San Corrado di Baviera (di Chiaravalle) Monaco e eremita
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m. 17 marzo 1154
Attratto dalla santità di San Bernardo, entrò nel monastero di
Chiaravalle. Ottenuto il permesso, si ritirò a vita eremitica in Terra
Santa.
Patronato: Molfetta Etimologia: Corrado = audace nel consiglio Emblema: Cappa, Bordone, Cilicio, Corona e scettro, Prospetto del duomo di Molfetta Martirologio Romano: A Modugno vicino a Bari in Puglia, beato Corrado, che condusse vita eremitica in Palestina, abitando fino alla morte in una misera grotta. |
Corrado naque a Ravensburg, in Svevia, attorno al 1105, da Enrico IX di Welf detto il Nero e Wulfilde di Sassonia. Enrico divenne nel 1120 duca di Baviera, succedendo al fratello Guelfo V. Gli successe nel 1126 il primogenito Enrico X il Superbo, mentre il secondogenito Guelfo VI divenne duca di Spoleto. Le figlie Giuditta, Matilde e Wulfilde contrassero importanti matrimoni, e da Giuditta, sorella maggiore di Corrado, nacque l’imperatore Federico Barbarossa. Tra gli avi di Corrado bisogna annoverare S. Corrado di Costanza. Essendo il minore tra i figli maschi, educato negli studi letterari, fu avviato dai genitori alla carriera ecclesiastica presso Colonia con l’intento di farlo succedere all’Arcivescovo Federico, suo cugino paterno. In questo periodo il giovane si ornò di virtù tali da essere considerato degno di sommo onore, suscitando ammirazione tra il clero e il popolo. Si istruì negli studi superiori e nella disciplina ecclesiastica, in diritto canonico e civile. Ma in quel periodo il suo animo si infervorò ascoltando la predicazione di Arnoldo, abate cistercense di Morimond. Comprese che la sua vocazione era quella monastica e, trasgredendo alle aspettative della famiglia, abbandonò gli onori del proprio rango per abbracciare, ancora adolescente, la severa regola dell’Ordine Cistercense presso Morimond. Poco dopo Arnoldo avviò una spedizione in Terra Santa per la fondazione di un monastero, coinvolgento i monaci di Morimond e suscitando la disapprovazione di S. Bernardo di Chiaravalle, colonna dell’Ordine, convinto che in quel periodo in Palestina fossero necessari soldati piuttosto che monaci. In due epistole, una inviata al canonico Brunone dei conti di Berg e Altena, e l’altra inviata a Papa Callisto II, egli cercò un appoggio per impedire la spedizione, dato che tra i monaci coinvolti vi era Corrado, il nobile giovane trascinato via da Colonia qualche anno addietro con grande scandalo. All’inizio del 1125 Arnoldo morì all'improvviso, e l’impresa fallì. Ma Corrado proseguì da solo il pellegrinaggio, attratto dal fascino mistico della terra di Gesù. Varcò le Alpi e, raggiunta la Puglia, visitò i Santuari di S. Michele sul Gargano e di S. Nicola a Bari, tappe obbligate per i pellegrini diretti in Palestina. Tuttavia, sfinito dal viaggio intrapreso con mezzi di fortuna, si ammalò prima di imbarcarsi, e trovò rifugio presso la comunità benedettina di S. Maria ad Cryptam nell’agro di Modugno, nella diocesi di Bari. Corrado visse gli ultimi mesi della sua breve vita in una grotta adiacente alla cappella, facendo esperienza di monachesimo eremitico, pregando, digiunando e dormendo sulla roccia nuda. Egli suscitò grande ammirazione nella gente del posto, che cominciò subito a ricorrere alla sua intercessione. Morì probabilmente nell’inverno tra il 1125 ed il 1126, poco più che ventenne. La tradizione fissa il giorno della morte al 17 marzo. Il suo corpo venne inumato nella cappella di S. Maria ad Cryptam, e la tomba divenne meta di pellegrinaggi. Nel 1309 quella comunità benedettina venne soppressa, ed i molfettesi, il 9 febbraio di un anno imprecisato, si impossessarono del corpo. Col gesto di inumarne i resti nella Cattedrale, Corrado veniva riconosciuto Santo Patrono di Molfetta, ed un messale del XIV secolo testomonia che già in quel periodo al 9 febbraio era fissata la festa della “Traslatio Sancti Corradi Confessoris”, celebrata con una messa propria. Più volte S. Corrado ha manifestato la sua potente intercessione. Ad esempio nei periodi di siccità portando in processione la reliquia del suo cranio si è ottenuta spesso la pioggia. Famoso è un episodio del 1529 quando, essendo di notte la città assaltata di sorpresa dalle truppe francesi del conte Caracciolo, i cittadini si sentirono chiamare nel sonno da un guerriero che li andava avvertendo del pericolo imminente. Essi, raggiunte le mura, videro nel mezzo di un bagliore la Madonna dei Martiri, S. Corrado, nel quale riconobbero il misterioso guerriero, e S. Nicola. L’esercito francese, atterrito, fuggì. Molfetta fu immune per sua intercessione da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell’argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio. Gli è stato attribuito anche il potere di placare tempeste, alluvioni e terremoti. Con lo spostamento della sede episcopale, il 10 luglio 1785 le reliquie vennero trasferite nella nuova Cattedrale, e il Duomo Vecchio, prima intitolato all’Assunta, venne a lui dedicato. Il 7 aprile 1832, sotto il pontificato di Gregorio XVI, si concluse a Roma il processo di canonizzazione equipollente. Corrado fu proclamato Santo, e nel 1834 giunse la messa propria, la cui preghiera di colletta, tradotta in italiano nel 1967, esclama: “O Dio, tu hai voluto che il Santo Confessore ed Eremita Corrado divenisse cittadino della patria celeste, concedi benigno che, nella sua solennità, disprezzando gli affetti disordinati delle cose terrene, siamo infiammati dal desiderio delle realtà celesti”. Dal 1893 il corpo è custodito in una teca mobile d’argento e cristallo, spostata nel 1981 nella cappella dei SS. Pietro e Paolo della Cattedrale. In una cassaforte si conserva il busto argenteo contenente il teschio, ed il reliquiario della terza vertebra cervicale, portato un tempo al capezzale dei moribondi. Frammenti delle ossa sono sparsi nelle varie chiese della città. A Modugno si conservano le falangi del pollice destro nella Cattedrale, ed un frammento osseo presso il Santuario di S. Maria ad Cryptam. Per secoli si ritenne che Corrado fosse morto anziano, e come tale fu rappresentato, con barba bianca, cappa e bordone da pellegrino. Compaiono spesso il cilicio e il teschio, simboli dell’automortificazione, e corona e scettro abbandonati al suolo, segno delle origini nobili. La festa liturgica cade il 9 febbraio, giorno della traslazione. Il 17 marzo si commemora il transito. La seconda domenica di luglio si festeggia il trasferimento delle reliquie nella nuova Cattedrale. Autore: Pietro Angione Figlio di Enrico il Negro, duca di Baviera, fu mandato giovanetto a Colonia per essere istruito da quei dotti canonici nelle scienze sacre e profane, e vi compì progressi tali da lasciar presagire unbrillante, avvenire. Egli, invece, attratto dalla fama di s. Bernardo, si portò a Chiaravalle, dove vestì l'abito religioso, ottenendo poco dopo il permesso di recarsi in Palestina per consacrarsi, nella terra di Gesù, a vita eremitica. Vi rimase alcunianni in compagnia di un vecchio solitario cui, nella sua umiltà, faceva da servitore. Aumentando poi, a cagione dell'infelice riuscita della seconda crociata, il pericolo islamico e avendo appreso che lasalute di s. Bernardo declinava, decise di tornare a Chiaravalle. Raggiunta Bari, dopo una malattia durante il viaggio per mare, e appreso, sembra, che s. Bernardo era ormai deceduto, Corrado, dopo aver venerato il sepolcro di s. Nicola, si ritirò nel territorio di Modugno. in una grotta dedicata alla Madonna, dove morì il 17 marzo 1154 (o 1155), famoso per santità e miracoli. Il suo corpo fu portato a Molfetta, di cui è patrono, e deposto nell'antica cattedrale, che gli fu dedicata. Il 10 luglio 1785 fu trasferito nella nuova, in un altare a destra di chi entra ornato di una tela di Corrado Giaquinto. Il suo capo, però, è custodito in un reliquiario che viene portato in processione in certe circostanze. È festeggiato il 9 febbraio (dies natalis), il 17 marzo (patrocinio) e il 10 luglio (traslazione). Il suo culto fu confermato da Gregorio XVI il 6 aprile 1832 e posto definivamente al 17 marzo dal Nuovo Martirologio Romano. Autore: Balduino Bedini |
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
domenica 16 marzo 2014
SANTI é BEATI :
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