mercoledì 18 luglio 2018

(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

VANGELO DI GIOVEDI 19 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,28-30): In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nel mio cuore e disponilo ad accoglierti. Dammi la capacità di capire e di scrivere quello che tu desideri far conoscere. Amen.

Venite a me ... non andate cercando chi vi consoli, perché le ferite dell’anima e del corpo possono essere curate solo da chi vi ama veramente e vuole il vostro bene, sembra dirci Gesù. Insieme al Signore tutto diventa più facile, il giogo si fa leggero, perché Lui lo porta con noi. Possono sembrare solo parole, belle ma inutili, per chi è disperato, ma credetemi, non le direi se non avessi la certezza che è così, se non lo avessi provato sulla mia pelle! Io non sono una persona facile da convincere, peggio di San Tommaso, se non ne avessi fatto esperienza, non starei qui a raccontarvelo, ma non ho la pretesa di essere creduta sulla parola, figuriamoci...non hanno creduto a Gesù, non crederete certo a me! Io vi invito a parlare nel vostro cuore con Gesù, quando siete stanchi ed oppressi dalla fatica quotidiana, quando la sopportazione sembra venir meno. Preghiamo con parole nostre, se non sappiamo pregare,;preghiamo mettendoci all’ ascolto, magari con la Bibbia. Io amo molto il libro di Giobbe, e posso garantirvi che mi ha insegnato più la Bibbia che tutti i filosofi del mondo. Molti di noi si lamentano come Giobbe," Le mie viscere bollono e non hanno riposo, sono venuti per me giorni di afflizione." (Giobbe 30:27) Prendete il mio giogo, fate come me, dice Gesù, che ho accettato per amore vostro di caricarmi delle vostre colpe per liberarvi dalla schiavitù del peccato. L’amore rende dolce ogni sforzo, ogni fatica; sant’ Agostino diceva: “ L'amore, in effetti, rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. “
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Comentario: Hno. Lluís SERRA i Llançana
(Roma, Italia)

Oggi, le parole di Gesù risuonano intime e vicine. Siamo coscienti che l’uomo e la donna contemporanei soffrono una enorme pressione psicologica. Il mondo gira e continua a girare in modo tale che non abbiamo tempo ne pace interiore sufficienti che ci permettano di assimilare questi cambi. Frequentemente ci siamo allontanati dalla semplicità evangelica oppressi da norme, impegni, pianificazioni ed obiettivi. Ci sentiamo oppressi e stanchi di lottare senza vederne convincenti risultati. Le ultime indagini affermano che le depressioni vanno in aumento. Che cosa ci manca per sentirci bene?

Oggi, alla luce del Vangelo, possiamo rivedere qual’è la nostra concezione rispetto a Dio. Come vivo e sento Iddio nel mio intimo? Quali sentimenti fanno sorgere in me la Sua presenza nella mia vita? Gesù ci offre la Sua comprensione quando ci sentiamo stanchi ed abbiamo voglia di riposare: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Forse abbiamo lottato per essere perfetti nel fondo l’unica cosa che vogliamo è sentirci amati. Nelle Sue parole troviamo la risposta alla nostra crisi. Il nostro “egocentrismo” ci fa brutti scherzi e non ci permette di essere così buoni come vorremmo. In certi periodi chissà non vediamo la luce. Santa Giuliana di Norwich, una mistica inglese del secolo XIV, capì il messaggio di Gesù e scrisse: «Tutto andrà bene, tutte le cose andranno bene».

La proposta di Gesù -«Imparate da me» (Mt 11,29)- implica seguire il Suo stile di benevolenza (volere il bene per tutti) e di umiltà di cuore (virtù che ci invita a saper tenere i piedi in terra ed a capire che solo la grazia divina ci può far prendere il volo. Essere discepolo esige l’accettare il giogo di Gesù, ricordando che il Suo giogo è «dolce» e il suo peso è «leggero». Tuttavia non so se siamo veramente convinti che questo sia così. Vivere da persona cristiana, nel nostro contesto, non risulta facile, giacché optiamo per valori contrari. Il non lasciarsi abbagliare dal danaro, dal prestigio o dal potere esige un grande sforzo. Se vogliamo fare da soli questa prodezza, risulterà un’impresa impossibile. Con Gesù, invece, tutto sarà possibile e dolce.

martedì 17 luglio 2018

(Mt 11,25-27) Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

VANGELO DI MERCOLEDI 18 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,25-27): In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Padre che invii il Tuo Spirito su chi si dispone con umiltà al tuo cospetto, ti ringrazio e ti chiedo di non farmi mai pensare, di saper fare qualcosa da sola, perché perderei la tua carezza, che è la sola cosa che conta veramente.

Non deve essere stato facile nemmeno per Gesù far comprendere agli uomini che tutto ciò che lui rivelava, lo rivelava Dio; perché noi siamo uguali da sempre, vogliamo capire per essere primi, per essere presi in considerazione e quindi sentirci migliori di altri. Pensando ai piccoli, non posso fare a meno di pensare ai bambini di catechismo. In questo mondo, si tende a far crescere in fretta i bambini, lo vediamo dalle tante attività che gli proponiamo, che spaziano dallo sport all’ arte e addirittura ai mestieri da grandi,(vedi Mastercheff Junior). Li spingiamo spesso ad essere competitivi e, questo , se da una parte è stimolante, dall’ altra li rende molto impulsivi e poco riflessivi, proprio perché competono nel rispondere ancor prima di aver ben compreso le domande. Io gioco a fargli tirare fuori le risposte ragionate, per questo studio con pazienza ed attenzione gli imput da suggerirgli. Un po’ come fa il Signore con noi, perché nella sua sapienza sa dosare ogni cosa, e sa frenare il nostro istinto, ricordandoci che là dove noi siamo consapevoli di essere un nulla, Lui può intervenire e proprio come bambini, impareremo a lasciarci coccolare da Dio, a lasciare che sia lui ad ispirarci e scopriremo la bellezza dell’affidarci con fiducia.
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Comentario: P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, il Vangelo ci offre la opportunità di penetrare, per così dire, nella struttura della stessa divina sapienza. Chi fra di noi non desidera conoscere svelati i misteri di questa vita? Però ci sono enigmi che nemmeno i migliori investigatori del mondo, arriveranno nemmeno a detettare. Tuttavia, ce ne Uno davanti; al quale «Non c'è nulla infatti di nascosto (...), e nulla di segreto che non debba essere messo in luce» (Mc 4,22). Questo è quello che si dà a se stesso il nome di “Figlio dell’uomo”, e afferma di se stesso: «Tutto mi è stato dato dal Padre mio» (Mt 11,27). La sua natura umana —per mezzo della unione ipostatica— è stata assunta per la persona del Verbo di Dio: è in una parola, la seconda persona della Santissima Trinità, davanti alla quale non ci sono tenebre e per la quale la notte è più luminosa che il pieno giorno.

Un proverbio arabo cita così: «Se in una notte nera, una formica nera sale su un muro nero, Dio la sta osservando». Per Dio non ci sono segreti né misteri. Ci sono misteri per noi, ma non per Dio, davanti al quale il passato, il presente e il futuro sono aperti ed esplorati fino all’ultima virgola.

Dice, compiaciuto, oggi il Signore: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25)». Sì, perché nessuno può pretendere di conoscere questi o simili segreti nascosti nemmeno portandoli fuori dal buio con gli studi più intensi, né in maniera voluta dalla sapienza. Dei segreti profondi della vita, ne saprà sempre di più la vecchietta senza esperienza scolastica che il pretenzioso scientifico che ha dedicato anni di studio in prestigiose università. C’è la scienza che si ottiene con fede, semplicità e povertà interiore. Ha detto bene Clemente Alessandrino: «La notte è propizia per i misteri: è dunque quando l’anima —attenta e umile— si volge verso se stessa, riflettendo sulle sue condizioni; è allora quando si trova Dio».

lunedì 16 luglio 2018

(Mt 11,20-24) Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

VANGELO DI MARTEDI 17 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 11,20-24): In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidóne fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidóne nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, «sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!». Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!».





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito di Dio nella mia vita, fa che diventi conforme ai tuoi desideri, a quella vita che tu vuoi per me, perché io possa vivere nel tuo amore.

Signore ce l’hai con me? Io so che sei un Dio presente, perché ho preso coscienza di quei segni che hai compiuto su di me, e cerco di comportarmi di conseguenza. Ma so che mai sarà abbastanza,che mai riuscirò a restituire nemmeno in parte quello che Tu mi hai dato; perché se non fossi intervenuto tante volte, io di questa vita, ne avrei fatto un vero guazzabuglio. Penso ad un libretto di don Giò (don Giovanni Bertocchi ) che mi è stato donato da un santo sacerdote: ”una vita firmata” sulla cui copertina c’è un groviglio di fili che all’ incontro col sole, si distendono ordinatamente e prendono la forma di un pentagramma su cui ci sono delle note musicali. Così è la nostra vita dopo l’incontro con il Signore, prende forma, si realizza, diventa qualcosa di piacevole da vivere in comunione con Dio e con i fratelli. A volte ci soffermiamo a vedere quanta fede c’è negli altri, dando per scontato che siano gli altri che non sanno avere fede nel Signore, che non sanno vivere in comunione ma, pur ammettendo che spesso siamo provocati, come rispondiamo ad ogni provocazione ? Leggendo sui social network gli sproloqui di chi si sente tanto santo e perfettino penso: Grazie Signore di chinarti ogni giorno sulla mia debolezza, aiutami a non giudicare nessuno, perché solo riconoscendo i miei peccati, posso sperare di salvarmi un giorno, imparando a fare la tua volontà!
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Comentario: Rev. D. Pedro-José YNARAJA i Díaz
(El Montanyà, Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci parla del giudizio storico di Dio su Corazìn, Cafarnaum ed altre città: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo (...) si sarebbero convertite» (Mt 11,21). Ho meditato questo passaggio tra le loro nere rovine, che è tutto ciò che resta di esse. La mia riflessione non mi ha portato ad allegrarmi della distruzione che soffrirono. Pensavo: nelle nostre popolazioni, nei nostri quartieri, nelle nostre case, anche da queste parti è passato il Signore e... quale caso Gli si fece? Che caso Gli ho fatto io?

Con una pietra in mano, mi son detto tra di me: qualcosa come questo resterà della mia esistenza storica, se non vivo responsabilmente la visita del Signore. Ho ricordato il poeta: «Anima, affacciati adesso alla finestra: vedrai con quanto amore insiste nel chiamare» e, con vergogna, riconosco che anch’io ho detto: «Domani Gli apriremo... per risponderGli domani la stessa cosa» (Lope de Vega).

Quando attraverso le strade inumane delle nostre “città dormitorio”, penso: che cosa si può fare tra questi abitanti con i quali mi sento incapace di stabilire un dialogo, con chi non posso condividere le mie illusioni, a chi mi riesce impossibile trasmettere l’amore di Dio? Ricordo, allora il motto che scelse San Francesco di Sales all’essere eletto vescovo di Ginevra –massimo esponente della Riforma protestante- in quei tempi; «Dove Dio ci ha piantato, è necessario saper fiorire». E se, con una pietra in mano, meditavo il severo giudizio di Dio che può ricadere su di me, in altri momenti –con un fiorellino silvestre, nato tra le erbacce e lo sterco d’alta montagna- penso che non devo perdere la Speranza. Devo corrispondere alla bontà che Dio ha dimostrato verso di me, e, così la mia piccola generosità, depositata nel cuore di chi saluto, lo sguardo interessato ed attento verso chi mi chiede un’informazione, il mio sorriso rivolto verso chi mi cede il passo, fiorirà in un futuro. Ed il nostro ambiente non perderà la Fede.

domenica 15 luglio 2018

(Mt 10,34-11,1) Sono venuto a portare non pace, ma spada.

VANGELO DI LUNEDI 16 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XV settimana del Tempo Ordinario

Santorale 16 Luglio: Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Testo del Vangelo (Mt 10,34--11,1): In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.» Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.» Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito ad ispirare il mio cuore, annunciami la parola che esce dalla bocca del mio Signore.

Gesù ti cambia la vita!
Quando ti innamori sei attratto, andresti contro il mondo intero, rinunci a tutto ciò che ti distrae dal tuo amore....
Ecco come ci ama Dio e come vuole essere riamato.
Un Dio geloso, non come gli uomini, che sono capaci di picchiare o uccidere la donna che dicono di amare per gelosia, ma come un Padre che sa quali sono le cose giuste e diciamocelo chiaramente, se non seguiamo Lui,vuol dire che stiamo seguendo satana!
Lui lo sa, noi facciamo finta di non saperlo!
Diamo un taglio a tutto quello che ci trascina lontano da Dio; è l’unico sistema per salvarci!

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Comentario: Rev. D. Valentí ALONSO i Roig
(Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù ci offre una miscela esplosiva di raccomandazioni; è come uno di quei banchetti di moda dove i piatti sono piccole “razioni” da assaggiare. Si tratta di consigli profondi e duri da digerire, destinati ai suoi discepoli nel bel mezzo di un processo di formazione e preparazione missionaria (cf. Mt 11,1). Per degustarli, dobbiamo contemplare il testo in gruppi separati.

Gesù incomincia facendo conoscere l’effetto del suo insegnamento. Oltre agli effetti positivi, evidenti nella azione del Signore, il Vangelo evoca i contrattempi e gli effetti secondari della sua predicazione: «i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,36). Questo è il paradosso di vivere nella fede: la possibilità di affrontarsi gli uni contro gli altri, compresi quelli più vicini a noi, quando non capiamo chi é Gesù, il Signore, e non lo capiamo come il Maestro della comunione.

In un secondo momento, Gesù ci chiede di occupare il massimo grado nella scala dell’amore: «chi ama padre o madre più di me...» (Mt 10,37), «chi ama figlio o figlia più di me...» (Mt 10,37). Così, ci propone lasciarci accompagnare da Lui come in presenza di Dio, poiché «chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40). L’effetto di vivere accompagnati dal Signore, accolto nella nostra casa, è godere della ricompensa dei profeti e dei giusti, perché abbiamo ricevuto a un profeta e un giusto.

La raccomandazione del Maestro finisce per dar valore ai piccoli gesti di aiuto e di appoggio per chi vive nella compagnia del Signore, ai suoi discepoli, che siamo tutti i cristiani. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo...» (Mt 10,42). Da questo consiglio nasce una responsabilità: riguardo al prossimo, dobbiamo essere coscienti del fatto che chi vive con il Signore, chiunque essi sia, deve essere trattato come tratteremmo il Signore. Dice San Giovanni Crisostomo: «se l’amore fosse sparso dappertutto, nascerebbero da lui un’infinità di beni».

sabato 14 luglio 2018

(Mc 6,7-13) Prese a mandarli.

VANGELO DI DOMENICA 15 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XV Domenica (B) del Tempo Ordinario

Vedere Prima Lettura e Salmo Responsoriale

Testo del Vangelo (Mc 6,7-13): In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, tocca il mio cuore e la mia mente; imprimi in me la chiamata di Dio, e fa che continuando a vivere nell'amore dal quale sono stata generata. Fa che riesca a trasmettere la lieta notizia della salvezza anche a chi è lontano, a chi non crede ed a chi non spera.

Come altre volte, mi trovo davanti a questa pagina di Vangelo, e anche questa volta mi lascio andare a quello che mi salta subito agli occhi. Gesù invia... manda... e come battezzata, mi sento chiamata in causa. Sto studiando in questi giorni un libricino che ci è stato dato dal nostro Vescovo ultimamente, (Incontriamo Gesù) che è per me, un po' come un diamante, perché ricorda ad ogni cristiano che la responsabilità della testimonianza è di tutti. Spesso, nei miei interventi, ho affermato che se tante persone si allontanano dalla Chiesa, la colpa non è di Dio, né delle regole dettate a Mosè e attuate da Gesù, ma di noi, uomini e donne, laici e pastori, che spesso, purtroppo, non siamo credibili e tanto meno coerenti. Essere catechisti, non significa insegnare nozioni, ma esprimere queste nozioni con le opere, con la propria coerenza, con la vita. È anche per noi un cammino, che passa attraverso varie fasi, che incontra ostacoli, cadute, spesso catastrofiche, perchè lo scontro è sempre dietro l' angolo. Mi viene in mente che la vita si svolge un po' come l'incognita nelle espressioni, che è la risposta a dei dati che si incontrano per poi poterne ricavare altri. Così è la reazione che possiamo avere quando qualche ostacolo ci si presenta nel nostro cammino di fede, è molto importante che sia quella giusta. Per questo, Gesù chiede di lasciare tutto e di prendere solo un bastone su cui appoggiarci nel nostro cammino, ossia ci chiede di non pensare di poterci poggiare su noi stessi. La nostra forza è la sua parola, ma perchè sia convincente, perchè produca frutto, dobbiamo trasmetterla così come ci viene trasmessa, viverla perchè possa generare vita, amarla per farla amare. Se Gesù avesse fulminato tutti coloro che gli sbarravano la strada, quale messaggio ci avrebbe trasmesso? Se a chi lo oltraggiava avesse risposto in uguale misura, cosa avremmo recepito? Ma Gesù ha solo e sempre amato, perdonato, aiutato, liberato da ogni forma di male; è stato maestro sia con le parole che con la sua vita, quindi quello che dobbiamo cercare di fare, per noi prima di tutto, è non scandalizzare con la nostra incoerenza, trascurando tutto quello che può essere importante agli occhi degli uomini, fama, posizione sociale o denaro e cercare di crescere in umiltà, carità e coerenza con il Vangelo che siamo chiamati a testimoniare.

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Comentario: Rev. D. Jordi SOTORRA i Garriga
(Sabadell, Barcelona, Spagna)

Oggi, Domenica XV (B) del Tempo Ordinario, leggiamo sul Vangelo che Gesù manda i Dodici, a due a due, a predicare. Finora hanno accompagnato il Maestro lungo i cammini della Galilea, ma ora è giunto il momento di iniziare la diffusione del Vangelo, la Buona Novella: la notizia che il nostro Padre Dio ci ama con amore infinito e che ci ha portato alla vita per renderci felici per l’intera eternità. Questa notizia è per tutti. Nessuno deve essere escluso dall'insegnamento liberatrice di Gesù. Nessuno è escluso dall'amore di Dio. E’ necessario raggiungere l’ultimo angolo del mondo. Dobbiamo proclamare la gioia della salvezza piena e universale, per mezzo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per noi, è morto e risorto e attivamente presente nella Chiesa.

Dotati «con potere sugli spiriti immondi» (Mc 6,7) e con uno sfondo quasi inesistente -«E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa» (Mc 6,8)- iniziano la missione della Chiesa. L'efficacia della sua predicazione evangelica, non provenirà dunque da influenze umane o materiali, ma del potere di Dio e della sincerità, la fede e la testimonianza di vita del predicatore. «Tutto lo slancio, l'energia e la consegna dei missionari proviene dalla sorgente che è l'amore di Dio riversato nei nostri cuori con il dono dello Spirito Santo» (Giovanni Paolo II).

In questi giorni la buona notizia non è ancora raggiunta ovunque, né con l'intensità necessaria. C’è da predicare la conversione, si deve sconfiggere gli spiriti maligni.

Quelli che abbiamo ricevuto la Buona Novella, la sappiamo valorare? Siamo coscienti di essa? Siamo grati? Sentiamoci inviati, missionari, invitati a predicare con il buon esempio e, se necessario, con la parola per far che la Buona Novella non manchi a coloro che Dio ha posto sul nostro cammino.

venerdì 13 luglio 2018

(Mt 10,24-33) Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

VANGELO DI SABATO 14 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,24-33): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!» Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O Spirito dell’Eterno Amore , vieni nel mio cuore, rinnovalo e rendilo sempre più conforme alla Tua Divina presenza.

In questo momento in cui la Chiesa tutta sembra in confusione, in cui tutti i suoi nemici sembrano essersi riuniti ed accaniti contro il Papa, viene logico pensare che questo brano del Vangelo è più attuale che mai. Le prime letture di questo periodo ci stanno ricordando che spesso gli uomini si sono macchiati di ogni tipo di peccato, e che i giusti ne hanno, il più delle volte, fatto le spese. Ma come in questi accadimenti, vediamo che è Dio che scrive l’ultima parola, trasformando persino il più orribile dei misfatti, in bene. Per questo bisogna fidarsi di Dio e non temere neanche quando vediamo che è la morte che bussa alla nostra porta. Oggi, ci sono uomini che uccidono e fanno stragi, in nome di un Dio che hanno costruito a loro uso e consumo; altri che criticano ed offendono duramente il Papa; altri ancora che pur se introdotti nella Chiesa, hanno abbandonato le buone pratiche per seguire satana e dare scandalo; quello che dobbiamo chiedere è una fede vera, senza fronzoli, che non ci faccia apparire, ma ci faccia essere fedeli e disponibili ad accettare ogni cosa giunga, non con la rassegnazione dei disperati, ma con la speranza dei figli di Dio che sanno che il loro Padre non gli farà mancare la sua protezione e la sua grazia.
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Comentario: P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere sulla relazione maestro-discepolo: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10,24). Nel campo umano non è impossibile che l’alunno possa superare a chi lo inizia in una disciplina. Esistono nella storia esempi come Giotto, che supera il suo maestro Cimabue, o come Manzoni l’abate Pieri. Però la chiave della grande saggezza sta solamente nelle mani dell’Uomo-Dio, tutti gli altri ne possono partecipare, fino a capirla a diversi livelli: dal grande teologo San Tommaso D’Aquino fino al bambino che si prepara per la sua Prima Comunione. Potremmo aggiungere vari stili ed accessori, però non saranno mai nulla di essenziale che arricchiscano il valore intrinseco della dottrina. Al contrario, esiste la possibilità di sfiorare l’eresia.

Dobbiamo essere cauti nel cercare di fare combinazioni che possano falsare e non arricchire per nulla la sostanza della Buona Novella. «Dobbiamo astenerci dalle ghiottonerie, pero soprattutto dobbiamo digiunare dagli errori», dice Sant’Agostino. In una occasione mi passarono un libro sugli Angeli Custodi, nel quale appaiono elementi di dottrine esoteriche, come la metempsicosi, e una incomprensibile necessità di redenzione che perturberebbe questi spiriti buoni e confermati nel bene.

Il Vangelo di oggi ci apre gli occhi rispetto al fatto ineludibile che il discepolo sia a volte incompreso, trovi ostacoli o sia addirittura perseguitato per dichiararsi seguace di Cristo. La vita di Gesù fu un servizio ininterrotto in difesa della verità. Se a Lui lo appellarono come “Belzebu”, non è strano che in un dibattito, in un confronto culturale o nei faccia a faccia che vediamo in televisione, ci dicano di essere retrogradi. La fedeltà a Cristo Maestro è il massimo riconoscimento del quale possiamo vanagloriarci: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32).

giovedì 12 luglio 2018

(Mt 10,16-23) Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

VANGELO DI VENERDI 13 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,16-23): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.» Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guida la mia mente ed il mio cuore verso di te.

on quanto amore Gesù avverte i suoi discepoli di quello che li aspetta. Sa che saranno proprio gli stessi uomini a rendergli difficile il loro compito di evangelizzatori. Quello che hanno fatto a lui lo faranno ai suoi... perchè sia gli uomini di potere che gli scribi e i farisei, non avevano nessuna voglia di sottostare a chicchessia. C' erano infatti degli ebrei che volevano si rispettassero più le leggi che loro avevano messo, che quelle dei comandamenti dati da Dio a Mosè, si attenevano al Talmud,che è il libro più sacro dell'antico ebraismo e non vedeva certo di buon occhio Gesù che li riprendeva e li accusava. Sicuramente per i primi apostoli fu difficile, e pericoloso diffondere il cristianesimo in un ambiente così ostile. Molti morirono martiri, ma Gesù dimostrò loro che la morte del corpo, non era la cosa che dovevano temere, ma quella dello Spirito invece doveva mettergli paura, perchè li avrebbe condannati all'inferno, privandoli della vista di Dio. Perseverare nella fede, anche se è sempre più difficile, anche se molti sono i lupi e a nessun va di seguire Gesù sulla via della croce. La sofferenza è qualcosa di estremamente coraggioso, di infinitamente grande,e non è da tutti, ma certamente " Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato".
Guardando a Cristo, vedremo che spesso anche nelle stesse famiglie, ci sarà divisione e disaccordo, ma solo restando saldi nella fede, saremo salvati, Dio non abbandona i suoi figli.
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Comentario: P. Josep LAPLANA OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo rileva le difficoltà e le contraddizioni che il cristiano dovrà soffrire per causa di Cristo e del suo Vangelo, e come dovrà resistere e perseverare fino alla fine. Gesù ci promise: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); però non ha promesso ai suoi un cammino facile, al contrario, disse loro: «Sarete odiati da tutti per causa del mio nome» (Mt 10,22).

La Chiesa e il mondo sono due realtà di “difficile” convivenza. Il mondo, che la Chiesa deve convertire a Gesù Cristo, non è una realtà neutra, come se fosse cera vergine che solo aspetta il timbro che le dia forma. Questo sarebbe stato così solamente se non avessimo avuto una storia di peccato fra la creazione dell’uomo e la sua redenzione. Il mondo, come struttura allontanata da Dio, obbedisce ad un altro signore, che il Vangelo di San Giovanni nomina come “il signore di questo mondo”, il nemico dell’anima, al quale il cristiano ha fatto giuramento —nel giorno del suo battesimo— di disobbedienza, di confronto, per appartenere solo al Signore e alla Madre Chiesa che lo ha generato in Gesù Cristo.

Però il battezzato continua vivendo in questo mondo e non in altri, non rinuncia alla cittadinanza di questo mondo, nemmeno gli nega il suo onesto apporto per sostenerlo e migliorarlo; i doveri di cittadinanza civica sono anche doveri cristiani; pagare le tasse è un dovere di giustizia per il cristiano. Gesù disse che i suoi seguaci siamo nel mondo, però non siamo del mondo (cf Gv 17,14-15). Non apparteniamo al mondo incondizionalmente, solo apparteniamo del tutto a Gesù Cristo e alla Chiesa, vera patria spirituale che è qui nella terra e che attraversa la barriera dello spazio e del tempo per sbarcarci nella patria definitiva del cielo.

Questa doppia cittadinanza si scontra immancabilmente con le forze del peccato e del dominio che muovono i meccanismi mondani. Ripassando la storia della chiesa, Newman diceva che «La persecuzione è la marca della Chiesa e chissà la più durevole di tutte».

mercoledì 11 luglio 2018

(Mt 10,7-15) Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

VANGELO DI GIOVEDI 12 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 10,7-15): In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito santo, vieni con la tua luce ad illuminare la mia piccola mente con la tua parola, donami la sapienza per capire e la forza per viverla, per Cristo, nostro Signore che ti ha inviato in nostro eterno aiuto.

Nel Vangelo  prosegue la spiegazione di Matteo sulle parole di Gesù quando affidò loro la missione di andare tra le genti ed avvertire tutti quelli che incontravano che la venuta del regno di Dio era vicina. La salvezza era lì, a portata di mano, tutta in quell’uomo che era venuto sulla terra per portare il messaggio del Padre, in quell’uomo che era Dio stesso, che proprio per questo suo immenso amore per i suoi figli, scende sulla terra, si incarna nel seno della Vergine Maria, e si fa uomo. Le istruzioni per gli apostoli sono chiare, tutte racchiuse in una frase se vogliamo, che è la frase con la quale viene sottolineato il vangelo di oggi: ”gratuitamente avete ricevuto, e gratuitamente date”. Il segno che si è uomini mandati dal Signore è nella predicazione, nella guarigione, nell’aiuto, nell’accoglienza degli emarginati e nella fiducia che sarà Dio stesso a provvedere che si vada avanti nel cammino, proprio come operai nella vigna che sanno che il loro Signore li ripagherà. Il messaggio di Gesù è chiaro, comunione con Dio = condivisione con i fratelli.
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Comentario: Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)

Oggi, vogliamo prevedere financo ciò che non è prevedibile. Oggi sono in auge i servizi a domicilio. E se oggi parliamo tanto di pace, forse è perché ne abbiamo tanto bisogno. L'oggi del Vangelo si centra in questi diversi “oggi”. Analiziamoli individualmente.

Vogliamo prevedere anche l’imprevedibile: quanto prima faremo un'altra assicurazione nel caso che l'assicurazione attuale non funzioni. O quando si acquistano dei pantaloni e il dipendente ci offre un modello macchiato e magari scolorito! Il Vangelo di oggi, invitandoci a camminare sprovvisti d'equipaggio («Non cercate ne oro ne argento...»), ci invita alla fiducia, alla disponibilità. Ma, attenti! Ciò non è trascuratezza. Neppure improvvisazione. Vivere questa realtà è possibile solamente quando la nostra vita è radicata in ciò che è fondamentale: nella persona di Cristo. Come diceva Papa Giovanni Paolo ll, «è necessario rispettare un principio essenziale della vita: il primato della grazia (...). Bisogna non dimenticare che, senza Cristo, non possiamo far niente (cf. Jn 15,5)».

È anche vero che proliferano i servizi a domicilio; niente catering; adesso ti fanno la frittata di patate in casa. Serve come esempio di una società nella quale le persone tendono a camminare per conto proprio ad organizzarsi la vita prescindendo dagli altri. Oggi Gesù ci dice «andate»; uscite. Questo significa che dobbiamo prendere in considerazione quelli che ci sono accanto. Teniamolo dunque ben presente: dobbiamo essere aperti ai loro bisogni.

Vacanze, un paesaggio tranquillo…, ¿ sono sinonimi di pace? Sembra che abbiamo seri motivi per dubitarne. Forse molte volte sono un sopore delle angosce interne; queste, più avanti, torneranno a svegliarsi. I cristiani sappiamo di essere portatori di pace, anzi che questa pace impregna tutto il nostro essere —anche quando intorno a noi troviamo un ambiente ostile— nella misura in cui seguiamo Gesù da vicino.

Lasciamoci toccare, dunque, dalla forza dell'”oggi” di Cristo! E..., «Chi ha trovato veramente Cristo, non può tenerlo solo per se, deve annunciarlo» (Giovanni Paolo ll).

martedì 10 luglio 2018

(Mt 19,27-29) Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

VANGELO 

(Mt 19,27-29) Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».


Parola del Signore 





RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA: Vieni Spirito del Signore, ed aiutami a seguirti; prendimi per mano e guidami nelle cose velate e svelami quello che vuoi che si comprenda, perché l’opera di Dio si compia in me. 
 
San Benedetto era un giovane come tanti, scelse di vivere costantemente al cospetto del Signore, in un momento particolare della storia. C’erano anche allora, come oggi, coloro che avevano seguito Gesù, ma poi si erano perduti, creando anche nella chiesa, oasi di potere economico e sociale, così diverse dallo spirito evangelico che Gesù proponeva. Per lottare contro tutte le cose che non andavano egli sceglie di tornare all’essenziale e decide per la regola che contraddistinse il su ordine: ora et labora. Oggi alcuni, cercano di distruggere la Chiesa dividendola, spaccandola, cercando di dare al Papa dell’eretico, dell’anticristo; andando dietro a ideologie più politiche che evangeliche. Chi vuole veramente seguire Gesù deve prima di tutto sapere che difficilmente gli riuscirà se non lo imita. Quelli che dividono, giudicano, condannano, insultano, deridono … più che seguire Gesù, mi sembra seguano i loro interessi; non abbandonando nulla di sé stessi, ma anzi cercano di adeguare Dio alle loro esigenze. La chiamata del Signore coinvolge tutti, non è solo per chi sceglie di consacrarsi, ma per tutti quelli che vogliono vivere l’amicizia con Gesù. Tutte le scelte devono essere definitive per potersi definire tali; devono cambiare il senso della nostra vita, perché non diventino percorsi egocentrici che non portano da nessuna parte e tantomeno incontro al Signore. Io non credo sarò mai capace di lasciare veramente tutto ... c’ è sempre qualcosa che morde il freno, ma ti prego Signore, di completare quello che mi manca, perché sei Tu che devi stabilire i miei limiti, e non la mia ottusità, che sa vedere solo con occhi terreni, e si perde nelle mie paure. .

lunedì 9 luglio 2018

(Mt 9,32-38) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

VANGELO DI MARTEDI 10 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,32-38): In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».



 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: SANTO SPIRITO, CONSULENTE ETERNO CHE SI AFFIDA A DIO, AIUTAMI !

Presentarono! Chi presentò a Gesù l’indemoniato? Chi si prese la briga di condurlo davanti al Signore? Sicuramente qualcuno che credeva in lui e che sperava nella guarigione del poveretto. C’è da tenere presente che la chiesa di allora, non teneva molto in considerazione gli ammalati, anzi li considerava castigati da Dio, e li abbandonava a se stessi.  Allora il tempio era veramente un qualcosa di molto lontano dai bisogni della gente, che aveva nei confronti dello stesso solo obblighi. Il personaggio che qui Matteo ci descrive, era muto, e non appena Gesù lo libera dal demonio, torna a parlare. Questo provoca sia una reazione di ammirazione e meraviglia, sia una di contestazione; non potendo negare il miracolo, infatti, lo attribuiscono al Diavolo. Gesù continua a viaggiare tra le genti, nella sua missione salvifica e guaritrice ed è pieno di compassione per quel suo popolo afflitto, si rende conto che ha bisogno di pastori che lo conducano e non di dotti che dettino leggi e non curano il gregge. I pastori che Gesù vuole per il suo popolo sono quelli che lo seguono in tutto e per tutto, ed in primis nell’accoglienza e nella compassione per i poveri e gli emarginati. Non vuole pastori che pensano solo ad arricchirsi, infatti,  diceva di andare senza bisaccia e senza calzari, ma vuole dei pastori attenti che si preoccupano di tutte le sue pecore, senza discriminare nessuno. È un invito per i sacerdoti, ma anche per tutti coloro che ha chiamato al suo seguito.

Preghiera per i sacerdoti (dal libro pregate pregate ed.shalom)

Abbiamo bisogno di preti, Signore, ma di preti fatti sul Tuo stampo; non vogliamo sgorbi, non vogliamo "occasionali", ma preti autentici, che ci trasmettano Te senza mezzi termini, senza ristrettezze, senza paure. Vogliamo preti "a tempo pieno", che consacrino ostie, ma soprattutto anime, trasformandole in Te; preti che parlino con la vita, più che con la parola e gli scritti; preti che spendano il loro sacerdozio anziché studiare di salvaguardarne la dignità.
Sai bene, Signore, che l'uomo della strada non è molto cambiato da quello dei tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di Te, che solo tu puoi appagare. Allora donaci preti stracolmi di Te, come un Curato d'Ars, preti che sappiano irradiarti; preti che ci diano Te. Di questo, solo di questo noi abbiamo bisogno.
Perdona la mia impertinenza: tieniti i preti dotti, tieniti i preti specializzati, i preti eloquenti, i preti che san fare schemi, inchieste, rilievi. A noi, Signore, bastano i preti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido. Cerchiamo preti che sappiano pregare più che organizzare, preti che sappiano parlare con Te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro.
Oggi si fanno richieste, si fanno sondaggi su come sarà, su come la gente vuole il prete. Non ho mai risposto a queste inchieste, ma a Te, Signore, posso e voglio dirlo: il prete io lo voglio impastato di preghiera.
Donaci, o Signore, preti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a Te, preti che sappiano adorare, impetrare, espiare; preti che non abbiano altro recapito che il tuo Tabernacolo. E dimenticavo: rendici degni di avere tali preti.

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Comentario: Rev. D. Joan SOLÀ i Triadú
(Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci racconta la guarigione di un indemoniato muto provocando reazioni diverse nei farisei e nella folla. Mentre i farisei, di fronte alla prova innegabile di un miracolo, la attribuiscono a poteri demoniaci —«Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni» (Mt 9,34)— la folla è stupita: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!» (Mt 9,33). San Giovanni Crisostomo, commentando questo passaggio, dice: «Quello che veramente infastidiva i farisei è che consideravano Gesù superiore a tutti, non solo quelli che già esistevano, ma a anche a tutti quelli che erano esistiti prima».

Gesù non era preoccupato per l'ostilità dei farisei. Lui rimaneva fedele alla sua missione. Inoltre, Gesù, di fronte alla evidenza che le guide d’Israele, invece di prendersi cura e pascere il gregge, quello che facevano era smarrirlo, ebbe pietà di quelle folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Che le moltitudini vogliono e apprezzano una buona guida è stato dimostrato con le visite pastorali di San Giovanni Paolo II a tanti paesi del mondo. Quante moltitudini si sono raccolte intorno a lui! Come ascoltavano la sua parola, soprattutto i giovani! Anche se il Papa non riduceva il messaggio del Vangelo, ma lo predicava in tutta la sua intensità.

Tutti noi, «se fossimo coerenti con la nostra fede, —dice san Josemaría Escrivá— guardando intorno e contemplando lo spettacolo della storia e del mondo, non potremo evitare di sentire che sorgono nei nostri cuori gli stessi sentimenti che animarono quelli di Gesù Cristo», e ciò ci condurrebbe ad una generosa opera apostolica. Però è evidente la disparità che esiste fra le moltitudini che attendono la predicazione della Buona Nuova del Regno e la scarsezza di operai. La soluzione è data da Gesù alla fine del Vangelo: pregate il signore della messe perché mandi operai nella sua messe (cf. Mt 9,38).

domenica 8 luglio 2018

(Mt 9,18-26) Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.

VANGELO DI LUNEDI 9 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XIV settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,18-26): In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.





RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito Santo, vieni a portare la luce nella mia mente ottenebrata, vieni a farmi conoscere il senso della parola del Signore, vieni ad insegnarmi come ascoltare e come vivere per essere specchio che riflette la luce che abbaglia, e fa che dietro a questa luce io scompaia.

Gesù passa nella nostra vita, molti ce ne hanno parlato, ma per tanti è stato come per me, anni e anni ad aspettare che qualcosa succedesse, senza fare mai un gesto, mai una preghiera vera in cui chiedere al Signore di fermarsi per me.
La nostra fede non andava oltre al “ Sentito Dire ”, ma forse nella nostra disperazione, non riuscivamo ad alzare lo sguardo … Io non so perché, ma so che oggi che conosco la potenza dell’ amore di Dio, oggi che pur con mille mancanze, mille imperfezioni, mi sono sentita toccare da Lui, vorrei averlo fatto da sempre. C’era un uomo che era avverso a Gesù, forse uno dei capi di quella chiesa che Gesù ammoniva, fatta di sepolcri imbiancati, ma ad un tratto quell' uomo, colpito da una tragedia, si rivolge al Signore , con una fede che fa meravigliare Gesù stesso, perché quell' uomo, così lontano da Lui, capisce che Lui può vincere la morte del corpo e dello spirito. Anche la donna ( che per gli ebrei era considerata impura ) cerca di arrivare a Gesù, sa che se solo riesce a toccarlo, sarà guarita. Come toccare Gesù? Come farsi toccare da Lui? Basta invocarlo, cercarlo nel proprio cuore, nella preghiera, con tutta l’ anima e Lui si volterà verso di noi, e ci salverà.
Nonostante il Suo amore sia grande, immenso, noi non vediamo mai Gesù correre dietro a qualcuno, cercare di toccarlo , imporgli la sua presenza, anche se Gesù, pur conoscendo tramite lo Spirito Santo i nostri bisogni e la disperazione , non ci risparmia la fatica di cercarlo, non ci rende più facile la lotta con il nostro orgoglio, la nostra presunzione, la nostra paura di dover lasciare quei peccati he tanto ci attirano... ma vuole che siamo noi a desiderare di incontrarlo, di essere liberati dalla nostra incapacità di arrivare fino a Lui! L’amore del Signore è immenso, se solo potessimo riuscire a capire quanto è grande, non esiteremmo un attimo a rivolgere a Lui la nostra preghiera, se solo potessimo ascoltare le voci di chi ci ha descritto le grandi grazie che il Signore ha compiuto su di loro, come la voce dei santi, allora il nostro cuore griderebbe: Gesù, se potessi toccare il tuo mantello, sarei salvata. Nel Padre nostro, diciamo : “ Sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta in cielo ” (Matteo 6:10). Affinché la volontà di Dio sia fatta in terra, bisogna che trovi la sua realizzazione in ogni essere umano. E finché non riusciamo a capire che la volontà di Dio è la realtà migliore a cui possiamo aspirare e la nostra volontà non decide di assoggettarsi ad essa rinunciando a portare avanti caparbiamente la nostra visione della vita, non riusciremo a toccare le vesti di Gesù e non troveremo guarigione alle nostre ferite.

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Comentario: ev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, la liturgia della Parola ci invita ad ammirare due magnifiche manifestazioni di fede. Così straordinarie che conquistarono e commossero il cuore di Gesù provocando —immediatamente— la sua risposta. Il Signore non si lascia vincere in generosità.

« Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà» (Mt 9,18). Quasi potremmo dire che con fede risoluta “obblighiamo” a Dio. A Lui piace questa specie di obbligazione. Anche l’altra testimonianza di fede nel Vangelo di oggi è impressionante: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita» (Mt 9,22).

Si potrebbe affermare che Dio, addirittura, si lascia “manipolare” di buon grado dalla nostra buona fede. Quello che non ammette è che lo tentiamo con sfiducia. Questo fu il caso di Zaccaria, che chiese una prova all‘arcangelo Gabriele: «Ma Zaccaria disse all’angelo: Come posso conoscere questo?» (Lc 1,18). L’arcangelo non arretrò di un passo «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio (...).Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo» (Lc 1,19-20). E così fu.

E’ Lui stesso che vuole “obbligarsi” e “legarsi” con la nostra fede: «Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Lui è nostro Padre e non vuole negare nulla di ciò che conviene ai suoi figli.

Però è necessario manifestargli con fiducia le nostre richieste; la fiducia e la connaturalità con Dio richiedono tatto: per aver fiducia di qualcuno, dobbiamo conoscerlo; e per conoscerlo dobbiamo frequentarlo. Così «la fede fa germogliare la preghiera, e la preghiera —quando germoglia— raggiunge la fermezza della fede» (Sant’Agostino). Non dimentichiamo la lode che meritò Santa Maria: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore!» (Lc 1,45).




sabato 7 luglio 2018

(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

VANGELO DI DOMENICA 8 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: XIV Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 6,1-6): In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.






RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Donami Signore la prudenza e l' umiltà necessarie per poter parlare di Te con giustizia e verità, perché quello che io scrivo possa far comprendere, non confondere.

Ho dato un'occhiata ad altre riflessioni che ho fatto in precedenza su questa pagina, ma questa immagine che ho scelto oggi, mi ha portato via e come al solito, a me non resta altro che seguire questa ispirazione. Gesù torna a Gerusalemme, tra i suoi, che conoscevano la sua storia, le sue origini, e la sua famiglia. Erano quindi convinti di sapere tutto di lui, di conoscerlo a fondo.... di sapere chi era e cosa potevano aspettarsi da lui!!! Ecco che la foto dimostra come non lo conoscevano affatto, perché, come nella foto, erano fermi, immobili sulla porta delle loro credenze. Gesù resterà sempre motivo di scandalo se non ci si immedesimerà con Lui, e mai come in questo periodo, vedo sacerdoti confusi, che cercano di allontanare le pecore dal pastore, creando altro scandalo. Ho più di 60 anni e ho vissuto la crisi della chiesa degli anni 70, che portò molti a dividersi, perché non riuscivano ad accettare le aperture del concilio vaticano 2°. La più famosa è quella dei cosiddetti cattolici tradizionalisti o lefevriani, ma non da meno furono i sedevacantisti che credono che dal Concilio Vaticano II ad oggi non ci siano più stati Papi legittimi e quindi la sede papale sia vacante: da quelli che sostengono che Giovanni XXIII fosse un eretico a quelli che ritengono il Concilio un complotto dei nemici della Chiesa – massoni od ebrei. Non voglio spaccare il capello in 4, né tornare ai motivi che li spinsero ad uscire dalla Chiesa Madre, o a restarne in seno minandone continuamente la credibilità, perché se andiamo a studiare un pò la storia della Chiesa, vediamo che di scismi ce ne sono stati molti, voglio solo dire che 50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora. Io credo che l'unico cambiamento sarebbe l'unità di tutti i credenti, senza che si cerchi di omologare quello che per alcuni deve essere in un modo e per altri in un altro. Mi è capitato di ascoltare un intervento di una pastora protestante battista sull'argomento "salvaguardiamo la terra" , e trovo che il discorso di Papa Francesco molto simile; per questo io penso che se essere cristiano è un valore , questo lo è ancor più, nella dimensione della capacità dei cristiani di svolgere una funzione positiva nei confronti della società e della storia. Non arrendersi significa ascoltare la parola di Dio, farla propria, ognuno a modo suo e non restare immobili aspettando che il mondo cambi, ma iniziare il cambiamento smettendola di dividerci. Il sogno di Dio è anche il nostro, e non è un ideale di fantasia, come alcuni filosofi pensano, ma un ideale della ragione e non posso né voglio arrendermi a pensarla come Hegel che disse: "Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso." No io non posso considerarmi un mezzo per il progresso, ma voglio pensare che il mondo è la mia casa, creata da Dio per la mia felicità, e non per la ricchezza di pochi a scapito di altri. Delinquenti che avvelenano la terra, assassini che uccidono senza pietà nei modi più svariati... questo sicuramente nessuno lo vuole accettare, ed allora usciamo dai preconcetti, sia che siamo battezzati o che non lo siamo, sia che siamo cattolici o no, riconosciamo che il mondo non migliora facendoci le guerre, e specialmente distruggendo ogni valore.
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Comentario: P. Joaquim PETIT Llimona, L.C.
(Barcelona, Spagna)

Oggi, la liturgia ci aiuta a scoprire i sentimenti del Cuore di Gesù: "E si meravigliava della loro incredulità." (Mc 6,6). Senza alcun dubbio, i discepoli dovevano essere stupiti dalla mancanza di fede dei concittadini del Maestro e dalla Sua reazione. Sembrerebbe normale che i successi fossero andati in diverso modo: hanno raggiunto la terra dove aveva vissuto tanti anni, avevano sentito parlare delle opere che eseguiva, e la conseguenza logica sarebbe che lo acogliessero con amore e fiducia, più disposti di altri ad ascoltare i suoi insegnamenti. Tuttavia, non fu così ma proprio il contrario: "E si scandalizzavano di Lui" (Mc 6,3).

La stranezza di Gesù per l'atteggiamento di quelli della sua terra, mostra un cuore che confida nell'uomo, in attesa di una risposta e che non resta indifferente per la mancanza di essa, perché è un cuore che si da cercando per il nostro bene. San Bernardo lo esprime molto bene quando scrive: "Venne Il Figlio di Dio e fece tali meraviglie nel mondo che lacerò la nostra comprensione del mondano, affinché meditiamo e non smettiamo mai di riflettere le sue meraviglie. Ci lasciò orizzonti infiniti per conforto dell’intelligenza, e un fiume tal pieno di idee che è impossibile di guadare. C'è qualcuno in grado di capire perché la suprema maestà volle morire per darci la vita, servire Lui per governare noi, vivere bandito per portarci in paese, e scendere al più vile e ordinario per lodarci sopra tutte le cose?».

Si potrebbe pensare di ciò che avrebbe cambiato la vita degli abitanti di Nazareth se fossero venuti da Gesù nella fede. Quindi, dobbiamo chiederGli ogni giorno come suoi discepoli: "Signore, aumenta la nostra fede" (Lc 17,5), per aprirci sempre di più alla sua azione amorosa in noi.

venerdì 6 luglio 2018

(Mt 9,14-17) Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?

VANGELO DI SABATO 7 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,14-17): In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e guidami in questa piccola stesura che mi accingo a fare, dammi la capacità di dire solo quello che Tu vuoi che io dica, e secondo i tuoi insegnamenti.

Tutti i tempi sono uguali, le cose si ripetono ora come 2000 anni fa.I discepoli di Giovanni cercavano di confrontarsi con quelli di Gesù ed erano pronti alla critica.Evidentemente il digiuno non era fatto con amore, ma accettato come una pratica religiosa, come un' imposizione. Capiamo così che non deve essere un atto apparente, una formalità, perché altrimenti non ha senso. Cominciamo a digiunare dalle liti, dalla violenza, dall' attaccamento ai beni materiali, dalla prepotenza, dal sopruso, dalla voglia di apparire e di mettere sempre il proprio io davanti a tutto e a tutti. Scegliamo l'umiltà di chi non sa riconoscere da solo, neanche i propri peccati e inginocchiamoci riverenti davanti al Signore, che per amore nostro, ha sacrificato il suo Figlio, fino alla morte umiliante della croce, per la salvezza di tutti noi, che sicuramente non meritiamo tanto amore. Matteo ci parla di Gesù che nella regione dei Gaderèni, è interrogato dai discepoli di Giovanni, sul digiuno, che loro e i farisei rispettavano scrupolosamente e che invece i suoi discepoli non facevano. Gesù tra le tante cose che vuole rinnovare per far capire bene i desideri del Padre, rinnova anche questa pratica del digiuno, togliendo da questa, la scorza dell' apparenza, e offrendo se stesso come olocausto, per farci capire che non c' è amore più grande di quello che Lui e il Padre hanno per noi. Gesù con la sua risposta fa capire loro che i suoi discepoli, sono talmente legati a lui da essere come invitati a nozze alla presenza dello sposo, e che pertanto, non hanno motivo di digiunare, perché sono in simbiosi con lui, potranno farlo, se vorranno, quando resteranno da soli. Se lo vorrano! Queste parole di Gesù fanno eco a quelle del Papa nell'enciclica " Lumen Fidei " presentata proprio oggi : "La fede non è una verità che si imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo. Il credente non è arrogante". Cerchiamo di vivere le regole fondamentali della fede, preghiera, digiuno e carità, con vero cuore, offrendo ogni nostra azione al Signore, perché è la disposizione dei nostri cuori che farà la differenza tra noi e i farisei

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Comentario: Rev. D. Joaquim FORTUNY i Vizcarro
(Cunit, Tarragona, Spagna)

Oggi, vediamo come con Gesù he iniziata una nuova era, una nuova dottrina, insegnata con autorità, e come tutte le cose nuove contrastavano con le pratiche e l’ambiente prevalente. Così, nelle pagine che precedono il Vangelo che stiamo considerando, vediamo Gesù che perdona i peccati del paralitico e guarisce la sua malattia, mentre gli scribi sono scioccati; Gesù che chiama Matteo, l’esattore delle tasse, e mangia con lui e altri pubblicani e peccatori, e i farisei “scandalizzati”; nel Vangelo di oggi sono i discepoli di Giovanni che vengono a Gesù perché non capiscono come mai Lui e i suoi discepoli non digiunano.

Gesù, che non lascia nessuno senza risposta, dice: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Il digiuno era, ed è, una pratica penitenziale che contribuisce a “farci acquistare il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2043) e a implorare la misericordia divina. Ma in quei momenti, la misericordia e l’amore infinito di Dio era in mezzo a loro con la presenza di Gesù, il Verbo Incarnato. Come potevano digiunare? C’era solo un’atteggiamento possibile: la gioia, godere della presenza di Dio fatto uomo. Come avrebbero fatto a digiunare se Gesù aveva scoperto per loro un nuovo modo di relazionarsi con Dio, un nuovo spirito che ha rotto con tutti quei vecchi modi di fare?

Oggi Gesù c’è: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), e non c’è perché è tornato al Padre, e così esclamiamo: “Vieni, Signore Gesù!”

Siamo in tempi di attesa. Pertanto, dovremmo rinnovarci ogni giorno con il nuovo spirito di Gesù, lasciar andare le rutine, il digiuno di tutto ciò che ci impedisce di muoversi verso una piena identificazione con Cristo, verso la santità. “Giusto è il nostro pianto -il nostro digiuno- se ci brucia il desiderio di vederlo” (Sant’Agostino).

Supplichiamo Santa Maria di concederci le grazie di cui abbiamo bisogno per sperimentare la gioia di sapere che siamo figli prediletti.

giovedì 5 luglio 2018

(Mt 9,9-13) Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

VANGELO DI VENERDI 6 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,9-13): In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, nella mia mente annebbiata e donami la forza di capire e di vivere perfettamente la tua parola, perché essa è luce per la mia vita.

MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICI- Quello che Gesù fa e dice, non è mai senza senso, anche se per alcuni tratti sembra incomprensibile.
Gli uomini che sceglie, ai quali dice” seguimi, ”sono veramente i più diversi tra loro che poteva trovare. Quando sceglie Matteo, lo fa mentre era occupato ad incassare le tasse per i romani, un uomo che era abituato a far quadrare i conti, ad esigere quello che gli veniva chiesto di esigere, un uomo che in fondo rendeva agli altri l’obbligazione che a lui stesso era fatta, perché dalla sua capacità ad esigere i pagamenti, dipendeva il suo lavoro e quindi la sua vita e quella della sua famiglia.
Non gli doveva interessare molto, delle difficoltà che potevano avere i debitori, come un banchiere dei giorni nostri, uno strozzino, valutava tutto con aridità, senza un minimo di comprensione, anche se non era lui ad intascare le somme dovute, ma con una complicità aberrante con gli aguzzini dei poveri.
Eppure davanti a Gesù rimane colpito, non ci pensa un attimo a seguirlo, forse attirato dalla dolcezza che c’è nei suoi occhi, lui certo non era guardato da nessuno con quella dolcezza, ne dai suoi padroni, né tanto meno dalle persone che opprimeva, ma forse è attirato anche dall’ idea di cambiare vita.
Essere odiati, essere obbligati alla durezza di cuore con inflessibilità, non doveva piacergli poi molto in fondo, a chi piacerebbe far soffrire se non a chi ha un animo crudele e gode dell’infelicità altrui. Racconta Matteo di una cena alla quale Gesù partecipò, in cui c’erano alcuni pubblicani, suoi colleghi e dei peccatori, e i farisei guardavano con il loro solito fare sospetto, mormorando contro Gesù, perché si accompagnava con questa gente, e per loro, che avevano una mentalità molto rigida, certo non era facile comprendere, quel Gesù che era sempre più vicino ai peccatori, a quelli che loro ritenevano gli impuri della società e che invece quando si rivolgeva a loro, che si ritenevano giusti, li chiamava sepolcri imbiancati…ed anche adesso Gesù li gela, riportando una frase del profeta Osea presa dall’antico testamento e gli dice: per fargli capire che pur conoscendo bene la legge di Dio, non sapevano interpretarla. Dio non voleva sacrifici, ma misericordia e nella loro ottusità non volevano capirlo, e tanto meno essere messi allo stesso livello per il Signore di pubblicani, peccatori e reietti della società. Ancora oggi molti Cristiani, che rispettano secondo loro le regole, ritengono di dover essere considerati degni agli occhi di Dio, molto di più di tanti peccatori, e forse sarebbe bene che ascoltassero questa parola, ma sul serio, fino a farla entrare nel più profondo del loro cuore.
Le parole del Papa di questi giorni, possono non piacere ad alcuni,pronti a definire questo Papa con nomignoli o a etichettarlo, ma non è poi così diverso quello che lui oggi dice,rispetto a quello che disse Gesù.
La Maddalena non fu condannata,ma perdonata, per questo poté cambiare vita.
Le donne che seguivano Gesù furono liberate dal peccato, ma anche dal pregiudizio degli uomini.
Quando l'uomo imparerà a provare misericordia per gli altri, allora la misericordia di Dio si aprirà su di Lui e verrà accolto e saprà accogliere; verrà perdonato e saprà perdonare.
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Comentario: Rev. D. Pere CAMPANYÀ i Ribó
(Barcelona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci parla di una vocazione, quella del pubblicano Matteo. Gesù stà preparando il piccolo gruppo di discepoli che dovranno continuare la Sua opera di salvazione. Lui sceglie chi vuole: saranno pescatori o procedenti da una modesta professione. Chiama, a che lo segua, finanche un esattore delle imposte, professione disprezzata dai giudei –che si consideravano osservanti perfetti della legge-, perchè la consideravano quasi fosse una vita peccatrice, perchè riscuotevano imposte da parte del governatore romano, al quale non volevano assoggettarsi.

E’ sufficiente l’invito di Gesù: «Seguimi» (Mt 9,9). Per una parola del Maestro, Matteo lascia la sua professione e, contentissimo, L’invita a casa sua per celebrarvi un banchetto di riconoscenza. Era normale che Matteo avesse un gruppo di buoni amici della sua stessa professione, affinchè l’accompagnassero a partecipare di quel convito. Secondo i farisei, tutta quella gente era peccatrice, riconosciuta pubblicamente come tale.

I farisei non possono star zitti e commentano con alcuni discepoli di Gesù: «Come mai il vostro maestro mangia assieme ai pubblicani e ai peccatori?» (Mt 9,10). La risposta di Gesù arriva immediatamente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12). Il paragone è perfetto: «Non sono venuto (...) a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).

Le parole di questo Vangelo sono di grande attualità. Gesù continua ad invitarci a seguirLo, ognuno secondo il suo stato e professione. Seguire Gesù, però, esige lasciare passioni disordinate, cattiva condotta familiare, perdere tempo, per potersi dedicare alla preghiera, al banchetto eucaristico, alla pastorale missionaria. In realtà «un cristiano non è padrone di sè stesso, ma deve dedicarsi al servizio di Dio» (Sant’Ignazio d’Antiochia).

Certamente il Signore mi chiede un cambio di vita e, così, mi domando: a quale gruppo appartengo? A quello delle persone che tendono alla perfezione o a quello delle persone che si riconoscono sinceramente smarrite nel buio? Non è forse vero che posso migliorare? Coraggio, allora, e fiducia nel Signore!

mercoledì 4 luglio 2018

(Mt 9,1-8) Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

VANGELO DI GIOVEDI 5 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 9,1-8): In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati —disse allora al paralitico—, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.

Gesù passa da una parte all’ altra, si muove da una riva all’ altra ed opera miracoli. Scaccia demoni, ma più che altro parla, spiega, insegna. Molti sono quelli che ascoltano ed accorrono, ma non tutti quelli che si avvicinano hanno voglia di conoscerlo veramente. Tanti hanno voglia di avvicinarsi a lui, ma non tutti riescono a riconoscerlo come il Signore della vita, ed allora questi intralciano il cammino di chi ha voglia di abbracciarlo, di chi vuole venire a lui, anche da molto lontano, passando da vie traverse, aiutato da amici che hanno fede in Gesù e che lo accompagnano per essere guarito.
Noi possiamo essere questi amici, che si prendono carico dei fratelli ammalati e, con le nostre preghiere presentarli al Signore, perché non c’ è ostacolo che ci può fermare quando c’ è la fede. Il discorso della nostra fede, di quanto sia forte o meno, ci porterà a comprendere che se Gesù può guarire il nostro corpo, tanto più potrà guarire la nostra anima.
C’ è un passo del vangelo che dice:-“ là dove due o tre si incontreranno nel mio nome, io sarò in mezzo a loro ” Ricordiamoci di questo, quando preghiamo; ricordiamoci di unirci spiritualmente agli altri fratelli del mondo che pregano e di unire le nostre mani in un unico abbraccio intorno ai fratelli più bisognosi, di non dimenticare nessuno fuori da questo cerchio, di non escludere nessuno per non essere a nostra volta esclusi dall’ abbraccio dell’amore

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Comentario: Rev. D. Francesc NICOLAU i Pous
(Barcelona, Spagna)

Oggi, troviamo nel Vangelo una delle tante manifestazioni della bontà misericordiosa del Signore. Tutte ci dimostrano aspetti ricchi in dettagli. La carità del Signore, che agisce con misericordia, va dalla resurrezione di un morto o alla guarigione della lebbra, fino al perdono di una donna, pubblica peccatrice, passando per molte altre guarigioni di malattie e la redenzione di peccatori pentiti. Quest’ultimo è anche espresso in parabole, come quella della pecora smarrita, la dracma persa e il figlio prodigo.

Il Vangelo di oggi è una dimostrazione della misericordia del Salvatore in due aspetti nello stesso tempo: d’innanzi alla malattia del corpo e d’innanzi a quella dell’anima. E visto che l’anima è più importante, Gesù inizia da qui. Sa che il malato è pentito delle sue colpe, vede la sua fede e di quelli che lo portano, e dice «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Mt 9,2).

Perché inizia da dove nessuno glielo ha chiesto? È chiaro che legge i suoi pensieri e sa che è proprio questo di cui sarà grato questo paralitico, che, probabilmente, vedendosi di fronte alla santità di Cristo, sentirebbe confusione e vergogna per le proprie colpe, con un certo timore che potessero essere di ostacolo per la grazia della salute. Il Signore vuole calmarlo. Non importa che i maestri della legge mormorino nei loro cuori. Piuttosto, fa parte del suo messaggio dimostrare che è venuto a elargire misericordia con i peccatori, e ora lo vuole proclamare.

E coloro, che, cechi per l’orgoglio, si ritengono giusti, non accettano la chiamata di Gesù; e al contrario lo accolgono quelli che sinceramente si considerano peccatori. Davanti a loro Dio si manifesta perdonandoli. Come dice San Agostino, «l’uomo orgoglioso è una grande miseria, però più grande è la misericordia del Dio umile». E in questo caso, la misericordia divina va ancor più in là: come aggiunta al perdono gli restituiste la salute: «alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua» (Mt 9,6). Gesù vuole che la felicità del peccatore convertito sia completa.

La nostra fiducia in Lui si deve consolidare. Pero sentiamoci peccatori per non escluderci dalla grazia.

martedì 3 luglio 2018

(Mt 8,28-34) Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

VANGELO DI MERCOLEDI 4 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 8,28-34): In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Spirito del Signore ,scendi su di me,ed aiutami a leggere le tue parole, usami per quel che vuoi e per chi vuoi. Così sia!

Abbiamo appena visto Gesù  che  spinge i discepoli  verso l'altra riva, e che pensavamo che lì era tutto più facile? Ma neanche per sogno! Gli indemoniati li attendono per tormentarli e per impedirgli di passare.Ci sono dei posti che sembrano fatti apposta per ospitare satana e i suoi accoliti, posti in cui di male ce n’ è talmente tanto che sembra normale, ed in questi posti Gesù arriva e sconvolge anche gli animi dannati. Il diavolo conosce Gesù e lo teme, sa che là dove Gesù regna non c’ è posto per lui e allora subdolamente si mette a scongiurare Gesù di lasciarlo vivere nelle bestie immonde, che rappresentano coloro che sono suoi schiavi, e con loro precipitano poi nell’ abisso. In questo brano si ha un' idea di come il diavolo agisce, prima si nasconde e, una volta scoperto da Gesù deve arrendersi, ma il suo trucco più ben riuscito è nascondere all’ uomo l’ esistenza di se e di Dio, di fargli credere che lui dirige la sua vita, che non deve rendere conto a nessuno, che tutte queste cose le hanno inventate per rovinargli la vita. Lasciate che i morti seppelliscano i morti diceva poco tempo prima Gesù al giovane che lo interrogava per sapere cosa fare per seguirlo. Egli infatti non riusciva a staccarsi dal passato; ed ora in questa nuova riva, tra i morti troviamo i demoni. Gesù ci libererà la via se uccideremo i nostri demoni, se ce ne libereremo per sempre , ci aiuterà a non essere più schiavi dei nostri peccati.


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Comentario: Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, contempliamo una triste “Contrapposizione” poiché ammiriamo il potere e la maestà divina di Gesù Cristo, a chi volontariamente si sottomettono i demoni (segno certo dell’arrivo del Regno dei cieli). Però, allo stesso tempo, deploriamo la grettezza e meschinità di cui è capace il cuore umano al respingere il messaggero della Buona Notizia: «Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio» (Mt 8,34). E “triste” perché «la luce vera (...) venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,9.11).

Ancor più contrasto e più sorpresa se facciamo attenzione al fatto che l’uomo è libero e questa libertà ha il “potere di fermare” il potere infinito di Dio. Diciamolo in un’altro modo: l’infinito potere di Dio arriva fino a dove glielo permette la nostra “potente” libertà. E questo è così perché Dio ci ama principalmente con un’amore di Padre e, pertanto non ci deve sembrare strano che Lui sia molto rispettoso della nostra libertà: Lui non impone il suo amore, piuttosto ce lo propone.

Dio, con saggezza e bontà infinite, governa provvidenzialmente l’universo, rispettando la nostra libertà; anche quando questa libertà umana gli volta la schiena e non vuole accettare la sua volontà. Contrariamente a quello che sembrerebbe, il mondo non Gli sfugge dalle mani: Dio porta tutto a buon termine, nonostante gli impedimenti che possiamo porGli. Infatti, i nostri impedimenti sono, prima di tutto, impedimenti per noi stessi.

In certo modo, si potrebbe affermare che «di fronte alla libertà umana Dio ha voluto rendersi “impotente”. E si può dire anche che Dio sta pagando per questo grande dono [la libertà] che ha concesso a una creatura creata da Lui a sua immagine e somiglianza [l’uomo]» (Giovanni Paolo II). ¡Dio paga!: se lo confiniamo, lui ubbidisce e se ne va. Lui paga, ma noi perdiamo. Guadagniamo, in cambio, quando rispondiamo come Santa Maria: «Ecco la schiava del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).





lunedì 2 luglio 2018

(Gv 20,24-29) Mio Signore e mio Dio!

VANGELO DI MARTEDI 3 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: 3 Luglio: San Tommaso, apostolo

Testo del Vangelo (Gv 20,24-29): Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo,vieni nella mia mente ed accendi la luce della tua sapienza, perchè possa saper vedere quello che tu vuoi che io veda. Vieni a donarmi la sapienza della semplicità e l'umiltà di mettermi completamente al tuo servizio. Perchè questo vuole il Signore Gesù, che è Dio e che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Gesù e Tommaso, Gesù e noi. Aver conosciuto Gesù, a volte non ci esonera dall’ avere dei dubbi. L’ uomo è un misto di fede e paura, non si fida neanche di se stesso a volte, e fa bene, perché spesso cambia idea, anche sulle cose più importanti. E così Tommaso, non si fida di quello che gli altri apostoli gli dicono, vuole vedere Gesù per credere che veramente è risorto dai morti, anzi, di più, per essere sicuro deve poter toccare con mano le sue ferite.  Questo è necessario perché Tommaso creda, allora il Signore lo accontenta, e torna tra i suoi discepoli quando c’è anche lui; solo allora Tommaso fa la sua professione di fede, solo quando attraverso i segni della passione di Cristo, riesce ad entrare nell’amore del suo Signore. Molte volte si ha bisogno di soffrire per una persona, di perderla, per capire quanto siamo legati a lei, quanto l’ amiamo; noi uomini abbiamo bisogno di queste cose per scoprire il senso  dell’ amore ed allora ben venga la tua incredulità se poi come Tommaso, riuscirai a riconoscere quanto Gesù ti ha amato, quanto ha sofferto per te; ben venga la tua incredulità se ti renderai conto che solo Lui è il Signore della tua vita; Gesù non ti amerà di meno se gli esprimerai i tuoi dubbi, ma ti aiuterà a superarli. Oggi invece io vorrei andare appena - appena più in là, vorrei essere io a dire Gesù, vedi, metti le tue mani nelle mie ferite, nella sofferenza ti ho chiamato, sei accorso, ti ho riconosciuto ed ho imparato da te a soffrire per amore! L’incontro con Gesù è qualcosa che ti toglie ogni dubbio, che ti stupisce ma dà sicurezza, che apre gli occhi e il cuore ad un modo di vivere completamente diverso, ad un donarsi agli altri e a Dio che rende la nostra vita in linea con quella di Maria, che dal suo primo Si’ non ha più avuto una vita sua, ma ha vissuto per Dio. Certo noi abbiamo tanto da imparare da Maria, ma non c’è maestra più paziente ed amorevole di lei.Una cosa mi colpisce di questo brano,che Tommaso è definito "uno dei dodici", anche se Giuda sicuramente non era con loro, restano 12 gli apostoli, e questo mi fa pensare che Gesù non decide mai di lasciare fuori nessuno, siamo noi che ci escludiamo non essendo in comunione con Lui e con gli altri.

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Comentario: Rev. D. Joan SERRA i Fontanet
(Barcelona, Spagna)

Oggi, la Chiesa celebra la festa di San Tommaso. L'evangelista Giovanni, dopo aver descritto l'apparizione di Gesù, la stessa Domenica di Risurrezione, ci dice che l’apostolo Tommaso non era lì, e quando gli apostoli -che avevano visto il Signore– lo stavano testimoniando Tommaso rispose: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò" (Gv 20,25).

Gesù è buono e va all’incontro di Tommaso. Trascorsi otto giorni, Gesù appare nuovamente e dice a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!” (Gv 20,27).

-Oh Gesù, che buono che sei! Se vedi che qualche volta mi allontano da te, vienimi incontro, così come fosti all’incontro di Tommaso.

La reazione di Tommaso furono queste parole: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Che belle sono queste parole di Tommaso! Gli dice "Signore" e "Dio". È un atto di fede nella divinità di Gesù. Al vederlo risorto, non vede più solo l'uomo Gesù, che stava con gli apostoli e mangiava con loro, ma al suo Signore e al suo Dio.

Gesù lo rimprovera e dice lui di non essere incredulo ma credente, e aggiunge: “beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29). Noi non abbiamo visto a Cristo crocifisso, e neppure a Cristo risorto, neppure ci è apparso, ma siamo felici perché crediamo in questo Gesù Cristo che è morto ed è risorto per noi.

Pertanto, preghiamo: «o mio Signore e mio Dio, allontana da me tutto ciò che mi allontana da te. O mio Signore e mio Dio, elargiscimi tutto ciò che mi avvicina a te. – O mio Signore e mio Dio, liberami da me stesso e concedimi di possedere soltanto te» (San Nicola di Flüe).


domenica 1 luglio 2018

(Mt 8,18-22) Seguimi.

VANGELO DI LUNEDI 2 LUGLIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 8,18-22): In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O santo Spirito, aiutami a vedere tra le righe della parola da te Ispirata, quello che è importante che io veda, e dammi la forza di dire quello che è giusto che io dica, perché tutto quello che Gesù ha dato per noi, non vada speso invano.

Quanta folla intorno a Gesù, tanta che per non essere soffocato, decide di passare sull’ altra riva… Tutti gli sono intorno, ma quando decide di passare sull’ altra riva, solo uno scriba gli si avvicina e gli dice con convinzione, ti seguirò in ogni luogo tu vada e lo chiama Maestro.
Un altro discepolo, un po’ più indeciso, che in fondo non ha ancora compreso bene il discorso di Gesù e vorrebbe trattenersi ancora un po’ con la sua famiglia, avere il tempo di salutarla, di seppellire i suoi morti, ma questa indecisione, che è tipica di ognuno di noi, può allontanare da noi Gesù.
Se vogliamo veramente entrare in comunione con Lui, dobbiamo allontanare da noi tutto quello che ci trattiene; far venire per primo l’amore per il nostro prossimo. Seguire, vuol dire accettare le sue regole e farle nostre, ma molto spesso la nostra teoria, la nostra buona predisposizione si scontrano subito con la pratica dell’attuazione.
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Comentario: Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci presenta –attraverso due personaggi- una qualità del buon discepolo di Gesù: il distacco dai beni materiali. Ma prima, il testo di san Matteo ci offre un particolare che non vorrei che passasse inavvertito: «Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé...» (Mt 8,18). La moltitudine si riunisce attorno al Signore per ascoltare la sua parola, essere guarita delle loro sofferenze materiali e spirituali; cercano la salvazione e un alito di Vita eterna in mezzo agli andirivieni di questo mondo.

Come allora, qualcosa di simile succede nel nostro mondo attuale: -più o meno coscientemente- abbiamo bisogno di Dio, di soddisfare il cuore dei beni veri, quali sono la conoscenza e l'amore di Gesucristo ed una vita di amicizia con Lui. Altrimenti, cadiamo nella trappola di voler riempire il nostro cuore con altri “dei” che non possono dar senso alla nostra vita: il telefonino, internet, il viaggio alle Bahamas, il lavoro sfrenato per guadagnare sempre più soldi, la macchina migliore di quella del vicino, o la palestra per pavoneggiarsi del miglior corpo del mondo... È ciò che capita a molti nell'attualità.

In contrasto, risuona il grido pieno di forza e di fiducia di Papa Giovanni Paolo ll parlando alla gioventù: «Si può essere moderni e profondamente fedeli a Gesucristo». Perciò è necessario, come il Signore, il distacco da tutto quello che ci lega ad una vita troppo materializzata e che chiude le porte allo Spirito.

«ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (...). Seguimi» (Mt 8,22), ci dice il Vangelo di oggi. E san Gregorio Magno ci ricorda: «Teniamo le cose temporali per l'uso, quelle eterne nel desiderio; serviamoci delle cose terrene per il cammino, e desideriamo quelle eterne per la fine della giornata». È un buon criterio per esaminare come seguiamo Gesù.