanto per il creditore, ma è la risposta che è diversa, a chi è condonato di più, sarà più riconoscente. Quanto dobbiamo essere riconoscenti noi che siamo peccatori a Gesù che ci ha perdonato prima ancora che gli chiedessimo perdono. Quanto vorrei mio Signore lavare i tuoi piedi insanguinati dai miei peccati con le lacrime del mio pentimento… ma forse non sono capace neanche di questo amore mio, non sono neanche cosciente di quanto ho peccato e, di quanto continuo a peccare. Perdonami, tu che sai leggere il mio cuore, fa che a te esali il mio pentimento come profumo, sopra alle brutture del mio cuore.
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Rev. D. Ferran JARABO i Carbonell (Agullana, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita a stare attenti al perdono che il Signore ci offre: «I tuoi peccati ti sono perdonati» (Lc 7,48). E’ necesario che i cristiani ricordino due cose: che bisogna perdonare senza giudicare la persona e che si deve amare molto perché si è stato perdonato gratuitamente da Dio. C’è una specie di doppia azione: il perdono ricevuto e il perdono che dobbiamo concedere impregnato d’amore. «Quando qualcuno vi offende, non scaricate la colpa sull’offensore, ma, tutt’al più, sul demonio che lo spinge ad offendere, e scaricate allora sul demonio la vostra ira; abbiate, invece, compassione dell’infelice che agisce sotto l’influenza del diavolo» (san Giovanni Crisostomo). Non si deve giudicare la persona, ma condannare l’atto riprovevole. La persona è oggetto continuo dell’amore del Signore, le azioni, invece, sono ciò che ci allontanano da Dio. Noi, dunque, dobbiamo essere sempre disposti a perdonare, ad accogliere e amare la persona, ma decisi ad allontanare quegli atti contrari all’amore di Dio. «Chi pecca lesiona l’onore di Dio e il suo amore, la sua stessa dignità di uomo chiamato a essere figlio di Dio e il bene spirituale della Chiesa, della quale ogni cristiano deve essere pietra viva» (Catechismo della Chiesa, n. 1487). Per mezzo del sacramento della Penitenza la persona ha la possibilità e l’opportunità di rifare la sua relazione verso Dio e verso tutta la Chiesa. La risposta al perdono ricevuto non può essere altra che l’amore. Il ricupero della grazia e la riconciliazione deve condurci ad amare con un amore divinizzato. Siamo chiamati ad amare come Dio ama. Domandiamoci, specialmente oggi, se ci rendiamo conto della grandezza del perdono di Dio, se siamo tra quelli che amano le persone e lottano contro il peccato e, infine, se ci accostiamo fiduciosamente al Sacramento della Riconciliazione. Tutto ci è possibile con l’aiuto di Dio. Che la nostra umile preghiera ci aiuti.

martedì 18 settembre 2018

( Lc. 7,31-35 )Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.


VANGELO DI MERCOLEDì 19 SETTEMBRE 2018
(Lc 7,31-35)
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e conduci la nostra intelligenza, vivificata dal tuo Spirito, sui sentieri dove tu ti riveli nella tenebra luminosa del silenzio. Dà a noi occhi limpidi per contemplarti, e un umile cuore per lasciarci contemplare da te.
Un detto proverbiale dice: -L’erba del vicino è sempre più verde.- ed a questo aggiungo la consapevolezza che qualunque cosa si faccia, è impossibile salvare chi non lo vuole.
Si sa che i proverbi non sbagliano mai; non siamo mai contenti di quello che succede intorno a noi. Vennero i profeti, prima di Gesù che parlavano nel nome di Dio, ma non li ascoltarono; venne Giovanni e lo presero per pazzo, e nel dubbio gli tagliarono la testa; venne Gesù e lo crocifissero; ancora oggi viene dal cielo Maria e la gente va a vedere il miracolo, attirata dalla straordinarietà della cosa, ma la percentuale delle persone che si rende veramente conto di quanto amore c’è in tutto questo, che non si limita ad ascoltare i messaggi, ma cerca di fare di tutto per viverli, è ben misera.
Siamo duri di cuore e la storia non ci insegna nulla, eppure ci viene chiesta la santità, ed io credo che veramente, se solo riuscissimo a vivere almeno al 50% la grazia del Signore, se sapessimo apprendere dalle parole del vangelo e dai messaggi di Maria la voglia del Signore di inondarci di grazie, forse capiremmo cosa vuol dire “essere davanti al Signore”, ”vivere nel regno di Dio”.
La difficoltà di essere umili, di rinunciare a quello spicchio di mondo frivolo per vivere in preghiera, di annullare i propri desideri per ascoltare quelli del Signore, io vorrei veramente riuscire a capire che cosa mi sto perdendo! Cerco di ascoltare, di afferrare, mi sembro un aspirapolvere a volte che cerca di raccattare le briciole di questo amore e che non riesce a stringerle tra le mani se non per qualche secondo.Gesù ci dice che siamo come i bambini che giocano nelle piazze, imitando quello che fanno i grandi, urlando tra di loro tanto per passare il tempo, senza effettivamente rendersi conto di ciò che fanno, perchè hanno una loro vita da esprimere, ed invece esprimono quella degli adulti.
Facciamo di questa vita la nostra grande occasione, facciamoci aiutare dalla Madre perfetta, dalla migliore collaboratrice di Dio ad essere come Lei, perché solo attraverso Lei potremo sperare di far nascere in noi Gesù, solo attraverso il grembo immacolato che è stato prescelto da Dio come sua prima dimora .
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Rev. D. Xavier SERRA i Permanyer
(Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù constata la durezza di cuore della gente del Suo tempo, almeno dei farisei che si sentivano così sicuri di sè stessi che non c’era chi potesse convertirli. Non si immutano né davanti a Giovanni Battista, «Non mangiava pane né beveva vino» (Lc 7,33), e lo accusavano di essere posseduto da un demonio; né si immutano davanti al Figlio dell’uomo che «mangia e beve», e Lo accusano di “mangione” e “ubriacone” e di essere, inoltre, amico di «pubblicani e di peccatori» (Lc 7,34). Dietro queste accuse occultano il loro orgoglio e la loro superbia: nessuno deve pretendere di voler dar loro lezioni; non accettano Dio ma si attribuiscono arbitrariamente il posto di Dio,ma di un Dio che non li smuova dalle loro comodità, privilegi e interessi.
Anche noi corriamo questo pericolo. Quante volte critichiamo tutto: se la Chiesa dice questo…, perché dice quello…, si dice tutto il contrario…, e la stessa cosa facciamo con Dio e con gli altri. In fondo, in fondo, forse incoscientemente, vogliamo giustificare la nostra pigrizia e l’assenza del desiderio di un’autentica conversione o giustificare la nostra comodità e la nostra mancanza di docilità. Dice san Bernardo: «Che cosa c’è di più logico che non voler vedere le proprie piaghe specialmente se uno le cela per non vederle? Da questo si deduce che, ulteriormente anche se le scopre un altro, quegli ostinatamente dirà che non sono piaghe e lascerà che il suo cuore si abbandoni a parole false.
Dobbiamo permettere che la Parola di Dio arrivi al nostro cuore e ci converta: dobbiamo permettere che ci cambi, che ci trasformi con il Suo potere. Per questo, però, dobbiamo chiedere il dono dell’umiltà. Solo l’umile può accettare Dio, per cui, dobbiamo lasciare che si avvicini a noi, che, come “pubblicani” e “peccatori”, abbiamo bisogno che ci guarisca. Guai a chi crede di non aver bisogno del medico! La cosa peggiore per un ammalato è credere di star bene, perché allora il male si aggraverà e non vi porrà mai rimedio. Tutti siamo ammalati di morte, e solo Cristo può salvarci, ne siamo consapevoli o no. Ringraziamo il Signore, accogliendolo, com’è, quale nostro Salvatore!

lunedì 17 settembre 2018

( LC. 7, 11-17 ) RAGAZZO DICO A TE, ALZATI!


VANGELO DI MARTEDì 18 SETTEMBRE 2018
(Lc 7,11-17) Ragazzo, dico a te, àlzati!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Ti prego, o Santo Spirito, di essermi amico, compagno fedele, nonostante le mie infedeltà. Perfezionami, perché sono piena di mancanze, non guardare le mie colpe, ma la mia voglia di appartenerti veramente e per sempre. Fa che questo mio sogno, diventi realtà.
Mentre continua il peregrinare di Gesù, seguito dai discepoli, ecco che alle porte della citta di Nain, incontrano un funerale. C’era una madre che piangeva il figliolo morto, ed era un dolore che schiacciava la donna, che non aveva più altro motivo apparentemente per vivere, perché oltre al suo unico figlio, aveva perso già anche il marito. Gesù passava di lì e si commosse davanti a tanto dolore! Vediamo ancora una volta, come successe con Lazzaro, che davanti alla morte e al dolore Gesù si commuove, che la fede deve superare il dolore attraverso la speranza della resurrezione. Questo ragazzo può simboleggiare ognuno di noi, o dei nostri figli, morto alla vita eterna a causa del peccato. Gesù va oltre la morte, perché il suo amore e la sua misericordia, lo legano alla nostra salvezza come un bene inscindibile, neanche la nostra adesione al peccato, ferma il suo perdono. Questo brano mi porta, da mamma, a pensare a quanti nostri figli, si perdono per le strade del mondo, dietro a quelle luci che li attirano, dietro a quella che si spaccia per libertà, ma che è spesso una trappola mortale. Quanti genitori perdono la speranza di vedere i loro figli tornare verso la retta via? Quanti genitori potrebbero con la loro preghiera attirare sui figli la mano salvifica del Signore, ma non lo fanno, perché anche loro sono lontani dal Signore, oppure la loro fede è inconsapevole, tiepida, o addirittura inerte. In questo li vedo che accompagnano i loro figli ormai morti alla grazia, e neanche si rendono conto della misericordia di Gesù. Abbiamo visto la supplica del centurione pagano, ricordiamo quella della figlia del capo della sinagoga e quella delle sorelle di Lazzaro… di questa vedova non leggiamo la supplica, ma vediamo le lacrime di dolore, che commossero Gesù. Credo che non servano parole per spiegare che la salvezza è una grazia che Gesù brama di concedere, perché la nostra vita è la sua gioia. La madre gioisce per il ritorno in vita del figlio, come la Madonna, Madre della Chiesa, esulta per la conversione dei peccatori, figli strappati alla morte. Non limitiamoci ad andare nei Santuari a fare i turisti, ma riportiamo con noi, impressi nel nostro cuore, i messaggi della Madonna. Preghiera e digiuno per la salvezza dei peccatori, senza dimenticare MAI, che noi siamo tra questi, e che dobbiamo amare il nostro prossimo come Dio ci ama. Santa Maria , Madre di Dio e Madre nostra,prega per NOI PECCATORI.
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Rev. D. Joan SERRA i Fontanet (Barcelona, Spagna)

Oggi, due comitive si trovano. Una comitiva che accompagna la morte e l’altra che accompagna la vita. Una povera vedova, seguita dalla famiglia e dagli amici, portava suo figlio al cimitero e all’improvviso, vede la folla che andava con Gesù. Le due comitive si incrociano e si fermano, e Gesù dice alla madre che andava a seppellire suo figlio: « Non piangere!» (Lc 7,13). Tutti rimangono a guardare Gesù, che non resta indifferente al dolore e alla sofferenza di quella povera madre, ma, al contrario, sente compassione e ridà la vita a suo figlio. È che trovare Gesù è trovare la vita, poiché Gesù disse di se stesso: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25). San Braulio di Zaragoza scrive: «La speranza della risurrezione deve confortarci, perché ritorneremo a vedere nel cielo quelli che abbiamo perso qui». Con la lettura del brano del Vangelo che ci parla della risurrezione del giovane di Nain, si potrebbe rimarcare la divinità di Gesù e insistere nella stessa, dicendo che soltanto Dio può ritornare un giovane alla vita; ma oggi preferirei porre in rilievo la sua umanità, per non vedere Gesù come un essere distante, come un personaggio molto diverso da noi, o come qualcuno così importante da non suscitare la fiducia che può ispirarci un buon amico. I cristiani dobbiamo sapere imitare Gesù. Dobbiamo chiedere a Dio la grazia di essere Cristo per gli altri. ¡Magari se ognuno che ci veda, potesse contemplare un’immagine di Gesù nella terra! Quelli che vedevano San Francesco di Assisi, per esempio, vedevano l’immagine viva di Gesù. Santi sono quelli che portano Gesù nelle proprie parole e opere e imitano il suo modo di attuare e la sua bontà. La nostra società ha bisogno di santi e tu puoi essere uno di loro nel tuo ambiente.

domenica 16 settembre 2018

( LC. 7,1-10 ) Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.


VANGELO DI LUNEDì 17 SETTEMBRE 2018

(Lc 7,1-10) Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE 

PREGHIERA 
Vieni o Spirito di Dio e donaci la luce per capire quello che Tu vuoi che io noi capiamo. A te ci affidiamo con fede, come il centurione si affidò a Gesù. Il centurione era un comandante dell'esercito romano, quindi un pagano, sente parlare di Gesù, che sembra veramente un ebreo diverso dagli altri, uno che non solo compie dei miracoli, delle guarigioni, ma che non disdegna di fermarsi per parlare ed accontentare anche gli ultimi e i lontani , quelli che per la fede ebraica erano tagliati fuori ed allora si fa coraggio e chiede ad alcuni anziani giudei, di chiedere per lui a Gesù di salvare il suo servo che stava molto male. L'uomo, voleva bene al suo servo suo e sperava nell’ intervento miracoloso di Gesù ed era probabilmente un uomo generoso, perché anche gli anziani giudei, si spinsero a perorare la sua causa. Con molta umiltà, quando seppe che Gesù stava andando da lui, gli corse incontro, ritenendosi indegno di ospitarlo in casa sua. Egli non vedeva il suo servo come un lavoratore da sfruttare, ma come un amico, proprio come Gesù vede noi ,e l’amore lo porta a pregare per lui, lo stesso amore con il quale Gesù lo ripaga, benché pagano ed accoglie la sua preghiera. Una fede così non poteva non colpire Gesù, che non aveva certo preconcetti ,anche se aveva detto inizialmente di essere venuto solo per il popolo ebraico, ma da subito, non aveva rifiutato grazie a nessuno. Questo ci spinge a capire che i nostri orizzonti si debbono allargare, verso chi ha una fede diversa dalla nostra, nel senso che dobbiamo amare tutti e non chiudere il nostro cuore verso alcuno, ritenendolo indegno. Un esame più attento invece, dobbiamo farlo verso noi stessi, proprio come il pagano della racconto di Luca, per scoprire quanto e profonda la nostra fede in Cristo. Gesù non ci permette di restare immobili sulle nostre idee, ma ci obbliga ad allargare il nostro modo di concepire la parola di Dio, perchè non è l'idea che ci siamo fatti di Lui che dobbiamo seguire, ma quello che la vita ci presenta visto con i suoi occhi. Le regole degli ebrei che restavano attaccati all' idea che si erano fatti del Messia, non gli ha permesso di riconoscerlo in Gesù. Se noi non perdiamo il nostro modo di pensare, e non entriamo in comunione con Dio, non potremo mai neanche cominciare a viverlo. ------------------------------------------------------
Fr. John A. SISTARE (Cumberland, Rhode Island, Stati Uniti)
Oggi, siamo di fronte a una questione interessante. Per quale ragione il centurione del Vangelo non andò personalmente all’incontro di Gesù e, invece, mandò avanti alcune autorità dei Giudei, richiedendo che fossero a salvare il suo servo? Lo stesso centurione risponde per noi nel brano evangelico: Signore, «per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito» (Lc 7,7). Quel centurione possedeva la virtù della fede credendo che Gesù potesse fare il miracolo —se così lo avesse voluto— solamente con la sua divina volontà. La fede gli fece credere che, a prescindere da dove Gesù potesse trovarsi, Egli poteva guarire il servo malato. Quel centurione era assolutamente convinto che nessuna distanza poteva impedire o frenare Cristo, se voleva portare a buon termine il suo lavoro di salvezza. Anche noi a volte, nella nostra vita, siamo chiamati ad avere la stessa fede. Ci sono occasioni in cui possiamo essere tentati a credere che Gesù è lontano e che non ascolta le nostre richieste. Tuttavia, la fede illumina le nostre menti e i nostri cuori, facendoci credere che Gesù è sempre vicino per aiutarci. Infatti, la presenza salvifica di Gesù nell’Eucarestia deve essere il nostro memorandum permanente che Gesù è sempre vicino a noi. Sant’Agostino, con occhi di fede credeva in questa realtà «Ciò che vediamo nel pane e nel calice; è quello che i tuoi occhi vedono. Però ciò che la tua fede ti obbliga ad accettare è che il pane è il Corpo di Cristo e che nel calice c’è il Sangue di Cristo». La fede illumina le nostre menti per farci vedere la presenza di Gesù in mezzo a noi. E, come quel centurione, diremo. « Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto» (Lc 7,6). Quindi, se ci umiliamo di fronte a nostro Signore e Salvatore, Lui viene a curarci. Lasciamo quindi che Gesù penetri nel nostro spirito, nella nostra casa, per curare e rafforzare la nostra fede e condurci verso la vita eterna.