VANGELO
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore ci fa un ritratto delle persone notabili di Israele (farisei, maestri della legge...). Questi vivono una situazione superficiale, non sono altro che apparenze: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini» (Mt 23,5). E, inoltre, cadendo nella incoerenza, «perché dicono e non fanno» (Mt 23,3), si fanno schiavi del proprio inganno nel cercare solo l’approvazione o l’ammirazione degli uomini. Da questo dipende la loro consistenza. Per sè stessi non sono altro che patetica vanità, orgoglio assurdo, vacuità... stupidità.
Dagli inizi dell’umanità continua ad essere la tentazione più frequente; la vecchia serpente continua a mormorare nel nostro orecchio: « il giorno in cui voi ne mangiaste [del frutto dell’albero che sta nella parte interna del giardino], si apriranno i vostri occhi e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,5). E continuiamo ricadendo, ci facciamo chiamare: “rabbì”, “padre” y “guide”... e tanti altri ampollosi qualificativi. Troppe volte vogliamo occupare i posti che non ci corrispondono. E’ l’attitudine farisaica.
I discepoli di Gesù non devono essere così, anzi: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11). E siccome abbiamo un unico Padre, tutti loro sono fratelli. Come sempre, il vangelo ci lascia ben chiaro che non possiamo disgregare la dimensione verticale (Padre) e orizzontale (nostro) o, come spiegavo domenica scorsa, «amerai il Signore Dio tuo (...). Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).
Tutta la liturgia della Parola di questa domenica è imbevuta dalla tenerezza e per la esigenza, della filiazione e della fraternità. Facilmente risuonano nel nostro cuore le parole di San Giovanni: «Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo» (1Gn 4,20). La nuova evangelizzazione –sempre più urgente- richiede fedeltà, fiducia, sincerità con la vocazione che abbiamo ricevuto nel battesimo. Se lo facciamo si illuminerà «il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio core con la parola di Dio,perchè io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.
Quante volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti.
Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri.
In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio.
La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri.
Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più,perdonare di più....ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni.
Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi.
Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.
(Mt 23,1-12) Dicono e non fanno.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel PLANAS i Buñuel
(Montornès del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore ci fa un ritratto delle persone notabili di Israele (farisei, maestri della legge...). Questi vivono una situazione superficiale, non sono altro che apparenze: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini» (Mt 23,5). E, inoltre, cadendo nella incoerenza, «perché dicono e non fanno» (Mt 23,3), si fanno schiavi del proprio inganno nel cercare solo l’approvazione o l’ammirazione degli uomini. Da questo dipende la loro consistenza. Per sè stessi non sono altro che patetica vanità, orgoglio assurdo, vacuità... stupidità.
Dagli inizi dell’umanità continua ad essere la tentazione più frequente; la vecchia serpente continua a mormorare nel nostro orecchio: « il giorno in cui voi ne mangiaste [del frutto dell’albero che sta nella parte interna del giardino], si apriranno i vostri occhi e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,5). E continuiamo ricadendo, ci facciamo chiamare: “rabbì”, “padre” y “guide”... e tanti altri ampollosi qualificativi. Troppe volte vogliamo occupare i posti che non ci corrispondono. E’ l’attitudine farisaica.
I discepoli di Gesù non devono essere così, anzi: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,11). E siccome abbiamo un unico Padre, tutti loro sono fratelli. Come sempre, il vangelo ci lascia ben chiaro che non possiamo disgregare la dimensione verticale (Padre) e orizzontale (nostro) o, come spiegavo domenica scorsa, «amerai il Signore Dio tuo (...). Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37.39).
Tutta la liturgia della Parola di questa domenica è imbevuta dalla tenerezza e per la esigenza, della filiazione e della fraternità. Facilmente risuonano nel nostro cuore le parole di San Giovanni: «Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo» (1Gn 4,20). La nuova evangelizzazione –sempre più urgente- richiede fedeltà, fiducia, sincerità con la vocazione che abbiamo ricevuto nel battesimo. Se lo facciamo si illuminerà «il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito del Signore,stammi vicino, illumina il mio core con la parola di Dio,perchè io possa conoscerlo veramente e comprendere come onorarlo con la mia vita.
Quante volte ho riflettuto su questa parola di Dio, è così facile criticare i ministri di Dio, che ormai così fan tutti.
Noi discepoli infedeli, diamo la colpa a loro delle nostre mancanze, e loro danno la colpa a noi del nostro scarso rispetto per la parola di Dio, ma siamo gli uni, lo specchio degli altri.
In questo gioco al massacro, restiamo fermi senza fare passi avanti, e non riusciamo ad uscire per andare incontro a Dio.
La falsità è una dote che ci accomuna tutti; l'ipocrisia altrettanto, ma vediamo solo quella degli altri.
Ho paura del tempo che passa e vorrei saper fare di più, amare di più, pregare di più,perdonare di più....ma non mi sento mai degna, sempre troppa poca pazienza, insofferente alle provocazioni.
Vorrei essere capita, non interpretata, ma compresa nei miei gesti, nelle mie parole, nelle mie assenze e presenze, e soprattutto nei miei silenzi.
Ma Gesù ci ha avvertito, non dobbiamo cercare di piacere alla gente, o di piacere al parroco di turno, ma dobbiamo seguirlo su quella via che è spesso fatta di mortificazioni, di giudizi ingiusti, di chiacchiere cattive e, quello che conta, non è quanto ci sapremo far rispettare, ma quanto sapremo offrire tutta la nostra sofferenza a Dio, rinunciando al nostro orgoglio per amore Suo e dei fratelli, specialmente dei nostri nemici e di chi è lontano.