VANGELO
(Mt 8,5-11) Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito di Dio, donaci una fede forte e autentica in Gesù e guarisci tutte le nostre ferite. Allontana da noi ogni dubbio, paura e indecisione. Mostraci le nostre vocazioni e rendici disponibili e generosi nel realizzarle. Apri i nostri occhi alla comprensione della tua parola e donaci la luce per capire quello che Tu vuoi che noi capiamo. A te ci affidiamo con fede, come il centurione si affidò a Gesù.
Spesso quando ci poniamo davanti al Signore, il nostro atteggiamento è incerto, dubbioso, e non assomiglia per niente a quello del centurione di questo brano narrato da Matteo, anzi, sembra quasi che siamo noi gli esseri superiori che si abbassano al livello di un Dio che troppo spesso mettiamo in discussione, nel quale non crediamo veramente… perché non ci accontenta subito, perché alla minima difficoltà lo mettiamo sotto accusa.
Non sento altro intorno a me che frasi del tipo: Dio non mi ascolta - Se Dio esiste perché….. - Proprio a me doveva mandare… - Ringrazio Dio di darmi la forza di non esplodere, di non arrabbiarmi, perché capisco il dolore di chi soffre, ma certe volte, quando percepisco in tutto questo, solo la provocazione, la stupidità di chi si sente superiore con la sua non fede, mi viene voglia di invitarli a fare un bagno nell’acqua santa, per liberarsi veramente dalla lebbra che hanno nell’anima.
È abbastanza frequente che si abbia di Dio un' immagine che non corrisponde alla realtà, anche gli ebrei parlano infatti di un Dio severo, geloso, che non perdona e quindi molto simile a loro caratterialmente.
Ma il centurione sente parlare di Gesù, che sembra veramente un ebreo diverso dagli altri, uno che non solo compie dei miracoli, delle guarigioni, ma che non disdegna di fermarsi per parlare ed accontentare anche gli ultimi e i lontani , quelli che per la fede ebraica erano tagliati fuori dalla loro cerchia di popolo eletto. Allora si fa coraggio e chiede ad alcuni anziani di chiedere per lui a Gesù di salvare il suo servo che stava molto male. L'uomo era stato caritatevole verso il suo servo, e con molta umiltà, quando Gesù stava andando da lui, gli dice che così come non si era ritenuto degno di chiedere lui stesso questa grazia, non si riteneva degno di ospitarlo in casa sua, ma che era sicuro che con una sua parola, il suo servo sarebbe guarito. Una fede così non poteva non colpire Gesù, che non aveva certo preconcetti, anche se aveva detto inizialmente di essere venuto solo per il popolo ebraico, ma da subito, non aveva rifiutato grazie a nessuno.
Quest'uomo era un comandante dell'esercito romano, quindi un pagano, che mai e poi mai si sarebbe sognato di avvicinarsi a Dio nel tempio degli ebrei, proprio perché questi tenevano la gente a distanza, considerando Dio una loro proprietà, un loro diritto.
Lui, che sa di non essere tra quelli che seguono Gesù, perché è preso dalla sua vita di soldato, dal considerarsi uno che ha potere, perché è comandante delle sue guardie, si rende conto, che tutto il potere terreno di cui dispone, non gli serve a nulla … e se ne accorge quando capisce di amare il suo servo e che vederlo soffrire lo fa star male a sua volta. È in quel momento che il suo cuore si apre e cerca l’aiuto di questo uomo buono di cui tutti parlano e non si aspettava che Gesù lo ascoltasse e subito intervenisse.
Allora si sente indegno di tanta grazia, di tanta accortezza, perché la sua casa non è degna di riceverlo, poi si rende conto che Gesù è veramente lì davanti a lui e sta accogliendo la sua preghiera. Non conosceva Gesù quel soldato, ma era disposto a credere, ad aprire il cuore, molto più di tanti figli di Israele che restavano duri di cuore e non volevano credere in Lui .
Gesù mette in risalto come aprirà le porte della nuova Gerusalemme a coloro che sono disposti a credere e lascerà fuori i duri di cuore, indipendentemente dalla loro origine terrena.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Cafàrnao è la nostra città ed il nostro popolo, dove ci sono persone ammalate, conosciute alcune, anonime altre, frequentemente dimenticate a causa del ritmo frenetico che caratterizza la vita attuale: colmi di lavoro, corriamo senza fermarci e senza pensare a quelli che, per malattia o altre circostanze, restano marginati e non possono seguirne il ritmo. Tuttavia, Gesù ci dirà un giorno: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Il grande pensatore Blaise Pascal raccoglie questa idea all’affermare che:«Gesù Cristo, nei suoi fedeli si trova dall’agonia del Getsemani fino alla fine dei tempi».
Il centurione di Cafàrnao no dimentica il suo servo prostrato nel letto, perché lo ama. Nonostante fosse più facoltoso ed avesse maggiore autorità del suo servo, il centurione gli è riconoscente per i suoi anni di servizio ed ha verso di lui un grande apprezzo. Perciò, mosso dall’amore, si rivolge a Gesù e, davanti al Salvatore, fa una straordinaria confessione di fede, accolta nella liturgia Eucaristica: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (cf Mt 8,8). Questa confessione si basa sulla speranza; sorge dalla fiducia posta in Gesù Cristo e, allo stesso tempo, pure dalla coscienza della propria indegnità personale, che l’aiuta a riconoscere la propria povertà.
Solo possiamo avvicinarci a Gesù Cristo con un atteggiamento umile, come quella del centurione. Così possiamo vivere la speranza dell’Avvento: speranza di salvezza e di vita, di riconciliazione e di pace. Solamente può sperare colui che riconosce la propria povertà ed è capace di accorgersi che il senso della sua vita non ha radici in sé stesso, ma in Dio, mettendosi nelle mani del Signore. Avviciniamoci dunque fiduciosi a Cristo, mentre facciamo nostra la preghiera del centurione.
(Mt 8,5-11) Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito di Dio, donaci una fede forte e autentica in Gesù e guarisci tutte le nostre ferite. Allontana da noi ogni dubbio, paura e indecisione. Mostraci le nostre vocazioni e rendici disponibili e generosi nel realizzarle. Apri i nostri occhi alla comprensione della tua parola e donaci la luce per capire quello che Tu vuoi che noi capiamo. A te ci affidiamo con fede, come il centurione si affidò a Gesù.
Spesso quando ci poniamo davanti al Signore, il nostro atteggiamento è incerto, dubbioso, e non assomiglia per niente a quello del centurione di questo brano narrato da Matteo, anzi, sembra quasi che siamo noi gli esseri superiori che si abbassano al livello di un Dio che troppo spesso mettiamo in discussione, nel quale non crediamo veramente… perché non ci accontenta subito, perché alla minima difficoltà lo mettiamo sotto accusa.
Non sento altro intorno a me che frasi del tipo: Dio non mi ascolta - Se Dio esiste perché….. - Proprio a me doveva mandare… - Ringrazio Dio di darmi la forza di non esplodere, di non arrabbiarmi, perché capisco il dolore di chi soffre, ma certe volte, quando percepisco in tutto questo, solo la provocazione, la stupidità di chi si sente superiore con la sua non fede, mi viene voglia di invitarli a fare un bagno nell’acqua santa, per liberarsi veramente dalla lebbra che hanno nell’anima.
È abbastanza frequente che si abbia di Dio un' immagine che non corrisponde alla realtà, anche gli ebrei parlano infatti di un Dio severo, geloso, che non perdona e quindi molto simile a loro caratterialmente.
Ma il centurione sente parlare di Gesù, che sembra veramente un ebreo diverso dagli altri, uno che non solo compie dei miracoli, delle guarigioni, ma che non disdegna di fermarsi per parlare ed accontentare anche gli ultimi e i lontani , quelli che per la fede ebraica erano tagliati fuori dalla loro cerchia di popolo eletto. Allora si fa coraggio e chiede ad alcuni anziani di chiedere per lui a Gesù di salvare il suo servo che stava molto male. L'uomo era stato caritatevole verso il suo servo, e con molta umiltà, quando Gesù stava andando da lui, gli dice che così come non si era ritenuto degno di chiedere lui stesso questa grazia, non si riteneva degno di ospitarlo in casa sua, ma che era sicuro che con una sua parola, il suo servo sarebbe guarito. Una fede così non poteva non colpire Gesù, che non aveva certo preconcetti, anche se aveva detto inizialmente di essere venuto solo per il popolo ebraico, ma da subito, non aveva rifiutato grazie a nessuno.
Quest'uomo era un comandante dell'esercito romano, quindi un pagano, che mai e poi mai si sarebbe sognato di avvicinarsi a Dio nel tempio degli ebrei, proprio perché questi tenevano la gente a distanza, considerando Dio una loro proprietà, un loro diritto.
Lui, che sa di non essere tra quelli che seguono Gesù, perché è preso dalla sua vita di soldato, dal considerarsi uno che ha potere, perché è comandante delle sue guardie, si rende conto, che tutto il potere terreno di cui dispone, non gli serve a nulla … e se ne accorge quando capisce di amare il suo servo e che vederlo soffrire lo fa star male a sua volta. È in quel momento che il suo cuore si apre e cerca l’aiuto di questo uomo buono di cui tutti parlano e non si aspettava che Gesù lo ascoltasse e subito intervenisse.
Allora si sente indegno di tanta grazia, di tanta accortezza, perché la sua casa non è degna di riceverlo, poi si rende conto che Gesù è veramente lì davanti a lui e sta accogliendo la sua preghiera. Non conosceva Gesù quel soldato, ma era disposto a credere, ad aprire il cuore, molto più di tanti figli di Israele che restavano duri di cuore e non volevano credere in Lui .
Gesù mette in risalto come aprirà le porte della nuova Gerusalemme a coloro che sono disposti a credere e lascerà fuori i duri di cuore, indipendentemente dalla loro origine terrena.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Cafàrnao è la nostra città ed il nostro popolo, dove ci sono persone ammalate, conosciute alcune, anonime altre, frequentemente dimenticate a causa del ritmo frenetico che caratterizza la vita attuale: colmi di lavoro, corriamo senza fermarci e senza pensare a quelli che, per malattia o altre circostanze, restano marginati e non possono seguirne il ritmo. Tuttavia, Gesù ci dirà un giorno: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Il grande pensatore Blaise Pascal raccoglie questa idea all’affermare che:«Gesù Cristo, nei suoi fedeli si trova dall’agonia del Getsemani fino alla fine dei tempi».
Il centurione di Cafàrnao no dimentica il suo servo prostrato nel letto, perché lo ama. Nonostante fosse più facoltoso ed avesse maggiore autorità del suo servo, il centurione gli è riconoscente per i suoi anni di servizio ed ha verso di lui un grande apprezzo. Perciò, mosso dall’amore, si rivolge a Gesù e, davanti al Salvatore, fa una straordinaria confessione di fede, accolta nella liturgia Eucaristica: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (cf Mt 8,8). Questa confessione si basa sulla speranza; sorge dalla fiducia posta in Gesù Cristo e, allo stesso tempo, pure dalla coscienza della propria indegnità personale, che l’aiuta a riconoscere la propria povertà.
Solo possiamo avvicinarci a Gesù Cristo con un atteggiamento umile, come quella del centurione. Così possiamo vivere la speranza dell’Avvento: speranza di salvezza e di vita, di riconciliazione e di pace. Solamente può sperare colui che riconosce la propria povertà ed è capace di accorgersi che il senso della sua vita non ha radici in sé stesso, ma in Dio, mettendosi nelle mani del Signore. Avviciniamoci dunque fiduciosi a Cristo, mentre facciamo nostra la preghiera del centurione.
VERSIONE IN INGLESE DI LUNEDì 4 DICEMBRE 2018
RispondiEliminaHoly Gospel of Jesus Christ according to Saint Matthew 8:5-11.
When Jesus entered Capernaum, a centurion approached him and appealed to him,
saying, "Lord, my servant is lying at home paralyzed, suffering dreadfully."
He said to him, "I will come and cure him."
The centurion said in reply, "Lord, I am not worthy to have you enter under my roof; only say the word and my servant will be healed.
For I too am a person subject to authority, with soldiers subject to me. And I say to one, 'Go,' and he goes; and to another, 'Come here,' and he comes; and to my slave, 'Do this,' and he does it."
When Jesus heard this, he was amazed and said to those following him, "Amen, I say to you, in no one in Israel have I found such faith.
I say to you, many will come from the east and the west, and will recline with Abraham, Isaac, and Jacob at the banquet in the kingdom of heaven,
MY REFLECTION
EliminaPRAYER
COME THE SPIRIT OF GOD, give us a strong and genuine belief in Jesus and heal all our wounds. Keep us from doubt, fear and indecision. Show us our vocations and make us ready and generous in achieving them. Open our eyes to the understanding of your word and give us light to understand what You want us to understand. To you we entrust ourselves with faith as the centurion, he entrusted himself to Jesus.
Often when we ask ourselves before the Lord, our attitude is uncertain, doubtful, and in no way resembles that of the centurion of this piece narrated by Matthew, on the contrary, it seems that we are the superior beings that are lowered to the level of a God that too often we question, which we do not believe ... because there really satisfied now, because the slightest difficulty we impeach him. I do not hear more about me that phrases like God does not listen to me - If God exists because ..... - Just had to send it to me ...- I thank God for giving me the strength not to explode, do not get angry, because I understand the pain of those who suffer, but sometimes, when I perceive in all this, only the provocation, the stupidity of those who feel superior with its non-faith, I want to invite them to take a bath in the holy water, to really get rid of leprosy that have soul.
It is quite common that you have a picture of God that does not correspond to reality, even the Jews in fact speak of a stern God, jealous, unforgiving and so much like their temperamentally.
But the centurion heard about Jesus, a jew who looks really different from the others, one that not only performs miracles, healings, but that does not mind stopping to talk and satisfy even the distant past and, for those that the Jewish faith were cut off from their circle of chosen people.
Then you courage and asks him for some elderly people to ask Jesus to heal his servant who was very ill. The man was charitable to his servant, and with great humility, when Jesus was going from him, tells him that as it was not deemed worthy of this grace to ask himself, did not consider himself worthy to host him in his house, but he was confident that with his word, his servant would be healed.
A faith so could not hit Jesus, who certainly had no preconceptions, even though he initially said that he had come only for the Jewish people, but now, not because he had refused to none. This man was a commander of the Roman army, then a pagan, that never, ever would have dreamed of getting closer to God in the temple of the Jews, because they kept people at a distance, considering God their own property, their right. He who knows not to be among those who follow Jesus, because it is taken from his life as a soldier, regarded by one who has power because it is the commander of his guards, he realizes that all the power of land which has not the useless ... and realizes it when he learns to love his servant, and that it hurts to see him suffer in turn.
It is at that moment that his heart opens and searches for the help of this good man everyone is talking about and did not expect that Jesus was listening and immediately intervene.
Then you feel unworthy of such grace, with such foresight, because his house is not worthy to receive it, then you realize that Jesus is really there in front of him and he is accepting his prayer. Jesus did not know the soldier, but he was willing to believe, to open your heart, far more than all the children of Israel that remained hard-hearted and do not want to believe in Him.
Jesus highlights how open the gates of the New Jerusalem to those who are willing to believe and leave out the hard of heart, regardless of their earthly origin.
Fr. Joaquim MESEGUER García
Elimina(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spain)
Today, Capernaum is our city and our village, where there are sick people, some we know, others anonymous, often forgotten because of the hectic rhythm of life that we lead. Loaded with work, we rush about non-stop without thinking of those who, due to their illness or for whatever other circumstance, remain marginalised from the frenetic activity of our world. However, Jesus told us: «Truly, I say to you: whenever you did this to these little ones who are my brothers and sisters, you did it to me» (Mt 25:40). The great thinker Blaise Pascal follows this idea when he says that «in his believers, Jesus finds himself in the agony of Gethsemane until the end of time».
The centurion of Capernaum does not forget about his servant who is ill in bed, because he loves him. In spite of being more powerful and having more authority than his servant, the centurion is grateful to him because of all his years of help and appreciates him very much. Because of that, he approaches Jesus, and in the Saviour's presence, manages to make an extraordinary confession of faith, seen in the liturgy of the Eucharist: «I am not worthy to have you under my roof. Just give an order and my servant will be healed» (Mt 8:8). This confession is based on hope; it comes from the centurion's faith in the Lord and, at the same time, from his feeling of lack personal worthiness, which makes him aware of his own neediness.
We can only approach Jesus with a humble attitude, like that of the centurion. That way we can live the hope of Advent: the hope of salvation and life, of reconciliation and peace. Only he who acknowledges his poverty and realizes that the meaning of life is not to be found in himself, but in God, in turning his life over to Him, can really have hope. Let's approach Christ confidently, and, at the same time, make the centurion's prayer our own.
VERSIONE IN SPAGNOLO DI LUNEDì 4 DICEMBRE 2017
RispondiEliminaEvangelio según San Mateo 8,5-11.
Al entrar en Cafarnaún, se le acercó un centurión, rogándole":
"Señor, mi sirviente está en casa enfermo de parálisis y sufre terriblemente".
Jesús le dijo: "Yo mismo iré a curarlo".
Pero el centurión respondió: "Señor, no soy digno de que entres en mi casa; basta que digas una palabra y mi sirviente se sanará.
Porque cuando yo, que no soy más que un oficial subalterno, digo a uno de los soldados que están a mis órdenes: 'Ve', él va, y a otro: 'Ven', él viene; y cuando digo a mi sirviente: 'Tienes que hacer esto', él lo hace".
Al oírlo, Jesús quedó admirado y dijo a los que lo seguían: "Les aseguro que no he encontrado a nadie en Israel que tenga tanta fe.
Por eso les digo que muchos vendrán de Oriente y de Occidente, y se sentarán a la mesa con Abraham, Isaac y Jacob, en el Reino de los Cielos".
MI REFLEXIÓN
EliminaORACIÓN
VEN ESPÍRITU DE DIOS, nos dan una creencia fuerte y genuina en Jesús y sanar nuestras heridas. Guárdanos de la duda, el miedo y la indecisión. Muéstranos nuestras vocaciones y hacernos listo y generoso en su consecución. Abre nuestros ojos a la comprensión de su palabra y nos dará luz para entender lo que usted quiere que nosotros entendemos. A ti nos encomendamos con fe como el centurión, se encomendó a Jesús.
A menudo, cuando nos preguntamos ante el Señor, nuestra actitud es incierto, dudoso, y de ninguna manera se asemeja a la del centurión de esta pieza narrada por Mateo, por el contrario, parece que somos los seres superiores que se bajan al nivel de un Dios que con demasiada frecuencia nos preguntamos, que no creemos … porque realmente satisfecho ahora, debido a la menor dificultad que lo acuse. No escucho más sobre mí que frases como Dios no me escucha – Si Dios existe porque ….. – Sólo tenía que enviar a mí …- Doy gracias a Dios por darme la fuerza para no explotar, no te enfades, porque entiendo el dolor de los que sufren, pero a veces, cuando me doy cuenta de todo esto, sólo la provocación, la estupidez de los que se sienten superiores, con su no-fe, quiero invitarlos a tomar un baño en el agua bendita, para conseguir realmente deshacerse de la lepra que tienen alma.
Es muy común que tenemos una imagen de Dios que no se corresponde a la realidad, incluso los Judios, de hecho, hablan de un Dios severo, celoso, implacable y tan parecido a su temperamento.
Pero el centurión oyó hablar de Jesús, un judio que se ve muy diferente a los demás, que no sólo hace milagros, sanidades, pero eso no importa detenerse a hablar y satisfacer a un pasado lejano y, para aquellos que la fe judía fueron separados de su círculo de pueblo elegido.
A continuación, el coraje y le pregunta para algunas personas de edad avanzada a pedirle a Jesús que sanara a su siervo que estaba muy enfermo. El hombre era caritativo con su criado, y con gran humildad, cuando Jesús iba de él, le dice que ya que no se consideró digno de esta gracia que preguntarse, no se consideraba digno de lo acogerá en su casa, pero él estaba seguro de que con su palabra, su siervo sería sanado.
Una fe así que no podría llegar a Jesús, que ciertamente no tenía ideas preconcebidas, a pesar de que inicialmente dijo que había venido sólo para el pueblo judío, pero ahora, no porque él se había negado a ninguno. Este hombre era un comandante del ejército romano, a continuación, un pagano, que nunca, nunca habría soñado con conseguir más cerca de Dios en el templo de los Judios, ya que mantienen las personas a distancia, teniendo en cuenta a Dios de su propiedad, de su derecho. El que sabe que no debe estar entre los que siguen a Jesús, porque se toma de su vida como soldado, considerado por quien tiene poder, porque es el comandante de su guardia, se da cuenta de que todo el poder de la tierra que no tiene lo inútil … y se da cuenta de que cuando se aprende a amar a su siervo, y que me duele verlo sufrir a su vez.
Es en ese momento que su corazón se abre y busca la ayuda de este hombre bueno que todos están hablando y no esperaba que Jesús estaba escuchando e intervenir inmediatamente.
Entonces te sientes indigno de tal gracia, con tal previsión, porque su casa no es digno de recibir, entonces te das cuenta de que Jesús está realmente allí, delante de él, y él está aceptando su oración. Jesús no sabía que el soldado, pero que estaba dispuesto a creer, para abrir su corazón, mucho más que todos los hijos de Israel que se mantuvo duro de corazón y no quieren creer en él.
Jesús pone de relieve el grado de apertura de las puertas de la Nueva Jerusalén a los que están dispuestos a creer y dejar de lado los duros de corazón, independientemente de su origen terrenal.
Rev. D. Joaquim MESEGUER García
Elimina(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, España)
Hoy, Cafarnaúm es nuestra ciudad y nuestro pueblo, donde hay personas enfermas, conocidas unas, anónimas otras, frecuentemente olvidadas a causa del ritmo frenético que caracteriza a la vida actual: cargados de trabajo, vamos corriendo sin parar y sin pensar en aquellos que, por razón de su enfermedad o de otra circunstancia, quedan al margen y no pueden seguir este ritmo. Sin embargo, Jesús nos dirá un día: «Cuanto hicisteis a uno de estos mis hermanos más pequeños, a mí me lo hicisteis» (Mt 25,40). El gran pensador Blaise Pascal recoge esta idea cuando afirma que «Jesucristo, en sus fieles, se encuentra en la agonía de Getsemaní hasta el final de los tiempos».
El centurión de Cafarnaúm no se olvida de su criado postrado en el lecho, porque lo ama. A pesar de ser más poderoso y de tener más autoridad que su siervo, el centurión agradece todos sus años de servicio y le tiene un gran aprecio. Por esto, movido por el amor, se dirige a Jesús, y en la presencia del Salvador hace una extraordinaria confesión de fe, recogida por la liturgia Eucarística: «Señor, yo no soy digno de que entres en mi casa: di una sola palabra y mi criado quedará curado» (cf. Mt 8,8). Esta confesión se fundamenta en la esperanza; brota de la confianza puesta en Jesucristo, y a la vez también de su sentimiento de indignidad personal, que le ayuda a reconocer su propia pobreza.
Sólo nos podemos acercar a Jesucristo con una actitud humilde, como la del centurión. Así podremos vivir la esperanza del Adviento: esperanza de salvación y de vida, de reconciliación y de paz. Solamente puede esperar aquel que reconoce su pobreza y es capaz de darse cuenta de que el sentido de su vida no está en él mismo, sino en Dios, poniéndose en las manos del Señor. Acerquémonos con confianza a Cristo y, a la vez, hagamos nuestra la oración del centurión.
VERSIONE IN FRANCESE DI LUNEDI 4 DICEMBRE 2017.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps de l'Avent - 1e Semaine: Lundi
Texte de l'Évangile (Mt 8,5-11): Jésus était entré à Capharnaüm; un centurion de l'armée romaine vint à lui et le supplia: «Seigneur, mon serviteur est au lit, chez moi, paralysé, et il souffre terriblement». Jésus lui dit: «Je vais aller le guérir». Le centurion reprit: «Seigneur, je ne suis pas digne que tu entres sous mon toit, mais dis seulement une parole et mon serviteur sera guéri. Ainsi, moi qui suis soumis à une autorité, j'ai des soldats sous mes ordres; je dis à l'un: ‘Va’, et il va, à un autre : ‘Viens’, et il vient, et à mon esclave: ‘Fais ceci’, et il le fait». A ces mots, Jésus fut dans l'admiration et dit à ceux qui le suivaient: «Amen, je vous le déclare, chez personne en Israël, je n'ai trouvé une telle foi. Aussi je vous le dis: Beaucoup viendront de l'orient et de l'occident et prendront place avec Abraham, Isaac et Jacob au festin du Royaume des cieux».
REFLEXION DE LELLA
EliminaPRIERE : "VIENS ESPRIT DE DIEU, nous donner une conviction forte et véritable en Jésus et guéri toutes nos blessures. Eloigne de nous le doute, la peur et l'indécision. Montre-nous nos vocations et rend nous disponible et généreux dans sa réalisation. Ouvre nos yeux à la compréhension de ta parole et donne nous la lumière pour comprendre ce que tu veut que nous comprenons. Pour toi, nous nous en remettons à la foi comme le centurion, qui s'est confié à Jésus"
- Souvent quand nous nous mettons devant le Seigneur, notre attitude est incertaine, hésitante, et elle ne ressemble pour rien à celle du centurion de ce passage raconté par Mathieu, il semble, presque que c'est nous les êtres supérieurs qui se baissent au niveau d'un Dieu que nous mettons trop souvent en discussion dans laquelle nous ne croyons pas vraiment...... parce que tout de suite elle ne nous contentes pas, parce qu'à la moindre difficulté nous la mettons sous accusation. Je n'entends autour de moi que des phrases comme "Dieu ne m'écoute pas - Si Dieu existe pourquoi..Justement il devait m'envoyer ...ceci ou cela.- Je rend grace à Dieu de me donner la force de ne pas exploser, de ne pas me facher, parce que je comprends la douleur de ceux qui souffrent, mais certaines fois, quand je perçois en tout cela, seulement de la provocation, la sottise de celui qui se sent supérieur avec sa "non foi".. l'envie me vient de les inviter à faire un bain dans de l'eau sainte, pour se libérer vraiment de la lèpre qu'ils ont dans l'âme.." Il est assez fréquent qu'on ait de Dieu une image qui ne correspond pas à la réalité, les Juifs parlent en effet eux aussi d'un Dieu sévère, jaloux, qui ne pardonne pas et puis très semblable à eux. Mais le centurion entend parler de Jésus, qui semble vraiment être un hébreux différent des autres, qui accomplit non seulement des miracles, des guérisons, mais qui ne dédaigne pas s'arrêter pour parler et contenter les derniers et les plus lointains ceux qui étaient jetés hors de la foi hébraïque du peuple élu par leur entourage. Alors il prend son courage et demande à quelques-uns des plus âgés de demander à Jésus pour lui de sauver son serviteur qui était très mal. L'homme avait été charitable envers son serviteur, et avec beaucoup d'humilité, quand Jésus était en train d'aller chez lui, il lui dit que, comme il ne se considéré pas digne de demander lui même cette grâce, il ne se considérait pas digne de le recevoir dans sa maison, mais qu'il était sûr qu'avec seulement sa parole, son serviteur serait guéri. Une si grande foi ne pouvait pas ne pas frapper Jésus, qui n'avait certainement pas de préjugés, même s'il avait initialement dit être venu seulement pour le peuple hébraïque, mais tout de suite, il n'avait refusé aucune grâce. à personne
SUITE: Cet homme était un commandant de l'armée romaine, donc un païen, qui n'aurait jamais pus rêvé de se rapprocher de Dieu dans le temple des Juifs, vraiment parce que ceux-ci tenaient les gens à distance, considérant Dieu comme leur propriété, leur droit. Lui qui sait ne pas être entre ceux qui suivent Jésus, parce qu'il est pris par sa vie de soldat, d'être considérer comme quelqu'un qui a du pouvoir, parce qu'il est commandant de ses gardes, il se rend compte que tout le pouvoir terrestre dont il dispose, ne lui sert a rien et il s'en aperçoit quand il comprend qu'il aime son serviteur et que le voir souffrir le fait à son tour être mal. C'est à ce moment-là que son coeur s'ouvre et il cherche l'aide de ce bon homme dont tous parlent, il n'attendait pas que Jésus l'écoutât et tout de suite intervînt. Alors il se sent indigne de tant de grâce, de tant de perspicacité, parce que sa maison n'est pas digne de le recevoir, puis il se rend compte que Jésus est vraiment là devant lui et il est en train d'accueillir sa prière. Ce soldat ne connaissait pas Jésus, mais il était disposé à croire, à ouvrir son coeur, bien plus que beaucoup de fils d'Israël qui restaient durs de coeur et ne voulaient pas croire en Lui. Jésus met en contraste comment ouvrir les portes de la nouvelle Jérusalem à ceux qui sont disposés à croire et il laissera dehors les durs de coeur, indépendamment de leur origine terrestre.
EliminaCommentaire de l'Abbé Joaquim MESEGUER García
Elimina(Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Espagne)
«Amen, je vous le déclare, chez personne en Israël, je n'ai trouvé une telle foi»
Aujourd'hui Capharnaüm est notre ville et notre peuple, parmi les malades, les uns connus, les autres anonymes, fréquemment oubliés en raison du rythme frénétique qui caractérise la vie actuelle: chargés de travail, nous courrons sans cesse et sans songer à ceux qui, à cause de la maladie ou d'autres circonstances, restent en marge et ne peuvent pas suivre ce rythme. Cependant, Jésus nous dira un jour: «Chaque fois que vous l'avez fait à l'un de ces petits qui sont mes frères, c'est à moi que vous l'avez fait» (Mt 25:40). Blaise Pascal reprend cette idée lorsqu'il affirme que «Jésus s'arrache d'avec ses disciples pour entrer dans l'agonie de Gethsémaní jusqu'à la fin des temps». Le centurion de Capharnaüm n'oublie pas son serviteur souffrant au lit, parce qu'il l'aime. Même s'il est plus puissant que lui et que son serviteur soit placé sous son autorité, il lui est reconnaissant par toutes ces années de service; il l'estime profondément. Aussi, poussé par son amour, s'adresse-t-il à Jésus, et en Sa présence, fait une extraordinaire confession de foi, que la liturgie eucharistique recueille: «Seigneur, je ne suis pas digne que tu entres sous mon toit, mais dis seulement une parole et mon serviteur sera guéri» (Mt 8:8). Cette confession s'appui sur l'espérance; elle jaillit de la confiance mise en Jésus Christ, ainsi que d'un sentiment d'indignité personnelle qui lui permet de reconnaître son propre dénuement. Nous ne pouvons approcher le Christ qu'avec une démarche humble, comme celle du centurion. C'est ainsi que nous pourrons vivre l'espoir de l'Avent: espoir de salut et de vie, de réconciliation et de paix. Seul peut espérer celui qui reconnaît sa pauvreté et se rend compte que le sens de sa vie ne se trouve pas en lui-même, mais en Dieu, en s'abandonnant entre les mains du Seigneur. Approchons-nous du Christ avec confiance, et que la prière du centurion soit aussi la nôtre.