domenica 31 dicembre 2017

(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.




VANGELO DI LUNEDì 1 GENNAIO 2017
(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore





RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA:
Vieni Spirito Santo amico mio, dolce compagno dei miei pensieri, vieni a parlarmi di quello che successe a Betlemme, fammi capire il significato di questo passaggio delle letture alla luce della tua sapienza, perché diventi anche la mia. Amen.


Quello che mi salta agli occhi in questa lettura, da subito, è il ruolo dei pastori, che appena ricevono l’ annuncio dell’angelo, si mettono immediatamente in cammino, alla ricerca di Gesù; parlano tra di loro, annunciano agli abitanti di Betlemme quello che hanno visto e sentito.
Non hanno ancora idea di quello che sarebbe successo, ed annunciano che è nato un bambino; che la stella cometa li guidò alla stalla; che gli angeli facevano festa… Tutto si muove intorno a questo avvenimento.
Anche Maria e Giuseppe ancora increduli, accettavano tutto senza, in fondo, rendersi conto di quello che stava succedendo, ma silenziosamente Maria taceva e conservava tutti i dubbi e le paure nel suo cuore.
Sentivano tutti che stava nascendo per loro qualcuno che avrebbe cambiato la loro vita e la storia del mondo, ma come?
Quando arriva la chiamata del Signore è in fondo un po’ la stessa cosa anche per noi; ci agitiamo, domandiamo, ci muoviamo di qua e di là, affamati della parola di Dio. Vorremmo capire tutto e subito, ma sappiamo che dovremo cambiare il nostro modo di vedere le cose, perché dovremo imparare a vivere qualcosa di meraviglioso, di cui non abbiamo la minima idea e sentiamo che sarà un qualcosa che ci cambierà la vita.
Lo afferriamo da subito, ma per fortuna, il Signore sa dosare meglio di noi i tempi dell’ azione dello Spirito e pian piano ci porterà a conoscere tutti i passi da fare, ci ricolmerà di grazie, e ci farà vivere il regno dei cieli già su questa terra.
Per chi si imbatte in queste parole, con fede incerta o addirittura senza fede, io mi sento di dire, chiedete di capire, chiedete di scoprire la bellezza del Signore, non fermatevi alla mediocrità di noi uomini e donne di fede ancora in incerto cammino, chiedete direttamente al Padre di farvi balbettare come Gesù Bambino, Mamma e Papà.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa contempla riconoscente la maternità della Madre di Dio, modello della Sua propria maternità per tutti noi. Luca ci presenta l’ “incontro” dei pastori “con il Bambino” che è accompagnato da Maria, Sua Madre e da Giuseppe. La discreta presenza di Giuseppe suggerisce l’importante missione di essere custode del grande mistero del Figlio di Dio. Tutti insieme, pastori Maria e Giuseppe «e il bambino adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16) sono un’immagine preziosa della Chiesa in adorazione.
“Il presepe”: Gesù è stato già messo lì, in una occulta allusione all’ `Eucaristia´. E’ Maria Chi l’ha messo! Luca parla di un `incontro´ dei pastori con Gesù. Infatti, senza l’esperienza di un “incontro” personale con il Signore, non c’è fede. Solo questo “incontro” che implica un “vedere con i propri occhi” e, in un certo modo, un “toccare”, rende capaci i pastori di arrivare ad essere testimoni della Buona Novella, veri evangelizzatori che possono far «conoscere ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17).
Ci viene presentato qui un primo frutto dell’ “incontro” con Cristo: «Tutti quelli che udivano si stupirono» (Lc 2,18). Dobbiamo chiedere la grazia di saper far sorgere questo “meravigliarsi”, questa ammirazione in coloro a cui annunciamo il Vangelo.
C’è ancora un secondo frutto di questo `incontro´: «I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2,20). L’adorazione del Bambino riempie loro il cuore di entusiasmo per comunicare quello che hanno visto e udito e al comunicare quello che hanno visto e udito li guida alla preghiera di lode, di ringraziamento e di glorificazione del Signore.
Maria, maestra di contemplazione -«custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19)- ci da Gesù, nome che significa “Dio salva”. Il Suo nome è pure la nostra Pace. Accogliamo nel nostro cuore questo sacro e dolcissimo Nome ed abbiamolo frequentemente sulle nostre labbra!

sabato 30 dicembre 2017

(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.



BUON ANNO A TUTTI

VANGELO DI DOMENICA 31 DICEMBRE 2017
(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, a volte ti sento così vicino, altre irraggiungibile, fa che il Tuo Spirito, resti su di me, in me e mi faccia vedere tutta la luce che emana da Te, che io mi lasci penetrare da essa. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La presentazione di Gesù al tempio, atto dovuto che ci fa vedere come Maria e Giuseppe, pur essendo coscienti di essere cari al Signore, di essere stati scelti, per un compito, del quale ancora non comprendono bene il fine; non cercano di sfuggire le regole della legge giudaica, sotto alla quale sono cresciuti; ma anzi la onorano e in questo modo la fondono con la venuta del Messia.
È Gesù il tanto atteso, se ne accorge subito il vecchio Simeone che era un uomo saggio e giusto, ripieno di Spirito di Dio, che profetizzò alla Madre che per quel figlio avrebbe sofferto moltissimo e se ne accorse Anna, una vecchia vedova che dedicava la sua vita al tempio. Quel bambino avrebbe salvato l’ umanità, con il suo sacrificio sulla croce, ma avrebbe prima spiegato da allora e per sempre agli uomini come entrare nel regno di Dio.
Ci avrebbe dato tutte le armi e gli strumenti necessari per comprendere e solo chi voleva rimanere cieco e sordo, chi non cerca la salvezza, ma mette dei paletti alla conoscenza del Signore, non lo riconosce. Simeone e Anna che invece erano vigili e immersi nella preghiera, mettevano Dio ed il suo tempio, la sua comunità al primo posto, non si lasciano sfuggire l’occasione di ammirarlo ed adorarlo.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(La Fuliola, Lleida, Spagna)
Oggi, celebriamo la festa della Sacra Famiglia. Il nostro sguardo si sposta dal centro del presepio –Gesù- per contemplare, vicini a Lui, Maria e Giuseppe. Il Figlio eterno del Padre passa dalla famiglia eterna, che è la Santissima Trinità, alla famiglia terrena, formata da Maria e da Giuseppe. Come deve essere importante la famiglia agli occhi di Dio, quando la prima cosa che procura a Suo Figlio è una Famiglia!
Giovanni Paolo II, nella sua Carta apostolica, `Il Rosario della Vergine Maria´ ha nuovamente fatto risaltare l’importanza capitale che ha la famiglia, quale fondamento della Chiesa e della società umana, e ci ha chiesto di pregare per la famiglia e di recitare il Santo Rosario, per rivitalizzare questa istituzione. Se la famiglia va bene, la società e la Chiesa andranno bene.
Il Vangelo ci dice che il Bambino cresceva e si sviluppava, pieno di sapienza. Gesù trovò il calore di una famiglia che andava strutturandosi attraverso le reciproche relazioni d’amore! Quanto sarebbe bello e utile se ci sforzassimo giorno per giorno nello strutturare la nostra famiglia! Con lo spirito di servizio e di preghiera, con amore reciproco, con una grande capacità di comprendere e di perdonare. Potremo godere -come nella casa di Nazaret- il cielo e la terra! Costruire la famiglia è oggi uno dei compiti più urgenti. I genitori, come ricordava il Concilio Vaticano II, hanno un ruolo insostituibile: «E’ dovere dei genitori creare un ambiente di famiglia rinvigorito dall’amore, dal rispetto verso Dio e verso gli uomini, e di facilitare una educazione integra personale e sociale dei figli». Nella famiglia s’impara la cosa più importante: s’impara ad essere persone.
Infine, parlare della famiglia per i cristiani è parlare della Chiesa. L’evangelista san Luca ci dice che i genitori di Gesù Lo condussero a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quell’offerta raffigurava l’offerta sacrificale al Padre, che ebbe come risultato la nascita dei cristiani. Riflettere su questa gioiosa realtà, ci aprirà ad una più grande fraternità e ci porterà ad amare ancora di più la Chiesa.

sabato 23 dicembre 2017

- IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) - NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA VIGILIA



VANGELO DI DOMENICA 24 DICEMBRE 2017
(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore.





COMMENTO DI:

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il vangelo ha il tono di un racconto popolare. Le fiabe incominciano così: “C’era una volta...”, si presentano i caratteri, il tempo, il posto e il problema. Arriverà fino al punto àlgido con il nodo della storia; finalmente la conclusione.
San Luca, in modo similare, ci racconta, con tono popolare e accessibile, la storia più grande. Presenta, non un racconto creato dalla fantasia, ma una realtà tessuta da Dio con la collaborazione umana. La vetta più alta è: <> (Lc 1,31).
Questo messaggio ci dice che il Natale è vicino. Maria ci aprirà le porte con la sua collaborazione nell’opera di Dio. L’umile fanciulla di Nazaret ascolta sorpresa l’annuncio dell’Angelo. Appunto pregava che Dio mandasse il Messia presto, per salvare il mondo. Non poteva immaginare nella sua modesta comprensione, che Dio aveva scelto Lei per realizzare i suoi piani.
Maria vive momenti di tensione, drammatici, nel suo cuore: era e voleva rimanere vergine; Dio ora gli offre una maternità. Maria non lo capisce: <> (Lc 1,34), domanda. L’Angelo gli dice che la sua verginità e la maternità non sono in contraddizzione, ma, per la forza dello Spirito Santo, si integrano senza problemi. Non è che Lei adesso lo abbia capito meglio. Ma per Lei è sufficiente, poichè il miracolo sarà opera di Dio: <> (Lc 1,38). Per questo risponde: <> (Lc 1,38). Avvenga per me! Avvenga su di me! Fiat! Si. Completa accettazione della volontà di Dio, mezzo tentennante, ma senza condizioni.
In quello stesso momento, <> (Gn 1, 14). Quella storia popolare diviene allo stesso tempo la realtà più divina e più umana. Paolo VI scrisse nel anno 1974: “In Maria vediamo la risposta di Dio al mistero dell’uomo; e la domanda che l’uomo fa su Dio e la propria vita”.
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- NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA VIGILIA =============================================
VANGELO (Mt 1,1-25)
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Parola del Signore.
COMMENTO DI:

Mons. Jaume PUJOL i Balcells Archivescovo di Tarragona e Primato di Catalongna
(Tarragona, Spagna)
Oggi, con la semplicità dei bambini, riflettiamo sul grande mistero della nostra fede. La nascita di Gesù indica l’arrivo della “pienezza dei tempi”. Fin dal peccato dei nostri progenitori, il lignaggio dell'uomo si era allontanato dal Creatore. Dio, però, avendo compassione della nostra triste situazione, inviò Suo Figlio eterno, nato dalla Vergine Maria, per riscattarci dalla schiavitù del peccato.
L’apostolo Giovanni spiega l’avvenimento, usando espressioni di grande profondità teologica: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio» (Gv 1,1). Giovanni denomina “Parola” il Figlio di Dio, la seconda persona della Santissima Trinità, aggiungendo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).
Questo è ciò che celebriamo oggi; perciò facciamo festa. Meravigliati, contempliamo Gesù appena nato. E’ un neonato... e, allo stesso tempo, è Dio Onnipotente; senza lasciare di essere Dio, adesso è anche uno dei nostri!
E’ venuto sulla terra per restituirci la condizione di figli di Dio. E’ necessario però che ognuno di noi accolga in sé la salvezza che Lui ci offre. Così come lo spiega san Giovanni, «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Figli di Dio! Restiamo sorpresi di fronte a questo mistero ineffabile: «Il figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo perché gli uomini diventassero figli di Dio» (San Giovanni Crisostomo).
Accogliamo Gesù, cerchiamoLo: solo in Lui troveremo la salvezza, la vera soluzione per i nostri problemi; solo Lui da il vero senso della vita, delle contrarietà e del dolore. Oggi perciò vi propongo: leggiamo il Vangelo, meditiamolo; cerchiamo di vivere veramente d’accordo con l’insegnamento di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto tra noi. Vedremo allora come sarà vero che, fra tutti, faremo un mondo migliore.

venerdì 22 dicembre 2017

(Lc 1,57-66) Nascita di Giovanni Battista.

VANGELO
(Lc 1,57-66) Nascita di Giovanni Battista.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Parola del Signore






RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA :
Vieni o Signore mio ti prego, inondami del tuo Spirito di sapienza, fa che io possa trarre da questa lettura tutto quello che vuoi concedermi di sapere. Io non merito nulla per me, sono la più stupida dei tuoi fratelli, ma sto cercando di fare quello che tu vuoi, sto cercando di testimoniare la tua parola, aiutami o mio tutto, a non essere me, ma a lasciare che tu occupi il mio posto.
- Oggi c'è internet, c'è il telefono, e le notizie volano nell'etere in tempo reale, ma pensiamo per un attimo ai tempi in cui Elisabetta partorì il piccolo Giovanni, andiamo tra le famiglie dell'epoca, intente nei loro lavori, chi a filare, chi a guardare le pecore e così via, un po' come le scenette che montiamo sui nostri presepi in questi giorni.
Ma lo sapete che Elisabetta ha avuto un figlio? Ma chi ? L'anziana moglie del vecchio Zaccaria? Com’è potuto succedere? E un miracolo Dio meraviglia per primi Zaccaria ed Elisabetta, che in quei mesi avevano avuto modo di capire che avevano sbagliato a mettere in dubbio la potenza della grazia di Dio, ma eccoli ora che coraggiosamente accettano la volontà di Dio in tutto e per tutto.
Si chiamerà Giovanni, come ha detto l'Angelo del Signore, non come il padre Zaccaria, come imporrebbero le regole del tempo. Questo gesto così semplice racchiude in se una cosa molto grande, l'accettazione del volere di Dio, dell'appartenenza alla stirpe Divina.
Giovanni vuol dire " Dio fa grazia " e con questa è entrato nella vita di Zaccaria e nella nostra, anche se sicuramente i poveri vecchi, non potevano mai immaginare che dopo 2000 anni ancora ci ricordiamo di loro per questo.
La nostra vita non è mai fine a se stessa, perché tutti facciamo parte di un progetto d'amore di nostro Signore, dobbiamo imparare a rendercene conto, a diventare coscienti di questo e vivere di conseguenza.
Poco tempo fa, parlando con un amico ateo (almeno così lui si definiva) mi chiese se questo non era rinunciare a vivere una vita fatta di tante cose belle, ho risposto che era semplicemente una questione di scegliere quali erano le cose belle per noi, in che modo intendevamo vivere, a chi volevamo fare riferimento,
qual era la parte che volevamo far prevalere.
Giovanni non è solo un bambino, ma è un segno del Signore, è qualcosa d’inspiegabile attraverso le leggi naturali, nato da una donna sterile ed un uomo molto anziano, ma attraverso di lui il Signore parlerà al mondo, presenterà un miracolo ancora più grande, presenterà quel figlio Dio, che s’incarnerà in una Vergine e cambierà la nostra storia. E noi chi siamo per il Signore? In che modo sapremo partecipare e saremo parte attiva della famiglia Divina? Saremo capaci di scegliere di farne parte? Ci lasceremo guidare dalla mano di Dio?
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COMMENTO DI:

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me» (Mal 3,1). La profezia di Malachia si compie in Giovanni Battista. È lui uno dei personaggi principali della liturgia di Avvento, che invita a prepararci con la preghiera e la penitenza per la venuta del Signore. Così come recita la preghiera di colletta della messa di oggi: «è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».
La nascita del Precursore ci parla della prossimità del Natale. Il Signore è vicino, prepariamoci! Interrogato dai sacerdoti venuti da Gerusalemme su chi egli fosse, rispose: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore’» (Gv 1,23).
«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20), si legge nell’antifona della Comunione. Dobbiamo fare un esame per vedere come ci stiamo preparando per ricevere Gesù il giorno di Natale: Dio vuole nascere soprattutto nei nostri cuori.
La vita del Precursore ci insegna la virtù di cui abbiamo bisogno per ricevere bene Gesù; fondamentalmente è l’umiltà del cuore. Egli si riconosce strumento di Dio per compiere la sua vocazione, la sua missione. Come dice sant’Ambrogio: «Non ti gloriare di essere chiamato figlio di Dio –riconosciamo la grazia senza dimenticare la nostra natura-; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai solo fatto quello che si doveva fare. Il sole fa il suo lavoro, la luna obbedisce; gli angeli compiono la loro missione. Lo strumento scelto dal Signore per i gentili dice: ‘Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio’ (1Cor 15,9)».
Cerchiamo solo la gloria di Dio. La virtù dell’umiltà ci disporrà a prepararci come si deve alle feste che si avvicinano.

giovedì 21 dicembre 2017

(Lc 1,46-55) Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

VANGELO
(Lc 1,46-55) Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Parola del Signore 


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dolcissimo Spirito del Signore, ti prego di entrare nel mio cuore e di illuminarmi con la tua sapienza, di insegnarmi a vivere con la stessa umiltà di Maria, per Cristo nostro Signore, nel quale io credo ed al quale affido il mio destino. Amen.
Maria inizia da subito la sua opera, spinta da quello che lo Spirito Santo opera in lei, ci insegna a pregare.
Gesù non è una teoria, è un fatto e ci vuole rendere partecipi di quanto sta accadendo, Lei che lo sta vivendo in prima persona ci annuncia che sta arrivando il salvatore, il suo salvatore, il salvatore di tutta l’umanità, ed esulta Maria, ci invita a gioire con lei e a ringraziare per essere stati scelti, nonostante il nostro niente.
Non è finta umiltà quella di Maria, ma consapevolezza che di fronte a Dio, noi non siamo degni di nulla, eppure grazie alla sua onnipotenza e alla sua misericordia, Egli sceglie di compiere in noi grandi cose, basta accoglierlo.
La fede in Lui ci renderà giustizia, nei secoli dei secoli, perché così ha promesso.
Maria, che riconosce come opera di Dio, quello che succede, ringrazia e gioisce, ripone in Lui la sua speranza, e si mette al Suo servizio, accettando da subito,
di fare parte del suo progetto per la salvezza dell’umanità. Attraverso Maria anche noi potremo far vivere in noi Gesù, il Messia, il Redentore, perché la grazia di Dio per gli uomini passa attraverso Maria per arrivare a Gesù.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo della Messa presenta alla nostra considerazione il Magnificat, che Maria piena di gioia, intonò in casa della sua parente Elisabetta, madre di Giovanni il Battista. Le parole di Maria ci portano reminiscenze di altri canti biblici che Ella conosceva molto bene e che aveva recitato e contemplato in tante occasioni. Però adesso, nelle sue labbra, quelle stesse parole hanno un significato molto più profondo: Lo spirito della Madre di Dio lascia intravedere dietro di loro la purezza del suo cuore. Ogni giorno, la Chiesa le fa sue nella Liturgia delle Ore quando pregando i Vespri, dirige verso il cielo quello stesso canto con il quale Maria si esultava, benediva e ringraziava Dio per tutte le sue bontà.
Maria si é beneficiata della grazia più straordinaria che mai nessun’altra donna ha ricevuto o riceverà: è stata eletta da Dio, fra tutte le donne della storia, per essere la Madre di quel Messia Redentore che la Umanità stava aspettando da secoli. É l’onore più grande, mai concesso ad un essere umano ed Ella lo riceve con assoluta semplicità e umiltà, rendendosi conto che è tutta grazia, regalo e che Ella non è nulla davanti all'immensità del Potere e della grandezza di Dio, che ha compiuto meraviglie in Lei (cf Lc. 1,49). Una grande lezione di umiltà per tutti noi, figli di Adamo ed eredi di una natura umana segnata profondamente per quel peccato originale del quale giorno dopo giorno, trasciniamo le conseguenze.
Stiamo arrivando già alla fine del tempo di Avvento, un tempo di conversione e di purificazione. Oggi è Maria che ci insegna il cammino migliore. Meditare la preghiera della nostra Madre —volendo farla nostra— ci aiuterà ad essere più umili. Santa Maria ci aiuterà se glielo chiediamo fiduciosi.

mercoledì 20 dicembre 2017

(Lc 1,39-45) A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

VANGELO DI GIOVEDì 21 DICEMBRE 2017
(Lc 1,39-45) A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e aiutami a percepire il volere di Dio in ogni piccola sillaba della scrittura. Fa che io possa sempre accettare quello che il Signore mi chiede, che possa non aver mai dubbi e che mi renda sempre disponibile a tutto quello che decide per me.
In questo brano vediamo che Maria inizia da subito a vivere il suo sì a Dio, mettendosi al servizio della cugina Elisabetta, anziana e incinta per grazia di Dio del piccolo Giovanni, che precederà Gesù nella sua missione.
Due modi diversi di rispondere alla chiamata di Dio, quello di Maria, forse l'unico della storia, incondizionato e perfetto, l'altro quello d’Elisabetta e Zaccaria suo marito, che mettono davanti al Signore, come tutti in fondo facciamo, la propria umanità. Ma il miracolo di Dio si compie ugualmente, nonostante la nostra titubanza, ed allora ecco che, se riusciamo a lasciarci condurre, possiamo far parte di quest’avvenimento, così com’è stato per loro, sarà anche per noi.
C’è chiesto di arrenderci a Gesù, di riconoscerlo la dove non riusciamo a vederlo, perché questo vuol dire accettare di far parte di un progetto Divino, che ci fa vivere in questo mondo, non solo per il proprio gusto di farlo, ma per esserne partecipi. A Dio nulla è impossibile, se ancora non riusciamo a convincerci di questo, vuol dire che lo sentiamo lontano, forse indifferente al nostro destino, e questo è forse la cosa più sbagliata che possiamo fare, perché non riusciamo così a toccare l'amore di Dio.
Viene tra noi, si fa piccolo, accetta di nascere povero, umile, senza nulla, eppure è Dio; pensiamoci, quando ci lamentiamo di tutto quello che ci manca, cerchiamolo nella semplicità delle piccole cose di apprezzarlo, nel nostro vivere quotidiano e di abbracciarlo, condividendo con Lui la nostra vita. Cominciamo da questo Natale, perché sia il nostro Natale con Gesù.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Àngel CALDAS i Bosch
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, il testo del Vangelo corrisponde al secondo mistero gaudioso: la «Visita di Maria a sua cugina Elisabetta». È davvero un mistero! Un’esplosione silenziosa di una gioia profonda come mai la storia ci aveva raccontato! È la gioia di Maria, che ha appena ricevuto la notizia che sarà madre per opera dello Spirito Santo. La parola latina “gaudium” esprime una gioia profonda, intima, che non esplode al di fuori. Nonostante questo, le montagne della Giudea si ricoprirono di giubilo. Maria esultava come una mamma che sa di aspettare un figlio. E che Figlio! Un Figlio che pellegrinava, già prima di nascere, per i sentieri sassosi che portavano fino ad Ain Karim, racchiuso nel cuore e nelle braccia di Maria.
Gaudio nell’anima e nel volto di Elisabetta e nel bambino che sussulta di gioia nel suo seno. Le parole della cugina di Maria attraverseranno i tempi: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (cf. Lc 1,42). La preghiera del Rosario, come fonte di gioia, è una delle nuove prospettive scoperte da Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica Il rosario della Vergine Maria.
La gioia è inseparabile dalla fede. «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,43). La gioia di Dio e di Maria si è sparsa per tutto il mondo. Per accoglierla, basta aprirsi nella fede all’azione costante di Dio nella nostra vita e camminare con il Bambino, con Colei che ha creduto e della mano innamorata e forte di san Giuseppe. Per le strade del mondo, sull’asfalto, sulle pietre o lungo i terreni fangosi, un cristiano porta con sé, sempre, due dimensioni della fede: l’unione con Dio e il servizio al prossimo. Il tutto ben assemblato: con una unità di vita che impedisca che ci sia una soluzione di continuità tra una cosa e l’altra.

martedì 19 dicembre 2017

(Lc 1,26-38) Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

VANGELO
(Lc 1,26-38) Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore






LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guida il mio cuore in quell’ umile casa....
Alla base della nascita di Gesù, c’è la grande e meravigliosa umiltà di Maria.
La grazia di Dio si riconosce anche da questo, dalla sua personalità docile, ma al tempo stesso ferma e consapevole.
Insegnaci Maria l’arte del silenzio, guidaci verso una fede forte e consapevole, aiutaci ad accettare tutto quello che accade con pazienza ed umiltà.
Nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile all’ uomo che ha fede, spesso Gesù ci ripeterà che è la fede che salva, che guarisce, e noi dobbiamo fare tesoro di ogni attimo di vita di Gesù, per farlo nostro, cominciando proprio dalla semplicità nella quale è nato, che getta le basi sulle quali fondare la nostra fede, nell’ umiltà.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo, ancora una volta, questa impressionante scena dell’Annunciazione. Dio, sempre fedele alle sue promesse, per mezzo dell’angelo Gabriele fa sapere a Maria che è lei la eletta per portare il Salvatore al mondo. Così è come abitualmente attua il Signore –l’avvenimento più grandioso per la storia dell’umanità -il Creatore e Signore di tutte le cose si fa uomo come noi-, succede nel modo più semplice: una giovane, in un piccolo paesino della Galilea, senza spettacolo.
Il modo è semplice; l’avvenimento è immenso. Come sono anche immense le virtù della Vergine Maria: piena di grazia, il Signore è con Lei, umile, semplice, disponibile alla volontà di Dio, generosa. Dio ha i suoi progetti per Lei, come li ha per te e per me, però lui attende la cooperazione libera ed amorosa di ognuno di noi per portarli a termine. Maria ci da l’esempio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Non non solo è un si al messaggio dell’angelo; è mettersi pienamente nelle mani del Padre-Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla sua grandissima provvidenza, è un dire si e lasciare che il Signore agisca sempre, in tutte le circostanze della sua vita.
Dalla risposta di Maria, così come dalla risposta a ciò che Dio ci chiede —scrive il santo Josemaría— «non dimenticarlo, dipendono molte cose grandi».
Ci stiamo preparando per celebrare la festa del Natale. La miglior forma per farlo è restare accanto a Maria, contemplando la sua vita e cercando di imitare le sue virtù per poter ricevere il Signore con un cuore ben disposto: —Cosa spera Dio da me, ora, oggi, nel mio lavoro, con la persona che tratto, nella mia relazione con Lui? Sono piccole situazioni di tutti i giorni, però, dipende tanto dalla risposta che diamo!

lunedì 18 dicembre 2017

(Lc 1,5-25) La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.

VANGELO DI LUNEDI 19 DICEMBRE 2016
(Lc 1,5-25) La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.
+ Dal Vangelo secondo Luca


Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».


Parola del Signore.







 LA RIFLESSIONE DI LELLA


PREGHIERA : Vieni o Santo Spirito, ti prego, vieni e soffermati su di me che voglio capire; vieni e aiutami a discernere quello che tu vuoi insegnarmi da quello che viene dalla mia scarsa intelligenza, e aiutami a vedere quello che tu vuoi insegnarmi.


Zaccaria è nella tenda del Signore e si preoccupa di quello che pensa la gente di fuori, del tempo che passa, di quello che deve dire…. preoccupazioni inutili, perché il Signore lo rende muto. Per gli ebrei la sterilità era una grave disgrazia, tanto che c’ era la possibilità di ripudiare la moglie o di fare figli con le schiave, perché la discendenza era molto importante.
Zaccaria ed Elisabetta dedicavano la loro vita al tempio e mentre era in preghiera, ecco che il Signore si china verso di lui e accoglie quella che era la preghiera di sempre del povero Zaccaria.
Uno si aspetta che a quel punto, alla promessa dell’ angelo, egli venga preso dalla gratitudine, ed invece ecco giungere per prima la paura, il dubbio… Non basta essere del tempio per saper riconoscere la verità, e questo perché non sempre si riesce a staccarci dalla parte umana, non sempre si decide veramente per Dio, magari le intenzioni iniziali ci sono, le promesse sono state fatte, ma poi ci si allontana dal servizio con i dubbi e le tentazioni prettamente umane.
Oggi vorrei invitarvi a pregare per i sacerdoti, perché sono le mani consacrate attraverso le quali passa la nostra salvezza, perché sono i discepoli consacrati di Gesù, e poverini, se noi siamo tentati, loro lo sono molto di più, e non è certo giudicandoli che li aiutiamo.

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Comento di: 
Rev. D. Ignasi FUSTER i Camp
(La Llagosta, Barcelona, Spagna)


 Oggi, l'Arcangelo Gabriele annuncia al sacerdote Zaccaria la nascita “soprannaturale” di Giovanni Battista, che preparerà la missione del Messia. Dio, nella sua amorosa provvidenza, prepara la nascita di Gesù con la nascita di Giovanni Battista. Non importa che Elisabetta sia sterile. Dio vuol fare il miracolo per amore a noi, sue creature. Però Zaccaria non manifesta nel momento opportuno la visione soprannaturale della fede: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (Lc 1,18). Ha un concetto delle cose eccessivamente umano. Gli manca la docilità fiduciosa per credere nei progetti di Dio, che sono sempre più grandi dei nostri: in questo caso, si parla nientemeno che dell’Incarnazione del Figlio di Dio per la salvezza del genere umano! L’angelo trova Zaccaria “distratto”, lento per le cose di Dio, come se stesse fuorigioco”. Mancano solo pochi giorni a Natale e conviene che l’Angelo del Signore ci trovi preparati, come Maria. Dobbiamo cercare di mantenere la presenza di Dio durante la giornata, di intensificare il nostro amore a Cristo nei nostri momenti di preghiera, di ricevere con molta devozione la Santa Comunione: perché Gesù nasce e viene a noi! E che non ci manchi la visione spirituale nelle attività quotidiane della nostra vita. Dobbiamo porre uno sguardo soprannaturale nella nostra professione, nei nostri studi, nei nostri apostolati, anche nei contrattempi della giornata. Nulla sfugge alla provvidenza divina! Con la certezza e la gioia di sapere che collaboriamo con gli angeli e con il Signore nei progetti amorosi e salvifici di Dio.

domenica 17 dicembre 2017

(Mt 1,18-24) Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.

VANGELO DI LUNEDI 18 DICEMBRE 2017


Giorno liturgico: Feria propria del 18 Dicembre

Testo del Vangelo (Mt 1,18-24): Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
 

RIFLESSIONE DI LELLA
 
PREGHIERA :
Vieni Signore mio,con il tuo Santo spirito,ad aiutare la mia mente a capire quello che Tu ritieni giusto che io debba capire e a liberare la mia mente da tutto il resto.


Matteo continua a raccontarci la storia della nascita di Gesù,vedendola dalla parte di Giuseppe.

La notte di Giuseppe! Questo dovrebbe essere il titolo di questa pagina di vangelo; ve la immaginate la notte del povero Giuseppe? Dubbi, angosce, paura, delusione… credo che nella sua mente sia passato veramente di tutto, e molto probabilmente ha anche pianto e a lungo, perché alla fine è crollato in un sonno profondo….
Ecco ora l’uomo Giuseppe finisce di comportarsi da uomo, ora stremato si lascia andare, allenta le difese, smette di pensare, e il Signore riesce ad intervenire mandando un suo angelo.
Quello che mi colpisce e mi fa riflettere è proprio questo, quando l’uomo ha provato tutto, ha pensato tutto, si arrende a Dio, e da lì in poi tutto è possibile. Giuseppe, semplice falegname, aveva come promessa sposa la piccola Maria; una fanciulla mite e sicuramente degna del massimo rispetto, tanto che anche a lui riesce difficile pensare male di lei, quando le dice che aspetta un bambino.
 Giuseppe sa di non averla toccata, come può essere successa una cosa simile? E adesso che sarà di lei? Anche oggi come 2000 anni fa una ragazza che deve affrontare una gravidanza da sola si trova in mille difficoltà, dirlo alla famiglia, il giudizio della gente, ma in quei tempi era ancora peggio; una ragazza era messa al pubblico sdegno ed addirittura lapidata. Egli sente che non può farle questo, ma non può neanche sposarla! Non la sta giudicando, ma non comprende; le sue intenzioni erano altre: una casa, dei figli suoi, una bottega di falegname….. ed ora questa cosa gli sembra inaccettabile.
Molti uomini cercano di capire come una Vergine possa aver partorito ed essere restata tale, ed a questo proposito io vorrei dire: che questo possa essere un dubbio legittimo in chi non crede in Gesù Cristo, è normale, ma quando si riesce a scoprire ed accettare il mistero dell’incarnazione di Dio, perché questi dubbi? Perché resistere al miracolo della fede? Perché cercare di capire e limitare Dio? Che tipo di fede è questa?
Nella nostra vita avremo avuto e avremo sempre dei momenti in cui ci sarà difficile comprendere i disegni di Dio, ma se ci affidiamo a lui, tutto ci sarà poi comprensibile. Senza il Sì di Maria e di Giuseppe noi non saremmo qui dopo 2000 anni a parlare dei disegni di Dio, non aspetteremmo ancora una volta un Natale che ci rappresenta la nascita di “Dio con noi”, non spereremmo in un mistero ancora più grande di noi, in cui un piccolo esserino che sceglie di nascere in una stalla e morire su una croce, cambierà la storia della nostra vita!
Ma quando Dio decide di intervenire nel mondo, non ci chiede il permesso, anzi, a volte sconvolge i nostri piani ed è proprio quello che ha fatto con Giuseppe, che, poverino, credeva di aver già programmato la sua vita.
Se la nostra vita, non è sconvolta dall’arrivo di Gesù, se non cambia nulla, c’è qualcosa che non quadra, forse non è a Gesù che diamo ascolto, ma al nostro IO che grida più forte di DIO!
La vita del mondo ci spinge a cercare il benessere e la sicurezza nelle cose materiali, nel lavoro la solidità del futuro, ecc. e seguendo questi schemi è facile che quando qualcuno dei paletti su cui poniamo le basi della nostra esistenza, ci viene a mancare, ci sentiamo franare la terra sotto ai piedi e temiamo che tutto possa crollare, ma se la nostra vita è basata su solide fondamenta e sulla fede, niente, neanche la prova più dura, ci metterà paura, perché in ogni cosa cercheremo di accettare e di riconoscere la mano del Signore e faremo riferimento a Lui.
Non sarà sempre facile, Gesù ci ha avvertito che seguirlo non è una passeggiata, ma ci ha anche convinto che è l’unica via possibile per la nostra salvezza.
San Giuseppe, tu che hai ascoltato la voce dell’angelo mandato dal Signore, proteggici e guidaci come hai fatto con il piccolo Gesù, che ti fu affidato da Dio, e guidaci nella vita verso il progetto di Dio per noi. Grazie, amen.
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 COMMENTO DI: Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
 Oggi, la liturgia della parola ci invita a considerare il meraviglioso esempio di San Giuseppe. Lui fu straordinariamente sacrificato e delicato con la sua promessa Sposa Maria. Non c’è dubbio che entrambi fossero persone eccellenti, innamorati fra di loro come nessun’altra coppia. Però, allo stesso tempo, c’è da riconoscere che l’Altissimo volle che il loro amore passasse per circostanze molto esigenti. Il Papa san Giovanni Paolo II ha scritto che «Il cristianesimo è la sorpresa di Dio che si è messo al lato della sua creatura». Di fatto, è stato Lui a prendere “l’Iniziativa”: per venire a questo mondo, non ha aspettato che facessimo meriti. Malgrado tutto, Egli propone la sua iniziativa, non impone: quasi —diremmo— ci chiede permesso”. A Santa Maria le è stato proposto —Non le è stato imposto!— la vocazione di Madre di Dio: «Egli che aveva: Il potere di crearlo tutto partendo dal nulla, si è negato a rifare ciò che era stato profanato se non interveniva Maria» (San Anselmo). Però Dio non soltanto ci chiede permesso, ma anche la nostra contribuzione ai suoi piani e una contribuzione eroica. E così fu nel caso di Maria e Giuseppe. In concreto, il Bambino Gesù aveva bisogno di avere dei genitori. Ancor di più: aveva bisogno dell’eroismo dei genitori che dovettero sforzarsi molto per difendere la vita del “piccolo Redentore”. Ciò che è molto bello è che Maria svelò pochissimi dettagli della nascita: un fatto così emblematico è stato raccontato con solo due versi (cf. Lc 2,6-7). In cambio fu più esplicita al parlare della delicatezza che suo Sposo Giuseppe ebbe con Lei. Il fatto che «prima di cominciare a vivere insieme, si ritrovò incinta per opera dello Spirito Santo». Giuseppe suo Sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto (Mt 1,19). Così, prima che fosse stata promulgata la legge della carità, San Giuseppe l’aveva già messa in pratica. Maria (e il tratto giusto verso di Lei), fu la sua legge).

sabato 16 dicembre 2017

(Gv 1,6-8.19-28) In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

VANGELO
(Gv 1,6-8.19-28) In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Io credo in Te Signore, e credo che il Tuo Spirito mi parli, come fa con tutti coloro che chiedono aiuto a te, Gesù ci ha insegnato a pregare, ci ha detto:" chiedi e ti sarà dato" ed io ti chiedo con molta umiltà.... illuminami.
Il vangelo di oggi, mi fa riflettere molto su quello che è il nostro compito di TESTIMONI della fede. Noi non siamo nessuno, non siamo profeti, non siamo meritevoli di nulla, ne tantomeno dobbiamo sentirci noi importanti o saggi più degli altri ai quali parliamo, perché quelli a cui dobbiamo parlare per primi, siamo noi stessi.
A volte può succedere che qualcuno creda che quello che testimonia, faccia di lui una persona migliore degli altri, ed allora ecco che satana si insinua, si prende gioco di te, ti fa diventare superbo. Anche chi ascolta o legge, non deve leggere pensando che chi scrive sia la verità, uno solo è la verità, perché uno solo è il Cristo, Padre, Figlio e Spirito Santo; chi testimonia, chi riflette con voi, in questo caso io, cerca solo di riflettere con voi sulle PAROLE DELLA SACRA SCRITTURA, cerca di far parlare lo Spirito di Dio che è in ognuno di noi, perché noi siamo battezzati in Spirito Santo, perché noi siamo FIGLI DI DIO, FRATELLI DI CRISTO . Quindi quello che il mio lettore deve fare, ed io vi invito sempre a farlo, NON E' leggere la mia riflessione e basta, MA andare sul gruppo, aprire la pagina del giorno e leggere tutte le sacre scritture del giorno; SOLO DOPO, potrà leggere le varie riflessioni ed anche le mie. POI PUO'( e mi piacerebbe che tutti provassero) chiedere aiuto allo Spirito dl Signore e PROVARE AD ELABORARE UNA SUA RIFLESSIONE.
Solo allora tutto quello che noi facciamo, non sarà inutile, ma raggiungerà il suo scopo. Dio parla a tutti, e tutti abbiamo il diritto ed il dovere di metterci all'ascolto. Anche oggi è così; alcuni aderiscono alla parola di Dio, la fanno loro, la seguono, riescono ad entrare in contatto con il regno di Dio già su questa terra, e pur affrontando mille difficoltà, riescono a ricevere dal Signore grazie su grazie ,per la fede che ripongono in Lui.
Altri invece non seguono la legge dettata a Mosè, portata da Gesù su questa terra, e cercano ancora ,non si fidano, non vogliono riconoscere la verità, non lasciano agire lo Spirito su di loro, non si lasciano conquistare, oppure si ribellano ed escono dalla via tracciata dal Signore e perdono la verità, andando a cercare chissà quale verità, e trovando spesso ,non una verità alternativa, ma solo la menzogna.
COMMENTO DI:

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, a metà dell’Avvento, riceviamo un invito all’allegria e alla speranza: «Siate sempre lieti (...) in ogni cosa rendete grazie» (I Tes 5,16-17). Il Signore è già vicino: «Figlia mia, il tuo cuore è il cielo per Me», dice Gesù a santa Faustina Kowalska (e, certamente, il Signore lo vorrebbe ripetere ad ognuno dei suoi figli). E’ un buon momento per pensare a tutto quello che Lui ha fatto per noi e ringraziarGlielo.
L’allegria è una caratteristica essenziale della fede. Sapersi amati e salvati da Dio è una grande gioia; riconoscerci fratelli di Gesù Cristo che ha dato la Sua vita per noi è il motivo principale della gioia cristiana. Un cristiano abbandonato alla tristezza avrà una vita spirituale mìsera, non riuscirà a vedere tutto quello che Dio ha fatto per lui e, perciò, sarà incapace di trasmetterlo. La gioia cristiana sgorga dall’atto di ringraziamento, specialmente per l’amore che il Signore ci mostra; ogni domenica lo facciamo in comunità al celebrare l’Eucaristia.
Il Vangelo ci ha presentato l’immagine di Giovanni Battista, il precursore. Giovanni godeva di grande popolarità tra la gente semplice; ma quando gli rivolgono la domanda, egli risponde con umiltà: «Io non sono il Messia...» (cf. Gv 1,21); «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Colui che viene dopo di me» (Gv 1,26-27). Gesù Cristo è Colui che aspettano; Lui è la Luce che illumina il mondo. Il Vangelo non è un messaggio assurdo, e nemmeno è una dottrina come tante altre, ma è la Buona Nuova che da senso a tutta la vita umana, perché ci è stata comunicata dallo stesso Dio che si è fatto uomo. Ogni cristiano viene invitato a manifestare la sua fede in Gesù Cristo e ad essere testimone della sua fede. Come discepoli di Cristo, siamo chiamati ad apportare il dono della luce. Ma oltre a queste parole, il testimonio migliore, è, e sarà l’esempio di una vita fedele.

venerdì 15 dicembre 2017

(Mt 17,10-13) Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

VANGELO
(Mt 17,10-13) Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Santo Spirito che mi fosti donato il giorno del battesimo in Cristo Gesù, tu che sei nascosto nel mio cuore, soffocato dal mio io inutile, ti prego vieni ad illuminarmi e a farmi capire come vivere la Parola del Signore, per l' amore misericordioso che il Padre ci elargisce, riempimi di Te. Amen.
È venuto il Signore nella nostra vita? Si siamo cristiani, crediamo in Dio creatore e Signore, in Gesù Cristo; ma veramente gli abbiamo dato il posto che gli spetta?
Gesù trasforma la nostra fede in fuoco vivo, e noi siamo fuoco vivo? Bruciamo di amore inestinguibile verso tutti gli uomini? Bruciamo d’ amore per Lui? Quanto e come preghiamo il Signore? Con le labbra o con il cuore?
Molti quando il Signore ha bussato gli hanno aperto, ma poi… visto che era così difficile seguirlo, visto che ci chiedeva di essere fedeli, onesti, umili… hanno preferito lasciarlo lì, in un angolino del cuore, giusto il tempo di pregarlo quando ci serve qualcosa? Se questo è il Messia che è venuto... anche noi non l’abbiamo riconosciuto?
Facciamo un bell’ esame di coscienza, e svegliamoci!
Dio ci ama e ci vuole felici, ci ha insegnato che la felicità non è quella che crediamo noi, il benessere materiale, a tutti i costi, e neanche la salute a tutti i costi, perché chi vive Gesù, sa accettare anche la croce, ma chi non vuole riconoscerlo, non lo farà, nascondendosi dietro a mille scuse, ed ancora il Signore busserà alla nostra porta… amore infinito che aspetta solo che aprendo diciamo: eccomi, sono qui, trasformami in quello che solo grazie a te posso diventare, fammi lasciare a terra il pesante bagaglio della mia nullità, dei miei falsi idoli ai quali non mi rendo neanche conto di dare un valore e sollevami su ali d' aquila!
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COMMENTO DI:

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Castelldefels, Spagna)
Oggi, Gesù dialoga con i discepoli, scendendo dalla montagna dove hanno vissuto la Trasfigurazione. Il Signore non ha accolto la proposta di Pietro di restare e scende rispondendo alle domande dei discepoli. Questi, che hanno appena partecipato brevemente della gloria di Dio, restano sorpresi e non capiscono che il Messia sia già arrivato, senza che prima sia venuto il profeta Elia a preparare tutto.
Il fatto è che la preparazione è già stata realizzata. «Ma io vi dico: Elia è già venuto» (Mt 17,12): Giovanni Battista ha preparato il cammino. Ma gli uomini del mondo non riconoscono gli uomini di Dio, né i profeti del mondo riconoscono i profeti di Dio, né i prepotenti della Terra riconoscono la divinità di Gesù Cristo.
E’ necessario uno nuovo sguardo ed un cuore nuovo per riconoscere i cammini di Dio e per rispondere con generosità ed allegria alla chiamata esigente dei suoi inviati. Non tutti sono disposti a capirlo ed, ancor meno, a viverlo. Peggio ancora, le nostre vite ed i nostri progetti possono contrapporsi alla volontà del Signore. Un’opposizione che può trasformarsi, addirittura, in lotta e rifiuto del nostro Padre del Cielo.
Abbiamo bisogno di scoprire l’intenso amore che guida i disegni di Dio verso di noi e, se siamo conseguenti con la fede e la morale che Gesù ci svela, non ci devono sorprendere le ostilità, le diffamazioni e le persecuzioni. Giacché, pur trovandoci sulla buona strada, non possiamo evitare le difficoltà della vita e Lui, nonostante la sofferenza, ci incoraggia a continuare.
Alla Madre di Gesù, Regina degli Apostoli, chiediamo che interceda perché a nessuno manchino amici, che, come i profeti, annunzino loro la Buona Nuova della salvazione che la nascita di Gesù Cristo ci porta. Abbiamo la missione, tu ed io, che questo Natale sia vissuto più cristianamente da parte di tutti quelli che incontreremo nel nostro cammino.

giovedì 14 dicembre 2017

(Mt 11,16-19) Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

VANGELO
(Mt 11,16-19) Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e fa che io possa comprendere le tue ispirazioni; dammi occhi limpidi per contemplarti, e un umile cuore per lasciarmi contemplare da te.
Spesso ci lamentiamo di come vanno le cose, ma la maggior parte delle volte è colpa nostra se accadono tante cose brutte. Non siamo mai contenti di quello che abbiamo e non ascoltiamo niente e nessuno, pieni di superbia pensiamo di sapere sempre tutto, figuriamoci se ascoltiamo la voce di Dio. Siamo duri di cuore e la storia non ci insegna nulla, eppure ci viene chiesta la santità, ed io credo che veramente, se solo riuscissimo a vivere almeno al 50% la grazia del Signore, se sapessimo apprendere dalle parole del vangelo e dai messaggi di Maria la voglia del Signore di inondarci di grazie, forse capiremmo cosa vuol dire “essere davanti al Signore”, ”vivere nel regno di Dio”. La difficoltà di essere umili, di rinunciare a quello spicchio di mondo frivolo per vivere in preghiera, di annullare i propri desideri per ascoltare quelli del Signore, io vorrei veramente riuscire a capire che cosa mi sto perdendo! Cerco di ascoltare, di afferrare, mi sembro un aspirapolvere a volte che cerca di raccattare le briciole di questo amore e che non riesce a stringerle tra le mani se non per qualche secondo. Facciamo di questo avvento la nostra grande occasione, facciamoci aiutare dalla Madre perfetta, dalla migliore collaboratrice di Dio ad essere come Lei, perché solo attraverso Lei potremo sperare di far nascere in noi Gesù, solo attraverso il grembo immacolato che è stato prescelto da Dio come sua prima dimora .
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COMMENTO DI:
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, dovremmo turbarci davanti al sospiro del Signore: «a chi paragonerò io questa generazione?» (Mt 11,16). A Gesù lo stupisce il nostro cuore, troppe volte anticonformista ed ingrato. Non siamo mai contenti: ci lagniamo sempre. Abbiamo addiritttura il coraggio di accusarlo e di scaricare su di Lui la colpa di ciò che ci scomoda. Ma «la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie» (Mt 11,19). Basta contemplare il mistero del Natale. E, in quanto a noi? Com’è la nostra fede? Cerchiamo forse di nascondere con queste lamentele l’assenza della nostra risposta? Certamente una buona domanda per questo tempo d’Avvento! Dio viene all'incontro dell’uomo, ma l’uomo –particolarmente l’uomo contemporaneo- rifugge da Lui. Altri hanno paura di Lui, quali Erodi. Ad altri, risulta perfino molesta la Sua sola presenza: «Via! Via! Crocifiggilo!» (Gv 19,15). Gesù «è il Dio che viene» (Benedetto XVI) e noi, invece, sembriamo “l’uomo che se ne va”: «Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11). Perché fuggiamo? Per la nostra mancanza di umiltà. San Giovanni Battista ci raccomandava di “rimpicciolirci”. E la chiesa ce lo ricorda ogni volta che arriva l’Avvento. Facciamoci, dunque, piccoli per poter capire ed accogliere il “Piccolo-Dio”. Lui ci si presenta nell'umiltà delle fasce: mai prima si era predicato un “Dio-con-le-fasce”! Che ridicola immagine presentiamo agli occhi di Dio quando gli uomini pretendiamo occultarci dietro scuse e false giustificazioni. Fin dagli albori dell’umanità, Adamo gettò la colpa su di Eva; Eva sul serpente e... con il passar dei secoli, continuiamo a fare lo stesso. Arriva però Gesù-Dio: nel freddo e nella povertà estrema di Betlemme non gridò e nulla ci rimproverò. Al contrario: comincia già a caricare sulle sue piccole spalle tutte le nostre colpe. Allora, dobbiamo avere paura di Lui? Davvero avranno valore le nostre scuse di fronte a questo “Piccolo-Dio”? «Il segno di Dio è il Bambino; impariamo a vivere con Lui ed anche a praticare con Lui l’umiltà» (Benedetto XVI).

mercoledì 13 dicembre 2017

(Mt 11,11-15) Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.



VANGELO
(Mt 11,11-15) Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore 




LA MIA RIFLESSIONE




PREGHIERA


Vieni o Santo Spirito Vieni, Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Sostieni chi è perseguitato; incoraggia chi è emarginato; dona forza a chi è imprigionato; concedi perseveranza a chi è calpestato e torturato; ottieni la palma della vittoria a chi, ancora oggi, viene condotto al martirio.
Gesù sa che il cuore degli uomini è duro, che niente sembra riuscire a poter essere accettato quando non si vuole e che a nulla servono le parole dei profeti , se chi ascolta non vuole recepire il messaggio. La missione di Giovanni, è ben definita già dalla sua nascita,ricordiamo che il bambino sussultò nella pancia della madre Elisabetta, al riconoscere il Signore nel grembo di Maria. In questo brano sembra quasi che Gesù stia dando un giudizio su Giovanni, ma non è così secondo me, ma sta mettendo in evidenza come tutto sarà diverso dopo la sua morte in croce,dopo che dal vecchio si passerà al nuovo testamento, perché il battista profeta annuncia la sua venuta, ma è con la sua morte in croce che Gesù cambierà le cose, perché è morendo che germoglierà il perdono per tutti i figli di Dio. Infatti,contrariamente a quello che anche Giovanni pensava, Gesù non viene per castigare, ma per redimere, non per condannare, ma per salvare. Giovanni annunciò il Messia, ma gli sfuggiva il mistero più profondo della sua dottrina, del suo insegnamento. Gesù annuncia che siamo tutti figli di Dio, dello stesso Padre e pertanto fratelli . É questo che fa la differenza tra il vecchio e il nuovo e che rende tutti importanti allo stesso modo agli occhi di Dio.


COMMENTO DI:

Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents (Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci parla di Giovanni il Battista, il precursore del Messia, colui che è venuto a preparare il cammino del Signore. Accompagnerà anche noi da oggi fino al giorno sedici, giorno in cui finisce la prima parte dell’Avvento. Giovanni è un uomo deciso, che sa quanto costino le cose, è consapevole che bisogna lottare per migliorare e per essere santo, per questo Gesù esclama: «Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12). I “violenti” sono quelli che esercitano violenza su se stessi: -mi sforzo per credermi che il Signore mi ama? Mi sacrifico per essere “piccolo”? Mi sforzo per essere cosciente e vivere come figlio del Padre? Santa Teresa di Lisieux si riferisce a queste parole di Gesù dicendo qualcosa che ci può aiutare nella nostra conversazione personale ed intima con Gesù: «Sei tu o povertà! Il mio primo sacrificio, ti accompagnerò fino a morire. So che l’atleta, una volta nello stadio, abbandona tutto per correre. Assaporate voi mondani, la vostra angoscia, la vostra pena e i frutti amari della vostra vanità; io, felice, otterrò dalla povertà le palme del trionfo!». -Ed io perché mi lamento subito, quando scopro che mi manca qualcosa che considero necessaria? Magari potessi vedere tutti gli aspetti della mia vita come questa Dottoressa della Chiesa! Enigmaticamente, Gesù anche oggi ci dice che: «Giovanni è Elia (...) Chi ha orecchi, ascolti!» (Mt 11,14-15). Cosa vuol dire? Vuole chiarirci che Giovanni era veramente il suo predecessore, colui che portò a termine la stessa missione di Elia, d’accordo con la tradizione che esisteva all’epoca, che il profeta Elia doveva ritornare prima del Messia.

martedì 12 dicembre 2017

(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

VANGELO
(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e consolami!
Queste parole di Gesù, sono un balsamo per le ferite del nostro cuore; non so come, ma sapere che Gesù conosce tutte le nostre ferite, è già in se stessa una consolazione. É un medico sapiente che ci insegna la pazienza. É un amico premuroso che ci fa compagnia sulla croce. É un consolatore che si preoccupa per noi . A volte cerchiamo un amico a cui confidare il nostro dolore,il nostro disappunto e forse anche la nostra rabbia... Gesù ci chiede di parlarne a Lui, di non andare a lamentarci a destra e manca per i torti subiti, di confidare solo a Lui tutto quello che ci rattrista, perché solo Lui può quello che è giusto per noi.
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P. Jacques PHILIPPE (Cordes sur Ciel, Francia)
Oggi, Gesù ci conduce verso il riposo in Dio. Lui è certamente un Padre esigente, perché ci ama e ci invita a dargli tutto, pero non è un giustiziere. Quando ci esige qualcosa è per farci crescere nel suo amore. L’unico comandamento è quello di amare. Si può soffrire per amore, però si può anche gioire e riposare per amore... La docilità verso Dio libera e dilata il cuore. Per questo Gesù, ci invita a rinunciare a noi stessi per prendere la nostra croce e seguirlo, dicendoci: «Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11,30). Anche se in occasioni ci costa ubbidire alla volontà di Dio, farlo con amore ci rende pieni di felicità: «Dirigimi sul sentiero dei tuoi precetti; sì sta in esso il mio diletto» (Sal 119,35). Mi piacerebbe raccontare un fatto. A volte, dopo una giornata abbastanza faticosa, vado a dormire e percepisco una strana sensazione interna che mi dice: - Non entreresti un momento nella cappella per farmi compagnia? Dopo alcuni istanti di confusione e resistenza, finisco per acconsentire e passare un momento con Gesù. Dopo ritorno a dormire in pace e contento, e al giorno dopo non mi alzo più stanco del solito. Nonostante tutto, a volte mi succede il contrario. Di fronte a un problema grave che mi preoccupa mi dico: Questa sera pregherò un’ora nella cappella per far si che si risolva. Dirigendomi alla cappella, una voce nel fondo del cuore mi dice: - Sai?, mi compiacerebbe di più se andassi a letto subito e riponessi in me la tua fiducia; io mi prendo cura del tuo problema. E ricordando la mia felice condizione di “servo inutile”, me ne vado a dormire in pace, lasciando tutto nelle mani del Signore... Tutto questo è per dirci che la volontà Divina esiste dove c’è grande amore, ma non obbligatoriamente dove c’è grande sofferenza.. C’è più amore nel riposare grazie alla fiducia, che non preoccupandosi per l'inquietudine!

lunedì 11 dicembre 2017

(Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano. 

VANGELO
(Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito di Dio e guidami, io senza Te posso solo vagare senza meta come una pecora smarrita.
Un brano letto e riletto, ma sempre attuale,sempre nuovo. La meravigliosa figura del pastore che, dopo aver messo al riparo le 99 pecorelle, torna a cercare la pecora smarrita, senza fermarsi davanti alla stanchezza, nè al buio della notte. Penso a volte che le comodità, le sicurezze, non sono parte della nostra vita, ma devono essere la meta del nostro cammino e nessuno è al sicuro lontano dal nostro Signore.
COMMENTO DI:
Fr. Damien LIN Yuanheng (Singapore, Singapore)
Oggi, Gesù ci sfida: «Che ve ne pare?» (Mt 18,12); Che tipo di misericordia pratichi? Noi forse, "cattolici praticanti", dopo aver assaggiato più volte la misericordia di Dio nei sacramenti, siamo tentati di pensare che siamo giustificati agli occhi di Dio. Siamo in pericolo di diventare inconsapevolmente il fariseo che sminuisce il pubblicano (Lc 18,9-14). Anche se non lo diciamo ad alta voce, possiamo pensare che siamo senza colpa davanti a Dio. Alcuni sintomi di questo orgoglio farisaico che prende radice in noi puo tradursi nell’insofferenza con i difetti degli altri, o a pensare che gli avvertimenti non vanno mai per noi. Il “disobbediente” profeta Giona, un Ebreo, fu irremovibile quando Dio mostrò compassione per la gente di Ninive. Yahvé rimproverò l’intolleranza di Giona (cfr Jon 4,10-11). Quello sguardo umano poneva limiti alla misericordia di Dio. Forse anche noi abbiamo dei limiti alla misericordia di Dio? Dobbiamo prestare attenzione alla lezione di Gesù: «Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Con ogni probabilità, abbiamo ancora molta strada da percorrere per emulare la misericordia di Dio! Come dovremmo comprendere la misericordia del nostro Padre celeste? Il Papa Francesco ha detto che «Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza». L'abbraccio di Dio per ciascuno di noi è chiamato “Gesù Cristo”. Cristo manifesta la misericordia paterna di Dio. Nel quarto capitolo del Vangelo di Giovanni, Cristo non ossigena i peccati della Samaritana. Invece, la misericordia divina cura la Samaritana aiutandola ad affrontare pienamente la realtà del peccato. La misericordia di Dio è del tutto coerente con la verità. La misericordia non è una scusa per prendere sconti morali. Tuttavia, Gesù deve aver causato il suo pentimento molto più teneramente di quanto la donna adultera sentì "ferita dall'amore" (cfr Gv 8,3-11). Anche noi dobbiamo imparare ad aiutare gli altri ad affrontare i propri errori senza vergognarli, con grande rispetto per loro come fratelli in Cristo, e con tenerezza. Nel nostro caso, anche con umiltà, sapendo che noi stessi siamo "vasi di argilla".

domenica 10 dicembre 2017

(Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

VANGELO
(Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». 
Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e portami la tua sapienza, grazie di ogni cosa che mi vorrai concedere.
Il Signore non è mai irraggiungibile se lo cerchiamo, anche se non sappiamo da dove iniziare, ci basterà averne il desiderio, ci basterà aprire il nostro cuore. Ci sarà qualcuno che ci si farà prossimo e ci porterà più vicino a Lui, anche se a noi sembrerà che tutto accada per caso, non sarà così. Quello che conta più di ogni cosa però, è racchiuso in una frase: Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» Non c’è grazia che possa essere ricevuta se non c’è la nostra ricerca, la nostra adesione... il nostro SI, ed allora si che il Signore ci farà volare accanto a Lui.
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Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido (Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore insegna e cura allo stesso tempo. Oggi vediamo il Signore che insegnava a quelli che si consideravano molto eruditi in quei tempi: i farisei ed i dotti in legge. A volte, noi possiamo pensare che dovuto al secolo in cui viviamo o per gli studi che abbiamo fatto, ci resta poco da imparare. Questa logica, non soprannaturale, ci porta frequentemente a voler fare in modo che i cammini di Dio siano i nostri cammini e non viceversa. Nell'atteggiamento di quelli che vogliono che il loro amico sia curato, vediamo gli sforzi umani per ottenere quello che veramente desiderano. Ciò che desideravano era veramente molto buono: che l’ammalato, cioè, potesse camminare. Ma questo non è sufficiente. Nostro Signore vuole realizzare per noi una guarigione completa. Quindi comincia con quello che Lui è venuto a realizzare in questo mondo, quello che il suo santo nome significa: Salvare l’uomo dai suoi peccati. -La fonte più profonda dei miei mali sono sempre i miei peccati-: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Lc 5,20). Molto spesso, la nostra preghiera o il nostro interesse ha semplicemente un fine materiale, ma il Signore sa quello che ci conviene di più. Come in quei tempi, gli ambulatori dei medici sono pieni di ammalati. Ma, come quegli uomini, rischiamo di non andare troppo diligentemente dove realmente possiamo ristabilirci completamente, come invece succede nell’incontro con il Signore nel sacramento della Penitenza. Punto fondamentale per il credente è sempre l’incontro sincero con Gesù Cristo misericordioso. Lui, ricco in misericordia, ci ricorda, specialmente oggi, che in quest’Avvento non possiamo trascurare il necessario Suo perdono che ci vien dato a piene mani. E, se è necessario, togliamo gli ostacoli –il tetto- che ci impedisce di vederLo. Anch'io ho bisogno di mettere da parte le tegole dei miei pregiudizi, delle mie comodità, dei miei impegni, delle diffidenze che sono un ostacolo per “guardare dai tetti in su”.