VANGELO DI DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017
(Mt 25,31-46) Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Leggendo questo brano non possiamo restare indifferenti pensando, come davanti a certe parabole, che Gesù parli in modo troppo semplice,di cose veramente difficili da attuare, come perdonare ed amare i propri nemici, tanto per fare un esempio.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe essere quella di vivere imitando Cristo, quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è troppo, spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che ci permette di passare oltre. Quello che il Signore ci fa oggi , non è una proposta, ma un avvertimento.
Un avvertimento è un messaggio che ci avverte di un pericolo vero, che incombe, ed in questo caso quello che incombe è il giudizio finale che, sia che crediamo o no, toccherà a tutti. Come dico io, quando passeremo alla cassa a pagare il conto, non ci saranno sconti, non potremo dire nulla in nostra discolpa, che possa cambiare le cose, perché saremo davanti al Signore che conosce ogni cosa, e credo che allora avremo anche una piena coscienza del peccato.
Io penso che quando l' anima, si sarà staccata dal corpo, perderà quella terrena incoscienza, perdendo la parte mortale contaminata dal peccato di superbia, e si riconoscerà in tutta la sua innocenza, tanto che ogni peccato sarà come una macchia enorme sull' abito candido e sarà visibile anche a noi.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità che Gesù ci parla, ma dell’ immortalità dell’ anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui risorgere.
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola, e solo così potremo imparare a fidarci di Lui, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’ eternità che ci dona solo Dio.
Però Gesù parla chiaramente anche di premio e di pena ed è chiaro che un Dio giusto, darà una pena giusta. Pertanto a colui che pecca mortalmente è dovuta la pena di essere totalmente escluso dal conseguire l’ ultimo fine.
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COMENTARIO DE:
P. Antoni POU OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla del giudizio finale. Con questa illustrazione metaforica delle pecore e delle capre, ci fa vedere che si tratterà di un giudizio d’amore. «saremo esaminati sull’amore», dice San Giovanni Della Croce.
Come dice un’altro mistico, San Ignazio di Loyola nella sua meditazione “contemplazione per raggiungere l’amore”, bisogna mettere l’amore più nelle opere che nelle parole. Il Vangelo di oggi è abbastanza illustrativo. Ogni opera di carità che facciamo, la facciamo allo stesso Cristo, «(...) perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 34-36). «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Questo passaggio evangelico, che ci fa toccare con i piedi per terra, mette la festa del giudizio di Cristo Re al suo posto. La regalità di Cristo è una cosa ben distinta dalla prepotenza, è semplicemente la regalità fondamentale dell’esistenza: l’amore avrà l’ultima parola.
Gesù ci mostra che il senso della regalità —o potestà— è il servizio agli altri. Egli affermò di se stesso che era Maestro e Signore, (cf. Gv 13,13), e anche di essere Re (cf. Gv 18,37). Però esercitò come maestro lavando i piedi ai discepoli (cf Gv 13, 4 ss) e regnò dando la sua vita. Gesù Cristo, regna prima da una umile culla e poi, da un trono molto scomodo, ossia, la croce.
Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei» (Gv 19,19): ciò che l’apparenza negava era confermato per la realtà profonda del mistero di Dio, giá che Gesù regna sulla sua croce e ci giudica nel suo amore. «saremo esaminati sull’amore».
(Mt 25,31-46) Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Leggendo questo brano non possiamo restare indifferenti pensando, come davanti a certe parabole, che Gesù parli in modo troppo semplice,di cose veramente difficili da attuare, come perdonare ed amare i propri nemici, tanto per fare un esempio.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe essere quella di vivere imitando Cristo, quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è troppo, spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che ci permette di passare oltre. Quello che il Signore ci fa oggi , non è una proposta, ma un avvertimento.
Un avvertimento è un messaggio che ci avverte di un pericolo vero, che incombe, ed in questo caso quello che incombe è il giudizio finale che, sia che crediamo o no, toccherà a tutti. Come dico io, quando passeremo alla cassa a pagare il conto, non ci saranno sconti, non potremo dire nulla in nostra discolpa, che possa cambiare le cose, perché saremo davanti al Signore che conosce ogni cosa, e credo che allora avremo anche una piena coscienza del peccato.
Io penso che quando l' anima, si sarà staccata dal corpo, perderà quella terrena incoscienza, perdendo la parte mortale contaminata dal peccato di superbia, e si riconoscerà in tutta la sua innocenza, tanto che ogni peccato sarà come una macchia enorme sull' abito candido e sarà visibile anche a noi.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità che Gesù ci parla, ma dell’ immortalità dell’ anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui risorgere.
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola, e solo così potremo imparare a fidarci di Lui, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’ eternità che ci dona solo Dio.
Però Gesù parla chiaramente anche di premio e di pena ed è chiaro che un Dio giusto, darà una pena giusta. Pertanto a colui che pecca mortalmente è dovuta la pena di essere totalmente escluso dal conseguire l’ ultimo fine.
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COMENTARIO DE:
P. Antoni POU OSB Monje de Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla del giudizio finale. Con questa illustrazione metaforica delle pecore e delle capre, ci fa vedere che si tratterà di un giudizio d’amore. «saremo esaminati sull’amore», dice San Giovanni Della Croce.
Come dice un’altro mistico, San Ignazio di Loyola nella sua meditazione “contemplazione per raggiungere l’amore”, bisogna mettere l’amore più nelle opere che nelle parole. Il Vangelo di oggi è abbastanza illustrativo. Ogni opera di carità che facciamo, la facciamo allo stesso Cristo, «(...) perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 34-36). «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Questo passaggio evangelico, che ci fa toccare con i piedi per terra, mette la festa del giudizio di Cristo Re al suo posto. La regalità di Cristo è una cosa ben distinta dalla prepotenza, è semplicemente la regalità fondamentale dell’esistenza: l’amore avrà l’ultima parola.
Gesù ci mostra che il senso della regalità —o potestà— è il servizio agli altri. Egli affermò di se stesso che era Maestro e Signore, (cf. Gv 13,13), e anche di essere Re (cf. Gv 18,37). Però esercitò come maestro lavando i piedi ai discepoli (cf Gv 13, 4 ss) e regnò dando la sua vita. Gesù Cristo, regna prima da una umile culla e poi, da un trono molto scomodo, ossia, la croce.
Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei» (Gv 19,19): ciò che l’apparenza negava era confermato per la realtà profonda del mistero di Dio, giá che Gesù regna sulla sua croce e ci giudica nel suo amore. «saremo esaminati sull’amore».
VERSIONE IN SPAGNOLO DI DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaTexto del Evangelio (Mt 25,31-46): En aquel tiempo, Jesús dijo a sus discípulos: «Cuando el Hijo del hombre venga en su gloria acompañado de todos sus ángeles, entonces se sentará en su trono de gloria. Serán congregadas delante de Él todas las naciones, y Él separará a los unos de los otros, como el pastor separa las ovejas de los cabritos. Pondrá las ovejas a su derecha, y los cabritos a su izquierda. Entonces dirá el Rey a los de su derecha: ‘Venid, benditos de mi Padre, recibid la herencia del Reino preparado para vosotros desde la creación del mundo. Porque tuve hambre, y me disteis de comer; tuve sed, y me disteis de beber; era forastero, y me acogisteis; estaba desnudo, y me vestisteis; enfermo, y me visitasteis; en la cárcel, y vinisteis a verme’. Entonces los justos le responderán: ‘Señor, ¿cuándo te vimos hambriento, y te dimos de comer; o sediento, y te dimos de beber? ¿Cuándo te vimos forastero, y te acogimos; o desnudo, y te vestimos? ¿Cuándo te vimos enfermo o en la cárcel, y fuimos a verte?’. Y el Rey les dirá: ‘En verdad os digo que cuanto hicisteis a unos de estos hermanos míos más pequeños, a mí me lo hicisteis’.
Entonces dirá también a los de su izquierda: ‘Apartaos de mí, malditos, al fuego eterno preparado para el Diablo y sus ángeles. Porque tuve hambre, y no me disteis de comer; tuve sed, y no me disteis de beber; era forastero, y no me acogisteis; estaba desnudo, y no me vestisteis; enfermo y en la cárcel, y no me visitasteis’. Entonces dirán también éstos: ‘Señor, ¿cuándo te vimos hambriento o sediento o forastero o desnudo o enfermo o en la cárcel, y no te asistimos?’. Y él entonces les responderá: ‘En verdad os digo que cuanto dejasteis de hacer con uno de estos más pequeños, también conmigo dejasteis de hacerlo’. E irán éstos a un castigo eterno, y los justos a una vida eterna».
Mi reflexión
Eliminaoración
A usted , Oh Espíritu Santo, me dirijo a ver lo que no puedo entender, ayúdame, de acuerdo con lo que usted piensa que es correcto.
La lectura de este fragmento del Evangelio, no podemos estar indiferente, como antes de ciertas parábolas que Jesús habla tan demasiado simple, de las cosas que son realmente difíciles de implementar, cómo perdonar y amar a nuestros enemigos, sólo como un ejemplo.
Una vida no es suficiente para aprender a vivir como cristianos, pero nuestra aspiración debe ser vivir imitando a Cristo, a vivir en la tierra por santos, como el Santo de Dios, sino porque la brecha es demasiado a menudo renunciar.
Pero lo que percibimos es que nuestras vidas como cristianos no termina aquí, no se detiene con la muerte del cuerpo como cualquier engranaje que se rompe y si puede tirar fuera, pero tiene en sí algo más, algo santo, divina, que nos permite seguir adelante.
Lo que el Señor nos dice hoy en día no es una propuesta, sino una advertencia.
Una alerta es un mensaje que nos advierte de un peligro real, inminente, y en este caso el titular es el juicio final, ya sea que lo creas o no, es cosa de todos. Como yo digo sempre, cuando vamos al cajero para pagar la cuenta, no habrá ningún descuento, no podemos decir nada en nuestra defensa, que podría cambiar las cosas, porque estamos ante el Señor, que conoce todas las cosas, y creo que entonces tendremos un completo la conciencia de pecado.
Creo que cuando el alma, se separa del cuerpo, perderá el inconsciente terrenal, perdiendo contaminado por el pecado mortal del orgullo, y se reconocerá con toda inocencia, de modo que todos los pecados serán como una enorme mancha en el vestido blanco y será visible para nosotros.
La inmortalidad siempre ha sido el sueño de los hombres, pero no es de esta inmortalidad que Jesús nos habla, sino de la inmortalidad del alma y promete un cielo nuevo y una tierra nueva, porque todos los que mueren en Adám va a nacer de nuevo en Jesús y en Él resucitado.
Nosotros no necesitamos demasiadas preguntas, tenemos que aprender a conocer a Jesucristo, a escuchar su palabra, y la única manera de aprender a confiar en él, porque sin fe, podemos hablar de las muchas formas de vida, pero nunca pudo entender el misterio de la eternidad que Dios sólo nos da
Pero Jesús también habla claramente de premio y castigo, y está claro que un Dios justo, dar una sentencia correcta. Por lo tanto, a aquel que peca mortalmente se debe el dolor de ser totalmente excluido por la consecución del objetivo final.
P. Antoni POU OSB Monje de Montserrat
Elimina(Montserrat, Barcelona, España)
Hoy, Jesús nos habla del juicio definitivo. Y con esa ilustración metafórica de ovejas y cabras, nos hace ver que se tratará de un juicio de amor. «Seremos examinados sobre el amor», nos dice san Juan de la Cruz.
Como dice otro místico, san Ignacio de Loyola en su meditación Contemplación para alcanzar amor, hay que poner el amor más en las obras que en las palabras. Y el Evangelio de hoy es muy ilustrativo. Cada obra de caridad que hacemos, la hacemos al mismo Cristo: «(…) Porque tuve hambre, y me disteis de comer; era forastero, y me acogisteis; estaba desnudo, y me vestisteis; en la cárcel, y vinisteis a verme» (Mt 25,34-36). Más todavía: «Cuanto hicisteis a unos de estos hermanos míos más pequeños, a mí me lo hicisteis» (Mt 25,40).
Este pasaje evangélico, que nos hace tocar con los pies en el suelo, pone la fiesta del juicio de Cristo Rey en su sitio. La realeza de Cristo es una cosa bien distinta de la prepotencia, es simplemente la realidad fundamental de la existencia: el amor tendrá la última palabra.
Jesús nos muestra que el sentido de la realeza -o potestad- es el servicio a los demás. Él afirmó de sí mismo que era Maestro y Señor (cf. Jn 13,13), y también que era Rey (cf. Jn 18,37), pero ejerció su maestrazgo lavando los pies a los discípulos (cf. Jn 13,4 ss.), y reinó dando su vida. Jesucristo reina, primero, desde una humilde cuna (¡un pesebre!) y, después, desde un trono muy incómodo, es decir, la Cruz.
Encima de la cruz estaba el cartel que rezaba «Jesús Nazareno, Rey de los judíos» (Jn 19,19): lo que la apariencia negaba era confirmado por la realidad profunda del misterio de Dios, ya que Jesús reina en su Cruz y nos juzga en su amor. «Seremos examinados sobre el amor».
VERSIONE IN INGLESE DI DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaLiturgic day: Monday 1st of Lent
Gospel text (Mt 25,31-46): Jesus said to his disciples, «When the Son of Man comes in his glory with all his angels, He will sit on the throne of his Glory. All the nations will be brought before him, and as a shepherd separates the sheep from the goats, so will He do with them, placing the sheep on his right and the goats on his left. The King will say to those on his right: ‘Come, blessed of my Father! Take possession of the kingdom prepared for you from the beginning of the world. For I was hungry and you fed me, I was thirsty and you gave me drink. I was a stranger and you welcomed me into your house. I was naked and you clothed me. I was sick and you visited me. I was in prison and you came to see me’. Then the good people will ask him: ‘Lord, when did we see you hungry and give you food; thirsty and give you drink, or a stranger and welcome you, or naked and clothe you? When did we see you sick or in prison and go to see you?’. The King will answer, ‘Truly, I say to you: whenever you did this to these little ones who are my brothers and sisters, you did it to me’.
Then he will say to those on his left: ‘Go, cursed people, out of my sight into the eternal fire which has been prepared for the devil and his angels! For I was hungry and you did not give me anything to eat, I was thirsty and you gave me nothing to drink; I was a stranger and you did not welcome me into your house; I was naked and you did not clothe me; I was sick and in prison and you did not visit me’. They, too, will ask: ‘Lord, when did we see you hungry, thirsty, naked or a stranger, sick or in prison, and did not help you?’. The King will answer them: ‘Truly, I say to you: whatever you did not do for one of these little ones, you did not do for me’. And these will go into eternal punishment, but the just to eternal life».
COMMENT OFF:
EliminaFr, Antoni POU OSB Monk of Montserrat
(Montserrat, Barcelona, Spain)
Today's Jesus speaks to us of the definite judgment. And with this metaphoric image about sheep and goats, He makes us realize that it will be a judgment of love. «We shall be judged on love», St. John of the Cross tells us.
St. Ignatius of Loyola, another mystic, in his meditation Contemplation to Attain Love, also reminds us “that love is proven not in words but in actions”. And today's Gospel is very illustrative of this fact. Every act of charity we perform, we do it to the very Christ: «For I was hungry and you fed me, I was thirsty and you gave me drink. I was a stranger and you welcomed me into your house. I was naked and you clothed me. I was sick and you visited me. I was in prison and you came to see me» (Mt 25:34-36). Even more so: «Whenever you did this to these little ones who are my brothers and sisters, you did it to me» (Mt 25:40).
This evangelic passage, which keeps our feet on solid ground, places the feast of Christ the King in its proper place. Christ's royalty has nothing to do with arrogance, but it simply is the fundamental reality of existence: love will have the last word.
Jesus shows us that the true meaning of his royalty —or authority— lies upon service to others. He claimed to be ‘Teacher’ and ‘Master’ (cf. Jn 13:13), and also that He was a King (cf. Jn 18:37), but he practiced his leadership by washing his disciples' feet (cf. Jn 13:4 ff.), and He reigned by giving his life on the Cross. First, Jesus Christ reigns from a humble cradle (in a lonely manger!) and, afterwards, from a very uncomfortable throne, that is, the Cross.
On the Cross there was an inscription that said «Jesus the Nazorean, the King of the Jews» (Jn 19:19): what appearances seem to deny, the profound reality of the mystery of God confirms it, inasmuch Jesus reigns from his Cross and He judges us in love. «We shall be judged on love».
VERSIONE IN FRANCESE DI DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps ordinaire - 34e Semaine: Dimanche (A): Le Christ Roi del'Univers
Texte de l'Évangile (Mt 25,31-46): Jésus parlait à ses disciples de sa venue: «Quand le Fils de l'homme viendra dans sa gloire, et tous les anges avec lui, alors il siégera sur son trône de gloire. Toutes les nations seront rassemblées devant lui; il séparera les hommes les uns des autres, comme le berger sépare les brebis des chèvres: il placera les brebis à sa droite, et les chèvres à sa gauche.» Alors le Roi dira à ceux qui seront à sa droite: ‘Venez, les bénis de mon Père, recevez en héritage le Royaume préparé pour vous depuis la création du monde. Car j'avais faim, et vous m'avez donné à manger; j'avais soif, et vous m'avez donné à boire; j'étais un étranger, et vous m'avez accueilli; j'étais nu, et vous m'avez habillé; j'étais malade, et vous m'avez visité; j'étais en prison, et vous êtes venus jusqu'à moi!’. Alors les justes lui répondront: ‘Seigneur, quand est-ce que nous t'avons vu...? tu avais donc faim, et nous t'avons nourri? tu avais soif, et nous t'avons donné à boire? tu étais un étranger, et nous t'avons accueilli? tu étais nu, et nous t'avons habillé? tu étais malade ou en prison... Quand sommes-nous venus jusqu'à toi?’. Et le Roi leur répondra: ‘Amen, je vous le dis: chaque fois que vous l'avez fait à l'un de ces petits qui sont mes frères, c'est à moi que vous l'avez fait’.» Alors il dira à ceux qui seront à sa gauche: ‘Allez-vous-en loin de moi, maudits, dans le feu éternel préparé pour le démon et ses anges. Car j'avais faim, et vous ne m'avez pas donné à manger; j'avais soif, et vous ne m'avez pas donné à boire; j'étais un étranger, et vous ne m'avez pas accueilli; j'étais nu, et vous ne m'avez pas habillé; j'étais malade et en prison, et vous ne m'avez pas visité’. Alors ils répondront, eux aussi: ‘Seigneur, quand est-ce que nous t'avons vu avoir faim et soif, être nu, étranger, malade ou en prison, sans nous mettre à ton service?’. Il leur répondra: ‘Amen, je vous le dis: chaque fois que vous ne l'avez pas fait à l'un de ces petits, à moi non plus vous ne l'avez pas fait’. Et ils s'en iront, ceux-ci au châtiment éternel, et les justes, à la vie éternelle».
REFLEXION DE LELLA
EliminaPRIERE : C'est à Toi ô Saint Esprit que je m'adresse pour comprendre ce que je ne peux comprendre, aide-moi, selon ce que tu crois juste.
- En lisant ce passage nous ne pouvons pas rester indifférents en pensant, comme devant certaines paraboles, que Jésus parle de manière trop simple, de choses vraiment difficiles à réaliser, comme pardonner et aimer nos propres ennemis, tant pour faire un exemple. Une vie ne suffit pas pour apprendre à vivre en chrétiens, mais notre aspiration devrait être celle de vivre en imitant Christ, celle de vivre déjà sur la terre en Saints comme le Saint de Dieu, mais comme la discordance est trop grande, nous renonçons souvent. Ce que cependant nous réussissons à percevoir est que notre vie de chrétiens ne finit pas ici, elle ne s'arrête pas avec la mort du corps comme un engrenage quelconque qui se casse et qui se jette, mais il a en soi quelque chose de plus, quelque chose de saint, de divin, qui nous permet de passer au-delà. Ce que le Seigneur nous fait aujourd'hui n'est pas une proposition mais un avertissement. Un avertissement est un message qui nous avertit d'un vrai danger, qui menace, et dans ce cas ce qui menace c'est le jugement final qui, est que nous croyons ou pas, il nous touchera tous. Comme je le dis, quand nous passerons à la caisse pour payer notre compte, il n'y aura pas d'escomptes, nous ne pourrons pas rien dire pour notre décharge, qui puisse changer les choses, parce que nous serons devant le Seigneur qui connaît tout, et je crois qu'alors nous aurons aussi une conscience pleine, du péché. Je pense que quand l'âme se sera détachée de notre corps, elle perdra cette inconscience terrestre, en perdant la partie mortelle contaminée par le péché d'orgueil, et elle se reconnaîtra en toute son innocence, tellement que chaque péché sera comme une tache énorme sur nos habits blancs et il nous serons visible à nous aussi. L'immortalité a toujours été le rêve des hommes, mais ce n'est pas de cette immortalité que Jésus nous parle, mais de l'immortalité de l'âme et il nous promet de nouveaux cieux et une nouvelle terre, pour que tous ceux qui meurent en Adam puissent renaître en Jésus et en Lui ressuscité. Nous poser trop de questions ne sert pas, il faut apprendre à connaître Jésus Christ, écouter sa Parole, et seulement là nous pourrons ainsi apprendre à nous confier à Lui, parce que sans foi, nous pourrions parler de beaucoup de formes de vie, mais nous ne pourrions jamais comprendre le mystère de l'éternité que seul Dieu nous donne. Cependant, Jésus parle aussi clairement du prix et de la peine et il est clair que Dieu est juste, il donnera une peine juste. Par conséquent à celui qui pèche mortellement est due la peine d'être totalement exclus de réaliser sa fin ultime
Commentaire de l'Abbé Antoni POU OSB Moine de Montserrat
Elimina(Montserrat, Barcelona, Espagne)
«Chaque fois que vous l'avez fait à l'un de ces petits qui sont mes frères, c'est à moi que vous l'avez fait»
Aujourd'hui, Jésus nous parle du jugement dernier. Et en utilisant une métaphore de brebis et de chèvres, il nous montre que ce sera un jugement d'amour. «Vous serez jugé sur l'Amour» nous dit Saint Jean de la Croix. Comme nous le dit un autre mystique, Saint Ignace de Loyola, dans sa Méditation pour atteindre l'amour, il faut mettre plus d'amour dans nos œuvres que dans nos paroles. Et l'évangile de ce jour l'illustre très bien. Chaque œuvre de charité que nous faisons, nous la faisons au Christ lui-même: «Car j'avais faim, et vous m'avez donné à manger; j'avais soif, et vous m'avez donné à boire; j'étais un étranger, et vous m'avez accueilli; j'étais nu, et vous m'avez habillé; j'étais malade, et vous m'avez visité; j'étais en prison, et vous êtes venus jusqu'à moi!» (Mt 25,34-36). Plus encore: «chaque fois que vous l'avez fait à l'un de ces petits qui sont mes frères, c'est à moi que vous l'avez fait» (Mt 25,40). Ce passage de l'Évangile, qui nous remet les pieds sur terre, met la fête du jugement du Christ à sa place. La royauté du Christ est une chose bien distincte de la prépotence, c'est simplement une réalité fondamentale de l'existence: l'amour aura le dernier mot. Jésus nous montre que le sens de la royauté -ou de la puissance- est de se mettre au service des autres. Il a confirmé qu'il était Maître et Seigneur (cf. Jn 13,13), et qu'il était Roi (cf. Jn 18,37), mais il a exercé sa fonction de Maître en lavant les pieds de ses disciples (cf. Jn 13,4 sqq), et il a régné en donnant sa vie. Jesús-Christ règne d'abord à partir d'un humble berceau (une mangeoire!) et ensuite à partir d'un trône pas très confortable, c'est à dire, la Croix. Sur la Croix il y avait un panneau qui disait «Jésus Nazaréen, Roi des juifs» (Jn 19,19): ce que l'apparence niait était confirmé par le profond mystère de Dieu, puisque Jésus règne sur la Croix et nous juge dans son amour. «Vous serez jugé sur l'Amour».