VANGELO
(Lc 19,41-44) Se avessi compreso quello che porta alla pace!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito di Dio, e illumina il mio cuore e la mia mente, fa che la parola del Signore sia presente in tutto il suo significato, come tu vuoi. Per Cristo nostro Signore.
Quanta tristezza nel cuore di Gesù, quanto dolore, vedersi rifiutato, vedere che è tutto inutile, che non riesce ad entrare nel cuore degli uomini ed in particolar modo, in quelli del tempio, lo riempie d’angoscia. Non capiscono che non sarà nel tempio costituito tra le mura di Gerusalemme che troveranno la salvezza, perché, come tutto ciò che è materiale, sarà distrutto, ma in quello che sarà costituito dal suo corpo offerto sulla croce che non sarà mai distrutto, ma risorgerà dopo la morte.
Essere membra di quel corpo, vuol dire vivere con il Signore anche questa sofferenza per i fratelli che sì perdono, che si oppongono a Lui, che non riescono a vivere la salvezza che da Dio c’è proposta.
Non è rifugiandosi in una chiesa di mattoni che ci salveremo, ma vivendo in comunione con Cristo e con tutti i fratelli. Questo dobbiamo tenerlo presente, sempre, perché troppo spesso vediamo atteggiamenti di chiusura alla comprensione e alla carità, proprio da quelle persone che frequentano assiduamente il tempio e che invece di servire la comunità, amano essere considerati importanti, e questo è sintomo di estrema superbia.
Certi integralismi degli uomini, hanno allontanato i fedeli a loro affidati, come pecore ai pastori, dal cuore di Dio e non per rispetto al nome del Signore, ma per non voler perdere il potere e non saper vedere con quanto amore Dio è sceso tra i suoi figli e non sentire quanta e quale misericordia c’è nelle parole di Gesù che grazie alla sua Chiesa ci sono state riferite dagli evangelisti.
Mi sembra di leggere questa grande amarezza nel cuore di Gesù, quella di chi parla d’amore, cerca di salvarci e riceve solo ingiurie e ostilità, perché sembra quasi che noi uomini di tutti i tempi, non riusciamo a capire che in quello che il Signore ci dice, non c’è un desiderio di sottometterci al suo nome, ma di elevarci nel suo Spirito.
Senza di Lui noi siamo preda del nostro nemico, che ci può distruggere e solo con Gesù potremo salvarci, col suo aiuto. Ho spesso davanti agli occhi la scena dei due ladroni crocefissi accanto a Gesù, quello che rifiuta fino alla fine di riconoscere in Cristo il figlio di Dio e muore da solo e quello che salva la sua vita morendo con lui e dicendo semplicemente, ricordati di me, quando sarai in paradiso.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, Spagna)
Oggi, l’immagine che ci presenta il Vangelo è quella di un Gesù che «pianse» (Lc 19,41) per la sorte della città eletta, che non ha riconosciuto la presenza del suo Salvatore. Conoscendo le notizie che si son avute negli ultimi tempi, ci risulterebbe facile applicare questo lamento per la città che è, allo stesso tempo santa e motivo di divisioni.
Ma, guardando più avanti, possiamo identificare questa Gerusalemme con il popolo eletto, che è la Chiesa, e –per estensione- con il mondo in cui questa deve compiere la sua missione. Così facendo, ci troveremo davanti a una comunità che, sebbene abbia raggiunto quote altissime nel campo della tecnologia e della scienza, geme e piange, perché vive circondata dall’egoismo dei suoi membri, perché ha alzato attorno a sé le mura della violenza e del disordine morale, perché scaraventa a terra i suoi figli, trascinandoli con le catene di un individualismo disumanizzante. Infine, quello che troviamo è un popolo che non ha saputo riconoscere il Dio che la visita (cf. Lc 19,44).
Tuttavia, noialtri cristiani non possiamo fermarci alle semplici lagnanze, non dobbiamo essere profeti di sventure, ma uomini di speranza. Conosciamo il finale della storia, sappiamo che Cristo ha fatto cadere le mura e ha rotto le catene: le lacrime che verte in questo Vangelo prefigurano il sangue con cui ci ha salvati.
Di fatto, Gesù è presente nella sua Chiesa, specialmente per mezzo di quelli che sono i più bisognosi. Dobbiamo riconoscere questa presenza per capire la tenerezza che Cristo ha verso di noi: è così eccelso il suo amore, ci dice sant’Ambrogio, che Lui si è fatto piccolo ed umile affinché noi possiamo diventare grandi; Lui si è lasciato stringere tra le fasciature di un bambino comune, perché noi siamo liberati dai lacci del peccato; Lui si è lasciato inchiodare sulla croce, perché noi possiamo essere enumerati tra le stelle del cielo...Perciò, dobbiamo essere riconoscenti verso Dio, e scoprire presente tra noi Colui che ci visita e ci salva.
(Lc 19,41-44) Se avessi compreso quello che porta alla pace!
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito di Dio, e illumina il mio cuore e la mia mente, fa che la parola del Signore sia presente in tutto il suo significato, come tu vuoi. Per Cristo nostro Signore.
Quanta tristezza nel cuore di Gesù, quanto dolore, vedersi rifiutato, vedere che è tutto inutile, che non riesce ad entrare nel cuore degli uomini ed in particolar modo, in quelli del tempio, lo riempie d’angoscia. Non capiscono che non sarà nel tempio costituito tra le mura di Gerusalemme che troveranno la salvezza, perché, come tutto ciò che è materiale, sarà distrutto, ma in quello che sarà costituito dal suo corpo offerto sulla croce che non sarà mai distrutto, ma risorgerà dopo la morte.
Essere membra di quel corpo, vuol dire vivere con il Signore anche questa sofferenza per i fratelli che sì perdono, che si oppongono a Lui, che non riescono a vivere la salvezza che da Dio c’è proposta.
Non è rifugiandosi in una chiesa di mattoni che ci salveremo, ma vivendo in comunione con Cristo e con tutti i fratelli. Questo dobbiamo tenerlo presente, sempre, perché troppo spesso vediamo atteggiamenti di chiusura alla comprensione e alla carità, proprio da quelle persone che frequentano assiduamente il tempio e che invece di servire la comunità, amano essere considerati importanti, e questo è sintomo di estrema superbia.
Certi integralismi degli uomini, hanno allontanato i fedeli a loro affidati, come pecore ai pastori, dal cuore di Dio e non per rispetto al nome del Signore, ma per non voler perdere il potere e non saper vedere con quanto amore Dio è sceso tra i suoi figli e non sentire quanta e quale misericordia c’è nelle parole di Gesù che grazie alla sua Chiesa ci sono state riferite dagli evangelisti.
Mi sembra di leggere questa grande amarezza nel cuore di Gesù, quella di chi parla d’amore, cerca di salvarci e riceve solo ingiurie e ostilità, perché sembra quasi che noi uomini di tutti i tempi, non riusciamo a capire che in quello che il Signore ci dice, non c’è un desiderio di sottometterci al suo nome, ma di elevarci nel suo Spirito.
Senza di Lui noi siamo preda del nostro nemico, che ci può distruggere e solo con Gesù potremo salvarci, col suo aiuto. Ho spesso davanti agli occhi la scena dei due ladroni crocefissi accanto a Gesù, quello che rifiuta fino alla fine di riconoscere in Cristo il figlio di Dio e muore da solo e quello che salva la sua vita morendo con lui e dicendo semplicemente, ricordati di me, quando sarai in paradiso.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, Spagna)
Oggi, l’immagine che ci presenta il Vangelo è quella di un Gesù che «pianse» (Lc 19,41) per la sorte della città eletta, che non ha riconosciuto la presenza del suo Salvatore. Conoscendo le notizie che si son avute negli ultimi tempi, ci risulterebbe facile applicare questo lamento per la città che è, allo stesso tempo santa e motivo di divisioni.
Ma, guardando più avanti, possiamo identificare questa Gerusalemme con il popolo eletto, che è la Chiesa, e –per estensione- con il mondo in cui questa deve compiere la sua missione. Così facendo, ci troveremo davanti a una comunità che, sebbene abbia raggiunto quote altissime nel campo della tecnologia e della scienza, geme e piange, perché vive circondata dall’egoismo dei suoi membri, perché ha alzato attorno a sé le mura della violenza e del disordine morale, perché scaraventa a terra i suoi figli, trascinandoli con le catene di un individualismo disumanizzante. Infine, quello che troviamo è un popolo che non ha saputo riconoscere il Dio che la visita (cf. Lc 19,44).
Tuttavia, noialtri cristiani non possiamo fermarci alle semplici lagnanze, non dobbiamo essere profeti di sventure, ma uomini di speranza. Conosciamo il finale della storia, sappiamo che Cristo ha fatto cadere le mura e ha rotto le catene: le lacrime che verte in questo Vangelo prefigurano il sangue con cui ci ha salvati.
Di fatto, Gesù è presente nella sua Chiesa, specialmente per mezzo di quelli che sono i più bisognosi. Dobbiamo riconoscere questa presenza per capire la tenerezza che Cristo ha verso di noi: è così eccelso il suo amore, ci dice sant’Ambrogio, che Lui si è fatto piccolo ed umile affinché noi possiamo diventare grandi; Lui si è lasciato stringere tra le fasciature di un bambino comune, perché noi siamo liberati dai lacci del peccato; Lui si è lasciato inchiodare sulla croce, perché noi possiamo essere enumerati tra le stelle del cielo...Perciò, dobbiamo essere riconoscenti verso Dio, e scoprire presente tra noi Colui che ci visita e ci salva.
VERSIONE IN SPAGNOLO DI GIOVEDì 23 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaEvangelio según San Lucas 19,41-44.
Cuando estuvo cerca y vio la ciudad, se puso a llorar por ella,
diciendo: "¡Si tú también hubieras comprendido en este día el mensaje de paz! Pero ahora está oculto a tus ojos.
Vendrán días desastrosos para ti, en que tus enemigos te cercarán con empalizadas, te sitiarán y te atacarán por todas partes.
Te arrasarán junto con tus hijos, que están dentro de ti, y no dejarán en ti piedra sobre piedra, porque no has sabido reconocer el tiempo en que fuiste visitada por Dios".
COMENTARIO DE:
EliminaRev. D. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, España)
Hoy, la imagen que nos presenta el Evangelio es la de un Jesús que «lloró» (Lc 19,41) por la suerte de la ciudad escogida, que no ha reconocido la presencia de su Salvador. Conociendo las noticias que se han dado en los últimos tiempos, nos resultaría fácil aplicar esta lamentación a la ciudad que es —a la vez— santa y fuente de divisiones.
Pero mirando más allá, podemos identificar esta Jerusalén con el pueblo escogido, que es la Iglesia, y —por extensión— con el mundo en el que ésta ha de llevar a término su misión. Si así lo hacemos, nos encontraremos con una comunidad que, aunque ha alcanzado cimas altísimas en el campo de la tecnología y de la ciencia, gime y llora, porque vive rodeada por el egoísmo de sus miembros, porque ha levantado a su alrededor los muros de la violencia y del desorden moral, porque lanza por los suelos a sus hijos, arrastrándolos con las cadenas de un individualismo deshumanizante. En definitiva, lo que nos encontraremos es un pueblo que no ha sabido reconocer el Dios que la visitaba (cf. Lc 19,44).
Sin embargo, nosotros los cristianos, no podemos quedarnos en la pura lamentación, no hemos de ser profetas de desventuras, sino hombres de esperanza. Conocemos el final de la historia, sabemos que Cristo ha hecho caer los muros y ha roto las cadenas: las lágrimas que derrama en este Evangelio prefiguran la sangre con la cual nos ha salvado.
De hecho, Jesús está presente en su Iglesia, especialmente a través de aquellos más necesitados. Hemos de advertir esta presencia para entender la ternura que Cristo tiene por nosotros: es tan excelso su amor, nos dice san Ambrosio, que Él se ha hecho pequeño y humilde para que lleguemos a ser grandes; Él se ha dejado atar entre pañales como un niño para que nosotros seamos liberados de los lazos del pecado; Él se ha dejado clavar en la cruz para que nosotros seamos contados entre las estrellas del cielo… Por eso, hemos de dar gracias a Dios, y descubrir presente en medio de nosotros a aquel que nos visita y nos redime.
REFLEXIÓN LELLA
EliminaORACIÓN: Ven, Espíritu de Dios, y que ilumina mi corazón y mi mente, es que la palabra del Señor está presente en todo su sentido, como usted quiere. Por Jesucristo nuestro Señor.
Qué tristeza en el corazón de Jesús, cuánto dolor, se negó ser, ver que es inútil, que no entra en los corazones de los hombres y sobre todo en las del templo, llenándolo de angustia. Ellos no entienden que el templo se establecerá dentro de los muros de Jerusalén, que se encuentra la salvación, porque, como todo lo que es material, que será destruido, sino en lo que se ofreció a su cuerpo en la cruz que no será jamás destruido, pero se levantará otra vez después de la muerte.
Ser miembros de ese cuerpo, que significa vivir con el Señor el sufrimiento de nuestros hermanos que se pierden, que se oponen a él, que no pueden vivir por la salvación de Dios a esta propuesta.
No se trata de refugiarse en una iglesia de ladrillos que seremos salvos, pero por vivir en comunión con Cristo y con todos los hermanos . Esto hay que tener esto en cuenta, siempre, porque con demasiada frecuencia vemos la actitud de cierre a la comprensión y el amor, por las mismas personas que frecuentaban el templo, y que en lugar de servir a la comunidad, al igual que se considera importante, y esto es un signo de arrogancia extrema.
Algunos hombres fundamentalistas han llevado a los fieles confiados a ellos, como ovejas a los pastores, desde el corazón de Dios y no, por respeto al nombre del Señor, pero no quieren perder el poder y no ser capaz de ver con cuánto amor de Dios ha descendido entre los sus hijos y no sienten compasión como mucho y lo que está en las palabras de Jesús que, gracias a su iglesia, no han sido reportados por los evangelistas.
Creo que he leído esta gran amargura en el corazón de Jesús, el amor del que habla, que trata de salvarnos y sólo recibe insultos y hostilidad, parece que los hombres de todos los tiempos, no llegamos a entender que lo que el Señor nos dice, hay un deseo de someterse a su nombre, pero un aumento en su Espíritu.
Sin Él somos presa de nuestros enemigos que nos puede destruir y que sólo nosotros podemos salvarnos a nosotros mismos con Jesús, con su ayuda. Muchas veces me he delante de mis ojos la escena de los dos ladrones crucificados junto a Jesús, el que se niega a reconocer hasta el final en Cristo, el Hijo de Dios y morir solo y lo que le salva la vida al morir con él, y decir simplemente, acuérdate de mícuando estás en el paraíso.
VERSIONE IN INGLESE DI GIOVEDì 23 NOVEMBRE 2017
RispondiEliminaHoly Gospel of Jesus Christ according to Saint Luke 19:41-44.
As Jesus drew near Jerusalem, he saw the city and wept over it,
saying, "If this day you only knew what makes for peace--but now it is hidden from your eyes.
For the days are coming upon you when your enemies will raise a palisade against you; they will encircle you and hem you in on all sides.
They will smash you to the ground and your children within you, and they will not leave one stone upon another within you because you did not recognize the time of your visitation."
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MY REFLECTION
PRAYER
Come, Spirit of God, and it lightens my heart and my mind, is that the word of the Lord is present in all its meaning, as you want. Through Christ our Lord.
What sadness in the heart of Jesus, how much pain, being refused, see that it's useless, it does not enter into the hearts of men and especially in those of the temple, filling it with anguish. They do not understand that the temple will be established within the walls of Jerusalem, who will find salvation, because, like everything that is material, it will be destroyed, but in what will be offered up his body on the cross that will never be destroyed, but will rise again after death.
Being members of that body, it means to live with the Lord this suffering for our brothers that are lost, who are opposed to him, who can not live by God's salvation that proposal.
It is not taking refuge in a church of bricks that we shall be saved, but by living in communion with Christ and with all the brothers.. This we must keep this in mind, always, because too often we see attitudes of closure to the understanding and love, by the very people that they frequented the temple, and that instead of serving the community, like to be considered important, and this is a sign of extreme arrogance.
Some fundamentalist men have driven the faithful entrusted to them, like sheep to the shepherds, from the heart of God and not out of respect to the name of the Lord, but do not want to lose power and not being able to do with how much love God has descended between the his children and not feel as much compassion and what is in the words of Jesus who, thanks to his church, there have been reported by the evangelists.
I think I read this great bitterness in the heart of Jesus, the speaker's love, he tries to save us and receives only insults and hostility, it seems that men of all times, we fail to understand that what the Lord tells us, there is a desire to submit to his name, but to rise in his Spirit.
Without Him we are prey to our enemy that can destroy us and only we can save ourselves with Jesus, with his help. I have often before my eyes the scene of the two thieves crucified next to Jesus, the one that refuses to recognize until the end in Christ the Son of God and die alone and what saves his life by dying with him, and saying simply, remember me when you are in paradise.
COMMENT OFF:
EliminaFr. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, Spain)
Today, the image presented by the Gospel is that of Jesus «who wept over» (Lk 19:41) for the fate of the chosen city that did not recognize the time and visitation of its Savior. Knowing, as we do, the latest news about this city, it would be easy to apply this lamentation to the city which —is both— holy and a source of separation.
However, looking at it further beyond, we may identify that Jerusalem with the new chosen people, which is the Church, and —additionally— with the world where this Church must carry out its mission. If we proceed like that, we shall find a community that, having achieved the highest summits in the field of technology and science, groans and weeps over the fact it lives surrounded by the selfishness of its members, because it has erected around it a wall of violence and moral disorder, and because it hurls its sons all over, dragging them with the chains of a dehumanizing individualism. In short, what we shall find is people that did not know how to recognize the God visiting them (cf. Lk 19:44).
However, we Christians cannot just be stuck with our mourning, nor can we be misfortune foretellers, but rather, men of hope. We know the end of the story, we know Christ has tumbled down the walls and broken the chains: the tears He is shedding in this Gospel anticipate the blood, which He has saved us with.
In fact, Jesus is present in his Church, especially through those who are more needy. We must assume his presence to understand Christ's tenderness towards us. St. Ambrose tells us that His love is so transcendental, that He has made himself small and humble so that we can be great; He has accepted to be diapered like a new born baby, so that we can be liberated of the chains of sin; He has accepted to be nailed to the Cross so that we can appear amongst the stars of Heaven... This is why, we must thank God and discover amid us He who visits and redeems us.
VERSIONE IN FRANCESE DI GIOVEDI 23 NOVEMBER 2017.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps ordinaire - 33e Semaine: Jeudi
Texte de l'Évangile (Lc 19,41-44): Quand Jésus fut près de Jérusalem, en voyant la ville, il pleura sur elle; il disait: «Si toi aussi, tu avais reconnu en ce jour ce qui peut te donner la paix! Mais hélas, cela est resté caché à tes yeux. Oui, il arrivera pour toi des jours où tes ennemis viendront mettre le siège devant toi, t'encercleront et te presseront de tous côtés; ils te jetteront à terre, toi et tes enfants qui sont chez toi, et ils ne laisseront pas chez toi pierre sur pierre, parce que tu n'as pas reconnu le moment où Dieu te visitait».
REFLEXION DE LELLA
PRIERE :"Viens, O Esprit de Dieu, et illumine mon cœur et mon esprit, fait que la parole du Seigneur soit présente dans toute sa signification, comme tu le veux. Par le Christ notre Seigneur."
- Combien de tristesse dans le coeur de Jésus, combien de douleur, se voir refusé, voir que tout est inutile, qu'il ne réussit pas à entrer dans le coeur des hommes et de manière particulière, en ceux du temple, et cela le remplie d'angoisse. Ils ne comprennent pas que ce ne sera pas dans le temple constitué entre les murailles de Jérusalem qu'ils trouveront le salut, parce que, comme tout ce qui est matériel, ce sera détruit, mais en ce qui sera constitué offert par son corps sur la croix ne sera jamais détruit, mais renaîtra après la mort. Être membres de ce corps veut dire vivre aussi avec le Seigneur cette souffrance pour les frères qui se perdent, qui s'opposent à Lui, qui ne réussissent pas à vivre le salut qui nous est proposée par Dieu. Ce n'est pas en se réfugiant dans une église de briques que nous nous sauverons, mais en vivant en communion avec le Christ et avec tous les frères.. Ceci nous devons le tenir toujours bien présent dans notre esprit, parce que nous voyons trop souvent des attitudes de fermeture à la compréhension et à la charité, vraiment par ces gens qui fréquentent le temple assidûment et qu'au lieu de servir la communauté, aiment être considéré comme des personnes importantes, et ceci est un symptôme d'extrême orgueil. Certes l'intégrisme des hommes, ont éloigné d'eux les fidèles confié, comme des brebis aux bergers, du coeur de Dieu et non par respect au nom du Seigneur, mais pour ne pas vouloir perdre le pouvoir et ne pas savoir voir avec combien d'amour Dieu est descendu entre ses enfants et ne pas sentir combien et quelle miséricorde se trouve dans les Paroles de Jésus qui grâce à son église nous ont été rapportées par les évangélistes. Il me semble lire cette grande amertume dans le coeur de Jésus, celle qui parle d'amour, il cherche à nous sauver et il reçoit seulement injures et hostilité, parce qu'il semble presque que nous hommes de tous temps ne réussissons pas à comprendre que dans ce que nous dit le Seigneur, il n'y a pas un désir de nous soumettre à son nom, mais plutot de nous élever dans son Esprit. Sans Lui nous sommes la proie de notre ennemi, qui peut nous détruire mais seul avec l'aide de Jésus nous pourrons être sauver. J'ai souvent devant les yeux la scène des deux voleurs crucifier à côté de Jésus, celui qui refuse jusqu'à la la fin de reconnaître en Christ le fils de Dieu meurt tout seul et celui qui sauve sa vie en mourant avec lui et en disant simplement, rappelle toi de moi, quand tu seras en paradis.
commentaire de l'Abbé Blas RUIZ i López
Elimina(Ascó, Tarragona, Espagne)
«Si toi aussi, tu avais reconnu en ce jour ce qui peut te donner la paix!»
Aujourd'hui, l'image que nous offre l'Évangile est celle d'un Jésus qui «pleura» (Lc 19,41) sur le sort de la cité élue qui n'a pas reconnu la présence de son Sauveur. La connaissance de l'actualité nous permet d'appliquer facilement cette lamentation à la ville qui est tout à la fois sainte et source de divisions. Mais, au-delà, nous pouvons identifier Jérusalem avec le peuple élu: l'Église et, par extension, le monde dans lequel elle doit accomplir sa mission. Nous découvrirons alors une société qui, même si elle a atteint des sommets dans le domaine de la technologie et de la science, gémit et pleure, car elle vit entourée de l'égoïsme de ses membres, car elle a bâti autour d'elle les murs de la violence et du désordre moral, car elle foule aux pieds ses enfants, les traînant dans les chaînes d'un individualisme déshumanisant. Ce que nous découvrirons, c'est un peuple qui n'a pas su reconnaître le Dieu qui le visitait (cf. Lc 19,44). Nous, chrétiens, ne pouvons cependant demeurer dans cette pure lamentation. Nous ne pouvons être des prophètes de malheur, mais des hommes d'espérance. Nous connaissons la fin de l'histoire, nous savons que le Christ a fait tomber les murs, qu'Il a brisé les chaînes: les larmes qu'Il répand dans cet Évangile préfigurent le sang par lequel Il nous a sauvé. De fait, Jésus est présent dans son Église, spécialement à travers les plus nécessiteux. Nous devons remarquer cette présence pour comprendre la tendresse du Christ envers nous: son amour est si élevé, nous dit saint Ambroise, qu'Il s'est fait petit et humble pour que nous devenions grands; Il s'est laissé attaché par des langes comme un bébé, pour nous libérer des liens du péché; Il s'est laissé clouer sur la croix pour que nous soyons comptés parmi les étoiles du ciel… Aussi devons-nous rendre grâce à Dieu et découvrir la présence parmi nous de Celui qui nous visite et nous rachète.