domenica 4 febbraio 2018

(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.



VANGELO DI LUNEDì 5 GENNAIO 2018
(Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore dammi la possibilità di toccare il tuo mantello, fa che il tuo Spirito mi sfiori e sarò salva.
In questa pagina Marco, pone l'accento sul fatto che la gente accorre da tutte le parti presentandosi a Gesù, per essere guariti. Riconoscere di aver bisogno del Signore è la prima cosa che ci serve per cominciare a creare un buon rapporto con Lui. È la voglia di fede che li spinge a cercarlo, a voler toccare almeno un lembo del suo vestito, perché quelli che riuscivano a farlo, venivano salvati. Vediamo di capire che cosa può voler dire questo: certamente che per essere salvati bisogna cercare di conoscere Gesù, bisogna avvicinarsi a Lui, fino a toccarlo, per riconoscerlo tra tutti gli altri, avere quella fede sana che ci fa muovere verso di lui, la fede di chi si riconosce peccatore, indegno dell' amore di Dio. Gli ultimi, gli emarginati, gli ammalati, tutte le persone alle quali nessuno dà retta, nessuno dà fiducia, si rivolgono a Gesù e Lui è sempre disponibile per loro, sempre pronto a servire, a insegnare, perché per questo è venuto. Rivolgiamoci quindi con fiducia al Signore, non pensiamo di essere sufficienti a noi stessi, non cerchiamo i potenti terreni, ne maghi e stregoni, la cronaca insegna che non ci porteranno da nessuna parte se non all'insoddisfazione o alla rovina. Abbiamo Gesù il più grande dei guaritori dell'anima e del corpo, vediamo quanto la santità di chi si fida ciecamente di Lui, si veda nelle opere e nel cuore, quanto neanche la più grande sofferenza smorzi quella fede, imitiamo i santi, ma più di tutti, e per primo imitiamo Gesù, seguiamo il maestro e potremo avvicinarci tanto da poter toccare il suo mantello.
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COMMENTO DI:
Fr. John GRIECO (Chicago, Stati Uniti)
Oggi, nel Vangelo, vediamo il grande "potere del contatto" con la persona di Nostro Signore: «Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati» (Mc 6,56). Il minimo contatto fisico può fare miracoli per coloro che si avvicinano a Cristo nella fede. Il suo potere di guarire trabocca dal suo cuore amoroso e si estende anche ai suoi vestiti. Entrambi, la sua capacità e il suo grande desiderio di curare, sono abbondanti e facilmente accessibili. Questo passaggio può aiutarci a meditare su come stiamo ricevendo il Signore nella Santa Comunione. ¿Accettiamo con fede che questo contatto con Cristo può fare miracoli nella nostra vita? Ê molto di più che toccare «il lembo del suo mantello», noi riceviamo veramente il Corpo di Cristo nei nostri corpi. Più che una semplice guarigione delle nostre malattie fisiche, la Comunione guarisce le nostre anime e garantisce la partecipazione nella propria vita di Dio. Sant' Ignazio di Antiochia, così, considerava l'Eucaristia come «il farmaco della immortalità e l'antidoto per prevenirci dalla morte, in modo da produrre ciò che eternamente dobbiamo vivere in Gesù Cristo». L'utilizzazione di questo "farmaco d'immortalità" consiste nell’essere curato di tutto ciò che ci separa da Dio e dagli altri. Essere curati da Cristo nell'Eucaristia, quindi, implica superare il nostro stato di estasi. Come insegna Benedetto XVI, «Nutrirsi di Cristo è la via per non rimanere estranei o indifferenti davanti alla sorte dei fratelli (...). Una spiritualità eucaristica, allora, è un autentico antidoto davanti all’ individualismo e all’ egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione ad alleviare le ferite di quelle disgregate». Come quelli che furono guariti dalle loro malattie toccando i suoi vestiti, anche noi possiamo essere curati dal nostro egoismo e il nostro isolamento dagli altri, ricevendo Nostro Signore con fede.

6 commenti:

  1. VERSIONE IN SPAGNOLO DI LUNEDì 5 FEBBRAIO 2018
    Evangelio según San Marcos 6,53-56.
    Después de atravesar el lago, llegaron a Genesaret y atracaron allí.
    Apenas desembarcaron, la gente reconoció en seguida a Jesús,
    y comenzaron a recorrer toda la región para llevar en camilla a los enfermos, hasta el lugar donde sabían que él estaba.
    En todas partes donde entraba, pueblos, ciudades y poblados, ponían a los enfermos en las plazas y le rogaban que los dejara tocar tan sólo los flecos de su manto, y los que lo tocaban quedaban curados.

    MI REFLEXIÓN

    ORACIÓN
    Señor, dame la oportunidad de tocar su abrigo, deja que tu Espíritu me toca y voy a estar a salvo.

    En esta página, Marcos, hace hincapié en el hecho de que la gente venía de todas las partes a Jesús para ser sanada. Reconociendo la necesidad de que el Señor es lo primero que tenemos que empezar a construir una buena relación con él --
    Es el deseo de la fe que los motiva a buscarlo, con ganas de tocar siquiera la orla de su vestido, porque lo que podía hacerlo, fueron guardados.
    Vamos a ver lo que puede "para significar lo siguiente: que para ser salvo sin duda tratar de conocer a Jesús, debemos acercarnos a él, Hasta que toque, para reconocer como cualquier otra, para tener esa fe que nos hace tanto saludable hacia él, la fe de , que es un pecador, indigno del amor de Dios
    Los últimos, los marginados, los enfermos, todas las personas a las que nadie escucha, nadie en quien confiar, a su vez a Jesús, y Él está siempre disponible para ellos, siempre dispuesto a servir, a enseñar, ya que para este vino.
    A continuación, gire con confianza al Señor, no creo que seamos competentes por nosotros mismos, no buscamos los poderosos de la tierra , magos y hechiceros, los registros muestran que no nos llevará a ninguna parte si hay insatisfacción o a la ruina.
    Tenemos a Jesús el más grande de los curanderos del cuerpo y del alma, vemos cómo la santidad de quienes confían en él ciegamente, ver las obras y el corazón, ya que incluso el mayor sufrimiento de amortiguamiento que la fe, imitamos a los santos, pero más todos, y el primero en imitar a Jesús, seguimos el maestro y que pueden acercarse lo suficiente para tocar su manto.

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    1. COMENTARIO DE:
      Fr. John GRIECO
      (Chicago, Estados Unidos)

      Hoy, en el Evangelio del día, vemos el magnífico "poder del contacto" con la persona de Nuestro Señor: «Colocaban a los enfermos en las plazas y le pedían que tocaran siquiera la orla de su manto; y cuantos la tocaron quedaban salvados» (Mc 6,56). El más mínimo contacto físico puede obrar milagros para aquellos que se acercan a Cristo con fe. Su poder de curar desborda desde su corazón amoroso y se extiende incluso a sus vestidos. Ambos, su capacidad y su deseo pleno de curar, son abundantes y de fácil acceso.
      Este pasaje puede ayudarnos a meditar cómo estamos recibiendo a Nuestro Señor en la Sagrada Comunión. ¿Comulgamos con la fe de que este contacto con Cristo puede obrar milagros en nuestras vidas? Más que un simple tocar «la orla de su manto», nosotros recibimos realmente el Cuerpo de Cristo en nuestros cuerpos. Más que una simple curación de nuestras enfermedades físicas, la Comunión sana nuestras almas y les garantiza la participación en la propia vida de Dios. San Ignacio de Antioquía, así, consideraba a la Eucaristía como «la medicina de la inmortalidad y el antídoto para prevenirnos de la muerte, de modo que produce lo que eternamente nosotros debemos vivir en Jesucristo».
      El aprovechamiento de esta "medicina de inmortalidad" consiste en ser curados de todo aquello que nos separa de Dios y de los demás. Ser curados por Cristo en la Eucaristía, por tanto, implica superar nuestro ensimismamiento. Tal como enseña Benedicto XVI, «Nutrirse de Cristo es el camino para no permanecer ajenos o indiferentes ante la suerte de los hermanos (…). Una espiritualidad eucarística, entonces, es un auténtico antídoto ante el individualismo y el egoísmo que a menudo caracterizan la vida cotidiana, lleva al redescubrimiento de la gratuidad, de la centralidad de las relaciones, a partir de la familia, con particular atención en aliviar las heridas de aquellas desintegradas».
      Igual que aquellos que fueron curados de sus enfermedades tocando sus vestidos, nosotros también podemos ser curados de nuestro egoísmo y de nuestro aislamiento de los demás mediante la recepción de Nuestro Señor con fe.

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  2. VERSIONE IN INGLESE DI LUNEDì 5 FEBBRAIO 2018
    Holy Gospel of Jesus Christ according to Saint Mark 6:53-56.
    After making the crossing to the other side of the sea, Jesus and his disciples came to land at Gennesaret and tied up there.
    As they were leaving the boat, people immediately recognized him.
    They scurried about the surrounding country and began to bring in the sick on mats to wherever they heard he was.
    Whatever villages or towns or countryside he entered, they laid the sick in the marketplaces and begged him that they might touch only the tassel on his cloak; and as many as touched it were healed.

    MY REFLECTION

    PRAYER
    Jesus Give me the possibility of to touch your coat, does that the your Spirit you graze me and I will be safe.

    In this page I Mark, puts the accent on the fact that the people runs up from everything the parts presenting itself to Jesus, to to be cured. It recognize to have need of Jesus is the first one what that serves to begin to create us a good relation with Him- And the desire of belief that pushes to seek them it, to want to touch at least an edge of its garment, because those that succeeded to do it, came saved. It see to understand what it can want to say this: certainly that to to be saved it is necessary to want to know Jesus, is necessary to approach to Him, until to touch it, to recognize it between the other everything, to have that healthy belief that motive verse of him does us, the belief of who it is recognized sinner, unworthy of the love of God. The last, cast out him, the patients, all the people to which no gives straight line, no gives trust, revolt themselves Jesus and He is always available for them, always ready to serve, to teach, because for this came. Let us turn therefore with trust to Jesus , do not think to be sufficient to ourselves same, we do not seek the being able earthly, of it magicians and wizards, the chronicle teaches that will not carry us nowhere if not to the dissatisfaction or to the ruin. We have Jesus the largest one of the healers of the soul and of the body, we see how much the sanctity of who itself grazing land blindly of Him, it is seen in the works and in the heart, how much not even the most large suffering you dampen that belief, we imitate the holy, but more of everything, and for first we imitate Jesus, we follow the teacher and we will be able to approach us a lot be able to touch its coat.

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    1. COMMENT OFF:
      Fr. John GRIECO
      (Chicago, United States)

      Today, in the Gospel we see the tremendous power of contact with Our Lord’s person: «They laid the sick in the marketplace and begged him to let them touch just the fringe of his cloak. And all who touched him were cured» (Mk 6,56). The slightest physical touch can work miracles for those who approach Christ with faith. His power to cure overflows from his loving heart and extends even to his garments. His ability and willingness to heal is both abundant and easily accessible.
      This passage can help us reflect on how we receive Our Lord in Holy Communion. Do we do so with faith that this contact with Christ can work miracles our lives? More than merely touching the «fringe of his cloak», we receive Christ’s very Body into our bodies. More than merely healing our physical infirmities, Communion heals our souls and grants them a share in God’s own life. St. Ignatius of Antioch thus calls the Eucharist, «the medicine of immortality, and the antidote to prevent us from dying, [which causes] that we should live forever in Jesus Christ».
      Taking advantage of this “medicine of immortality” consists in being healed of whatever separates us from God and others. Being cured by Christ in the Eucharist thus entails overcoming our self-absorption. As Benedict XVI teaches, «Nourishing ourselves with Christ is the way to avoid becoming extraneous or indifferent to the fate of the brothers (…). A Eucharistic spirituality is the true antidote to the individualism and selfishness that often characterize daily life, and leads to the rediscovery of gratuity, of the centrality of relationships —starting with the family— with particular attention to healing the wounds of disrupted ones».
      Just as those who were cured of their infirmities by touching his garments, we too can be cured of our egoism and our isolation from others by receiving Our Lord with faith.

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI LUNEDI 5 FEBBRAIO 2018.

    Jour liturgique : Temps ordinaire - 5e Semaine: Lundi

    Martyrologe 5 Février: Ste.Agathe, vierge et martyr
    Texte de l'Évangile (Mc 6,53-56): Ayant traversé le lac, ils abordèrent à Génésareth et accostèrent. Ils sortirent de la barque, et aussitôt les gens reconnurent Jésus: ils parcoururent toute la région, et se mirent à transporter les malades sur des brancards là où l'on apprenait sa présence. Et dans tous les endroits où il était, dans les villages, les villes ou les champs, on déposait les infirmes sur les places. Ils le suppliaient de leur laisser toucher ne serait-ce que la frange de son manteau. Et tous ceux qui la touchèrent étaient sauvés.

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Seigneur, donne-moi une chance de toucher ta tunique, laisse ton Esprit me touché et je vais être en sécurité.

    - Sur cette page, Marc, met l'accent sur le fait que les gens affluent de toutes cotés vers Jésus pour être guéris. Reconnaissant la nécessité de l'Éternel et la première chose que nous devons commencer à établir une bonne relation avec lui. C 'est le désir de la foi qui les motive à le chercher, à vouloir simplement toucher le bord de son manteau, parce que ceux qui pouvaient le faire, ont été sauvés. Voyons ce que cela peut vouloir dire: sans doute qu'il faut chercher à connaître Jésus, nous devons l'approcher, le toucher, le reconnaître parmi tous les autres qui ont cette foi saine qui nous fait aller vers lui, la foi de celui qui se reconnait pécheur, indigne de l'amour de Dieu. Les derniers, les marginaux, les malades, toutes les personnes à qui personne ne prête attention, ni confiance, se tournent vers Jésus et Il est toujours disponible pour eux, toujours prêts à servir, à enseigner, parce que cela est arrivé. Allons donc avec confiance vers le Seigneur, ne pensons pas que nous soyons capables et suffisant à nous-mêmes, ne cherchons pas ni les puissant de la terre, ni magiciens et sorciers, la chronique enseigne que cela nous mènera nulle part si ce n'est à l'insatisfaction, ou à la ruine. Nous avons Jésus le plus grand des guérisseurs du corps et de l'âme, voyons comment la sainteté de celui qui se confie en lui, cela se voit dans les œuvres et les cœurs, combien non plus la plus grande souffrance atténue cette foi, imitons les saints, mais plus que tous, et en premier imitons Jésus, suivons le maître et nous pourrons tellement nous approcher jusqu'à pouvoir toucher son manteau.

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    1. Commentaire de l'Fr. John GRIECO
      (Chicago, Etats-Unis)

      Aujourd'hui, dans l’Évangile du jour, nous voyons le magnifique "pouvoir du contact" avec la personne de Notre Seigneur: «L’on mit les malades sur les places et on lui demandait de toucher seulement la frange de son manteau; et tous ceux qui la touchèrent étaient sauvés» (Mc 6,56). Le plus petit contact physique peut opérer des miracles pour ceux qui s’approchent du Christ avec foi. Son pouvoir de guérison déborde de son cœur aimant et s’étend même à ses vêtements. Tous deux —capacité et désir plénier de guérir— sont abondants et d’accès facile. Ce passage peut nous aider à méditer sur la manière dont nous recevons le Seigneur dans la Sainte Communion. Est-ce que nous communions avec la certitude que ce contact peut opérer des miracles dans nos vies? Nous faisons plus que toucher «la frange de son manteau»: nous recevons réellement le Corps du Christ dans nos corps. Plus qu’une simple guérison de nos maladies physiques, la Communion guérit nos âmes et leur garantit la participation à la vie-même de Dieu. Saint Ignace d’Antioche voyait ainsi dans l’Eucharistie «la médecine de l’immortalité et l’antidote contre la mort, qui procure ce qu’éternellement nous devons vivre en Jésus-Christ». Le profit de cette "médecine d’immortalité" consiste à être guéri de tout ce qui nous sépare de Dieu et des autres. Être guéri par le Christ dans l’Eucharistie implique par conséquent de dépasser les replis sur soi. Ainsi que l’enseigne Benoît XVI, «Se nourrir du Christ est le chemin pour ne pas demeurer indifférents devant le sort de nos frères (…). Une spiritualité eucharistique est alors un authentique antidote contre l’individualisme et l’égoïsme qui caractérisent souvent la vie quotidienne, elle porte à redécouvrir la gratuité, la centralité des relations, à partir de la famille, avec le souci particulier de soulager les blessures de celles qui sont désunies». Comme ceux qui furent guéris de leurs maladies en touchant ses vêtements, nous pouvons nous aussi être guéris de notre égoïsme et de notre isolement, en recevant Notre Seigneur avec foi.

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