-" Lascia perdere, figliuolo, lascia pubblicare quello che si vuole. Temo il giudizio di Dio e non quello degli uomini. Ci spaventi solo il peccato perché offende Dio e ci disonora. "(AP).
Vorrei conoscere la Bibbia a memoria,conoscere il greco,il latino e pure l' aramaico,ma nulla di tutto questo mi è stato donato. Quello che al Signore è piaciuto donarmi, è una grande voglia di parlargli e di ascoltarlo.Logorroica io e taciturno Lui,ma mentre io ho bisogno di parole,Lui si esprime meglio a fatti.Vorrei capire perchè questo bisogno si tramuta in scrivere, e sento che è un modo semplice,delicato e gratuito di mettere al centro la mia relazione con Dio.
sabato 30 novembre 2013
SANTI é BEATI :
Beato Carlo di Gesù (Charles de Foucauld) Religioso
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Strasburgo, Francia, 15 settembre 1858 - Tamanrasset, Algeria, 1 dicembre 1916
Nacque il 15 settembre 1858, a
Strasburgo. Visse una giovinezza scapestrata, «senza niente negare e
senza niente credere», impegnandosi solo nella ricerca del proprio
piacere. Intraprese la carriera militare, ma fu congedato con disonore
«per indisciplina aggravata da cattiva condotta». Si dedicò allora a
viaggiare, esplorando una zona sconosciuta del Marocco, impresa che gli
meritò una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi.Tornò in
patria scosso dalla fede totalitaria di alcuni musulmani conosciuti in
Africa. Si riavvicinò al cristianesimo e si convertì radicalmente,
accettando di accostarsi per la prima volta al sacramento della
confessione. Deciso a «vivere solo per Dio», entrò dapprima tra i monaci
trappisti, ma ne uscì dopo alcuni anni per recarsi in Terra Santa e
abitarvi come Gesù, in povertà e nascondimento. Ordinato sacerdote, con
l’intento di poter celebrare e adorare l’Eucaristia nella più sperduta
zona del mondo, tornò in Africa, si stabilì vicino a un’oasi del
profondo Sahara, indossando una semplice tunica bianca, sulla quale
aveva cucito un cuore rosso di stoffa, sormontato da una croce. A
cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, che passavano per la sua oasi,
si presentava come «fratello universale» e offriva a tutti ospitalità.
In seguito si addentrò ancora di più nel deserto, raggiungendo il
villaggio tuareg di Tamanrasset.Vi trascorse tredici anni occupandosi
nella preghiera (a cui dedicava undici ore al giorno) e nel comporre un
enorme dizionario di lingua francese-tuareg (usato ancor oggi), utile
alla futura evangelizzazione. La sera del primo dicembre 1916, la sua
abitazione – sempre aperta a ogni incontro – fu saccheggiata da predoni.
Il cadavere fu ritrovato presso l’ostensorio che conteneva l’ostia,
quasi per un’ultima adorazione. E' stato beatificato in San Pietro il 13
novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI. |
Tenente dell'esercito francese di stanza in Algeria, nel 1885 viene esonerato dal servizio per maldisciplina aggravata da sregolatezza di vita. Affascinato dall'Africa settentrionale, dalla rudezza dei suoi abitanti e dall'ambiente quasi soprannaturale, dedica una parte della sua vita a carpirne le tradizioni e i costumi e, da esploratore delle cose del mondo, diventa uomo alla ricerca di Dio. "Per dodici anni, ho vissuto senza alcuna fede: nulla mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite religioni tanto diverse mi appariva come la condanna di ogni fede [...]. Per dodici anni rimasi senza nulla negare e nulla credere, disperando ormai della verità, e non credendo più nemmeno in Dio, sembrandomi ogni prova oltremodo poco evidente". De Foncauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858. Nel 1876 entra nella scuola militare di Saint-Cyr; dopo essere stato esonerato dal servizio, in occasione della rivolta di Orano, chiede di poter essere reintegrato e, terminata la campagna militare, si dimette dall'esercito, dedicandosi a ricerche geografiche e di esplorazione. Nel 1886 ritorna in Francia e fissa la sua dimora a Parigi. Con determinazione e insistenza ricerca la fede in Dio anche cercandolo nelle sue opere. "Nello stesso attimo in cui cominciai a credere che c'era un Dio, compresi che non potevo fare altro che vivere per Lui; la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede". Si sente ormai portato a servire Dio e completa cosi la sua conversione riscoprendo una fede semplice, incentrata in Gesù sacramento eterno della Chiesa. Decide di rimanere fedele a Dio e ai suoi comandamenti. Sceglie una ricerca basata sulla preghiera e sull'umiltà. Per consiglio del suo direttore spirituale, padre Huvelin, nel 1888 visita i luoghi santi della Palestina e Gerusalemme. Nel gennaio del 1889 bussa alla trappa di Nostra Signora delle Nevi nella diocesi di Viviers. Diventa monaco trappista e assume il nome di Alberico Maria. Nel 1901 è ordinato sacerdote. E il 28 ottobre dello stesso anno quando fissa la sua residenza a Bénis-Abbès, territorio ai confini algero-marocchini. Nel 1905 nel territorio di Tamanrasset costruisce un piccolo romitorio e successivamente nel 1910 un eremo nell'Aschrem, cima centrale dell'Haggar. Dall'arrivo a Bénis-Abbès, inizia la nuova vita religiosa di fratel Charles de Foucauld. Le sue meditazioni e i suoi ritiri diventeranno silenzi e scritti per dar modo alle popolazioni del Sahara di conoscere direttamente le verità cristiane: "L'évangile présenté aux pauvres du Sahara" (1903), "Règlement des Petits Frères du Sacré Coeur de Jésus" (1902). Oltre che elevarli spiritualmente, penserà anche alla loro protezione umana contro le incursioni delle bande dei briganti (rezzau), provenienti dai confini algero-marocchini e soprattutto dalla Tripolitania. Il suo spirito entra in un rapporto intimo con Dio, in una spiritualità concentrata nell'eucaristia e in Cristo Crocifisso. Perfezionerà gli statuti della fondazione e della congregazione dei Petits Frères de Jésus. Nel 1968 saranno approvate dalla Santa Sede diverse congregazioni ispirate da padre de Foucauld: le Petites Soeurs du Sacré Coeur de Jésus, la Fraternité des petites Soeurs de Jésus e i Petits Frères de Jésus. Ci sono anche le Petites Soeurs de l'Evangile, l'Union des Nazaréennes du Père de Foucauld, le Petites Soeurs de Nazareth, i Petits Frères de l'Evangile e i Petits Frères de la Croix. Gli scritti spirituali di padre de Foucauld vogliono far scoprire a sé e a tutti il rapporto intimo di fede con Cristo; una fede che non può essere alimentata solo dal soffio del momento, ma deve trovare nelle verità cristiane conosciute e indagate la roccia forte e sicura. "La fede è ciò che ci fa credere dal profondo dell'anima tutti i dogmi della religione, tutte le verità che la religione c'insegna, per conseguenza il contenuto della Sacra Scrittura, e tutti gli insegnamenti del Vangelo: in una parola, tutto ciò che ci vien proposto dalla Chiesa...". La vita di padre de Foucauld si conclude tragicamente il 1° dicembre 1916: egli viene assassinato durante un attacco di predoni del deserto. I suoi innumerevoli scritti ci riferiscono il suo pensiero e la sua spiritualità, che vorremmo riassumere con queste sue parole: "Qualunque possa essere la mia tristezza, quando mi metto ai piedi dell'altare e dico a Nostro Signore Gesù: "Signore, Tu sei infinitamente felice e nulla ti manca', non posso fare a meno di aggiungere: "Allora, anch'io son felice e niente mi manca. La tua felicità mi basta" [...]. E' la verità, deve essere così, se amiamo Nostro Signore". HA DETTO "Io mi propongo di custodire in me la volontà di lavorare per trasformarmi in Maria, allo scopo di diventare un'altra Maria vivente ed operante". "Dio costruisce sul nulla. E’ con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che. si conquista il cielo e che la fede viene propagata." PREGARE CON CHARLES DE FOUCAULD PADRE MI ABBANDONO A TE Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature: non desidero nient'altro, mio Dio. Rimetto l'anima mia nelle tua mani, te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo. E per me un'esigenza di amore, il donarmi a Te, l'affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre SU TUTTA LA TERRA Venga il tuo Regno su tutta la terra, venga in ogni anima... Tutti gli uomini siano solleciti al tuo servizio, la tua grazia regni padrona assoluta in ogni anima; che tu solo agisca in ogni anima e tutti gli uomini non vivano che per mezzo di te e per te, perduti in te... Senza dubbio è la più grande felicità di tutti gli uomini che sia così: è ciò che c'è di più desiderabile per il prossimo e per me. |
(Mt 24,37-44) Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.
VANGELO
(Mt
24,37-44) Vegliate,
per essere pronti al suo arrivo.
+ Dal
Vangelo secondo Matteo
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i
giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e
bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in
cui Noè entrò nell’ arca, e non si accorsero di nulla finché
venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del
Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà
portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola:
una verrà portata via e l’altra lasciata.Vegliate dunque, perché
non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di
capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte
viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non
immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola
del Signore
LA
MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni
o Santo Spirito e illumina il mio cure e la mia mente. Fa che oggi
parola del Signore mi diventi chiara alla luce della tua sapienza,
per Cristo nostro Signore. Amen.
Il
brano che oggi Matteo ci propone, è molto simile a quello che Luca
ci propose giorni fa, infatti i due vangeli di Luca e Matteo,
insieme a quello di Marco vengono detti sinottici, ossia simili.
Vengono
chiamati così perché se si mette il testo dei tre vangeli su tre
colonne parallele, in uno sguardo d'insieme (sinossi) si notano
facilmente molte somiglianze nella narrazione, nella disposizione
degli episodi evangelici, a volte anche nei singoli brani, con frasi
uguali o con leggere differenze.
Gesù
dice non ci è dato di sapere come e quando Lui tornerà, ma che
dobbiamo prepararci a quel giorno, perché sarà il giorno in cui
saremo giudicati, in base a come avremo vissuto,ma anche a come lo
avremo vissuto.
Uno
sarà preso e uno lasciato... in base a quale criterio non possiamo
saperlo, vediamo che nel mondo muoiono uomini buoni e cattivi, vecchi
e giovani, uomini e donne, e questo, per quanto umanamente ci possa
mettere in apprensione, ci deve far capire che il disegno del Padre
per tutti noi figli, non è limitato come il nostro piccolo mondo,
agli affetti più vicini, ma all'intera umanità.
Per
allargare i nostri orizzonti quindi viviamo come figli di Dio nel
mondo, considerando la terra come una casa terrena messa a nostra
disposizione e la nostra vita come un' opportunità per entrare a
pieno diritto nella vita eterna offerta dal Padre.
Viviamo
cercando di uscire dal nostro concetto di umanità, che è sempre,
purtroppo, molto limitato a quello che conosciamo,e cerchiamo di
affidare tutto il nostro essere al Signore.
Questo
non significa non vivere, non farsi una famiglia, non lavorare ecc,
ma farlo tenendo presente che siamo inseriti in un progetto più
grande d'amore, e che per comprenderlo dobbiamo cominciare a viverlo
già da qui.
Giovanni
Paolo 2°, ma sicuramente qualcun altro prima di lui, perdonate la
mia ignoranza, ci ha spesso invitato a vivere da santi, ma non di
quella santità spettacolare, mistica e certamente altissima, ma di
quella santità semplice della vita cristiana
ordinaria.
Parafrasando, cerchiamo di entrare nell' arca dell'alleanza per essere salvati.
Parafrasando, cerchiamo di entrare nell' arca dell'alleanza per essere salvati.
venerdì 29 novembre 2013
VOCE DI SAN PIO :
-" Ricordatevi che Dio è in noi, quando siamo in stato
di grazia, e fuori, per cosí dire, di noi quando siamo in stato di
peccato; ma il suo angelo non ci abbandona mai…
È il nostro amico piú sincero e sicuro, quando non abbiamo il torto di
rattristarlo con la nostra cattiva condotta. " (GdT, 205).
SANTI é BEATI :
Sant' Andrea Apostolo
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Bethsaida di Galilea - Patrasso (Grecia), ca. 60 dopo Cristo
All’apostolo Andrea spetta il titolo
di 'Primo chiamato'. Ed è commovente il fatto che, nel Vangelo, sia
perfino annotata l’ora («le quattro del pomeriggio») del suo primo
incontro e primo appuntamento con Gesù. Fu poi Andrea a comunicare al
fratello Pietro la scoperta del Messia e a condurlo in fretta da Lui. La
sua presenza è sottolineata in modo particolare nell’episodio della
moltiplicazione dei pani. Sappiamo inoltre che, proprio ad Andrea, si
rivolsero dei greci che volevano conoscere Gesù, ed egli li condusse al
Divino Maestro. Su di lui non abbiamo altre notizie certe, anche se, nei
secoli successivi, vennero divulgati degli Atti che lo riguardano, ma
che hanno scarsa attendibilità. Secondo gli antichi scrittori cristiani,
l’apostolo Andrea avrebbe evangelizzato l’Asia minore e le regioni
lungo il mar Nero, giungendo fino al Volga. È perciò onorato come
patrono in Romania, Ucraina e Russia. Commovente è la 'passione' –
anch’essa tardiva – che racconta la morte dell’apostolo, che sarebbe
avvenuta a Patrasso, in Acaia: condannato al supplizio della croce, egli
stesso avrebbe chiesto d’essere appeso a una croce particolare fatta ad
X (croce che da allora porta il suo nome) e che evoca, nella sua stessa
forma, l’iniziale greca del nome di Cristo. La Legenda aurea riferisce
che Andrea andò incontro alla sua croce con questa splendida invocazione
sulle labbra: «Salve Croce, santificata dal corpo di Gesù e
impreziosita dalle gemme del suo sangue… Vengo a te pieno di sicurezza e
di gioia, affinché tu riceva il discepolo di Colui che su di te è
morto. Croce buona, a lungo desiderata, che le membra del Signore hanno
rivestito di tanta bellezza! Da sempre io ti ho amata e ho desiderato di
abbracciarti… Accoglimi e portami dal mio Maestro».Patronato: Pescatori Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco Emblema: Croce decussata, Rete da pescatore Martirologio Romano: Festa di sant’Andrea, Apostolo: nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell’Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso. La Chiesa di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono.
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Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro. Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”". Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20). Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione. E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre. Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso. Autore: Domenico Agasso |
SANTI é BEATI :
San Galgano Guidotti Eremita
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Chiusdino, Siena, 1150 (?) - Monte Siepi, Siena, 30 novembre 1181
La vita di Galgano Guidotti ricorda i romanzi cavallereschi medievali.
Donnaiolo e violento, come tutti gli uomini del suo rango, il senese,
nato intorno al 1148, a 30 anni ha un sogno. Sul monte Siepi l'arcangelo
Michele lo presenta ai 12 apostoli riuniti in una casa rotonda. Si va a
stabilire sull'altura, vi pianta la spada e vive da eremita fino alla
morte, nel 1181. Papa Lucio III lo proclama santo nel 1185, dopo la
prima "causa canonica" di cui si ha notizia nella storia, condotta dal
cardinale Conrad di Wittelsbach. Sul luogo del romitaggio sorgono una
chiesa rotonda e un'abbazia cistercense. (Avvenire)
Martirologio Romano: Presso il monte Siepi in Toscana, san Galgano Guidotti, eremita, che, convertitosi a Dio dopo una gioventù dissipata, passò il resto della sua vita in una volontaria mortificazione del corpo. |
Galgano nacque a Chiusdino (attualmente in provincia di Siena), in un anno incerto collocabile intorno al 1150, da una famiglia di ceto elevato, legata da rapporti di vassallaggio ai vescovi di Volterra, signori feudali del luogo; conosciamo con certezza il nome della madre, Dionisia, mentre quello del padre, Guido o Guidotto, appare per la prima volta in una biografia del santo datata però alla prima metà del XIV secolo. In ragione di questo nome, al santo è stato attribuito il cognome “Guidotti”. Sugli anni della fanciullezza e dell’adolescenza di Galgano o sulla sua educazione e formazione, non sappiamo niente. È certo che Galgano sia stato cavaliere: l’accesso alla cavalleria fu la naturale conseguenza della sua appartenenza ad una famiglia che esercitava per tradizione la funzione ufficiale di tutela dell’ordine costituito, la mano armata del vescovo di Volterra per la protezione del paese e del distretto di Chiusdino. Il giovane crebbe superbo, prepotente e dissoluto ma la morte del padre produsse un cambiamento nella sua vita; la conversione fu sostenuta anche da due forti esperienze mistiche: innanzitutto l’arcangelo Michele, patrono di Chiusdino, apparso in sogno al giovane lo avrebbe convinto ad arruolarsi nella “milizia celeste”; sette giorni dopo, ancora in sogno, l’arcangelo lo avrebbe accompagnato in un tempio rotondo al cospetto della Madonna e dei Dodici Apostoli e lo avrebbe invitato a costruire una chiesa secondo quel modello. Mosso dal desiderio di dar concretezza a questo invito celeste, Galgano dovette tuttavia affrontare l’opposizione della madre, che tentò di fidanzarlo con una fanciulla di Civitella, un castello della Maremma toscana, alla quale, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, è attribuito il nome di Polissena. Fu proprio recandosi a Civitella, forse per conoscere la promessa sposa, che Galgano, alla vigilia di Natale del 1180, ebbe una nuova esperienza mistica. Sulla strada per la Maremma il cavallo di Galgano improvvisamente si fermò; nonostante che il giovane lo spronasse per farlo andare avanti, non riuscì a farlo muovere. Galgano ritornò allora sui suoi passi, verso una vicina pieve in cui pernottò. Il giorno seguente – solennità del Natale – come giunse al medesimo luogo, poiché di nuovo il cavallo si arrestò, il giovane lasciò le briglie e pregò devotamente il Signore perché lo conducesse al luogo in cui avrebbe trovato la sua pace spirituale. Il cavallo allora si avviò verso la vicina collina di Montesiepi, dove si fermò. Giunto sulla collina Galgano conficcò il suo spadone di cavaliere nel terreno, un gesto che per i cavalieri del Medio Evo aveva un alto significato spirituale: la spada capovolta ricordava la croce: Galgano quindi non sembra rifiutare la “militia saeculi”, ma superarla, trascenderla; non rinuncia alla spada ma la pone al servizio di una cavalleria diversa da quella vissuta fino ad allora: il cavaliere Galgano, in un certo senso, arruolò se stesso nella milizia di un signore più grande di quello terreno: Gesù Cristo. L’esempio di Galgano trascinò altre persone e, come molte altre esperienze eremitiche, anche questa costituì l'inizio della fondazione di una nuova comunità monastica. Nella primavera del 1181 Galgano visitò il Papa Alessandro III e forse in tale occasione ottenne l’approvazione della sua fondazione. Durante la sua assenza tre persone invidiose, che la tradizione a partire dal XIV secolo ha identificato con alcuni monaci della vicina abbazia di Serena, compirono un attentato contro di lui, distruggendone la capanna e spezzandone la spada. Per intervento divino tutti e tre furono castigati: due di essi morirono, al terzo un lupo strappò a morsi le braccia, ed ebbe quindi tempo per pentirsi e raccontare il prodigio. Le braccia sono tuttora conservate nell’eremo di Montesiepi. Forse su suggerimento del Pontefice, Galgano si pose in contatto con alcuni i monaci dell’ordine guglielmita, presumibilmente quelli del monastero di San Salvatore di Giugnano, fra i castelli di Roccastrada e Montemassi (attuale provincia di Grosseto), vicino a Montesiepi. L’esperienza eremitica di Galgano sul Montesiepi durò meno di un anno, in quanto il 30 novembre 1181 il santo morì. Negli anni successivi la tomba di Galgano divenne mèta di pellegrinaggi e la convinzione che il cavaliere eremita fosse un efficace intercessore presso Dio, che si era manifestata quando era ancora in vita, andò consolidandosi: gli atti del processo di canonizzazione infatti riferiscono numerosi miracoli, guarigioni di persone “attratte” (Un termine generico col quale tuttavia potrebbero essere stati indicati dei paralitici), liberazione di prigionieri, guarigioni da febbri o addirittura dalla lebbra, liberazione di posseduti dal demonio. Il vescovo di Volterra, Ugo, condusse una prima indagine conoscitiva delle virtù e dei miracoli di Galgano. L’inchiesta ebbe esiti positivi ed egli autorizzò la costruzione di una cappella intorno alla tomba del santo ed alla spada. Il vescovo successivo, Ildebrando Pannocchieschi, nel 1185 ottenne l’apertura di un processo da parte del papa Lucio III e la nomina di tre commissari con il compito di verificare la santità del giovane chiusdinese: siamo certi che fra di essi fosse Corrado di Wittelsbach, cardinale vescovo della Sabina ed arcivescovo di Magonza; per gli altri due sono stati ipotizzati i nomi di Melior, cardinale prete del titolo dei Santi Giovanni e Paolo, e dello stesso Ildebrando. Non sappiamo se ci sia stata una vera e propria canonizzazione da parte di un papa (Quantunque alcune biografie indichino che essa fu decretata da Lucio III, altre dal successore di lui Urbano III, altre ancora da Gregorio VIII) o se la commissione avesse ricevuto la facoltà di procedere alla canonizzazione, attraverso la “iurisdictio delegata”. Negli anni seguenti Galgano fu invocato fra i principali patroni della città e dello stato di Siena. La festa del santo, fu inizialmente posta al 30 novembre e poi spostata al 3 dicembre, giorno in cui si presume sia avvenuta l’ “elevatio” delle sue spoglie, cioè la loro esumazione ed esposizione nell’ambito della canonizzazione. Nella prima edizione del “Martyrologium Romanum”, del 1584, la memoria di San Galgano era fissata al 3 dicembre; nell’ultima edizione, redatta nel 2004 per ordine di Papa Giovanni Paolo II, essa è stata riportata al 30 novembre, ovvero al giorno della morte; a Chiusdino però si mantiene la vecchia tradizione. La comunità monastica fondata da Galgano si estese in varie parti della Toscana e dell’Umbria, tuttavia all’inizio del XIII secolo si divise, così che, mentre la casa madre aderì all’ordine cistercense, le comunità figlie confluirono nell’ordine agostiniano. Questo fatto e le vicende legate alla caduta della Repubblica di Siena, causarono la dispersione delle reliquie di San Galgano, inizialmente custodite nell’eremo di Montesiepi; nella chiesa di San Michele Arcangelo in Chiusdino, si conserva e si venera però la testa del santo. Nel paese natale del santo esiste ancora oggi una confraternita a lui dedicata, fondata nel 1185 è probabilmente la più antica confraternita della cristianità fra quelle ancora esistenti. Autore: Confraternita di San Galgano in Chiusdino |
(Mt 4,18-22) Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
VANGELO
(Mt
4,18-22) Essi
subito lasciarono le reti e lo seguirono.
+ Dal
Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Parola del Signore
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Parola del Signore
LA
MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito
di discernimento, aiutami a capire, spiegare ed assimilare la
parola di Dio, fin nelle più profonde pieghe del mio cuore,
perché il conoscere la parola sia anche riuscire a viverla
intensamente. Te lo chiedo per l'amore misericordioso di Dio Padre,
che tanto ci ama
In
questa pagina del vangelo si parla di Pietro ed Andrea, due fratelli
chiamati da Gesù ad evangelizzare, a seguirlo e portare la lieta
novella alle genti... due fratelli che hanno continuato l'opera di
Gesù in due diversi posti; uno a Roma ( Pietro ) e l'altro a
Costantinopoli ( Andrea ). Due chiese che ancora oggi sono divise, e
non è la sola divisione tra i cristiani, tutti salgono sulla torre
di babele della divisione, e nessuno cerca di andare incontro
all'altro... eppure vogliamo tutti seguire Gesù, perché non
proviamo ad essere più umili e a cercare di aiutarci a vicenda
invece di continuare a trattare gli altri come dei nemici?
Un
aspetto che mi piace rilevare è come la chiamata del Signore possa
arrivare quando meno te lo aspetti, quando magari sei preso da altre
faccende, quando pensi di avere già una tua realizzazione nella
vita, ed ecco che ti accorgi che Gesù ti sconvolge, ti fa lasciare
tutte quelle cose che pensavi ti dessero sicurezza, e ti fa partire
per un'avventura senza programmi, senza schemi.... ti farò
pescatore d’uomini dice ad Andrea e a Pietro e loro lo seguono
senza aver minimamente idea di cosa potesse voler dire pescare
uomini, se non una semplice analogia con il loro lavoro di pescatori
di pesci e mentre cercavano ancora di capire, erano pescati e
catturati da quest'uomo singolare che li trascinava fuori dalla loro
vita. I pesci vivono nel mare e trarli fuori significa farli morire,
ma morire a se stessi per vivere nel Signore, vuol dire nascere a
vita nuova, vuol dire avere il coraggio di fare cose che da soli non
potremmo né oseremmo mai fare, vuol dire spingerci a gettare le
nostre reti là dove non penseremmo mai di farlo, vuol dire fidarsi
di Gesù, ancora più di se stessi.
giovedì 28 novembre 2013
29 Novembre : Novena dell'Immacolata Concezione di Maria
29 Novembre : Novena dell'Immacolata Concezione di Maria
Maria, il più bel dono di Dio all'umanità
La festa liturgica dell'Immacolata Concezione celebrata l'otto Dicembre
ritualizza l'amore dei cristiani per Maria.
E' Lei che "ha creduto e ha custodito nel suo cuore le parole" di Gesù,
ed è stata sempre lì, vicino a suo Figlio.
Essa incarna la fedeltà nella fede.
E' per questo che Maria, dono che Dio fa all'umanità
non può essere che un dono perfetto, "Immacolata", perché venuto da Dio stesso.
Infine, il fatto che Maria rivela il suo nome con questo vocabolo,
che giustamente fa l'oggetto d'un dogma, sembra mostrare
quanto essa rispetti il progressivo cammino della Chiesa
nella fede che viene quasi a confermare.
Durante la Novena si consiglia di:
1) Pregare ogni giorno una decina del Rosario, o meglio una parte intera
2) Fare dei canti in onore della B.V. Maria
3) Fare dei fioretti per la gloria di Maria
4) Vivere la Novena come momento di conversione personale o di gruppo
5) Curare il silenzio per la riflessione personale
Per ogni giorno della novena,
da Giovedì 29 Novembre a Venerdì 7 Dicembre
Giovedì 29 Novembre
* Primo Giorno
O Immacolata Concezione, questo dolce nome m’invita ad avere fiducia in Te, mi porta conforto e fortifica la mia Fede. Maria, Madre mia, ho totale fiducia nella Tua potente intercessione presso il Signore e Ti chiedo di aiutarmi a conservare sempre accesa in mezzo al mondo la fiamma della Fede, che ho ricevuto nel Battesimo. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Venerdì 30 Novembre
* Secondo Giorno
O Immacolata Concezione, Tu più di qualunque altra creatura, conosci le mie debolezze e viltà. O Maria, aiutami a resistere alle tentazioni e Ti prego oggi in modo particolare per tutti quelli che soffrono nello spirito, nel cuore e nel corpo. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Sabato 1 Dicembre
* Terzo Giorno
O Immacolata Concezione, Tu hai voluto, a Lourdes e a Fatima, indicarmi l’importanza e l’efficacia della preghiera e del sacrificio, contribuendo all’opera di salvezza delle anime.
Dammi oggi una sete ardente di preghiera e sacrificio per amore delle anime più bisognose. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Domenica 2 Dicembre
* Quarto Giorno
O Immacolata Concezione, Madre mia, prendimi per mano, conducimi a Gesù, per scoprire, ascoltare e comprendere senza deformazione e in tutta purezza, verità e chiarezza, la Parola di salvezza, così come il Tuo Divino Figlio l’ha rivelata. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Lunedì 3 Dicembre
* Quinto Giorno
O Immacolata Concezione, Salute degli infermi, che guarisci i malati, prega per loro e intercedi per me. O Madre mia, sai bene che inciampo e molte volte cado. Aiutami ad alzarmi dalle mie cadute e a continuare il mio cammino, confidando nella tua materna sollecitudine. Ti affido oggi specialmente i malati e i disperati. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Martedì 4 Dicembre
* Sesto Giorno
O Immacolata Concezione, insegnami a vivere tutti i momenti della mia vita alla presenza di Dio e ad elevare i miei pensieri, il mio cuore e la mia anima al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ti chiedo specialmente che Tu interceda con il Tuo potere e
con il Tuo amore materno per la Santa Chiesa, per il Santo Padre e per tutti i pastori.
Che tutti siano una cosa sola! Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Mercoledì 5 Dicembre
* Settimo Giorno
O Immacolata Concezione, Ti chiediamo, oggi, con la semplicità dei bambini che, distaccati dai beni materiali e rassegnati alle sofferenze, camminiamo guidati dalla pratica delle Beatitudini verso il Regno del Cielo. Così, Madre mia, potremo già su questa terra cominciare a conoscere la gioia celeste e cantare, con Te: Magnificat. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Giovedì 6 Dicembre
* Ottavo Giorno
O Immacolata Concezione, Consolatrice degli afflitti, guarda le mie sofferenze e i miei dolori. Sii Colei che rimane sempre con me, anche quando i miei occhi si chiuderanno a questa terra ed io mi presenterò al Tuo Divino Figlio. Madre mia, custodiscimi sempre al Tuo fianco e stringimi vicino al Tuo cuore, perché è all’ombra della Croce che sono diventato Tuo Figlio. Vergine Maria, aumenta giorno per giorno il mio amore verso di Te ed il Tuo Divino Figlio. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
Venerdì 7 Dicembre
* Nono Giorno
O Immacolata Concezione, Madre mia, nel vuoto e, molte volte, nell’oscurità della mia vita, nell’oscurità del mondo moderno nel quale il male è potente, Ti supplico, portaci speranza e restaura la Nostra fiducia. Intercedi per me presso Tuo Figlio misericordioso, chiedendoGli il Suo perdono per le mie colpe e per quelle di tutta l’umanità. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di …
Amen!
* Padre nostro, Ave Maria e Gloria *
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!
O Dio, che con l'Immacolata Concezione della Vergine, hai preparato al tuo Figlio una degna dimora e, in previsione della morte di Lui, l'hai preservata da ogni macchia, concedi anche a noi, per Sua intercessione, di giungere fino a Te, in purezza di spirito. Noi Te lo chiediamo per il Nostro Signore Gesù Cristo. Così sia!
mostra il tuo amore verso di noi. La fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi ti amiamo tanto. Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di te. O Maria, umile e mite di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del tuo Cuore Immacolato, la salute spirituale. Fa' che sempre possiamo guardare alla bontà del tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo cuore. Amen". | ||
Benedetta e lodata sia l’Immacolata Vergine Maria
1 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché la Sua Immacolata Concezione fu preconizzata per bocca Angelica.
Ave Maria.
2 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché Ella fu concepita da Parenti avanzati in età, per essere dimostrata da Dio un frutto tutto celeste.
Ave Maria.
3 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché nel primo istante di Sua Concezione fu arricchita nell’anima del sublime dono della giustizia originale.
Ave Maria.
4 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché in quel Santissimo Istante le furono infuse da Dio in grado eminente, non solo le tre Virtù Teologali, ma di più i sette doni dello Spirito Santo.
Ave Maria.
5 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché in quel primo istante fu da Dio confermata nella grazia ricevuta.
Ave Maria.
6 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché nel primo Immacolato suo istante fu preservata dal fomite del peccato.
Ave Maria.
7 Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, ché in quel momento beato fu tratta ad un’altissima contemplazione di Dio sommo Bene.
Ave Maria.
Ave Maria.
Gloria.
Ave Maria.
Pregate! Pregate!
Pregate ogni giorno durante la novena dell' Immacolata
le preghiere di consacrazione ai Cuori di Gesù e Maria
(da un messaggio di Medjugorje del 28 novembre 1983)
Atto di Consacrazione
ai Sacri Cuori di Gesù e Maria
Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra,
mi consacro al tuo Cuore Immacolato
e per le tue mani sante al Sacro Cuore di Gesù.
Con questa consacrazione
Vi affido la mia vita, le mie opere,
tutti i miei atti quotidiani e le ore del mio riposo.
Fate che io viva alla luce della Volontà Divina
preservatemi da ogni male
e volgete ogni bene che farò
in Voi e con Voi
a gloria del Padre.
Amen
|
VOCE DI SAN PIO :
-"Ah!
Che è una grande grazia, mia brava figliola, l’incominciare a servire
questo buon Dio mentre che la floridezza dell’età ci rende suscettibili
di qualunque impressione! Oh! Come il dono è gradito, quando si offrono i
fiori coi primi frutti dell’albero. E quale cosa potrà mai
trattenerti dal fare una totale offerta di tutta te stessa al buon Dio
col deciderti una buona volta per sempre a dare un calcio al mondo, al
demonio ed alla carne, ciò che con tanta risolutezza fecero per noi i
nostri padrini al battesimo? Forse che il Signore non merita da te
questo sacrificio?" (Epist. III, p. 418)
SANTI é BEATI :
San Francesco Antonio Fasani
|
Lucera, 6 agosto 1681 - Lucera, 29 novembre 1742
Nacque da umile famiglia il 6 agosto
1681 a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie. Entrò da giovane
tra i Minori conventuali del suo paese natale per poi completare il
Noviziato a Monte Sant'Angelo sul Gargano dove emise la professione il
23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel convento di Assisi dove
fu ordinato sacerdote l'11 settembre 1705. Passato a Roma, nel collegio
di San Bonaventura, tornò ad Assisi fino al 1707 quando rientrò a
Lucera. Eletto ministro provinciale fu protagonista di un'intensa
attività apostolica percorrendo tutti paesi della Capitanata e località
limitrofe. Sempre attento ai bisogni dei poveri e dei sofferenti,
devotissimo alla Vergine, fu particolarmente vicino ai carcerati e ai
condannati che accompagnava fino al luogo del supplizio. Morì il 29
novembre 1742. Ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a
Lucera è meta di frequenti pellegrinaggi. Proclamato beato il 15 aprile
1951 da Pio XII è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile
1986. (Avvenire)Martirologio Romano: A Lucera in Puglia, san Francesco Antonio Fasani, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che, uomo di raffinata cultura pervaso da un grande amore per la predicazione e la penitenza, si adoperò al tal punto per i poveri e i bisognosi da non esitare mai a privarsi della veste per coprire un mendicante e offrire a tutti il suo cristiano sostegno. |
Nacque a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie, il 6 agosto 1681, da umili e modesti lavoratori, Giuseppe e Isabella Della Monaca. Battezzato con i nomi di Donato Antonio Giovanni, fu chiamato familiarmente Giovanniello. Entrò giovinetto nell'Ordine di s. Francesco, tra i Minori Conventuali del convento di Lucera e vi rifulse per innocenza di vita, spirito di penitenza e povertà, ardore serafico e zelo apostolico, sì da sembrare un "s. Francesco redivivo". Compiuto il noviziato a Monte S. Angelo sul Gargano ed emessavi la professione il 23 agosto 1696, fu mandato, nel 1703, a completare la sua formazione nel sacro convento di Assisi dove ebbe come direttore spirituale il servo di Dio Giuseppe A. Marcheselli, e fu ordinato sacerdote l'll settembre 1705. Passato a Roma nel collegio di S. Bonaventura, vi fu creato maestro in teologia, per cui, in seguito, sarà da tutti chiamato a Lucera "Padre Maestro". Ritornato ad Assisi, vi rimase dedicandosi alla predicazione nelle campagne fino al 1707, quando rientrerà definitivamentc a Lucera. Dalla scuola, dal pulpito e dal confessionale esplicò un intenso e fecondo apostolato, percorrendo tutti i paesi della Capitanata e località limitrofe, sì da meritarsi l'appellativo di apostolo della sua terra. "Profondo in filosofia e dotto in teologia", come attesta il ven. Antonio Lucci, suo confratello e vescovo di Bovino, fu dapprima lettore e reggente di studi nel collegio filosofico di Lucera, e poi guardiano del convento e maestro dei novizi, modello ai confratelli di osservanza regolare, per cui fu nominato nel 1721, con speciale Breve di Clemente XI, ministro provinciale della provincia religiosa conventuale di S. Angelo, che in quel tempo si estendeva dalla Capitanata al Molise. Scrisse alcune operette predicabili, tra cui un Quaresimale, un Mariale, una esposizione al Pater e al Magnificat, e vari Sermoni, alcuni in lingua latina. Suo principale intendimento nel predicare era quello di "farsi capire da tutti", come nella sua modestia era solito dire, e la sua catechesi, tipicamente francescana, era rivolta di preferenza all'umile popolo verso cui sentivasi particolarmente attratto. Inesauribile fu la sua carità verso i poveri e sofferenti; fra le varie iniziative, promosse la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del S. Natale. Ma il suo zelo e la sua carità sacerdotale rifulsero in modo singolarissimo nell'assistenza ai carcerati e ai condannati che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti, precorrendo in ciò l'ammirabile esempio di carità di s. Giuseppe Cafasso. Fece restaurare decorosamente il bel tempio di S. Francesco in Lucera, centro per quasi trentacinque anni continui della sua indefessa attività sacerdotale. Fu devotissimo dell'Immacolata Concezione, e alle anime che egli dirigeva era solito inculcare gli atti di ossequio alla Madonna e la meditazione delle sue virtù. Anche oggi è oggetto di particolare venerazione nella chiesa di S. Francesco la bella statua dell'Immacolata, che il beato fece venire da Napoli, ed il popolo canta tuttora la canzone mariana da lui composta. Morì a Lucera il 29 novembre 1742, il primo giorno della novena dell'immacolata ed il suo corpo è venerato nella chiesa di S.Francesco. Fu beatificato da Pio XII il 15 aprile 1951. Autore: Gaetano Stano |
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