mercoledì 20 giugno 2018

(Mt 6,7-15) Voi dunque pregate così.

VANGELO DI GIOVEDI 21 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 6,7-15): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.» Voi dunque pregate così: 'Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male'. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guidami per capire le meravigliose parole di Gesù.

Credo che sul Padre Nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato, si sia detto e spiegato tutto; quindi non mi soffermerò ancora una volta a riflettere sulle parole della preghiera, ma cercherò di trovare il senso che ha questo discorso di Gesù, aiutata dalle indicazioni che la Chiesa ci da, unendo questa lettura alle altre di oggi. Perchè la preghiera sia efficace, non servono le parole, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla preghiera stessa. Le parole possono essere anche belle, ma vane se non sono accompagnate da intenzioni sincere e dal desiderio di un vero colloquio, senza finzioni, con il nostro Dio. Nessun cammino porta lontano se gira intorno a se stesso; infatti a volte parliamo di amore, ma non riusciamo ad amare; parliamo di perdono, ma non proviamo neanche a perdonare. Nelle parole che Gesù ci insegna è scritta la nostra salvezza o la nostra condonna, perchè senza giri di parole ci dice : -Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.- Quindi non sprechiamo parole, ma cerchiamo di disporre prima tutto perchè le nostre parole possano essere prese sul serio da Dio. Il perdono che desideriamo per noi, dobbiamo desiderarlo anche per i fratelli, perchè, per quanto possiamo fare, è comunque un perdono al quale non avremmo diritto, ma che ci viene concesso per la grande misericordia del nostro Padre. Un bel fioretto sarebbe imparare a non giudicare e non condannare nessuno, ma dire una preghiera per chiedere perdono per coloro che sono lontani “secondo noi” dal cammino di conversione, tenendo presente che noi per primi, siamo ancora in cammino, e purtroppo, spesso giriamo a vuoto.
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Comentario: Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)

Oggi, Gesù ci propone un ideale grande e difficile: perdonare le offese. E stabilisce una misura molto ragionevole: la nostra: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15). In altre parole dimostrava la regola d’oro della convivenza umana: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12).

Desideriamo che Dio ci perdoni e che anche gli altri lo facciano; però noi siamo restii a farlo. Costa chiedere perdono; però non darlo costa ancora di più. Se fossimo veramente umili, non sarebbe così difficile; però l’orgoglio ce lo rende laborioso. Per questo possiamo stabilire la seguente equazione: a maggiore umiltà, maggior facilità; a maggior orgoglio, maggior difficoltà. Questo ti darà una pista per conoscere il tuo grado di umiltà.

Terminata la guerra civile spagnola (anno 1939), dei sacerdoti liberati celebrarono una Messa di ringraziamento nella chiesa di Els Omells. Il celebrante, dopo le parole del Padre nostro «rimetti a noi i nostri debiti» si fermò senza poter continuare. Non era nello stato d’animo di poter perdonare a quelli che lo avevano fatto soffrire tanto in quello stesso campo di lavori forzati. Trascorsi vari secondi, in un silenzio che si poteva tagliare, riprese la preghiera: «come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». Più tardi si chiesero quale fosse stata la miglior omelia. Tutti furono d’accordo: quella del silenzio del celebrante quando recitava il Padre nostro. Costa, però è possibile con l’aiuto del Signore.

Per di più, il perdono che Dio ci da è totale, arriva fino alla dimenticanza. Trascuriamo in fretta i favori, però le offese... Se i matrimoni le potessero dimenticare, si eviterebbero e si potrebbero risolvere molti drammi familiari.

Che la Madre di misericordia ci aiuti a comprendere agli altri ed a perdonarli generosamente.

martedì 19 giugno 2018

(Mt 6,1-6.16-18) Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

VANGELO DI MERCOLEDI 20 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 6,1-6.16-18): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.» E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.» E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego o Santo Spirito, di illuminarmi con la tua sapienza, di benedirmi con il Tuo amore e di non farmi mancare mai il tuo appoggio. Per Cristo nostro Signore.

L’ arte dell’apparire non è dei figli di Dio, ma piuttosto lo è quella del silenzio, del fare senza voler ricevere niente in cambio, quella del perdonare anche chi offende. Essere Cristiani, diventa sempre più faticoso, Gesù scava sempre più dentro di noi, per fare piazza pulita di quello che può deviare la nostra spiritualità, la nostra condotta, che deve essere veramente sincera per arrivare all’ essenza della fede.
Il vero credente non fa di tutto per sembrare buono, ma è buono… ed è buono perché ama il suo Dio ed il suo prossimo. Se noi viviamo in una famiglia unita e ci vogliamo bene, ci aiutiamo gli uni con gli altri; se vediamo che nostra Madre o nostro Padre sono preoccupati, addolorati per il comportamento dei nostri fratelli, cerchiamo di parlare con loro, di fargli capire dove sbagliano, non li cacciamo da casa e non chiediamo di chiuderli fuori; se a nostro fratello serve aiuto, non stiamo neanche ad aspettare che lo chieda, ma senza voler sembrare più in gamba, solo perché abbiamo di più, lo aiutiamo.
Purtroppo tanti nostri atteggiamenti sono sbagliati, perché mentre con una mano aiutiamo, con l’altra pretendiamo di avere riconoscimenti per il nostro gesto.
Come possiamo pensare di fare parte della stessa famiglia, di essere legati all’ amore di Dio, che ha dato la vita per noi e non ci chiede altro che amore.
Lui è stato martoriato, in silenzio, è morto su una croce di legno ruvida che graffiava il suo corpo piagato, e chi lo avrebbe mai sospettato che da duemila anni ancora nessuno riesca a dimenticare quel gesto.
La piccola Teresa Madre di Calcutta, per fare un esempio fra tanti, non cercava gli onori, anzi, era là tra i poveri, i lebbrosi e gli emarginati e cercava solo di alleviare le loro ferite, ma più di tutto, cercava di abbracciare i suoi ammalati, molti dei quali in fin di vita, per non farli sentire soli nel momento del trapasso.
Quello che lei iniziò a fare non aveva evidentemente lo scopo di farla apparire, anzi, gli unici che la avvicinavano erano proprio loro, gli ultimi del mondo, ma il Signore guardava la piccola madre, ed aveva in serbo per lei grandi cose e così, lei che non fece nulla per apparire, divenne nel mondo l’ immagine stessa della carità.
Fa o Signore, che possiamo somigliare sempre più alla piccola Madre Teresa, che sappiamo come lei riconoscerti nel fratello bisognoso, di un sorriso, di una parola, di un aiuto… fa che possiamo essere le tue mani ed il tuo cuore, belli, puri e mai vanitosi, perché tutto quello che ci viene da te viene direttamente dal cuore.
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Comentario: Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù ci invita a operare per la gloria di Dio, con lo scopo di gradire al Padre, che perciò stesso siamo stati creati. Cosi lo afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione». Questo è il senso della nostra vita e il nostro onore: gradire al Padre, compiacere Dio. Questo è il testimonio che ci ha lasciato Cristo. Magari il Padre celeste possa dare di ognuno di noi lo stesso testimonio che ha dato del suo Figlio al momento del battesimo: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17).

La mancanza di una retta intenzione sarebbe specialmente grave e ridicola se avvenisse in atti come la preghiera, il digiuno e l´elemosina, perché questi sono atti di pietà e carità, vuol dire, atti che —di per se— sono propri della virtù della religione o atti che si eseguono per amore a Dio.

Per questo, «guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 6,1). Come potremmo gradire a Dio se quello che procuriamo fin dall´inizio è che ci vedano ed essere ben considerati —prima di tutto— davanti agli uomini? Non significa che dobbiamo nasconderci dagli uomini affinché non ci vedano, piuttosto si intende che dobbiamo dirigere le nostre buone opere direttamente e in primo luogo a Dio. Non importa e non è nemmeno pregiudizievole che ci vedano gli altri: al contrario, poiché possiamo educarli con la testimonianza coerente del nostro agire.

Quello che è veramente importante —e molto!— è che noi vediamo Dio dietro le nostre azioni. E, per questo, dobbiamo «esaminare con molta cura (accuratezza) la nostra intenzione in tutto quello che facciamo, e non cercare i nostri interessi, se vogliamo servire il Signore» (San Gregorio Magno).





lunedì 18 giugno 2018

(Mt 5,43-48) Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

VANGELO DI MARTEDI 19 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,43-48): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e ferisci il mio cuore con un raggio della Tua luce; fa che la Tua parola mi penetri fino in fondo e lì lasci un segno indelebile, perchè io non possa più mancare di ascoltarla , nè ferirti con il mio silenzio.

Silenzio - assenso!
Dire non odio, non faccio del male, purtroppo non basta fratelli e sorelle!
Ama il tuo nemico, è questo che ci chiede il Signore; ama chi ti perseguita, chi ti giudica, chi ti critica, chi parla male di te...
Ama e non chiedergli di cambiare, di essere diverso, ma ama anche chi non lo merita, perchè siamo amati senza merito alcuno e così dobbiamo imparare ad amare.
Avete mai notato che i genitori che hanno figli che li fanno dannare, difficili da educare, tentano il tutto per tutto per non vederli rovinare e chiedono aiuto anche alle istituzioni quando vedono che non riescono?
Ecco ... noi siamo le istituzioni di Dio, siamo quelli che devono aiutare ed essere aiutati quando il male incombe, siamo quelli che uniti in preghiera sconfiggono il male.
La santità è un cammino in cui le pietre d’inciampo servono per costruire; i nostri nemici sono coloro che più di tutti ci aiutano a salire i gradini della perfezione; si impara di più non ribellandosi che contestando continuamente.
Ecco perchè Gesù dice: Amateli, pregate per essi, perché sono i vostri più
grandi benefattori.
Gesù perdonami se non riesco sempre a perdonare, se non riesco sempre ad amare, e fa che la forza del tuo amore cambi il mio cuore di pietra!
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Comentario: Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu
(Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, Cristo ci invita ad amare. Amare senza limiti, che è la misura dell'Amore vero. Dio è Amore, «che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,45). E l'uomo, scintilla di Dio, deve lottare per somigliare a Lui ogni giorno, «perché siate figli del Padre vostro celeste» (Mt 5,45). Dove troviamo il volto di Cristo? Negli altri, nel prossimo più vicino a noi. È molto facile provare compassione per i bambini affamati d'Etiopia quando li vediamo in televisione, o per gli immigranti che arrivano ogni giorno sulle nostre spiagge. Ma, e quelli di casa nostra? Ed i nostri compagni di lavoro? E quel famigliare lontano che è solo e al quale potremmo andare a fargli un po’ di compagnia? Gli altri, come li trattiamo? Come li amiamo? Concretamente quale servizio rendiamo loro ogni giorno?

È molto facile amare chi ci ama. Ma il Signore ci invita ad andare oltre, perché «se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?» (Mt 5,46). Amare i nostri nemici! Amare quelle persone che sappiamo —con certezza— che non ci restituiranno mai né l'affetto, né il sorriso, né quel favore. Semplicemente perché ci ignorano. Il cristiano, ogni cristiano, non può amare “interessatamente”; non deve dare un pezzo di pane, un'elemosina al mendicante dell'angolo della strada. Deve dare sé stesso. Il Signore morente sulla Croce, perdona chi lo crocifigge. Non un rimprovero, non un lamento, né un gesto improprio...

Amare senza aspettare nulla a cambio. Quando amiamo dobbiamo seppellire le calcolatrici. La perfezione è amare senza limiti. La perfezione l'abbiamo nelle nostre mani in mezzo al mondo, tra le nostre occupazioni di ogni giorno. Facendo quello che bisogna fare ad ogni istante, non quello che ci soddisfa di più. La Madre di Dio, alle nozze di Cana di Galilea, si accorge che gli invitati non hanno vino. E si fa avanti. E chiede al Signore che faccia il miracolo. Chiediamo a Lei oggi il miracolo di saperlo scoprire nelle necessità altrui.

domenica 17 giugno 2018

(Mt 5,38-42) Io vi dico di non opporvi al malvagio.

VANGELO DI LUNEDI 18 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XI settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,38-42): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, e col tuo Spirito illuminaci.

Porgi l'altra guancia... non vendicarti, aiuta chi è in difficoltà, sopporta le ingiustizie con pazienza....  che poteva dire ancora Gesù?Certo che pretende veramente molto da noi!
Eppure tutto ha una sua logica, solo che non è umana.
Ma che potevamo aspettarci da chi ha per amore dato la sua vita per noi, da chi mette l'amore e l’obbedienza a Dio, al primo posto.... ma che ne sa Lui?
Che ne sa di quando ti accusano di essere colpevole di un reato e non lo sei?... lo sa!
Che ne sa di quando ti fanno un torto, ti tradiscono?... lo sa!
Che ne sa di quando ti schiaffeggiano e ti umiliano davanti a tutti?...... lo sa!
Che ne sa di quando ti senti solo e tutti gli amici ti abbandonano?... lo sa!
Gesù non parla per sentito dire, ha provato tutto sulla sua pelle, si è umiliato, fatto uomo per portarci nel suo regno, che è quello dell'amore incondizionato, dove c' è amore vero, per tutti gli uomini, e non ci può essere altro.
Se negli uomini è insito il desiderio di prevalere, in Gesù quello di far prevalere e la cosa che deve essere prevalente è proprio l'amore. - Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno -   è stata la sua ultima preghiera....
Come poter seguire Gesù senza accettare di fare quello che lui ha fatto, non ha senso, perché non riusciremmo a fare molta strada, anzi ,rischieremmo di sbagliare completamente direzione, perché significherebbe mettere il proprio orgoglio davanti all’amore per Dio e per il prossimo.
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Comentario: Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù ci insegna che l’odio si supera con il perdono. La legge del taglione era un progresso poiché limitava il diritto a vendicarsi in una giusta proporzione: solo puoi fare al prossimo quello che lui ha fatto a te, contrariamente commetteresti una ingiustizia; questo è quello che significa l’aforismo «occhio per occhio, dente per dente». Malgrado ciò era un progresso limitato, visto che Gesù Cristo nel Vangelo afferma il bisogno di superare la vendetta con l’amore, così lo espresse Lui stesso quando, nella croce, intercedette per i suoi carnefici: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

Ciò nonostante, il perdono deve essere accompagnato dalla verità. Non perdoniamo soltanto perché ci sentiamo impotenti e complessati. Spesso si è confusa l’espressione «porgi l’altra guancia” con l’idea della rinuncia ai nostri legittimi diritti. Non si tratta di questo. Porgere l’altra guancia significa denunciare e interpellare a chi lo ha fatto, con un gesto pacifico però deciso, l’ ingiustizia che ha commesso; è come dirgli «Mi hai picchiato in una guancia. Allora, vuoi picchiarmi anche nell’altra? Ti sembra corretto il tuo comportamento?». Gesù rispose con serenità al servo insolente del sommo sacerdote: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv 18,23).

Vediamo, dunque, quale deve essere la condotta del cristiano: non cercare la rivincita, però si mantenersi fermi; essere disposti al perdono e dire le cose con chiarezza. Certamente non è un’arte facile, però è l’unico modo di frenare la violenza e manifestare la grazia divina a un mondo spesso privo di grazia. San Basilio ci consiglia: «Fate caso e dimenticherete le ingiurie e gli oltraggi che vi giungano dal prossimo. Potrete vedere i nomi diversi che avrete l’uno e l’altro; a lui lo chiameranno collerico e violento, e a voi mansueti e pacifici. Lui si pentirà un giorno della sua violenza e voi non vi pentirete mai della vostra mansuetudine».

sabato 16 giugno 2018

(Mc 4,26-34) L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

VANGELO DI DOMENICA 17 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: XI Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 4,26-34): In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Signore mio, datore dello Spirito Santo, aiutami a capire e attuare nella mia vita, quello che tu mi insegni col vangelo. Amen.

Gesù, si esprime con parabole, ma non perché ci vuole complicare la vita, ma per semplificarcela.
Tutto quello che lui insegna, è nuovo agli occhi dei suoi discepoli e della gente che lo ascolta, eppure ci parla di una legge antica, nata con la fede in un unico Dio, la fede dei patriarchi, non è che ci volesse insegnare una nuova religione, ma sembra tutto così nuovo, perché è con la sua venuta che ha fatto nuove tutte le cose.
È il maestro che ci parla, che ci guida con amore verso la comprensione delle sue parole, che ci prende per mano e ci conduce nel regno di Dio.
Nella prima parabola, ci tranquillizza parlando del seme che cresce e germoglia pur senza il controllo del contadino, e lo fa perché vuole che non ci affanniamo a pensare a ragionare, a cercare di voler essere noi che mettiamo a frutto i suoi insegnamenti, ma verrà tutto naturalmente, noi dobbiamo solo essere terra buona dove far seminare la sua parola, il resto verrà con i tempi ed i modi che al Signore piaceranno, senza voler essere noi a guidare ,ma affidandoci a Lui.
Non preoccupiamoci dunque della nostra piccolezza, del nostro essere ignoranti e miseri, ma diamo al Signore la possibilità di far crescere in noi una grande fede e vedremo meraviglie.
Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore nella nostra vita, sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare,  che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.
Quello che conta, non è chi siamo, ma quanto siamo disposti a far posto al Signore; sarà questo che ci farà crescere nella fede e trasformerà la nostra vita in un turbine di emozioni e di amore e migliorerà non solo la nostra vita, ma anche quella delle persone che verranno in contatto con noi, perché la fede vera, ha una luce particolare, che attira chi la intravede nelle nostre parole e nelle nostre azioni.
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Comentario: Fr. Faust BAILO
(Toronto, Canada)

Oggi, Gesù ci offre due immagini di grande intensità spirituale: la parabola del seme che germoglia e cresce e la parabola del granello di sènape. Sono immagini di vita quotidiana che erano famigliari agli uomini ed alle donne che lo ascoltavano abituati come erano a seminare, irrigare e raccogliere. Gesù ha usato qualcosa che era noto –l’agricoltura- per istruirli su qualche cosa che non era, per loro, molto conosciuto: il Regno di Dio.

Effettivamente, il Signore rivela a loro qualcosa del suo regno spirituale. Nella prima parabola racconta: <> (Mc 4,26). E introcuce la seconda dicendo: <> (Mc 4,30).

La maggior parte di noi abbiamo poco in comune con gli uomini e le donne del tempo di Gesù, e, comunque, queste parabole risuonano ancora nelle nostre menti moderne, perché dietro la semina, l’irrigazione e la raccolta, indoviniamo quello che Gesù ci stà dicendo: Dio ha innestato qualcosa di divino nei nostri cuori umani.

Cos’ è il Regno di Dio? “E’ lo stesso Gesù”, Benedetto XVI ci ricorda. E la nostra anima “è il luogo essenziale in cui si trova il Regno di Dio”. Dio vuole vivere e crescere dentro di noi! Cerchiamo la sapienza di Dio e obbediamo i suoi suggerimenti interiori; se lo facciamo, allora la nostra vita acquisterà una forza e un’intensità difficile da immaginare.

Se correspondiamo pazientemente alla sua grazia, la sua vita divina crescerà nella nostra anima come il seme cresce nel campo, come il mistico medioevale Meister Eckhart magnificamente esprime: “Il seme di Dio è in noi. Se l’agricoltore è intelligente e lavoratore, crescerà per essere Dio, il cui seme è; i suoi frutti saranno della natura di Dio. Il seme di pera diventa albero di pera; il seme di noce, albero di noce; il seme di Dio diventa Dio”.

venerdì 15 giugno 2018

(Mt 5,33-37) Io vi dico: non giurate affatto.

VANGELO DI SABATO 16 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, X settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,33-37): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito ed impregnami di umiltà, fammi conoscere la giustizia dei tuoi insegnamenti e fammela aderire al corpo come una seconda pelle. Fa che quest' alleanza che faccio con te, sia sincera e duratura, e che mai io venga meno all'aderire ai tuoi comandamenti. Proteggimi dalla voglia di agire come io voglio e imprimimi in me l'azione del Tuo Santo pensiero.

Il nostro parlare sia si, si; no, no. Ripetuto due volte perché al parlare corrisponda l'azione, che ad esso è legata.
Una delle più comuni accuse che si fa alle persone che frequentano le varie chiese, è proprio quella dell' incoerenza tra il dire ed il fare, ed è una critica che condivido in pieno, perché tutti parliamo bene, ma razzoliamo male.
Ogni giorno mi trovo a combattere con questa incoerenza che esce fuori in ogni occasione, noi spesso estrapoliamo dalla Bibbia quello che ci fa comodo ed omettiamo di ricordare quello che invece ci riesce poco e niente. " Il di più viene dal maligno " tremenda affermazione, ma da prendere molto sul serio. Non si deve neanche cercare di alterare la verità per convincere o per convincerci che quello che diciamo è giusto, ma semplicemente attenerci ai fatti e alla parola di Dio.Possiamo non essere perfetti e chiedere perdono e aiuto, questo ci renderà più umili e a Dio non dispiacerà correre in nostro soccorso; nella nostra incapacità potremo riconoscere che quello che ci riesce è grazia, ma se pensiamo di poter fare, poter essere, poter agire da soli , siamo già in errore, perchè non abbiamo nessuna capacità se non la volontà di chiedere aiuto all'Onnipotente.

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Comentario: Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)

Oggi, Gesù continua commentandoci i Comandamenti. Gli israeliti avevano un grande rispetto verso il nome di Dio, una sacra venerazione sapevano che il nome si riferisce alla persona, e Dio merita tutto il rispetto, ogni onore e gloria, di pensiero, parola ed opere. Per questo –tenendo presente che giurare è mettere Dio come testimone della verità di ciò che diciamo –la Legge li comandava: «Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti» (Mt 5,33). Ma Gesù viene a perfezionare la Legge (e, quindi, per perfezionare noi stessi secondo la Legge), e dà un passo in più: «non giurate affatto: né per il cielo, (...), né per la terra (...)» (Mt 5,34). Non è che giurare, di per sé, sia un male, ma sono necessarie alcune condizioni perché il giuramento sia lecito, per esempio, una giusta causa, seria, grave (un processo, per esempio), e ciò che si è giurato sia vero e buono.

Ma il Signore ci dice ancora di più: «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no,no» (Mt 5,37). Cioè, ci invita a vivere la verità in ogni occasione, a adattare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni alla verità. E la verità cos'è? E’ la grande domanda che abbiamo formulato nel Vangelo per bocca di Pilato nel processo contro Gesù, e alla quale molti pensatori nel corso dei secoli hanno cercato di dar risposta. Dio è la Verità. Chi vive compiacendo a Dio, adempiendo ai suoi comandamenti, vive nella verità. Dice il santo Curato d'Ars: “La ragione per cui così pochi cristiani agiscono con la sola intenzione di compiacere Dio è perché la maggior parte di loro si trovano sottomessi a una ignoranza spaventosa. Mio Dio, quante buone opere si perdono per il cielo!” Bisogna pensarci.

È conveniente formarci leggere il Vangelo e il Catechismo. Poi, vivere secondo ciò che abbiamo imparato.

giovedì 14 giugno 2018

(Mt 5,27-32) Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.

VANGELO DI VENERDI 15 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, X settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,27-32): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.» Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Santo Spirito di verità, a dire la Tua verità e non quella che mi è più comoda.

Tra le varie cose in cui siamo maestri c’è il giudizio, che sempre è lacerante... che sempre ferisce! Ma c’è un altro modo per dire le cose quando, per quanto ci costi, abbiamo il dovere di dirle?
Una madre non fa forse un urlo al figlio che sta per rovesciarsi addosso dell’acqua bollente? Lo spaventerà a tal punto che ne resterà scioccato e lo ricorderà ogni volta che si riavvicinerà alla pentola sul fuoco.
Oggi purtroppo per buonismo o per evitare discussioni oppure per lasciarsi la possibilità di dialogo, siamo spesso silenziosi; tacciamo su cose importanti che invece andrebbero urlate se volessimo veramente la salvezza dei nostri fratelli.
Credetemi, non voglio fare il solito discorso condito dal bigottismo più sfrenato, ma il silenzio non aiuta nessuno, né possiamo affidare tutto alla misericordia di Dio, perché tacere ci rende complici nel peccato medesimo. So benissimo quanto sia invitante il peccato, apposta si chiama "tentazione", ma quello che invece voglio ricordare con voi, è che si può vincere sul peccato e ci si può sentire ancora più appagati che nel commetterlo.
La pace che il Signore ci offre, vale molto più di tante inutili lotte con noi stessi; decidere per Dio significa vincere sul peccato, chiedere a Gesù di assisterci, e di perdonarci se non riusciamo ad essere migliori,ma di darci la forza di insistere, perché non possiamo sempre rimanere a metà, tra bene e male, tra Dio e mammona, tra cielo e terra. Non importa cosa abbiamo fatto fino ad oggi,è quello che decidiamo di fare ogni giorno che ci cambia la vita.
San Paolo uccideva i cristiani, ma divenne uno degli apostoli più grandi di Gesù; Sant'Agostino lottava per non lasciarsi andare all'amore di Dio.... poi scelse per Dio ed abbandonò la sua vita dissoluta.
Sono le scelte definitive che danno un senso alla vita, non il sopravvivere a noi stessi.
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Comentario: Pare Josep LIÑÁN i Pla SchP
(Sabadell, Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù continua ad approfondire nell’esigenza del Sermone della Montagna. Non deroga la Legge, ma le dà pienezza; perciò la sua osservanza è qualcosa di più che una semplice osservanza di alcune condizioni minime per avere le carte in regola. Iddio ci dà la legge dell’amore per raggiungere la vetta, però noi, cerchiamo il modo di trasformarla nella legge del minimo sforzo. Dio ci chiede tanto...! Sì, ma ci ha dato pure il massimo che può darci, visto che ci ha dato Sé stesso!

Oggi, Gesù punta in alto al manifestare la Sua autorità sul sesto e sul nono comandamento: i comandamenti che si riferiscono alla sessualità e alla purezza del pensiero. La sessualità è un linguaggio umano che significa amore e alleanza, perciò, non può essere banalizzata, come neppure possiamo trasformare gli altri in oggetti di piacere, neppure con il pensiero; da ciò ha origine quest'affermazione tanto severa di Gesù: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). E’ necessario, dunque, tagliare il male alla radice ed evitare pensieri e occasioni che ci porterebbero a fare quello che Dio detesta; questo è quello che tali parole vogliono indicare, che possono sembrarci radicali o esagerate, ma che quelli che ascoltavano Gesù capivano nella loro espressività: togli , taglia, butta via...

Finalmente, la dignità del matrimonio deve essere sempre protetta, perché forma parte del progetto di Dio per l’uomo e la donna, affinché nell’amore e nella donazione mutua si trasformino in una sola carne e, allo stesso tempo, è segno e partecipazione nella Alleanza di Cristo con la Chiesa. Il cristiano non può vivere la relazione uomo-donna ne la vita coniugale secondo lo spirito mondano: «Non dovete credere che per il fatto di avere scelto lo stato matrimoniale, vi sia permesso di continuare con una vita mondana e abbandonarsi all’ozio ed alla poltroneria; anzi, il vostro nuovo stato vi obbliga a lavorare con maggior sforzo e vegliare con più attenzione per la vostra salvezza» (San Basilio).

mercoledì 13 giugno 2018

(Mt 5,20-26) Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.

VANGELO DI GIOVEDI 14 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, X settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,20-26): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.» Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.» Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo, di non mancarmi mai, mentre cerco di scrivere questa mia riflessione alla tua parola,
perché voglio esserti fedele e togliere da me tutto quello che non è tuo. Te lo chiedo per nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

Abbiamo già visto come gli uomini, adattino le leggi a loro piacimento, anche gli uomini di chiesa, quindi non dobbiamo essere come loro, (spesso falsi e ipocriti) ma migliori e non ci dobbiamo fermare alle apparenze ma andare nella profondità delle cose, dobbiamo cercare in verità, nel nostro rapporto con Dio le risposte che ci servono, perché noi in coscienza sappiamo qual è la verità.
Quando Gesù dice che non è venuto per abolire la legge di Dio, ma per darne compimento, intende dire che non è sufficiente dire:  io non uccido per essere a posto. La legge di Dio, non deve essere vista come un insieme di regole, da rispettare alla lettera, ma come un modo di vivere che mette tutto sotto alla lente d'ingrandimento dell'amore.
Non fare del male agli altri, perché sono i nostri fratelli e quindi come il nostro padre terreno ci chiede di non litigare con i nostri fratelli di sangue, così il nostro padre celeste ci esorta ad andare d’accordo con tutti i nostri fratelli spirituali.
Non ci dice di guardare chi ha torto o chi ha ragione, ma  di fare pace; di tendere in ogni caso la mano verso gli altri, di non ferire nessuno con le nostre parole ed i nostri comportamenti, perché anche questo è male.
Ci esorta a migliorare ed a cambiare seriamente il nostro atteggiamento per cercare la salvezza attraverso il rispetto della legge morale dettata da un vero amore, verso tutti, in particolar modo, verso quei fratelli che sentiamo più lontani, più difficili da raggiungere, più difficili da amare.
A questo proposito vorrei aggiungere che là dove non riusciamo da soli a farlo, non dobbiamo arrenderci, ma con il cuore veramente sincero, possiamo chiedere al Signore di donarci la forza del SUO amore perché sinceramente aderiamo al Suo progetto d’amore.
Spesso non è facile, con tutta la cattiveria che si vede intorno a noi, riuscire ad amare e a perdonare chi ci fa del male o fa del male ad un nostro famigliare, ma dobbiamo riuscire a farlo, perché il rancore, è un tarlo che distrugge quel ponte che ci lega a Dio, e sul quale anche noi dovremo passare un giorno per essere perdonati e poter entrare nel regno dei cieli.
Impariamo dunque ad amare come ci ha amato Gesù, a mettere le ali al nostro amore per  farlo volare al di sopra delle divisioni,  delle guerre, delle diverse etnie, religioni, differenze politiche; impariamo a perdonare, perché il perdono deve nascere da dentro al nostro cuore e non dipendere dalla gravità della cattiva azione subita. Prima di presentarsi in chiesa, a celebrare con il sacerdote la messa, è giusto presentarsi davanti a Dio, chiedere perdono delle nostre mancanze, ma in modo veramente sincero, con il cuore contrito e il desiderio di non ripetere i nostri errori, ma ancor di più, con la voglia di stare in pace con tutti, quindi cercare di rappacificarsi con i fratelli con cui abbiamo discusso e perdonare chi ci ha ferito. Benediciamo chi ci maledice e perdoniamo chi ci fa del male.Tutto quello che non riusciremo a perdonare non ci sarà perdonato, siamo quindi noi gli artefici del nostro destino, perché secondo come vivremo saremo alla fine giudicati da Gesù.
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Comentario: P. Julio César RAMOS González SDB
(Mendoza, Argentina)

Oggi, Gesù ci invita ad andare più in là di quanto possa vivere qualunque semplice osservante della legge. Anche senza cadere nella concrezione di cattive azioni, molte volte l’abitudine indurisce il desiderio della ricerca della santità, adattandoci conciliantemente all’abitudine di comportarsi bene e nient’altro. San Giovanni Bosco soleva ripetere: «Il buono è nemico dell’ottimo». E’ lì dove ci porta la Parola del Maestro, che ci invita a realizzare cose “maggiori” (cf. Mt5,20); che partono da un atteggiamento diverso. Cose maggiori che paradossalmente, passano attraverso cose minori, attraverso le più piccole. Incollerirsi, disprezzare e ingiuriare il fratello non vanno d’accordo con i discepoli del Regno, che è stato chiamato ad essere –nientemeno- che sale della terra e luce del mondo (cf.Mt 5,13-16), da quando esistono le beatitudini (cf.Mt 5,3-12).

Gesù, con autorità, cambia l’interpretazione del precetto negativo “non uccidere” (cf. Ex 20,13) con l’interpretazione positiva della profonda e radicale esigenza della riconciliazione – messa, per darle maggior enfasi- in relazione al culto. Così, non c’è offerta che valga quando ricordi che un fratello tuo ha qualcosa contro di te (cf. Mt 5,23) E’ perciò importante conciliare qualunque discordia, perché, diversamente, l’invalidità dell’offerta sarà rivolta contro di te (cf. Mt 5,26).

Tutto questo solamente potrà mobilitarlo un amore grande. Ci dirà San Paolo: «(...) non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si riassume in questa massima: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità» (Rom 113,9-10). Chiediamo di essere rinnovati nel dono della carità –fino al minimo dettaglio- verso il prossimo e la nostra vita sarà la migliore e la più autentica offerta che possiamo fare a Dio.

martedì 12 giugno 2018

(Mt 5,17-19) Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

VANGELO DI MERCOLEDI 13 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, X settimana del Tempo Ordinario

Santorale 13 Giugno: Sant' Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa
Testo del Vangelo (Mt 5,17-19): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, e parlami come Gesù mi parlerebbe oggi, parlami che io possa capire, che sappia spiegare, ma più di tutto, perché possa vivere questa parola.

- Gesù dice delle cose in questo brano, molto importanti, ci annuncia che è venuto con parole nuove, ma non per abolire la legge di Dio proclamata da Mosè e dai profeti, ma per portarla a compimento. Lui è infatti colui nel quale si compie la parola di Dio; Lui è quello che parla con autorità, perché è l'autore delle cose che racconta, Lui è colui che le vive in prima persona. Quello che porta Gesù, non è contro Dio, ma è l'azione di Dio che si compie in Lui; l’ amore di Dio, che s’ incarna e si fa olocausto fino alla morte in croce, per la nostra salvezza. Tutto è compiuto, dice Gesù, ora tocca a noi discepoli proseguire verso Dio Padre, dove Lui ci prepara il posto, ma per farlo dobbiamo seguire i suoi insegnamenti, ed elevare lo spirito al di sopra della carne. Quanti Santi prima di noi l’ hanno fatto, sono riusciti ad entrare talmente in comunione con Gesù Spirito da riuscire ad avere anche nel corpo i segni della passione di Cristo. Certo sarebbe bello diventare Santi …. Poter aiutare il Signore con grandi carismi a riportare le pecorelle smarrite all’ ovile, ma intanto accontentiamoci di entrare noi stessi in quest’ovile che è la casa del Padre, cerchiamo di vivere amando Dio ed il nostro prossimo e di fare cose sante nella semplicità di ogni giorno vissuto per fare la Sua volontà. Una cosa fondamentale è seguire la parola di Dio, leggerla, meditarla e non discostarsene mai, perché tutto passerà, ma la parola di Dio è un patto che vale per sempre, e che ci rende eredi del regno; non c'è bisogno di cercare altro. Non sono le parole che salvano, ma le opere di misericordia che dobbiamo riuscire a consegnare nelle mani del Signore, prima di tutto con l’esempio che sapremo dare ai nostri fanciulli. Questo è apostolato, non sapere formule a memoria!....
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Comentario: Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)

Oggi, ascoltiamo dal Signore: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Nel Vangelo di oggi, Gesù insegna che l’Antico Testamento forma parte della Rivelazione divina: Dio inizialmente si diede a conoscere agli uomini per mezzo dei profeti. Il popolo eletto si riuniva ogni sabato nella Sinagoga per ascoltare la Parola di Dio. Così come ogni bravo israelita conosceva le Scritture e le metteva in pratica; anche ai cristiani conviene la meditazione frequente –giornaliera, se fosse possibile- delle Scritture.

In Gesù abbiamo la pienezza della Rivelazione. Egli è il Verbo, la Parola di Dio, che si è fatto uomo (cf. Gv 1,14), che viene a noi per farci conoscere chi è Dio e quanto ci ama. Dio attende dall’uomo una risposta d’amore, manifestata nell’osservanza dei suoi insegnamenti: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15).

Del testo del Vangelo di oggi troviamo una buona spiegazione nella Prima lettera di San Giovanni: «In questo (...) consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv 5,3). Osservare i comandamenti di Dio, garantisce che lo amiamo con opere e davvero.. L’amore non è solo un sentimento, ma esige - allo stesso tempo- opere, opere d’amore, vivere il doppio precetto della carità.

Gesù ci insegna la malignità dello scandalo; «Chi (...) trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli» (Mt 5,19). Perché, come dice San Giovanni- «Chi dice «lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è verità» (1Gv 2,4).

Contemporaneamente, Gesù insegna l’importanza del buon esempio: «Chi (...) li osserverà e li insegnerà sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Mt 5,19). Il buon esempio costituisce il primo elemento dell’apostolato cristiano.

lunedì 11 giugno 2018

(Mt 5,13-16) Voi siete la luce del mondo.

VANGELO DI MARTEDI 12 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, X settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 5,13-16): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Santo Spirito, a leggere la tua parola e a viverla per prima, per non dispiacere al mio Signore; fammela comprendere con la tua sapienza e togli tutto quello che è mio.

- Voi siete il sale della terra-
Le parole di Gesù ai suoi discepoli, hanno per me il sapore di un invito ad agire, ma non solo a muoversi verso Gesù, ma anche verso i nostri fratelli, perché a che serve riconoscere in Gesù il Salvatore, il Messia se poi non lo annunciamo?
L’esempio del sale che da sapore alle nostre pietanze, ci da l’idea di come l’annuncio del vangelo da sapore alla nostra vita, di come aver trovato Gesù abbia cambiato in maniera decisiva tutto quello che ci circonda, anche le più piccole azioni.
Questo modo di vivere, con Gesù nel cuore, non può passare inosservato a chi ti è accanto, perché quando ami il tuo prossimo, aiuti, sostieni, ascolti e parli con le persone di questo gran miracolo d’amore che t’infiamma il cuore.
La luce della fede splende nel tuo sguardo, nelle tue parole e quest’amore che ti lega a Dio e agli uomini da valore alla tua vita e da gloria a Dio.Vivi da innamorata, perché è questo che ti rende viva, avere uno scopo, che infiamma il cuore; è la condivisione con Gesù che da sapore al nostro vivere da cristiani; è il sapore di Cristo che entra a far parte di noi, che ci porta ad avere un’altra visione che va oltre la sofferenza, oltre la morte, oltre il male. A volte mi guardo indietro e vedo come grazie all’ aiuto di Dio, ho superato delle fasi della mia vita incredibilmente difficili e questo mi da la certezza che non sono mai stata da sola, ma che sempre Gesù ha condiviso con me questi momenti, altrimenti non si spiegherebbe il non essere crollata sotto al peso delle croci che si sono susseguite. La fede è fidarsi, vivere insieme, aiutarsi a vicenda, rispecchiare la stessa luce, altrimenti non ha senso….Non trasmetto speranza se non spero per prima, né posso far vedere la bellezza dell’abbraccio del Signore se non ne sono affascinata. Penso che siamo dei contenitori che trasmettono quello che hanno dentro

Sia che siamo freddi, tiepidi o bollenti, che facciamo luce per quanto sappiamo vedere, altrimenti, possiamo anche vivere, ma di vivo non abbiamo niente.
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Comentario: Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)

Oggi, San Matteo ci ricorda quelle parole con le quali Gesù parla della missione dei cristiani: essere sale e luce del mondo. Il sale, da una parte, è quel condimento necessario che da sapore ai cibi: senza sale, le vivande sono insipide! D’altra parte, per molti secoli, il sale è stato l’elemento fondamentale per la conservazione degli alimenti, per la sua capacità di evitare la decomposizione. Gesù ci dice: Dovete essere sale nel vostro mondo, e come il sale dar gusto onde evitare la corruzione.

Ai nostri tempi, molti hanno perso il senso della loro vita e dicono che non ne vale la pena; che è piena di dispiaceri, di difficoltà e di sofferenze; che passa troppo in fretta e che ha come prospettiva finale –assai triste- la morte.

«Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13). Il cristiano deve metterci il sapore: mostrare con la gioia e l’ottimismo sereno, di chi sa di essere figlio di Dio, che, in questa vita tutto è un cammino di santità; che le difficoltà, le sofferenze e i dolori aiutano a purificarci; e che poi ci aspetta la vita della Gloria, la felicità eterna.

E, anche come il sale, il discepolo di Cristo deve preservare dalla corruzione: dove c’è un cristiano di fede viva, non vi può esserci ingiustizia, violenza, abusi verso i più deboli... Anzi deve risplendere la virtù della carità con pieno vigore: l’interesse per gli altri, la solidarietà, la generosità...

E, così, il cristiano diventa luce del mondo (cf.Mt 5,14). Il cristiano è quella fiaccola che, con l’esempio della sua vita, porta la luce della verità fino all’ultimo angolo della terra, segnalando il cammino della salvezza... Là, dove prima c’erano solamente tenebre, incertezze e dubbi, nasce la luce, la certezza e la fiducia assoluta.

domenica 10 giugno 2018

(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

VANGELO DI LUNEDI 11 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, X settimana del Tempo Ordinario

Santorale 11 Giugno: San Barnaba, apostolo
Testo del Vangelo (Mt 5,1-12): In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Santo Spirito, ad esprimerti anche attraverso la mia miseria.

- Oggi come allora,sono tanti quelli che cercano in Gesù la loro guida, ma pochi quelli che veramente si lasciano trascinare da lui.
Tutti i Santi! Tutti noi chiamati ad essere santi.
Non vi nego che provo una sana invidia per chi riesce ad avvicinarsi alla figura del Cristo e ad abbracciare la croce in questo modo meraviglioso, mentre la maggior parte di noi prova solo dolore, stanchezza e rifiuto per ogni minima cosa non gradita.
Beati… I poveri di spirito; non sono coloro che sono limitati intellettualmente, ma le persone coscienti della loro miseria spirituale.
Beati ....Quelli che piangono; se gli “afflitti” sanno confidare a Dio il proprio dolore e consegnarlo a Lui. In questa consegna di fede e fiducia è già la loro consolazione.
Beati... i miti; perché erediteranno la terra. Questa è la promessa che il Signore ci fa, ma Gesù ha fatto ben più che darci un esempio di mitezza e pazienza eroica; ha fatto della mitezza e della non violenza il segno della vera grandezza. Beati... quelli che hanno fame e sete della giustizia,;perché saranno saziati. Con la fame e la sete Matteo ci introduce in un più ampio desiderio che la fame dell' uomo è fame di Dio, il solo che può saziarlo pienamente.
Beati... I misericordiosi, perché troveranno misericordia. Essere misericordiosi diventa così un aspetto essenziale dell’essere “a immagine e somiglianza di Dio”.“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6, 36) è una parafrasi del famoso: “Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lev 19, 2).
Beati ... I puri di cuore, perché vedranno Dio. Nella discussione sul puro e
l' impuro Gesù dice che non sono le cose esterne e materiali che rendono impuri, dichiara che la purezza è un fatto interiore e spirituale. Ciò che corrompe e rende impuri, non sono le cose materiali, ma il peccato; non è ciò che viene a contatto con l'uomo dal di fuori, ma ciò che dall'interno determina i comportamenti personali di ciascuno .
Beati ...gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio: significa coloro che lavorano per la pace, che “fanno la pace”.Non tanto, però, nel senso che si riconciliano con i propri nemici, quanto nel senso che aiutano i nemici a riconciliarsi. Si tratta di persone che amano molto la pace, tanto da non temere di compromettere la propria pace personale intervenendo nei conflitti al fine di procurare la pace tra quanti sono divisi .
Beati... i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Cristo non ha illuso i suoi discepoli, non ha promesso successi e trionfi, ma ha additato con chiarezza la stessa via battuta da lui: contraddizioni, odi, persecuzione, morte di croce. Chi si mette alla sequela di Cristo, se vuol essere nel vero, non può aspettarsi altro.
Beati... Quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni sorta di male contro di voi » (Mt 5,11). Anzi è questa l’unica beatitudine ripresa e sviluppata in più versetti quasi per persuadere i discepoli di quello che
all’ occhio umano è un vero controsenso: ritenersi beati quando si soffre. Certo l’essere beati non consiste direttamente nella persecuzione, che è sempre reale sofferenza fisica e morale, ma nel fatto che questo patire è pegno di beatitudine eterna. « Rallegratevi ed esultate , dice Gesù , perché grande è la vostra ricompensa ».
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Comentario: Rev. D. Àngel CALDAS i Bosch
(Salt, Girona, Spagna)

Oggi, con la proclamazione delle Beatitudini, Gesù ci fa notare che spesso siamo degli smemorati e agiamo come bambini, perché il gioco ci fa perdere il ricordo. Gesù temeva che l’abbondanza di “buone notizie” che ci ha comunicato –cioè parole, gesti e silenzi– si diluisse nei nostri peccati e preoccupazioni. Ricordate, nella parabola del seminatore, l’immagine del chicco di grano soffocato dalle spine? Per questo san Matteo ci riporta le Beatitudini come dei principi fondamentali, per non farcele dimenticare mai. Sono un compendio della Nuova Legge presentata da Gesù, come dei punti base che ci aiutano a vivere cristianamente.

Le Beatitudini sono destinate a tutti. Il Maestro non insegna solo ai discepoli che lo circondano, non esclude nessun gruppo di persone, ma presenta un messaggio universale. Certamente puntualizza sulle disposizioni che dobbiamo avere e sulla condotta morale che ci chiede. Anche se la salvezza definitiva non esiste in questo mondo ma nell’altro, mentre viviamo nella terra dobbiamo cambiare la mentalità e trasformare la nostra valutazione delle cose. Dobbiamo abituarci a vedere il volto di Cristo che piange in quelli che piangono, in coloro che vogliono vivere staccati dalle cose a parole e nei fatti, nei miti di cuore, in coloro che fomentano aneli di santità, in coloro che hanno preso una “determinata determinazione”, come diceva santa Teresa d’Avila di essere seminatori di pace e gioia.

Le Beatitudini sono il profumo del Signore che partecipa alla storia umana. Anche nella tua e nella mia. I due ultimi versetti includono la presenza della Croce, dal momento che invitano alla gioia quando le cose diventano difficili dal punto di vista umano a causa di Gesù e del Vangelo. È evidente che quando la coerenza della vita cristiana sia solida e convinta, allora più facilmente verrà la persecuzione sotto mille forme, tra difficoltà e contrarietà inaspettate. Il testo di san Matteo è chiaro: allora «rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. » (Mt 5,12).

sabato 9 giugno 2018

(Mc 3,20-35) Satana é finito.

VANGELO DI DOMENICA 10 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: X Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 3,20-35): In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito immondo». Giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito a far luce nella nostra vita, fa che la parola di Dio ci unisca e che non la usiamo per dividerci. Fa che lasciamo a Te il giudizio e che pensiamo solo a portar frutti alla Tua mensa.

Pregare per l’unità dei cristiani, può anche sembrare inutile; sembra quasi che non ci sia popolo più diviso del popolo di Dio. Difficile accettare di riconoscere Gesù come il re della nostra vita; non ci porta al potere, anzi , ci insegna a non fare del potere il nostro dio; non ci porta alla pace, perché ci sentiamo sempre messi in discussione da tutti; eppure Gesù è l’unico che ci porta a Dio. Se potessimo immaginarci come atleti che camminano verso la stessa meta, ci troveremmo a farci gli sgambetti uno con l’altro, a indicarci sbagliando la strada o la scorciatoia per arrivare, ci fermeremmo a discutere, invece di aiutarci l’un l’altro ad andare dritti verso la meta. L’uomo divide, ma Gesù ci vuole tutti riuniti sotto a quella croce, tutti amati, tutti perdonati. Non viene da Dio la divisione, ma spetta a Gesù il giudizio, e non a noi che invece ci diamo più da fare per giudicare e condannare che per pregare. Già dai primi discepoli c’erano incomprensioni, ricordiamo il passo della seconda lettura di domenica: < tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? > La divisione nasce dal voler parlare per se e non per Cristo, nel voler agire in Suo nome e non far agire lo Spirito Santo. Dalle discordie, dai rancori, dall’ odio…. in genere nasce quando anziché lasciarci guidare dalla parola di Dio, seguiamo il nostro egoismo ed il nostro orgoglio. La condivisione della stessa fede e dello stesso amore, crea comunione, amicizia e vera gioia. Una fede forte in Cristo, sarà sempre rafforzata dall’ unione nello stesso Spirito, negare beffardamente la verità, è negare lo Spirito Stesso.
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Comentario:  Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)

Oggi, leggendo il Vangelo del giorno, non finiamo di stupirci –“È allucinante” come si direbbe in gergo popolare-, «Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme», vedono la compassione di Gesù verso la gente ed il Suo potere con cui favorisce gli oppressi, e, nonostante tutto, Gli dicono che «Costui è posseduto da Belzebu e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni» (Mc 3,22). Realmente si rimane sorpresi vedendo fino a che punto può arrivare la cecità e la malizia umana e in questo caso, da persone dotte. Hanno davanti a loro la Bontà personificata, Gesù, l’umile di cuore, l’unico Innocente, e non se ne accorgono. Si suppone che loro sono gli esperti, quelli che conoscono le cose di Dio per aiutare il popolo e, invece non solo non Lo riconoscono, ma addirittura Lo accusano di diabolico. Con questo panorama, verrebbe voglia di voltargli le spalle dicendo: «Addio per sempre!». Ma il Signore sopporta con pazienza questo giudizio temerario nei Suoi riguardi. Come ha affermato Giovanni Paolo II, Lui «è un testimone insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine». La Sua condiscendenza senza limiti Lo muove, perfino, a cercare di scuotere i loro cuori per mezzo di parabole e di argomenti ragionevoli. Sebbene, alla fine, nota, con la Sua autorità divina, che questa cecità di cuore è una ribellione contro lo Spirito Santo e che non troverà perdono (cf. Mc 3,39). E non perché Iddio non voglia perdonare, ma perché, per essere perdonati, bisogna riconoscere prima il proprio peccato. Come annunciò il Maestro, è lunga la lista dei discepoli che anche hanno sofferto l’incomprensione quando agivano con le migliori intenzioni. Pensiamo, per esempio, a santa Teresa di Gesù, quando cercava di avviare ad una maggior perfezione le sue suore. Non ci meravigliamo, perciò, se, nella nostra vita, si presentano queste contraddizioni. E’ un indizio che stiamo sulla buona strada. Preghiamo per queste persone e chiediamo al Signore che ci dia pazienza.

venerdì 8 giugno 2018

(Lc 2,41-51) Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.

VANGELO DI SABATO 9 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Testo del Vangelo (Lc 2,41-51): I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Spirito d’amore, abbracciami, e fammi comprendere il senso delle scritture, ma ancor di più che cosa tu vuoi che io comprenda, e sarò serena tra le tue braccia ad ascoltare la tua parola. Mi affido a te, illuminami!

- Gesù cresce e dal fanciullo che era affidato alle cure di Maria e Giuseppe, sta diventando un uomo. Possibile che Gesù si perda? Che Maria e Giuseppe dimentichino questo loro figlio e se ne rendano conto solo a sera, quando la carovana aveva già percorso molta strada? Sì forse si, ma io ho sempre pensato che non doveva essere un bambino facile da crescere, eppure se guardiamo bene, ci vediamo il segno di quello che sarebbe accaduto qualche anno dopo. Maria e Giuseppe sono angosciati, preoccupati e oserei dire arrabbiati con Gesù, se non avessi imparato leggendo i vangeli che né Maria né Giuseppe non si fanno mai prendere dall’ ira. Forse cominciano a capire i poveri genitori di questo bambino così particolare, perché cresce in lui la consapevolezza di appartenere a Dio più che a loro, e anche se non riescono ad afferrare bene il senso della cosa, intuiscono che c’ è una verità che va oltre la loro comprensione. Riprendono il cammino cercando di essere guida di quel figlio che già non gli apparteneva più, e lui stava loro sottomesso.
Mi vengono in mente tante cose… che i figli sono prima di Dio e poi nostri, che la vita è dono di Dio, ce l’ affida per un tratto di strada, perché possiamo attraverso questa vita che ci affida, contemplare il suo amore.
Ancora un pensiero sulla parola sottomesso, che non significa privato della libertà di decidere, ma che accetta di essere guidato e protetto in questo tratto di vita nella famiglia umana, così come Dio vuole che la famiglia viva e si consolidi.
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Comentario: Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)

Oggi, celebriamo la festa del Cuore Immacolato di Maria. Un cuore senza macchia, pieno di Dio, totalmente disposto ad ascoltarLo e ad ubbidirGli. Il cuore, nel linguaggio della Bibbia, si riferisce alla parte più profonda della persona da dove derivano tutti i suoi pensieri, parole ed opere. Che cosa emana dal cuore di Maria? Fede, obbedienza, tenerezza, disponibilità, spirito di servizio, fortezza, umiltà, semplicità, gratitudine, e tutta una scia interminabile di virtù.

Perché? La risposta la troviamo nelle parole di Gesù: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). Il tesoro di Maria è suo Figlio, e in Lui tiene riposto tutto il Suo cuore; i pensieri, le parole e le opere di Maria hanno come origine e fine contemplare e aggradare al Signore.

Il Vangelo di oggi ci offre una buona prova di ciò. Dopo averci narrato la scena di Gesù adolescente smarrito e ritrovato nel tempio, ci dice che «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51). San Gregorio di Nissa commenta: «Dio si lascia contemplare da quelli che hanno il cuore purificato». Cosa serba Maria nel Suo cuore? Dall'incarnazione fino all’Ascensione di Gesù al Cielo, passando per le ore amare del Calvario, sono tanti e tanti i ricordi meditati e approfonditi: l’allegria della visita dell’angelo Gabriele che Le manifesta il piano di Dio per Lei, il primo bacio ed il primo abbraccio a Gesù appena nato, i primi passi di suo Figlio sulla terra, vedere come cresceva in sapienza ed in grazia, la sua “complicità” alle nozze di Cana, gli insegnamenti di Gesù nella Sua predicazione, il dolore salvifico della Croce, la speranza nel trionfo della Risurrezione...

Chiediamo a Dio di avere la gioia di amarLo ogni giorno in modo sempre più perfetto, di tutto cuore, come bravi figli della Vergine Maria.

giovedì 7 giugno 2018

(Gv 19,31-37) Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

VANGELO DI VENERDI 8 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Sacratissimo Cuore di Gesù (B)

Testo del Vangelo (Gv 19,31-37): Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, tu che porti con te la sapienza di Dio, vieni su questa scena descritta dal Vangelo, e donaci la grazia di viverla con i tuoi occhi, per poterne dare testimonianza.

- Per quanto gli uomini credano di essere loro che fanno la storia, il Vangelo ci mette davanti ad una realtà completamente diversa: LA STORIA LA FA DIO!
Nelle sacre scritture parlando dell’Agnello Pasquale, era scritto: E non ne Dovete rompere ALCUN osso. Quell'agnello prefigurava Gesù (come grazie al sangue dell'agnello fu salvata dalla calamità la nazione di Israele così grazie al sangue di Gesù i Cristiani possono venir salvati dal peccato.)
Il non rompergli alcun osso inoltre permetteva si conservare il suo corpo come sacrificio santo, sano e intoccato ( Dio non voleva che sul suo altare fossero sacrificati animali zoppi, ciechi o storpi. )
Agli altri, crocefissi con Gesù, vennero spezzate le ossa perché morissero prima, forse solo per il fatto che il giorno seguente era sabato, o forse fu un atto di clemenza nei loro confronti, che non fu compiuto verso Gesù. Giovanni ci dice che Gesù era già morto quando vennero i soldati . Il giusto è morto e tutti volgeranno lo sguardo verso di Lui.
Immagino che solo chi amava Gesù resta sconvolto dal dolore che vede, dall’amore che prova; per questo voglio restare sotto a quella croce con Giovanni e Maria per chiedere perdono a Gesù per tutto quello che ha dovuto e deve ancora sopportare dagli uomini. Lui con l’ultimo filo di voce ha chiesto perdono per noi, fino all’ultimo in lui c’è stato amore!
Donaci Signore un cuore nuovo, che sappia soltanto amare, un cuore dove l’odio e il rancore non possano esistere, un cuore che possa essere tempio di Cristo!
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Comentario: P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, ci viene offerto davanti agli occhi corporali –o meglio ancora davanti agli “occhi interiori”, illuminati dalla fede- l’immagine di Cristo, che, appena morto sulla Croce, ebbe il fianco aperto da una lancia scagliata dal centurione. «Subito ne uscì sangue ed acqua» (Gv 19,34). Spettacolo angosciante e allo stesso tempo, eloquentissimo! Non esiste nessuna possibilità per sostenere la tesi di qualcuno che afferma trattarsi di una morte apparente: Gesù è certamente morto, al cento per cento. Non solo, quell’ “acqua” misteriosa, che non uscirebbe da un corpo sano, normale, ci indica, secondo la medicina moderna, che la morte di Cristo avvenne a causa di un infarto o, come dicevano alcuni antenati, Gesù ebbe il cuore spaccato. Solamente in questo caso avviene la separazione del siero dai globuli rossi. Questo spiega quell’anomalo “sangue ed acqua”.

Quindi, Cristo è morto davvero, ed è morto sia a causa dei nostri peccati, sia per il Suo più ardente e principale desiderio: poter cancellare i nostri peccati. «Con la mia morte, ho vinto la morte ed ho innalzato l’uomo alla sublimità del cielo» (Melitón de Sardis). Dio, che ha sostenuto la promessa di risuscitare Suo Figlio, sosterrà anche la seconda promessa: risusciterà anche noi e ci innalzerà alla propria destra. Mette, però, una condizione minima: credere in Lui e lasciarci salvare da Lui. Dio non impone a nessuno il Suo amore a scapito della libertà umana.

Infine, su quell’Uomo che ha sofferto il colpo di lancia nel Suo cuore, «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37), ce lo conferma pure l’Apocalissi: «Ecco, viene con le nubi ed ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero» (Ap 1,7). Questa è una sacra esigenza della giustizia divina: dopo tutto, anche quelli che Lo hanno ostinatamente rifiutato dovranno riconoscerLo.. Anzi, il tiranno che si venera, l’assassino spietato, il superbo ateo..., tutti senza eccezione, si vedranno forzati ad inginocchiarsi davanti a Lui, riconoscendoLo quale vero, unico Dio. Non sarà meglio, allora, esserGli amici fin d’ora?

mercoledì 6 giugno 2018

(Mc 12,28-34) Non c’è altro comandamento più grande di questi.

VANGELO DI GIOVEDI 7 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, IX settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 12,28-34): In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza». Il secondo è questo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Di Dio, vieni in me e su di me, vieni a fare di me una tua cosa, a darmi il tuo alito di vita, la tua scienza e la sapienza. Vieni a prendere in me il posto che ti spetta, ed usami come più ti piace.

- Anche oggi Gesù ci da un insegnamento che sembra dire: " tutto gira intorno all'amore. " Infatti alla domanda dello scriba risponde, come risponde a tutti noi, che due sono i comandamenti che bisogna osservare, quelli principali, che racchiudono tutti gli altri. AMARE DIO con tutto il cuore, mettendolo quindi al di sopra di ogni altro amore, di ogni altra cosa e vivere per fare la sua volontà....
AMARE IL PROSSIMO come Dio stesso ci ama tutti e come vorremmo fosse fatto a noi. A volte le persone pensano che per avvicinarsi a Dio, occorra una preparazione dottrinale, una sapienza eccelsa; non è così. Basta accettare di credere in Dio, mettersi al suo cospetto con umiltà e sincerità e allora sarà Dio stesso a prendersi cura di noi, a guidarci verso di Lui con un amore così grande da poterlo quasi toccare con mano. La fede è un dono che bisogna desiderare, chiedere, senza pregiudizi , senza mettere paletti, ammettendo la nostra incapacità di poter fare da soli, di poter credere con il ragionamento, ma di voler credere. Sta a noi lasciarci andare, lasciarci abbracciare da questo amore grande e farsi plasmare da Lui, con tranquillità e fiducia, tenendo presente che su questi due comandamenti si basa tutta la nostra fede e che questi sono quelli che ci debbono guidare.
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Comentario: P. Rodolf PUIGDOLLERS i Noblom SchP
(La Roca del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, un maestro della Legge domanda a Gesù: «Qual’è il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12,28). La domanda è insidiosa. In primo luogo perché cerca di stabilire una gerarchia tra i vari comandamenti; e, in secondo luogo, perché la sua domanda si limita alla Legge. E’ normale, si tratta di una domanda di un maestro della Legge.

La risposta del Signore smonta la spiritualità di quel «maestro della Legge». Ogni atteggiamento di un discepolo di Gesù riguardo a Dio si sintetizza in un doppio punto: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore» e «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12,31). Il comportamento religioso viene definito nella sua relazione verso Dio e verso il prossimo, e il comportamento umano viene stabilito nella sua relazione con gli altri e verso Dio. In altre parole, dice Sant’Agostino: «Ama e fa quello che vuoi». Ama Dio e ama gli altri, e, tutto il resto sarà conseguenza di questo amore integrale.

Il maestro della Legge lo capisce perfettamente e indica che amare Dio con tutto il cuore e amare gli altri come sé stessi «Vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (Mc 12,33). Dio sta aspettando la risposta di ogni persona, la donazione totale «con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza» (Mc 12,30) a Lui che è la Verità e la Bontà ed e il donarsi generosamente agli altri. I «sacrifici e le offerte» hanno senso solo nella misura in cui siano espressione vera di questo doppio amore. E pensare che a volte usiamo i “piccoli comandamenti” ed “i sacrifici e le offerte” come una pietra per criticare o ferire il prossimo!

Gesù commenta la risposta del maestro della Legge con un «Non sei lontano dal regno di Dio» (Mc12,34). Per Gesù, nessuno, che ami il suo prossimo al di sopra di tutto, è lontano dal regno di Dio.

martedì 5 giugno 2018

(Mc 12,18-27) Non è Dio dei morti, ma dei viventi!

VANGELO DI MERCOLEDI 6 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, IX settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 12,18-27): In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe»? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e posati sulla mia miseria, non oso neanche chiedere perchè non ne sono degna, ma mi metto al servizio del Tuo divin volere per il bene che Tu puoi offrirci. Amen.

- Oggi leggo predominanti due fattori: Gesù e i sadducei; la verità assoluta e la presunzione di conoscere le sacre scritture tanto da poterle trasmettere.
Venivano infatti dagli aristocratici sadducei i sacerdoti, in particolare il “sommo Sacerdote”.
Certo non volevano stabilire un dialogo, ma volevano mettere in discussione la parola di Gesù e la sua persona, e per farlo usano una domanda ingannevole.
La verità contro la menzogna, il bene contro il male, perchè il male ha paura del bene, come la menzogna ha paura della verità.
Ricordiamo che la lotta tra Gesù e Satana, non è mai finita; anche il diavolo usava la sacra scrittura ...Gesù non la usava, la viveva,e ricorda loro che sulla Bibbia è scritto: "Non è un Dio dei morti ma dei viventi". Queste parole sono già Vangelo, i credenti, liberati dai vincoli della carne, vivranno "come angeli", ossia saranno animati dallo Spirito che è più forte della carne.
Invece di studiare le scritture e di appropiarsene, avevano Gesù davanti che è la scrittura, che è il Verbo fatto carne, ma non l’hanno riconosciuto!
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Comentario: Pbro. D. Federico Elías ALCAMÁN Riffo
(Puchuncaví - Valparaíso, Cile)

Oggi, la Santa Chiesa sottopone alla nostra considerazione –per mezzo della parola di Cristo- la realtà della risurrezione e le proprietà dei corpi risuscitati. Infatti, il Vangelo ci narra l’incontro di Gesù con i sadducei, che –per mezzo di un caso ipotetico subdolo- Gli presentano una difficoltà circa la risurrezione dei morti, verità in cui essi non credevano.

Gli dicono che, se una donna sette volte vedova, «Di quale di loro [dei sette mariti] sarà moglie?» (Mc 12,23). Cercano, così, di ridicolizzare la dottrina di Gesù. Ma il Signore disfa questa difficoltà all’esporre che «Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.» (Mc 12,26-27).

E, vista l’occasione, Nostro Signore approfitta la circostanza per affermare la realtà della risurrezione, citando quello che disse Dio a Mosè nell’episodio del rovo: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isaac e il Dio di Giacobbe» e aggiunge «Non è Dio dei morti, ma dei viventi» (Mc 12,26-27) Lì Gesù li rimprovera per l’equivoco in cui si trovano, perché non capiscono ne le Scritture ne il potere di Dio; non solo ma questa verità era già stata rivelata nell’Antico Testamento: così lo insegnarono Isaia, la madre dei Maccabei, Giobbe ed altri.

Sant’Agostino descriveva così la vita di eterna e amorosa comunione: «Lì non soffrirai limiti ne angustie perché avrai tutto, e tuo fratello anche lui avrà tutto; perché voi due, tu e lui, sarete una sola cosa e questa unicità possederà pure Colui che possederà ambidue».

Noialtri lungi dal dubitare delle Sacre Scritture e del potere misericordioso di Dio, aderiti, con tutta la mente ed il cuore a questa verità che infonde speranza, ci rallegriamo al non vedere frustrata la nostra sete di vita, piena ed eterna, la quale ci viene rassicurata nello stesso Dio, nella Sua gloria e felicità. Davanti a questo invito divino, non ci resta che accrescere il nostro desiderio di vedere Dio, il desiderio di trovarci per sempre regnando accanto a Lui.



lunedì 4 giugno 2018

(Mc 12,13-17) Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

VANGELO DI MARTEDI 5 GIUGNO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, IX settimana del Tempo Ordinario

Santorale 5 Giugno: San Bonifacio, vescovo e martire
Testo del Vangelo (Mc 12,13-17): In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.




 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Quando tu Signore, sei con me, con il tuo Santo Spirito, io non ho paura e anche nella mia stoltezza trovo la strada, leggo e comprendo, vivo e ti sento, ma se mi allontano, ecco che il vuoto mi riempie e mi ritrovo nel nulla… Non lasciarmi mai, mia gioia, mio Dio.

- Non serve mettere alla prova Gesù, fargli trabocchetti, cercare giustificazioni ai nostri atteggiamenti, perché con Gesù ci conviene parlare chiaro, come Lui fa con noi.
Non afferma che il denaro non conta, anzi c’ insegna con semplicità l’utilità del denaro, come mezzo di collaborazione al bene della società.
 Nessun governo in questo mondo e immune dalla corruzione, nessuno, nemmeno nella Chiesa abbiamo visto, tutti sanno resistere al tarlo del potere e del denaro, ma se ognuno di noi vivesse onestamente sempre, potrebbero cambiare le cose.
 Cercare di andare a governare il paese e farlo solo per dividersi una fetta di torta, è quello che porta molti a volersi buttare in politica e questo è già il primo passo verso quella che io chiamo l’ assuefazione al torbido.
Se i nostri politici fossero dei buoni cristiani le cose cambierebbero, ma è proprio questo che manca, una vera ideologia, che si basi sull’ amore per i fratelli più poveri del mondo, una politica dell’ abolizione del lusso invece che della sua ricerca.
E in tutto l’essere umano trova la sua giustificazione… Non ha tempo per Dio, per pregare, per vivere la fede, perché la vita, il lavoro, la famiglia, i figli…. e mille altre cose vengono prima da lui. Che illusi che siamo, che stolti a volte, dimentichiamo che tutto nella vita viene da Dio e che dovremmo per prima cosa ricordare questo e poi tutto il resto.
Ci sentiamo invece così immersi nel mondo, così attaccati alle cose della terra pensando che siano separate dalle cose dell’anima e questo è un grande errore. Per colpa del denaro e della potenza che questo esercita nel mondo perdiamo il senso dell’amore per gli altri e facciamo spesso prevalere il nostro egoismo, senza renderci conto che tradiamo Dio. Seguire Gesù vuol dire che anche vivendo in questo mondo, dobbiamo e possiamo essere onesti.
Non possiamo dare un prezzo ad ogni cosa, perché le cose vere, che contano, che fanno di noi degli uomini,non hanno prezzo. Quante persone si sono divise per colpa del denaro? Quante liti causate dalla bramosia di avere?
Eppure sempre più denaro viene richiesto per sopravvivere in questo mondo consumistico... forse Cesare ha sbagliato i suoi conti... o forse l'uomo ha sbagliato andando troppo dietro a Cesare e cercando di ignorare Dio o di cercare di ingannarlo.
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Comentario: Rev. D. Manuel SÁNCHEZ Sánchez
(Sevilla, Spagna)

Oggi, di nuovo ci meravigliamo dell’ingegno e della saggezza di Cristo. Egli con la Sua magistrale risposta segnala direttamente la giusta autonomia delle realtà terrene: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare» (Mc 12,17).

Ma la Parola di oggi è molto di più che uscire da un affanno; è un fatto che risulta attuale in tutti i momenti della nostra vita: che cosa sto dando a Dio? E’ realmente la cosa più importante nella mia vita? Dove ho posto il cuore? Perché... «dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34).

Infatti, secondo San Geronimo, «dovete dare per forza al Cesare la moneta che porta impressa la sua effigie; ma voi consegnate con piacere tutto il vostro essere a Dio, perché è impressa in noi la Sua immagine e non quella del Cesare». Lungo la Sua vita Gesù propone costantemente la questione dell’elezione. Siamo noi che siamo chiamati a scegliere, e le opzioni sono chiare: vivere secondo i valori di questo mondo, o vivere d’accordo ai valori del Vangelo.

E’ sempre tempo di scelta, tempo di conversione, tempo per tornare a risistemare la nostra vita nella dinamica di Dio. Sarà la preghiera e specialmente quella fatta con la Parola di Dio, quella che ci vada scoprendo ciò che Dio vuole da noi. Chi sa scegliere Dio si converte in dimora di Dio, giacché «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). E’ la preghiera che si trasforma in una autentica scuola, dove, come afferma Tertulliano, «Cristo va insegnandoci qual’è la volontà del Padre che Lui realizzava nel mondo e quale deve essere la condotta dell’uomo affinché sia conforme a questo stesso progetto». Sappiamo scegliere, perciò, quello che ci conviene!