venerdì 14 settembre 2018

( GV 19,25-27 ) ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!



VANGELO DI SABATO 15 SETTEMBRE 2018
(Gv 19,25-27)
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.


Parola del Signore.


Oppure (Lc 2,33-35: Anche a te una spada trafiggerà l’anima):


Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».


Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito Santo, che scendesti su Maria e sugli apostoli, vieni e capiremo come è grande l'amore di Dio per noi. Vieni e capiremo che Maria ha aderito al suo progetto in maniera ideale, vieni e insegnaci ad imitarla.
Maria, Madre di Gesù e Madre mia, io piccola figlia tua, mi unisco fortemente a te, per essere tua piccola serva ....
Quando il Signore si annuncia alla Madonna ,la frase che l'angelo dice alla piccola Maria è "- non avere paura -"
Quel non avere paura era sicuramente per l'apparizione dell'angelo in se stessa, ma conoscendo un po’, per quello che ormai conosciamo, della mentalità di Dio, c'erano tanti altri non avere paura in quel suo messaggio. Ed oggi proviamo a ripercorrerne insieme alcuni.
Non avere paura di mettere al mondo un bambino, anche se non hai mai toccato un uomo... difficilissimo da credere senza una fede cieca in Dio, senza pensare che a Dio nulla è impossibile, senza considerare che Dio è padrone della tua vita, comincia qui la sottomissione di Maria al volere di Dio.
Non avere paura quando comincerai a comprendere che tuo figlio non è tuo, ma dono per l'umanità.... che cosa sta succedendo mio Signore? Perché Simeone mi avverte che soffrirò tanto, che una spada mi trafiggerà l'anima.... comincia l'ansia di Maria.
Non avere paura quando hai paura di averlo perso durante il viaggio per l'iscrizione al censimento.. quando ritrovandolo nel tempio, ti ha fatto capire che quella è la sua casa. Comincia la paura di perdere Gesù..
Non avere paura... ma il disegno di Dio non è il nostro, e Maria aderisce perfettamente a quel disegno, si adegua al volere di Dio, anche se non lo comprende, sarà Dio stesso a darle il coraggio e la consapevolezza di quello che dovrà fare, di quello che sarà il suo compito.
C'è un momento nella storia della vita di Gesù, quando proprio lei da il via alla sua vita pubblica, e da dolce e silenziosa com'era, vediamo l'autorità della quale Dio l'ha investita, ordina a Gesù di fare quello che solo Lui può fare e agli apostoli di fare quello che Lui dirà loro.
Dopo di che Maria sembra svanire...ritirandosi in silenzio, nell'ombra soffre e segue tutte le vicende di Gesù e solo quando il suo pianto diventa assordante, la ritroviamo sotto alla croce che si dispera nel vedere il suo amato figlio che soffre atrocemente e muore per noi. Lì Gesù si rivolge a lei chiedendole di essere la madre dei suoi discepoli, ed a Giovanni a nome di tutti noi di prenderla da allora in poi come madre. E' così che dal dolore nasce la speranza, che Maria diventa madre della Chiesa e dell'umanità.
Non aver paura significa Madre che come ha dato a Te la forza di sopportare tutto, e la sapienza di sapere quando e come agire, la darà anche a noi. Non dobbiamo avere paura di credere in Gesù e di rispondere alla sua chiamata.
Quando penso all' amore che univa Gesù a Maria invece, sento che era ed è senza limiti, nè di tempo , nè d'intensità, come solo chi è così profondamente inserito in Dio può provare. C' è un'affermazione di Papa Luciani, che rispecchia il senso dell'assoluto dell'amore divino, quando disse che Dio era Padre e Madre.
Amore immenso, e dolore immenso, questo era Maria.
Neanche davanti alla tomba del Figlio, pur con il suo piccolo cuore di donna trafitto, Maria ha mai smesso di essere consapevole di questo. Gli aveva detto che sarebbe risorto e lo avrebbe fatto, il suo Gesù non poteva mentire; il suo Dio non l'avrebbe abbandonata. Dacci Madre la forza di superare il dolore, aiutaci a vivere con Te la certezza della resurrezione , e fa che noi ci uniamo attraverso di Te a Tuo Figlio nell' amore dello Spirito di Dio.
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Dom Josep Mª SOLER OSB Abate di Montserrat
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nella festa della Beata Vergine Maria Addolorata, ascoltiamo delle parole pungenti dalla bocca dell’anziano Simeone: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima!» (Lc 2,35). Affermazione che, nel suo contesto, non si richiama solamente alla passione di Gesù Cristo, ma anche al suo ministero, che provocherà una divisione nel popolo d’Israele, e per tanto un dolore intimo a Maria. Nel corso della vita pubblica di Gesù, Maria sperimentò la sofferenza per il fatto di vedere Gesù rifiutato dalle autorità del popolo e minacciato di morte.
Maria, come ogni discepolo di Gesù, deve imparare a situare i rapporti familiari in un altro contesto. Anche Lei, a causa del Vangelo, deve lasciare il Figlio (cf. Mt 19,29), e deve imparare a non considerare Gesù secondo la carne, sebbene sia nato da Lei secondo la carne. Anche Lei deve crocifiggere la sua carne (cf. Gal 5,24) per poter trasformarsi progressivamente a immagine di Gesù Cristo. Ma il momento straziante della sofferenza di Maria, quello in cui vive più intensamente la croce è il momento della crocifissione e della morte di Gesù.
Anche nel dolore Maria è modello di perseveranza nella dottrina evangelica, partecipando alle sofferenze di Cristo con pazienza (cf. Regola di san Benedetto, Prologo 50). Così è stato nel corso di tutta la sua vita e, soprattutto, nel momento del Calvario. In questo modo, Maria diventa figura e modello per ogni cristiano. Per essere stata strettamente unita alla morte di Cristo, è anche unita alla sua risurrezione (cf. Rm 6,5). La perseveranza di Maria nel dolore, realizzando così la volontà del Padre, le offre una nuova irradiazione per il bene della Chiesa e dell’Umanità. Maria ci precede nel cammino della fede e della sequela di Cristo. E lo Spirito Santo ci conduce a partecipare con Lei in questa grande avventura.

giovedì 13 settembre 2018

(Gv 3,13-17) Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

VANGELO DI VENERDì 14 SETTEMBRE 2018
(Gv 3,13-17)
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito Del Signore ad insegnarci le cose di Dio, vieni su di noi, insegnaci ad ascoltarti umilmente e a non avvelenare l'acqua della Tua sorgente, con le nostre idee e preconcetti, per non inquinare la fonte della sapienza e non trovare la morte della vere fede che ci unisce a te.
Una sintesi quella di Giovanni che racchiude in se la resurrezione e l’incarnazione di Gesù, unico al mondo, perché nessun altro come lui rappresenta l’eternità che appartiene solo a Dio.
Questo brano è breve, ma di un' intensità paurosa.
Molti tra noi cristiani, pensano che aver accettato di riconoscere Gesù come il Messia, ci metta in una posizione di privilegio, rispetto al popolo ebraico, perché abbiamo dimostrato di aver capito più di loro.
Io penso che purtroppo invece, stiamo facendo anche noi tanti errori rispetto alla parola di Dio, ed il primo di tutti è quello di dimenticare che tutti gli uomini sono legati tra di loro da un unico Padre e che queste differenze non dovrebbero creare fenomeni di razzismo tra di noi. Gesù era ebreo, Maria era ebrea, come possiamo pensare di dire che siamo dei buoni cristiani se per primi non rispettiamo i nostri fratelli? Che poi siano ebrei o di un altro paese, in fondo cosa importa, è il concetto che resta.
Il serpente di bronzo che Dio fece costruire a Mosè perché fosse innalzato, salvava la vita di chi lo guardava, è una allegoria fin troppo chiara a Gesù che innalzato sulla croce avrebbe salvato l' umanità intera. Mentre molti si stanno riavvicinando a Gesù, stanno riscoprendo una Chiesa che non esclude nessun peccatore, e che è composta da peccatori in cammino, altri pensano di trovare conforto in altre religioni o filosofie, perchè da sempre, gli uomini vogliono un Dio che gli risolva i problemi.
Tutti noi siamo il suo popolo, tutti siamo il suo gregge, non sarà l'appartenere ad una razza o all'altra, a una religione o all'altra che ci salverà, ma l'aderire perfettamente all'amore che Dio ha per noi, ricambiandolo con lo stesso amore e fedeltà, senza curarci del resto del mondo, del potere, degli altri dei che satana ci propone come vincenti, delle regole che vengono infrante in nome della libertà e del progresso.
Questo sarà alzare lo sguardo a Cristo che ha accettato tutto per la nostra salvezza, anche la morte in croce; che per amore nostro ha dimenticato di essere Dio e ha vissuto nella nostra umanità, l'amore più intenso e profondo del mondo.
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Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi il Vangelo è una profezia, cioè, uno sguardo nello specchio della realtà che ci introduce nella verità aldilà di quello che i nostri sensi ci dicono: la Croce, la Santa Croce di Gesù Cristo, è il trono del Salvatore. Per questo, Gesù afferma che «così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo» (Gv 3,14).
Sappiamo bene che la Croce era il supplizio più atroce e vergognoso del suo tempo, esaltare la Santa Croce solo finirebbe per essere cinismo se non fosse perché da lì pende il Crocificato. La Croce, senza il Redentore, è cinismo puro; con il Figlio dell’uomo è il nuovo albero della Sapienza. Gesù Cristo, «offrendosi liberamente, alla passione» della Croce, ha aperto, il senso e il destino del nostro vivere: salire con Egli alla Santa Croce per aprire le braccia e il cuore al Dono di Dio, in un intercambio ammirabile. Anche qui ci conviene ascoltare la voce del Padre dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Incontrarci crocifissi con Gesù è resuscitare con Egli: Ecco qui il perché di tutto! C’è speranza, c’è senso, c’è eternità, c’è vita! Non siamo impazziti i cristiani quando nella vigilia pasquale, in modo solenne, ossia, nel Pregone Pasquale, cantiamo lode del peccato originale: «Oh!, felice colpa, che ci ha meritato cosi grande Redentore», che con il suo dolore ha impresso “Senso’’ al dolore.
«Guardate l’albero della croce, da dove pendeva il Salvatore del mondo: Venite e adoriamolo» (liturgia del venerdì Santo). Se riusciamo a superare lo scandalo e la pazzia di Cristo crocifisso, solo resta adorarlo e ringraziarlo per il suo Dono. È necessario cercare decisamente la Santa Croce nella nostra vita, per colmarci di certezza che, «Per Egli, con Egli e in Egli» la nostra donazione sarà trasformata, nelle mani del Padre, per lo Spirito Santo in vita eterna: «Versata per voi e per tutti gli uomini, per il perdono dei peccati».

mercoledì 12 settembre 2018

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.


VANGELO DI GIOVEDì 13 SETTEMBRE 2018
(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo,e riempi il mio cuore e la mia mente della Tua Santa sapienza,del Tuo intelletto,del Tuo Consiglio ,della Tua fortezza,della Tua scienza,della Tua pietà e del Tuo timor Di Dio,allora io non avrò più bisogno di altro,e potrò tranquillamente vivere di Te e del mio Dio. Gesù che viene a controvertere tutte le idee compassate e misurate degli scribi e dei farisei, è un vero rivoluzionario, perché con le sue semplici parole, cerca di togliere il potere a chi ne vuole fare un uso improprio. La legge di Dio non è la legge dei vari dei che fino ad allora si erano contrapposti a lui, (ricordiamo che gli ebrei sono il primo popolo monoteista) ed è stata "redatta" da Dio per gli uomini, ma non per servirsene nel suo nome. Con Gesù decadono gli olocausti pro-forma, che venivano offerti a Dio, per imbonirlo e tacitarlo, proprio come si faceva con gli dei; ma non solo quelli, decade anche la legge degli uomini che decretava il loro potere, gli uni sugli altri, l' occhio per occhio dente per dente, che tanto è ancora cara agli uomini che non vogliono accettare Gesù nella loro vita, o che comunque non permettono a Gesù di cambiarla. E si miei cari amici, anche tra noi "cristiani" vige ancora questa legge, solo che la chiamiamo con il suo vero nome, non ci nascondiamo più dietro alla legge del Signore, ma siamo costretti a guardare le cose nel loro vero volto e gli diamo il nome di Vendetta. Gesù non accetta questi ragionamenti dettati dal rancore, ma impone un nuovo modo di pensare e di agire, dettato dall'amore, che Lui stesso è venuto a Portare fino all'immane sacrificio di se stesso. Ha detto seguitemi, come possiamo pensare di seguirlo se il rancore ci porta da un' altra parte; con Lui stiamo imparando ad amare anche chi ci fa del male, perché impariamo a vederlo attraverso i suoi occhi, e se pensiamo a come ci ha amato da sempre, che è morto anche per la nostra salvezza, non ci dovrebbe essere poi così difficile. Spesso ci rifiutiamo di pensare che noi ci comportiamo o ci siamo comportati, come quelli che hanno flagellato, deriso e crocefisso Gesù, solo perchè non eravamo lì materialmente, o non siamo ebrei, poi però quando ci sentiamo appellare come fratelli minori ed eredi del regno di Dio, questa familiarità ci aggrada.... insomma come al solito, ci aggiustiamo tutto a secondo dei nostri comodi. Ed è per questo che Gesù è venuto, per farci comprendere (per primi agli ebrei e poi a tutti) che per essere figli di Dio, non ci sono delle regole formali, ma una sola, quella dell' amore, perchè per Amore siamo stati creati, per amore ci è stata donata la terra su cui viviamo, per amore Gesù ha dato la vita per noi e ci ha redenti dal peccato. Amore sopra a tutto, anche sopra al male, perchè amare chi ci ama è scontato; Gesù ci insegna a fare di più. Perdonare chi ci chiede perdono, è più facile, ma Gesù ci obbliga a perdonare tutti come vuole Dio, rimettendo agli altri i debiti per poter essere perdonati a nostra volta, anche a chi continua imperterrito la sua lotta contro di noi. Ci obbliga ad essere buoni e caritatevoli, a dare sempre senza preoccuparci del nostro domani, ma solo dell' oggi nostro e dei fratelli, ci porta in una dimensione completamente diversa da quella in cui vorremmo vivere, perché ci proietta verso gli altri e non ci fa restare fermi su noi stessi, non più IO, ma Dio che vive in me, come diceva San Paolo e come tanti altri Santi hanno saputo percepire per noi. Questo è Gesù!!!! --------------------------------------------
Rev. D. Jaume AYMAR i Ragolta (Badalona, Barcelona, Spagna)
Oggi, nel Vangelo, il Signore ci chiede per ben due volte di amare i nemici. E dà poi tre concrezioni positive su questo comando: fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. Si tratta di una direttiva che sembra difficile da raggiungere: come non amare coloro che ci amano? Inoltre, come possiamo amare coloro che conosciamo con certezza che ci vogliono male? Venire ad amare in questo modo è un dono di Dio, ma dobbiamo essere pronti a esso. Certamente, amare i nostri nemici è la cosa umanamente più saggia: il nemico amato sarà disarmato, l'amore può essere la condizione che dia possibilità per non essere più nemico. Allo stesso modo, Gesù continua: «A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra» (Lc 6:29). Potrebbe sembrare eccessiva mansuetudine. Ma, cosa fece Gesù dopo essere schiaffeggiato nella sua passione? Certamente non decise di contrattaccare, ma rispose con fermezza tale, piena di carità, che sicuramente fece riflettere quel servo inbestialito: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». ( Gv 18,22-23). In tutte le religioni esiste una massima d'oro: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso». Gesù è l'unico che formula in modo positivo: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Lc 6,31). Questa regola d’oro è il fondamento di ogni morale. Commentando questo versetto, San Giovanni Crisostomo ci istruisce: «C'è di più, perché Gesù non ha detto solo: 'Desiderate tutto il bene per gli altri' ma 'fate del bene agli altri'»; Così la massima d'oro proposta da Gesù non può diventare un semplice desiderio, ma deve tradursi in opere.

martedì 11 settembre 2018

(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.


VANGELO DI MERCOLEDì 12 SETTEMBRE 2018 
(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Spirito Santo, stammi vicino, fin dentro il cuore e insegnami Gesù; dammi la chiave per aprire alla comprensione la mia mente, perché tutto quello che vuoi che io capisca possa entrare in questo mio cervellino striminzito.
Questa pagina è una delle più belle del vangelo... io la definisco quella dei comandamenti di chi vive la fede. Quella dei comandamenti di Dio è una bellissima pagina in cui Lui ci detta delle regole per la nostra vita, dettate dall'amore che ha per noi, che come un Padre buono ha istituito perché non facessimo cose pericolose per la nostra vita e per la nostra serenità; ma quelle delle beatitudini sono una dichiarazione d'amore da parte nostra a Gesù e ai nostri fratelli. Infatti, anche se ad un primo sguardo può sembrare che dovremmo essere poveri, affamati e perseguitati per essere graditi a Dio, leggendo meglio vediamo che è essere Cristiani che ci fa diventare beati. Essere Cristiani vuol dire appartenere a Cristo, condividere con Lui il progetto che Dio ha per noi, essere suoi amici e accettare come Lui il volere di Dio. Non è il potere e la gioia della terra che ci danno la beatitudine, perché tutto va bene fino a che non ci succede niente di spiacevole, poi che facciamo? Come accettare una malattia o una disgrazia quando il metro con il quale misuriamo la nostra beatitudine è così terreno? Si può farsene una ragione, o arrabbiarsi, ma niente è paragonabile a quando il metro con il quale misuriamo tutto è quello dell'amore di Dio. Accettare la propria condizione ed offrire al Signore ogni cosa della nostra vita è una grande Grazia, vivere attimo dopo attimo in compagnia della nostra famiglia celeste ed affidare ogni cosa, anche la più piccola al Signore, è una dolcissima abitudine. I cristiani non sono dei pazzi, né dei masochisti, ma imparano ogni giorno di più ad amare i propri fratelli e questo è molto bello e da' gioia. Proprio nelle difficoltà affinano le loro qualità con l'aiuto di Dio e ricevono grazie su grazie. Certo per qualcuno può suonare strano sentire che si considera una malattia come una GRAZIA e non una DISGRAZIA, ma certe cose ci sono e insegnano. Gira qui su fb un video di un certo Nick http://www.youtube.com/watch?v=z7TZ_Fq4fU0ci sono cose che non si possono spiegare senza gli occhi della fede.... ditemi come qualcuno di noi avrebbe potuto convincere questo ragazzo a vivere la sua vita e a provare la gioia che lui prova nell'essere strumento di Dio se non Dio stesso, parlando direttamente al suo cuore.
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Rev. D. Joaquim MESEGUER García (Sant Quirze del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci indica dov’è la vera felicità. Nella versione di Luca, le beatitudini sono accompagnate da lamenti che si affliggono per coloro che non accettano il messaggio di salvezza e che si rinchiudono in una vita autosufficiente ed egoista. Con le beatitudini e i lamenti, Gesù spiega la dottrina dei due cammini: il cammino della vita ed il cammino della morte. Non vi è una terza possibilità neutrale: colui che no va verso la vita va inesorabilmente verso la morte; colui che non segue la luce, vive nelle tenebre. «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20). Questa beatitudine è il fondamento di tutte le altre, poiché chi è povero sarà capace di ricevere il Regno di Dio come un dono. Chi è povero si renderà conto di che cosa si deve aver fame e sete: non dei beni materiali, ma della Parola di Dio; non del potere, ma della giustizia e l’amore. Chi è povero potrà piangere dinanzi alla sofferenza del mondo. Chi è povero saprà che ogni ricchezza è di Dio e che, per questo, sarà incompreso e perseguitato nel mondo. «Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione» (Lc 6,24). Questo rammarico è anche il fondamento delle susseguenti, poiché chi è ricco e autosufficiente, chi non sa porre le proprie ricchezze al servizio del prossimo, si rinchiude nel proprio egoismo e opera lui stesso la propria disgrazia. Che Dio ci liberi dal desiderio di ricchezze, di andare dietro alle promesse del mondo e di porre il nostro cuore nei beni materiali; che Dio non permetta sentirci soddisfatti dinanzi alle lodi ed adulazioni umane, perché questo significherebbe aver posto il nostro cuore nella gloria del mondo e non in quella di Cristo. Ci sarà vantaggioso ricordare quel che dice San Basilio: «Chi ama il suo prossimo come se stesso non accumula cose innecessarie che possono essere utili per altri».

lunedì 10 settembre 2018

(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.




VANGELO DI MARTEDì 11 SETTEMBRE 2018
(Lc 6,12-19)
Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Parola del Signore





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. (Sant'Agostino)
Inizia la vita comunitaria di Gesù e degli apostoli. Come sempre Gesù si ritira in preghiera prima di prendere qualunque decisione. Stranissima scelta, non poteva cercarli più diversi tra loro, ognuno ha il suo bel caratterino, ma lui li sceglie perché sa che il legame tra di loro diverrà profondo quando capiranno di essere tutti fratelli e figli dello stesso Dio. Li riunì tutti sotto il suo nome e questo è un dato importante che non dobbiamo mai dimenticare. Nessuno può sapere da cosa ci giudica il Signore, perché non è importante quello che siamo prima dell’incontro con lui, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla sua venuta nel nostro cuore.
All’inizio non possono capire, e sono solo attratti dal Carisma di Gesù, lo vedono compiere miracoli come se una forza interiore scaturisse da Lui, non hanno idea di cosa significhi essere suoi discepoli, non sanno che in forza dello Spirito Santo, anche loro dovranno guidare il popolo, non immaginano certo che anche loro saranno capaci di compiere grandi gesti, che la loro vita sarà trasformata da Gesù. Ma quello che ancora oggi molti si ostinano a non vedere è che Gesù, è ancora tra noi, ci chiama, ci sceglie e ci trasforma. Gesù guarisce ogni ferita, fisica o spirituale, scaccia la parte di noi che è schiava del peccato, perché la forza che viene da Lui è più forte d’ogni male, ma per fare questo ha bisogno del nostro consenso, del nostro accettare di seguirlo e di seguire la sua parola. Non a tutti darà poteri che si vedono, non a tutti chiederà le stesse cose, ci conosce perfettamente, ma quello che noi dobbiamo capire è che senza di Lui, senza lo Spirito Santo di Dio, noi non siamo capaci di nulla. Tutta la folla cercava di toccarlo, abbiamo mai percepito che è Lui che si lascia toccare e che non abbiamo meriti neanche in questo? Riusciamo a sentire la grazia del suo amore su di Noi? O siamo ancora convinti di essere talmente buoni e giusti da meritare tutto il suo amore?
COMMENTO DI:
Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
Oggi, vorrei centrare la nostra riflessione sulle prime parole di questo Vangelo: «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione» (Lc 6,12). Introduzioni come questa possono passare inosservate nella nostra quotidiana lettura del Vangelo, però –in effetti- sono di massima importanza. In particolare oggi ci viene chiaramente detto che la scelta dei dodici apostoli —decisione centrale per la futura vita della Chiesa— fu preceduta da un’intera notte di preghiera di Gesù, in solitudine, davanti a Dio, suo Padre.
Quale è stata la preghiera del Signore? Da ciò che si evince dalla sua vita, doveva essere una preghiera di piena fiducia al Padre, e di totale abbandono alla sua volontà —«Non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato» (Gv 5,30)— manifestamente unita alla sua opera salvifica. Solo da questa profonda, lunga e costante preghiera, sostenuta sempre dall’azione dello Spirito Santo che, presente fin dal momento dell’Incarnazione, era disceso su Gesù al momento del suo Battesimo; solo così, dicevamo, il Signore poteva ottenere forza e luce necessaria per continuare la sua missione di obbedienza al Padre per compiere la Sua opera vicaria di salvezza degli uomini. La successiva elezione degli Apostoli che, come ci ricorda San Cirillo di Alessandria, «Cristo stesso afferma di aver dato loro la stessa missione ricevuta dal Padre», ci dimostra come la Chiesa nascente è stato il frutto di questa preghiera di Gesù al Padre nello Spirito e che, quindi, è opera della Santissima Trinità stessa. «Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli» (Lc 6,13).
Il mio augurio è che tutta la nostra vita di cristiani —come discepoli di Cristo— sia sempre immersa nella preghiera e da essa sostenuta.

sabato 8 settembre 2018

(Mc 7,31-37) Fa udire i sordi e fa parlare i muti.




VANGELO DI DOMENICA 9 SETTEMBRE 2018

(Mc 7,31-37) Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni o Spirito Santo, nella mia mente ottusa; aprila alla comprensione della tua parola. Apri i miei occhi e le mie orecchie, come hai fatto con il sordomuto del Vangelo, ma sopratutto ti imploro, apri il mio cuore all'amore!

Nel tempo che ci è concesso... vorrei cominciare così oggi, perché il Vangelo non è un racconto di storie antiche.

Il miracolo che opera sul sordomuto, è significativo di quello che opera in noi quando ci avviciniamo a Lui. Noi speriamo in una sua azione guaritrice, ed è per questo che chiediamo l'imposizione delle mani, ma Gesù non opera come noi vogliamo, ha sempre qualcosa da dirci di più, ed infatti ecco che non esegue quello che noi aspettiamo, ma ci invita anche all'ascolto e alla parola.

Quel suo non dire a nessuno del miracolo operato, non vuole dire non parlarne, secondo me, ma vuole dire: Non parlare del miracolo che io ho operato in te, ma di quello che tu sei diventato grazie a questo miracolo.

Parla della grazia che è in te, della bellezza che vedi nel tuo cuore grazie alla fede, parla con le tue opere oltre che con le tue parole, in questo modo porterai la luce del Signore intorno a te e, a tua volta aprirai gli occhi e gli orecchi dei tuoi fratelli.

Aderire al progetto di Gesù per la salvezza degli uomini; è questo il vero rapporto che il Signore vuole con noi, un amore reciproco e consapevole, che non aspetta solo di essere donato, ma che a sua volta si dona all'altro, con la stessa intensità.

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COMMENTO DI:

Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach

(Vilamarí, Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo ci presenta un miracolo di Gesù: restituì l’udito e districò la lingua a un sordomuto. La gente rimase stupita e diceva: «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7,37).

Questa è la biografia di Gesù fatta dai suoi contemporanei. Una biografia breve e completa. Chi è Gesù? E’ colui che ha fatto bene ogni cosa. Nel doppio senso della parola: nel che e nel come, nella sostanza e nel modo. E’ Colui che ha fatto solamente opere buone è Colui che ha fatto bene le buone opere, in un modo perfetto, compiuto. Gesù è colui che fa tutto bene, perché solo fa buone azioni, e ciò che fa, lo lascia terminato. Non lascia niente incompiuto; e non aspetta a compierlo più tardi.

-Anche tu cerca di completare adesso tutto quello che fai: la preghiera, le relazioni con i familiari e le altre persone, il lavoro, l’apostolato, l’assiduità nella tua formazione spirituale e professionale, etc. Sii esigente con te stesso e prudentemente cerca di esserlo pure verso quelli che dipendono da te. Non permettere lavori fatti alla meno peggio. Non piacciono a Dio e danno fastidio al prossimo. Non assumere questo atteggiamento solo per compiacere, ne perché questa forma di procedere ti dia più reddito, anche umanamente; no! Perché a Dio non sono le opere non buone ne quelle ”buone” fatte male. La Sacra Scrittura afferma che «sono perfette le sue opere» (Dt 32,4). Il Signore, per mezzo di Mosè, dice al popolo d’Israele; «Non offrite nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito» (Lev 22,20). Chiedi l’aiuto materno della Vergine Maria. Come Gesù, anche Lei fece bene ogni cosa.

San Josemaría ci offre il segreto per ottenerlo: «Fa quello che devi fare e concentrati in quello che fai» E’ questo il tuo modo di agire?

( Lc 6,6-11 ) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato



VANGELO DI LUNEDì 10 SETTEMBRE 2018



( Lc 6,6-11 ) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.






Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.


Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.


Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.


Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.


Parola del Signore










LA MIA RIFLESSIONE


PREGHIERA


O spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, il tuo fuoco ci unisca in un'anima sola. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno Amore. Amen.


Gesù continua ad entrare nelle sinagoghe, a parlare per chi vuole comprendere, ma proprio lì, dove si legge la parola di Dio, gli riesce più difficile farsi conoscere veramente, perché chi detiene la sapienza di saper leggere le scritture, la usa per avere il potere sul popolo.


Cercando di metterlo in difficoltà, con domande a trabocchetto, volevano dimostrare che la sua parola andava contro la le legge di Dio, per loro era più importante rispettare le leggi che loro stessi avevano promulgato, che rispettare Dio e il suo amore per l'uomo. Anzi volevano tenere il popolo lontano da Dio, come se fosse il Dio di pochi eletti e non di tutta l' umanità.


Purtroppo questa presunzione è ancora oggi causa di grandi malintesi tra la Chiesa e il popolo dei fedeli, che invece di avvicinare la gente al Signore, molti si allontanano.


A volte basta un niente, una chiacchiera provocata dall' invidia, o dalla superbia, e subito si crea una frattura che se non chiarita diventa incolmabile, ci vuole serenità d' animo per chiarire i malintesi, da ambo le parti.


Scribi e farisei non erano disponibili a parlare con Gesù di quello che Dio voleva, perché vedevano in lui un usurpatore, uno che voleva prendere il loro posto, il più vicino a Dio, e facendo così, hanno inaridito il loro cuore e non hanno permesso al Signore di guarirli, non hanno accettato di rivedere le loro posizioni, di stendere quella mano inaridita, senza linfa vitale, senza Dio.


Accettare di essere malati, di aver bisogno di essere sanati nel cuore, è una cosa molto difficile, dobbiamo semplicemente prenderne atto, senza giudicare, ma pregare per chi si ostina a discutere, specialmente sulla parola di Dio.


Nella prima lettura ad esempio,oggi troviamo una frase che può essere fraintesa,perchè nella traduzione, per migliorare lo stile della frase di Paolo, i traduttori modificarono un po' l'ordine delle parole. In questo link riferisco quanto nel sito viene detto a proposito di questa frase: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4828363965761&set=a.1043060295535.6774.1796438520&type=1&theater


Nel camminare dietro al Signore si impara molto,anche a capire lo scopo ed il valore della sofferenza; prendere la croce e seguire il Signore o rifiutarla, non accettare di condividere con Lui l'amore per i fratelli.


Il cammino di fede è un impegno, ma molti pensando di sapere già tutto, di poter fare a meno di rivestirsi di Cristo, e restano a parlare dentro e fuori del tempio,di quello che è giusto o sbagliato... e intanto Gesù passa e se ne va!


COMMENTO AL VANGELO DI


P. Julio César RAMOS González SDB


(Mendoza, Argentina)


Oggi, Gesù ci da esempio di libertà. Di questo ne parliamo tantissimo nei nostri giorni. Ma, a differenza di ciò che oggi viene offerta e perfino si vive come “libertà”, quella di Gesù é una libertà totalmente associata ed unita all'azione del Padre. Lui stesso dirà: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa» (Gv 5,19). Ed il Padre solamente agisce per amore.


L'amore non s'impone, ma influisce, mobilita, restituendo con pienezza la vita. Quel comando di Gesù: «Alzati e mettiti nel mezzo!» (Lc 6,8), possiede la forza ricreatrice di Colui che ama, e attraverso la parola agisce. Ancora di più l'altro: «Stendi la mano!» (Lc 6,10), che finisce con l'ottenere il miracolo, ristabilisce definitivamente la forza e la vita in chi era debole e morto. ”Salvare”, è strappare dalla morte, e questa stessa parola si traduce in “guarire”. Gesù guarendo salva quanto di morte c'era in quel povero uomo ammalato, e questo è un segno chiaro dell'amore di Dio Padre verso le sue creature. Così, nella nuova creazione dove il Figlio non fa altro che ciò che vede fare al Padre, la nuova legge che dominerà sarà quella dell'amore che si mette in atto, e non quella di un riposo che “inattiva”, perfino nel fare del bene al fratello bisognoso.


Allora, libertà ed amore messi insieme sono la chiave per oggi. Libertà ed amore messi insieme allo stile di Gesù. «Ama e fa quel che vuoi» di sant'Agostino ha oggi piena vigenza, per imparare a trasformarsi totalmente in Cristo Salvatore.

venerdì 7 settembre 2018

(Mt 1,1-16.18-23) Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

VANGELO DI SABATO 8 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: 8 Settembre: Nativita' della Vergine Maria

Testo del Vangelo (Mt 1,1-16.18-23): Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Spirito Santo di Dio ,illuminami, fa che io possa riconoscermi in questa famiglia, in questa stirpe ,come Figlia Di Dio.

La genealogia di Gesù, è riportata in due versioni nei Vangeli, quella di Matteo e quella di Luca, abbastanza dissimili tra loro, per vari motivi, ma questa è la parte che interessa gli studiosi teologi, o quelli che amano spaccare il capello in quattro. Ma la fede in Gesù Cristo segna la fine di tutte le diatribe possibili, riunisce tutto i popoli della terra, ci rende tutti figli di Dio. Nasce dalla famiglia di Davide, è vero, ma nella sua storia terrena manda i suoi discepoli ad ammaestrare i popoli di tutta la terra, è il primo grande eroe dell’unità, in un mondo che non sa far altro che dividersi, Lui rivoluziona tutto e ci dice che pur essendo diversi, di etnie ,razze, popoli, colori, tutti siamo figli dello stesso Dio, fratelli in Cristo. Non serve sapere altro, ma vivere questo è secondo me, già sufficiente per entrare a far parte di questo benedetto Regno di Dio. Una famiglia è unita da legami di sangue, d’ amore e, se solo pensassimo ogni giorno, prima di adirarci con un nostro fratello, che in lui scorre lo stesso dna di figlio di Dio, forse potremmo pian piano, riuscire a vivere in pace e letizia. Se non riusciamo a farlo, se comunque odio, rancore e indifferenza  la fanno da padroni nel nostro cuore, pensiamo bene, che forse, non viviamo solo come orfani di Dio Padre, ma che viviamo come figli adottivi di satana, e convertiamoci. Impariamo fratelli, con l' aiuto del Signore, che dobbiamo invocare continuamente, ad odiare la divisione e non i nostri nemici; ad odiare il peccato e non i peccatori.
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Comentario: Fra Agustí ALTISENT i Altisent Monje de Santa Mª de Poblet
(Tarragona, Spagna)

Oggi la genealogia di Gesù, il Salvatore che doveva nascere da Maria, ci mostra come l’opera di Dio si inserisce nella storia umana e come Dio, attua nel segreto e nel silenzio di ogni giorno. Allo stesso tempo vediamo la sua serietà nel compiere le sue promesse. Incluso Rut e Racab (cf. Mt 1,5) straniere convertite alla fede nell’unico Dio (e Racab, era una prostituta!), sono antenati del Salvatore.

Lo Spirito Santo, che doveva realizzare in Maria l’incarnazione del Figlio, penetrò, quindi, nella nostra storia già da molto lontano, e da molto presto, tracciando una rotta fino ad arrivare a Maria di Nazaret, è attraverso di Lei a suo figlio Gesù. «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele» (Mt 1,23). Quanto delicate spiritualmente dovevano essere le viscere di Maria, il suo cuore e la sua volontà, fino al punto di attirare l’attenzione di suo Padre e convertirla in Madre del “Dio-con-gli-uomini’’!. Egli che doveva portare la luce e la grazia soprannaturale per la salvezza di tutti. Tutto in questa opera ci porta a contemplare la grandezza, la generosità e la semplicità dell’azione divina, che innalza e riscatta la nostra stirpe umana, implicandosi in maniera personale.

Inoltre nel Vangelo di oggi, possiamo osservare come fu notificato a Maria che avrebbe concepito Dio, il Salvatore del popolo. E pensare che questa donna, Vergine e madre di Gesù, doveva essere allo stesso tempo nostra madre. Questa speciale scelta di Maria —«benedetta tu fra le donne» (Lc 1,42)— ci fa apprezzare la tenerezza di Dio nel suo modo di procedere, perché non ci riscattò —per così dire— “a distanza’’, vincolandosi invece personalmente con la nostra famiglia e la nostra storia. Chi poteva immaginare che Dio sarebbe stato allo stesso tempo così grande e così accondiscendente, avvicinandosi intimamente a noi.

giovedì 6 settembre 2018

(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

VANGELO DI VENERDI 7 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Venerdì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Lc 5,33-39): In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O mio Santo Spirito, ti prego, dammi la capacità di vedere ciò che chi ignora non riesce a vedere, per la forza del mio battesimo, per l' amore che Tu doni a chi a Te si rivolge ed in Te confida. O Santo Spirito che ci leghi al Padre e al Figlio, agisci in noi!

Gesù incontra i farisei, cerca di ragionare con loro, di fargli capire che con la sua venuta tante cose sono nuove e che quindi vanno viste sotto un'altra ottica. L' incontro con i suoi, si consuma come un matrimonio, in cui ci si dona completamente per formare una famiglia, per cui lo paragona ad una festa.Già dalla creazione Dio disse in Gn.2,24 " Per questo l' uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. " La nostra fede in Cristo ci chiede di lasciare tutto e di ricreare con Lui una nuova famiglia, in cui comprendere nell'amore tutti i figli di Dio.Se uno, vuole fidarsi di Gesù, non si mette a sindacare ed a dire quello che è vecchio e quello che è nuovo, quello che viene da lì o da là, ma guarda alla parola del Signore e al suo giudizio. La legge di Dio è chiara e anche se è cambiata nella forma alla venuta del messia, non è cambiata nella sostanza. Non facciamo come i farisei che si fermavano all'apparenza della fede, ma andiamo dritti alla sostanza, senza giudicare quello che non possiamo capire. La pratica del digiuno veniva imposta, ma con Gesù viene invece abolita come obbligo, perché serve a poco se non c'è l'amore per lo sposo. Non è il digiuno dal cibo che fa un cristiano, ma l'amore che lo lega a Dio, per il quale sceglie di essere in comunione con Lui. Digiunare, offrire sacrifici, o fare i fioretti, come ci insegnavano da bambini, non perchè il Signore ci vuole fare sentire degli esseri inferiori, ma proprio per far si che ci sentiamo in comunione con Lui, strette a Lui fino a quell' abbraccio sulla croce, in cui noi restiamo attoniti davanti al suo dolore e Lui scende a consolarci!
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Comentario: Fra Frederic RÀFOLS i Vidal
(Barcelona, Spagna)

Oggi, nella nostra riflessione sul Vangelo, vediamo la trappola che tendono i farisei ed i maestri della Legge, quando tergiversano una questione importante: semplicemente, essi contrappongono il digiunare ed il pregare dei discepoli di Giovanni e dei farisei col mangiare e bere dei discepoli di Gesù.

Gesù Cristo ci dice che nella vita c'è un tempo per digiunare e pregare, e che c'è un tempo per mangiare e bere. Vuol dire che: la stessa persona che prega e digiuna è quella che mangia e beve. Lo vediamo nella vita giornaliera: contempliamo la semplice allegria di una famiglia, forse della nostra stessa famiglia. E vediamo che, in un altro momento, la tribolazione visita quella famiglia. I soggetti sono gli stessi, ma ogni cosa a suo tempo: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni...» (Lc 5,34).

Tutto ha il suo momento; sotto il cielo c'è un tempo per ogni cosa: «Un tempo per sdrucire e un tempo per cucire» (Qo 3,7). Queste parole dette da un saggio dell'Antico Testamento, non precisamente dei più ottimisti, quasi coincidono con la semplice parabola del vestito rammendato. E sicuramente coincidono in qualche modo con la nostra propria esperienza. L'errore è che quando è tempo di cucire, sdruciamo; e che quando bisogna sdrucire, cuciamo. Ed è allora quando nulla riesce bene.

Noi sappiamo che, come Gesù Cristo, per la passione e morte, arriveremo alla gloria della Risurrezione. E che qualunque altro cammino non è il cammino di Dio. Precisamente, Simone Pietro viene rimproverato quando vuole allontanare il Signore dall'unico cammino: «perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23). Se possiamo godere di alcuni momenti di pace e di allegria, approfittiamoli. Certamente ci arriveranno momenti di duro digiuno. L'unica differenza è che, per fortuna, sempre avremo lo sposo con noi. Ed era questo che non sapevano i farisei e, forse per ciò, nel Vangelo quasi sempre ci vengono presentati come persone di malumore. Ammirando la dolce ironia del Signore che s'intravvede nel Vangelo di oggi, soprattutto, cerchiamo di non essere persone malumorate.

mercoledì 5 settembre 2018

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.

VANGELO DI GIOVEDI 6 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Giovedì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Lc 5,1-11): In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni in me, Spirito Santo,Spirito di sapienza:donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

La folla si accalcava per ascoltare la parola,i suoi insegnamenti,dalle labbra di Gesù e Lui parlava loro, ma non era solo un parlare il suo, era anche azione, è questo che pian piano dobbiamo imparare a riconoscere nella parola di Dio, l’azione che ad essa si lega. Guarda due barche di pescatori, stanchi e snervati, delusi da una giornata di pesca sul lago, che era stata infruttuosa; uno di questi era Simone (che poi sarà chiamato Pietro) un uomo un po’ rude, come tutti coloro che fanno un lavoro pesante; eppure quest’uomo, nella sua semplicità si fida di Gesù e fa come Lui gli dice, getta le reti di nuovo e la pesca è abbondante. Alla vista della potenza del Signore, Pietro si getta ai suoi piedi e si riconosce in tutta la sua pochezza, indegno e peccatore, e si rende conto che solo attraverso Gesù si entra in una realtà completamente diversa da quella terrena; questa pesca non ha niente di normale e tutto è così smisurato come grazia da essere in se stessa miracolo di Dio. E’ questo che trasforma la nostra piccola realtà di uomini in prodigio di Dio, la fede. Più questa sarà grande, più ci affideremo, più vedremo grandi le opere del Padre in noi e saranno parte stessa della nostra realtà,della nostra vita. Questo significa rispondere alla sua chiamata e mettersi in comunione con Gesù Cristo.
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Comentario: Fra Pedro IGLESIAS Martínez
(Rubí, Barcelona, Spagna)

Oggi ancora ci risulta sorprendente comprovare come quei pescatori furono capaci di lasciare il loro lavoro le loro famiglie e seguire Gesù: «Lasciarono tutto e lo seguirono» (Lc 5,11), precisamente quando Egli si manifesta dinnanzi a loro come un collaboratore eccezionale per l’attività che proporziona loro il sostentamento. Se Gesù di Nazareth facesse la proposta a noi, nel nostro secolo XXI..., avremmo il coraggio di quei uomini? Saremmo capaci di intuire quale sia il vero beneficio?

I cristiani crediamo che Gesù è eternamente presente; quindi questo Cristo Risorto ci chiede, non a Pietro a Giovanni o a Giacomo, ma a te, a me e a tutti coloro che lo confessiamo come il Signore, ripeto, ci chiede, partendo dal testo di Luca, di accoglierlo nella barca della nostra vita perché vuol riposare con noi; ci chiede servirsi di noi, che gli permettiamo di indicarci dove orientare la nostra vita per essere fecondi in mezzo ad una società ogni volta più allontanata e bisognosa della Buona Nuova. La proposta è allettante, e solo ci manca volere e saper spogliarci delle nostre paure, dei nostri “chissà cosa diranno” e fissare il corso verso acque più profonde o, in altre parole, verso orizzonti più lontani di quelli che limitano la nostra mediocre quotidianità di ansie e scoraggiamenti. «Colui che inciampa sulla strada, per poco che avanzi, si avvicina al traguardo; colui che corre fuori, quanto più corre, più si allontana» (Cf. San Tommaso d’Aquino).

«Duc in altum»; «Prendi il largo» (Lc 5,4): non stabiliamoci sulle rive di un mondo che vive guardandosi l’ombelico! La nostra navigazione per i mari della vita deve condurci ad attraccare nella terra promessa, fine del nostro percorso in questo Cielo sperato, che è regalo del Padre, pero indivisibilmente, anche lavoro dell’uomo –tuo, mio- al servizio degli altri a nella barca della Chiesa. Cristo conosce bene le zone di pesca, e dipende da noi: o il porto dei nostri egoismi, o verso i suoi orizzonti.

martedì 4 settembre 2018

(Lc 4,38-44) È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

VANGELO DI MERCOLEDI 5 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Lc 4,38-44): In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Missione dello Spirito Santo “ Lo Spirito Santo è l’amore del Padre e del Figlio. È la Divina Carità che, uscendo dalla sua intima dimora, si dona, si espande su tutto il creato, sulle creature e in modo speciale sul cuore degli uomini per farne un piccolo paradiso sulla terra, per poi trasportarli nei perenni gaudii del possesso di se stesso in Paradiso. Questa è la missione dell’Eterno Divino Spirito”. “La gente prega in modo sbagliato, chiede grazie materiali. Pochi domandano il dono dello Spirito Santo. Ma quelli che ricevano lo Spirito Santo ricevono tutto”. Donaci Signore il Tuo Santo Spirito, perché possiamo capire come vivere con te qui sulla terra.

Uscito dalla Sinagoga, Gesù non aveva certo finito il suo compito, perché quello che porta con se non è solo parola, ma esempio di vita donata a Dio e agli uomini, è quello che oggi potremmo definire un esempio di vita consacrata. Quello che mi piace notare nel brano di oggi è come la preghiera sia importante sia per Gesù, che la riceve dai malati e dai loro parenti, sia per chi prega, cominciando da Gesù stesso che si isola (in un luogo deserto) e cerca così, attraverso la preghiera, il contatto con il Padre.Questo contatto è essenziale, perché nessuno più di Gesù ha incoraggiato la preghiera. I seguaci di Cristo ricevettero l' incoraggiamento a pregare e fu loro insegnato come farlo. Essi vedevano costantemente l' esempio posto davanti a loro e notavano il rapporto diretto, esistente, tra lo straordinario ministero di Gesù e la sua profonda vita di preghiera. Gesù considerava la preghiera più importante del cibo; la Bibbia dice che Gesù, ore prima del levarsi del sole, si recava in luoghi solitari per pregare (vedi Marco 1:35). Per il Figliuolo di Dio, la preghiera era molto più importante del radunarsi di grandi folle. La Bibbia dice: " Molte turbe si adunavano per udirlo ed esser guarite delle loro infermità. Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava " (Luca 5:15-16). Le preziose ore di comunione con il Padre celeste avevano per Lui valore superiore al sonno. La Bibbia dice infatti: "Or avvenne in quei giorni ch'egli se n'andò sul monte a pregare, e passò la notte in orazione a Dio" (Luca 6:12). Egli pregava in occasione di funerali, ed i morti risuscitavano. Pregò sui cinque pani ed i due pesci, e moltitudini furono saziate con la colazione di un ragazzetto. Egli pregò invocando: "Non la mia volontà, ma la tua sia fatta", e si aprì così la strada che permetteva all'uomo peccatore di avvicinarsi ad un Dio Santo. Quindi la preghiera non è un optional, un accessorio, ma è il perno della fede, attraverso di essa ci si mette in comunicazione con Dio.I demoni lasciano i corpi degli uomini per cui è chiesta la guarigione attraverso una preghiera sincera, perché ci si rivolge a Gesù come a colui che salva. Il suo compito non è circoscritto a poche persone , e tutti coloro che accetteranno di essere guariti dalla loro incredulità, saranno salvati.Dobbiamo pregare nel Nome di Cristo. Gesù ha detto: " E quel che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figliolo." (Giovanni 14:13).Non siamo degni di accostarci al santo trono di Dio se non per mezzo del nostro avvocato Gesù Cristo. La Bibbia dice infatti: "Avendo noi dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia." (Ebrei 4:14-16). Dio perdona i nostri peccati per amore di Cristo; per amore di Cristo provvede ai nostri bisogni e accoglie le nostre preghiere. Colui che viene fiducioso al trono della grazia ha potuto vedere che l' avvicinarsi a Dio gli era reso possibile a motivo di Gesù Cristo.
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Comentario: Fra Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, ci troviamo di fronte a una chiara controversia: la gente che cerca Gesù e Colui che cura tutte le “malattie” (cominciando dalla suocera di Simon Pietro); e allo stesso tempo «Da molti uscivano demoni gridando» (Lc 4,41). Come dire: pace e bene da una parte; malignità e disperazione dall’altra.

Non è la prima volta che appare il diavolo “uscendo”, per meglio dire, scappando dalla presenza di Dio, tra grida e esclamazioni. Ricordiamoci anche dell’indemoniato di Gerasa (cf. Lc 8,26-39). Sorprende che sia il proprio diavolo che “riconoscendo ” a Gesù, come nel caso di Gerasa, sia lui stesso ad andargli incontro (certamente con rabbia e irritato perché la presenza di Dio perturbava la sua vergognosa tranquillità).

Molte volte anche noi pensiamo che l’incontro con Gesù è un fastidio? ! Ci disturba dover andare a Messa la Domenica; ci irrita pensare che da molto non dedichiamo un tempo alla preghiera; ci vergognamo dei nostri errori, invece di andare dal Dottore della nostra anima e chiedergli semplicemente perdono... Pensiamo se non è il Signore che deve venire al nostro incontro, giacché ci facciamo pregare per lasciare la nostra piccola “grotta” e uscire all’incontro di chi è il Pastore delle nostre vite! Questo si chiama, semplicemente, tiepidezza.

La diagnosi per tutto questo è: atonia, mancanza di tensione nell’anima, angustia, curiosità disordinata, stress, pigrizia spirituale con le cose della fede, pusillanimità, voglia di stare da soli con noi stessi... E c’è anche un antidoto: smettere di guardare se stesso e mettersi al lavoro. Impegnarsi a dedicare un momento ogni giorno per guardare ed ascoltare Gesù (ciò che chiamiamo preghiera): Gesù lo faceva, visto che «Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto» (Lc 4,42). Fare un piccolo sforzo per vincere l’egoismo in una piccola cosa ogni giorno per il bene degli altri (questo si chiama amare). Fare un piccolo–grande accordo con noi stessi, per vivere ogni giorno coerentemente la nostra vita cristiana.

lunedì 3 settembre 2018

(Lc 4,31-37) Io so chi tu sei: il santo di Dio!

VANGELO DI MARTEDI 4 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Martedì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Lc 4,31-37): In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Fa che tutto quello che è mio non conti più nulla e quello che viene da Dio si impossessi della mia mente e del mio cuore.

Nella chiesa di Nazaret, tra i suoi, Gesù fu scacciato, non fu accettato, e se ne andò a Cafarnao, dove il sabato, nel tempio leggeva le letture ed era ascoltato, perché la sua era vista come una parola autorevole. Notevole questo fatto che Luca racconta, ”nella chiesa un indemoniato”, non basta una chiesa di mattoni per scacciare il demonio, ma Gesù con autorità lo scaccia .  Persino un ribelle per eccellenza come il demonio riconosce l’autorità di Gesù, riconosce in Gesù il Santo di Dio. Apriamo gli occhi fratelli, satana si nasconde e solo se riconosciamo in Gesù Cristo il Santo di Dio, possiamo scacciarlo dalla nostra vita. Riconoscere il Santo di Dio significa riconoscere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo di Dio. Oggi leggendo questa lettura mi viene un pensiero,molti pensarono che Gesù era un perdente, ingannati da satana, che è il perdente per eccellenza!
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Comentario: Fra Joan BLADÉ i Piñol
(Barcelona, Spagna)

Oggi, vediamo come l’insegnamento fu per Gesù la missione centrale della sua vita pubblica. La predica di Gesù però era molto differente a quella degli altri maestri e questo fece sì che la gente si sorprendesse e si ammirasse. Certamente, anche se il Signore non aveva studiato (cf. Gv 7,15), sorprendeva con il suo insegnamento, perché «parlava con autorità» (Lc 4,32). Il suo stile nel parlare aveva l’autorità di chi si sa il “Santo di Dio”.

Precisamente, l’autorità della sua parola era quello che dava forza al suo linguaggio. Utilizzava immagini vive e concrete, senza sillogismi ne definizioni; parole e immagini che estraeva dalla natura stessa quando non dalla Sacra Scrittura. Non c’è dubbio che Gesù era un osservatore, uomo vicino alle situazioni umane: allo stesso tempo che lo vediamo insegnando, lo contempliamo anche vicino alle persone facendo del bene (sia con guarigioni di malattie, sia espellendo demoni, ecc.). Leggeva nel libro della vita di ogni giorno esperienze che dopo le erano utili per insegnare. Anche se questa materia era elementare e rudimentale, la parola del Signore era sempre profonda, turbante, radicalmente nuova, definitiva.

La cosa più grandiosa di Gesù Cristo nell’esprimersi era il concatenare l’autorità divina con la più incredibile semplicità umana. Autorità e semplicità erano possibili in Gesù grazie alla conoscenza che aveva del Padre e alla sua relazione di amorosa obbedienza con Lui (cf. Mt 11,25-27). È questo legame con il Padre ciò che spiega l’armonia unica tra la grandezza e l’umiltà. L’autorità della sua parola non era in consonanza con i criteri umani; non c’era concorrenza, ne interesse personale o desiderio di emergere. Era un’autorità che si manifestava tanto nella sublimità della parola o dell’azione come nell’umiltà e semplicità. Non c’era nelle sue labbra ne lode personale, ne arroganza, ne gridi. Mansuetudine, dolcezza, comprensione, pace, serenità, misericordia, verità, luce, giustizia… furono il profumo che circondava l’autorità dei suoi insegnamenti.

domenica 2 settembre 2018

(Lc 4,16-30) Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

VANGELO DI LUNEDI 3 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Lunedì, XXII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 3 settembre: San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa

Testo del Vangelo (Lc 4,16-30): In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni, o Spirito di Sapienza e di intelligenza, ed apri la via dei cuori alla comprensione della verità tutta intera. Con la forza bruciante del tuo divino fuoco sradica ogni errore, spazza via ogni eresia, affinché risplenda a tutti nella sua integrità la luce della verità che Gesù ha rivelato. Vieni, o Spirito di Consiglio e di Fortezza, e rendici coraggiosi testimoni del Vangelo ricevuto. Sostieni chi è perseguitato; incoraggia chi è emarginato; dona forza a chi è imprigionato; concedi perseveranza a chi è calpestato e torturato; ottieni la palma della vittoria a chi, ancora oggi, viene condotto al martirio.

Gesù era stato battezzato da Giovanni al Giordano, fu rivestito di Spirito Santo, e si ritirò nel deserto per pregare, stette 40 giorni e 40 notti, fu tentato e resistette ad ogni tentazione, dopo di che tornò a Nazaret, da dove era venuto. La sua gente lo conosceva bene, sapeva di chi era figlio, di Giuseppe il falegname e di Maria, ed era uno di loro, spesso lo avevano visto nel tempio a leggere, ma quel giorno successe qualcosa di diverso. Lesse le parole del profeta Isaia: "18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 19 e predicare un anno di grazia del Signore." E subito dopo pronunciò guardando la folla: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi". Forse qualcuno dentro di sé si stupì, qualcuno invece sapeva già della fama di Gesù, ma certo che ci voleva almeno una piccola predisposizione a dare fiducia a quest’uomo, considerandolo uno di loro. Essere profeta nella propria patria, tra la gente che lo conosce, lo mette fuori dal gruppo delle sue conoscenze, e questo fa si che con tante persone che gli sono contro e si fanno forti l’ un l’ altro, la sua vita sia subito messa in pericolo, infatti il brano dice che lo cacciarono dalla città, lo condussero sul ciglio del monte e volevano gettarlo di sotto, ma Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.Questo fu l’impatto di Gesù con la sua gente, parlava con autorità, vinceva sulla loro ostilità senza alzare la voce, parlava con parole precise, e faceva sentire gli scribi e i dottori della legge, dei falsi, che imponevano leggi che non rispettavano. Proclamò un anno di grazia per far finire tutte quelle ingiustizie, e questo fu il colpo di grazia per chi voleva attraverso la legge di Dio, non portare i fedeli alla salvezza, ma mantenere il potere sul popolo.Per noi oggi è facile considerare la figura di Maria e Giuseppe con Gesù una sacra famiglia, ma provate a immaginare cosa possono aver pensato di loro in quei tempi.
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Comentario: Fra David AMADO i Fernández
(Barcelona, Spagna)

Oggi, «si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Con queste parole, Gesù commenta nella sinagoga di Nazareth un testo del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;» (Lc 4,18). Queste parole hanno un significato specifico al di là del momento storico in cui sono state pronunciate. Lo Spirito Santo abita in pienezza in Gesù Cristo, ed è Lui chi lo manda i credenti.

Ma anche, tutte le parole del Vangelo hanno un’eterna attualità. Esse sono eterne perché sono state pronunciate dall’Eterno, e sono attuali perché Dio fa che si compiano in tutti tempi. Quando ascoltiamo la Parola di Dio, dobbiamo riceverla non come un discorso umano, ma come una parola che ha un potere di trasformazione in noi. Dio non parla alle nostre orecchie, ma i nostri cuori. Tutto ciò che dice è profondamente pieno di significato e di amore. La Parola di Dio è una fonte inesauribile di vita: «È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte.» (S. Efrem). Le sue parole vengono dal cuore di Dio. E da quel cuore, il cuore della Trinità, è venuto Gesù –la Parola del Padre- agli uomini.

Così, ogni giorno, quando sentiamo il Vangelo, dobbiamo essere in grado di dire con Maria: «avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38), e Dio ci risponderà: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita». Ora, per che la Parola possa essere efficace in noi dobbiamo scartare ogni pregiudizio. I contemporanei di Gesù con lo capissero, perché solo guardavano con occhi umani: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Hanno visto l'umanità di Cristo, ma non hanno capito la sua divinità. Ogni volta che sentiamo la Parola di Dio, al di là dello stile letterario, della bellezza delle espressioni o l'unicità della situazione, dobbiamo sapere che è Dio che ci parla.

sabato 1 settembre 2018

(Mc 7,1-8.14-15.21-23) Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

VANGELO DI DOMENICA 2 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: XXII Domenica (B) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 7,1-8.14-15.21-23): In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami Spirito del mio Dio a comprendere gli insegnamenti che Gesù è venuto a portarci per parlare direttamente con noi attraverso di te, e a non lasciarmi confondere dalle tradizioni degli uomini che oscurano quelle di Dio.

Abbiamo incontrato a febbraio questo vangelo e qui c'è la mia riflessione di allora:
http://bricioledivangelo.blogspot.it/…/mc-71-13-trascurando…
Oggi però la Chiesa ci invita a concludere la lettura in un altro modo, e mi piace vedere come, questi due finali, pur essendo parte dello stesso discorso, indichino cose completamente diverse a mio avviso. Infatti questa volta il discorso sposta quel dito puntato su scribi e farisei verso la folla:- ascoltatemi tutti e comprendete bene - dice il Signore. Vale per me, per te, per i sacerdoti e persino per chi non ha mai pensato di fermarsi ad ascoltarlo. Spesso, troppo spesso diamo la colpa agli altri, agli accadimenti della vita, per giustificare certi nostri comportamenti. Pur se è vero che ad ogni azione, corrisponde una reazione, è anche vero, che la reazione non può essere scontata.... e molto... tutto, dipende da quello che vive dentro di noi e nutre la nostra anima. Sono convinta che le dieci parole dettate a Mosè e abbondantemente riviste da sempre dagli uomini, non servano per costringerci, ma per donarci indicazioni sempre più precise sulla via da percorrere per essere felici, ma a volte tra questi paletti , per mancanza di amore, si sono eretti reticolati, e questo non ha aiutato e non aiuta nessuno a camminare dietro al Signore. Tanto per cominciare, ci voltiamo troppo qua e la per vedere cosa fanno gli altri e "secondo le regole ", ci soffermiamo per giudicarli, e diciamo di loro tutto il male possibile. Il nostro modo di vivere ruota intorno agli altri, il nostro io si pavoneggia e spera di riflettere una bella immagine di se stesso. Sant' Agostino urla, dopo tanto vagare :" Tu eri dentro di me e io fuori " ...è un brano di una dolcezza struggente, quasi disperata che ci invita, per questo lo collego al Vangelo di oggi, a trovare la bellezza di Dio in noi, anche se sepolta dalle nostre umane nefandezze.
Questo contatto va cercato, desiderato, vissuto... e invece di cercare le direttive da "fuori" potremo con Agostino concludere: " mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace."
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Comentario: Fra Josep Lluís SOCÍAS i Bruguera
(Badalona, Barcelona, Spagna)

Oggi, la parola di Dio ci aiuta a discernere che al di sopra delle condotte umane ci sono i Comandamenti di Dio. Infatti, col passare del tempo, è facile che travisiamo i consigli evangelici e, rendendoci conto o no, ,sostituiamo i Comandamenti o li anneghiamo con meticolosità esagerata: «e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame» (Marco 7,4). Questo è il motivo per cui la gente comune, con un senso popolare, ignorava i dottori della legge, e i farisei, che sovrapponevano speculazioni umane alla Parola di Dio. Gesù applica la denuncia profetica di Isaia contro i religiosamente ipocriti («Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» Mc 7,6).

Negli ultimi anni, San Giovanni Paolo II, chiedendo scusa nel nome della Chiesa per tutte le cose negative che i loro figli avevano fatto nel corso della storia, lo aveva manifestato nel senso che "ci eravamo separati dal Vangelo".

«Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo» (Marco 7:15), ci dice Gesù. Solo ciò che procede dal cuore dell'uomo, dall’interiorità cosciente della persona umana, ci può far diventare malvagi. Questa malizia è quella che danneggia tutta l'umanità e uno stesso. La religiosità non consiste precisamente nel lavarsi le mani (ricordiamo a Pilato che consegna Gesù Cristo alla morte!), ma mantenere il cuore puro.

Detto in modo positivo, è quello che S. Teresa di Gesù Bambino ci dice nei suoi Manoscritti biografici: «Mentre contemplavo il corpo mistico di Cristo (...) ho capito che la Chiesa ha un cuore (...)ardente d’amore». Da un cuore che ama sorgono le opere ben fatte che aiutano in concreto a chi ne ha bisogno («Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare ... »: Mt 25,35).

venerdì 31 agosto 2018

(Mt 25,14-30) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

VANGELO DI SABATO 1 SETTEMBRE 2018.

Giorno liturgico: Sabato, XXIII settimana del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mt 25,14-30): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.» Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".» Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo". Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Venga il tuo Spirito, Signore, e ci trasformi interiormente con i suoi doni: crei in noi un cuore nuovo, affinché possiamo piacere a te e a conformarci alla tua Volontà. Per Cristo nostro signore. Amen.

Vi sarà capitato di fare un regalo? Penso di si... come rimarreste se dopo tanto tempo vi accorgeste che la persona a cui l' avete fatto, non l' ha neanche aperto? O se invece dopo qualche anno, ve lo ricicla e ve lo restituisce? Un po' così in fondo, ha diritto il Signore di rimanere deluso e offeso da noi. Chiediamo sempre, in continuazione e neanche apprezziamo quello che ci da, a cominciare dal dono della vita, a seguire alla nostra intelligenza e alla casa, la terra, il mare, i loro prodotti di cui nutrirci... Noi vogliamo sempre di più e pensiamo addirittura che possiamo sostituirci a Dio, nel creare in laboratorio prodotti sempre più grandi e più belli a vedersi, peccato che non abbiano quasi più sapore, dimenticando che Dio ce li offre per soddisfare il palato, ma noi vogliamo soddisfare la vista... belli fuori e insipidi dentro. Noi non siamo che guastatori della bellezza del creato, perché non mettiamo la nostra intelligenza al servizio di Dio, ma degli uomini, solo per soddisfare la nostra sete di denaro e di potere. Abbiamo invece tanti esempi di come si può ringraziare Dio di quello che ci ha dato, anche a livello spirituale, siamo in gradi di aprire ed apprezzare questi doni, o preferiamo lasciarli da una parte per paura di non esserne degni? Non ti chiedere se sei capace di aiutare ... fallo! Non ti porre dei limiti ... fidati dello Spirito Santo! Ad ognuno di noi il Signore ha fatto dei doni, a volte non li percepiamo, perché non riusciamo a vivere in comunicazione con Lui, talmente abbiamo messo il nostro ego al primo posto ed il nostro giudizio al posto di quello divino. Crediamo di saper fare tante cose, ma non riusciamo a fare le più semplici. Quando siamo piccoli, ci fidiamo della nostra mamma, appena sentiamo fame, basta un versetto e puntuale arriva la poppata..... non ci domandiamo niente, ci fidiamo e basta, perché non riusciamo a farlo con Dio? Ci aiuterà in tutto e per tutto appena glielo chiederemo, dobbiamo solo collaborare perché quel seme che ha seminato in noi possa fruttificare, possa crescere rigoglioso anche tra la zizzania che c'è nel nostro cuore... Chiedere a Gesù di estirpare da noi tutto il putridume che ci impedisce di essere liberi. Siamo stanchi e sfiduciati perché non ci rendiamo conto di essere noi gli artefici del nostro fallimento come uomini, anche se sembra che il male vinca sulla terra, non arrendiamoci; preghiamo e agiamo. Tutti noi, dal primo all'ultimo, siamo un esercito di anime, che ha armi potenti a disposizione, quelle che ci dà il Signore attraverso lo Spirito Santo, quindi, a meno che non scegliamo volontariamente di stare dalla parte del principe del male, proviamo a pregare ed invocare lo Spirito Santo per chiedere a Dio e alla sua Santissima Trinità: Ho riflettuto spesso su questa pagina del Vangelo, ma oggi vorrei pensare ad altro; a questi benedetti talenti così diversamente distribuiti !Da bambina ho imparato che Dio è buono e giusto, come conciliare questo con questa diversità di talenti? Come si spiega con il fatto che c'è chi nasce più fortunato e chi meno?Nell' 88 comperai un libro che si intitola
"ABBRACCIATA DALLA LUCE", che consiglio di leggere
file:///C:/Users/ISABELLA/Downloads/Eadie%20Betty%20J.%20-%20ABBRACCIATA%20DALLA%20LUCE%20(3).pdf in cui molte sono le risposte che,romanzate o no, a me piace accettare come probabili, specialmente da pag 42 in poi. Invece di pensare alla differenza di talenti,cerchiamo di non sprecarne neanche una briciola, perchè se non li facciamo fruttare,se non riusciamo ad unirli a quelli dei nostri fratelli,non riusciremo mai a raggiungere l'unità con Dio e con i fratelli, perchè per come la vedo io noi siamo una parte di un insieme.
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Comentario: Fra Albert SOLS i Lúcia
(Barcelona, Spagna)

Oggi, contempliamo la parabola dei talenti. In Gesù osserviamo (come) un periodo di cambio nello stile del suo messaggio: l’annunzio del Regno non si limita tanto a dimostrare la sua prossimità quanto a descrivere il suo contenuto mediante racconti: è l’ora delle parabole!

Un grand’uomo decide di intraprendere un lungo viaggio, e confida tutto il patrimonio ai suoi servitori. Poteva averlo distribuito in parti uguali, ma non lo fece così. Diede a ciascuno d’accordo alle sue capacità (cinque, due ed un talento). Con quel denaro ogni servitore poté capitalizzare l’inizio di un buon affare. I primi due si dedicarono ad amministrare i loro depositi, ma il terzo —per paura o per pigrizia— preferì nasconderlo evitando ogni investimento: si chiuse nella comodità della sua propria povertà.

Il signore ritornò e... richiese la resa dei conti (cf. Mt 25,19). Premiò il coraggio dei primi due che raddoppiarono il deposito affidato. Il comportamento con il servo “prudente” fu molto diverso.

Il messaggio della parabola continua ad essere di grande attualità. Le moderne democrazie camminano verso una separazione progressiva tra la Chiesa e lo Stato. Questo non è controproducente, anzi al contrario. Tuttavia, questa mentalità globale e progressiva racchiude un effetto secondario, pericoloso per i cristiani: essere l’immagine viva di quel terzo servo a chi il signore (figura biblica di Dio Padre) rimproverò molto severamente. Senza malizia, soltanto per comodità o paura, corriamo il pericolo di nascondere e ridurre la nostra fede cristiana al circolo privato della famiglia e degli amici intimi. Il Vangelo non può limitarsi ad una lettura e contemplazione sterile. Dobbiamo amministrare con coraggio e rischio la nostra vocazione cristiana nel proprio ambiente sociale e professionale proclamando la figura di Cristo con le parole e il testimonio.

Commenta Sant’Agostino: «quelli che predichiamo la parola di Dio ai popoli non siamo tanto lontani dalla condizione umana e dalla riflessione basata nella fede da non avvertire i nostri pericoli. Però ci conforta il fatto che, dove c’è il nostro pericolo a causa del ministero, li abbiamo l’aiuto delle vostre preghiere».