domenica 21 ottobre 2018

(Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?


VANGELO DI LUNEDì 22 OTTOBRE 2018
(Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, amore di Dio per noi, vieni e aiutami a vivere con te questa pagina di Vangelo, vieni a farmi capire cosa conta per la vita eterna che mi aspetta tra le braccia del Signore, vieni ad aiutarmi perché le cose della terra non offuschino i miei pensieri.Non serve accumulare tesori sulla terra per mettersi al sicuro, perché nessuno sa quando finirà la nostra vita, anzi, a volte quest’attaccamento al denaro crea non pochi conflitti nelle famiglie. Il Signore ci da tutto quello che ci serve se affidiamo a Lui la nostra vita, ma quello che conta è che ci dà la possibilità di salvare la nostra vita e la nostra anima, ma non accumulando beni sulla terra, ma operando per accumulare tesori in cielo. Seguire il vangelo, comportaci da Cristiani fedeli contro tutte le avversità, prendere ad imitazione Maria e i Santi, cercare di seguire le orme di Cristo e di vedere il mondo attraverso i suoi occhi.E’ più facile di quello che può sembrare, in fondo non c’è chiesto niente di eclatante almeno all'inizio del cammino di fede. Pregare, onorare il Signore almeno un giorno a settimana, confessare ad un sacerdote le nostre mancanze, così come faremmo davanti a Gesù e fare la comunione. Se non riusciamo davanti ad un sacerdote che è molto simile a noi, a confessare le nostre colpe, come possiamo pensare di presentarci davanti a Gesù, che è luce infinita.. Dobbiamo essere umili, questa è forse la cosa più importante, tanto umili da riconoscere che senza Dio la nostra vita è un ingorgo in mezzo al traffico, e che per quanto facciamo, non riusciamo a stare bene. Sono i tesori che accumuliamo ad essere privi di contenuto, di armonia…cerchiamo l’amore e non riusciamo più a riconoscerlo perché lo cerchiamo a livelli molto più bassi di quelli che Dio amore ci propone, e ci affanniamo dietro al sesso, alla perversione, alla libertà sessuale…cerchiamo di dare tutto ai figli, e non riusciamo a dargli il nostro tempo, non riusciamo a conoscerli ne a renderli felici… Domenica prova anche tu che sei ancora lontano fratello o sorella, ad entrare in chiesa….Non ti guardare intorno, ma va dritta /o verso il tabernacolo, inginocchiati e parla con Gesù, digli che sei lì per conoscerlo, ma non sai da dove cominciare, e che comincerai proprio da qui, dall’ammettere che se Lui ti aiuta sai come fare. Ascolta la sua parola durante la messa, vedrai che ti risponderà, resta con il cuore attento e prova a rimanere almeno un quarto d’ora al giorno sola con lui nel tuo cuore. La prossima domenica tornerai a trovare non più uno sconosciuto, ma il tuo migliore amico. Vedrai che vivere nel mondo ti riuscirà più facile, non dovrai scendere a compromessi, non cercherai il successo agli occhi degli uomini, perché saprai che la tua ricchezza più grande l’hai nel cuore. Sei figlio di Dio, amato dal Padre più d’ogni altra cosa al mondo ,e tutto quello che conta te lo darà Lui, chiedi e ti sarà dato! Chiedi la fede e ti darà la vita eterna.Se ascoltiamo la televisione in questi giorni, vediamo la gente che sta lottando per la sopravvivenza, e altri che prendono soldi a palate con superbia ed arroganza. Lo stato dovrebbe garantire la vivibilità ai cittadini, ma la perfidia di certi individui, la loro arroganza ed il loro egoismo li portano a continuare a mettere tasse sui poveri per non perdere i loro benefici.Anche a loro un giorno sarà richiesta la vita, e sarà richiesto anche come hanno amministrato!...
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COMMENTO DI:
Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet (Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna) Oggi, il Vangelo, se non ci tappiamo le orecchie e non chiudiamo gli occhi, ci causerà una grande commozione per la sua chiarezza: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Lc 12,15). Cos'è quello che garantisce la vita dell’uomo? Sappiamo benissimo su cosa è assicurata la vita di Gesù, perché Lui stesso ce l’ha detto: «Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso» (Gv 5,26). Sappiamo che la vita di Gesù non deriva solamente dal Padre, ma che consiste nel fare la sua volontà, poiché questo è il suo alimento, e la volontà del Padre equivale a realizzare la sua grande opera di salvazione tra gli uomini, offrendo la vita per i suoi amici, segno del più eccelso amore. La vita di Gesù è, pertanto, una vita ricevuta totalmente dal Padre e consegnata totalmente allo stesso Padre e, per amore al Padre, agli uomini. La vita umana, potrà allora essere sufficiente per se stessa? Si potrà negare che la nostra vita è un dono, che abbiamo ricevuto e che, soltanto per questo, dobbiamo già essere grati? «Che nessuno creda che è padrone della propria vita» (San Geronimo). Seguendo questa logica, ci rimane solo da chiederci: ¿Che senso può avere la nostra vita se si chiude in se stessa, se trova piacere al dirsi: «Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti» (Lc 12,19)? Se la vita di Gesù è un dono ricevuto e concesso sempre nell’amore, la nostra vita –che non possiamo negare di aver ricevuto- deve diventare, seguendo quella di Gesù, un dono totale a Dio e ai fratelli, perché «chi ama la propria vita, la perde» (Gv 12,25).

sabato 20 ottobre 2018

(Mc 10,35-45) Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.


VANGELO DI DOMENICA 21 OTTOBRE 2018
(Mc 10,35-45) Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Manda o Signore il tuo Santo Spirito, sui tuoi apostoli moderni e su noi pecore smarrite, perché possiamo vivere e testimoniare la nostra fede.
Povero Gesù, è uomo, ha paura, come tutti e, questo evidentemente, si legge sul suo volto, nel suo passo stanco, perché Marco ci dice che i discepoli che lo seguivano avevano paura. Non seguivano quindi un Gesù guerriero che li incitava alla battaglia, ma un agnello mite che si offriva come olocausto al suo destino. Presi i suoi apostoli gli disse che sapeva quello che stava succedendo, che sarebbe stato catturato, deriso, flagellato e ucciso, ma che dopo tre giorni sarebbe risorto. Certo, capire che uno che uno che aveva resuscitato i morti (avevano visto Lazzaro tornare in vita) accettava di morire per risorgere, per i poveri apostoli non aveva senso, ma in ogni modo era tanta la fiducia che avevano in lui che volevano condividerne il destino. Morire e risorgere, vuol dire per noi, morire all’ uomo vecchio che c’è in noi, per risorgere nello Spirito con Cristo e seguirlo nella sua destinazione che è il Paradiso. Non è una via facile, perché bere il suo calice vuol dire passare attraverso la sofferenza; seguire Gesù non è seguire un potente della terra, ma uno che è venuto per servire, per offrire, per donare tutto quello che aveva per noi, anche la cosa più preziosa, la sua vita. Tutto in Gesù è nuovo, tutto ha uno scopo, dal suo nascere povero in una stalla al suo morire martire sulla croce, tutto perché ci ama, e mentre noi mortali ci riempiamo spesso la bocca con parole d’ amore, mentre diciamo a vuoto “darei la vita per te” Gesù l’ha data veramente.Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di sedere accanto a lui, uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra, cercano un favoritismo personale, non vogliono che nessun altro, neanche Pietro, sieda presso Gesù prima di loro. Non hanno idea del modo in cui Gesù vincerà sui suoi nemici, non riescono neanche ad ascoltarlo del tutto, perché continuavano a seguire l'idea che si erano fatta di Lui come Messia. È la stessa proposta che nel Vangelo di Matteo 20,20. viene attribuita alla madre dei due apostoli, forse perché fu considerata inappropiata. I posti del cielo non si decidono per conoscenza come sulla terra, ma i discepoli ancora non riescono a comprenderlo e, anche tra loro c'erano invidie e gelosie.Anche oggi nelle parrocchie, si cerca di essere al centro, accanto al sacerdote, o accanto al Vescovo, o al Papa e ci si sgomita l'uno contro l'altro... in fondo nulla cambia se non cambia il cuore dell'uomo... di qualunque uomo. Sedere alla destra di qualcuno significava avere la stessa natura, la stessa dignità e lo stesso potere di colui che siede al centro; Gesù, essendo seduto alla destra del Padre ha la stessa dignità, potenza e natura di Dio Padre. Un’ ultima cosa da notare nel vangelo di oggi, è come Gesù risponde a quegli apostoli che si erano indignati contro Giacomo e Pietro, egli afferma che chi vuole essere il primo, il più grande, sarà quello che si umilierà per servire… e pensiamoci bene, perché in fondo non dice mai agli altri di fare qualcosa che Lui non ha fatto per primo.
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Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, di nuovo, Gesù sconvolge i nostri progetti. Stimolate da Giacomo e Giovanni, sono arrivate fino a noi queste parole piene di autenticità: « Il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare la propria vita» (Mc 10,45). Quanto ci piace essere ben serviti! Pensiamo, per esempio, quanto gradevole ci risulta la efficacia, la puntualità e la diligenza nei servizi pubblici; o le nostre proteste quando, dopo aver pagato un servizio, non otteniamo quello che aspettavamo. Gesù ci insegna con il Suo esempio. Egli non è solo il servo della volontà del Padre, che include la nostra redenzione, ma, inoltre, paga! E il prezzo del nostro riscatto è il Suo sangue, per mezzo del quale siamo stati redenti dai nostri peccati. Grande assurdità che non riusciremo a capire mai! Egli, il grande Re, il Figlio di Davide, Colui che doveva venire nel nome del Signore, «svuotò sè stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (…) facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,7-8). Come sono espressive le immagini di Cristo vestito da Re inchiodato sulla croce! Nella Catalogna in Spagna ce ne sono molte e ricevono il nome di “Santa Maestà”. Consideriamo, in maniera catechetica, che servire è regnare e che l’esercizio di qualsiasi autorità deve essere sempre un servizio. Gesù rimuove le condizioni di questo mondo in tal modo che riaccomoda il senso delle attività umane. Non è migliore l’impiego che ci distingue di più, ma quello che, realizziamo, più identificati con Gesù-servo, con maggior amore a Dio e ai fratelli. Se crediamo davvero che «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13), allora ci sforzeremo per offrire un servizio di qualità umana e di capacità professionale con il nostro lavoro, pieno di un profondo senso cristiano di servizio. Come diceva Madre Teresa di Calcutta: «Il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace».

venerdì 19 ottobre 2018

(Lc 12,8-12) Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire.



VANGELO DI  SABATO 20 OTTOBRE 2018

(Lc 12,8-12)  Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire. 


Dal Vangelo secondo Luca

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA: O mio amato Signore, non lasciarmi mai sola, anche se non merito la tua grazia; stammi vicino sempre, per non permettere che io sbagli e che mi senta mai sola senza il tuo aiuto.

Credo che ognuno di noi leggendo questa pagina possa ritrovarsi un po’ timoroso ed impaurito. Era sicuramente un messaggio per i primi discepoli di Gesù,ma ormai siamo abituati a leggere anche nell’ attualità le pagine del vangelo, perché ci siamo ormai resi conto che non è un libro antico, ma sempre attuale, specialmente se pensiamo a tutto quello che succede al giorno d’ oggi, a quanto la Chiesa ed i cristiani in genere siano perseguitati; alla pacifica invasione da parte dell’islam che avviene in ogni paese d’Europa e quanto pericoli essa in fondo nasconda. Siamo dei Cristiani strani noi, litighiamo addirittura tra di noi, ma in fondo non siamo peggiori di altri, solo che a volte sembra quasi che ci vergogniamo rispetto al mondo di avere fede . Gesù non è certo un malvivente di cui ci dobbiamo vergognare, ma quello che ci fa essere così tiepidi è che ci vergogniamo di noi stessi, di non essere capaci di amare allo stesso modo, neanche i parenti più stretti; mentre l’amore che Lui ci ha dimostrato è immenso ed allora, a causa della nostra incapacità, mettiamo in dubbio persino l'amore di Dio. L ’orgoglio umano è la cosa più stupida di cui siamo pieni, e pur di non riconoscere le nostre mancanze, preferiamo pensare di tutto, così la mente spazia dall’ ateismo alla new age, dall’ islam al buddismo e così via… Ma la cosa più importante che leggiamo in questa pagina è che esiste un peccato che non potrà mai essere perdonato quello della bestemmia contro lo Spirito Santo, e sarà bene che proviamo a capire in che cosa consiste se non vogliamo perderci. Facciamo riferimento alle parole di Gesù: "Quando sarà venuto [lo Spirito Santo], convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio." (Giovanni 16:8) Quindi dubitare dell’amore di Dio e della possibilità di essere salvati è opporsi all'opera dello Spirito Santo, così come facevano i farisei a cui Gesù si rivolgeva. Peccare contro lo Spirito Santo significa questo: rifiutare volontariamente fino alla fine l'opera della salvezza che Egli vuol fare nel nostro cuore. Rifiutare il perdono vuol dire rifiutare di essere amati da Dio, non riconoscerlo come padre e non accettare di lasciarsi abbracciare da Lui. In questo periodo vedo intorno a me e leggo nel web tante cose diverse, anche tante interpretazioni date alle parole e ai gesti del Papa, e se posso, vorrei ricordare che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, che la via che percorre è quella indicata da Gesù. L'apertura ai peccatori non è l'apertura al peccato, e rifiutare il perdono per tutti i peccatori vuol dire voler decidere al posto di Dio. Siamo tutti fratelli, tutti figli di Dio, sia che ci comportiamo da tali o no, questo non cambia, possiamo decidere di vivere da Caino o da Abele, possiamo decidere di stare dalla parte di chi vuole solo i fratelli che gli fanno comodo, o accettare anche i fratelli scomodi; possiamo decidere di seguire lo Spirito di Gesù o lo spirito del mondo, ma non possiamo nascondere a Dio i veri sentimenti del nostro cuore. In Luca 12: 1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2 Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.4 A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5 Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.
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Rev. D. Albert TAULÉ i Viñas (Barcelona, Spagna)
Oggi, risuonano ancora una volta le parole di Gesù che ci invita a riconoscerlo di fronte agli uomini. «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio» (Lc 12,8). Stiamo in un tempo in cui nella vita pubblica si rivendica la laicità, obbligando i credenti a manifestare la loro fede solo nell’ambito privato. Quando un cristiano, un presbitero, un vescovo, il Papa… dice qualcosa pubblicamente, anche se è piena di buon senso, disturba, solo perché viene da lui, come se non si avesse il diritto –come tutti, del resto!– di dire quello che pensiamo. Malgrado disturbi, non possiamo non annunciare il Vangelo. In ogni caso, «lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12,12). A tale proposito, san Cirillo di Gerusalemme ribadiva ciò affermando che «lo Spirito Santo, che abita in coloro che sono ben disposti, ispira come un dottore quello che devono dire». Gli attacchi che ci fanno hanno una distinta gravità, perché non è la stessa cosa sparlare di un membro della Chiesa (e a volte con ragione, per le nostre mancanze), che attaccare lo stesso Gesù Cristo (se lo vedono solamente nella sua dimensione umana), o ingiuriare lo Spirito Santo, sia bestemmiando sia negando l’esistenza e gli attributi di Dio. Per quanto si riferisce al perdono dell’offesa, anche quando il peccato è veniale, è necessario un atteggiamento previo, che è il pentimento. Senza pentimento il perdono non è possibile, il ponte è rotto da una parte. Per questo Gesù dice che ci sono peccati che nemmeno Dio perdonerà, se non c’è da parte del peccatore l’umile atteggiamento di riconoscere il proprio peccato (cf. Lc 12,10).

giovedì 18 ottobre 2018

(Lc 12,1-7) Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.


VANGELO DI VENERDì 19 OTTOBRE 2018
(Lc 12,1-7)
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».
 

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE


PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, Tu che sei luce e verità, vieni ad illuminare la tua parola perché anche io possa scoprirla con te accanto, e non essere ingannata dalla sapienza degli stolti.


Cercare d’essere maestri, è stato sempre un difetto degli uomini, addirittura quelli che dovrebbero insegnare agli altri le cose di Dio, cercano di sostituirsi a Dio stesso.
Facile salire sugli altari, parlare con belle parole per sembrare sapienti, ma quando le belle parole non sono sentite, quando il loro suono rimbomba nel vuoto, quando non sono seguite da atteggiamenti interiori coerenti, non hanno molto senso.
“Anche se tu avessi la fede che sposta le montagne e il linguaggio degli angeli, se non hai la Carità, sei come un cembalo rimbombante” (Prima Lettera ai Corinti).
In questo brano Luca ci parla dell’ipocrisia di che predica bene e non attua quello che predica, come del lievito dei farisei, e magari stiamo già pensando a chissà che tipo d’inganno, d’ ipocrisia, a qualcosa d’ eclatante e chiaramente visibile, ma Gesù ci mette in guardia, proprio dai piccoli inganni, dei piccoli tradimenti alla parola, quelli che avvengono nei luoghi più segreti, che nessuno vede, a volte neanche chi li compie se n’avvede, perché non vigila sufficientemente sulle sue virtù e sui suoi difetti.
Nella vita di tutti i giorni tradiamo il Signore e la sua parola continuamente, ma siamo talmente poco avvezzi a scrutare i nostri atti alla luce della parola, che a malapena vediamo solo gli errori più evidenti, ed anche per quelli troviamo mille giustificazioni, tanto da arrivare a modificare la parola di Dio a nostro comodo.
Il lievito dei farisei è l'ipocrisia ...queste parole fanno pensare a tutto quello che succede intorno al Papa in questi tempi.Come per la politica anche per la Chiesa si spendono parole,interviste,si creano "partiti", si semina divisione e giudizio. Giornalisti, scrittori, cardinali e semplici fedeli, tutti contro tutti e tutto.
Gli errori dell'uomo servono per trovare spunti per cercare di essere migliori, non per creare varie file di credenti da dividere in classi e mettere dietro la lavagna, ma molti pensano che il peccato appartenga solo ad alcune categorie. Siamo redenti a motivo di Cristo, e questo deve essere per noi anche motivo di speranza, perché in questo cammino che è la vita, le cadute non sono rare e sono per tutti, sarebbe bene ricordarlo sempre. 


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COMMENTO DI:
Fr. Salomon BADATANA
(Wau, Sudan del Sud)
Oggi contempliamo il Signore nostro Gesù Cristo che parla al popolo dopo essersi affrontato con le autorità religiose ebraiche, vale a dire, i farisei e gli scribi. Il Vangelo ci dice che la folla era così grande che si calpestavano a vicenda. E ' chiaro che avevano fame della parola di Gesù, che ha parlato con una tale straordinaria autorità ai guida religiosi.
Ma Luca ci dice che prima di tutto, Gesù cominciò a parlare ai suoi discepoli dicendo: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia" (Lc 12,1). Il Signore vuole condurci alla pratica della apertura e la trasparenza, superando l'ipocrisia con la quale gestivano i farisei e gli scribi. Dal momento che hanno mostrato un atteggiamento esterno diverso dal suo percorso vitale interiore: hanno fatto finta di essere ciò che non erano.
È contro questo che Gesù Cristo ci vuole prevenire nel Vangelo di oggi, quando dice: «Nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato» (Lc 12,2). Sì, tutto sarà rivelato. Per questo motivo dobbiamo cercare di regolare la nostra vita come professiamo e annunciamo. Ovviamente, questo non è facile. Ma non dobbiamo temere, perché il nostro Dio è attento. Come ha detto Giovanni Paolo II, "l'amore di Dio non impone cariche che non possiamo portare (...). Perché per tutto ciò che Egli ci chiede, Egli ci fornirà l'assistenza necessaria». Niente accade senza il suo sapere. Anche i Capelli del nostro capo sono contati! Sì, abbiamo un prezzo di fronte a Dio. Non abbiamo paura, perché il suo amore non ha limiti.
Signore, donaci la saggezza per condurre le nostre vite verso le esigenze della nostra fede, pur tra le difficoltà di questo mondo. Amen.

mercoledì 17 ottobre 2018

(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.



VANGELO DI GIOVEDì 18 OTTOBRE 2018
 

(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
 

+ Dal Vangelo secondo Luca
 

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
 

Parola del Signore
 

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, e guida i nostri passi, sulla via della pace del cuore, portaci accanto al Signore per seguire i Suoi insegnamenti.
 

" Non passate da una casa all’ altra. "Leggo e rifletto su questa frase che emerge dalle letture di oggi, come un monito. È facile criticare, pensare  all' opportunismo, addossare delle colpe ai vari operai della messe, ma come accogliamo le loro parole? Io poi, mi interrogo per prima, perché per tanto tempo ho valutato, soppesato, criticato e così raramente ho accolto.  Ho capito che quella voce che urlava dentro i suoi "perché?" non mi apparteneva, ma era la voce di chi non riusciva ad arrendersi alla contaminazione del mondo.  Lasciare tutto oggi, ha un altro senso, mi costringe a scoprire che c'è una parte di noi che va decisamente e coraggiosamente rifiutata, e che nessuno sarà mai abbastanza adatto a lavorare nella vigna del Signore, se prima non avrà compiuto su se stesso, quei cambiamenti che ci permetteranno di non tornare indietro. Io ricordo con un sorriso quando i miei nipoti, vedevano la mia casa come la "casa delle regole" con sarcasmo, ma al tempo stesso venivano in cerca di pace. Questa pace non nasce da sola, bisogna faticare e non poco, per farla vivere, per coltivarla, per non farla inquinare dal mondo. Quanti apostoli, discepoli, sacerdoti, catechisti; quanti hanno parlato al mondo di Dio, hanno portato il Vangelo come i Santi Cirillo e Metodio, quanti hanno dato la vita per poterlo fare, eppure nella Cattolica Europa la fede sembra morta, ed è così difficile riuscire a seminare i valori del Vangelo in un mondo che crede che la libertà sia poter agire con sregolatezza. Fare del mio cuore la "casa delle regole" per conquistare la pace e poterla testimoniare a chi la cerca spasmodicamente, perché la fede che il Signore ha voluto concedermi, non vada dispersa, ma cresca e produca buoni frutti. 

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Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)


Oggi nella festa di San Luca –l’Evangelista della mitezza di Cristo-, la Chiesa proclama questo Vangelo nel quale si presentano le caratteristiche centrali dell’apostolo di Cristo. L’apostolo è, in primo luogo, chi è stato chiamato dal Signore, designato da Lui, al fine di essere inviato in suo nome: è Gesù che chiama chi Lui vuole per affidargli una missione concreta! «Il signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1).


L’apostolo, dunque, per essere stato chiamato dal Signore, è anche, quello che dipende completamente da Lui. «Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermativi a salutare nessuno lungo la strada» (Lc 10,4). Questa proibizione di Gesù ai suoi discepoli indica, soprattutto, che loro devono lasciare nelle sue mani quello che è più essenziale per vivere: il Signore, che veste i gigli dei campi e provvede ad alimentare gli uccelli, vuole che il suo discepolo cerchi, in primo luogo, il Regno dei Cieli e «Non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno» (Lc 12, 29-30).


L’apostolo è, inoltre, chi prepara il cammino del Signore, annunciando la sua pace, guarendo i malati ed esprimendo, così, la venuta del Regno. Il compito dell’apostolo è, dunque, centrale nella Chiesa e per la vita della Chiesa, perché da essa dipende la futura accoglienza al Maestro tra gli uomini. La migliore testimonianza che ci può offrire la festa di un Evangelista, di uno che ha narrato la Buona Novella, è di renderci più consapevoli della dimensione apostolica-evangelizzatrice della nostra vita cristiana.

martedì 16 ottobre 2018

(Lc 11,42-46) Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge.


VANGELO DI MERCOLEDì 17 OTTOBRE 2018

(Lc 11,42-46) Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge.
+ Dal Vangelo secondo Luca.


In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Parola del Signore






LA MIA RIFLESSIONE 


PREGHIERA Vieni o Santo Spirito e aiutami a comprendere quali sono le cose che piacciono a Dio, quali sono le virtù che devo esaltare e quali i difetti da reprimere, per essere come Dio ci vuole.

In questo brano non voglio vedere il rimprovero di Gesù ai farisei e ai dottori della legge come tale, ma proprio come fatto ad ognuno di noi. Spesso ci confrontiamo con la fede in Dio, così come facciamo con la legge degli uomini, cercando degli aggiustamenti o delle scorciatoie, ma se questo non è giusto per le cose terrene, ancor meno è adatto a quelle spirituali. Io credo che anzi, per essere il più possibile conformi a Cristo Gesù, dobbiamo lottare con tutta la veridicità e la forza di cui siamo capaci, per migliorare noi stessi. <Quelli che appartengo a Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni.> Questa frase di Paolo, ci deve far comprendere come per entrare in comunione con Gesù, dobbiamo cercare anche di capire che certi comportamenti che la parola di Dio c’indica di seguire, ci sono le condizioni essenziali per essere di Cristo. Non dobbiamo pensare che sia impossibile, perché non siamo tenuti a fare tutto da soli, ma grazie allo Spirito Santo, tutto potrà essere facilitato. Esercitare le virtù e combattere i peccati, è andare alla scuola di Gesù, e bisogna capire che come nella vita, più noi ci affiniamo alla sua scuola, più saremo felici d’essere suoi, perché ci avvicineremo sempre un po’ di più a Lui. Io sono come tutti voi, piena di difetti e di vizi, ma cerco di combatterli per amore di Dio, proprio come si fa quando ci s’innamora qui sulla terra, nella normalità, là dove si cerca di far felice l’amato, per dimostrare il nostro amore e la nostra dedizione. Questo è un cammino che si fa in due, e vedrete che chiedendo aiuto al Signore, non ci sarà negato, ma non fermiamoci all’ esteriorità della fede, riempiamoci di Gesù e viviamo il più possibile in unione vera con Lui attraverso lo Spirito Santo.
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Rev. D. Joaquim FONT i Gassol 

(Igualada, Barcelona, Spagna)

Oggi, vediamo come il Divino Maestro ci dà alcune lezioni: tra le altre, ci parla delle decime e anche della coerenza che devono avere gli educatori (genitori, maestri e ogni apostolo cristiano). Nel Vangelo secondo san Luca della Messa di oggi, l’insegnamento appare in una forma più sintetica, ma nei passaggi paralleli di Matteo (23,1ss.) è piuttosto estesa e concreto. Tutto il pensiero del Signore porta alla conclusione che ciò che l’ànima della nostra attività deve essere la giustizia, la carità, la misericordia e la fedeltà (cf. Lc 11,42). Le decime nell’Antico Testamento e la nostra attuale collaborazione con la Chiesa, secondo le leggi e le usanze vanno nella stessa linea. Ma dar carattere di legge obbligatoria a piccole cose – come facevano i Maestri della Legge – è esagerato e arduo: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11,46). È vero che le persone sensibili hanno delicati gesti di generosità. Abbiamo avuto esperienze recenti di persone che del loro raccolto hanno apportato alla Chiesa – per il culto e per i poveri – il 10% (la decima); altri che riservano la prima fioritura (le primizie), del miglior frutto del loro orto; o anche offrono lo stesso importo che hanno speso in un viaggio o nella vacanza; altri traggono il prodotto preferito del loro lavoro e tutto ciò con con la stessa finalità. Si intravede li assimilato lo spirito del Santo Vangelo. L’amore è ingegnoso; dalle cose piccole ottiene gioie e meriti di fronte a Dio. Il buon pastore passa davanti al gregge. I buoni genitori sono un modello: l’esempio contagia. I buoni educatori sono coloro che si sforzano di vivere le virtù che insegnano. Questa è la coerenza. Non solamente con un dito ma pienamente: Vita di adorazione, di devozione alla Madonna, piccoli servizi in casa, diffondere il buonumore cristiano... «Le anime grandi hanno in gran conto le cose piccole» (San Josemaria).

lunedì 15 ottobre 2018

(Lc 11,37-41) Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro.




VANGELO DI MARTEDì 16 OTTOBRE 2018
(Lc 11,37-41) Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 
PREGHIERA : Vieni o mio Signore alla mia tavola, e parlami come facesti col fariseo, dimmi dove sbaglio, aiutami a condividere con te questa mia vita che da sola non ha senso né scopo; insegnami ad essere tua in tutto e per tutto, grazie al Tuo Santo Spirito. Grazie amen. 

Bellissima lezione sull’ arte dell’ apparire da parte di Gesù. Non siamo certo buoni cristiani se lo sembriamo, se seguiamo le regole, se facciamo l’ elemosina ecc, ma solo se c’ impegniamo con tutto noi stessi, ad essere come Lui ci vuole. Troppe volte ci fermiamo all’ ingresso del cuore e non riusciamo ad aprirci completamente né a Gesù né ai fratelli, e questo ci fa vivere una fede fatta di religiosità, non d’amore e, senza amore, siamo contenitori vuoti. Guardiamo i comportamenti degli altri, ma non cerchiamo di guardare la relazione che noi abbiamo con gli altri, come se stare per conto nostro fosse sufficiente ad essere buoni, come per non essere contagiati,e troppo spesso ci sentiamo migliori, peccando di superbia. A volte non basta stare in disparte per non essere contagiati, specialmente dallo spirito di divisione che serpeggia nelle nostre comunità, perché se non riusciamo a sentirci fratelli del nostro prossimo, con il quale dividiamo spazi e idee, non possiamo dire di essere fratelli neanche di Cristo! Per appartenere a Cristo dobbiamo donare a Lui questa nostra vita terrena e farlo aderire come pelle viva alla nostra, per vivere di Lui. Bando alle ipocrisie, ai falsi sorrisi, al perbenismo interessato, cerchiamo la verità, cominciando con l’ essere veri, con l’essere puri, che non vuol dire essere perfetti, ma a volte, anche accettare di correggersi badando più a non ferire gli altri che a primeggiare. Se le nostre chiese sono vuote, è anche perché quello che testimoniamo, fa a cazzotti con la parola di Dio.
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COMMENTO DI: Rev. D. Pedro IGLESIAS Martínez 

(Rubí, Barcelona, Spagna) 

Oggi, l’evangelista ci presenta Gesù in un banchetto: «Un fariseo lo invitò a pranzo» (Lc 11,37). Che idea geniale! Come ci sarà rimasto l’anfitrione quando l’ospite non eseguì il rituale di lavarsi (che non era un precetto della Legge, bensì una antica tradizione rabbinica) e inoltre censurò contundentemente lui e il suo gruppo sociale. Il fariseo certamente non azzeccò la giornata giusta, ed il comportamento di Gesù, come si direbbe oggi, non fu “politicamente corretto”. I Vangeli ci mostrano che al Signore poco importava il “cosa dirà la gente” e del fatto che fosse o no “politicamente corretto”; per questo piaccia o no alla gente, entrambe le cose non devono essere norma di attuazione di colui che si considera cristiano. Gesù condanna chiaramente l’azione propria della doppia morale, l’ipocrisia che cerca la convenienza o l’inganno: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria» (Lc 11,39). Come sempre, la Parola di Dio ci interpella circa gli usi e i costumi della nostra vita quotidiana, nella quale finiamo per convertire in “valori” le sciocchezze che cercano di occultare i peccati di superbia, egoismo ed orgoglio nel tentativo di “globalizzare” la morale nel politicamente corretto, con il fine unico di non discordare e di non essere emarginati senza che importi il prezzo da pagare, ne come turbiamo la nostra anima perché, alla resa dei conti tutti lo fanno! Diceva San Basilio che «da nulla deve fuggire l’uomo prudente tanto come di vivere secondo il parere altrui». Se siamo testimoni di Cristo, dobbiamo sapere che la verità sempre è e sarà verità succeda quel che succeda.. Questa è la nostra missione tra gli uomini con i quali condividiamo la vita, cercando di mantenerci sempre limpidi seguendo il modello di uomo che Dio ci rivela in Cristo. La purezza di spirito sta al di sopra delle forme sociali e, in caso di dubbio, ricordiamoci sempre che i puri di cuore vedranno Dio. Che ognuno scelga l’obiettivo del proprio sguardo per tutta l’eternità.

domenica 14 ottobre 2018

(Lc 11,29-32) Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.

VANGELO DI LUNEDI 15 OTTOBRE 2018

Giorno liturgico: Lunedì, XXVIII settimana del Tempo Ordinario

Santorale 15 Ottobre: Santa Teresa di Gesù, Vergine e Dottore della Chiesa
Testo del Vangelo (Lc 11,29-32): In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».






RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito di Dio, ad indicarmi i segni che contano per il mio Signore, a dirmi cosa è giusto che veda e che faccia per non sbagliare ai Suoi occhi, perché solo questo io voglio.

Prima di tutto, facciamo mente locale alla storia di Giona, prendendo questo riassunto da wikipedia: Nel capitolo 1 la Parola del Signore è rivolta a Giona, figlio di Amittai, e gli viene comandato di andare a predicare a Ninive, la Grande Città. Giona invece fugge a Tarsis via nave; di questa localizzazione si dirà più sotto. Ma la nave è investita da un temporale e rischia di essere colata a picco dalla violenza delle onde. Giona allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell'ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire a JHWH; perché la nave sia salva, egli deve essere gettato in mare. E così, ecco nel capitolo 2 l'episodio che ha ispirato generazioni di scrittori ed artisti. Giona è gettato in mare, ma un "grande pesce" (da nessuna parte è precisato che si tratti di una balena) lo inghiotte. Dal ventre del pesce, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un'intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi. Allora, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia. Nel capitolo 3, Giona ottempera la sua missione e va a predicare ai niniviti. Questi, contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città. Ma qui riemerge l'istinto ribelle di Giona: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive. Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire. L'episodio più gustoso del libretto si trova proprio nel capitolo 4. Il Signore fa spuntare un ricino sopra la sua testa per apportargli ombra, ed egli se ne rallegra. Ma all'alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore, il sole e il vento caldo flagellano Giona, che invoca di nuovo la morte. Allora l'autore riporta le parole di Dio, divenute celeberrime:« Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita; ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali? » Ed ora passiamo a riflettere sulla parola di oggi, in primo luogo, mettendoci di fronte a Gesù con tutti i nostri difetti, ritrovandoci purtroppo, insieme a quelle persone che seguivano Gesù in cerca di segni e non per ascoltare la sua parola e metterla in pratica. Facendo questo invece, potremmo vedere i segni dentro di noi e sarebbero dei segni di quanto Dio può operare in ogni uomo che segue la sua parola con fede. Giona ragiona con il suo cervello e mette in dubbio quello che Dio gli chiede di fare, non ha fede, ma poi, viste le conseguenze del suo rifiuto al Signore, si pente e ammette la sua colpa. Gli uomini lo gettano in mare per salvarsi, ma il Signore gli concede ancora la possibilità di redimersi e dopo tre giorni lo fa ritrovare sulla spiaggia. Compie la sua missione e nonostante il suo pensiero negativo, il popolo di Ninive si converte, ma lui ancora non ha capito e vorrebbe che Dio punisse quel popolo, dimenticando che anche lui aveva disobbedito a Dio, e che anche lui allora era degno di essere punito. Come facciamo presto noi uomini a giudicare e a condannare gli altri, proprio l'altro giorno abbiamo riflettuto sulle parole " rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. "Dio ama il suo popolo, i suoi figli, non cerca vendetta né cieca obbedienza, ma come un Padre misericordioso, invia suo Figlio tra noi per aiutarci a comprendere il senso del suo amore. Se non crediamo che il Cristo sia la più alta espressione dell’ amore di Dio e non seguiamo la sua parola, non ha senso che cerchiamo dei segni di prodigio negli avvenimenti che ci circondano, perché il prodigio che conta per il Signore è la conversione di tutti i suoi figli alla sua parola, perché attraverso i suoi insegnamenti riusciamo a passare per quella porta stretta che ci fa entrare nel regno dei cieli, già da questa terra. Seguiamo la parola di Gesù, ascoltiamola con il cuore e cerchiamo di farla entrare in noi con avidità, perché diventi l’unica strada da percorrere, non giriamo la testa in cerca di segni, perché da soli non saremmo neanche in grado di riconoscere il vero dal falso, e solo grazie all’ azione dello Spirito Santo, e per grazia di Dio, possiamo farlo.
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Comentario: Fra. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, la dolce voce –ma severa- di Cristo mette in guardia quelli che sono convinti di aver già il “biglietto” per il paradiso soltanto perché dicono: “Gesù, che bello sei!”. Gesù ha pagato il prezzo della nostra salvezza senza escludere nessuno, ma bisogna osservare alcune condizioni primordiali. E, tra queste, c’è la condizione di non pretendere che Cristo faccia tutto e noi niente. Questo sarebbe non solo stupidità, ma superbia malvagia. Per questo, oggi il Signore usa la parola “malvagia”: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona» (Lc 11,29). Gli da il nome “malvagia” perché impone la condizione di vedere prima miracoli spettacolari per dare poi la sua eventuale e condiscendente adesione.

Nemmeno davanti ai suoi paesani di Nazareth consentì, perché –esigenti!- pretendevano che Gesù segnasse la sua missione di profeta e Messia con prodigi meravigliosi, che loro volevano assaporare come spettatori seduti nella poltrona di un cinema. Ma questo non è possibilie: il Signore offre la salvezza, ma solo a quelli che si sottomettono a Lui per mezzo di una obbedienza che nasce dalla fede, che aspetta e tace. Dio pretende quella fede antecedente (che Lui stesso ha messo nella nostra anima come un seme di grazia).

Un testimone contro i credenti che mantengono una caricatura della fede sarà la regina del Sud, che si spostò dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, e risulta che «qui vi è uno più grande di Salomone» (Lc 11,31). Dice un proverbio che “non c’è più sordo che quello che non vuole ascoltare”. Cristo, condannato a morte, risusciterà al terzo giorno: a chi lo riconosce, Lui propone la salvezza, mentre invece per gli altri –tornando come Giudice- non ci sarà più nulla da fare, bensì ascoltare la condanna per ostinata incredulità. Accettiamolo con fede e amore anticipato. Lo riconosceremo e Lui ci riconoscerà come suoi. Diceva il Servo di Dio Don Alberione: “Dio non spreca la luce: accende le lampadine nel momento del bisogno, ma sempre nel tempo opportuno”.

sabato 13 ottobre 2018

(Mc 10,17-30) Vendi quello che hai e seguimi.


VANGELO DI DOMENICA  14 OTTOBRE 2018
(Mc 10,17-30) Vendi quello che hai e seguimi.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore. 

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
DONAMI O SIGNORE IL TUO SANTO SPIRITO, PER SAPER DISCERNERE E PROMULGARE LA TUA PAROLA, E PER SAPERLA PER PRIMA COSA VIVERE E TRASMETTERE CON LA MIA VITA. PER CRISTO NOSTRO SIGNORE
Spesso quando si ascolta la parola di Dio in chiesa, si sente salire un brusio... oppure scendere un silenzio... nel nostro cuore. Penso ai ricchi, che magari hanno fatto tanti sacrifici, si sono privati del superfluo per anni e anni, per raggiungere una soddisfacente situazione finanziaria, che gli garantisca una vecchiaia serena, e con il cuore spero che questo sia vero, primo che riescano a diventare vecchi e poi anche sereni. Se volessi inventare un lavoro, mi metterei a costruire le casse da morto con le tasche, perché almeno potrebbero essere seppelliti con i loro averi, tanto purtroppo, ha ragione Gesù, quando dice che è difficile che un ricco entri nel regno di Dio, ma non perché è ricco, ben venga la ricchezza se può essere un mezzo, è la povertà d'animo, la grettezza, l'avarizia e l'egoismo che perdono le anime dei ricchi. Al tempo stesso, non serve essere ricchi per essere egoisti e poveri d'animo, perché un sorriso non costa nulla, una parola buona nemmeno e ancora meno costa pregare per gli altri... e certe persone invece non riescono a fare neanche questo. L' avarizia è spesso uno stato d'animo, un modo di essere di chi tende a cumulare per tranquillizzare se stesso; la paura di non saper affrontare le difficoltà se sopraggiungono, è spesso insita in queste persone.È sempre la paura che detta certi atteggiamenti, e la paura è la logica risposta di chi non confida in altri che in se stesso. Quanto è difficile essere come Dio ci vuole, difficile capire dove sbagliamo, ma tutto quello che è difficile a noi, anche impossibile, è possibile a Dio, ed è a Lui che dobbiamo rivolgerci per chiedergli di farci diventare come ci vuole, per fare di noi esseri umani degni di essere chiamati figli di Dio. Non basta osservare i comandamenti, non uccidere, se poi qualcuno nel mondo muore di fame e io non muovo un dito; non rubare, se poi non rispettiamo chi lavora o chi ci da il lavoro, l’inganno del maligno è dovunque, ma quello che più è tragico, è che è così annidato nel nostro animo, che non riusciamo più nemmeno a distinguerlo, per questo dobbiamo continuamente rivolgerci allo Spirito Santo di Dio, che ci aiuta a discernere il bene dal male, cosa che noi crediamo di saper fare, ma non ne siamo più capaci. Oggi a messa ho sentito un bel discorso su quello che dovremmo essere per piacere a Dio e non seguire mammona... sì, un bel discorso! Solo un bel discorso! A volte siamo cembali stonati, perché non lasciamo che sia lo Spirito del Signore accordi in noi anima e corpo e frapponiamo alla musica del cielo, quella di una terra dalla quale non riusciamo a distaccarci. Siamo poveri proprio quando pensiamo di essere ricchi, e pensiamo di dover parlare agli altri. San Filippo Neri diceva: "Non fate i maestri di spirito, e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi." Il giovane ricco si presentò a Gesù convinto di star facendo tutto quello che poteva, e cercava qualcosa che lo coinvolgesse. “Che cosa devo fare? “ Ma Gesù lo spingeva a fare tutto quello che poteva salvarlo veramente e se ne andò rabbuiato in volto, immobile nella sua situazione, si contentava di essere nel giusto secondo il suo modo di vedere, ma non voleva essere perfetto, mentre a tutti noi è richiesto di essere in comunione con Gesù e non di accontentarci.
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Rev. D. Xavier SERRA i Permanyer (Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo come Gesù –che ci ama-, vuole che tutti noi entriamo nel Regno dei cieli. Quindi questo avvertimento così grave ai "ricchi". Anche loro sono chiamati ad entrare. Ma essi hanno una situazione più difficile per accettare Dio. Le ricchezze possono far credere a loro di avere tutto. Sono tentati di deporre la loro sicurezza e la loro fiducia nelle proprie capacità e ricchezze, non rendendosi conto che la fiducia e la sicurezza devono essere poste in Dio. Ma non solo di parola: come è facile dire "Sacro Cuore di Gesù, confido in Te", ma quanto è difficile parlare con la vita. Se siamo ricchi, quando di cuore diciamo questa preghiera, cerchiamo di rendere le nostre ricchezze un bene per gli altri, ci sentiremo amministratori di beni che Dio ci ha dato. Di solito vado in Venezuela in missione, e lì davvero -nella loro povertà, e senza molta sicurezza umana- le persone si rendono conto che la vita è appesa a un filo, che la loro esistenza è fragile. Questo li aiuta a rendersi conto che è Dio chi dà loro consistenza, che la loro vita è nelle mani di Dio. Ma da noi, -nel nostro mondo consumista- abbiamo tante cose che possiamo essere tentati di credere che ci danno sicurezza, che ci sostiene una grossa fune. Ma, in realtà, -come i "poveri"- siamo appesi ad un filo. Madre Teresa disse: «Dio non può riempire ciò che è pieno di altre cose». Corriamo il pericolo di avere Dio come un elemento in più della nostra vita, un libro in più nella biblioteca, importante, sì, ma un’altro libro. E, pertanto, non considerarlo davvero come nostro Salvatore. Pertanto sia i ricchi che i poveri, nessuno può salvare se stesso: «Chi può essere salvato?» (Marco 10,26), esclameranno i discepoli. «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio» (Marco 10,27), Gesù risponde. Affidiamo tutti e del tutto a Gesù, e che questa fiducia si manifesti nella nostre vite.

venerdì 12 ottobre 2018

(Lc 11,27-28) Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio.


VANGELO DI SABATO 13 OTTOBRE 2018
(Lc 11,27-28) Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Vieni Spirito Santo, vieni Amore di Dio, e inonda il mio cuore e la mia mente perché ti appartengono.

 Stupende queste poche parole di Gesù, sembra quasi di immaginare la scena… attorniato dalla folla ha appena scacciato un demonio da un muto e sta parlando alla gente dei pericoli che corrono i figli di Dio assediati dai demoni, quando una donna (e torniamo a vedere il coraggio delle donne di esprimersi davanti a Gesù) levò il suo grido tra la gente: ” Beato il grembo che ti ha portato! ” Questa affermazione della donna mi porta a pensare che veramente i nostri occhi vedono al contrario degli occhi di Dio, perché con tutti i dolori che Maria ha dovuto vivere, l’espressione della poveretta che gridava, sembra abbastanza fuori luogo. La mentalità della donna che è sicuramente mamma, rappresenta quello che tutte le mamme pensano, il figlio è qualcosa che dà quello che possiamo definire il diritto di orgoglio materno, perché la mamma si sente realizzata nella sua educazione e nella sua crescita, ma questa è appunto la mentalità terrena; noi sappiamo che invece Maria, sfuggì a questo concetto, concedendosi completamente a Dio ,affidandosi interamente alla sua volontà, accettando già dal momento del concepimento l’idea di un figlio che non gli appartiene, ma che è dono di Dio. Se oggi ogni donna accettasse un figlio come dono di Dio, il mondo sarebbe sicuramente migliore, ma troppe sono le persone tra noi che pensano di avere diritto di vita e di morte sui propri figli, e molte quelle che considerano un figlio non come un regalo che è il coronamento di un progetto come la famiglia, ma come un optional aggiuntivo su cui proiettare i nostri sogni e le nostre frustrazioni. La risposta di Gesù è meravigliosa, perché rivolto alla donna allarga le braccia della misericordia di Dio, all'umanità intera, perché come Maria tutti saranno beati se accoglieranno parola di Dio e la osserveranno. In principio era il Verbo...il Verbo era presso Dio....il Verbo era Dio...E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi!
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COMMENTO DI:
Rev. D. Jaume AYMAR i Ragolta (Badalona, Barcelona, Spagna) 

Oggi, ascoltiamo la più bella lode che Gesù poteva fare alla Sua stessa Madre: «Beati (...) coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). Con questa risposta, Gesù Cristo non respinge la lode appassionata che quella donna semplice dedicava a Sua Madre, bensì la accetta e va oltre, spiegando che Maria Santissima è benedetta –soprattutto- per il fatto di essere stata buona e fedele nel compiere la Parola di Dio. A volte mi chiedono se noi cristiani crediamo nella predestinazione così come credono altre religioni. No! Noi cristiani crediamo che Dio ha in serbo per noi una meta di felicità. Dio vuole che siamo felici, fortunati, beati. Si noti come questa parola è ripetuta negli insegnamenti di Gesù: «Beati, beati, beati...». «Beati i poveri, gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (cf. Mt 5,3-12; Gv 20,29). Dio vuole la nostra felicità, una felicità che inizia già in questo mondo, anche se le strade per arrivarci non siano quelle della ricchezza, del potere, del successo facile, della fama, bensì l’amore al povero e umile di colui che tutto attende. La gioia di credere! Quella della quale parlava il convertito Jacques Maritain. Si tratta di una felicità che è ancor più grande che la gioia di vivere, perché crediamo in una vita senza fine, eterna. Maria, la Madre di Gesù, non è solamente fortunata per averlo portato al mondo, per averlo allattato e cresciuto –così come aveva intuito quella spontanea donna del paese- bensì, e soprattutto, per essere stata ascoltatrice della Parola e per averla messa in pratica: per aver amato e per essersi lasciata amare da Suo Figlio Gesù. Come scrisse il poeta: «Poter dire “madre” e sentirsi dire “figlio mio” / è la fortuna che Dio ci invidiava». Che Maria, Madre dell’Amore, interceda per noi.

giovedì 11 ottobre 2018

(Lc 11,15-26) Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.


VANGELO DI VENERDì 12 OTTOBRE 2018
(Lc 11,15-26) Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA.
 Vieni o Santo Spirito promesso da Cristo a chi crede in Lui. Aiutami, Guidami , Correggimi ! 
Oggi voglio riprendere questo brano per ricordare che non si è di Gesù Cristo,se non si ama quello che Gesù ha stabilito. Questo lo dico perchè sono un po’ stanca di vedere che molti di noi, si spendono in critiche verso il clero, il Papa, le regole della chiesa ecc.ecc. Anche i discepoli di Gesù volevano l’esclusiva...ossia vedevano come nemici tutti quelli che operavano nel nome di Gesù e lui gli rispndeva: “ Chi non è con me, è contro di me. “ Così pure i nemici di Gesù dicevano che egli operava miracoli perchè era ” per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni ” . Bellissima la risposta di Gesù, veramente forte...dovremmo meditarla accuratamente. Spesso si sbaglia per troppo zelo, ma ancor più spesso lo zelo nasconde l’orgoglio, la superbia, e tanti altri vizi che non riusciamo ad eliminare. Quando sparliamo non facciamo il bene della Chiesa , vedendola forse come un’istituzione estranea a noi, e dimenticando che ogni nostra parola, ogni gesto, sono una ferita che infliggiamo al corpo mistico di Gesù. A volte sarebbe utile tacere i propri dubbi, le perplessità, proprio come faceva Maria che serbava tutto nel suo cuore,anche quello che non comprendeva ed era difficile da gestire in mezzo al mondo. Tanti invece, che pensano di avere la verità in tasca, accusano persino il Papa di essere eretico e anticristo....che Dio li perdoni e perdoni coloro che li seguono e seguono i falsi profeti. 


Rev. D. Josep PAUSAS i Mas (Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, contempliamo stupefatti, come Gesù è ridicolamente “accusato” di scacciare i demoni «per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni» (Lc 11,15). È difficile immaginare un bene così grande –scacciare, allontanare dalle anime il diavolo, il provocatore dei mali- e, allo stesso tempo, udire l’accusa più grave- farlo, precisamente con il potere del proprio diavolo. È realmente una accusa gratuita, che dimostra molta cecità e invidia da parte degli accusatori del Signore. Anche oggi giorno, senza rendercene conto, eliminiamo radicalmente il diritto che hanno gli altri di dissentire, di essere differenti e ad avere le proprie posizioni contrarie e o, addirittura, opposte alle nostre. Chi vive chiuso in un dogmatismo politico, culturale o ideologico, facilmente disdegna colui che non è d’accordo, squalificando tutto il suo progetto, negandogli competenza e, perfino, onestà. Allora, l’avversario politico o ideologico si converte in un nemico personale. Il confronto degenera in insulti e agressività. Il clima di intolleranza e reciproca esclusione violenta può, allora, condurci alla tentazione di voler eliminare in qualche modo a chi si presenta come nemico. In questo clima è facile giustificare qualsiasi tipo di attentato contro le persone, anche, l’assassinio, se il morto non è dei nostri. Quante persone soffrono oggi giorno con questo ambiente di intolleranza e reciproco rifiuto che, con frequenza, si respira nelle istituzioni pubbliche, nei posti di lavoro, nelle assemblee e nelle confrontazioni politiche! Fra tutti dobbiamo cercare di creare le condizioni per un clima di tolleranza, rispetto reciproco e confronto leale, nel quale sia possibile trovare percorsi di dialogo. I cristiani, lungi dal sacralizzare e irrigidire falsamente le nostre posizioni, manipolando a Dio e identificandolo con le nostre scelte, dobbiamo seguire a questo Gesù che –quando i suoi discepoli pretendevano che impedisse che altri potessero scacciare demoni in Suo nome- li corresse dicendo «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi» (Lc 9,50). Dunque, «tutto il coro innumerevole di pastori, si reduce al corpo di un solo Pastore» (Sant’ Agostino).

mercoledì 10 ottobre 2018

(Lc 11,5-13) Chiedete e vi sarà dato.


VANGELO DI GIOVEDì 11 OTTOBRE 2018
(Lc 11,5-13) Chiedete e vi sarà dato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Ispirami o Dio, attraverso lo Spirito Santo, quale strada deve seguire il mio cuore per percorrere le Tue vie, senza timore di sbagliare e di ascoltare falsi profeti. 

Dopo averci insegnato a pregare, Gesù ci fa conoscere la meravigliosa bontà e disposizione del Padre. Per farlo ci fa il paragone con il nostro padre terreno, che si presume ci ami al di sopra di tutto, ma come noi non è perfetto nell'amore come Dio. - Chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto - che sono le parole con le quali Gesù ci dice che se ci rivolgiamo a Dio con tutto il cuore, e con una vera disposizione a seguire le sue vie, a conoscerlo, Egli ci darà tutto quello che chiediamo, perché non aspetta altro che la nostra conversione a Lui e alla sua parola. Ora si tratta di capire qual' è la giusta disposizione per porci davanti a Lui, e sicuramente non è quella di pretendere già di sapere quali sono le cose giuste per noi, quindi accettiamo la sua volontà e cerchiamo di comprendere che se il Signore permette determinate cose e situazioni, lo fa per il nostro bene, perché sa qual' è il nostro bene, e quello di tutta l' umanità, poiché Lui è l'unica via per la nostra salvezza. Un' altra cosa che possiamo notare e come questo brano non inizi con Gesù che ci parla di quello che Dio ci può dare, ma con quella che invece può essere la risposta del mondo al nostro bisogno di aiuto. Avere gli uomini per amici, non è che sia sbagliato, assolutamente, non è questo che ci vuole dire Gesù, ma ci avverte che gli uomini sono un pochino egoisti, e non è che abbiano a cuore il nostro benessere, ma pensano molto più al loro. Dio invece ci ama e sa che cosa è meglio per noi, perciò quando preghiamo, e facciamolo spesso, anche per le piccole cose, non chiediamogli di accontentarci, ma di fare quello che è meglio per noi, e fidiamoci, Lui sa quello che fa!


COMMENTO DI: Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM (Barcelona, Spagna) 
Oggi, il Vangelo è una catechesi di Gesù sulla preghiera. Afferma solennemente che il Padre l’ascolta sempre: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.» (Lc 11,9). A volte possiamo pensare che questo non sempre succede, che non sempre “funziona” così. Si tratta di pregare con i dovuti atteggiamenti! Il primo atteggiamento è la costanza, la perseveranza. Dobbiamo pregare senza scoraggiarci mai, seppure sembri che la nostra preghiera urti con un rifiuto, o che non venga ascoltata subito. E’ l’atteggiamento di quell’uomo inopportuno che a mezzanotte va a chiedere un favore al suo amico. Con la sua insistenza riceve i pani di cui abbisogna. Dio è l’amico che ascolta dal di dentro a chi è costante. Dobbiamo aver fiducia, in che finirà dandoci quello che chiediamo, perché, oltre ad essere amico, è Padre. Il secondo atteggiamento che Gesù ci insegna è la fiducia e l’amore filiale. La paternità di Dio supera immensamente quella umana, che è limitata ed imperfetta: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo...!» (Lc 11,13). Terzo atteggiamento: dobbiamo chiedere soprattutto lo Spirito Santo e non solamente cose materiali. Gesù ci incoraggia a chiederLo, rassicurandoci che L’otterremo: «...quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,13). Questa richiesta sempre viene ascoltata. E’ tanto come chiedere la grazia della preghiera, giacché lo Spirito Santo è la sua fonte e la sua origine. Il beato frate Gil d’Assisi, compagno di san Francesco, sintetizza l’idea di questo Vangelo dicendo: «Prega con fedeltà e devozione, perché una grazia che Dio non ti ha concesso una volta, te la può dare in un altro momento. Metti da parte tua umilmente tutta la mente in Dio e Dio metterà in te la sua grazia, secondo la sua compiacenza».

martedì 9 ottobre 2018

(Lc 11,1-4) Signore, insegnaci a pregare.


VANGELO DI MERCOLEDì 10 OTTOBRE 2018.

(Lc 11,1-4) Signore, insegnaci a pregare.
 

+ Dal Vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 

PREGHIERA Aiutami o Spirito di Dio a sentire e a far comprendere il valore della preghiera, la meraviglia del dialogo che attraverso di Te, ci mette in comunione con Dio. 

A volte siamo confusi da mille parole, e ci rispondono mille silenzi …. Nessuno di noi è in grado di dire quale sia la preghiera, come si deve pregare, in tanti provano a spiegarlo, ma è una cosa talmente personale, talmente intima , che nessuno vi potrà mai spiegare cosa sentirete. Gesù ci indica una preghiera molto semplice se ci pensate bene, una preghiera che non è fatta di parole, ma di fatti, pensate che san Francesco si fermò alla parola PADRE per un’infinità di tempo. Con questo non vuole certo dirci di non pregare con altre preghiere né di non usare parole nostre, ma ci chiede di non parlare a vuoto come i pagani, come chi non crede in quello che dice. Dio ci è PADRE: credere questo vuol dire avere fede in Dio… fede = fiducia, capito bene? Dio può tutto, ci ama tutti ed è un PADRE GIUSTO. Pensate anche voi: che cosa è per me DIO PADRE NOSTRO….. questo Nostro vuole e deve legarci ai fratelli. Perché lo collochiamo nei cieli? Primo perché ce lo dice Gesù Cristo, poi perché il suo regno va oltre i confini della nostra terra, DIO HA CREATO L’UNIVERSO INTERO, spazio infinito che noi non capiremo mai fino a che siamo legati a questa terra. Santificare il suo nome, venerare Dio, adorare Dio, rendere grazie a Dio, a Lui tutto dobbiamo, dalla creazione alla salvezza ed aspettare glorificandolo che siamo accolti nel suo regno, noi creature di un Creatore che non mette limiti perché non ha limiti. Quindi la vita va oltre questa terra… dobbiamo crederci, e se chiediamo a Dio una fede viva, una fede pura, se abbandoniamo a lui la nostra anima… anche noi avremo questa certezza. Sia fatta la tua volontà… e qui la cosa comincia a diventare tosta. In genere la nostra preghiera invoca Dio di fare la nostra volontà…. non che non sia giusto pregare per essere aiutati, anzi, spesso quando la nostra preghiera è serena, convinta e fiduciosa, quello che chiediamo ci viene accordato. A volte però, questo può non succedere, e magari una persona che amiamo tanto, viene a mancare ugualmente, nonostante tutte le nostre preghiere… accorate e sincere… Vuol dire che Dio non ci ama? No certamente no, ma dobbiamo accettare che i disegni di Dio, possono non essere i nostri. Ci sarà un motivo, che noi ora non possiamo capire, anche questo in fondo fa parte del ciclo della vita terrena, e questo è affidare a Dio anche quello che non capiamo. Chiediamo il pane quotidiano… contribuiamo a far si che tutti abbiano il loro?Noi chiediamo per oggi, ma riceviamo in abbondanza, e se invece di pensare solo a noi ci preoccupassimo anche di aiutare gli altri? Noi potremmo essere la divina provvidenza di molte bocche, la medicina di molte malattie, ma spesso il nostro egoismo ci chiude gli occhi sulla fame degli altri. Chiediamo il pane e Dio ci da il pane… anche la sua parola è pane…ce ne cibiamo? Il suo corpo è pane, ce ne ricordiamo solo alla domenica? E come andiamo a ricevere il corpo di Gesù? - Rimetti a noi i nostri debiti -.. e fino qui ok, ma poi aggiunge Gesù: - come noi li rimettiamo ai nostri debitori…- non è che stiamo suggerendo a Dio come perdonarci, ma gli diciamo espressamente che ci deve giudicare in base a come noi ci comporteremo con gli altri, con il nostro prossimo, in base a quanto noi saremo capaci di perdonare. Io lessi una volta una frase che mi è rimasta stampata in testa… il perdono è un ponte sul quale dovrai passare anche tu… riflettiamo su quanto noi siamo veramente capaci di comprensione e perdono, su quanto siamo capaci di amare. E quando chiediamo di non essere tentati perché lo facciamo se ci sentiamo così forti? Perché di fronte alle tentazioni scopriamo tutta la nostra debolezza. Noi senza Dio non siamo nulla, né capaci di nulla, tutto quello che siamo lo dobbiamo a Dio, se siamo capaci di atti eroici, di grandi azioni e anche solo di piccoli sacrifici, è Dio che opera in noi. Ma sulla terra c’è anche il male, c’è anche il principe del male, che lo vogliamo credere o no, c’è e a volte, siamo più attaccati a questa bestia di quanto siamo attaccati a Dio. Basterebbe gridare salvami Signore mio, andare a confessarci, ma che scherziamo? Un sacerdote? Un peccatore come me? E perché devo andare a raccontare i fatti miei ad un prete… buoni quelli! Allora come pensare di essere ascoltati da Dio se siamo i primi a mettere dei limiti al suo amore misericordioso. Satana odia i sacerdoti più di ogni altra cosa, li tenta e li distrugge con il nostro aiuto, con le nostre chiacchiere vane, se parlassimo di meno e pregassimo di più per loro, vedremmo il potere salvifico della preghiera, frutto d’amore, legame tra Dio e noi. Proviamo ora a pregare con la fiducia di bambini e a proposito di bambini, scaldiamoci il cuore con questa canzone cantata proprio dai 
bambini. 

 https://www.youtube.com/watch?v=mwUuHuofLao 


COMMENTO DI: Fr. Austin Chukwuemeka IHEKWEME (Ikenanzizi, Nigeria) 


Oggi, vediamo come uno dei discepoli dice a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (Lc 11,1). Gesù risponde: «Quando pregate, dite: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione» (Lc 11,2-4), che può essere sintetizzata in una frase: la corretta disposizione della preghiera cristiana è la disposizione di un bambino davanti a suo padre. Vediamo subito che la preghiera, secondo Gesù, è un atteggiamento “tra padre e figlio”. Vuole dire che è una questione familiare fondata su una relazione di familiarità e di amore. L’immagine di Dio come padre ci parla di una relazione fondata sull'affetto e l’intimità e non sul potere e l’autorità. Pregare come cristiani suppone mettersi in una situazione nella quale vediamo Dio come padre e gli parliamo come figli suoi: «Mi hai scritto: “Pregare è parlare con Dio. Ma, di che cosa?”. —Di che cosa? Di Lui, di te: gioie, tristezze, successi e insuccessi, nobili ambizioni, preoccupazioni quotidiane..., debolezze! E atti di ringraziamento e suppliche: e Amore e riparazione. In due parole: conoscerlo e conoscerti: “stare insieme”!» (San Josemaria). Quando i figli parlano con i loro genitori, badano una cosa: trasmettere in parole e linguaggio corporale quello che sentono nel cuore. Arriviamo ad essere migliori donne e uomini di preghiera quando il nostro atteggiamento verso Dio, diventa più intimo, come quello di un padre verso suo figlio. Di questo, ci ha lasciato esempio lo stesso Gesù. Lui è il cammino. E se ci rivolgiamo alla Madonna, maestra di preghiera, ci sarà molto più facile! Infatti, «la contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene in un modo speciale (...). Nessuno si è dedicato con l’assiduità di Maria alla contemplazione del volto di Cristo» (Giovanni Paolo II).

lunedì 8 ottobre 2018

(Lc 10,38-42) Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.


VANGELO DI MARTEDì 9 OTTOBRE 2018
(Lc 10,38-42) Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Ti prego Spirito Santo di essere sempre presente nel mio cuore, di aiutarmi a comprendere e a capire la parola del Signore che tu dettasti ai suoi apostoli che pure lo conobbero, ma che senza di te non lo avrebbero compreso fino in fondo. Questo ti chiedo, di insegnarmi a conoscerlo, perché io sappia sempre come fare per seguire i suoi insegnamenti.

Quante meravigliose occasioni per conoscere Gesù in questo brano, proviamo a esprimerle con l’ aiuto dello Spirito Santo insieme. Prima di tutto una piccola nota storica che ho appreso leggendo le altre riflessioni, di quelli che sanno di teologia e di storia, molto più di me : a quei tempi le donne non potevano partecipare nemmeno alle celebrazioni liturgiche, e quindi anche nel ricevere gli ospiti, le donne erano lì solo per servire, muta presenza di chi è escluso. Marta e Maria invece, erano in confidenza con Gesù, erano come i suoi discepoli, perché essere in comunione con Gesù, significa anche questo, essere in confidenza con Lui. Marta vuole che il Signore sia contento della sua accoglienza, prepara con grande cura tutto, non chiede aiuto, ma poi si stanca e si innervosisce perché la sorella non l’ ha aiutata, ed allora, sicura che il suo modo di fare sia quello giusto, cerca l’appoggio di Gesù, vorrebbe che Lui sgridasse sua sorella perché non ha partecipato al servizio. Maria, sicura che la sorella avrebbe provveduto a servire l’ ospite, ha approfittato di questo e si è seduta ai suoi piedi ad ascoltare Gesù che parlava ed insegnava, era così presa da quello che stava ascoltando che non si è nemmeno resa conto che la sorella si stava stancando.
L’ atteggiamento delle due donne è molto simile al nostro, è l’ atteggiamento di chi come Marta si prodiga e pensa che far bene tutto sia un suo dovere, ma non ascolta quella voglia interiore di fermarsi ad ascoltare il Signore, che però comincia a farsi strada dentro di lei e comincia a farla diventare nervosa e insofferente. Non si ferma Marta, ha voglia di fermarsi ad ascoltare, ma ci sono tante cose da fare e solo lei sa farle così bene lei sa servire il Signore, è un servire materiale e necessario il suo… A questo punto proviamo a vedere chi riusciamo a riconoscere in questo atteggiamento e quanto di noi troviamo, quanto siamo simili a Marta in questo nostro affaccendarci per fare qualcosa di buono per il Signore. Io sono brava - io so scrivere - io sa parlare - io so leggere - io so preparare l’ altare - io sono sempre la prima ad arrivare - io so fare stare buoni i bambini in chiesa - io non dimentico mai nulla …. sicuro? Marta Marta, hai lasciato il posto al Signore o vorresti entrare anche in quell’ ostia? Prepari l’ altare e le letture, ma hai dedicato un po’ di questo tuo tempo prezioso per leggere la parola di Dio e per chiederti che cosa ti vuole dire il Signore? Si proprio a te, perché tu non ci crederai ,ma anche tu hai bisogno di Lui, di ascoltare e di far penetrare nelle tue ossa la sua parola, forse allora impareresti a non giudicare e a non condannare chi non è preciso come te nel servizio, o semplicemente chi è diverso da te. Forse ascoltando Gesù, sapresti che è venuto per tutti, che non parla per se stesso, ma per essere ascoltato e, se tu non lo ascolti, anche tu sbagli qualcosa, proprio come Maria che non si preoccupa di servirlo. E tu Maria? Dopo aver ascoltato, esserti immersa nell’ ascolto della sua parola, dopo averla masticata, fatta entrare nel tuo cuore, averla meditata…. ti sei accorta che tua sorella era stanca? Ti sei accorta della sua muta richiesta di aiuto? Va corri da lei , da questa sorella in difficoltà ed aiutala, perché altrimenti vorrebbe dire che non hai saputo digerire la parola del Signore, che parla di comunione, condivisione e amore. Quante cose ancora ci sarebbero da dire, su questa semplice storia di Vita di Gesù, ma ognuno di noi, qui, può provare a scrivere la sua; quella del suo incontro personale con il Signore. La mia casa è sempre pronta? Sono sicura di volerlo accogliere ed ascoltare? Oppure ho troppo da fare per farlo? Per imparare ad amare Gesù, bisogna imparare a conoscerlo e a riconoscerlo in quello che facciamo. Possiamo chiederlo direttamente a Lui, non lasciamolo fuori dalla porta a bussare, apriamo il nostro cuore, e Lui verrà a riempirlo di doni che neanche immaginiamo. Se lo farai…grazie da parte sua.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Josep RIBOT i Margarit (Tarragona, Spagna) Oggi, come ogni giorno, puoi imparare dal Vangelo. Gesù invitato a casa di Betania, ci da una lezione di umanità: Egli che voleva bene alla gente, si faceva voler bene, perché le due cose sono importanti. Rifiutare le dimostrazioni d’affetto, di Dio e degli altri, sarebbe un grave errore, di nefaste conseguenze per la santità. Marta o Maria? Però..., perché confrontare coloro che si volevano tanto bene, e volevano tanto bene a Dio? Gesù amava a Marta e Maria, e al loro fratello Lazzaro, e ama ognuno di noi. Nel cammino alla santità non ci sono due anime gemelle. Tutti cerchiamo di amare Dio, però con stile e personalità propria senza imitare nessuno. Il nostro modello sta in Cristo e nella Vergine. Ti dispiace il modo in cui gli altri trattano Dio? Cerca di imparare dalla sua pietà personale. «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti» (Lc 10,40). Servire gli altri per amore a Dio, è un onore, non un aggravio. Serviamo con gioia, come la Vergine a sua cugina Santa Elisabetta o nelle nozze di Canan, o come Gesù nella lavanda dei piedi nell’ ultima cena? «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno» (Lc 10,41-42). Non perdiamo la pace, ne il buon umore. E per questo salvaguardiamo la presenza di Dio. «Sappiatelo bene: c’è qualcosa di Santo, di divino nascosto nelle situazioni più comuni, che è compito di ognuno di noi scoprire (...); o sappiamo incontrare nella nostra vita ordinaria il Signore, o non lo incontreremo mai» (San Josemaria). «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42). Dio ci vuole felici. Che nostra Madre del cielo ci aiuti a sperimentare la gioia di darsi.