venerdì 10 agosto 2018

(Mt 17,14-20) Se avrete fede, nulla vi sarà impossibile.

VANGELO DI SABATO 11 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XVIII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 11 Agosto: Santa Chiara d'Assisi, vergine
Testo del Vangelo (Mt 17,14-20): In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti invoco Santo Spirito, che per potenza divina abbiamo ricevuto, di aiutarci a vivere in santità, per onorare Dio e Dio solo.

Una cosa che mi è subito evidente è come quest’uomo non si arrenda davanti alla prima non riuscita da parte dei discepoli di Gesù…ecco che va alla fonte, si rivolge a Gesù stesso, ed è esaudito. Se la nostra fede fosse così forte…se riuscissimo a non fermarci davanti a niente, se tutti gli ostacoli fra noi è Dio avessero come unico mediatore Gesù Cristo, se noi avessimo fede come un granello di senape…..Ma la nostra umanità è più forte della nostra fede, chiediamo, preghiamo, ci sforziamo di credere sempre di più, ma non raggiungiamo mai quella santità che ci rende veri discepoli di Gesù.I santi, questi sconosciuti, che operano miracoli in vita e dopo, perché riescono ad essere un tutt’uno con Cristo Gesù, sono ancora mille miglia lontani da noi. Leggiamo di loro, ma non riusciamo a penetrarne il segreto della fede, non riusciamo ad abbandonarci a Dio come loro hanno fatto, eppure altro non erano, e non sono, che uomini come noi, e dobbiamo aspirare a diventare anche noi Santi, non per la gloria degli uomini, ma perché nulla potrebbe essere più bello che riuscire ad essere così in comunione con Cristo. Eppure restiamo qui, ancorati alla nostra preghiera stanca e inconcludente, mentre il Signore ci mostra come la vera fede trasfigura. La domanda che cosa dobbiamo fare, non è quella giusta. Signore facci essere come Te, donaci la Tua fede, donaci la potenza del Tuo essere perché possiamo essere solo tuoi, possiamo farti vivere in noi, fa che tutto quello che c’è di così umano e terreno che c’impedisce di raggiungerti, sia spazzato via dal tuo Santo Spirito, e che abbracciati ed uniti a te possiamo farti operare attraverso di noi: Questa forse dovrebbe essere la nostra preghiera, e dovrebbe essere talmente forte e sincera da non tremare di fronte a nulla, da aver paura di non farcela, ma consapevole del “ Sia fatta la Tua volontà ” che ogni giorno diciamo senza neanche rendercene conto.
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Comentario: Fra. Fidel CATALÁN i Catalán
(Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, ancora una volta, Gesù ci fa capire che la dimensione dei miracoli è in proporzione alla nostra fede: «In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile» (Mt 17,20). Infatti, come fanno notare San Geronimo e Sant’Agostino, nel cammino verso la nostra santità (qualcosa che chiaramente supera le nostre forze) si realizza questo “spostamento della montagna”. Quindi, i miracoli avvengono, e se non ne vediamo di più è perché non permettiamo che accadano, dovuto alla nostra poca fede.

D’innanzi a questa situazione sconcertante e inspiegabile, l’essere umano reagisce in modi diversi. L’epilessia era considerata come una malattia incurabile sofferta da persone possedute da uno spirito maligno.

Il padre di quella creatura dimostra il suo amore verso il figlio cercando la cura totale, e si rivolge a Gesù. La sua azione è dimostrata come un vero atto di fede. Si inginocchia di fronte a Gesù e lo supplica direttamente, con la convinzione intima, che la sua richiesta sarà ascoltata favorevolmente. La forma in cui esprime la sua richiesta, dimostra, l’accettazione della propria condizione e allo stesso tempo il riconoscimento della misericordia di Colui che può avere compassione verso gli altri.

Quel padre si riferisce al fatto che i discepoli non poterono scacciare quel demonio. Questo elemento ci introduce all’insegnamento di Gesù, facendoci notare la poca fede dei discepoli. Seguirlo, farsi discepolo, collaborare con la Sua missione esige una fede profonda e ben fondata, capace di sopportare le avversità, i contrattempi, le difficoltà e le incomprensioni. Una fede che diventa tangibile perché è solidamente radicata. In altri brani del Vangelo, lo stesso Gesù si lamenta della mancanza di fede dei suoi seguaci. L’espressione «nulla vi sarà impossibile» (Mt 17,20) esprime con tutta la sua forza l’importanza della fede per seguire il Maestro.

La Parola di Dio ci pone d’innanzi a una riflessione sulla qualità della nostra fede e la forma in cui la approfondiamo, ricordandoci il comportamento di quel padre di famiglia che si avvicina a Gesù e lo supplica con la profondità dell’amore del suo cuore.

giovedì 9 agosto 2018

(Gv 12,24-26) Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.

VANGELO DI VENERDI 10 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: 10 Agosto: San Lorenzo Diacono e martire

Testo del Vangelo (Gv 12,24-26): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e porta in me la luce, fa che io sappia vedere,sappia ascoltare e sopra ogni cosa, sappia vivere la Tua parola.

Questo brano del Vangelo è sicuramente uno dei più suggestivi, io lo amo da quando ho cominciato a sentirmi seme. Tutto è molto semplice quando il Signore ci fa sentire la sua presenza, quando, come dico io, ci porta in braccio. All’inizio di ogni conversione è un po’ così, ci si sente come gli innamorati, ed il Signore ci insegna come è bello vivere accanto a Lui. Ma c’è sempre un momento in cui ci mette alla prova, ci lascia da soli e vuole vedere come camminiamo. Sconcerto, solitudine, paura...ci sembra di aver perso tutto, di non saper camminare, di non saper più comportarci come prima, quando Lui era con noi. La nostra fede viene messa alla prova, riceviamo scossoni da ogni parte, ed abbiamo la sensazione di sentirci soli, inutili, quasi orfani , vuoti...proprio come un chicco di grano che è caduto lontano dalla spiga. É a questo punto che invece accade il miracolo, quel chicco torna a generarsi, trovando in se stesso la vita ; e così noi, impariamo a risollevarci, a cercare di tornare a quelle sensazioni di gioia e di pace che ci dava l’abbraccio con Gesù. Lo sposo è stato incontrato, ora dobbiamo dimostrare la nostra fedeltà, e poichè sappiamo per certo che Lui è un Dio fedele, impareremo ad aver fede in lui. Tutto quello che Dio ha fatto è per noi, è morto per amore nostro e noi per amore suo, dobbiamo imparare a far morire i nostri egoismi, i vizi, e al loro posto far germogliare le virtù perché prendano definitivamente il loro posto.
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Comentario: Fra. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi la Chiesa —mediante la liturgia eucaristica che celebra il martire romano San Lorenzo— ci ricorda che «c’è una testimonianza di coerenza che ogni cristiano deve essere disposto a dare ogni giorno, anche a costo di sofferenze e di grandi sacrifici» (S. Giovanni Paolo II).

La legge morale è santa e inviolabile. Questa affermazione, certamente, contrasta con l’ambiente relativista che impera nei nostri giorni, dove con facilità ognuno di noi adatta le esigenze etiche alla propria comodità personale o alle proprie debolezze. Non sentiamo nessuno che dica: —Io sono immorale; —Io sono incosciente; —Io sono un bugiardo... Qualsiasi persona che dicesse ciò si squalificherebbe immediatamente.

Ma la domanda definitiva sarebbe: di quale morale, di quale coscienza e di quale verità stiamo parlando? È evidente che la pace e la sana coesistenza sociale non possono basarsi su una “morale alla carta”, dove ognuno va dove gli pare, senza tener conto delle inclinazioni e delle aspirazioni che il Creatore ha disposto nella nostra natura. Questa “morale”, lontano dal condurci per «il giusto cammino» verso i «pascoli erbosi» che il Buon Pastore desidera per noi (cf. Sal 23,1-3), ci spingerebbe inevitabilmente verso le sabbie mobili del “relativismo morale”, dove assolutamente tutto si può negoziare e giustificare.

I martiri sono testimoni inappellabili della santità della legge morale: ci sono esigenze di amore fondamentali che non ammetteranno mai eccezioni né adattamenti. Infatti, «nella Nuova Alleanza si trovano numerose testimonianze di seguaci di Cristo che (...) accettarono le persecuzioni e la morte anziché fare il gesto idolatrico di bruciare incenso davanti alla statua dell’Imperatore» (S. Giovanni Paolo II).

Nell’ambiente della città di Roma sotto l’imperatore Valeriano, il diacono «san Lorenzo amò Cristo nella vita, imitò Cristo nella morte» (Sant’Agostino). Ed è successo sempre più spesso che «chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25). La memoria di san Lorenzo, fortunatamente per noi, rimarrà per sempre come un esempio che per seguire Cristo vale la pena dare la vita, anziché ammettere frivole interpretazioni del suo cammino.

mercoledì 8 agosto 2018

(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!

VANGELO DI GIOVEDI 9 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XVIII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 9 Agosto: Santa Teresa Benedetta della Croce, Compatrona dell’Europa
Testo del Vangelo (Mt 16,13-23): In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, e guidami alla conoscenza della tua parola, perchè possa sbriciolarla ed assaporarla.

Torna questo brano del Vangelo, ma oggi non vorrei concepirlo come sempre, ma vorrei notare con voi che ci sono due tipi di persone: quelle che, dopo aver ascoltato la parola di Dio la mettono in pratica (costi quel che costi ) e quelle che continuano a vivere come gli aggrada di più,tra alti e bassi, obbeienza e disobbedienza. L’olio delle lampae è qualcosa che non si può prestare, perchè è un impegno personale che ognuno deve mettere di suo. Non sono le belle parole, lo studio, l’ apparire; ma l’ agire con perseveranza ed obbedienza a quelle leggi che Dio ha istituito per gli uomini, tramandate da Mosè, ma anche scritte a caratteri cubitali nella nostra coscienza.
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Comentario: Fra. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù proclama Pietro beato per la sua saggia dichiarazione di fede: «Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,16-17). Con questo encomio Gesù preannuncia a Pietro il primato nella sua Chiesa; ma poco dopo lo rimprovera per aver manifestato un’idea troppo umana ed erronea del Messia: «Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!"» (Mt 16,22-23).

Bisogna ringraziare gli evangelisti per averci presentato i primi discepoli di Gesù così come erano: non come personaggi idealizzati, ma come persone in carne ed ossa, come noi, con le loro virtù e i loro difetti; questa circostanza li avvicina a noi e ci aiuta a capire che la perfezione nella vita cristiana è una strada che tutti dobbiamo percorrere, poiché nessuno nasce saggio.

Visto che conosciamo già la storia accettiamo che Gesù Cristo sia stato il Messia sofferente profetizzato da Isaia e che abbia offerto la sua vita sulla croce. Quello che ci è più difficile da accettare è che noi dobbiamo continuare a far conoscere la sua opera attraverso lo stesso cammino di servizio, rinuncia e sacrificio. Immersi come siamo in una società che promuove il rapido successo, imparare senza sforzo e in modo divertente ed ottenere il massimo profitto con il minimo sforzo, è facile che finiamo col vedere le cose più come uomini che come Dio. Una volta ricevuto lo Spirito Santo, Pietro apprese la via del sentiero dove procedere e visse nella speranza. «Le tribolazioni del mondo sono piene di tristezza e vuote di premio; però quelle che si soffrono per Dio si mitigano con la speranza di un premio eterno» (San Efrem).

martedì 7 agosto 2018

(Mt 15,21-28) Donna, grande è la tua fede!

VANGELO DI MERCOLEDI 8 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XVIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 15,21-28): In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, —disse la donna— eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guidaci all’ascolto della Tua parola, perchè possiamo comprendere quello che è l’insegnamento di Gesù.

Quante volte pensiamo che molti non meritano la salvezza? Oggi proviamo a leggere questo brano del Vangelo, attribuendo a quelle briciole il perdono del Signore, la salvezza. Gesù ci vuole indicare che la salvezza non ci viene per diritto, nè per appartenenza , ma è una grazia che per amore ci viene concessa. Ricordiamo la parabola del figliol prodigo, quando l’altro fratello che si era sempre comportato bene, ha un moto di gelosia ed invidia per quel fratello che ha dissipato ogni avere e viene riaccolto e perdonato dal Padre? In questo brano ci porta ancora oltre, concede la salvezza a chi arriva da lontano, a chi non gli è mai stato accanto e lo conosce solo per sentito dire e sa di Lui che è il Dio degli ebrei: “ Signore, figlio di Davide!” Penso a Paolo, che sentendosi interrogato dagli ateniesi su cosa stesse predicando, rispose loro:
“ Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio .” Ecco chi è Dio, è colui che porta la salvezza; è quello che non appartiene a nessuno per diritto, ma che placa le ricerche di chi non ha ancora trovato pace. Noi sappiamo come è facile smarrirci tra tutte le nostre idee, ma ci sono dei momenti in cui non sappiamo più a chi chiedere aiuto, ci sentiamo inermi davanti al dolore, come in questo episodio, di una mamma che soffre nel vedere la figlia posseduta dal demonio, ed oggi molti sono i demoni che catturano i nostri figli.
Ecco allora che la preghiera sale dal cuore alle labbra, la preghiera di chi sa di non essere degno neanche di chiedere aiuto: “ Pietà di me “, “ Io non sono degno”, “ io non merito “,“ma non c’è nessuno che veramente sappia amare anche chi è lontano come me”, “non conosco altro Dio che ha pregato per salvare anche i suoi nemici”. Mi capita spesso di parlare con chi pensa di non credere, e non mi preoccupo molto per loro, perché so che se stanno cercando le briciole del Vangelo e che il Signore vede e provvede anche per loro.
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Comentario: Fra. Jordi CASTELLET i Sala
(Sant Hipòlit de Voltregà, Barcelona, Spagna)

Oggi, sentiamo spesso espressioni come “non c’è più fede”, e si esprimono così persone che richiedono di ricevere nelle nostre comunità il battesimo per i loro figli o la catechesi dei bambini o il sacramento del matrimonio. Questo modo di esprimersi denuncia una visione negativa del mondo, indica la convizione che qualsiasi tempo passato fù migliore dell’attuale e che siamo alla fine di una epoca nella quale non c’è niente di nuovo da dire, e nemmeno niente di nuovo da fare. Evidentemente, si tratta di persone giovani che, in maggioranza, vedono con un po’ di tristezza che il mondo è molto cambiato in comparazione alla generazione dei loro genitori, che chissà vivevano una fede più popolare, alla quale questi giovani non hanno saputo adattarsi. Questa esperienza li lascia insoddisfatti e senza capacità di reazione quando, in effetto, forse sono all’inizio di una nuova era della quale sarebbe conveniente approfittarne.

Questo brano del vangelo cita l’attenzione di quella madre cananea che chiede una grazia per sua figlia, riconoscendo in Gesù il Figlio di Davide: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio» (Mt 15,22). Il Maestro rimane sorpreso: «Donna, grande è la tua fede!», e non può fare altro che agire in suffragio di quelle persone: «Ti sia fatto come desideri» (Mt 15,28), anche se sembra che loro non entrino nei suoi progetti. Nonostante tutto, nella realtà umana si manifesta la grazia di Dio.

La fede non è patrimonio di alcuni, e non è neppure proprietà di quelli che si credono buoni o di quelli che lo sono stati, che esibiscono una etichetta sociale o ecclesiale. L’azione di Dio precede l’azione della Chiesa e lo Spirito Santo sta già attuando in persone dalle quali non avremmo mai sospettato che ci potessero portare un messaggio da parte di Dio, una richiesta in beneficio dei più bisognosi. Dice San Leone: «Amati miei, la virtù e la saggezza della fede cristiana sono l’amore a Dio e al prossimo: non trasgredisce nessun obbligo di pietà chi cerca di dare gloria a Dio e aiuta suo fratello».

lunedì 6 agosto 2018

(Mt 14,22-36) Comandami di venire verso di te sulle acque.

VANGELO DI MARTEDI 7 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XVIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 14,22-36): [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Santo Spirito ad ascoltare col cuore la tua parola; a viverla e ad esprimerla, con parole semplici che sappiano penetrare i cuori, per primo il mio, e lascino tracce indelebili.

Incomincio realizzando che la vicinanza con Gesù, non cambia le cose se continuiamo a volere gestire tutto con le nostre idee. I discepoli pensavano che fosse buona cosa rimandare indietro tutta quella gente che era accorsa da Gesù, perché erano stanchi ed affamati, ed il viaggio per tornare nelle loro case era lungo. A nessuno di loro era passato per la mente di chiedere a Gesù cosa fare, e questo è quello che il più delle volte facciamo anche noi, vivendo anche da credenti, come se Dio fosse uno spettatore della nostra vita, da invocare solo nel momento in cui ci rendiamo conto dei nostri limiti, fino a che non facciamo quella che io definisco, l'esperienza del "risorto". Per questo Gesù li costrinse a salire sulla barca ed andare sull’altra riva. Capire chi è Gesù non basta, perché non si può restare spettatori quando lo si è incontrato, ma si deve vincere la paura, la vergogna, e soprattutto certi schemi di ragionamento umani, che ci tengono legati a preconcetti tutti nostri. Gesù non si vive a distanza, ma si vive da dentro, ci si convive, ci si deve sentire incatenati a Lui, altrimenti restiamo spettatori assonnati e spesso assenti. I discepoli che si addormentano, le donne che si addormentano... queste figure mi hanno sempre lasciato sconcertata; come si può dormire, come si può perdere quel contatto meraviglioso! Ma il più delle volte è proprio Gesù che ci costringe a questo, per farci stare coi piedi per terra. Noi senza Dio, navighiamo nella tempesta, abbiamo paura, perdiamo la rotta e non riusciamo a vincere i venti contrari. In queste notti annaspiamo, sperando in qualche miracolo che venga da fuori, da chissà dove, da chissà chi! La fede non è una sensazione esterna, ma come una piantina va seguita, accarezzata, fatta crescere, perché possa far fiorire un modo di vivere diverso. Io ho fede SE Gesù è sempre presente in me, con il Suo modo di vivere e non come spettatore del mio agire.
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Comentario: Fra. Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)

Oggi, non vedremo Gesù dormendo nella barca mentre questa si affonda, ne acquietando la tormenta con un’unica parola di ammonizione, suscitando così l’ammirazione dei discepoli (cf. Mt 8,22-23). Ma l’atto di oggi non è meno sconvolgente: tanto per i primi discepoli come per noi.

Gesù aveva costretto i discepoli a salire sulla barca e navigare per raggiungere l’altra sponda; aveva congedato tutta la gente dopo aver sfamato la moltitudine famelica ed era rimasto nella montagna Lui solo, profondamente immerso nell’orazione (cf. Mt 14,22-23). I discepoli, senza il Maestro, vanno avanti con difficoltà. Fu allora quando Gesù si avvicinò alla loro barca camminando sulle acque.

Come succederebbe a persone normali e sensate, i discepoli si spaventano al vederlo: gli uomini di solito non camminano sulle acque e, pertanto, credevano di star vedendo uno spettro. Sbagliavano: non era un’illusione, davanti a loro c’era proprio il Signore, che li invitava –come in tante altre occasioni- a non avere paura e a fidarsi di Lui per svelare in loro la fede. Questa fede si richiese, per primo, a Pietro, che disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque» (Mt 14,28). Con questa risposta, Pietro dimostrò che la fede consiste nell’obbedienza alla parola di Cristo: non disse «fai che cammini sulle acque», piuttosto voleva seguire quello che lo stesso e unico Signore le ordinasse per poter credere nella veracità delle parole del Maestro.

I suoi dubbi lo fecero vacillare nella incipiente fede, ma persuasero gli altri discepoli a confessare, presente il Maestro: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» (Mt 14,33). «Il gruppo di quelli che erano già apostoli, pero ancora non credevano, poiché videro che le acque giocavano sotto i piedi del Signore e che nell’agitato movimento delle onde i passi del Signore erano sicuri, (…) credettero che Gesù era il vero Figlio di Dio, confessandolo in quanto tale (Sant’Ambrogio).

domenica 5 agosto 2018

(Mc 9,2-10) Questi è il Figlio mio, l’amato.

VANGELO DI LUNEDI 6 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: 6 Agosto: Trasfigurazione del Signore (B)

Testo del Vangelo (Mc 9,2-10): In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Santo Spirito e prendimi con Te, fa di me una cosa Tua, perché Dio possa raggiungermi nell’intimo del mio piccolo cuore.

La trasfigurazione del Signore è una delle pagine più sconcertanti e belle. Non è dato a tutti di vedere quello che c’è oltre la nostra piccola fede, di avere la piena consapevolezza che tra noi e Dio c’è un qualcosa di invisibile agli occhi ma visibile al cuore. Questo mistero io lo chiamo esperienza, perché è quello che Gesù fa fare agli apostoli. Non sempre erano riusciti a capire quale era il fine di Gesù, non erano certi di volerne condividere certi aspetti, come la persecuzione e la sofferenza; vedevano cambiare le cose da un momento all'altro ed erano disorientati. Era facile seguire Gesù quando la folla lo acclamava, quando compiva miracoli... era un Gesù vincente! Ma quando vuole andare a Gerusalemme, dove troverà la morte, seguirlo non sarà così scontato. C’è in lui una forza che non riescono a capire e per questo non lo volle spiegare a parole, ma volle che potessero condividere con Lui quel momento di preghiera, per aiutarli a comprendere che è proprio in questa accettazione di un disegno incomprensibile, ma ben più grande di quello che potevano vedere, che la luce della fede può diventare abbagliante.
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Comentario: Fra. Ignasi NAVARRI i Benet
(La Seu d'Urgell, Lleida, Spagna)

Oggi, celebriamo la festa della Trasfigurazione del Signore. La montagna del Tabor, come quella del Sinai, è il luogo della vicinanza con Dio. È lo spazio elevato, rispetto all'esistenza quotidiana dove si respira l'aria pura della creazione. E 'il luogo di preghiera dove si sta in presenza del Signore, come Mosè ed Elia che fanno la sua apparizione con Gesù trasfigurato e stanno a parlare con Lui circa l'Esodo che lo attendeva a Gerusalemme (cioè, la loro Pasqua).

«Le sue vesti "divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche» (Mc 9,3). Questo simboleggia la purificazione della Chiesa. E Pietro disse a Gesù: «facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!» (Mc 9,5). Sant'Agostino commenta in bel modo che Pietro ha cercato tre tende perché non conoseva ancora l'unità tra la legge, la profezia ed il Vangelo.

«Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo» (Mc 9,7). La Trasfigurazione non è un cambiamento in Gesù, ma la rivelazione della sua Divinità. Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano la divinità del Signore, si preparano ad affrontare lo scandalo della croce. La trasfigurazione è anticipo della Risurrezione!

«Maestro, è bello per noi stare qui» (Mc 9,5). La Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno in modo che "Gesù solo" sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio, la gioia e la beatitudine della nostra esistenza.

Che la Vergine Maria ci aiuti a vivere intensamente i nostri momenti di incontro con il Signore in modo da poter seguirLo ogni giorno con gioia, e ci aiuti ad ascoltare e seguire sempre il Signore Gesù, fino alla passione e la Cruz con vista a partecipare anceh della Sua Gloria.

sabato 4 agosto 2018

(Gv 6,24-35) Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

VANGELO DI DOMENICA 5 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: XVIII Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Gv 6,24-35): In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Illumina Spirito di Dio, il mio cuore; donami la sapienza di saper capire le scritture. Amen.

Perchè cerchiamo Gesù? Cosa vogliamo da Lui?  Gesù compie miracoli, vero,ma è forse questo che cerchiamo,un segno? A volte ci rivolgiamo a Lui solo perchè le cose non vanno bene e , magari,  vorremmo che le sistemasse a modo nostro...
Ma se ci fermassimo un attimo a vedere chi è Gesù, che cosa è per noi, forse capiremmo che la nostra ricerca è finita. Gesù è Dio, è il figlio di Dio, è lo Spirito di Dio; Lui è il Signore assoluto della nostra vita, luce per illuminare le genti, la sua parola è verità, e tutto il resto non conta. Non importa quanto dovremo soffrire, lui ha sofferto per noi, e se vogliamo seguirlo, sappiamo che saremo ostacolati, derisi, umiliati,  in alcuni casi, persino uccisi, ma sappiamo che chi perde la vita per amore di Dio, la salverà nel regno di Dio. Questa è la nostra fede, una fede che va oltre il miracolo, va all'autore del miracolo più grande, va a chi ha saputo dare la vita per tutti noi. La sua parola è pane di vita, un pane che non ci darà beni terreni, ma spirituali, di quelli che ci serviranno per saziare la nostra anima, ma al tempo stesso,  è fiducia che non ci abbandonerà mai, e che se sapremo fidarci pienamente di Lui, la nostra vità cambierà totalmente, ed anche il dolore con lui sarà gioia.
Per questo dobbiamo saper vivere Gesù nella sua parola, non fermarci al miracolismo, al segno, al desiderio di avere  conferme delle sua esistenza, quasi come se continuassimo a dubitarne. La fede è certezza, è consapevolezza che noi uomini siamo stati creati da Dio e che su questa terra ci siamo per riuscire a passare oltre i segni, oltre le prove...  per essere provati e per riuscire ad entrare con Dio nel regno di Dio. San Paolo nella seconda lettura ci esorta a vivere quello che lui vive, lo fa con parole semplici ed accorate, piene di amore e di gratitudine verso Gesù che lo ha cambiato e che ha sconvolto in bene la sua vita:" Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’ uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità."  Ascoltiamo la sua preghiera e cerchiamo di fidarci una volta per tutte di Gesù, fino a poter dire come Paolo: " non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! "
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Comentario: Fra. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)

Oggi, troviamo atteggiamenti diversi nelle persone che cercano Gesù: alcuni hanno mangiato del pane materiale, altri chiedono un segno quando il Signore ha appena fatto uno grande, degli altri si sono affrettati a incontrarlo e fanno in buona fede -potremmo dire- una comunione spirituale: «Signore, dacci sempre questo pane» (Gv 6,34).

Gesù doveva essere molto felice dello sforzo per cercarlo e seguirlo. Insegnava tutti e interpellava in diversi modi. Ad alcuno gli dice: «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna» (Gv 6,27). Quelli che domandano: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» (Gv 6,28) avranno un consiglio specifico in quella sinagoga di Cafarnao, dove il Signore promette la Santa Comunione, «Credete».

Tu ed io, che cerchiamo di entrare nelle pagine di questo Vangelo, vediamo riflesso il nostro atteggiamento? A noi, che vogliamo rivivere questa scena, quali espressioni ci pungono di più? Siamo pronti nello sforzo di trovare Gesù dopo tante grazie, dottrina, esempi e insegnamenti che abbiamo ricevuto? Sappiamo fare una buona comunione spirituale: 'Signore, dacci sempre questo pane, che calma tutta la nostra fame'?

La migliore scorciatoia per andare a Gesù e trovare Maria. Lei è la Madre di Famiglia che offre il pane bianco per i bambini al calore della casa paterna. La Madre della Chiesa che vuole alimentare i propri figli affinché crescano, abbiano le forze, siano contenti, conducano un'opera santa e comunicativa. Sant'Ambrogio, nel suo trattato sui misteri, scrive: «Ebbene, quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine. Perché cerchi qui il corso della natura nel corpo di Cristo, mentre lo stesso Signore Gesù Cristo è stato generato dalla Vergine all'infuori del corso della natura?».

La Chiesa madre e maestra, ci insegna che l'Eucaristia è "sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura"(Vaticano II).

venerdì 3 agosto 2018

(Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.

VANGELO DI SABATO 4 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XVII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 4 Agosto: San Giovanni Maria Vianney, Sacerdote
Testo del Vangelo (Mt 14,1-12): In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Spirito di Dio, so di non meritarti, e che mai sarò abbastanza degna di riceverti, ma anche che Tu sei impastato della misericordia di Dio. Assistimi dunque e non contristarti, ma libera il mio cuore come solo tu sai fare, perché possa riempirmi di te.

Leggendo il Vangelo e la prima lettura di oggi, vediamo che c’è una grande differenza dal giubileo proposto da Dio che libera e rimette i debiti, e la schiavitù di Erode che non riesce a dominare la sua bramosia.
Facile lasciarsi convincere dai cattivi consiglieri, quando pensiamo che tutto sia lecito ed il vizio e la lussuria hanno ormai imprigionato il cuore e la mente.
Erode sembra esagerato nel contesto, tagliare la testa di Giovanni il battista per una donna che lo istiga , ma in realtà è facile mettere a tacere le persone che ci consigliano di camminare sulla retta via semplicemente non ascoltandole o eliminandole dalla nostra vita.
La cosa assurda è che, chi è schiavo del peccato, preferisce pensare, che chi segue la legge di Dio, sia schiavo delle sue convinzioni e del suo credo, e rifiuta Dio perché non riesce a vincere sul peccato.
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Comentario: Fra. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)

Oggi, la liturgia ci invita a contemplare un’ingiustizia: la morte di Giovanni il Battista; e allo stesso tempo, scoprire nella parola di Dio la necessità di una testimonianza chiara e concreta della nostra fede per colmare di speranza il mondo.

Vi invito a riflettere sul personaggio del tetrarca Erode. Realmente per noi, è un controtestimone, però ci aiuterà a rivelare alcuni aspetti importanti per la nostra testimonianza di fede nel mondo. «il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù» (Mt 14,1). Questa affermazione indica un’attitudine apparentemente corretta, però poco sincera. È la realtà che oggi possiamo trovare in tante persone e chissà anche in noi stessi. Molti hanno sentito parlare di Gesù, però chi è Lui realmente?; che implicazione personale ci unisce a Lui?

Per primo, è necessario dare una risposta corretta; quella del tetrarca Erode non è che un’informazione vaga: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti» (Mt 14,2). Indubbiamente ci manca la affermazione di Pietro davanti alla domanda di Gesù: «Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,15-16). E questa affermazione non da luogo alla paura o all’indifferenza, ma apre la porta ad una testimonianza fondamentata nel Vangelo della speranza. Cosi è stato definito da San Giovanni Paolo II nella sua Esortazione apostolica La Chiesa in Europa: «Con tutta la Chiesa, invito ai miei fratelli e sorelle nella fede ad aprirsi in maniera constante e fiduciosa a Cristo e a lasciarsi lasciarsi rinnovare da Egli, annunciando col vigore della pace e l’amore a tutte le persone di buona volontà: chi incontra il Signore, incontra la verità, scopre la vita e riconosce il Cammino che conduce a questa».

Che oggi sabato, la Vergine Maria, la Madre della speranza, ci aiuti a scoprire veramente a Gesù e a dare una vera testimonianza di Lui ai nostri fratelli.

giovedì 2 agosto 2018

(Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?

VANGELO DI VENERDI 3 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XVII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 13,54-58): In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo e aiutami a capire come sentirmi parte di quel popolo che ascolta e vive Gesù.

Questa pagina del Vangelo mette in risalto quanto, proprio le persone per cui Gesù era venuto, per coloro che presiedevano il culto nel tempio, sia così difficile accettare di aprire il cuore e la mente al Cristo. Sarà che si sentono dotti, che credono di non aver nulla da imparare dalle scritture più di quello che hanno studiato, che invece di facilitarli , gli impedisce di andare oltre. Gesù era entrato lì appena dodicenne e i dottori del tempio si erano meravigliati di tanta sapienza; ma poi che cosa è cambiato? Ora Gesù non si limitava a dire loro quello che era giusto secondo il volere di Dio, non si fermava alla teoria, ma era passato alla pratica, e li spingeva alla pratica nel nome di Dio. La legge di Dio non è solo una legge scritta da imparare a memoria e decantare, ma è adesione alla parola e alla persona che è la parola stessa. "In principio era il verbo,il verbo era presso Dio, il verbo era Dio" Gv 1,1 Ma quando uno non vuole aprire il suo cuore, non permette che il Signore apra la sua mente; tutti coloro che si oppongono a Dio, che gli parlano sopra, non ascoltano la sua voce e si fermano ai loro pre-giudizi. Proprio così fecero i cosiddetti sapienti, che videro in Gesù, solo il figlio del falegname e non riuscirono ad andare oltre. Oggi mi chiedo e vi invito a porvi la stessa domanda: che cosa è cambiato in me da quando Gesù è entrato nella mia vita? Quanto riesco a lavorare su me stessa per far si che la sua parola sia aderente con la mia vita? Comprendo che le parole di Gesù mi riguardano personalmente?

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Comentario: Fra. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)

Oggi, come ieri, parlare di Dio a chi ci conosce da sempre è difficile. Nel caso di Gesù, san Giovanni Crisostomo dice: «Quelli di Nazareth lo ammirano, ma questa ammirazione non li porta a credere ma ad essere gelosi, è come se dicessero: 'Perché lui e non io?'». Gesù conosceva bene quelli che, piuttosto che ascoltarlo, si scandalizzavano. Erano parenti, amici, vicini di casa che stimava, ma sono proprio loro quelli che non riceveranno il suo messaggio di salvezza.

Noi, -che non possiamo fare miracoli e non abbiamo la santità di Cristo-, non provocheremo l'invidia (anche se a volte può accadere se davvero cerchiamo di vivere cristianamente). In ogni modo, succede spesso, come a Gesù, che coloro che amiamo e apprezziamo sono quelli che meno ci ascoltano. In questo senso, dobbiamo ricordare anche che i difetti si vedono di più che le virtù, e che coloro che sono stati con noi per anni possono dire nel suo interno: -Tu che stavi facendo (o fai) questo o quello, che cosa vuoi insegnare a me?

Predicare o parlare di Dio tra la gente del nostro paese o famiglia è difficile, ma necessario. Inutile dire che quando Gesù va a casa sua è preceduto dalla fama dei suoi miracoli e della sua parola. Forse abbiamo bisogno anche noi, un po', di stabilire una certa fama di santità al di fuori (e dentro) di casa prima di "predicare" quelli di casa nostra.

San Giovanni Crisostomo aggiunge nel suo commento: «Guarda, ti prego, nella gentilezza del Maestro; non li punisce per no ascoltarlo, piuttosto dice con dolcezza: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua» ( Mt 13,57). E' chiaro che Gesù sarebbe partito triste, ma continuerebbe a pregare affinché la sua parola di salvezza fosse ben accolta da i suoi. E noi (che niente avremo da perdonare o ignorare), chissà se dovremmo pregare affinché la parola di Gesù venga a coloro che amiamo, ma che non vogliono ascoltare.

mercoledì 1 agosto 2018

(Mt 13,47-53) Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

VANGELO DI GIOVEDI 2 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XVII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 13,47-53): In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Santo Spirito a leggere e comprendere quello che tu vuoi far giungere in queste righe.Io mi affido a Te, unico mezzo per avere un vero discernimento della parola del Signore. Amen.

Gesù continua a spiegarci che cosa fare, come leggere la sua parola, come attualizzarla nella nostra vita.E’ normale che nella nostra vita ci siano momenti in cui la scelta tra il bene ed il male non sia semplice, questo non ci deve scoraggiare a scegliere sempre la via più facile, ma, anzi, ci deve far comprendere ancor più quanto può essere appagante una vita all’insegna della parola di Dio.  Sapere che stai facendo la cosa giusta non è, come dicono coloro che scelgono consapevolmente di sbagliare, assolutamente frustrante. La coscienza umana non è un'opzione, ma la consapevolezza delle nostre azioni, e se o non relazionata al cervello, non si può negare che l'istruzione e le cose che sono in grado di influenzarla.
Questo non significa che non siamo in grado di riconoscere il bene dal male, ma alcune cose possono influenzare le nostre decisioni. La bellezza di vivere in piena coscienza è proprio quello di sapere ciò che è giusto ed essere in grado di vivere secondo le decisioni specifiche Scegliere di vivere secondo la parola di Dio, non soltanto è enormemente gratificante, ma dà un senso di leggerezza che si può tranquillamente definire serenità.Io non sono un medico, né ne so molto di queste cose scientifiche, cerco solo di spiegare con parole semplici quello che provo.Non è sempre facile, ma e sempre premiante e non genera confusione, perché si ha la netta sensazione che tutto quello che si vive, si vive in armonia con il resto del creato, e poco importa se una gran parte del mondo va nell’altro senso, perché si sa che si sta andando nel senso giusto.
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Comentario: Fra. D. Ferran JARABO i Carbonell
(Agullana, Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo rappresenta un richiamo vitale alla conversione. Gesù non ci risparmia la cruda realtà: «Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente» (Mt 13,49-50). L’avvertimento è chiaro! Non possiamo rimanere indifferenti.

Ora dobbiamo scegliere liberamente: o cerchiamo Dio e il bene con tutte le nostre forze, o mettiamo la nostra vita sull’orlo del precipizio della morte. O stiamo con Cristo o stiamo contro di Lui. Convertirsi, significa, in questo caso, scegliere liberamente di far parte dei giusti e condurre una vita degna come figli. Tuttavia, incorporiamo , la esperienza del peccato: vediamo il bene che dovremmo fare e contrariamente procediamo nel male; come possiamo dare una vera unità alle nostre vite? Noi da soli non possiamo far molto. Solamente se ci mettiamo nelle mani di Dio possiamo riuscire a compiere il bene e far parte dei giusti.

«Per il fatto di non essere sicuri di quando verrà il nostro giudice, dobbiamo vivere ogni giorno come se ci dovessero giudicare il giorno dopo» (San Geronimo). Questa frase è un invito a vivere con intensità e responsabilità l’essere cristiano. Non si tratta di aver paura, ma di vivere nella speranza questo tempo che è di grazia, elogio e gloria.

Cristo ci insegna il cammino verso la nostra propria glorificazione. Cristo è il cammino dell’uomo, quindi, la nostra salvezza, la nostra felicità e tutto quello che possiamo immaginare avviene attraverso di Lui. E se tutto lo abbiamo in Cristo, non possiamo non amare la Chiesa che lo rappresenta nel suo corpo mistico. Contro le visioni puramente umane di questa realtà è necessario recuperare la visione divino-spirituale: e nulla meglio di Cristo e il compimento della sua volonta!

martedì 31 luglio 2018

(Mt 13,44-46) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

VANGELO DI MERCOLEDI 1 AGUSTO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XVII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 1 Agosto: Sant' Alfonso Maria de' Liguori Vescovo e dottore della Chiesa

Testo del Vangelo (Mt 13,44-46): In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.» Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito nel mio cuore e nella mia mente e restaci ti imploro,perchè quando mi allontano da te il buio mi assale e mi sovrasta.

“Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore. “
Questa frase mi colpisce molto, perché mi fa pensare a quei momenti così rari, in cui riesco a stare davanti al Signore , a stretto contatto con Lui e ... si vede! Anche se è il sogno più grande che coltivo, purtroppo non riesco spesso a godere appieno del tesoro più ambito; dovrei riuscire ad estraniarmi da tutto, dovrei riuscire a perdermi in Dio, ma il più delle volte purtroppo, trovo tutto e perdo Dio. Mille pensieri si affollano ed impediscono quell’ abbraccio; non sono superficiale nel mio cammino di fede e non amo dirmi bugie, non amo illudermi, e credo che la delusione che leggo nel mio cuore si veda sul mio volto... altro che il volto raggiante di Mosè! Ed il tesoro resta lì, sotterrato, senza che io possa goderne, senza che il Signore possa arricchirmi, nella mia miseria e nel suo grande amore mal ricambiato!
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Comentario: Fra. D. Enric CASES i Martín
(Barcelona, Spagna)

Oggi, Matteo sottopone alla nostra considerazione due parabole sul Regno dei Cieli. L'annunzio del Regno è essenziale nella predicazione di Gesù e nella speranza del popolo eletto. Ma è notorio come la natura di questo Regno non sia stata compresa dalla maggioranza. Non la capì il sinedrio che Lo condannò a morte, non la compresero ne Pilato ne Erode, ma neppure la capirono inizialmente gli stessi discepoli. Solo c’è costanza di una comprensione come quella che Gesù chiede al buon ladrone, inchiodato anche lui sulla Croce, e Gli dice: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). Tutti e due erano stati condannati quali malfattori e stavano agonizzando; per una ragione che ignoriamo, il buon ladrone riconosce Gesù quale Sovrano di un Regno che verrà dopo quella terribile morte. Solo poteva essere un Regno spirituale.

Gesù nella sua prima predica, parla del Regno come di un tesoro nascosto la cui scoperta è motivo di allegria e stimola all’acquisto del campo e potersi beneficiare per sempre: «pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13,44). Ma, allo stesso tempo,per raggiungere il Regno, bisogna cercarlo con interesse e sforzo, fino al punto di vendere tutto ciò che possiede: «trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra» (Mt 13,46). «Perché si dice cercate e chi cerca trova? Azzardo l'idea che si tratta delle perle e la perla, perla che acquista chi ha dato tutto ed ha accettato di perdere tutto» (Origene).

Il Regno è pace, amore, giustizia e libertà. Raggiungerlo è contemporaneamente, dono di Dio e responsabilità umana. Davanti alla grandezza del dono divino constatiamo l´imperfezione e l'inestabilità dei nostri sforzi, che a volte rimangono distrutti dal peccato, dalle guerre e dalla malizia che sembrano insuperabili. Tuttavia, dobbiamo aver fiducia, giacché ciò che pare impossibile agli uomini, è possibile a Dio.

lunedì 30 luglio 2018

(Mt 13,36-43) Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

VANGELO DI MARTEDI 31 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XVII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 31 Luglio: Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote
Testo del Vangelo (Mt 13,36-43): In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli.» Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e illuminaci, a me che scrivo, a te che leggi, a noi che ti ascoltiamo. Fa che tutto sia comprensibile ai nostri orecchi, perché tu stesso hai detto, chi ha orecchie per intendere intenda, donaci Tu la sapienza per intendere.

Oggi davanti a questa parola, vedo realizzarsi la lotta di ogni giorno. Il problema non è il male del mondo, ma è non lasciarsi contaminare da questo male, da questo modo di vivere ed invece cercare il più possibile di comportarci da cristiani tra gli uomini che vivono come se Dio non ci fosse. Tutte le mamme vorrebbero educare i loro figlioli a vivere in maniera equilibrata, e per evitare che soffrano cercano di consigliarli a come reagire. Questa è la nuova chiave di lettura della vita: reagire e non agire perchè certi meccanismi non si innestino. Il mondo è crudele; lo si comincia presto ad imparare, ma il mondo siamo noi. Se viviamo sempre come in un campo di battaglia, ci scambieremo colpo su colpo e sempre in una guerra ci sarà chi soccombe. Le famiglie oggi sono lo specchio di questa società moderna; famiglie allargate, non più patriarcali, ma disunite dagli interessi e dalla voglia di prevalere gli uni sugli altri; ed in questi contesti dobbiamo restare fedeli al Signore senza seguire i consigli dell’egoismo, perchè è chiaro che gli uomini non hanno la stessa prospettiva di giudizio di Dio. Dopo averci detto di non estirpare la zizzania, il Signore ci parla di quello che sarà il giorno del giudizio. Ogni giorno è il giorno del giudizio, non dobbiamo pensare solo al giudizio finale, ma a come Dio ci guarda ogni istante, a come Gesù è in attesa della nostra voglia di riprenderci tra le mani la nostra vita e di reindirizzarla verso una società più equa, più giusta e vivibile.
Nel mondo è difficile non essere contaminati dalla nostra natura, dal nostro istinto, dal male che è in noi e fuori di noi; difficile,ma non impossibile, ed in questa semplicissima parabola Gesù ci dà la chiave per sconfiggere questo
male. La chiave di lettura è l' arma della pazienza, della comprensione, del non lasciarsi prendere dalla superbia e/o dall'orgoglio; l’arma dell 'umiltà e della capacità di cercare di comprendere, di saper perdonare, ma soprattutto, di non sentirsi migliori degli altri. Le notizie di tutti i giorni ci parlano di gente che semina terrore, di delitti, di rivalità politiche; ci parlano insomma di un mondo continuamente in lotta. Sentiamo che persone che hanno scelto la vita consacrata, si perdono e ci rattrista, ci fa male! Vorremmo che tutto questo venisse cancellato dalla faccia della terra, che chi rinnega Cristo dopo averlo seguito, pagasse ancora più duramente degli altri, come se spettasse a noi il giudizio, come se ci mettessimo al posto di Dio..... e probabilmente avremmo ucciso Pietro per la sua viltà, mentre Gesù, attese che le sue imperfezioni, lo rendessero migliore. Dobbiamo avere fiducia in Dio, la stessa fiducia che Lui ha in noi perché Lui solo sa quello che è giusto e ci ripagherà delle ingiustizie che subiamo e delle tribolazioni ma noi dobbiamo essere sempre fedeli alla sua parola e resistere alle tentazioni di quel mondo pieno di lustrini che ci abbaglia come specchietto per le allodole, per non rimanere invischiati nel putridume che sembra invece la felicità del consumismo con cui satana ci tenta, come tentò anche Gesù.
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Comentario: Fra. D. Iñaki BALLBÉ i Turu
(Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, per mezzo della parabola della zizzania e del grano, la Chiesa ci invita a meditare sulla convivenza del bene e del male. Il bene e il male nel nostro cuore; il bene e il male che vediamo negli altri e quello che vediamo nel mondo.

«Spiegaci la parabola» (Mt 13,36), chiedono a Gesù i suoi discepoli. E noi, oggi, possiamo fare il proposito di prestare più attenzione alla preghiera personale, al rapporto quotidiano con Dio. —Signore, possiamo dirGli, spiegami perché non progredisco sufficientemente nella mia vita interiore. Spiegami come posso esserti più fedele, come posso cercarti nel mio lavoro, o attraverso questa circostanza che non capisco, o non voglio. Come posso essere un valido apostolo. La preghiera è questo, chiedere “spiegazioni” a Dio. Com’è la mia preghiera? E`sincera? E`costante? E`fiduciosa?

Gesù Cristo ci invita ad avere gli occhi fissi nel cielo, la nostra dimora eterna. Spesso viviamo come impazziti per la fretta e non ci fermiamo quasi mai a pensare che un giorno —lontano o no, non lo sappiamo— dovremo render conto a Dio della nostra vita, di come abbiamo fatto fruttare le qualità che ci ha dato. E il Signore ci dice che alla fine dei tempi ci sarà una scelta. Il Cielo ce lo dobbiamo guadagnare sulla terra, nel tran tran quotidiano, senza aspettare situazioni che forse non arriveranno mai. Dobbiamo vivere eroicamente la consuetudine, ciò che apparentemente non ha nessuna trascendenza. Vivere pensando all’ eternità e aiutare gli altri a pensarci: paradossalmente, «si sforza per non morire l’uomo che deve morire; e non si sforza per non peccare l’uomo che deve vivere eternamente» (San Giuliano di Toledo).

Raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. Bisogna lottare per dare il 100%. E che quando Dio ci chiami al Suo cospetto possiamo presentarGli le mani piene: di atti di fede, di speranza, di amore. Che si concretizzano in cose molto piccole e in piccole vittorie, che vissute quotidianamente, ci fanno più cristiani, più santi, più umani.

domenica 29 luglio 2018

(Mt 13,31-35) Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

VANGELO DI LUNEDI 30 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XVII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 13,31-35): In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami». Un’altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: «Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA:  Vieni o Santo Spirito e porta la Tua luce nell’oscurità del mio cuore.

Questo granellino di senape mi ha sempre turbato! Siamo così pieni di noi stessi che ci basta poco per sentirci a posto, invece, questa unità di misura, il granellino di senape, ci dovrebbe rimettere tutti a posto. Se avessimo fede come un granellino di senape: sposteremmo le montagne............Eppure basterebbe per iniziare a costruire su questo semino di Dio che è in noi, ma noi siamo quelli del “tutto e subito” e ci lasciamo sfuggire che le cose più importanti sono la pazienza e la passione. Quanto siamo stolti mio Signore, sapienti di tutto ciò che è inutile, non riusciamo a coltivare le cose spirituali, e per questo non cresciamo mai in Spirito e Verità. Aiutaci a non distogliere lo sguardo dove la falsità ci acceca e fa che solo la tua parola sia per noi guida che illumina, e come in una campana di vetro isolaci Tu dal male che è fuori da noi, ed aiutaci a combattere quello che è dentro di noi e che vuole soffocare il nostro desiderio di Te.... Non ci lasciare soli davanti alle tentazioni che cercano di trasportarci lontani da Te,ma liberaci Tu dal male! Amen.
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Comentario: Fra. D. Josep Mª MANRESA Lamarca
(Valldoreix, Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci presenta Gesù predicando ai Suoi discepoli. E lo fa nella Sua forma abituale con parabole, impiegando, cioè, immagini semplici e comuni per spiegare i grandi misteri occulti del Regno. Così potevano capire tutti, da quelli più preparati fino a quelli che avevano meno talento.

«Il Regno dei cieli è simile a un granello di senape...» (Mt 31,31). I chicchi di senape sono così piccoli che quasi non si vedono, ma se si ha cura di loro e si innaffiano... finiscono col diventare un grande albero. «Il Regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina...» (Mt 13,33): Il lievito non si vede, ma se non stesse lì, la pasta non crescerebbe. Così pure è la vita cristiana, la vita della grazia: esternamente non si vede, non fa rumore, ma... se la lasciamo che si introduca nel nostro cuore, la grazia divina fa fruttificare il chicco e trasforma le persone da peccatrici in sante.

Questa grazia divina ci vien data dalla fede, dalla preghiera, dai sacramenti, dalla carità. Ma questa vita di grazia è soprattutto un dono che bisogna aspettare e desiderare con umiltà. Un dono che i sapienti e gl’intellettuali di questo mondo non sanno apprezzare, ma che Dio Nostro Signore vuole far arrivare agli umili ed ai semplici.

Voglia il Cielo che quando Dio cerchi noi, non ci trovi nel gruppo degli orgogliosi, ma in quello degli umili che si riconoscono deboli e peccatori, ma molto riconoscenti e fiduciosi nella bontà del Signore. Così il granello di senape diventerà un albero grande; così il lievito della Parola di Dio produrrà in noi frutti di vita eterna. Perché, «quanto più si ribassa il cuore per l’umiltà, più s’innalza verso la perfezione». Sant’Agostino.

sabato 28 luglio 2018

(Gv 6,1-15) Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.

VANGELO DI DOMENICA 29 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XVII Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Gv 6,1-15): In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo, ad accendere la luce della mente, ad aprire le orecchie al verbo del Signore, a guidare il mio cuore verso la strada che lui ci ha indicato e percorso prima di noi.


Nella prima lettura, ci troviamo a vedere come anche chi dice di non credere comincia ad avere dubbi. I farisei ed i giudei, avevano già risolto il problema di chi si trascinava dietro le folle, come avevano fatto con Gesù, uccidendolo, e i loro discepoli si erano dispersi, ma stavolta era diverso, questi discepoli non si disperdevano, continuavano a predicare nel nome di Gesù, e se fossero stati veramente mandati da Dio ? Li fecero frustare e loro ne furono felici perché venivano colpiti per testimoniare come Gesù, e si sentivano conformi a lui. Dal vangelo vediamo che cosa significa essere conformi a Gesù, vuol dire essere in comunione con i fratelli, affidare a Gesù anche la nostra materialità, i nostri bisogni fisici, condividere con gli altri, e collaborare con Gesù. Il miracolo che compie il Signore è il simbolo di come sia possibile sfamare tutti condividendo in nome dell' amore. Questa sembra che sia oggi la cosa più difficile, dire al Signore Gesù:- io ho solo questo, come posso aiutarti a sfamare il mondo intero?- Dire a Gesù: - Usami, fai Tu di me strumento delle tue mani. Dire:- Padre ho fame aiutami, ho fame di Te, abbracciami. Ho fame di giustizia, fammi essere giusto per primo; ho fame d' amore, fammi amare come tu ami i miei fratelli.-Abbiamo fame Signore, tu ci hai detto di chiedere a te ogni cosa, ci hai detto che se anche il padre che abbiamo sulla terra al posto del pane ci può dare un sasso, Tu non lo faresti mai, e noi ti crediamo Padre.
L’ amore non ha limiti, i limiti sono nell’ uomo, nel nostro modo di amare e di donarci.A volte diciamo di non aver tempo per pregare, per aiutare, per dedicarci alle opere di carità … questo ci deve far capire che siamo ancora troppo lontani dal Signore, troppo attaccati alla nostra umanità, perché Gesù, ci spinge a provare ad andare oltre i nostri limiti, oltre quello che pensiamo di poter fare, ci spinge ad essere comunione, ad essere testimoni della sua presenza nel mondo e dentro di noi.

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Comentario: Fra. D. Pere CALMELL i Turet
(Barcelona, Spagna)

Oggi, possiamo contemplare come si forgia dentro di noi tanto l'amore umano come l'amore soprannaturale, giacché abbiamo uno stesso cuore per amare Dio e gli altri.

Generalmente, l'amore si fa strada nel cuore umano quando si scopre il fascino dell’altro: la sua simpatia, la sua bontà. Questo è il caso del «ragazzo con cinque pani d'orzo e due pesci» (Gv 6,9). A Gesù dà tutto quello che serve, i pani e i pesci, perché si he lasciato conquistare per il fascino di Gesù. -Ho scoperto il fascino del Signore?

Poi, l’innamoramento, frutto di essere corrisposto. Dice che «lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi» (Giovanni 6,2). Gesù ascoltava, gli faceva caso, perché sapeva che ne avevano bisogno.

Gesù sente una forte attrazione per me e vuole la mia realizzazione umana e soprannaturale. Lui mi ama così come sono, con le mie miserie, perché gli chiedo perdono, e con il suo aiuto, continuo a sforzarmi.

«Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.» (Gv 6,15). Gli dirà il giorno dopo: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.» (Gv 6,26). San Agostino scrive: «Tanti sono alla ricerca di Gesù, guidati soltanto da interessi temporali! (...) Appena si cerca Gesù per Gesù».

La pienezza dell'amore è amore oblativo; quando cerchiamo il bene della persona amata, senza aspettarsi nulla in cambio, anche a costo del sacrificio personale.

Oggi, io Gli posso dire: «Signore, che ci fai partecipare al miracolo dell'Eucaristia: ti chiediamo di non nasconderti, di vivere con noi, di poterti vedere, toccare, sentire, di voler stare sempre vicino a Te, di essere il Re delle nostre vite e del nostro lavoro.» (san Josemaría).

venerdì 27 luglio 2018

(Mt 13,24-30) Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

VANGELO DI SABATO 28 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XVI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 13,24-30): In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Snto Spirito e guidami tra le righe della tua parola, dammi la mano per camminare accanto a te e per vivere con te questa parabola.

Le parabole hanno uno scopo, ed in questa è espresso chiaramente: dare un' immagine concreta al regno dei cieli.Gesù ci ha detto chiaramente che il suo regno non è di questo mondo, dove siamo noi a decidere come vivere,ma nel regno dei cieli,sarà lui a trarre le conclusioni della nostra vita.Sa perfettamente che dobbiamo lottare con le tentazioni, che satana riesce ad ingannarci ed abbindolarci con facilità e, ci spiega tra le righe, che questo avviene perchè come le piantine si confondono con la zizzania,anche noi ci lasciamo contagiare dal peccato.  Le regole non sono mai piaciute a nessuno, e ancor più difficile è rispettarle quando ci si frequentano altre persone che non le rispettano. Ma ci è anche il lato positivo dello errore, ed è che sbagliando strada, capiamo che il mondo con le sue passioni, non ci rende nè liberi, nè soddisfatti, nè felici, ma anzi, sembra aumentare il nostro disagio, aumentando la nostra trasgressione. L'insoddisfazione è sempre latente e conduce pian piano nella rete del peccato, fino a che , neanche il peccato appassiona più e al risveglio dell' inebriatura, non resta nulla nel cuore,se non un vuoto assordante.Altro discorso invece è la ricerca della santità, cammino difficile, ma affascinante, che invece non finisce mai di infiammare il cuore, che concede al cuore più che al corpo e lascia emozioni immense e non fuggitive.

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Comentario: Fra. D. Manuel SÁNCHEZ Sánchez
(Sevilla, Spagna)

Oggi, consideriamo una parabola che è l’occasione per riferirsi alla vita della comunità nella quale si mischiano continuamente il bene e il male, il Vangelo e il peccato. L’atteggiamento logico sarebbe quello di mettere fine a questa situazione, così come pretendono i domestici: «Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?» (Mt 13,28). Però la pazienza di Dio è infinita, aspetta fino all’ultimo momento —come un buon Padre— la possibilità del cambiamento: «Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura» (Mt 13,30).

Una realtà ambigua e mediocre, però in essa cresce il Regno. Si tratta di sentirsi chiamati a scoprire i segni del Regno di Dio per potenziarlo. E, dall’altro lato, di non favorire nulla che porti ad accontentarsi della mediocrità. Ciò nonostante, il fatto di vivere in un miscuglio di bene e male non deve impedirci di avanzare nella nostra vita spirituale; il contrario sarebbe convertire il nostro grano in zizzania. «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?» (Mt 13,27). È impossibile crescere in un altro modo, né possiamo cercare il Regno in nessun altro luogo al di fuori di questa società nella quale viviamo. Il nostro compito sarà quello di far sì che nasca il Regno di Dio.

Il Vangelo ci chiama a non dar credito ai “puri’’, a superare gli aspetti del puritanismo e dell’intolleranza che si possano trovare nella comunità Cristiana. Si trovano facilmente atteggiamenti di questo tipo in tutti i gruppi, per quanto cerchino di essere sani. Messi di fronte ad un ideale, tutti abbiamo la sensazione di pensare che alcuni lo abbiano raggiunto, e che altri ancora siano lontani. Gesù constata che tutti quanti siamo in cammino, assolutamente tutti.

Vigiliamo per non lasciare che il maligno si intrometta nelle nostre vite, cosa che succede quando ci adeguiamo al mondo. Sant’ Angela della Croce diceva che «non bisogna dare ascolto alle voci del mondo, che in tutti i luoghi si fa questo o quello; noi sempre lo stesso, senza inventare variazioni e seguendo la maniera di fare le cose che sono un tesoro nascosto; sono queste che ci apriranno le porte del Cielo». Che la Santissima Vergine Maria ci conceda adeguarci solamente all’amore.

giovedì 26 luglio 2018

(Mt 13,18-23) Colui che ascolta la Parola e la comprende, questi dà frutto.

VANGELO DI VENERDI 27 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XVI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 13,18-23): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guidaci all’ ascolto della parola di Dio, fa che ci penetri l’anima e diventi per noi motivo di speranza.

Ascoltare e comprendere che Dio parla per il nostro bene; è questo in fondo quello che cambia il nostro modo di agire. Faccio un esempio, se devo comperare un’auto e so che quel modello che mi piace come carrozzeria, costa tantissimo ed in più ha difetti di frenata, di tenuta di strada, di consumo...ecc. ecc posso anche comperarla,ma sapendo già che faccio un pessimo affare. Così è la vita, posso anche viverla a modo mio e non nel modo che Dio mi ha indicato, ma poi quando sbatterò il muso sul male che mi sarò procurato, mi renderò conto di aver fatto male solo a me stesso e a quelli che mi amano. La parola di Dio porta in se stessa la sapienza e il consiglio di Dio. . se all’ ascolto della teoria faremo seguire la pratica, certo ci risparmieremo tanti fallimenti ed eviteremo di essere cristiani all'acqua di rose. Non possono mancare le prove, perché ci tengono con i piedi ben saldi per terra, perché vediamo che chi si crede potente e giusto,è pieno solo di vanità, mentre per rimanere in contatto con Dio serve molta umiltà.
Come le spighe più alte, non sono le più piene, ma le più leggere e vuote; così quelle con i chicchi più carichi sono quelle che si piegano sotto il loro peso; è l’umiltà che ci fa chinare il capo, mentre la vanità ci tiene lontani da Dio.
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Comentario: Fra. Josep LAPLANA OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)

Oggi, contempliamo Dio come un contadino buono e magnanimo, che semina a mani piene. Non è stata avaro nella redenzione dell'uomo, ma ha speso tutto nel suo Figlio Gesù Cristo, che come grano sepolto (morte e sepoltura) è diventato vita e risurrezione nostra grazie alla sua santa Risurrezione.

Dio è un contadino paziente. I tempi appartengono al Padre, perché solo Egli conosce il giorno e l'ora (cf. Mc 13,32), del raccolto e la trebbiatura. Dio aspetta. E anche noi dobbiamo aspettare sincronizzando l'orologio della nostra speranza col piano salvifico di Dio. Dice Giacomo: «Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» (Gc 5,7). Dio aspetta la coltivazione e la fa crescere con la sua grazia. Noi non possiamo nemmeno addormentarci, ma dobbiamo collaborare con la grazia di Dio prestando la nostra collaborazione, senza presentare ostacoli all’azione trasformante di Dio.

La coltivazione di Dio che nasce e cresce qui sulla terra è reso visibile nei suoi effetti, possiamo vederli in veri e propri miracoli ed esempi clamorosi di santità di vita. Sono in molti quelli che, dopo aver ascoltato tutte le parole e i rumori di questo mondo, hanno fame e sete della Parola di Dio, vera, li dove è viva e incarnata. Ci sono migliaia di persone che vivono la sua appartenenza a Gesù Cristo e alla Chiesa con lo stesso entusiasmo che all'inizio del Vangelo, perché la parola di Dio "trova la terra dove germinare e portare frutto" (S. Agostino), quindi dobbiamo alzare la nostra morale e affrontare il futuro con occhi di fede.

Il successo della coltura non è nelle nostre strategie umane o di marketing, ma nell'opera salvifica di Dio "ricco di misericordia" e nell'efficacia dello Spirito Santo che può trasformare la nostra vita in modo che siamo capaci di dare gustosi frutti di amore e di gioia contagiosa.

mercoledì 25 luglio 2018

(Mt 13,10-17) A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.

VANGELO DI GIOVEDI 26 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XVI settimana del Tempo Ordinario

Santorale 26 Luglio: San Gioacchino e Sant' Anna, genitori della Beata Vergine Maria
Testo del Vangelo (Mt 13,10-17): In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: “Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.» Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nel mio cuore e nella mente, e fa che tra noi non ci siano segreti che io non sappia capire,ma svelami nella sapienza e nella volontà di Dio, quello che mi può essere svelato.

Quanto è difficile per chi è colto, non mettere in mostra il suo sapere!
Per chi ha fatto teologia poi...sembra quasi impossibile dividere il sapere dal saper essere aperti al mistero, quasi come se nulla ci fosse più da scoprire.
Magari bastasse la conoscenza delle scritture per entrare nel regno dei cieli!
Gesù parla con le parabole, rende comprensibile a tutti quello che vuole sia compreso, non fa il difficile, non mette in mostra la sua sapienza e sapete perché?
Perché non parla per essere ammirato, ma per dare a noi la possibilità di comprendere che l’unica felicità vera, viene dall’ accogliere la sua parola, che è stata scritta non per i dotti e i sapienti, ma per tutti. I sacerdoti hanno un grande compito, che non è quello di spiegare dall'alto della loro boria la parola, ma di mostrare con la loro umiltà come viverla; questo sarà gradito al Signore!
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Comentario: Fra.D. Manel MALLOL Pratginestós
(Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, ricordiamo “l’elogio” di Gesù a tutti quelli che si raggruppavano intorno a Lui: «Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono!» (Mt 13,16). E ci chiediamo: sono dirette anche a noi queste parole di Gesù, o sono unicamente per coloro che lo videro e ascoltarono personalmente? Sembra che i fortunati siano loro, visto che ebbero la fortuna di convivere con Gesù, di restare fisicamente e sensibilmente al suo fianco. Invece noi ci annovereremo piuttosto con i giusti e i profeti —senza essere ne giusti ne profeti!— che avremmo voluto vedere e udire.

Non dimentichiamo, tuttavia, che il Signore si riferisce ai giusti e ai profeti anteriori alla sua venuta, alla sua rivelazione: «In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro» (Mt 13,17). Con Lui arriva la pienezza dei tempi, e noi stiamo in questa pienezza, siamo già nell’epoca di Cristo, nel tempo della salvezza. È vero che non abbiamo visto Gesù con i nostri occhi, però si lo abbiamo conosciuto e lo conosciamo. Non abbiamo ascoltato la sua voce con le nostre orecchie, però si abbiamo ascoltato e ascoltiamo la sua parola. La conoscenza che ci dà la fede, anche se non è sensibile, è un’autentica conoscenza, ci mette in contatto con la verità e, per questo, ci dà la felicità e l’allegria.

Riconoscenti della nostra fede cristiana, ne siamo risarciti. Procuriamo che il nostro contatto con Gesù sia da vicino e non da lontano, così come lo trattavano quei discepoli che stavano vicino a Lui, che lo videro e lo udirono. Non contempliamo Gesù passando dal presente al passato, ma dal presente al presente, permaniamo nel suo tempo, un tempo che non finisce. La preghiera —parlare con Dio— e la Comunione —riceverLo— ci assicurano questa intimità con Lui e ci fanno sentire realmente fortunati al guardarlo con gli occhi e gli orecchi della fede. «Ricevi, dunque, l’immagine di Dio, che perdesti per le tue cattive azioni» (Sant' Agostino).

martedì 24 luglio 2018

(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.

VANGELO DI MERCOLEDI 25 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: 25 Luglio: San Giacomo apostolo

Testo del Vangelo (Mt 20,20-28): In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo, di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.

Giacomo e Giovanni seguirono Gesù, senza avere tentennamenti, gli furono vicini nel Getzemani, nella trasfigurazione e in molte occasioni importanti della sua vita, per questo forse, la mamma pensava che era giusto stessero al fianco di Gesù nel suo regno. Onore e gloria… noi uomini cerchiamo sempre questo; siamo uomini, e rimaniamo uomini, con i nostri difetti e i nostri miseri pregi, noi non capiamo mai, neanche quando la fede è forte, neanche quando abbiamo Gesù vicino al cuore, che il nostro ruolo non è apparire, ma servire. Vogliamo apparire, essere i primi, farci vedere migliori di quello che siamo, anche a volte solo per noi stessi, come se guardandoci allo specchio e vedendo la nostra anima così scarsa nella fede, non ci piacessimo e volessimo riempirla a tutti i costi con palliativi privi di contenuto. Bisogna che ci rendiamo finalmente conto che non siamo noi a stare vicino a Gesù, ma è Lui che ci resta vicino sempre. San Paolo nella prima lettura ci spiega come la vita dei discepoli sia legata alla grazia di Dio. Non è facile seguire Gesù quando siamo tribolati e impauriti, ma è proprio Gesù che ci sostiene con la sua grazia. Testimoniare la nostra fede in Cristo ci fa scontrare con il mondo, anche con quello che è dentro di noi, perché non saremo mai abbastanza perfetti né credibili come testimoni, ma nonostante le nostre crepe, siamo vasi che Cristo riempie di grazia. Non cerchiamo in noi quello che non c’è, ma permettiamo al Signore di operare in noi e con noi, colmandoci di Spirito Santo; non chiediamo di essere favoriti, ma di saper servire.
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Comentario: Fra. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)

Oggi, nel frammento del Vangelo di San Matteo troviamo molteplici insegnamenti. Mi limiterò a sottolinearne uno, quello che tratta dell’assoluto dominio di Dio sulla storia: tanto quello di tutti gli uomini nel suo insieme (l’umanità), quanto quello di tutti e di ciascun gruppo umano (nel nostro caso, per esempio, il gruppo familiare degli Zebedei), così come quello di ogni persona individualmente. Perciò Gesù dice loro chiaramente: «Voi non sapete quello che chiedete» (Mt 20,22).

Si sederanno alla destra di Gesù Cristo quelli che vi sono stati destinati dal Padre: «però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio» (Mt 20,23). Con questa chiarezza, così come suona. Non a caso dice un proverbio: «Non si muove foglia che Dio non voglia». Ed è così perché Dio è Dio. Diciamolo pure all’inverso: se non fosse così, Dio non sarebbe Dio.

Di fronte a questo fatto che si sovrappone ineludibilmente ad ogni condizionamento umano, a noi uomini resta solo, all’inizio, l’accettazione e l’adorazione (perché Dio si è rivelato a noi come l’Assoluto); la fiducia e l’amore mentre camminiamo (perché Dio ci si è rivelato, al tempo stesso, come Padre); ed infine... infine, quello che è più grande e definitivo: sederci accanto a Gesù (alla Sua destra o alla Sua sinistra sono, in ultima istanza,, questioni secondarie).

L’incognita dell’elezione e della predestinazione divina si risolve solo, da parte nostra, con la fiducia. Pesa di più un milligrammo di fiducia depositata nel cuore di Dio che tutto il peso dell’universo pressionando sul nostro povero piatto della bilancia. Di fatto «San Giacomo visse poco tempo, giacché, fin dal principio, era mosso da un grande ardore: disprezzò tutte le cose umane ed ascese ad una cima così ineffabile che morì immediatamente» (San Giovanni Crisostomo).