Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
martedì 31 dicembre 2013
lunedì 30 dicembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
- " La palma della gloria non è serbata se non a
chi combatte da prode fino alla fine. Incominci dunque quest’anno il
nostro santo combattimento. Dio ci assisterà e coronerà di un eterno
trionfo." (Epist. IV, p. 879).
SANTI é BEATI :
San Silvestro I Papa
31 dicembre - Memoria Facoltativa
m. 335
(Papa dal 31/01/314 al 31/12/335)
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».
Etimologia: Silvestro = abitatore delle selve, uomo dei boschi, selvaggio, dal latino
Martirologio Romano: San Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero di Priscilla.
È il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo Papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro.
In pace con l’autorità civile, ma non tra di loro: così sono i cristiani del tempo. Il lungo pontificato di Silvestro (ben 21 anni) è infatti tribolato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità ordinaria della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora compiutamente precisata.
Costantino, poi, interviene nelle controversie religiose (o i vescovi e i fedeli lo fanno intervenire) non tanto per “abbassare” Silvestro, ma piuttosto per dare tranquillità all’Impero. (Tanto più che lui non è cristiano, all’epoca; e infondata è la voce secondo cui l’avrebbe battezzato Silvestro).
Costantino indice nel 314 il Concilio occidentale di Arles, in Gallia, sulla questione donatista (i comportamenti dei cristiani durante le persecuzione di Diocleziano). E sempre lui, nel 325, indice il primo Concilio ecumenico a Nicea, dove si approva il Credo che contro le dottrine di Ario riafferma la divinità di Gesù Cristo («Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre»).
Papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire nei dibattiti: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. E, insomma, ci appare sbiadito, non per colpa sua (e nemmeno tutta di Costantino); è come schiacciato dagli avvenimenti. Ma pure deve aver colpito i suoi contemporanei, meglio informati di noi: tant’è che, appena morto, viene subito onorato pubblicamente come “Confessore”. Anzi, è tra i primi a ricevere questo titolo, attribuito dal IV secolo in poi a chi, pur senza martirio, ha trascorso una vita sacrificata a Cristo.
Silvestro è un Papa anche sfortunato con la storia, e senza sua colpa: per alcuni secoli, infatti, è stato creduto autentico un documento, detto “donazione costantiniana”, con cui l’imperatore donava a Silvestro e ai suoi successori la città di Roma e alcune province italiane; un documento già dubbio nel X secolo e riconosciuto del tutto falso nel XV.
Un anno dopo la sua morte, a papa Silvestro era già dedicata una festa al 31dicembre; mentre in Oriente lo si ricorda il 2 gennaio.
31 dicembre - Memoria Facoltativa
m. 335
(Papa dal 31/01/314 al 31/12/335)
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».
Etimologia: Silvestro = abitatore delle selve, uomo dei boschi, selvaggio, dal latino
Martirologio Romano: San Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero di Priscilla.
È il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo Papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro.
In pace con l’autorità civile, ma non tra di loro: così sono i cristiani del tempo. Il lungo pontificato di Silvestro (ben 21 anni) è infatti tribolato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità ordinaria della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora compiutamente precisata.
Costantino, poi, interviene nelle controversie religiose (o i vescovi e i fedeli lo fanno intervenire) non tanto per “abbassare” Silvestro, ma piuttosto per dare tranquillità all’Impero. (Tanto più che lui non è cristiano, all’epoca; e infondata è la voce secondo cui l’avrebbe battezzato Silvestro).
Costantino indice nel 314 il Concilio occidentale di Arles, in Gallia, sulla questione donatista (i comportamenti dei cristiani durante le persecuzione di Diocleziano). E sempre lui, nel 325, indice il primo Concilio ecumenico a Nicea, dove si approva il Credo che contro le dottrine di Ario riafferma la divinità di Gesù Cristo («Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre»).
Papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire nei dibattiti: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. E, insomma, ci appare sbiadito, non per colpa sua (e nemmeno tutta di Costantino); è come schiacciato dagli avvenimenti. Ma pure deve aver colpito i suoi contemporanei, meglio informati di noi: tant’è che, appena morto, viene subito onorato pubblicamente come “Confessore”. Anzi, è tra i primi a ricevere questo titolo, attribuito dal IV secolo in poi a chi, pur senza martirio, ha trascorso una vita sacrificata a Cristo.
Silvestro è un Papa anche sfortunato con la storia, e senza sua colpa: per alcuni secoli, infatti, è stato creduto autentico un documento, detto “donazione costantiniana”, con cui l’imperatore donava a Silvestro e ai suoi successori la città di Roma e alcune province italiane; un documento già dubbio nel X secolo e riconosciuto del tutto falso nel XV.
Un anno dopo la sua morte, a papa Silvestro era già dedicata una festa al 31dicembre; mentre in Oriente lo si ricorda il 2 gennaio.
(Gv 1,1-18) Il Verbo si fece carne.
VANGELO
(Gv 1,1-18) Il Verbo si fece carne.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo,e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Egli era, in principio, presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,perché tutti credessero per mezzo di lui.Non era lui la luce,ma doveva dare testimonianza alla luce.Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo.Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;eppure il mondo non lo ha riconosciuto.Venne fra i suoi,e i suoi non lo hanno accolto.A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi abbiamo contemplato la sua gloria,gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,pieno di grazia e di verità.Giovanni gli dà testimonianza e proclama:«Era di lui che io dissi:Colui che viene dopo di meè avanti a me,perché era prima di me».Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:grazia su grazia.Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.Dio, nessuno lo ha mai visto:il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore
(Gv 1,1-18) Il Verbo si fece carne.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo,e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Egli era, in principio, presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,perché tutti credessero per mezzo di lui.Non era lui la luce,ma doveva dare testimonianza alla luce.Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo.Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;eppure il mondo non lo ha riconosciuto.Venne fra i suoi,e i suoi non lo hanno accolto.A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi abbiamo contemplato la sua gloria,gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,pieno di grazia e di verità.Giovanni gli dà testimonianza e proclama:«Era di lui che io dissi:Colui che viene dopo di meè avanti a me,perché era prima di me».Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:grazia su grazia.Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.Dio, nessuno lo ha mai visto:il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito di Dio, stammi vicino mentre leggo queste righe e falle entrare nel mio cuore, trasformale sulla tastiera in ciò che tu vuoi, annulla il mio pensiero se permane, per l' amore con il quale Gesù ha accettato la volontà del Padre, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Non servirono i profeti, non bastò Giovanni Battista che precedendolo lo annunciò, neanche che Gesù venne tra gli uomini, che testimoniò con la sua vita l’ amore del Padre; chi non voleva credere, non credette ugualmente. Anche oggi è così; alcuni aderiscono alla parola di Dio, la fanno loro, la seguono, riescono ad entrare in contatto con il regno di Dio già su questa terra, pur affrontando mille difficoltà e riescono a ricevere dal Signore grazie su grazie, per la fede che ripongono in Lui. Altri invece non seguono la legge dettata a Mosè, proclamata da Gesù su questa terra, cercano ancora, non si fidano, non vogliono riconoscere la verità, non lasciano agire lo Spirito su di loro, si ribellano ed escono dalla via tracciata dal Signore e perdono la verità, andando a cercare chissà quale verità, ma trovando solo la menzogna.
Questo Vangelo di Giovanni ci porta direttamente in contatto con l’ amore di Dio. In principio era il Verbo che per comunicarci il suo amore creò una casa in cui farci vivere, creò la terra e poi ce la mise a disposizione, per amore e con amore. Tutto fa parte di un progetto divino di cui noi facciamo parte. Da Dio viene la vita e nella luce di Dio noi ritroviamo la via per tornare a casa, nella casa che era dal tempo dei tempi, preparata per noi.
Chi non ascoltò i profeti e non credette a Giovanni, non crede neanche a Gesù e non capisce che attraverso di Lui Dio si rivela .
domenica 29 dicembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" È difficile farsi santi. Difficile ma non
impossibile. La strada della perfezione è lunga, come è lunga la vita di
ciascuno. La consolazione è il riposo, lungo il cammino; ma, appena
ristorati, bisogna alzarsi solertemente e riprendere la corsa ." (AP).
SANTI é BEATI :
Beata Margherita Colonna Vergine
|
Palestrina, 1255 - 30 dicembre 1284
Martirologio Romano: Presso
Palestrina nel Lazio, beata Margherita Colonna, vergine, che preferì
alle ricchezze e ai piaceri del mondo la povertà per Cristo, che ella
servì professando la regola di santa Chiara.
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La Beata Margherita nacque a Palestrina nel 1255, figlia di Oddone Colonna e Mabilia Orsini che ebbero altri due figli: Giovanni e Giacomo. Apparteneva dunque a due potenti famiglie romane, protagoniste, nel corso dei secoli, con fasi alterne di pace e di odio reciproco, della storia della città eterna. Palestrina era la roccaforte di famiglia. La ricchezza dei nobili romani era legata ai pontefici e alle cariche ecclesiastiche: per i Colonna dei tempi della Beata basti citare Giovanni, Cardinale di S. Prassede nel 1212 e legato del pontefice durante la V Crociata. Fu lui che portò a Roma dall’oriente la colonna che, secondo la tradizione, servì per la flagellazione di Cristo e che, ancora oggi, è conservata nella basilica romana di cui era titolare. Gli anni in cui visse Margherita furono per la Chiesa complicati e tumultuosi: dal 1268 al 1271 la sede papale rimase vacante, per il periodo più lungo della storia. Erano venti anni che il papa non risiedeva a Roma. A conclavi lunghi seguivano pontificati brevi: il potere del pontefice era fondamentale per gli equilibri del mondo cristiano e soggetto all’antagonismo tra la Francia (Carlo d’Angiò occupava molte regioni d’Italia) e l’Imperatore tedesco del Sacro Romano Impero. Margherita e i due fratelli rimasero presto orfani. Destinata ad un matrimonio prestigioso, importante per le alleanze nobiliari, in cuor suo, invece, voleva solo essere sposa verginale di Gesù. Il 6 marzo 1273, con due pie donne di casa, si ritirò a Castel San Pietro, sul monte che sovrasta Palestrina, presso la chiesa di S. Maria della Costa, per seguire la sua vocazione sulla scia del movimento francescano. Francesco era morto da quarantasette anni, Chiara da solo venti: il loro ideale di vita affascinava una moltitudine di persone di ogni ceto sociale. Margherita indossò il rude saio, sotto il quale mise un cilicio. Iniziò digiuni e penitenze, pregando che si realizzasse il suo desiderio: diventare clarissa. Visse lì qualche anno in ritiro. La sua vita da anacoreta era, per la potente famiglia Colonna, uno scandalo. Il conforto arrivò però dal fratello Giacomo che, sebbene giovanissimo, era già cardinale (dal 1278) per volere di Papa Nicolò III (Giovanni Gaetano Orsini), mentre Giovanni era Senatore di Roma. Giacomo, nonostante fosse stato insignito del titolo solo perché membro di una famiglia importante, come purtroppo era consuetudine a quei tempi, amava sinceramente Cristo. Condusse Margherita a Roma e insieme pregarono sulla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo. Iniziò per Margherita una nuova vita. La sostanziosa eredità ormai non le apparteneva più, era dei poveri che mai mancano sulla strada dei santi. Il suo esempio luminoso destava interesse, soprattutto da parte di altre donne desiderose di spendere come lei la loro esistenza al servizio di Gesù. Chiese al Generale dei Frati Minori Girolamo Masci (futuro Papa Nicolò IV) il permesso di entrare nel Monastero di Assisi. Lo impedì però una malattia: diversi erano i piani del Signore. Pensò allora al Convento della Mentola (tra Palestrina e Tivoli) dove era venerata un’immagine della Vergine Santissima di cui era molto devota, luogo visitato anche da S. Francesco. Era però feudo del Conte di Poli che mal vedeva una Colonna nei suoi territori. Fece ritorno allora a casa e, con l’aiuto del fratello cardinale, fondò un monastero sulla vicina montagna, dove, poveramente, si lodava e si pregava, notte e giorno, il Signore. Margherita si occupò della formazione delle compagne, ma la sua carità andò oltre, rivolta anche agli ammalati e ai poveri dei paesi vicini. Per loro, ogni anno, per la festività di San Giovanni Battista di cui era molto devota, organizzava un pranzo. La tradizione dice che una volta Gesù e il Battista si presentarono alla sua mensa, ma poi scomparvero quando Margherita li riconobbe. Esaurito il consistente patrimonio personale, lei, nata ricchissima, allungò la mano per chiedere l’elemosina e poter così continuare le sue opere. Tra l’altro si ricorda l’assistenza prestata, in un momento di particolare necessità, ai frati minori del convento di Zagarolo. La sua unione con Cristo divenne sempre più intensa: fu confortata visibilmente da Gesù, dalla Madonna e dal Santo Padre Francesco. Cadde più volte in estasi e per sette anni sopportò pazientemente una ferita ulcerosa sul fianco, portata come una stimmata della Passione di Gesù. Neppure trentenne la sua morte era preziosa agli occhi del Signore. Spirò, a causa dell’ulcera e di febbri violente, il 30 dicembre 1284. Immediatamente il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi e i devoti, per sua intercessione, ottenevano grazie. Con l’autorizzazione di Papa Onorio IV, nel 1285, la comunità di clarisse si trasferì a Roma nel Monastero di S. Silvestro in Capite, portando con sé il venerato corpo della Beata (vi resterà fino al 1871). I suoi primi biografi furono il fratello e la prima badessa di S. Silvestro. Il 17 settembre 1847 Papa Pio IX confermò il culto “ab immemorabili” e la memoria liturgica al 17 dicembre. Qualche anno prima Papa Gregorio XVI aveva stabilito che i Colonna e gli Orsini erano le uniche due famiglie col privilegio esclusivo di Principi assistenti al soglio pontificio. Oggi le reliquie della Beata Margherita sono venerate nella chiesa di Castel San Pietro, poco distante da Palestrina. Qui il seme da lei gettato, oltre sette secoli fa, è ancora oggi vivo attraverso le Clarisse del Monastero di Santa Maria degli Angeli. Il Martyrologium Romanum la ricorda il 30 dicembre. PREGHIERA O Dio, che hai reso ammirevole nel disprezzo dei beni terreni la Beata Vergine Margherita, ardente d’amore per Te, concedi a noi, per sua intercessione, di essere continuamente uniti a Te solo mentre portiamo la croce. Effondi su di noi, o Signore, lo spirito di santità che hai donato alla Beata Margherita Colonna, perché possiamo conoscere l’amore del Cristo, che supera ogni conoscenza, e godere la pienezza della vita divina. Per Cristo Nostro Signore. Amen. Autore: Daniele Bolognini |
(Lc 2,36-40) Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.
VANGELO
(Lc 2,36-40) Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.
+ Dal Vangelo secondo Luca
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore
(Lc 2,36-40) Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.
+ Dal Vangelo secondo Luca
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito Santo,amore mio, tu che hai saputo illuminare nei tempi i profeti, degnati di darmi una giusta visione della parola di Dio, perchè non possa ingannarmi, ma leggerla solo alla tua luce.
Fatti spazio nel mio cuore, perché sia solo tuo. Amen.
L’ immagine di oggi della profetessa Anna, mi fa pensare a chi, dopo aver vissuto una vita dedicata alla famiglia, si ritrova all’ improvviso da sola/o e ritrova una famiglia nella sua parrocchia, nella sua chiesa, dedicandosi al servizio più umile, sistemare l’altare, pulire, preparare le funzioni, recitare il rosario… mille piccole attività che richiedono la loro presenza e le fanno sentire utili al Signore.
Molti dicono che le vecchie vanno in chiesa perché non hanno altro da fare e che vista l’età si preoccupano di per la loro anima… ma io penso a quelle vecchiette di quando io ero piccola, che non capivano la messa, perché era in latino e, mentre il sacerdote celebrava, sgranavano il rosario. Quanta tenerezza in quel gesto, quanta umiltà!Anna passa la vita nel tempio, servendo e contemplando il Signore, poi illuminata dallo Spirito lo riconosce nel Bambino e lo annuncia a quanti lo stavano aspettando. Torna la lode a Dio, la preghiera, l’esempio; questa è la chiesa che noi formiamo, quella che è comunità, che accoglie gli anziani, che li fa partecipare e non li esclude, che si preoccupa di portare l’ Eucarestia agli ammalati, che cerca la luce dello Spirito nella preghiera comunitaria.Ieri è stato celebrato da noi il funerale del povero Gaspare, che dopo una vita passata tra i banchi della chiesa, ora è davanti al Signore e sicuramente sta ricevendo da Dio tutto l'amore che merita, quell'amore che ha sempre
vissuto tra i banchi, facendosi accompagnare, lui con il suo bastone,come altri con le carrozzelle... loro si che sono l'immagine della devozione umile e serena di chi si accetta nel mutare del tempo e offre sempre il massimo di quello che ha. Grazie a Dio per il loro esempio e la loro umiltà.
La Santa Famiglia
Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
esempio santissimo per le famiglie cristiane che ne invocano il necessario aiuto.
La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all’istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano, figure eccezionali sì ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia.
Innanzitutto le tre persone che la componevano: Maria la prescelta fra tutte le creature a diventare la corredentrice dell’umanità, che presuppose comunque il suo assenso con l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele.
Seguì il suo sposalizio con il giusto Giuseppe, secondo i disegni di Dio e secondo la legge ebraica; e conservando la sua verginità, avvertì i segni della gravidanza con la Visitazione a s. Elisabetta, fino a divenire con la maternità, la madre del Figlio di Dio e madre di tutti gli uomini.
E a lei toccò allevare il Divino Bambino con tutte le premure di una madre normale, ma con nel cuore la grande responsabilità per il compito affidatale da Dio e la pena per quanto le aveva profetizzato il vecchio Simeone durante la presentazione al Tempio: una spada ti trafiggerà il cuore.
Infine prima della vita pubblica di Gesù, la troviamo citata nei Vangeli, che richiama Gesù ormai dodicenne, che si era fermato nel Tempio con i dottori, mentre lei e Giuseppe lo cercavano angosciati da tre giorni.
Giuseppe è l’altro componente della famiglia di Gesù, di lui non si sa molto; i Vangeli raccontano il fidanzamento con Maria, l’avviso dell’angelo per la futura maternità voluta da Dio, con l’invito a non ripudiarla, il matrimonio con lei, il suo trasferirsi con Maria a Betlemme per il censimento, gli episodi connessi alla nascita di Gesù, in cui Giuseppe fu sempre presente.
Fu sempre lui ad essere avvisato in sogno da un angelo, dopo l’adorazione dei Magi, di mettere in salvo il Bambino dalla persecuzione scatenata da Erode il Grande e Giuseppe proteggendo la sua famiglia, li condusse in Egitto al sicuro.
Dopo la morte dello scellerato re, ritornò in Galilea stabilendosi a Nazareth; ancora adempì alla legge ebraica portando Gesù al Tempio per la circoncisione, offrendo per la presentazione alcune tortore e colombe.
La tradizione lo dice falegname, ma il Vangelo lo designa come artigiano; viene ancora menzionato nei testi sacri, che conduce Gesù e Maria a Gerusalemme, e qui con grande apprensione smarrisce Gesù, che aveva dodici anni, ritrovandolo dopo tre giorni che discuteva con i dottori nel Tempio; ritornati a Nazareth, come dice il Vangelo, il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui.
Di lui non si sa altro, nemmeno della sua morte, avvenuta probabilmente prima della vita pubblica di Gesù, cioè prima dei 30 anni. http://airemsea.it/i-santi/
La terza persona della famiglia è Gesù; con la sua presenza essa diventa la Sacra Famiglia; anche della sua infanzia non si sa praticamente niente; Egli, il Figlio di Dio, vive nel nascondimento della sua famiglia terrena, ubbidiente a sua madre ed a suo padre, collaborando da grandicello nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà.
Certamente assisté il padre putativo nella sua vecchiaia e morte, come tutti i buoni figli fanno, ubbidientissimo alla madre, ormai vedova, fino ad operare per sua richiesta, il suo primo miracolo pubblico alle nozze di Cana.
Non sappiamo quanti anni trascorsero con la Sacra Famiglia ridotta senza Giuseppe, il quale, se non fu presente negli anni della vita pubblica di Cristo, né alla sua Passione e morte e negli eventi successivi, la sua figura nella Cristianità, si diffuse in un culto sempre più crescente, in Oriente fin dal V secolo, mentre in Occidente lo fu dal Medioevo, sviluppandosi specie nell’Ottocento; è invocato per avere una buona morte, il nome Giuseppe è tra i più usati nella Cristianità.
Pio IX nel 1870 lo proclamò patrono di tutta la Chiesa; nel 1955 Pio XII istituì al 1° maggio la festa di s. Giuseppe artigiano; dal 1962 il suo nome è inserito nel canone della Messa.
La Sacra Famiglia è stato sempre un soggetto molto ispirato nella fantasia degli artisti, i maggiori pittori di tutti i secoli hanno voluto raffigurarla nelle sue varie espressioni della Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, nella bottega da artigiano (falegname), ecc.
Il tema iconografico ha largamente ispirato gli artisti del Rinascimento, esso è composto in genere da Maria, Giuseppe e il Bambino oppure da Sant’Anna, la Vergine e il Bambino. Le più note rappresentazioni sono quella di Masaccio con s. Anna e quella di Michelangelo con s. Giuseppe, più conosciuta come Tondo Doni. È da ricordare in campo scultoreo e architettonico la “Sagrada Familia” di Antonio Gaudì a Barcellona.
Numerose Congregazioni religiose sia maschili che femminili, sono intitolate alla Sacra Famiglia, in buona parte fondate nei secoli XIX e XX; come le “Suore della Sacra Famiglia”, fondate a Bordeaux nel 1820 dall’abate P.B.Noailles, dette anche ‘Suore di Loreto’; le “Suore della Sacra Famiglia di Nazareth” fondate nel 1875 a Roma, dalla polacca Siedliska; le “Piccole Suore della Sacra Famiglia” fondate nel 1892, dal beato Nascimbeni a Castelletto di Brenzone (Verona); i “Preti e fratelli della Sacra Famiglia” fondati nel 1856 a Martinengo, dalla beata Paola Elisabetta Cerioli; i “Figli della Sacra Famiglia” fondati nel 1864 in Spagna da José Mananet e tante altre. (Autore: Antonio Borrelli )
LA DEVOZIONE ALLA SACRA FAMIGLIA
La devozione alla Sacra Famiglia è una volontà ferma, risoluta ed efficace di fare tutto ciò che piace a Gesù, Maria e Giuseppe e di fuggire ciò che possa loro dispiacere.
Essa ci porta a conoscere, amare ed onorare nel miglior modo possibile la Famiglia di Nazareth per meritarcene i favori, le grazie, le benedizioni, il patrocinio, ed è perciò la devozione per noi più efficace, più dolce e più tenera.
La devozione più efficace
Chi mai in cielo e in terra è più potente della Sacra Famiglia?
Gesù Cristo-Dio è onnipotente come il Padre.
Egli è la sorgente di ogni favore, il padrone di ogni grazia, il datore di ogni dono perfetto;
come Uomo-Dio è l'avvocato per eccellenza,
che in ogni momento intercede per noi presso Dio Padre.
Maria e Giuseppe per l'altezza della loro santità, per l'eccellenza della loro dignità, per i meriti che acquistarono nel perfetto compimento della loro missione divina, per i vincoli che li stringono alla SS. Trinità, godono presso il trono dell'Altissimo una potenza di intercessione infinita; e Gesù, riconoscendo in Maria sua Madre e in Giuseppe il suo custode, a tali intercessori, nulla mai nega.
Gesù, Maria e Giuseppe, padroni delle divine grazie possono aiutarci in qualsiasi bisogno, e chi li prega ottiene tanto e tocca con mano che la devozione alla Sacra Famiglia è fra le più efficaci, efficacissima.
La devozione più dolce
Gesù Cristo è nostro fratello, nostro capo, nostro Salvatore e nostro Dio;
Egli ci amò tanto che morì sulla croce, ci diede se stesso nell'Eucarestia,
ci lasciò sua Madre come Madre nostra, ci destinò come protettore il suo stesso custode;
e ci ama tanto che è sempre pronto a darci ogni grazia, ad ottenerci ogni favore
dal suo divin Padre, perciò ha detto:
«Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, tutto vi sarà dato».
Maria ci è due volte Madre: tale divenne quando diede al mondo Gesù, nostro fratello primogenito e quando ci generò fra i dolori sul Calvario. Ella ha un Cuore tutto simile al Cuore di Gesù e ci ama immensamente.
Grande è anche l'amore che ci porta San Giuseppe come a fratelli di Gesù e a figli di Maria, come a devoti consacrati. E non è forse la cosa più dolce intrattenersi con delle persone che ci amano e che ci vogliono fare molto bene? Ma chi può mai amarci e farci più bene di Gesù, Maria e Giuseppe, i quali ci amano infinitamente e sogliono fare tutto per noi?
La devozione più tenera
I Cuori amatissimi di Gesù, Maria e Giuseppe tanto più si sentono intenerire verso di noi, quanto più grandi sotto le nostre miserie spirituali e temporali; allo stesso modo che una madre più si intenerisce, quanto più grave è il pericolo in cui versa un suo figlio.
La sacra Famiglia non solo può e vuole aiutarci, ma è trascinata a soccorrerci dalla sua tenerezza e dai molti bisogni che ci circondano, perché essa in ogni momento scorge in noi dei membri e dei figli suoi carissimi, e vede in quali strettezze e in quali pericoli viviamo.
Questo affaccendarsi di Gesù, Maria e Giuseppe per aiutarci nelle nostre molteplici miserie, non è forse la cosa più tenera, la più consolante?
Sì, nella devozione alla Sacra Famiglia, si trova davvero il balsamo del conforto e della consolazione per i nostri cuori!
ATTO DI CONSACRAZIONE A GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
(Imprimatur + Angelo Comastri, Arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1997)
Gesù, Maria e Giuseppe, amori miei dolcissimi, io, piccolo figlio vostro, mi consacro totalmente e per sempre a voi: a te, o Gesù, come mio adorato e unico Signore, a te, o Maria, come Madre mia Immacolata e piena di grazia, a te, o Giuseppe, come padre e custode della mia anima. Vi dono la mia volontà, la mia libertà e tutto me stesso. Voi vi siete donati tutti a me, io mi dono tutto a voi. Io non voglio più essere mio, voglio essere vostro e solo vostro.
Voglio che la mia vita sia tutta vostra, con il mio corpo e la mia anima. A voi consacro tutti i miei pensieri, i miei desideri, i miei affetti e vi offro il valore delle mie buone opere presenti e future.
Accettate la consacrazione che vi faccio: fate voi in me, disponete di me e di tutte le mie cose, come vi piace. Gesù, Maria e Giuseppe, datemi i vostri cuori, prendete il mio. Unitemi con voi alla Santissima Trinità. Aiutatemi ad amare sempre più la Chiesa e il Papa. lo vi amo, vi amo. Così sia.
Preghiamo per le nostre Famiglie e rendiamo grazie a Dio,
alla Vergine Maria e a San Giuseppe,
che con tanta fede e disponibilità hanno cooperato
al disegno di salvezza del Signore.
sabato 28 dicembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
- "Una volta suonata la nostra ultima ora, cessati i battiti del nostro cuore, tutto sarà finito per noi, ed il tempo di meritare e quello pure di demeritare. Tali e quali la morte ci troverà, ci presenteremo a Cristo giudice. I nostri gridi di supplica, le nostre lacrime, i nostri sospiri di pentimento, che ancora sulla terra ci avrebbero guadagnato il cuore di Dio, avrebbero potuto di noi fare, con l’aiuto dei sacramenti, da peccatori dei santi, oggi piú a nulla valgono; il tempo della misericordia è trascorso, ora incomincia il tempo della giustizia." (Epist. IV, p. 876).
SANTI é BEATI :
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
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Nazareth, Palestina, I secolo
Il Natale ci ha già mostrato la
Sacra Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, ma oggi siamo invitati
a contemplarla nella casetta di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono
intenti a far crescere, giorno dopo giorno, il fanciullo Gesù. Possiamo
immaginarla facilmente (gli artisti l’hanno fatto spesso) in mille
situazioni e atteggiamenti, mettendo in primo piano o la Vergine santa
accanto al suo Bambino, o il buon san Giuseppe nella bottega di
falegname dove il fanciullo impara anche il lavoro umano, giocando. Ma
possiamo anche intuire l’avvenimento immenso che a Nazareth si compie:
poter amare Dio e amare il prossimo con un unico indivisibile gesto! Per
Maria e Giuseppe, infatti, il Bambino è assieme il loro Dio e il loro
prossimo più caro. Fu dunque a Nazareth che gli atti più sacri (pregare,
dialogare con Dio, ascoltare la sua Parola, entrare in comunione con
Lui) coincisero con le normali espressioni colloquiali che ogni mamma e
ogni papà rivolgono al loro bambino. Fu a Nazareth che gli «atti di
culto dovuti a Dio» (quelli stessi che intanto venivano celebrati nel
grandioso tempio di Gerusalemme) coincisero con le normali cure con cui
Maria vestiva il Bambino Gesù, lo lavava, lo nutriva, assecondava i suoi
giochi. Fu allora che cominciò la storia di tutte le famiglie
cristiane, per le quali tutto (gli affetti, gli avvenimenti, la materia
del vivere) può essere vissuto come sacramento: segno reale e
anticipazione di un amore InfinitoMartirologio Romano: Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, esempio santissimo per le famiglie cristiane che ne invocano il necessario aiuto.
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La festa della Sacra Famiglia nella liturgia cattolica, nel secolo XVII veniva celebrata localmente; papa Leone XIII nel 1895, la fissò alla terza domenica dopo l’Epifania “omnibus potentibus”, ma fu papa Benedetto XV che nel 1921 la estese a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica compresa nell’ottava dell’Epifania; papa Giovanni XXIII la spostò alla prima domenica dopo l’Epifania; attualmente è celebrata nella domenica dopo il Natale o, in alternativa, il 30 dicembre negli anni in cui il Natale cade di domenica. La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all’istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano, figure eccezionali sì ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia. Innanzitutto le tre persone che la componevano: Maria la prescelta fra tutte le creature a diventare la corredentrice dell’umanità, che presuppose comunque il suo assenso con l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele. Seguì il suo sposalizio con il giusto Giuseppe, secondo i disegni di Dio e secondo la legge ebraica; e conservando la sua verginità, avvertì i segni della gravidanza con la Visitazione a s. Elisabetta, fino a divenire con la maternità, la madre del Figlio di Dio e madre di tutti gli uomini. E a lei toccò allevare il Divino Bambino con tutte le premure di una madre normale, ma con nel cuore la grande responsabilità per il compito affidatale da Dio e la pena per quanto le aveva profetizzato il vecchio Simeone durante la presentazione al Tempio: una spada ti trafiggerà il cuore. Infine prima della vita pubblica di Gesù, la troviamo citata nei Vamgeli, che richiama Gesù ormai dodicenne, che si era fermato nel Tempio con i dottori, mentre lei e Giuseppe lo cercavano angosciati da tre giorni. Giuseppe è l’altro componente della famiglia di Gesù, di lui non si sa molto; i Vangeli raccontano il fidanzamento con Maria, l’avviso dell’angelo per la futura maternità voluta da Dio, con l’invito a non ripudiarla, il matrimonio con lei, il suo trasferirsi con Maria a Betlemme per il censimento, gli episodi connessi alla nascita di Gesù, in cui Giuseppe fu sempre presente. Fu sempre lui ad essere avvisato in sogno da un angelo, dopo l’adorazione dei Magi, di mettere in salvo il Bambino dalla persecuzione scatenata da Erode il Grande e Giuseppe proteggendo la sua famiglia, li condusse in Egitto al sicuro. Dopo la morte dello scellerato re, ritornò in Galilea stabilendosi a Nazareth; ancora adempì alla legge ebraica portando Gesù al Tempio per la circoncisione, offrendo per la presentazione alcune tortore e colombe. La tradizione lo dice falegname, ma il Vangelo lo designa come artigiano; viene ancora menzionato nei testi sacri, che conduce Gesù e Maria a Gerusalemme, e qui con grande apprensione smarrisce Gesù, che aveva dodici anni, ritrovandolo dopo tre giorni che discuteva con i dottori nel Tempio; ritornati a Nazareth, come dice il Vangelo, il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui. Di lui non si sa altro, nemmeno della sua morte, avvenuta probabilmente prima della vita pubblica di Gesù, cioè prima dei 30 anni. La terza persona della famiglia è Gesù; con la sua presenza essa diventa la Sacra Famiglia; anche della sua infanzia non si sa praticamente niente; Egli, il Figlio di Dio, vive nel nascondimento della sua famiglia terrena, ubbidiente a sua madre ed a suo padre, collaborando da grandicello nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà. Certamente assisté il padre putativo nella sua vecchiaia e morte, come tutti i buoni figli fanno, ubbidientissimo alla madre, ormai vedova, fino ad operare per sua richiesta, il suo primo miracolo pubblico alle nozze di Cana. Non sappiamo quanti anni trascorsero con la Sacra Famiglia ridotta senza Giuseppe, il quale, se non fu presente negli anni della vita pubblica di Cristo, né alla sua Passione e morte e negli eventi successivi, la sua figura nella Cristianità, si diffuse in un culto sempre più crescente, in Oriente fin dal V secolo, mentre in Occidente lo fu dal Medioevo, sviluppandosi specie nell’Ottocento; è invocato per avere una buona morte, il nome Giuseppe è tra i più usati nella Cristianità. Pio IX nel 1870 lo proclamò patrono di tutta la Chiesa; nel 1955 Pio XII istituì al 1° maggio la festa di s. Giuseppe artigiano; dal 1962 il suo nome è inserito nel canone della Messa. La Sacra Famiglia è stato sempre un soggetto molto ispirato nella fantasia degli artisti, i maggiori pittori di tutti i secoli hanno voluto raffigurarla nelle sue varie espressioni della Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, nella bottega da artigiano (falegname), ecc. Il tema iconografico ha largamente ispirato gli artisti del Rinascimento, esso è composto in genere da Maria, Giuseppe e il Bambino oppure da Sant’Anna, la Vergine e il Bambino. Le più note rappresentazioni sono quella di Masaccio con s. Anna e quella di Michelangelo con s. Giuseppe, più conosciuta come Tondo Doni. È da ricordare in campo scultoreo e architettonico la “Sagrada Familia” di Antonio Gaudì a Barcellona. Numerose Congregazioni religiose sia maschili che femminili, sono intitolate alla Sacra Famiglia, in buona parte fondate nei secoli XIX e XX; come le “Suore della Sacra Famiglia”, fondate a Bordeaux nel 1820 dall’abate P.B.Noailles, dette anche ‘Suore di Loreto’; le “Suore della Sacra Famiglia di Nazareth” fondate nel 1875 a Roma, dalla polacca Siedliska; le “Piccole Suore della Sacra Famiglia” fondate nel 1892, dal beato Nascimbeni a Castelletto di Brenzone (Verona); i “Preti e fratelli della Sacra Famiglia” fondati nel 1856 a Martinengo, dalla beata Paola Elisabetta Cerioli; i “Figli della Sacra Famiglia” fondati nel 1864 in Spagna da José Mananet e tante altre. Autore: Antonio Borrelli |
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto"(Mat 2,13-15.19-23.)
VANGELO DI DOMENICA 29 DICEMBRE
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto"(Mat 2,13-15.19-23.)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 2,13-15.19-23.
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in
sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua
madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché
Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era
stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato
il mio figlio.
Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto
e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel
paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del
bambino».
Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.
Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo
padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò
nelle regioni della Galilea
e, appena giunto, andò ad abitare in una
città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai
profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
PAROLA DEL SIGNORE.
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Papa Francesco
Enciclica « Lumen Fidei/ La luce della fede » , § 52-53( © Libreria Editrice Vaticana)
La fede e il cammino della famiglia
La fede e la famiglia: Nel cammino di Abramo verso la città futura,
la Lettera agli Ebrei accenna alla benedizione che si trasmette dai
genitori ai figli (cfr Eb 11, 20-21). Il primo ambito in cui la fede
illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto
all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce
dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e
dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i
coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr Gen 2,24) e sono capaci di
generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della
sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e
donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge
tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore
che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande
dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero
futuro alla persona amata. La fede poi aiuta a cogliere in tutta la sua
profondità e ricchezza la generazione dei figli, perché fa riconoscere
in essa l’amore creatore che ci dona e ci affida il mistero di una nuova
persona. È così che Sara, per la sua fede, è diventata madre, contando
sulla fedeltà di Dio alla sua promessa (cfr Eb11,11).
In famiglia, la fede accompagna tutte le età della vita, a
cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei
loro genitori. Per questo è importante che i genitori coltivino pratiche
comuni di fede nella famiglia, che accompagnino la maturazione della
fede dei figli. Soprattutto i giovani, che attraversano un’età della
vita così complessa, ricca e importante per la fede, devono sentire la
vicinanza e l’attenzione della famiglia e della comunità ecclesiale nel
loro cammino di crescita nella fede.
venerdì 27 dicembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" I mondani, ingolfati nei loro affari, vivono
nell’oscurità e nell’errore, né si danno pensiero di conoscere le cose
di Dio, né alcun pensiero della loro salvezza eterna, né alcuna premura
di conoscere la venuta di quel Messia atteso e sospirato dalle genti,
profetizzato e predetto dai profeti." (Epist. IV, p. 885).
SANTI é BEATI :
Santi Innocenti Martiri
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sec. I
Gli innocenti che rendono testimonianza a Cristo non con le Parole, ma
con il sangue, ci ricordano che il martirio è dono gratuito del Signore.
Le vittime immolate dalla ferocia di Erode appartengono, insieme a
santo Stefano e all'evangelista Giovanni, al corteo del re messiniaco e
ricordano l'eminente dignità dei bambini nella Chiesa. (Mess. Rom.)
Patronato: Bambini Emblema: Palma Martirologio Romano: Festa dei santi Innocenti martiri, i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello.
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La Chiesa onora come martiri questo coro di fanciulli ("infantes" o "innocentes"), vittime ignare del sospettoso e sanguinario re Erode, strappati dalle braccia materne in tenerissima età per scrivere col loro sangue la prima pagina dell'albo d'oro dei martiri cristiani e meritare la gloria eterna secondo la promessa di Gesù: " Colui che avrà perduto la sua vita per causa mia la ritroverà". Per essi la liturgia ripete oggi le parole del poeta Prudenzio: "Salute, o fiori dei martiri, che sulle soglie del mattino siete stati diverti dal persecutore di Gesù, come un turbine furioso tronca le rose appena sbocciate. Voi foste le prime vittime, il tenero gregge immolato, e sullo stesso altare avete ricevuto la palma e la corona". L'episodio è narrato soltanto dall'evangelista Matteo, che si indirizzava principalmente a lettori ebrei e pertanto intendeva dimostrare la messianicità di Gesù, nel quale si erano avverate le antiche profezie: "Allora Erode, vedendosi deluso dai magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i bambini che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai magi. Allora si adempì ciò che era stato annunciato dal profeta Geremia, quando disse: Un grido in Rama si udì, pianto e grave lamento: Rachele piange i suoi figli, né ha voluto essere consolata, perché non sono più". L'origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo e cent'anni più tardi a Roma nel Sacramentario Leoniano. Oggi, con la nuova riforma liturgica, la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto com'era agli inizi, e ciò in sintonia con le simpatiche consuetudini medioevali che celebravano in questa ricorrenza la festa dei "pueri" di coro e di servizio all'altare. Tra le curiose manifestazioni ricordiamo quella di far scendere i canonici dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles". Da questo momento i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l'uffìcio del giorno. La nuova liturgia, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della storia, ha voluto mantenere questa celebrazione, elevata al grado di festa da S. Pio V, vicinissima alla festività natalizia, collocando le innocenti vittime tra i "comites Christi", per circondare la culla di Gesù Bambino dello stuolo grazioso di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo. Autore: Piero Bargellini |
(Mt 2,13-18) Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.
VANGELO
(Mt 2,13-18) Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:«Un grido è stato udito in Rama,un pianto e un lamento grande:Rachele piange i suoi figlie non vuole essere consolata,perché non sono più».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio ti prego, inondami del tuo Spirito di sapienza, fa che io possa trarre da questa lettura tutto quello che vuoi concedermi di sapere. Io non merito nulla per me, sono la più stupida dei tuoi fratelli, ma sto cercando di fare quello che tu vuoi, sto cercando di testimoniare la tua parola, aiutami o mio tutto a non essere me ma a lasciare che tu prenda il mio posto. Annullami, ti amo tanto!
Sappiamo che Erode aveva cercato di corrompere i re Magi, che avrebbero dovuto tornare da lui e dirgli dove si trovava il Bambino Gesù, ma alla vista del piccolo questi avevano capito ed erano ripartiti per un' altra strada. Ma il persecutore non si arrende e, ancora più adirato, senza alcuna pietà decide di far uccidere tutti i neonati al di sotto dei due anni. Il Signore mandò un angelo ad avvisare Giuseppe di prendere la moglie ed il bambino e di fuggire in Egitto fino alla morte di Erode, che compie con quel gesto una strage immane di bambini innocenti. Le madri piangono i loro figli, la profezia si avvera. Le lotte, le divisioni, il potere, tutte cose che fanno vittime, e le prime vittime di tutto questo sono i bambini; quelli che muoiono di fame, quelli che vengono rapiti per farne dei soldati, quelli che vengono utilizzati nelle miniere, quelli che vengono abbandonati nell’ indigenza , quelli che vendono usati dagli adulti per la pornografia, per la prostituzione, uccisi per rubargli gli organi, violentati, quelli che vengono mutilati nelle guerre, quelli che vengono abortiti…..
Quanti Erodi oggi uccidono in nome del potere, del progresso, della loro libidine; quanti uomini e donne rifiutano di riconoscere Gesù come loro Signore e distruggono tutto quello che intorno gli parla di Lui, quanti vogliono avere potere di vita e di morte, decidere se far nascere o no un bambino, quanti si ingozzano ed hanno il superfluo, mentre tanti bambini muoiono di fame. E noi cosa facciamo di concreto per non essere come Erode?
Ci scandalizziamo facilmente guardando la crudeltà degli altri, ma nel nostro piccolo, in tutti noi c'è un Erode che cerca di soffocare Gesù e di non fargli gridare il suo amore per tutti! Saremo giudicati in base a quanto avremo amato, aiutato e perdonato, ma noi a volte siamo talmente presi da noi stessi che neanche li vediamo gli altri. La gente muore nel mondo, ma questo sembra non toccarci ; ogni 3,6 secondi una persona muore di fame. Ventiquattromila al giorno. La maggior parte bambini, disidratati o malnutriti. Un olocausto permanente. Intorno a me sento sempre lamentarci della crisi economica, ma ai nostri bambini non manca l'ultimo giocattolo, l' ultimo telefonino moderno.... I ristoranti sono sempre pieni!
giovedì 26 dicembre 2013
VOICE DI SAN PIO :
-" Gesú chiama i poveri e semplici pastori per
mezzo degli angeli per manifestarsi ad essi. Chiama i sapienti per mezzo
della stessa loro scienza. E tutti, mossi dall’interiore influsso della
sua grazia, corrono a lui per adorarlo.
Chiama tutti noi con le divine ispirazioni e si comunica a noi con la
sua grazia. Quante volte egli ha amorosamente invitato anche noi? E noi
con quale prontezza gli abbiamo corrisposto? Mio Dio, mi arrossisco e mi
sento ripieno di confusione nel dover rispondere a sí fatta
interrogazione." (Epist. IV, p. 883s.)
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