martedì 24 luglio 2018

(Mt 20,20-28) Il mio calice, lo berrete.

VANGELO DI MERCOLEDI 25 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: 25 Luglio: San Giacomo apostolo

Testo del Vangelo (Mt 20,20-28): In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo, di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.

Giacomo e Giovanni seguirono Gesù, senza avere tentennamenti, gli furono vicini nel Getzemani, nella trasfigurazione e in molte occasioni importanti della sua vita, per questo forse, la mamma pensava che era giusto stessero al fianco di Gesù nel suo regno. Onore e gloria… noi uomini cerchiamo sempre questo; siamo uomini, e rimaniamo uomini, con i nostri difetti e i nostri miseri pregi, noi non capiamo mai, neanche quando la fede è forte, neanche quando abbiamo Gesù vicino al cuore, che il nostro ruolo non è apparire, ma servire. Vogliamo apparire, essere i primi, farci vedere migliori di quello che siamo, anche a volte solo per noi stessi, come se guardandoci allo specchio e vedendo la nostra anima così scarsa nella fede, non ci piacessimo e volessimo riempirla a tutti i costi con palliativi privi di contenuto. Bisogna che ci rendiamo finalmente conto che non siamo noi a stare vicino a Gesù, ma è Lui che ci resta vicino sempre. San Paolo nella prima lettura ci spiega come la vita dei discepoli sia legata alla grazia di Dio. Non è facile seguire Gesù quando siamo tribolati e impauriti, ma è proprio Gesù che ci sostiene con la sua grazia. Testimoniare la nostra fede in Cristo ci fa scontrare con il mondo, anche con quello che è dentro di noi, perché non saremo mai abbastanza perfetti né credibili come testimoni, ma nonostante le nostre crepe, siamo vasi che Cristo riempie di grazia. Non cerchiamo in noi quello che non c’è, ma permettiamo al Signore di operare in noi e con noi, colmandoci di Spirito Santo; non chiediamo di essere favoriti, ma di saper servire.
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Comentario: Fra. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)

Oggi, nel frammento del Vangelo di San Matteo troviamo molteplici insegnamenti. Mi limiterò a sottolinearne uno, quello che tratta dell’assoluto dominio di Dio sulla storia: tanto quello di tutti gli uomini nel suo insieme (l’umanità), quanto quello di tutti e di ciascun gruppo umano (nel nostro caso, per esempio, il gruppo familiare degli Zebedei), così come quello di ogni persona individualmente. Perciò Gesù dice loro chiaramente: «Voi non sapete quello che chiedete» (Mt 20,22).

Si sederanno alla destra di Gesù Cristo quelli che vi sono stati destinati dal Padre: «però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio» (Mt 20,23). Con questa chiarezza, così come suona. Non a caso dice un proverbio: «Non si muove foglia che Dio non voglia». Ed è così perché Dio è Dio. Diciamolo pure all’inverso: se non fosse così, Dio non sarebbe Dio.

Di fronte a questo fatto che si sovrappone ineludibilmente ad ogni condizionamento umano, a noi uomini resta solo, all’inizio, l’accettazione e l’adorazione (perché Dio si è rivelato a noi come l’Assoluto); la fiducia e l’amore mentre camminiamo (perché Dio ci si è rivelato, al tempo stesso, come Padre); ed infine... infine, quello che è più grande e definitivo: sederci accanto a Gesù (alla Sua destra o alla Sua sinistra sono, in ultima istanza,, questioni secondarie).

L’incognita dell’elezione e della predestinazione divina si risolve solo, da parte nostra, con la fiducia. Pesa di più un milligrammo di fiducia depositata nel cuore di Dio che tutto il peso dell’universo pressionando sul nostro povero piatto della bilancia. Di fatto «San Giacomo visse poco tempo, giacché, fin dal principio, era mosso da un grande ardore: disprezzò tutte le cose umane ed ascese ad una cima così ineffabile che morì immediatamente» (San Giovanni Crisostomo).

lunedì 23 luglio 2018

(Mt 12,46-50) Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!».

VANGELO DI MARTEDI 24 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XVI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 12,46-50): In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e assistimi sempre, perché tu sei il tesoro che il Signore ci ha donato per aprire lo scrigno della conoscenza e della parola. Fa che tutto sia chiaro ai nostri occhi, che la tua parola sia viva per noi e palpiti nei nostri cuori.

Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre. Il Padre mio che è nei cieli…Padre mio e Padre nostro…. Sono veramente significative le parole di Gesù. Già ci aveva detto che chi ama la madre e i fratelli più di lui, non è degno di Lui. Le frasi bibliche dimostrano invece, in maniera inequivocabile (per chi vuol capire!) che in base all’eterna Parola di Dio i fratelli di Gesù Cristo si distinguono dall’ammucchiata generale in cui le teorie del mondo, supportate e diffuse da satana, tendono a relegarli. I fratelli di Gesù Cristo sono solo quelli che si comportano secondo gli insegnamenti di Cristo; non quindi tutti! Lasciamo quindi ai teologi far teologia e fissiamo lo sguardo su questa cosa che è importante e che vale la nostra fede e il nostro credo. Ancora una frase per ricordare le parole di Gesù: io ti rendo lode, o Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli». Accontentiamoci di essere piccoli e di fidarci di Gesù, non accettiamo le insinuazioni e i dubbi che i “grandi studiosi”di cui non conosciamo la veridicità ci insinuano nella mente. Sono gli stessi che ci vogliono far credere che siamo figli dell’evoluzione delle scimmie (ma non di tutte, perché le scimmie ancora esistono) o addirittura un esperimento genetico di extraterrestri che ci volevano come schiavi per estrarre l’oro dal nostro pianeta (ultima delle stupidaggini sentite in tv) o prodotti del big bang (teoria assolutamente non provata).
Tutti dicono qualcosa in proposito, ma io credo che satana non sa più che inventare contro la Madonna, la cui purezza e il cui amore lo mettono fortemente in difficoltà. Va de retro satana con tutte le tue bugie contro la Santa Vergine Maria. Ascoltiamo solo la parola di Gesù: CHIUNQUE FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE è NEI CIEI, EGLI E’ PER ME FRATELLO SORELLA E MADRE …e parteciperemo alla nostra parte di eredità di figli di Dio.
Amen.
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Comentario: Fra. Pietro SUÑER i Puig SJ
(Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo si presenta, dall’inizio, sorprendente: «Chi è mia madre (...)?» (Mt 12,48), si domanda Gesù. Sembra che Gesù abbia un’attitudine irriverente verso Maria. Non è così. Ciò che Gesù vuole chiarire adesso è che per i suoi occhi —occhi di Dio!— il valore decisivo di una persona non risiede nell’evento della carne e del sangue, ma nella disposizione spirituale di accettare la volonta di Dio: «Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre"» (Mt 12,49-50). In quel momento la volontà di Dio era che Lui evangelizzasse coloro che lo stavano ascoltando e che questi lo seguissero. Ciò era più importante di qualsiasi altro valore, per intimo che fosse. Per obbedire alla volontà del Padre Gesù aveva lasciato Maria e ora stava predicando lontano dalla dimora.

Però, chi è stato più disponibile di Maria nell’accettare e compiere la volontà di Dio? «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Per questo Sant’Agostino dice che Maria, prima accolse la parola di Dio nello spirito, per obbedienza, e solo dopo la concepì nel suo grembo per l’Incarnazione.

In altre parole: Dio ci ama nella misura della nostra santità. Maria è santissima e quindi è amatissima. Orbene, essere santi, non è la causa per la quale Dio ci ama. Al contrario, poiché Lui ci ama, ci fa santi. Il primo ad amare è sempre il Signore (cf. 1Jn 4,10). Maria ci insegna quando dice: «perché ha guardato l'umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Agli occhi di Dio siamo piccoli; però Lui vuole innalzarci, santificarci.

domenica 22 luglio 2018

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

VANGELO DI LUNEDI 23 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XVI settimana del Tempo Ordinario

Santorale 23 Luglio: Santa Brigida, religiosa, patrona d’Europa
Testo del Vangelo (Mt 12,38-42): In quel tempo, alcuni scribi e farisei interrogarono Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!».





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.

Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo. Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l' esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti. La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l' agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta. I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti. L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite. Restiamo quindi attaccati a questa Chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù. Aggiungo una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.
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Comentario: P. Joel PIRES Teixeira
(Faro, Portogallo)

Oggi, Gesù è posto a prova da "alcuni scribi e farisei" (Mt 12,38; Mc 10,12), che si sentono minacciati dalla persona di Gesù, non per ragioni di fede, ma di potere. Per la paura di perdere il loro potere, cercano di screditare Gesù, provocandolo. Questi "alcuni" spesso siamo noi stessi quando siamo portati via dal nostro egoismo e gli interessi individuali. Oppure, quando guardiamo la Chiesa come una realtà meramente umana e non come un progetto d'amore di Dio per ciascuno di noi.

La risposta di Gesù 'è chiara: «Nessun segno sarà dato loro» (cfr Mt 12,39), non per paura, ma per sottolineare e ricordare che i “segni” sono il rapporto di comunicazione e di amore tra Dio e l'umanità; Questo non è un rapporto tra interessi e poteri individuali. Gesù ricorda che ci sono molti segnali dati da Dio; e non è con la provocazione o il ricatto che si arriva a Lui.

Gesù è il segno più grande. In questo giorno la Parola è un invito per ciascuno di noi a capire, con umiltà, che solo un cuore convertito, rivolto a Dio, è in grado di ricevere, interpretare e vedere questo segnale che è Gesù. L'umiltà è la realtà che ci porta non solo a Dio, ma anche all'umanità. Per l’umiltà riconosciamo i nostri limiti e virtù, ma soprattutto vediamo gli altri come fratelli e Dio come Padre.

Come ricordava Papa Francesco, «Il Signore è veramente paziente con noi! Non si stanca mai di riricominciare dall'inizio ogni volta che cadiamo». Così, nonostante i nostri difetti e le provocazioni, il Signore è con le braccia aperte per accogliere e ricominciare. Cerchiamo dunque che la nostra vita, e oggi particolarmente, questa parola si faccia realtà in noi. La gioia del cristiano è nell’essere riconosciuto dall'amore che si vede nella sua vita, l'amore che sgorga da Gesù.

sabato 21 luglio 2018

(Mc 6,30-34) Erano come pecore che non hanno pastore.

VANGELO DI DOMENICA 22 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XVI Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 6,30-34): In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego, Signore mio, di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Stiamo assistendo ad uno dei tanti episodi in cui Gesù e gli apostoli, sono attorniati dalla folla. Questo è narrato da tutti e 4 gli evangelisti, anche se con delle diversità, e questi versetti precedono la descrizione da parte di Marco della prima moltiplicazione dei pani e dei pesci. Quello che voglio notare insieme a voi però, non è il miracolo che seguirà, ma quello che genererà in Gesù il desiderio di operare il miracolo. Si era incontrato con gli apostoli e loro gli avevano raccontato tutto quello che avevano fatto da quando lui li aveva inviati in missione a due a due. La stanchezza era evidente, e anche gli apostoli come Gesù, provarono cosa voleva dire prendersi cura degli altri più che di se stessi; ricordate quando di Gesù dicevano che era folle perché non si fermava neanche per mangiare e per stare con i suoi parenti?
Lui li guarda e prova compassione per loro, ossia soffre insieme a loro della loro stanchezza, e decide di allontanarsi insieme a loro da quel posto pieno di gente, per trovare un posto per riposare. Nel brano si dice che Gesù cerca un luogo deserto, ma spesso la parola deserto serve per far capire che non ci sono sicurezze su cui basare la propria vita, per questo cercano qualcuno che li conduca fuori dal deserto. E come Mosè, che ricevette dal cielo la manna per saziare il popolo d'Israele, Gesù come un nuovo Mosè, darà loro quello che cercano proprio come un buon pastore che vede le sue pecore che hanno paura perché non sanno dove andare. Pochi tra noi sanno che le pecore non vedono molto bene, che belano per tenersi in contatto e per questo si stringono tra di loro. Gesù le ama e non vuole farle ripartire da lì senza aver donato loro la sua parola. Gesù ha compassione dei suoi uomini e della gente che vuole ascoltare la sua parola; la stessa che dobbiamo provare per noi stessi e per i nostri fratelli; " la compassione di Cristo" ed è con questa che noi dobbiamo confrontarci. Fermiamoci e rimaniamo con Gesù, isoliamo il nostro animo in contemplazione della parola, raccogliamoci in preghiera, non solo opere, non solo esposizione, non solo testimonianza, ma anche ritrovarsi nella pace del Signore, per avere anche il tempo di ascoltare la sua voce. Non perdiamo la pazienza dietro alle richieste di chi ha bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra comprensione, ma cerchiamo sempre di ricavare un piccolo spazio per noi stessi e per il nostro colloquio con il Signore, come se innaffiassimo una piantina che altrimenti seccherebbe e non potrebbe più fare fiori.
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Comentario: Rev. D. David AMADO i Fernández
(Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci invita a scoprire l'importanza di ritrovare riposo nel Signore. Gli Apostoli erano tornati dalla missione che Gesù aveva dato loro. Avevano scacciato i demoni, guarito i malati e predicato il Vangelo. Erano stanchi e Gesù dice: «Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po'» (Mc 6,31).

Una delle tentazioni alla quale può soccombere qualsiasi cristiano è quella di voler fare molte cose trascurando il tratto con il Signore. Il Catechismo ci ricorda che, quando è l’ora di pregare, uno dei maggiori pericoli è quello di pensare che ci sono delle cose più urgenti e, quindi, si finisce per trascurare il rapporto con Dio. Così Gesù, ai suoi apostoli, che hanno lavorato duro, sono esausti e euforici per tutto quello che è riuscito bene, dice che devono riposare. E, secondo il Vangelo «partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte» (Mc 6,32). Per pregare bene sono necessarie almeno due cose: una è quella di stare con Gesù, perché è la persona con la quale si parla. Avere la certezza che siamo con Lui. Per questa ragione tutta preghiera inizia, di solito, ed è la parte più difficile, con un atto di presenza di Dio. Essere consapevoli del fatto che noi siamo con Lui. Il secondo è la solitudine necessaria. Se vogliamo parlare con qualcuno e vogliamo avere una conversazione intima e profonda, scegliamo la solitudine.

San Pier Giuliano Eymard consigliava riposo in Gesù dopo la comunione. Ed avvertiva del pericolo di riempire il momento del ringraziamento con molte parole pronunciate a memoria. Diceva che dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo, era meglio restare in silenzio per ricuperare forze e lasciare Gesù parlare nel silenzio dei nostri cuori. A volte piuttosto che spiegarGli i nostri progetti, è opportuno che Gesù ci istruisca e incoraggi.

venerdì 20 luglio 2018

(Mt 12,14-21) Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.

VANGELO DI SABATO 21 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 12,14-21): In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di luie annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né grideràné si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Alla luce del Tuo Spirito Signore, fammi restare, per conoscere la verità tutta, che non posso conoscere senza il tuo aiuto.

Quante ingiustizie in questo mondo, quante volte ognuno di noi ha detto una frase come questa: - se esiste una giustizia divina… I soprusi, l’ ingordigia, le cattiverie contro i poveri, contro i piccoli che non possono e non sanno difendersi, non finiscono mai. Sono sotto gli occhi di tutti, ma sono considerati gesti normali, da furbi, non da disonesti. Il senso del peccato si è perso strada facendo, di peccato in peccato, e per noi è comodo pensare al decalogo come 10 regole e basta, facendo finta di non comprendere, che non sono " 10 no" ma " 10 si " da dire al Signore, per iniziare un cammino che ci impegna alla collaborazione con Lui, sotto la sua guida divina. La legge del Signore è chiara, non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ma gli uomini sono così presi dalla loro corsa verso il potere, verso il benessere, che perdono completamente di vista il senso dell’onestà e dell’ amore verso i fratelli. Il Signore guarisce, mentre noi continuiamo a cercare di toglierlo di mezzo dalla nostra vita. Si alzano le voci che vogliono distruggere la figura di Gesù e della sua Chiesa, e noi che cosa facciamo per difendere la Chiesa di Cristo? La Madonna ci chiede continuamente preghiere per il Papa, quanti minuti dedichiamo al giorno per quest’intenzione? Quanta pazienza ha il Signore, quanta ne dimostra con noi, ce ne rendiamo conto?
Pensiamo mai a fare un confronto con la nostra di pazienza? Gesù non alza la voce, non punisce, non grida, ma vuole la salvezza di tutti gli uomini, per questo consola, guarisce, comprende, aiuta; non c’è nessuno che è troppo peccatore per lui, nessuno troppo cattivo, la sua misericordia è per tutti quelli che la cercano. Per Lui non ci siamo altro che noi, la nostra salvezza è lo scopo della nostra esistenza, ma spesso passiamo la maggior parte della vita, bighellonando tra un idolo e l'altro, senza mai intrecciare un vero rapporto d'amore con l'unico Dio.
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Comentario: Fra Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)

Oggi, troviamo un doppio messaggio. Da un lato, Gesù ci chiama invitandoci a seguirlo: «Molti lo seguirono ed egli guarì tutti» (Mt 12,15). Se lo seguiamo, troveremo rimedio alle difficoltà del cammino, così come ci veniva ricordato recentemente: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Dall’altro lato, ci viene mostrato il valore dell’amore mansueto: «Non contenderà, né griderà» (Mt 12,19).

Lui sa che siamo sopraffatti e stanchi dal peso delle nostre debolezze fisiche e caratteriali... e per questa croce inaspettata che ci ha visitato in tutta la sua crudezza, per i disaccordi, le disillusioni, i dolori. Infatti, «tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo» (Mt 12,14) e... noi che sappiamo che il discepolo non è superiore al maestro (cf. Mt 10,24), dobbiamo essere consapevoli che anche dovremo sopportare incomprensioni e persecuzioni.

Tutto ciò costituisce un fardello che pesa su di noi, un fardello che ci soggioga. E ci sentiamo come se Gesù ci dicesse: «Lascia il tuo fardello ai miei piedi, io me ne occuperò; dammi questo peso che ti travolge, io lo porterò per te; scaricati delle tue preoccupazioni e dammele...».

E’ curioso: Gesù ci invita a lasciare il nostro fardello, pero ce ne offre un’altro: il suo giogo, con la promessa però che è soave e leggero. Ci vuole insegnare che non è possibile andare per il mondo senza portare nessun peso. Un carico o l’altro lo dobbiamo portare. Ma che non sia il nostro fardello pieno di materialità; che sia piuttosto il suo un peso che non opprime.

In Africa, madri e sorelle maggiori portano i piccoli sulle spalle. Una volta, un missionario vide una bambina che portava suo fratello... Le disse: «Non credi che sia un peso troppo grande per te?». Lei rispose senza pensarci: «Non è un peso, è il mio fratellino e lo amo». L’amore, il giogo di Gesù, non solo non è pesante, ma ci libera da tutto quello che ci opprime.

giovedì 19 luglio 2018

Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 12,1-2

VANGELO DI VENERDI 20 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 12,1-8): In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito del Signore, guida il mio cuore nell'amore che mi parla attraverso il Vangelo, perché io comprenda e sia in grado di mantenere quello che tu avrai la grazia di farmi capire come giusto.

Con questo brano del Vangelo, Gesù ristabilisce il vero concetto del giorno del Signore. Ora che sia il sabato o la domenica, o addirittura un altro giorno per chi oggi è costretto a lavorare anche nei festivi, non credo proprio abbia importanza, ma quello che per Gesù è importante, è che non si pensi tanto alle prescrizioni e alle regole,ma più ad apprezzare e ricambiare l’amore del CREATORE PER LE SUE CREATURE. Lui è il mandato da Dio per rimettere i peccati; a lui viene dato il potere del giudizio finale, e nessuno quindi più di lui ha l’autorità per dirci ciò che Dio vuole. Le regole non devono venire prima della cosa che per Dio è la più importante, il bene dell’uomo. Non solo ha creato il mondo con tanta sapienza e amore, ma lo ha messo a disposizione dell’uomo, che è l’unica creatura creata a Sua immagine e somiglianza, ma a lui diede il dominio della terra . Quello che Gesù ci sta dicendo , è che Dio ha dedicato a noi tutta l’opera della sua creazione, e con il riposo del settimo giorno, ha inteso anticipare quella che è il fine dell’uomo è riunirsi a Dio. Il creatore ci ha donato tutta l’opera delle sue mani e ci chiede in cambio un solo giorno a settimana per incontrarlo; se lo amassimo vorremmo stare sempre con Lui!
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Comentario: Rev. D. Josep RIBOT i Margarit
(Tarragona, Spagna)

Oggi, il Signore si avvicina al seminato della tua vita, per raccogliere frutti di santità. Troverà carità, amore a Dio e amore agli altri?. Gesù, che corregge la casistica meticolosa dei rabbini, che faceva insopportabile la legge del riposo sabatico: dovrà ricordarti che a Lui solo interessa il tuo cuore, la tua capacità di amare?

«Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato» (Mt 12,2). Lo dissero convinti, questo è l’incredibile. Come si può proibire di fare il bene, sempre? Qualcosa ti ricorda che non ci sono scuse per non aiutare agli altri. La carità vera rispetta le esigenze della giustizia, evitando l’arbitrarietà o il capriccio, ma impedisce la rigorosità, che uccide lo spirito della legge di Dio, che è un invito costante ad amare, a darsi agli altri.

«Misericordia io voglio e non sacrificio» (Mt 12,7). Ripetilo molte volte, per inciderlo nel tuo cuore: Dio, ricco in misericordia, ci vuole misericordiosi. «Quanto vicino è Dio a chi confessa la sua misericordia! Si; Dio non va lontano dai contriti di cuore» (Sant’Agostino). E che lontano sei da Dio quando permetti che il tuo cuore si indurisca come una pietra!

Gesù Cristo accusò i farisei di condannare gli innocenti. Grave accusa. E tu? Ti interessi davvero per le cose degli altri? Li giudichi con affetto, con simpatia, come chi giudica a un amico o a un fratello? Cerca di non perdere l’orizzonte nella tua vita.

Chiedi alla Madonna che ti faccia misericordioso, che tu sappia perdonare. Sii benevolo. E se scopri nella tua vita qualche particolare discordante in questa disposizione di fondo, adesso è il momento per rettificare, esprimendo qualche proposito efficace.

mercoledì 18 luglio 2018

(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

VANGELO DI GIOVEDI 19 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,28-30): In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nel mio cuore e disponilo ad accoglierti. Dammi la capacità di capire e di scrivere quello che tu desideri far conoscere. Amen.

Venite a me ... non andate cercando chi vi consoli, perché le ferite dell’anima e del corpo possono essere curate solo da chi vi ama veramente e vuole il vostro bene, sembra dirci Gesù. Insieme al Signore tutto diventa più facile, il giogo si fa leggero, perché Lui lo porta con noi. Possono sembrare solo parole, belle ma inutili, per chi è disperato, ma credetemi, non le direi se non avessi la certezza che è così, se non lo avessi provato sulla mia pelle! Io non sono una persona facile da convincere, peggio di San Tommaso, se non ne avessi fatto esperienza, non starei qui a raccontarvelo, ma non ho la pretesa di essere creduta sulla parola, figuriamoci...non hanno creduto a Gesù, non crederete certo a me! Io vi invito a parlare nel vostro cuore con Gesù, quando siete stanchi ed oppressi dalla fatica quotidiana, quando la sopportazione sembra venir meno. Preghiamo con parole nostre, se non sappiamo pregare,;preghiamo mettendoci all’ ascolto, magari con la Bibbia. Io amo molto il libro di Giobbe, e posso garantirvi che mi ha insegnato più la Bibbia che tutti i filosofi del mondo. Molti di noi si lamentano come Giobbe," Le mie viscere bollono e non hanno riposo, sono venuti per me giorni di afflizione." (Giobbe 30:27) Prendete il mio giogo, fate come me, dice Gesù, che ho accettato per amore vostro di caricarmi delle vostre colpe per liberarvi dalla schiavitù del peccato. L’amore rende dolce ogni sforzo, ogni fatica; sant’ Agostino diceva: “ L'amore, in effetti, rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. “
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Comentario: Hno. Lluís SERRA i Llançana
(Roma, Italia)

Oggi, le parole di Gesù risuonano intime e vicine. Siamo coscienti che l’uomo e la donna contemporanei soffrono una enorme pressione psicologica. Il mondo gira e continua a girare in modo tale che non abbiamo tempo ne pace interiore sufficienti che ci permettano di assimilare questi cambi. Frequentemente ci siamo allontanati dalla semplicità evangelica oppressi da norme, impegni, pianificazioni ed obiettivi. Ci sentiamo oppressi e stanchi di lottare senza vederne convincenti risultati. Le ultime indagini affermano che le depressioni vanno in aumento. Che cosa ci manca per sentirci bene?

Oggi, alla luce del Vangelo, possiamo rivedere qual’è la nostra concezione rispetto a Dio. Come vivo e sento Iddio nel mio intimo? Quali sentimenti fanno sorgere in me la Sua presenza nella mia vita? Gesù ci offre la Sua comprensione quando ci sentiamo stanchi ed abbiamo voglia di riposare: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Forse abbiamo lottato per essere perfetti nel fondo l’unica cosa che vogliamo è sentirci amati. Nelle Sue parole troviamo la risposta alla nostra crisi. Il nostro “egocentrismo” ci fa brutti scherzi e non ci permette di essere così buoni come vorremmo. In certi periodi chissà non vediamo la luce. Santa Giuliana di Norwich, una mistica inglese del secolo XIV, capì il messaggio di Gesù e scrisse: «Tutto andrà bene, tutte le cose andranno bene».

La proposta di Gesù -«Imparate da me» (Mt 11,29)- implica seguire il Suo stile di benevolenza (volere il bene per tutti) e di umiltà di cuore (virtù che ci invita a saper tenere i piedi in terra ed a capire che solo la grazia divina ci può far prendere il volo. Essere discepolo esige l’accettare il giogo di Gesù, ricordando che il Suo giogo è «dolce» e il suo peso è «leggero». Tuttavia non so se siamo veramente convinti che questo sia così. Vivere da persona cristiana, nel nostro contesto, non risulta facile, giacché optiamo per valori contrari. Il non lasciarsi abbagliare dal danaro, dal prestigio o dal potere esige un grande sforzo. Se vogliamo fare da soli questa prodezza, risulterà un’impresa impossibile. Con Gesù, invece, tutto sarà possibile e dolce.

martedì 17 luglio 2018

(Mt 11,25-27) Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

VANGELO DI MERCOLEDI 18 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,25-27): In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Padre che invii il Tuo Spirito su chi si dispone con umiltà al tuo cospetto, ti ringrazio e ti chiedo di non farmi mai pensare, di saper fare qualcosa da sola, perché perderei la tua carezza, che è la sola cosa che conta veramente.

Non deve essere stato facile nemmeno per Gesù far comprendere agli uomini che tutto ciò che lui rivelava, lo rivelava Dio; perché noi siamo uguali da sempre, vogliamo capire per essere primi, per essere presi in considerazione e quindi sentirci migliori di altri. Pensando ai piccoli, non posso fare a meno di pensare ai bambini di catechismo. In questo mondo, si tende a far crescere in fretta i bambini, lo vediamo dalle tante attività che gli proponiamo, che spaziano dallo sport all’ arte e addirittura ai mestieri da grandi,(vedi Mastercheff Junior). Li spingiamo spesso ad essere competitivi e, questo , se da una parte è stimolante, dall’ altra li rende molto impulsivi e poco riflessivi, proprio perché competono nel rispondere ancor prima di aver ben compreso le domande. Io gioco a fargli tirare fuori le risposte ragionate, per questo studio con pazienza ed attenzione gli imput da suggerirgli. Un po’ come fa il Signore con noi, perché nella sua sapienza sa dosare ogni cosa, e sa frenare il nostro istinto, ricordandoci che là dove noi siamo consapevoli di essere un nulla, Lui può intervenire e proprio come bambini, impareremo a lasciarci coccolare da Dio, a lasciare che sia lui ad ispirarci e scopriremo la bellezza dell’affidarci con fiducia.
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Comentario: P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, il Vangelo ci offre la opportunità di penetrare, per così dire, nella struttura della stessa divina sapienza. Chi fra di noi non desidera conoscere svelati i misteri di questa vita? Però ci sono enigmi che nemmeno i migliori investigatori del mondo, arriveranno nemmeno a detettare. Tuttavia, ce ne Uno davanti; al quale «Non c'è nulla infatti di nascosto (...), e nulla di segreto che non debba essere messo in luce» (Mc 4,22). Questo è quello che si dà a se stesso il nome di “Figlio dell’uomo”, e afferma di se stesso: «Tutto mi è stato dato dal Padre mio» (Mt 11,27). La sua natura umana —per mezzo della unione ipostatica— è stata assunta per la persona del Verbo di Dio: è in una parola, la seconda persona della Santissima Trinità, davanti alla quale non ci sono tenebre e per la quale la notte è più luminosa che il pieno giorno.

Un proverbio arabo cita così: «Se in una notte nera, una formica nera sale su un muro nero, Dio la sta osservando». Per Dio non ci sono segreti né misteri. Ci sono misteri per noi, ma non per Dio, davanti al quale il passato, il presente e il futuro sono aperti ed esplorati fino all’ultima virgola.

Dice, compiaciuto, oggi il Signore: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25)». Sì, perché nessuno può pretendere di conoscere questi o simili segreti nascosti nemmeno portandoli fuori dal buio con gli studi più intensi, né in maniera voluta dalla sapienza. Dei segreti profondi della vita, ne saprà sempre di più la vecchietta senza esperienza scolastica che il pretenzioso scientifico che ha dedicato anni di studio in prestigiose università. C’è la scienza che si ottiene con fede, semplicità e povertà interiore. Ha detto bene Clemente Alessandrino: «La notte è propizia per i misteri: è dunque quando l’anima —attenta e umile— si volge verso se stessa, riflettendo sulle sue condizioni; è allora quando si trova Dio».

lunedì 16 luglio 2018

(Mt 11,20-24) Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

VANGELO DI MARTEDI 17 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,20-24): In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidóne fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidóne nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, «sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!». Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!».





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito di Dio nella mia vita, fa che diventi conforme ai tuoi desideri, a quella vita che tu vuoi per me, perché io possa vivere nel tuo amore.

Signore ce l’hai con me? Io so che sei un Dio presente, perché ho preso coscienza di quei segni che hai compiuto su di me, e cerco di comportarmi di conseguenza. Ma so che mai sarà abbastanza,che mai riuscirò a restituire nemmeno in parte quello che Tu mi hai dato; perché se non fossi intervenuto tante volte, io di questa vita, ne avrei fatto un vero guazzabuglio. Penso ad un libretto di don Giò (don Giovanni Bertocchi ) che mi è stato donato da un santo sacerdote: ”una vita firmata” sulla cui copertina c’è un groviglio di fili che all’ incontro col sole, si distendono ordinatamente e prendono la forma di un pentagramma su cui ci sono delle note musicali. Così è la nostra vita dopo l’incontro con il Signore, prende forma, si realizza, diventa qualcosa di piacevole da vivere in comunione con Dio e con i fratelli. A volte ci soffermiamo a vedere quanta fede c’è negli altri, dando per scontato che siano gli altri che non sanno avere fede nel Signore, che non sanno vivere in comunione ma, pur ammettendo che spesso siamo provocati, come rispondiamo ad ogni provocazione ? Leggendo sui social network gli sproloqui di chi si sente tanto santo e perfettino penso: Grazie Signore di chinarti ogni giorno sulla mia debolezza, aiutami a non giudicare nessuno, perché solo riconoscendo i miei peccati, posso sperare di salvarmi un giorno, imparando a fare la tua volontà!
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Comentario: Rev. D. Pedro-José YNARAJA i Díaz
(El Montanyà, Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci parla del giudizio storico di Dio su Corazìn, Cafarnaum ed altre città: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo (...) si sarebbero convertite» (Mt 11,21). Ho meditato questo passaggio tra le loro nere rovine, che è tutto ciò che resta di esse. La mia riflessione non mi ha portato ad allegrarmi della distruzione che soffrirono. Pensavo: nelle nostre popolazioni, nei nostri quartieri, nelle nostre case, anche da queste parti è passato il Signore e... quale caso Gli si fece? Che caso Gli ho fatto io?

Con una pietra in mano, mi son detto tra di me: qualcosa come questo resterà della mia esistenza storica, se non vivo responsabilmente la visita del Signore. Ho ricordato il poeta: «Anima, affacciati adesso alla finestra: vedrai con quanto amore insiste nel chiamare» e, con vergogna, riconosco che anch’io ho detto: «Domani Gli apriremo... per risponderGli domani la stessa cosa» (Lope de Vega).

Quando attraverso le strade inumane delle nostre “città dormitorio”, penso: che cosa si può fare tra questi abitanti con i quali mi sento incapace di stabilire un dialogo, con chi non posso condividere le mie illusioni, a chi mi riesce impossibile trasmettere l’amore di Dio? Ricordo, allora il motto che scelse San Francesco di Sales all’essere eletto vescovo di Ginevra –massimo esponente della Riforma protestante- in quei tempi; «Dove Dio ci ha piantato, è necessario saper fiorire». E se, con una pietra in mano, meditavo il severo giudizio di Dio che può ricadere su di me, in altri momenti –con un fiorellino silvestre, nato tra le erbacce e lo sterco d’alta montagna- penso che non devo perdere la Speranza. Devo corrispondere alla bontà che Dio ha dimostrato verso di me, e, così la mia piccola generosità, depositata nel cuore di chi saluto, lo sguardo interessato ed attento verso chi mi chiede un’informazione, il mio sorriso rivolto verso chi mi cede il passo, fiorirà in un futuro. Ed il nostro ambiente non perderà la Fede.

domenica 15 luglio 2018

(Mt 10,34-11,1) Sono venuto a portare non pace, ma spada.

VANGELO DI LUNEDI 16 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Santorale 16 Luglio: Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Testo del Vangelo (Mt 10,34--11,1): In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.» Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.» Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito ad ispirare il mio cuore, annunciami la parola che esce dalla bocca del mio Signore.

Gesù ti cambia la vita!
Quando ti innamori sei attratto, andresti contro il mondo intero, rinunci a tutto ciò che ti distrae dal tuo amore....
Ecco come ci ama Dio e come vuole essere riamato.
Un Dio geloso, non come gli uomini, che sono capaci di picchiare o uccidere la donna che dicono di amare per gelosia, ma come un Padre che sa quali sono le cose giuste e diciamocelo chiaramente, se non seguiamo Lui,vuol dire che stiamo seguendo satana!
Lui lo sa, noi facciamo finta di non saperlo!
Diamo un taglio a tutto quello che ci trascina lontano da Dio; è l’unico sistema per salvarci!

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Comentario: Rev. D. Valentí ALONSO i Roig
(Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù ci offre una miscela esplosiva di raccomandazioni; è come uno di quei banchetti di moda dove i piatti sono piccole “razioni” da assaggiare. Si tratta di consigli profondi e duri da digerire, destinati ai suoi discepoli nel bel mezzo di un processo di formazione e preparazione missionaria (cf. Mt 11,1). Per degustarli, dobbiamo contemplare il testo in gruppi separati.

Gesù incomincia facendo conoscere l’effetto del suo insegnamento. Oltre agli effetti positivi, evidenti nella azione del Signore, il Vangelo evoca i contrattempi e gli effetti secondari della sua predicazione: «i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,36). Questo è il paradosso di vivere nella fede: la possibilità di affrontarsi gli uni contro gli altri, compresi quelli più vicini a noi, quando non capiamo chi é Gesù, il Signore, e non lo capiamo come il Maestro della comunione.

In un secondo momento, Gesù ci chiede di occupare il massimo grado nella scala dell’amore: «chi ama padre o madre più di me...» (Mt 10,37), «chi ama figlio o figlia più di me...» (Mt 10,37). Così, ci propone lasciarci accompagnare da Lui come in presenza di Dio, poiché «chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40). L’effetto di vivere accompagnati dal Signore, accolto nella nostra casa, è godere della ricompensa dei profeti e dei giusti, perché abbiamo ricevuto a un profeta e un giusto.

La raccomandazione del Maestro finisce per dar valore ai piccoli gesti di aiuto e di appoggio per chi vive nella compagnia del Signore, ai suoi discepoli, che siamo tutti i cristiani. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo...» (Mt 10,42). Da questo consiglio nasce una responsabilità: riguardo al prossimo, dobbiamo essere coscienti del fatto che chi vive con il Signore, chiunque essi sia, deve essere trattato come tratteremmo il Signore. Dice San Giovanni Crisostomo: «se l’amore fosse sparso dappertutto, nascerebbero da lui un’infinità di beni».

sabato 14 luglio 2018

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.

VANGELO DI DOMENICA 15 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XV Domenica (B) del Tempo Ordinario

Vedere Prima Lettura e Salmo Responsoriale

Testo del Vangelo (Mc 6,7-13): In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, tocca il mio cuore e la mia mente; imprimi in me la chiamata di Dio, e fa che continuando a vivere nell'amore dal quale sono stata generata. Fa che riesca a trasmettere la lieta notizia della salvezza anche a chi è lontano, a chi non crede ed a chi non spera.

Come altre volte, mi trovo davanti a questa pagina di Vangelo, e anche questa volta mi lascio andare a quello che mi salta subito agli occhi. Gesù invia... manda... e come battezzata, mi sento chiamata in causa. Sto studiando in questi giorni un libricino che ci è stato dato dal nostro Vescovo ultimamente, (Incontriamo Gesù) che è per me, un po' come un diamante, perché ricorda ad ogni cristiano che la responsabilità della testimonianza è di tutti. Spesso, nei miei interventi, ho affermato che se tante persone si allontanano dalla Chiesa, la colpa non è di Dio, né delle regole dettate a Mosè e attuate da Gesù, ma di noi, uomini e donne, laici e pastori, che spesso, purtroppo, non siamo credibili e tanto meno coerenti. Essere catechisti, non significa insegnare nozioni, ma esprimere queste nozioni con le opere, con la propria coerenza, con la vita. È anche per noi un cammino, che passa attraverso varie fasi, che incontra ostacoli, cadute, spesso catastrofiche, perchè lo scontro è sempre dietro l' angolo. Mi viene in mente che la vita si svolge un po' come l'incognita nelle espressioni, che è la risposta a dei dati che si incontrano per poi poterne ricavare altri. Così è la reazione che possiamo avere quando qualche ostacolo ci si presenta nel nostro cammino di fede, è molto importante che sia quella giusta. Per questo, Gesù chiede di lasciare tutto e di prendere solo un bastone su cui appoggiarci nel nostro cammino, ossia ci chiede di non pensare di poterci poggiare su noi stessi. La nostra forza è la sua parola, ma perchè sia convincente, perchè produca frutto, dobbiamo trasmetterla così come ci viene trasmessa, viverla perchè possa generare vita, amarla per farla amare. Se Gesù avesse fulminato tutti coloro che gli sbarravano la strada, quale messaggio ci avrebbe trasmesso? Se a chi lo oltraggiava avesse risposto in uguale misura, cosa avremmo recepito? Ma Gesù ha solo e sempre amato, perdonato, aiutato, liberato da ogni forma di male; è stato maestro sia con le parole che con la sua vita, quindi quello che dobbiamo cercare di fare, per noi prima di tutto, è non scandalizzare con la nostra incoerenza, trascurando tutto quello che può essere importante agli occhi degli uomini, fama, posizione sociale o denaro e cercare di crescere in umiltà, carità e coerenza con il Vangelo che siamo chiamati a testimoniare.

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Comentario: Rev. D. Jordi SOTORRA i Garriga
(Sabadell, Barcelona, Spagna)

Oggi, Domenica XV (B) del Tempo Ordinario, leggiamo sul Vangelo che Gesù manda i Dodici, a due a due, a predicare. Finora hanno accompagnato il Maestro lungo i cammini della Galilea, ma ora è giunto il momento di iniziare la diffusione del Vangelo, la Buona Novella: la notizia che il nostro Padre Dio ci ama con amore infinito e che ci ha portato alla vita per renderci felici per l’intera eternità. Questa notizia è per tutti. Nessuno deve essere escluso dall'insegnamento liberatrice di Gesù. Nessuno è escluso dall'amore di Dio. E’ necessario raggiungere l’ultimo angolo del mondo. Dobbiamo proclamare la gioia della salvezza piena e universale, per mezzo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per noi, è morto e risorto e attivamente presente nella Chiesa.

Dotati «con potere sugli spiriti immondi» (Mc 6,7) e con uno sfondo quasi inesistente -«E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa» (Mc 6,8)- iniziano la missione della Chiesa. L'efficacia della sua predicazione evangelica, non provenirà dunque da influenze umane o materiali, ma del potere di Dio e della sincerità, la fede e la testimonianza di vita del predicatore. «Tutto lo slancio, l'energia e la consegna dei missionari proviene dalla sorgente che è l'amore di Dio riversato nei nostri cuori con il dono dello Spirito Santo» (Giovanni Paolo II).

In questi giorni la buona notizia non è ancora raggiunta ovunque, né con l'intensità necessaria. C’è da predicare la conversione, si deve sconfiggere gli spiriti maligni.

Quelli che abbiamo ricevuto la Buona Novella, la sappiamo valorare? Siamo coscienti di essa? Siamo grati? Sentiamoci inviati, missionari, invitati a predicare con il buon esempio e, se necessario, con la parola per far che la Buona Novella non manchi a coloro che Dio ha posto sul nostro cammino.

venerdì 13 luglio 2018

(Mt 10,24-33) Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

VANGELO DI SABATO 14 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,24-33): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!» Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O Spirito dell’Eterno Amore , vieni nel mio cuore, rinnovalo e rendilo sempre più conforme alla Tua Divina presenza.

In questo momento in cui la Chiesa tutta sembra in confusione, in cui tutti i suoi nemici sembrano essersi riuniti ed accaniti contro il Papa, viene logico pensare che questo brano del Vangelo è più attuale che mai. Le prime letture di questo periodo ci stanno ricordando che spesso gli uomini si sono macchiati di ogni tipo di peccato, e che i giusti ne hanno, il più delle volte, fatto le spese. Ma come in questi accadimenti, vediamo che è Dio che scrive l’ultima parola, trasformando persino il più orribile dei misfatti, in bene. Per questo bisogna fidarsi di Dio e non temere neanche quando vediamo che è la morte che bussa alla nostra porta. Oggi, ci sono uomini che uccidono e fanno stragi, in nome di un Dio che hanno costruito a loro uso e consumo; altri che criticano ed offendono duramente il Papa; altri ancora che pur se introdotti nella Chiesa, hanno abbandonato le buone pratiche per seguire satana e dare scandalo; quello che dobbiamo chiedere è una fede vera, senza fronzoli, che non ci faccia apparire, ma ci faccia essere fedeli e disponibili ad accettare ogni cosa giunga, non con la rassegnazione dei disperati, ma con la speranza dei figli di Dio che sanno che il loro Padre non gli farà mancare la sua protezione e la sua grazia.
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Comentario: P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere sulla relazione maestro-discepolo: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10,24). Nel campo umano non è impossibile che l’alunno possa superare a chi lo inizia in una disciplina. Esistono nella storia esempi come Giotto, che supera il suo maestro Cimabue, o come Manzoni l’abate Pieri. Però la chiave della grande saggezza sta solamente nelle mani dell’Uomo-Dio, tutti gli altri ne possono partecipare, fino a capirla a diversi livelli: dal grande teologo San Tommaso D’Aquino fino al bambino che si prepara per la sua Prima Comunione. Potremmo aggiungere vari stili ed accessori, però non saranno mai nulla di essenziale che arricchiscano il valore intrinseco della dottrina. Al contrario, esiste la possibilità di sfiorare l’eresia.

Dobbiamo essere cauti nel cercare di fare combinazioni che possano falsare e non arricchire per nulla la sostanza della Buona Novella. «Dobbiamo astenerci dalle ghiottonerie, pero soprattutto dobbiamo digiunare dagli errori», dice Sant’Agostino. In una occasione mi passarono un libro sugli Angeli Custodi, nel quale appaiono elementi di dottrine esoteriche, come la metempsicosi, e una incomprensibile necessità di redenzione che perturberebbe questi spiriti buoni e confermati nel bene.

Il Vangelo di oggi ci apre gli occhi rispetto al fatto ineludibile che il discepolo sia a volte incompreso, trovi ostacoli o sia addirittura perseguitato per dichiararsi seguace di Cristo. La vita di Gesù fu un servizio ininterrotto in difesa della verità. Se a Lui lo appellarono come “Belzebu”, non è strano che in un dibattito, in un confronto culturale o nei faccia a faccia che vediamo in televisione, ci dicano di essere retrogradi. La fedeltà a Cristo Maestro è il massimo riconoscimento del quale possiamo vanagloriarci: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32).

giovedì 12 luglio 2018

(Mt 10,16-23) Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

VANGELO DI VENERDI 13 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,16-23): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.» Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guida la mia mente ed il mio cuore verso di te.

on quanto amore Gesù avverte i suoi discepoli di quello che li aspetta. Sa che saranno proprio gli stessi uomini a rendergli difficile il loro compito di evangelizzatori. Quello che hanno fatto a lui lo faranno ai suoi... perchè sia gli uomini di potere che gli scribi e i farisei, non avevano nessuna voglia di sottostare a chicchessia. C' erano infatti degli ebrei che volevano si rispettassero più le leggi che loro avevano messo, che quelle dei comandamenti dati da Dio a Mosè, si attenevano al Talmud,che è il libro più sacro dell'antico ebraismo e non vedeva certo di buon occhio Gesù che li riprendeva e li accusava. Sicuramente per i primi apostoli fu difficile, e pericoloso diffondere il cristianesimo in un ambiente così ostile. Molti morirono martiri, ma Gesù dimostrò loro che la morte del corpo, non era la cosa che dovevano temere, ma quella dello Spirito invece doveva mettergli paura, perchè li avrebbe condannati all'inferno, privandoli della vista di Dio. Perseverare nella fede, anche se è sempre più difficile, anche se molti sono i lupi e a nessun va di seguire Gesù sulla via della croce. La sofferenza è qualcosa di estremamente coraggioso, di infinitamente grande,e non è da tutti, ma certamente " Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato".
Guardando a Cristo, vedremo che spesso anche nelle stesse famiglie, ci sarà divisione e disaccordo, ma solo restando saldi nella fede, saremo salvati, Dio non abbandona i suoi figli.
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Comentario: P. Josep LAPLANA OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo rileva le difficoltà e le contraddizioni che il cristiano dovrà soffrire per causa di Cristo e del suo Vangelo, e come dovrà resistere e perseverare fino alla fine. Gesù ci promise: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); però non ha promesso ai suoi un cammino facile, al contrario, disse loro: «Sarete odiati da tutti per causa del mio nome» (Mt 10,22).

La Chiesa e il mondo sono due realtà di “difficile” convivenza. Il mondo, che la Chiesa deve convertire a Gesù Cristo, non è una realtà neutra, come se fosse cera vergine che solo aspetta il timbro che le dia forma. Questo sarebbe stato così solamente se non avessimo avuto una storia di peccato fra la creazione dell’uomo e la sua redenzione. Il mondo, come struttura allontanata da Dio, obbedisce ad un altro signore, che il Vangelo di San Giovanni nomina come “il signore di questo mondo”, il nemico dell’anima, al quale il cristiano ha fatto giuramento —nel giorno del suo battesimo— di disobbedienza, di confronto, per appartenere solo al Signore e alla Madre Chiesa che lo ha generato in Gesù Cristo.

Però il battezzato continua vivendo in questo mondo e non in altri, non rinuncia alla cittadinanza di questo mondo, nemmeno gli nega il suo onesto apporto per sostenerlo e migliorarlo; i doveri di cittadinanza civica sono anche doveri cristiani; pagare le tasse è un dovere di giustizia per il cristiano. Gesù disse che i suoi seguaci siamo nel mondo, però non siamo del mondo (cf Gv 17,14-15). Non apparteniamo al mondo incondizionalmente, solo apparteniamo del tutto a Gesù Cristo e alla Chiesa, vera patria spirituale che è qui nella terra e che attraversa la barriera dello spazio e del tempo per sbarcarci nella patria definitiva del cielo.

Questa doppia cittadinanza si scontra immancabilmente con le forze del peccato e del dominio che muovono i meccanismi mondani. Ripassando la storia della chiesa, Newman diceva che «La persecuzione è la marca della Chiesa e chissà la più durevole di tutte».

mercoledì 11 luglio 2018

(Mt 10,7-15) Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

VANGELO DI GIOVEDI 12 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,7-15): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito santo, vieni con la tua luce ad illuminare la mia piccola mente con la tua parola, donami la sapienza per capire e la forza per viverla, per Cristo, nostro Signore che ti ha inviato in nostro eterno aiuto.

Nel Vangelo  prosegue la spiegazione di Matteo sulle parole di Gesù quando affidò loro la missione di andare tra le genti ed avvertire tutti quelli che incontravano che la venuta del regno di Dio era vicina. La salvezza era lì, a portata di mano, tutta in quell’uomo che era venuto sulla terra per portare il messaggio del Padre, in quell’uomo che era Dio stesso, che proprio per questo suo immenso amore per i suoi figli, scende sulla terra, si incarna nel seno della Vergine Maria, e si fa uomo. Le istruzioni per gli apostoli sono chiare, tutte racchiuse in una frase se vogliamo, che è la frase con la quale viene sottolineato il vangelo di oggi: ”gratuitamente avete ricevuto, e gratuitamente date”. Il segno che si è uomini mandati dal Signore è nella predicazione, nella guarigione, nell’aiuto, nell’accoglienza degli emarginati e nella fiducia che sarà Dio stesso a provvedere che si vada avanti nel cammino, proprio come operai nella vigna che sanno che il loro Signore li ripagherà. Il messaggio di Gesù è chiaro, comunione con Dio = condivisione con i fratelli.
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Comentario: Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)

Oggi, vogliamo prevedere financo ciò che non è prevedibile. Oggi sono in auge i servizi a domicilio. E se oggi parliamo tanto di pace, forse è perché ne abbiamo tanto bisogno. L'oggi del Vangelo si centra in questi diversi “oggi”. Analiziamoli individualmente.

Vogliamo prevedere anche l’imprevedibile: quanto prima faremo un'altra assicurazione nel caso che l'assicurazione attuale non funzioni. O quando si acquistano dei pantaloni e il dipendente ci offre un modello macchiato e magari scolorito! Il Vangelo di oggi, invitandoci a camminare sprovvisti d'equipaggio («Non cercate ne oro ne argento...»), ci invita alla fiducia, alla disponibilità. Ma, attenti! Ciò non è trascuratezza. Neppure improvvisazione. Vivere questa realtà è possibile solamente quando la nostra vita è radicata in ciò che è fondamentale: nella persona di Cristo. Come diceva Papa Giovanni Paolo ll, «è necessario rispettare un principio essenziale della vita: il primato della grazia (...). Bisogna non dimenticare che, senza Cristo, non possiamo far niente (cf. Jn 15,5)».

È anche vero che proliferano i servizi a domicilio; niente catering; adesso ti fanno la frittata di patate in casa. Serve come esempio di una società nella quale le persone tendono a camminare per conto proprio ad organizzarsi la vita prescindendo dagli altri. Oggi Gesù ci dice «andate»; uscite. Questo significa che dobbiamo prendere in considerazione quelli che ci sono accanto. Teniamolo dunque ben presente: dobbiamo essere aperti ai loro bisogni.

Vacanze, un paesaggio tranquillo…, ¿ sono sinonimi di pace? Sembra che abbiamo seri motivi per dubitarne. Forse molte volte sono un sopore delle angosce interne; queste, più avanti, torneranno a svegliarsi. I cristiani sappiamo di essere portatori di pace, anzi che questa pace impregna tutto il nostro essere —anche quando intorno a noi troviamo un ambiente ostile— nella misura in cui seguiamo Gesù da vicino.

Lasciamoci toccare, dunque, dalla forza dell'”oggi” di Cristo! E..., «Chi ha trovato veramente Cristo, non può tenerlo solo per se, deve annunciarlo» (Giovanni Paolo ll).

martedì 10 luglio 2018

(Mt 19,27-29) Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

VANGELO 

(Mt 19,27-29) Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».


Parola del Signore 





RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA: Vieni Spirito del Signore, ed aiutami a seguirti; prendimi per mano e guidami nelle cose velate e svelami quello che vuoi che si comprenda, perché l’opera di Dio si compia in me. 
 
San Benedetto era un giovane come tanti, scelse di vivere costantemente al cospetto del Signore, in un momento particolare della storia. C’erano anche allora, come oggi, coloro che avevano seguito Gesù, ma poi si erano perduti, creando anche nella chiesa, oasi di potere economico e sociale, così diverse dallo spirito evangelico che Gesù proponeva. Per lottare contro tutte le cose che non andavano egli sceglie di tornare all’essenziale e decide per la regola che contraddistinse il su ordine: ora et labora. Oggi alcuni, cercano di distruggere la Chiesa dividendola, spaccandola, cercando di dare al Papa dell’eretico, dell’anticristo; andando dietro a ideologie più politiche che evangeliche. Chi vuole veramente seguire Gesù deve prima di tutto sapere che difficilmente gli riuscirà se non lo imita. Quelli che dividono, giudicano, condannano, insultano, deridono … più che seguire Gesù, mi sembra seguano i loro interessi; non abbandonando nulla di sé stessi, ma anzi cercano di adeguare Dio alle loro esigenze. La chiamata del Signore coinvolge tutti, non è solo per chi sceglie di consacrarsi, ma per tutti quelli che vogliono vivere l’amicizia con Gesù. Tutte le scelte devono essere definitive per potersi definire tali; devono cambiare il senso della nostra vita, perché non diventino percorsi egocentrici che non portano da nessuna parte e tantomeno incontro al Signore. Io non credo sarò mai capace di lasciare veramente tutto ... c’ è sempre qualcosa che morde il freno, ma ti prego Signore, di completare quello che mi manca, perché sei Tu che devi stabilire i miei limiti, e non la mia ottusità, che sa vedere solo con occhi terreni, e si perde nelle mie paure. .

lunedì 9 luglio 2018

(Mt 9,32-38) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

VANGELO DI MARTEDI 10 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,32-38): In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».



 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: SANTO SPIRITO, CONSULENTE ETERNO CHE SI AFFIDA A DIO, AIUTAMI !

Presentarono! Chi presentò a Gesù l’indemoniato? Chi si prese la briga di condurlo davanti al Signore? Sicuramente qualcuno che credeva in lui e che sperava nella guarigione del poveretto. C’è da tenere presente che la chiesa di allora, non teneva molto in considerazione gli ammalati, anzi li considerava castigati da Dio, e li abbandonava a se stessi.  Allora il tempio era veramente un qualcosa di molto lontano dai bisogni della gente, che aveva nei confronti dello stesso solo obblighi. Il personaggio che qui Matteo ci descrive, era muto, e non appena Gesù lo libera dal demonio, torna a parlare. Questo provoca sia una reazione di ammirazione e meraviglia, sia una di contestazione; non potendo negare il miracolo, infatti, lo attribuiscono al Diavolo. Gesù continua a viaggiare tra le genti, nella sua missione salvifica e guaritrice ed è pieno di compassione per quel suo popolo afflitto, si rende conto che ha bisogno di pastori che lo conducano e non di dotti che dettino leggi e non curano il gregge. I pastori che Gesù vuole per il suo popolo sono quelli che lo seguono in tutto e per tutto, ed in primis nell’accoglienza e nella compassione per i poveri e gli emarginati. Non vuole pastori che pensano solo ad arricchirsi, infatti,  diceva di andare senza bisaccia e senza calzari, ma vuole dei pastori attenti che si preoccupano di tutte le sue pecore, senza discriminare nessuno. È un invito per i sacerdoti, ma anche per tutti coloro che ha chiamato al suo seguito.

Preghiera per i sacerdoti (dal libro pregate pregate ed.shalom)

Abbiamo bisogno di preti, Signore, ma di preti fatti sul Tuo stampo; non vogliamo sgorbi, non vogliamo "occasionali", ma preti autentici, che ci trasmettano Te senza mezzi termini, senza ristrettezze, senza paure. Vogliamo preti "a tempo pieno", che consacrino ostie, ma soprattutto anime, trasformandole in Te; preti che parlino con la vita, più che con la parola e gli scritti; preti che spendano il loro sacerdozio anziché studiare di salvaguardarne la dignità.
Sai bene, Signore, che l'uomo della strada non è molto cambiato da quello dei tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di Te, che solo tu puoi appagare. Allora donaci preti stracolmi di Te, come un Curato d'Ars, preti che sappiano irradiarti; preti che ci diano Te. Di questo, solo di questo noi abbiamo bisogno.
Perdona la mia impertinenza: tieniti i preti dotti, tieniti i preti specializzati, i preti eloquenti, i preti che san fare schemi, inchieste, rilievi. A noi, Signore, bastano i preti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido. Cerchiamo preti che sappiano pregare più che organizzare, preti che sappiano parlare con Te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro.
Oggi si fanno richieste, si fanno sondaggi su come sarà, su come la gente vuole il prete. Non ho mai risposto a queste inchieste, ma a Te, Signore, posso e voglio dirlo: il prete io lo voglio impastato di preghiera.
Donaci, o Signore, preti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a Te, preti che sappiano adorare, impetrare, espiare; preti che non abbiano altro recapito che il tuo Tabernacolo. E dimenticavo: rendici degni di avere tali preti.

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Comentario: Rev. D. Joan SOLÀ i Triadú
(Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci racconta la guarigione di un indemoniato muto provocando reazioni diverse nei farisei e nella folla. Mentre i farisei, di fronte alla prova innegabile di un miracolo, la attribuiscono a poteri demoniaci —«Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni» (Mt 9,34)— la folla è stupita: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!» (Mt 9,33). San Giovanni Crisostomo, commentando questo passaggio, dice: «Quello che veramente infastidiva i farisei è che consideravano Gesù superiore a tutti, non solo quelli che già esistevano, ma a anche a tutti quelli che erano esistiti prima».

Gesù non era preoccupato per l'ostilità dei farisei. Lui rimaneva fedele alla sua missione. Inoltre, Gesù, di fronte alla evidenza che le guide d’Israele, invece di prendersi cura e pascere il gregge, quello che facevano era smarrirlo, ebbe pietà di quelle folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Che le moltitudini vogliono e apprezzano una buona guida è stato dimostrato con le visite pastorali di San Giovanni Paolo II a tanti paesi del mondo. Quante moltitudini si sono raccolte intorno a lui! Come ascoltavano la sua parola, soprattutto i giovani! Anche se il Papa non riduceva il messaggio del Vangelo, ma lo predicava in tutta la sua intensità.

Tutti noi, «se fossimo coerenti con la nostra fede, —dice san Josemaría Escrivá— guardando intorno e contemplando lo spettacolo della storia e del mondo, non potremo evitare di sentire che sorgono nei nostri cuori gli stessi sentimenti che animarono quelli di Gesù Cristo», e ciò ci condurrebbe ad una generosa opera apostolica. Però è evidente la disparità che esiste fra le moltitudini che attendono la predicazione della Buona Nuova del Regno e la scarsezza di operai. La soluzione è data da Gesù alla fine del Vangelo: pregate il signore della messe perché mandi operai nella sua messe (cf. Mt 9,38).

domenica 8 luglio 2018

(Mt 9,18-26) Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.

VANGELO DI LUNEDI 9 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,18-26): In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito Santo, vieni a portare la luce nella mia mente ottenebrata, vieni a farmi conoscere il senso della parola del Signore, vieni ad insegnarmi come ascoltare e come vivere per essere specchio che riflette la luce che abbaglia, e fa che dietro a questa luce io scompaia.

Gesù passa nella nostra vita, molti ce ne hanno parlato, ma per tanti è stato come per me, anni e anni ad aspettare che qualcosa succedesse, senza fare mai un gesto, mai una preghiera vera in cui chiedere al Signore di fermarsi per me.
La nostra fede non andava oltre al “ Sentito Dire ”, ma forse nella nostra disperazione, non riuscivamo ad alzare lo sguardo … Io non so perché, ma so che oggi che conosco la potenza dell’ amore di Dio, oggi che pur con mille mancanze, mille imperfezioni, mi sono sentita toccare da Lui, vorrei averlo fatto da sempre. C’era un uomo che era avverso a Gesù, forse uno dei capi di quella chiesa che Gesù ammoniva, fatta di sepolcri imbiancati, ma ad un tratto quell' uomo, colpito da una tragedia, si rivolge al Signore , con una fede che fa meravigliare Gesù stesso, perché quell' uomo, così lontano da Lui, capisce che Lui può vincere la morte del corpo e dello spirito. Anche la donna ( che per gli ebrei era considerata impura ) cerca di arrivare a Gesù, sa che se solo riesce a toccarlo, sarà guarita. Come toccare Gesù? Come farsi toccare da Lui? Basta invocarlo, cercarlo nel proprio cuore, nella preghiera, con tutta l’ anima e Lui si volterà verso di noi, e ci salverà.
Nonostante il Suo amore sia grande, immenso, noi non vediamo mai Gesù correre dietro a qualcuno, cercare di toccarlo , imporgli la sua presenza, anche se Gesù, pur conoscendo tramite lo Spirito Santo i nostri bisogni e la disperazione , non ci risparmia la fatica di cercarlo, non ci rende più facile la lotta con il nostro orgoglio, la nostra presunzione, la nostra paura di dover lasciare quei peccati he tanto ci attirano... ma vuole che siamo noi a desiderare di incontrarlo, di essere liberati dalla nostra incapacità di arrivare fino a Lui! L’amore del Signore è immenso, se solo potessimo riuscire a capire quanto è grande, non esiteremmo un attimo a rivolgere a Lui la nostra preghiera, se solo potessimo ascoltare le voci di chi ci ha descritto le grandi grazie che il Signore ha compiuto su di loro, come la voce dei santi, allora il nostro cuore griderebbe: Gesù, se potessi toccare il tuo mantello, sarei salvata. Nel Padre nostro, diciamo : “ Sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta in cielo ” (Matteo 6:10). Affinché la volontà di Dio sia fatta in terra, bisogna che trovi la sua realizzazione in ogni essere umano. E finché non riusciamo a capire che la volontà di Dio è la realtà migliore a cui possiamo aspirare e la nostra volontà non decide di assoggettarsi ad essa rinunciando a portare avanti caparbiamente la nostra visione della vita, non riusciremo a toccare le vesti di Gesù e non troveremo guarigione alle nostre ferite.

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Comentario: ev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, la liturgia della Parola ci invita ad ammirare due magnifiche manifestazioni di fede. Così straordinarie che conquistarono e commossero il cuore di Gesù provocando —immediatamente— la sua risposta. Il Signore non si lascia vincere in generosità.

« Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà» (Mt 9,18). Quasi potremmo dire che con fede risoluta “obblighiamo” a Dio. A Lui piace questa specie di obbligazione. Anche l’altra testimonianza di fede nel Vangelo di oggi è impressionante: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita» (Mt 9,22).

Si potrebbe affermare che Dio, addirittura, si lascia “manipolare” di buon grado dalla nostra buona fede. Quello che non ammette è che lo tentiamo con sfiducia. Questo fu il caso di Zaccaria, che chiese una prova all‘arcangelo Gabriele: «Ma Zaccaria disse all’angelo: Come posso conoscere questo?» (Lc 1,18). L’arcangelo non arretrò di un passo «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio (...).Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo» (Lc 1,19-20). E così fu.

E’ Lui stesso che vuole “obbligarsi” e “legarsi” con la nostra fede: «Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Lui è nostro Padre e non vuole negare nulla di ciò che conviene ai suoi figli.

Però è necessario manifestargli con fiducia le nostre richieste; la fiducia e la connaturalità con Dio richiedono tatto: per aver fiducia di qualcuno, dobbiamo conoscerlo; e per conoscerlo dobbiamo frequentarlo. Così «la fede fa germogliare la preghiera, e la preghiera —quando germoglia— raggiunge la fermezza della fede» (Sant’Agostino). Non dimentichiamo la lode che meritò Santa Maria: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore!» (Lc 1,45).




sabato 7 luglio 2018

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

VANGELO DI DOMENICA 8 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XIV Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 6,1-6): In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.






RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Donami Signore la prudenza e l' umiltà necessarie per poter parlare di Te con giustizia e verità, perché quello che io scrivo possa far comprendere, non confondere.

Ho dato un'occhiata ad altre riflessioni che ho fatto in precedenza su questa pagina, ma questa immagine che ho scelto oggi, mi ha portato via e come al solito, a me non resta altro che seguire questa ispirazione. Gesù torna a Gerusalemme, tra i suoi, che conoscevano la sua storia, le sue origini, e la sua famiglia. Erano quindi convinti di sapere tutto di lui, di conoscerlo a fondo.... di sapere chi era e cosa potevano aspettarsi da lui!!! Ecco che la foto dimostra come non lo conoscevano affatto, perché, come nella foto, erano fermi, immobili sulla porta delle loro credenze. Gesù resterà sempre motivo di scandalo se non ci si immedesimerà con Lui, e mai come in questo periodo, vedo sacerdoti confusi, che cercano di allontanare le pecore dal pastore, creando altro scandalo. Ho più di 60 anni e ho vissuto la crisi della chiesa degli anni 70, che portò molti a dividersi, perché non riuscivano ad accettare le aperture del concilio vaticano 2°. La più famosa è quella dei cosiddetti cattolici tradizionalisti o lefevriani, ma non da meno furono i sedevacantisti che credono che dal Concilio Vaticano II ad oggi non ci siano più stati Papi legittimi e quindi la sede papale sia vacante: da quelli che sostengono che Giovanni XXIII fosse un eretico a quelli che ritengono il Concilio un complotto dei nemici della Chiesa – massoni od ebrei. Non voglio spaccare il capello in 4, né tornare ai motivi che li spinsero ad uscire dalla Chiesa Madre, o a restarne in seno minandone continuamente la credibilità, perché se andiamo a studiare un pò la storia della Chiesa, vediamo che di scismi ce ne sono stati molti, voglio solo dire che 50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora. Io credo che l'unico cambiamento sarebbe l'unità di tutti i credenti, senza che si cerchi di omologare quello che per alcuni deve essere in un modo e per altri in un altro. Mi è capitato di ascoltare un intervento di una pastora protestante battista sull'argomento "salvaguardiamo la terra" , e trovo che il discorso di Papa Francesco molto simile; per questo io penso che se essere cristiano è un valore , questo lo è ancor più, nella dimensione della capacità dei cristiani di svolgere una funzione positiva nei confronti della società e della storia. Non arrendersi significa ascoltare la parola di Dio, farla propria, ognuno a modo suo e non restare immobili aspettando che il mondo cambi, ma iniziare il cambiamento smettendola di dividerci. Il sogno di Dio è anche il nostro, e non è un ideale di fantasia, come alcuni filosofi pensano, ma un ideale della ragione e non posso né voglio arrendermi a pensarla come Hegel che disse: "Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso." No io non posso considerarmi un mezzo per il progresso, ma voglio pensare che il mondo è la mia casa, creata da Dio per la mia felicità, e non per la ricchezza di pochi a scapito di altri. Delinquenti che avvelenano la terra, assassini che uccidono senza pietà nei modi più svariati... questo sicuramente nessuno lo vuole accettare, ed allora usciamo dai preconcetti, sia che siamo battezzati o che non lo siamo, sia che siamo cattolici o no, riconosciamo che il mondo non migliora facendoci le guerre, e specialmente distruggendo ogni valore.
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Comentario: P. Joaquim PETIT Llimona, L.C.
(Barcelona, Spagna)

Oggi, la liturgia ci aiuta a scoprire i sentimenti del Cuore di Gesù: "E si meravigliava della loro incredulità." (Mc 6,6). Senza alcun dubbio, i discepoli dovevano essere stupiti dalla mancanza di fede dei concittadini del Maestro e dalla Sua reazione. Sembrerebbe normale che i successi fossero andati in diverso modo: hanno raggiunto la terra dove aveva vissuto tanti anni, avevano sentito parlare delle opere che eseguiva, e la conseguenza logica sarebbe che lo acogliessero con amore e fiducia, più disposti di altri ad ascoltare i suoi insegnamenti. Tuttavia, non fu così ma proprio il contrario: "E si scandalizzavano di Lui" (Mc 6,3).

La stranezza di Gesù per l'atteggiamento di quelli della sua terra, mostra un cuore che confida nell'uomo, in attesa di una risposta e che non resta indifferente per la mancanza di essa, perché è un cuore che si da cercando per il nostro bene. San Bernardo lo esprime molto bene quando scrive: "Venne Il Figlio di Dio e fece tali meraviglie nel mondo che lacerò la nostra comprensione del mondano, affinché meditiamo e non smettiamo mai di riflettere le sue meraviglie. Ci lasciò orizzonti infiniti per conforto dell’intelligenza, e un fiume tal pieno di idee che è impossibile di guadare. C'è qualcuno in grado di capire perché la suprema maestà volle morire per darci la vita, servire Lui per governare noi, vivere bandito per portarci in paese, e scendere al più vile e ordinario per lodarci sopra tutte le cose?».

Si potrebbe pensare di ciò che avrebbe cambiato la vita degli abitanti di Nazareth se fossero venuti da Gesù nella fede. Quindi, dobbiamo chiederGli ogni giorno come suoi discepoli: "Signore, aumenta la nostra fede" (Lc 17,5), per aprirci sempre di più alla sua azione amorosa in noi.