VANGELO
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore ci fa un ritratto delle persone notabili di Israele (farisei, maestri della legge...). Questi vivono una situazione superficiale, non sono altro che apparenze: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini» (Mt 23,5). E, inoltre, cadendo nella incoerenza, «perché dicono e non fanno» (Mt 23,3), si fanno schiavi del proprio inganno nel cercare solo l’approvazione o l’ammirazione degli uomini. Da questo dipende la loro consistenza. Per sè stessi non sono altro che patetica vanità, orgoglio assurdo, vacuità... stupidità.
Dagli inizi dell’umanità continua ad essere la tentazione più frequente; la vecchia serpente continua a mormorare nel nostro orecchio: « il giorno in cui voi ne mangiaste [del frutto dell’albero che sta nella parte interna del giardino], si apriranno i vostri occhi e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,5). E continuiamo ricadendo, ci facciamo chiamare: “rabbì”, “padre” y “guide”... e tanti altri ampollosi qualificativi. Troppe volte vogliamo occupare i posti che non ci corrispondono. E’ l’attitudine farisaica.
I discepoli di Gesù non devono essere così, anzi: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11). E siccome abbiamo un unico Padre, tutti loro sono fratelli. Come sempre, il vangelo ci lascia ben chiaro che non possiamo disgregare la dimensione verticale (Padre) e orizzontale (nostro) o, come spiegavo domenica scorsa, «amerai il Signore Dio tuo (...). Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).
Tutta la liturgia della Parola di questa domenica è imbevuta dalla tenerezza e per la esigenza, della filiazione e della fraternità. Facilmente risuonano nel nostro cuore le parole di San Giovanni: «Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo» (1Gn 4,20). La nuova evangelizzazione –sempre più urgente- richiede fedeltà, fiducia, sincerità con la vocazione che abbiamo ricevuto nel battesimo. Se lo facciamo si illuminerà «il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio core con la parola di Dio,perchè io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.
Quante volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti.
Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri.
In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio.
La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri.
Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più,perdonare di più....ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni.
Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi.
Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore ci fa un ritratto delle persone notabili di Israele (farisei, maestri della legge...). Questi vivono una situazione superficiale, non sono altro che apparenze: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini» (Mt 23,5). E, inoltre, cadendo nella incoerenza, «perché dicono e non fanno» (Mt 23,3), si fanno schiavi del proprio inganno nel cercare solo l’approvazione o l’ammirazione degli uomini. Da questo dipende la loro consistenza. Per sè stessi non sono altro che patetica vanità, orgoglio assurdo, vacuità... stupidità.
Dagli inizi dell’umanità continua ad essere la tentazione più frequente; la vecchia serpente continua a mormorare nel nostro orecchio: « il giorno in cui voi ne mangiaste [del frutto dell’albero che sta nella parte interna del giardino], si apriranno i vostri occhi e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,5). E continuiamo ricadendo, ci facciamo chiamare: “rabbì”, “padre” y “guide”... e tanti altri ampollosi qualificativi. Troppe volte vogliamo occupare i posti che non ci corrispondono. E’ l’attitudine farisaica.
I discepoli di Gesù non devono essere così, anzi: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11). E siccome abbiamo un unico Padre, tutti loro sono fratelli. Come sempre, il vangelo ci lascia ben chiaro che non possiamo disgregare la dimensione verticale (Padre) e orizzontale (nostro) o, come spiegavo domenica scorsa, «amerai il Signore Dio tuo (...). Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).
Tutta la liturgia della Parola di questa domenica è imbevuta dalla tenerezza e per la esigenza, della filiazione e della fraternità. Facilmente risuonano nel nostro cuore le parole di San Giovanni: «Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo» (1Gn 4,20). La nuova evangelizzazione –sempre più urgente- richiede fedeltà, fiducia, sincerità con la vocazione che abbiamo ricevuto nel battesimo. Se lo facciamo si illuminerà «il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio core con la parola di Dio,perchè io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.
Quante volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti.
Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri.
In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio.
La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri.
Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più,perdonare di più....ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni.
Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi.
Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.
VERSIONE IN SPAGNOLO DI DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaDía litúrgico: Domingo XXXI (A) del tiempo ordinario
Texto del Evangelio (Mt 23,1-12): En aquel tiempo, Jesús se dirigió a la gente y a sus discípulos y les dijo: «En la cátedra de Moisés se han sentado los escribas y los fariseos. Haced, pues, y observad todo lo que os digan; pero no imitéis su conducta, porque dicen y no hacen. Atan cargas pesadas y las echan a las espaldas de la gente, pero ellos ni con el dedo quieren moverlas. Todas sus obras las hacen para ser vistos por los hombres; se hacen bien anchas las filacterias y bien largas las orlas del manto; quieren el primer puesto en los banquetes y los primeros asientos en las sinagogas, que se les salude en las plazas y que la gente les llame “Rabbí”.
Vosotros, en cambio, no os dejéis llamar “Rabbí”, porque uno solo es vuestro Maestro; y vosotros sois todos hermanos. Ni llaméis a nadie “Padre” vuestro en la tierra, porque uno solo es vuestro Padre: el del cielo. Ni tampoco os dejéis llamar “Directores”, porque uno solo es vuestro Director: el Cristo. El mayor entre vosotros será vuestro servidor. Pues el que se ensalce, será humillado; y el que se humille, será ensalzado».
COMENTARIO DE:
EliminaRev. D. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, España)
Hoy, el Señor nos hace un retrato de los notables de Israel (fariseos, maestros de la Ley…). Éstos viven en una situación superficial, no son más que apariencia: «Todas sus obras las hacen para ser vistos por los hombres» (Mt 23,5). Y, además, cayendo en la incoherencia, «porque dicen y no hacen» (Mt 23,3), se hacen esclavos de su propio engaño al buscar sólo la aprobación o la admiración de los hombres. De esto depende su consistencia. Por sí mismos no son más que patética vanidad, orgullo absurdo, vaciedad… necedad.
Desde los inicios de la humanidad continúa siendo la tentación más frecuente; la antigua serpiente continúa susurrándonos al oído: «El día en que comiereis de él (el fruto del árbol que está en medio del jardín), se os abrirán los ojos y seréis como dioses, conocedores del bien y del mal» (Gn 3,5). Y continuamos cayendo en ello, nos hacemos llamar: “rabí”, “padre” y “guías”… y tantos otros ampulosos calificativos. Demasiadas veces queremos ocupar el lugar que no nos corresponde. Es la actitud farisaica.
Los discípulos de Jesús no han de ser así, más bien al contrario: «El mayor entre vosotros será vuestro servidor» (Mt 23,11). Y como que tenemos un único Padre, todos ellos son hermanos. Como siempre, el Evangelio nos deja claro que no podemos desvincular la dimensión vertical (Padre) y la horizontal (nuestro) o, como explicitaba el domingo pasado, «amarás al Señor, tu Dios (…). Amarás a tu prójimo como a ti mismo» (Mt 22,37.39).
Toda la liturgia de la Palabra de este domingo está impregnada por la ternura y la exigencia de la filiación y de la fraternidad. Fácilmente resuenan en nuestro corazón aquellas palabras de san Juan: «Si alguno dice: ‘Amo a Dios’, y aborrece a su hermano, es un mentiroso» (1Jn 4,20). La nueva evangelización —cada vez más urgente— nos pide fidelidad, confianza y sinceridad con la vocación que hemos recibido en el bautismo. Si lo hacemos se nos iluminará «el camino de la vida: hartura de goces, delante de tu rostro, a tu derecha, delicias para siempre» (Sal 16,11).
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MI REFLEXIÓN
ORACIÓN
Espíritu del Señor, estar cerca de mí, iluminar mi corazón con la palabra de Dios, porque puedo realmente conocer y entender cómo le honran con mi vida.
¿Cuántas veces he reflexionado sobre esta palabra de Dios, es tan fácil criticar a los ministros de Dios, por lo que ahora todos los aficionados.
Nos discípulos infieles, les culpamos de nuestros defectos, y nos echamos la culpa de nuestra falta de respeto por la palabra de Dios, pero nosotros somos los que, el espejo de la otra.
En este juego en la masacre, quietos sin moverse hacia adelante, y no podemos ir al encuentro de Dios.
La falsedad es un regalo que nos une; la hipocresía por igual, pero vemos sólo la de los demás.
Tengo miedo de que pasa el tiempo y me gustaría poder hacer más, amar más, orar más, perdonar más .... pero nunca me siento digna, siempre demasiado poco de paciencia, impaciente por provocación.
Me gustaría ser entendido, no se interpreta, pero incluido en mis gestos, en mis palabras, en mi ausencia y presencia, y sobre todo en mi silencio.
Pero Jesús nos advirtió, no debemos tratar de complacer a la gente, o para complacer al sacerdote de turno, pero tenemos que seguirlo por el camino que se hace a menudo de mortificaciones, juicios injustos, la charla y el mal, lo que importa, no es Como sabemos hacer cumplir, pero vamos a saber ofrecer todo nuestro sufrimiento a Dios, renunciar a nuestro orgullo y amor por sus hermanos, especialmente a nuestros enemigos y los que están lejos.
VERSIONE IN INGLESE DI DI DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaLiturgical day: Sunday 31st (A) in Ordinary Time
Gospel text (Mt 23,1-12): Jesus said to the crowds and to his disciples: «The teachers of the Law and the Pharisees sat on the seat of Moses. So you shall do and observe all they say, but do not do as they do, for they do not do what they say. They tie up heavy burdens and load them on the shoulders of the people, but they do not even raise a finger to move them. They do everything in order to be seen by people; so they wear very wide bands of the Law around their foreheads, and robes with large tassels. They enjoy the first place at feasts and reserved seats in the synagogues, and being greeted in the marketplace and being called “Master” by the people.
But you, do not let yourselves be called “Master” because you have only one Master, and all of you are brothers and sisters. Neither should you call anyone on earth “Father”, because you have only one Father, he who is in heaven. Nor should you be called “leader”, because Christ is the only leader for you. Let the greatest among you be the servant of all. For whoever makes himself great shall be humbled, and whoever humbles himself shall be made great».
COMMENT OFF:
EliminaFr. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Spain)
Today, the Lord depicts for us the Israel notable (Pharisees, teachers of the Law...). They live superficially, they are nothing but appearances: «They do everything in order to be seen by people» (Mt 23:5). And, on top, they fall into full incoherence, «for they do not do what they say» (Mt 23:3); they become slaves of their own self-deception as they are only seeking from men approval and appraisal. Their own consistency depends upon that. By themselves they are nothing but pathetic vanity, absurd pride, emptiness... conceit.
From the beginning of Mankind it keeps on being the most frequent temptation; the same cunning serpent goes on whispering in our ear: «No, God knows well that the moment you eat of it your eyes will be opened and you will be like gods who know what is good and what is bad» (Gn 3:5). And we keep on stumbling through, we let ourselves to be called: “rabbi”, “father” and “leader”... and so many other futile qualificatives. More often than not, we want to fill places we are not fit for. It is the Pharisaic attitude.
Jesus' disciples ought not to be like that, on the contrary: «Let the greatest among you be the servant of all» (Mt 23:11). And, as they all have the same Father, they are all brothers. As usual, the Gospel clearly establishes we cannot separate the vertical dimension (Father) and the horizontal one (ours) or, as specified in last Sunday's Gospel, «You shall love the Lord, your God (…) and you shall love your neighbor as yourself» (Mt 22:37-39).
The entire liturgy of the Word for this Sunday is full of the tenderness and demand of filiation and fraternity. St. John's words reverberate in our heart: «If anyone says, ‘I love God’, but hates his brother, he is a liar» (1Jn 4:20). The new evangelization —more urgent, every day— demands from us more fidelity, confidence and sincerity along with the vocation we have received through the Baptism. If we do it our path of life will be lit up, «You will show me the path of life; In Your presence is fullness of joy; at Your right hand are pleasures forevermore» (Ps 16:11).
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MY REFLECTION
PRAYER
Spirit of the Lord, be near me, enlighten my heart with the word of God, because I can really know and understand how to honor him with my life.
How many times I have reflected on this word of God, it is so easy to criticize the ministers of God, so that now all the fans.
We unfaithful disciples, we blame them of our shortcomings, and they blame us of our lack of respect for the word of God, but we are the ones, the mirror of the other.
In this game in the massacre, stand still without moving forward, and we can not go out to meet God.
Falsehood is a gift that binds us together; the hypocrisy equally, but we see only that of others.
I am afraid of passing time and I wish I could do more, love more, pray more, forgive more .... but I never feel worthy, always too little patience, impatient to provocation.
I would like to be understood, not interpreted, but included in my gestures, in my words, in my absence and presence, and especially in my silence.
But Jesus warned us, we should not try to please people, or to please the priest on duty, but we have to follow him on the way which is often made of mortifications, unjust judgments, chatter and bad, what matters, is not as we know enforce, but we will know how to offer all our suffering to God, giving up our pride and love for your brothers, especially our enemies and those who are far away.
VERSIONE IN FRANCESE DI DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps ordinaire - 31e Semaine: Dimanche (A)
Texte de l'Évangile (Mt 23,1-12): Jésus déclarait à la foule et à ses disciples: «Les scribes et les pharisiens enseignent dans la chaire de Moïse. Pratiquez donc et observez tout ce qu'ils peuvent vous dire. Mais n'agissez pas d'après leurs actes, car ils disent et ne font pas. Ils lient de pesants fardeaux et en chargent les épaules des gens; mais eux-mêmes ne veulent pas les remuer du doigt. Ils agissent toujours pour être remarqués des hommes: ils portent sur eux des phylactères très larges et des franges très longues; ils aiment les places d'honneur dans les repas, les premiers rangs dans les synagogues, les salutations sur les places publiques, ils aiment recevoir des gens le titre de Rabbi.» Pour vous, ne vous faites pas donner le titre de Rabbi, car vous n'avez qu'un seul enseignant, et vous êtes tous frères. Ne donnez à personne sur terre le nom de père, car vous n'avez qu'un seul Père, celui qui est aux cieux. Ne vous faites pas non plus appeler maîtres, car vous n'avez qu'un seul maître, le Christ. Le plus grand parmi vous sera votre serviteur. Qui s'élèvera sera abaissé, qui s'abaissera sera élevé».
____________________________________
Commentaire de l'Abbé Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Espagne)
«Qui s'élèvera sera abaissé, qui s'abaissera sera élevé»
Aujourd'hui, Jésus nous dresse un portrait des notables d'Israël (les pharisiens, les maîtres de la Loi…). Ils vivent dans une situation superficielle, ils ne sont qu'apparence: «Ils font toutes leurs œuvres pour être vus par les hommes» (Mt 23,5). Et, de plus, en tombant dans l'incohérence «parce qu'ils disent et ne font pas» (Mt 23,3), ils se rendent esclaves de leur propre tromperie en cherchant seulement l'approbation ou l'admiration des hommes. Leur consistance en dépend. Ils ne sont eux-mêmes que vanité pathétique, orgueil absurde, vide… sottise. Depuis les prémices de l'humanité c'est toujours la tentation la plus fréquente ; le vieux serpent continue à susurrer à nos oreilles «Le jour où vous en mangerez [le fruit de l'arbre qui se trouve au milieu du jardin], vos yeux s'ouvriront et vous serez comme des dieux, vous connaîtrez le bien et le mal» (Gn 3,5). Et nous continuons à tomber dans la tentation, nous nous faisons appeler "rabbin", "père" et "guides"… et tant d'autres qualificatifs pompeux. Nous voulons trop souvent occuper une place qui n'est pas la nôtre. C'est l'attitude des pharisiens. Les disciples de Jésus ne doivent pas être ainsi, bien au contraire: «Le plus grand d'entre vous sera votre serviteur» (Mt 23,11). Et de même que nous avons un Père unique, ce sont tous des frères. Comme toujours, l'Evangile nous dit clairement que nous ne pouvons pas séparer la dimension verticale (le Père) de l'horizontale (la nôtre) ou, comme je l'expliquais dimanche dernier, «tu aimeras le Seigneur, ton Dieu (…). Tu aimeras ton prochain comme toi-même» (Mt 22,37.39). Toute la liturgie de la Parole de ce dimanche est imprégnée de la tendresse et de l'exigence de la filiation et de la fraternité. Les paroles de Saint Jean résonnent facilement dans nos cœurs: «Si quelqu'un dit: "J'aime Dieu", et qu'il déteste son frère, c'est un menteur» (1Jn 4,20). La nouvelle évangélisation —qui est de plus en plus urgente— requiert de nous fidélité, confiance et sincérité envers la vocation que nous avons reçue avec le baptême. Si nous nous comportons ainsi, «le chemin de la vie : abondance de plaisirs devant ta face, délices pour toujours à ta droite» (Psaumes 16,11) s'illuminera pour nous.
REFLEXION DE LELLA
EliminaPRIERE : Esprit du Seigneur soit près de moi, éclaire mon coeur avec la Parole de Dieu, pour que je puisse la connaître vraiment et comprendre comment l'honorer avec ma vie.
- Combien de fois j'ai réfléchi sur cette Parole de Dieu, il est si facile de critiquer les ministres de Dieu, que maintenant ainsi font tous. Nous disciples infidèles leur donnons à eux la faute de nos manques, et eux ils nous donnent à nous la faute de notre manque de respect pour la Parole de Dieu, mais les un nous sommes le miroir des autres. A ce jeu de massacre, nous restons ferme sans faire un pas en avant, et nous ne réussissons pas à sortir pour aller au-devant de Dieu. La fausseté est une dot qui nous rapproche tous; et l'hypocrisie autant, mais nous ne voyons seulement celle des autres. J'ai peur du temps qui passe et je voudrais savoir faire plus, aimer plus, prier plus, pardonner plus.....mais je ne me sens jamais digne, toujours trop de peu de patience, intolérante aux provocations. Je voudrais être comprise, pas interprétée, mais comprise dans mes gestes, dans mes mots, dans mes absences et présences, et surtout dans mes silences. Mais Jésus nous a avertis, nous ne devons pas chercher de plaire aux gens, ou de plaire au curé, mais nous devons le suivre sur cette voie qui est faite souvent de mortifications, de jugements injustes, de mauvais bavardages et, ce qui compte n'est pas combien nous saurons nous faire respecter, mais combien nous saurons offrir toute notre souffrance à Dieu, en renonçant à notre orgueil pour Son Amour et celui de nos frères, spécialement celui de nos ennemis et de ceux qui sont loin.