mercoledì 14 dicembre 2016

(Lc 7,24-30) Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: 
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: 
Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, 
davanti a te egli preparerà la tua via”.
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».

Parola del Signore.





RIFLESSIONE DI LELLA 
PREGHIERA :


Vieni o Santo Spirito, vieni e dona al mio cuore l’emozione di contenere la tua parola, di assaporarla e sentirla entrare nel mio sangue e di farla scorrere nelle mie vene .

Torniamo anche oggi a rivisitare ” il fatto ” che ha creato la complicità tra Giovanni Battista e Gesù.
Non è stata la loro parentela ad unirli, né il crescere insieme, perché Giovanni ha vissuto nel deserto. La sua persona mi fa pensare a un uomo di grande coraggio, che accetta di portare con se un messaggio di coerenza e di fede, che va ben oltre gli schemi e i dettami degli scribi e dei dottori della chiesa dell’epoca.
Segna il passaggio dal vecchio al nuovo testamento, da un adorare Dio teorico ad un seguire Cristo pratico. Prima di Gesù il rispetto del volere divino, l’accettazione di una vita priva di  ogni tentazione, perché priva di attaccamento alle cose terrene, tanto da saper rinunciare anche alla vita per coerenza con la sua scelta.
Giovanni è venuto a preparare la strada a Gesù, attraverso il battesimo, come il primo sacerdote della storia che Dio ha saputo scrivere per noi e solo chi accetta questo battesimo in Cristo, decide di  fare parte di questa storia di salvezza.


martedì 13 dicembre 2016

(Lc 7,19-23) Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

VANGELO.
(Lc 7,19-23) Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Parola del Signore.



LA RIFLESSIONE DI LELLA

 PREGHIERA:
 Vieni o spirito Di Dio, e d illumina il mio cuore e la mente, fa che nella mia piccolezza io possa percepire la grandezza del messaggio Divino e la faccia mia.

Torniamo a leggere anche oggi la pagina che ci racconta Luca, in cui il povero Giovanni Battista manda a chiedere a Gesù se è Lui l’uomo mandato da Dio o debbono aspettare ancora un altro. Tornando indietro vediamo che al momento del battesimo di Gesù nelle acque del fiume Giordano, Lo Spirito aveva rivelato e se vogliamo aggiungere, confermato quello che già dal grembo della mamma Elisabetta, il piccolo Giovanni aveva intuito alla visita di Maria. Allora perché Giovanni manda i suoi uomini? Lui è in prigione e quindi quelli che sono i suoi discepoli, si fanno e gli pongono delle domande; quel Gesù che Giovanni annunciava era dunque questo. Questo "andate e chiedete di Giovanni", è un andate e conoscete chi è Gesù, quello che fa guarire i malati, che ridà la vista ai ciechi, che porta la speranza ai poveri, agli esclusi, agli emarginati, a quelli che hanno fiducia in Lui e lo invocano. E’ da Gesù che anche Giovanni attende una risposta, lui prigioniero nel suo nome, attende e spera, ma non chiede di essere liberato, accetta questa sua condizione e non si vergogna di essere suo discepolo, ma anzi, proprio in questo suo accettare la prova, si rivela la sua grazia. “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!” dice il Signore, beato colui che accetta le prove come occasione per pregare, per crescere, per cercare il Signore e non si fa trascinare dal nemico nel rinnegare Cristo. Beato colui che riconosce nel nostro essere peccatori, nella disobbedienza a Dio, la causa della distruzione del corpo e nella grazia e misericordia da parte di Gesù Cristo, la vittoria sulla morte, la vittoria sul peccato. Quando le cose vanno bene è facile ringraziare il Signore e riconoscerlo come Signore della nostra vita, ma quando vanno male, riusciamo ancora a farlo? Impariamo dai discepoli di Gesù che cosa vuol dire seguire Gesù, non cerchiamo di farci un Messia che ci piace, ma seguiamo quello che ci ridà la dignità di essere figli di Dio. 

lunedì 12 dicembre 2016

(Mt 21,28-32) È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.

 
VANGELO DI MARTEDì 13 DICEMBRE 2016
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore
 


RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA
Spirito Santo, Spirito di Conoscenza, Spirito d’Amore, Tu solo conosci la Verità, Tu solo puoi scrutare l’essenza e il vero significato d’ogni realtà.
Tu solo sai perfettamente ciò che è bene e ciò che è male per me.
Spirito di Dio, io mi abbandono a Te.
Non voglio sapere più di quello che devo sapere.
Non voglio dire più di quello che devo dire.
Non voglio nulla più di quello che hai deciso per me.
Tu mi ami e conosci il mio bene.
Spirito d’Amore, effondi su di me tutto quello che ora posso ricevere da Te.
Sia lode a Te.
Com' è chiaro il nostro Gesù! Ci tiene talmente tanto a noi, che lo spiega in tutti i modi: non basta dire, io vengo, ma bisogna fare le cose con meno superficialità, con un vero interesse, se ci vogliamo salvare.
Di nuovo quel: che ve ne pare? Che equivale ad un : che ne pensate?
Questa è una domanda che Gesù fa direttamente a noi, perché vuole che capiamo che la fede non è una questione apparente, non si può dire si, io credo in Dio e poi comportarci come chi non crede.
È allora preferibile chi, pur dicendo di non credere, vive rispettando gli altri e se stesso; chi, magari nel dubbio, compie opere di carità verso i più poveri e così via, perché Gesù è venuto, anche per rompere certi schemi, creati dagli scribi e dai farisei, che impedivano ai piccoli di poterlo avvicinare, di poterlo conoscere.
Non sono leggi scritte è vero, ma sono praticate nella durezza dei loro cuori. Gesù ci ha spiegato che nostro Padre, è un Dio potente, ma non il Dio dei potenti; di chi lo invoca per conquistare territori, di chi lascia le donne, i bambini e gli ammalati ai margini della società; non è il Dio di chi dice Signore Signore e si batte il petto senza aprire il cuore.
Un cuore nuovo! È questo che Gesù cerca, questo che offre a chi si affida a Lui.
Un cuore nuovo, con il quale vivere dei magnifici doni che Dio ci ha fatto; un cuore puro che sappia amare ed andare oltre le differenze e le difficoltà; oltre le incomprensioni, oltre i dubbi,moltre le razze, le condizioni ed i territori.
Gesù ci chiede di avere il cuore pronto all’ abbraccio del mondo, di chi non dimentica indietro nessuno dei suoi fratelli.
Che ve ne pare? Siamo pronti per ricevere un cuore nuovo?
Bisogna innanzi tutto ammettere di essere peccatori e volersi redimere, capire dove sbagliamo, chiedere al Signore stesso di aiutarci.
Lui ci chiama e noi appoggiamoci a Lui, mettiamo la testa sul suo cuore e facciamoci guidare dalle sue parole; ma guidare veramente, facciamoci insegnare la strada della solidarietà, del perdono, dell'amore; facciamoci prendere per mano e tranquillamente affidiamoci a Lui, non gli diciamo si vengo, sono pronto a camminare dietro di Te, ma poi rimaniamo fermi su noi stessi.
Vorrei solo ricordare un piccolo particolare, non di poco conto, siamo noi ad avere bisogno di Lui, non il contrario.
La ricerca di Dio è amore, ma siamo liberi di non rispondere... solo che poi ne pagheremo noi le conseguenze e faremo contento satana, fate un po' voi! 

domenica 11 dicembre 2016

(Mt 21,23-27 ) Il battesimo di Giovanni da dove veniva?

VANGELO DI LUNEDì 12 DICEMBRE 2016
 
(Mt 21,23-27 ) Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch'io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch'io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: Dal cielo, ci risponderà: Perché allora non gli avete creduto?. Se diciamo: Dagli uomini, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Parola del Signore.



RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e svelaci le parole di Gesù; fa che il nostro animo e la nostra mente siano puri davanti al Signore; che la malizia umana non ci impedisca di capire e di riconoscere il Messia.
Certo che l’intelligenza di Gesù, a volte ci lascia senza parole; il fatto che ci stupisce è che, senza neanche innervosirsi, riesce a trovare le parole giuste per far chiudere nella trappola da soli quelli che cercano di trarlo in inganno.
I sadducei ed i capi dei sacerdoti, non riconobbero in Giovanni un profeta, coloro che dovevano guidare il popolo verso Dio, non seppero leggere i segni delle sacre scritture ed ora che Giovanni era morto, i loro dubbi non si erano per niente chiariti, eppure già il loro pensiero era di insidiare Gesù.
Chi è Gesù? Chi lo autorizza a fare quello che fa?
Forse è il momento di domandarci chi è per noi, e se noi lo autorizziamo a guidare la nostra vita, e se facciamo come chi si sente più giusto, più saggio, più importante, e cerchiamo di metterlo a tacere.

sabato 10 dicembre 2016

(Mt 11,2-11) Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?


VANGELO


(Mt 11,2-11) Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Parola del Signore





 

LA RIFLESSIONE DI LELLA 

PREGHIERA :

Vieni Spirito Santo, e liberati nel mio cuore, inebriami e donami la luce della parola di Dio, perché desidero con tutto il cuore essere fedele al mio Dio, servirlo e lodarlo. Aiutami!
Questa è la pagina in cui vediamo come tutti siamo preda dell’errore e del nostro io, anche se prescelti, come Giovanni Battista e vicini a Gesù come gli apostoli.
Non basta quindi essere sicuri di voler seguire Gesù, perché il dubbio, l’inganno, il nostro io sono sempre in agguato. Probabilmente Giovanni passava un momento di scoraggiamento, era in prigione, e sapendo che Gesù era vicino, probabilmente si aspettava da Lui una qualsiasi dimostrazione di salvezza, era un uomo come noi, anche se sicuramente migliore, ed aveva anche lui paura di morire. Il Signore risponde ai discepoli di Giovanni in maniera molto chiara, gli dice che quel loro maestro, quell’uomo che loro avevano seguito dal deserto, era un profeta, e ancora di più, era quello di cui si parlava nell’antico testamento colui che spianerà la via al Messia, non era una canna che ondeggiava al vento, eppure quell’uomo che era il più grande, era l’ultimo di una storia che cambiava, e che attraverso il sacrificio di Gesù sarebbe stata la storia della salvezza per tutti gli uomini, che grazie al suo sacrificio potevano entrare nel regno dei cieli. 


venerdì 9 dicembre 2016

(Mt 17,10-13) Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

VANGELO
(Mt 17,10-13) Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Santo Spirito che mi fosti donato il giorno del battesimo in Cristo Gesù, tu che sei nascosto nel mio cuore, soffocato dal mio io inutile, ti prego vieni ad illuminarmi e a farmi capire come vivere la Parola del Signore, per l' amore misericordioso che il Padre ci elargisce, riempimi di Te. Amen.
È venuto il Signore nella nostra vita? Si siamo cristiani, crediamo in Dio creatore e Signore, in Gesù Cristo; ma veramente gli abbiamo dato il posto che gli spetta?
Gesù trasforma la nostra fede in fuoco vivo, e noi siamo fuoco vivo? Bruciamo di amore inestinguibile verso tutti gli uomini? Bruciamo d’ amore per Lui? Quanto e come preghiamo il Signore? Con le labbra o con il cuore?
Molti quando il Signore ha bussato gli hanno aperto, ma poi… visto che era così difficile seguirlo, visto che ci chiedeva di essere fedeli, onesti, umili… hanno preferito lasciarlo lì, in un angolino del cuore, giusto il tempo di pregarlo quando ci serve qualcosa? Se questo è il Messia che è venuto... anche noi non l’abbiamo riconosciuto?
Facciamo un bell’ esame di coscienza, e svegliamoci!
Dio ci ama e ci vuole felici, ci ha insegnato che la felicità non è quella che crediamo noi, il benessere materiale, a tutti i costi, e neanche la salute a tutti i costi, perché chi vive Gesù, sa accettare anche la croce, ma chi non vuole riconoscerlo, non lo farà, nascondendosi dietro a mille scuse, ed ancora il Signore busserà alla nostra porta… amore infinito che aspetta solo che aprendo diciamo: eccomi, sono qui, trasformami in quello che solo grazie a te posso diventare, fammi lasciare a terra il pesante bagaglio della mia nullità, dei miei falsi idoli ai quali non mi rendo neanche conto di dare un valore e sollevami su ali d' aquila!

giovedì 8 dicembre 2016

(Mt 11,16-19) Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

VANGELO
(Mt 11,16-19) Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e conduci la nostra intelligenza, vivificata dal tuo Spirito, sui sentieri dove tu ti riveli nella tenebra luminosa del silenzio. Dà a noi occhi limpidi per contemplarti, e un umile cuore per lasciarci contemplare da te.
Un detto proverbiale dice: -L’erba del vicino è sempre più verde.-
Si sa che i proverbi non sbagliano mai; non siamo mai contenti di quello che succede intorno a noi. Vennero i profeti, prima di Gesù che parlavano nel nome di Dio, ma non li ascoltarono; venne Giovanni e lo presero per pazzo, e nel dubbio gli tagliarono la testa; venne Gesù e lo crocifissero; ancora oggi viene dal cielo Maria, e la gente va a vedere il miracolo, attirata dalla straordinarietà della cosa, ma la percentuale delle persone che si rende veramente conto di quanto amore c’è in tutto questo, che non si limita ad ascoltare i messaggi, ma cerca di fare di tutto per viverli, è ben misera.
Siamo duri di cuore e la storia non ci insegna nulla, eppure ci viene chiesta la santità, ed io credo che veramente, se solo riuscissimo a vivere almeno al 50% la grazia del Signore, se sapessimo apprendere dalle parole del vangelo e dai messaggi di Maria la voglia del Signore di inondarci di grazie, forse capiremmo cosa vuol dire “essere davanti al Signore”, ”vivere nel regno di Dio”.
La difficoltà di essere umili, di rinunciare a quello spicchio di mondo frivolo per vivere in preghiera, di annullare i propri desideri per ascoltare quelli del Signore, io vorrei veramente riuscire a capire che cosa mi sto perdendo! Cerco di ascoltare, di afferrare, mi sembro un aspirapolvere a volte che cerca di raccattare le briciole di questo amore e che non riesce a stringerle tra le mani se non per qualche secondo.
Facciamo di questo avvento la nostra grande occasione, facciamoci aiutare dalla Madre perfetta, dalla migliore collaboratrice di Dio ad essere come Lei, perché solo attraverso Lei potremo sperare di far nascere in noi Gesù, solo attraverso il grembo immacolato che è stato prescelto da Dio come sua prima dimora .
Sto “leggendo” il segreto di Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort e vi invito a leggerlo ed assaporarlo.

mercoledì 7 dicembre 2016

(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.





VANGELO
(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’ angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’ essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.






 LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidaci come facesti con Maria alla conoscenza del volere di Dio, e come lei fa che sappiamo accettarlo.
Il disegno di Dio, era sconosciuto a Maria, agli apostoli, ma non è più sconosciuto a noi, eppure ancora ci poniamo di fronte a questo Dio che si fa uomo, pieni d’incredulità, quasi come se ci aspettassimo che qualcun altro scriva per noi la nostra storia.
É Dio che si fa uomo, che viene tra noi, che è pronto a vivere con noi, a vivere nel nostro cuore, a dare un valore alla nostra vita. Guardiamolo negli occhi, vediamo di quanto amore è capace, e lasciamoci prendere dalla sua piccola mano… lasciamoci condurre tra le pieghe della storia della salvezza, di quel progetto che ha bisogno di noi, si, anche di noi, per scrivere la nostra storia.
Leggendo il brano penso che la piccola Maria forse, era timorosa come chiunque di noi sarebbe stato e che l’angelo la porta ad avere delle conferme. Gli dice che il Signore aveva già fatto una grazia alla cugina Elisabetta, che oltre ad essere sterile era anche vecchia… vecchia e sterile, quindi impossibilitata a concepire, ma al Signore tutto è possibile e Maria lascia la sua casa di corsa e va a trovare la cugina per avere conferma delle parole dell’angelo.
Noi nati da Adamo ed Eva, siamo liberi di scegliere come vivere, chi prendere ad esempio, se Eva madre dell'egoismo, sul cui esempio, Caino per invidia uccise Abele, o Maria, che chiede a Gesù, di manifestarsi a Canan, che lo serve seguendolo fino alla sua morte e che ancora oggi interviene nella storia per chiedere a Dio di compiere miracoli per la salvezza degli uomini, affidategli da Gesù sotto alla croce mentre rivolto a Giovanni diceva: <ecco tua madre> e a Lei disse: <donna ecco tuo figlio>



martedì 6 dicembre 2016

(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.



VANGELO
(Mt 11,28-30) Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, nel mio cuore e disponilo ad accoglierti. Dammi la capacità di capire e di scrivere quello che tu desideri far conoscere. Amen.

Venite a me ... non andate cercando chi vi consoli, perché le ferite dell’anima e del corpo possono essere curate solo da chi vi ama veramente e vuole il vostro bene, sembra dirci Gesù.
Insieme al Signore tutto diventa più facile, il giogo si fa leggero, perché Lui lo porta con noi.
Possono sembrare solo parole, belle ma inutili, per chi è disperato, ma credetemi, non le direi se non avessi la certezza che è così, se non lo avessi provato sulla mia pelle!
Io non sono una persona facile da convincere, peggio di San Tommaso, se non ne avessi fatto esperienza, non starei qui a raccontarvelo, ma non ho la pretesa di essere creduta sulla parola, figuriamoci...non hanno creduto a Gesù, non crederete certo a me!
Io vi invito a parlare nel vostro cuore con Gesù, quando siete stanchi ed oppressi dalla fatica quotidiana, quando la sopportazione sembra venir meno.
Preghiamo con parole nostre, se non sappiamo pregare,;preghiamo mettendoci all’ ascolto, magari con la Bibbia.
Io amo molto il libro di Giobbe, e posso garantirvi che mi ha insegnato più la Bibbia che tutti i filosofi del mondo.
Molti di noi si lamentano come Giobbe," Le mie viscere bollono e non hanno riposo, sono venuti per me giorni di afflizione." (Giobbe 30:27)
Prendete il mio giogo, fate come me, dice Gesù, che ho accettato per amore vostro di caricarmi delle vostre colpe per liberarvi dalla schiavitù del peccato.
L’amore rende dolce ogni sforzo, ogni fatica; sant’ Agostino diceva: “ L'amore, in effetti, rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. “

lunedì 5 dicembre 2016

(Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano.


 VANGELO
(Mt 18,12-14) Dio non vuole che i piccoli si perdano.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Parola del Signore 


 LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Gesù, di stendere su di me la tua mano santa e di imporre lo Spirito di sapienza che mi darà la possibilità di capire, tutto quello che Tu vuoi che io capisca, e di vivere in coerenza con la tua parola.
Queste poche righe sembrano povere a prima vista, semplici, perché in fondo è normale che il pastore ci tenga alle sue pecore, fin qui non ci piove… ma se guardiamo più attentamente, scopriremo che il discorso è rivolto anche a noi. Che ve ne pare di questo pastore che corre dietro alla pecora smarrita fino a che non l’ha trovata? Sembra chiederci Gesù!
Che amore pensate che sia quello che lo spinge a sacrificare anche se stesso per darci la possibilità di entrare a far parte del suo regno? Scoprire quanto e come Dio ci ama, ci fa notare che non è proporzionabile al nostro modo d’ amare, né a come noi concepiamo l’amore.
Nella lettura del Vangelo, si parla di Gesù come dell’ agnello che è messo sul trono da Dio e che sarà il pastore per tutti noi, ma anche dell’ agnello che per primo ha accettato di essere sacrificato, di donare la sua vita, con una rassegnazione che è tipica di quest’ animale, che va incontro alla morte senza neanche un lamento, con docile accettazione. Gesù ha accettato di servire fino alla fine il progetto di Dio e per questo sarà ritenuto degno di diventare il pastore di tutti, quello che c’ indicherà la via da seguire.
Una sola pecora in cambio di 99… sicuramente tornerà pensiamo, speriamo, ma sarà difficile che qualcuno di noi sarebbe disposto ad abbandonare le altre per correre mille pericoli ed andare a cercarla. Eppure questo è quello che fanno centinaia di missionari che corrono mille pericoli in terra straniera per far conoscere Gesù, perché questo sentimento di condivisione della salvezza, dono per tutti, deve essere quello che anima i nostri cuori di Cristiani per essere conformi a Cristo e non un rapporto egoistico.
Sempre più spesso si parla di una chiesa troppo ricca, ma poi, quando sentiamo di quanti perdono la vita solo perché cristiani che cercano di far conoscere il Signore in ogni parte del mondo, capiamo che la chiesa con è soltanto una banca che prende per arricchirsi, ma un’ opera di grande umanità che porta nei posti più sconsolati del mondo tanto amore, istruzione e cibo per il corpo e per l’anima.
Quanti di noi che stiamo caldi e comodi nelle nostre case, sono disponibili a camminare diverse miglia nella foresta o nel deserto per poche anime, quanti come Gesù sanno essere buoni pastori? Dacci o Signore la forza di non perderci mai e di poter aiutare chi non conosce le tue vie.

domenica 4 dicembre 2016

(Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

VANGELO
(Lc 5,17-26) Oggi abbiamo visto cose prodigiose.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Signore, con l'effusione del Tuo Santo Spirito, a leggere la Tua parola per trasmetterla, contemplando le Tue intenzioni, per il nostro Signor Gesù Cristo.
Con questo brano del Vangelo, Gesù c’insegna che la fede è qualcosa che va oltre le barriere e gli impedimenti, che se uno vuole conoscere veramente il Signore, non ci sono impedimenti che tengano.
In questa narrazione troviamo Gesù nel tempio, attorniato dai dottori della legge, che insegna e molti venivano da tutti i territori vicini, per conoscerlo, ascoltarlo ed essere guariti.
Alcuni uomini cercano di portare un paralitico da Gesù, ma la folla glielo impedisce, perché tutti vogliono essere lì, tutti fanno a gomitate per assistere. Sì per assistere, ma quanti tra loro hanno capito chi era Gesù?
Molti si avvicinavano, ancora oggi lo fanno, a Gesù come ad un maghetto che con un colpo di bacchetta magica può fare la magia.
Da una parte ci siamo noi, che siamo increduli e non riusciamo a comprendere il senso della venuta di Gesù sulla terra; ci aspettiamo chissà quale cambiamento, solo assistendo.
Dall'altra parte c'è Gesù, pronto per noi, subito disposto a perdonarci i peccati e a sanare le ferite della nostra anima.
Riconosciamo d’essere paralitici e d’avere bisogno di lui, di non saper camminare da soli. Dobbiamo riuscire a capire che solo vivendo le leggi dell’amore e del perdono che Lui c’insegna vedremo grandi miracoli; come la fede ci farà correre incontro al Signore e poi a portare la testimonianza del suo amore ai fratelli......
Possiamo scegliere d’essere lo spettatore egoista che non fa passare il povero paralitico, o d’essere l’amico che l’aiuta a passare attraverso la folla; di essere dei contestatori o di lodare il Signore, possiamo anche continuare ad aspettare di riconoscere Gesù come il nostro Salvatore, ma allora non vedremo mai le meraviglie di cui Dio è capace e quello che più conta è che non sapremo mai che anche attraverso noi il Signore compie meraviglie.

sabato 3 dicembre 2016

(Mt 3,1-12) Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!

VANGELO
(Mt 3,1-12) Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!
+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’ acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».


Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guidami tra le righe del Vangelo, fa che la mia mente si fermi dove Tu vuoi che si fermi, e che il cuore si lasci condurre dove Tu mi vuoi condurre.


Leggendo questo brano del Vangelo, il mio occhio si ferma, torna e ritorna su tre elementi che prendono forma nelle prime righe.
Per prima cosa, Giovanni il Battista si nutre di cavallette e miele selvatico, ed anche se spesso si associa questo animale alla disgrazia

( una delle piaghe d'Egitto ) a me viene più spontaneo ricordare invece che Giole invece le definiva " l' esercito di Dio".
Conosciamo il "potere devastante" delle locuste, di cavallette che sciamano e distruggono i campi di raccolto ma non sempre ci viene in mente il coraggio di gruppo che ha questo piccolo animale, tale da sfidare persino le barriere di fuoco e la capacità di riprodursi molto elevata che ne permette il numero sempre elevato.
Seconda cosa che mi salta agli occhi è la cinta di pelle con cui Giovanni cinge la povera veste di pelle di cammello.
In Efesini leggiamo: " prendete la verità per cintura dei vostri fianchi" proprio per rivestirsi dell' armatura di Dio.
Terzo punto che non può restare inosservato è il modo imperativo con cui Giovanni dice "convertitevi" .
La scena che ho davanti è quella di un popolo diviso in due, chi va per essere salvato, si riconosce peccatore e cerca il battesimo per essere immerso nella nuova vita con Cristo, dall'altra farisei e sadducei che ,nella loro superbia pensavano di salvarsi solo perché seguivano la tradizione liturgica...un pò come dire oggi, io vado a messa , seguo le regole,quindi entrerò di diritto nel regno di Dio.
Ai primi Giovanni annuncia la venuta del Messia, ai secondi invece urla: "razza di vipere" attribuendogli il ruolo di figli del serpente.
Anche Gesù si rivolse a loro con questo epiteto, ambedue i santi di Dio, denunciarono tutto il loro sdegno ed indurre alla nausea e al rigetto nei confronti della degenerazione della religiosità che divide .
Cara costò questa frase a tutti e due....ma l' imperativo è questo, non c'è via di mezzo, o si sceglie per Cristo o si resta con satana.

venerdì 2 dicembre 2016

(Mt 9,35-10,1.6-8) Vedendo le folle, ne sentì compassione.

VANGELO
(Mt 9,35-10,1.6-8) Vedendo le folle, ne sentì compassione.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore sei Tu il mio Pastore,non manco di nulla......Tu guidi la mia vita ed io provo a seguirti con amore,a volte cado mio pastore e tu sei sempre pronto per rialzarmi, concedimi ancora la luce del tuo spirito per illuminare la mia via e quella di chi leggerà... gratuitamente hai dato, gratuitamente vorrei restituire. Amen.
Gesù conosceva la gente mano a mano che avanzava nel suo cammino, nelle sinagoghe, nel deserto, nelle città, nei villaggi… ed ovunque andava provava compassione per le persone, le vedeva così sbandate, come pecore senza pastore, perché vagavano ma non sapevano neanche loro a chi rivolgersi per reindirizzare la propria vita. Ecco perché la folla si accalca intorno a Gesù, perché lui porta con se qualcosa di nuovo, di diverso. Lui solo ha parole di vita eterna. La parola di Gesù è valida ancora oggi e, a noi cristiani, suoi discepoli, affida il compito di vivere la sua parola e di portarla ai nostri fratelli, la stessa parola che aiuta a vivere una vita che ha un senso, una vita che ci introduce nel regno dei cieli.
Dove altro potremmo andare altrimenti, dietro a chi? Il mondo è pieno di sfavillanti lustrini, di tentazioni, di abbagli, ma tutto è fittizio, tutto è falso ed ingannevole, anche gli affetti non durano o si trasformano, difficilmente i legami superano le difficoltà, uno solo è l’amore eterno che ci cerca, il buon pastore che ci rincorre, che si incammina nel nostro deserto, nella nostra notte più nera e prendendoci per mano ci riporta all’ ovile, alla casa del Padre.
In questa pagina notiamo il parallelismo con quella di Luca, che discepolo di Paolo che era in prigione, come Matteo, mette in risalto quello che era il compito affidato ai discepoli: guidare il suo gregge. È chiaramente Gesù il Buon Pastore per eccellenza, ma affidando ai discepoli il compito di guidare il suo gregge noi vediamo che per prima cosa raccomanda la preghiera per la sua Chiesa, per i pastori. La preghiera è fondamentale perché crea quel legame profondo tra gli uomini e Dio, come se avessimo un lume accanto e lo accendessimo, allora potremo alla luce dello Spirito Santo vivere in comunione con Gesù Cristo. Ma se teniamo il lume spento, non alimentiamo la nostra fede, se vogliamo decidere di andare avanti da soli, inciamperemo molto presto.
Qualcuno potrebbe pensare che una persona non può pregare in continuazione, che non sarebbe vita, perché spesso ci pensa alla preghiera in maniera errata, come ad un obbligo da adempiere, e forse all’inizio è un po’ così per molti, ma pian piano, con il Suo Santo aiuto, si riesce ad entrare veramente in comunione, a vivere sentendo che il Signore è al nostro fianco, che ci guida e ci assiste in ogni nostra esigenza.
È il Signore che ci viene incontro, ma ci chiede di fare dei passi ben precisi verso di Lui, ed uno di questi è quello di conoscerlo veramente; di capire attraverso le sue parole, quello che è giusto e quello che è sbagliato ai suoi occhi, ma più di tutto, per il nostro bene, perché su una cosa non dobbiamo mai avere dubbi, anche nelle varie prove che si succedono nella nostra vita, ed è che Dio ci ama.
La sua presenza assidua, ci guarirà dall’ insoddisfazione, dalla cattiveria, dall’ egoismo, dalla paura di perderci e, finalmente, potremo riuscire a sentirci fratelli di tutti nel mondo, figli di uno stesso Padre, membra del corpo di Cristo.
Quando Gesù passa nella nostra vita, ci guarisce e niente è più come prima, per questa grazia che abbiamo ricevuto, dobbiamo dare testimonianza, perché come Gesù, dobbiamo provare amore e compassione, per le altre pecore sperdute del gregge, e non sentirci salvi e giusti, fregandocene degli altri o giudicandoli.
È facile smarrire la via, il nostro nemico è molto astuto, ci abbaglia con il suo mondo di lustrini appariscenti e illudendoci, non ci permette di riconoscere i fratelli più piccoli e bisognosi.
In questo avvento, perché Gesù trovi veramente un posto nel nostro cuore, apriamolo a Lui, e lasciamoci trasformare. E’ un Natale di crisi per molti, facciamo che sia anche un Natale d’amore.

giovedì 1 dicembre 2016

(Mt 9,27-31) Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.

VANGELO
(Mt 9,27-31) Gesù guarisce due ciechi che credono in lui. + Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, trova il posto che è Tuo di diritto nel mio cuore e nella mente; fa che tutto di me viva di Te, perché la fede che il Signore mi ha donato, possa essere luce riflessa e lampada per i momenti di buio dei nostri piccoli cuori infedeli ed umani.
Gesù sì allontanava….Questa frase mi colpisce, perché Gesù non si allontana, ma certo noi spesso lo facciamo ed ecco che appena lontani, diventiamo come ciechi.Se viviamo fuori della visione del Cristianesimo, quindi limitandoci a vivere da uomini, tutto è ammesso, tutto è normale, anche il male che fa parte della nostra vita ha una sua ragione d’essere, perché l’unico scopo dell’essere umano è il raggiungimento del proprio benessere, anche a scapito degli altri; è questo che gli uomini cercano, con tutti i mezzi, leciti e non.La vita senza Cristo è veramente di un’aridità incredibile, quasi come se tutto dovesse essere vissuto velocemente e per forza, come se un istinto incontrollabile prenda possesso del nostro io e lo costringa a vivere incurante delle conseguenze dei propri gesti.In un mondo così non c’è spazio per nessun altro che non sia il nostro io, ma ci circondiamo di falsi amici e di cattivi maestri per non rendercene conto.In questi giorni si discute in televisione d’eutanasia e d’accanimento terapeutico, molti sono quelli che, essendo lontani dall’ amore, non accettano l’idea che doversi occupare di corpi martoriati ed inermi, definendoli soltanto dei vegetali, e prego Dio che queste persone non siano costrette mai a stare dall’ altra parte, non siano costrette a capire che essere favorevoli all’ eutanasia equivale a chiudere il corpo di una persona viva dentro ad una bara e a sotterrarla.Forte come immagine, lo so, ma visto che oggi si sta imponendo silenziosamente il concetto d’eutanasia, dovete concedermelo, anzi, concedercelo, perché voglio parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo.Quando a ferragosto hanno ricoverato mia nipote Chicca per embolia celebrale, ci hanno chiesto di firmare un foglio per intervenire attaccandola alle macchine per mantenerla in vita, se ce ne fosse stato bisogno….Ma non dovrebbe essere sempre così? Non dovrebbe essere un nostro diritto essere aiutati a vivere in un ospedale? Silenziosamente hanno cambiato le regole ed ora dobbiamo chiedere di essere mantenuti in vita, solo perché siamo un costo aggiuntivo alle casse della previdenza sociale.Centinaia di famiglie sono abbandonate a se stesse nella triste esigenza di provvedere ad un parente invalido, ma lontani da Gesù, quelle famiglie non c’interessano, quelle persone non sono esseri umani, e questo che lo vogliamo o no, avviene anche per colpa nostra.Siamo Cristiani tiepidi, non ci sentiamo membra dello stesso corpo, non vogliamo vedere il dolore degli altri, ma solo le nostre privazioni, le nostre frustrazioni, facendoci accecare dall’ egoismo.Gesù ci prende per mano e ci guida oltre tutto questo, ascoltiamolo, facciamoci aprire gli occhi dall’ Amore assoluto, e viviamo alla luce della sua parola, perché solo con Gesù possiamo vivere una vita degna di essere chiamata tale.Gesù non ci permette di arrenderci davanti alla croce, ma ci aiuta a portarla; non ci fa schiacciare dall’ egoismo e dalla cattiveria; non permette alla parte peggiore di noi di prevalere su quella buona, non ci fa vivere come bestie ascoltando solo i nostri istinti; Gesù ci dona la vista!Io vivo sperando e implorando Dio di non dover mai scegliere per qualcun altro, perché ho paura di quello che potrebbe succedere dentro di me, ho paura che vedere soffrire senza speranza una persona mi possa portare a considerare la morte il suo bene, non me la sento di giudicare nessuno perché fa questa scelta, ma chiedo a Dio di starmi vicino e darmi la forza della speranza, della fede, e di impedirmi in tutti i modi, di fare la scelta orribile della morte. Figlio di Davide, abbi pietà di me!

mercoledì 30 novembre 2016

(Mt 7,21.24-27) Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.

VANGELO
(Mt 7,21.24-27) Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, aiutami con il tuo Santo Spirito a leggere la Tua parola e a viverla nel mondo d’oggi, come Gesù duemila anni fa, voglio vivere solo con Te e di Te.
Ascoltami e Così sia.

- Gesù ci mette in guardia da una cosa molto importante, non basta l’apparenza per entrare nel regno di Dio. Per vivere in pieno la fede, infatti, perché sia salda e non cada alle prime intemperie, bisogna capire e vivere la parola di Dio. È inutile pronunciare con la bocca per esempio, una preghiera per i poveri, se poi quando ci passano accanto ci giriamo dall’ altra parte schifati, non serve far vedere quanto si è bravi cristiani, ma occorre essere bravi cristiani, perché altrimenti alla prima tentazione forte, crolliamo. La fede che Gesù c’ invita ad avere è fondata sulle solide basi dell’ amore che ci lega a Dio, ed è una cosa bellissima confidare, affidarsi, condividere la propria vita con Lui. Troppo spesso noi preferiamo affidarci agli uomini, al politico potente, al personaggio pubblico e mettiamo Dio sul comodino, come un abat jour da accendere nel momento del bisogno.
Questo è quanto di più sbagliato possiamo fare perché Gesù è la luce che deve illuminare i nostri passi, la sua parola la via da seguire; il nostro cuore deve spogliarsi delle cose del mondo e appartenere totalmente a Dio.
Non è facile la via che il Signore c’ indica, ma dobbiamo continuare a provare la via della perfezione, dobbiamo seguire la parola di Dio, perché quello che è scritto nelle sacre scritture, solo se praticato, renderà salda la nostra fede.
Molto spesso viviamo il cristianesimo come una un vestito troppo stretto, non riusciamo mai a indossarlo completamente, c'è sempre qualche parte che proprio non riusciamo a far entrare.
Chiediamo aiuto, ma cerchiamo di imparare a rivestirci completamente di Cristo, perché se lasciamo troppe parti scoperte, satana farà presto a lacerarci la veste

martedì 29 novembre 2016

INVITO ALLA FEDE

INVITO ALLA FEDE


PRESENTAZIONE

Come è detto nel titolo, questo piccolo libro è un invito a riflettere su temi che ciascuno di noi porta già dentro di sé e che certamente sono affiorati, almeno sotto forma di domanda o di dubbio, nella mente di tutti.

Sono i temi fondamentali della nostra esistenza e del nostro destino di uomini che esigono (questa è appunto la tesi del libro) la fede per essere compresi e risolti.

La fede non è, come pensano molti, una sorta di alienazione o di fuga dalle realtà terrene; al contrario essa presuppone queste realtà delle quali è anzi l'unica spiegazione e la più completa valorizzazione. Essere uomini di fede non significa essere meno uomini, ma essere uomini completi.

La fede è certamente un dono di Dio, ma va preparata e quasi attirata dentro di noi con la riflessione personale e con la preghiera.

Queste pagine, lungi dal voler imporre la verità a chicchessia, desiderano solo aiutare il lettore a formarsi personalmente le sue convenzioni e (perché no?) a formulare nell'intimo del cuore una segreta preghiera.

Ma a questo punto la fede avrebbe già fatto il suo ingresso nell'anima e il libro avrebbe esaurita la propria missione di invito per cedere il posto alla luce di Dio.
Don Angelo Albani
Don Massimo Astrua


NOI SIAMO UN MISTERO A NOI STESSI

IL PUNTO DI PARTENZA di ogni riflessione che possa veramente illuminare la vita di ciascuno di noi, siamo noi stessi.

Le domande: chi sono io? perché esisto? qual è il mio destino? perché devo morire? che mi attende dopo la morte? e simili, sono il primo passo da compiere se vogliamo dare un senso alla nostra vita.

Ma, come vedremo, noi siamo incapaci di rispondere a tali domande.

Dopo secoli di riflessione filosofica su tale argomenti i punti interrogativi rimangono, e con essi rimani il mistero.

O meglio: rimane LA CONSAPEVOLEZZA DELLA NOSTRA INCAPACITà a svelare il mistero; il che è già un passo avanti, perché ci avvia sulla strada giusta: quella di rivolgere la domanda ad un "Altro" che ne sa più di noi (1).

(1) Qualche Lettore potrà a questo punto non condividere la soluzione da noi anticipata. Noi Lo preghiamo di voler terminare la lettura almeno di questo primo capitolo e di dare poi il Suo giudizio.



Esamineremo quindi tra le tante cinque realtà per noi misteriose alle quali non possiamo sottrarci, ma delle quali dobbiamo poter dare una spiegazione: che serve infatti all'uomo scoprire i misteri dell'atomo o quelli del cosmo se poi non riesce a chiarire i misteri della propria esistenza?



1

LA NOSTRA ESISTENZA è UN MISTERO

Ogni bimbo che viene al mondo si rirtova ad esistere senza saperlo.

Di fatto nessun uomo è libero di decidere se esistere o no.

E' NATO UN BIMBO. E' nato senza volerlo, anzi senza neppure saperlo: s'è trovato al mondo e nulla più!

Ogni giorno nascono sulla Terra più di centomila bambini come lui, ma nessuno di essi ha scelto di esistere.

NOI TUTTI SIAMO NATI COSì. Siamo al mondo senza averlo voluto; siamo nati da genitori a noi sconosciuti; siamo nati in un tempo e in un luogo non scelti da noi. Siamo nati mentre avremmo potuto non nascere...

Chi allora ha deciso la nostra esistenza? chi l'ha realizzata? chi ci ha donato questi genitori e non altri? chi ha stabilito che nascessimo in questo secolo e non in un altro?

Veramente la nostra esistenza è un grande mistero: un mistero che adombra la presenza di Uno che tutti ci sovrasta e ci domina, e che decide e realizza a suo piacimento la venuta nel mondo di ciascuno di noi (2).

(2) Il «mistero della nostra esistenza» non è legato tanto alla nostra esistenza «corporea», quanto alla nostra esistenza «spirituale».

Sappiamo infatti che il nostro corpo è il risultato di una evoluzione biologica che inizia col concepimento e cessa con la morte.

Ma in noi c'è qualcosa di più: ognuno di noi è «cosciente di esistere», «sa di essere lui» e non un altro; sa di possedere il proprio corpo come «suo», di essere «soggeto di azioni responsabili», di essere «persona».

Ebbene, è proprio in questo «avere coscienza di sé» («l'autocoscienza», come la chiamano i filosofi), in questo riconoscersi esistente come individuo, come un «io» personale distinto dagli altri, che si manifesta il mistero della nostra esistenza.



2

CIò CHE SIAMO è UN MISTERO

Divenuto grandicello, il bimbo si acorge di avere testa, mani e piedi. In realtà ognuno di noi è costretto ad accettare se stesso così come è.

PASSANO GLI ANNI: il bimbo si apre alla vita e incomincia a scoprire se stesso. Le sue mani, per esempio, cosi agili ed utili. I suoi occhi, che si aprono come due finestre sul mondo. E poi la sua intelligenza che legge il significato delle cose; e il suo potere d'amare...

NOI TUTTI CI SIAMO RITROVATI COSì; due mani per lavorare, due occhi per vedere... l'intelligenza e l'amore.

Nessuno di noi ha potuto sottrarsi dall'essere quello che è; noi tutti siamo stati costretti a subire noi stessi (3).

(3) Notiamo che anche i genitori sono costretti a «subire» ed «accettare» i propri figli così come sono: essi infatti non sono che semplici collaboratori di «Qualcuno» che li ha progettati e voluti così.



Chi allora ha deciso la forma del nostro corpo e le attitudini della nostra anima? Più ancora: chi ha deciso che dovessimo avere un corpo ed un'anima? chi ci ha ideati e voluti così?

Ancora una vola dobbiamo rispondere: Qualcuno più grande di noi, che ci ha fatti come meglio ha voluto, decidendo tutto per noi.



3

LA NOSTRA MORTE è UN MISTERO

Passano gli anni e il bimbo di allora è oggi un vecchio vicino a morire.

Anche l'invecchiamento e la morte sono realtà che tutti dobbiamo subire in silenzio. LA VITA è PASSATA VELOCE ed è giunta al suo termine: il bimbo di allora è oggi un vecchio che attende la morte. Anche noi tutti, senza eccezioni SAPPIAMO DI DOVER UN GIORNO MORIRE possiamo allontanarne il pensiero ma non la certezza; possiamo tentare di ritardarne l'evento, ma sappiamo di non poterlo evitare per sempre.

Davanti a un fatto così sconvolgente, così non voluto eppure così certo e così universale, ognuno si chiede: ma perché non posso vivere sempre? Chi ha stabilito che l'uomo debba morire, che io debba morire? (4).

(4) Nel problema della morte è contenuto anche il problema del male fisico: la morte infatti è come la «somma» di tutti i mali che ci possono colpire su questa terra.

Pertanto, alla domanda «Perché la morte?» devo aggiungere le domande: «Perché il dolore, specialmente quello degli innocenti, perché le malattie? perché le carstie, i terremoti, le alluvioni? perché le ingiustizie sociali, gli inquinamenti, 1a fame nel modo, le guerre?».

Di tutti questi mali (dei quali la morte è la somma) a noi preme ora non tanto stabilire causa (ma anche questa ci sarà svelata da «Colui che ci ha fatti», ed è il peccato), quanto piuttosto conoscere la loro «funzione» nella nostra vita concreta: il male fisico è un assurdo o ha uno scopo? è per noi solo una «perdita» o ha invece una sua «contropartita» che chiude il bilancio in vantaggio per noi? E vedremo che l'ipotesi giusta è proprio quest'ultima.



E di nuovo il pensiero corre a Colui che è padrone della vita dell'uomo e che ha scelto per l'uomo questo destino: un destino per noi misterioso e apparentemente crudele ma che non può non avere un suo senso e una sua spiegazione.

Un senso e una spiegazione che solo Lui può svelarci.



4

DOPO LA MORTE: UN ALTRO MISTERO

La tomba è veramente il traguardo finale della vita dell'uomo? O invece non è che un passaggio al di là del quale egli continua la propria esistenza? ,,

QUANDO VERRà LA MORTE e il nostro corpo giacerà senza vita, che sarà di noi? Cadremo di colpo nel nulla come se mai fossimo stati, o continueremo ad avere la coscienza di esistere?

Cosa esperimenteremo in quell'istante supremo? Avverrà l'incontro con Colui che ci ha dato l'esistenza, o la Sua presenza continuerà a restare misteriosa per noi?

E inoltre, saremo felici per il bene compiuto e puniti per il male commesso? rivedremo i nostri cari e potremo restare sempre con loro?

NESSUNO PUò RISPONDERE a queste domande, neppure il più grande filosofo, neppure tutti i filosofi dell'umanità uniti insieme, perché nessuno di loro sa queste cose.

Sarà allora la nostra morte un salto nel buio?

è mai possibile che la conclusione di tutta la nostra esistenza di uomini, benché inevitabile, sia incerta come un gioco d'azzardo?

Ancora una volta il pensiero corre a Colui che ci ha fatti e ci ha fatti mortali. Lui e Lui solo sa quel che ci attende dopo la morte. Lui e Lui solo può dircelo.



5

IL SENSO DELLA STORIA UMANA

La Terra vista dallo spazio ci porta a riflettere sul senso della storia umana. Possibile che tutto finisca quaggiù? Ecco LA NOSTRA TERRA vista dallo spazio. Su questa piccola sfera vagante nell'universo l'umanità intera ha iniziato e vissuto la sua storia e si appresta a vivere il proprio futuro.

è qui che gli uomini hanno costruito le loro grandi civiltà ed è qui che queste civiltà sono, ad una ad una, crollate.

è qui che migliaia di generazioni umane hanno incominciato felici la propria esistenza, ed è qui che tutte sono ritornate ad essere polvere.

è qui che la nostra generazione guarda oggi fiduciosa al futuro, ma è pure qui che, domani, noi tutti saremo sepolti. QUESTO CICLO di nascita, di vita e di morte è essenziale all'umanità così come storicamente esiste. Qualunque progresso scientifico, qualunque conquista tecnica, qualunque benessere sociale realizzabile dall'uomo potranno ritardarne la conclusione, ma non annullarlo.

VIENE ALLORA DA CHIEDERSI: qual è il senso della storia umana? Possibile che tutto quanto l'uomo costruisce sulla terra non lasci traccia per lui al di là della morte? Possibile che l'umanità intera, a ondate successive, perisca nel nulla, dopo aver lavorato e sofferto per millenni sulla terra?

O invece la morte non è che una porta, al di là della quale la storia umana continua e trova il suo senso e il suo compimento?

A queste domande nessun uomo ha saputo rispondere, né mai lo potrà. Il mistero è più grande di noi. Le congetture e le ipotesi non possono certamente bastare. La risposta sicura va cercata al di fuori dell'uomo; meglio, al di sopra dell'uomo: in Colui che lo ha fatto.
II

COLUI CHE CI HA FATTI

IL DILEMM è evidente:

o rinunciare a una spiegazione sul senso della nostra vita (e molta gente fa questa rinuncia...)

o chiedere questa spiegazione ad un «Altro» che ne sa più di noi.

Di questo «Altro» abbiamo già intuito la presenza negli «interrogativi» che la nostra esistenza porta con sé.

A questo «Altro» abbiamo già dato anche un nome, e lo abbiamo chiamato «Colui che ci ha fatti».

Chiediamoci ora: QUESTO «ALTRO» ESISTE DAVVERO? Veramente oltre il mondo nel quale viviamo c'è un Essere dal quale questo stesso mondo dipende?

RISPONDIAMO DI SI, e ne vediamo ora il perché.



1 IL MONDO CI RIVELA COLUI CHE LO HA FATTO

1) UNA PREMESSA:

Ognuno di noi comprende benissimo che una cosa che ancor non esiste non può darsi l'esistenza da sé: sarebbe UN ASSURDo pensare il contrario. Dal nulla infatti non può nascere nulla.

2) UN FATTO:

L'ESPERIENZA Ci mostra però che ogni realtà che vediamo nel mondo è prodotta da un'altra realtà che già c'era prima di lei: le spighe del campo derivano dal chicco di grano, l'uomo deriva dall'uomo, gli astri attuali da precedenti formazioni di materia... Tutti gli oggetti che ci circondano sono frutto di trasformazioni (operate dalla natura o dall'uomo) di altri corpi preesistenti.

Di questo nessuno dubita.

3) LA CONSEGUENZA:

Eppure proprio da questa premessa e da questo fatto ammessi da tutti scaturisce una verità sulla quale non tutti riflettono: se ogni cosa deriva da un'altra che già c'era prima di lei, ALL'INIZIO di tutta la serie di cose prodotte DEVE ESISTERE UN ESSERE NON PRODOTTO DA ALCUNO, UN PRINCIPIO NON PRINCIPATO, CHE ESISTE PER PROPRIA VIRTù.

DIVERSAMENTE non sarebbe mai potuta iniziare la serie delle cose che vediamo nel mondo (1).

(1) I filosofi dicono le stesse cose introducendo i concetti di «relativo» e di «assoluto».

Tutto quanto esiste nel mono (essi dicono) non ha in sé la ragione della propria esistenza, ma l'ha in un altro dal quale l'ha ricevuta: la sua esistenza è cioè «RELATIVA » ad un altro.

Ma le realtà «relative», quando esistono (ed il mondo nel quale viviamo esiste), proprio perché non hanno in sé la ragione della propria esistenza, ci testimoniano l'esistenza di «un Altro» che ha in Sé la ragione della propria esistenza, che esiste da Se stesso, cioè di un «ASSOLUTO» senza del quale il mondo «relativo» non esisterebbe.

L'esistenza del «relativo» (il mondo) ci testimonia l'esistenza dell'«Assoluto», cioè di Dio.



IN TAL MODO, proprio la riflessione sulle realtà terrene ci conduce alla scoperta dell' "Altro" che esiste all'inizio di esse, e che vi esiste per propria virtù: ci conduce cioè alla scoperta di DIO.



2 UNA DIFFERENZA IMPORTANTE: DA SEMPRE DA Sé

A QUESTO PUNTO può sorgere spontanea una domanda: SE l'universo nel quale viviamo fosse eterno, cioè ESISTESSE DA SEMPRE, che necessità vi sarebbe di un Dio creatore per spiegare l'inizio di tutte le cose esistenti?

Il dubbio è insidioso, ma è solo apparente e si dissolve riflettendo che altro è dire che una cosa esiste «da sempre» e altro è dire che una cosa esiste «da sé».

"Da sempre" si riferisce al tempo dell'esistenza di una cosa.

"Da sé" si riferisce alla causa che ha fatto esistere quella cosa (2).

(2) «Tempo» e «Causa» sono due concetti diversi che non interferiscono a vicenda, come ad esempio il «colore» e la «grandezza». Io posso avere un oggetto rosso piccolo oppure grande, senza che il colore rosso sia meno rosso nel primo che nel secondo. Allo stesso modo il tempo più o meno lungo dela esistenza di una cosa non elimina la necessità di una causa che faccia esistere quella cosa.



Ci sia consentita UNA IMMAGINE: Qualunque film, sia breve che lungo (e questo riguarda il tempo)... ... ha un autore, un "regista" che lo ha fatto (cioè una causa): diversamente il film non potrebbe esistere.

La lunga durata del film (tempo) non elimina la necessità del regista (causa), ma anzi la presuppone ancor più, tanto che se ci fosse un film eterno, (ossia di durata infinita) si deve a maggior ragione concludere che anche il regista che lo ha fatto è eterno.

COSì AVVIENE DELL'UNIVERSO nel quale viviamo: quand'anche esso fosse eterno cioè esistesse da sempre (3)

(3) La scienza attuale non ha dimostrato l'eternità dell'universo, e dispone anzi di elementi (Secondo e Terzo pricipio della Termodinamica) che inducono a concludere che l'universo nel quale viviamo ha avuto un inizio nel tempo.



ciò non porterebbe a concludere che si è tatto da sé, ma al contrario, che la Causa (Dio) che lo ha fatto è essa pure eterna!



3 COLUI CHE CI HA FATTI: L'INFINITAMENTE PERFETTO

SEGUENDO LA NOSTRA RAGIONE e riflettendo su noi stessi e sul mondo, Dio ci si impone come LA REALTà SUPREMA che esiste necessariamente e da sempre. Realtà totalmente diversa da ogni altra realtà che vediamo nel mondo, perché queste ultime "ricevono" l'essere, mentre Dio è "la Sorgente" dell'Essere, Cioè L'ESSERE STESSO INFINITO. L'immagine del sole e dei raggi che da esso promanano può aiutarci a comprendere i rapporti tra Dio, sorgente infinita di ogni perfezione, e le creature che sono da Lui dipendenti e limitate nelle loro perfezioni.

Ne viene che mentre le realtà che vediamo nel mondo sono limitate nelle loro perfezioni ‹vitalità, potenza, sapienza, bellezza, bontà, felicità...), Dio invece è INFINITO nelle Sue perfezioni. Ciò significa che Dio è vita infinita, è potenza infinita (e come tale può realizzare tutto ciò che vuole, anche creare dal nulla), che è sapienza infinita, bontà infinita, felicità infinita... in una parola che è PERFEZIONE INFINITA (4).

(4) é ovvio che la «perfezione infinita» di Dio non si esaurisce nella vita, nella potenza, nella bontà, ecc. tutti "attributi" che noi sappiamo essere in Lui perché li vediamo riflessi nelle cose da Lui create ma sono infinitamente di più, sia nel numero che nella perfezione.



4 L'Universo è stato creato da Dio

Dio STA DUNQUE ALL'INIZIO di tutto l'Universo; questo lo abbiamo accertato senza ombra di dubbio.

Ora vogliamo chiederci: IN CHE MODO Dio ha dato inizio all'Universo?

A questa domanda una sola risposta è possibile: facendolo dal nulla, dato che precedentemente nulla ancora esisteva.

E "fare dal nulla" si dice "CREARE".

Da questo fatto scendono due considerazioni che fissano la nostra posizione di fronte a Dio.

Il raggio di luce dipende dal sole nel suo stesso esistere

1) L'Universo creato, e noi uomini in esso, DIPENDIAMO DA Dio per la nostra stessa esistenza; siamo cioè Sua proprietà nel senso più vero e Dio è veramente nostro Padrone e Signore.

II raggio di luce dipende dal sole nelle sue perfezioni (calore, luce, ecc.).

2) Tutto quanto c'è in noi di positivo, di buono, di bello, di vero, è PURA PARTECIPAZIONE della bontà, della bellezza, della verità infinita di Dio.

Ecco allora i due fondamentali ATTEGGIAMENTI che tutti noi dobbiamo assumere nei riguardi di Dio:

1) RICONOSCERE LA NOSTRA TOTALE DIPENDENZA DA Lui: Ognuno di noi deve confessare a se stesso che Dio è "il Tutto" e che noi (da noi stessi) siamo "il nulla".

Questo riconoscimento e questa confessione si esprimono nella ADORAZIONE di Dio, che è perciò il primo dovere dell'uomo, il primo omaggio alla verità.

2) RICONOSCERE CHE TUTTO QUANTO NOI SIAMO E POSSEDIAMO è "DONO GRATUITO" DI DIO.

Questo riconoscimento si esprime nel RINGRAZIAMENTO per quanto Dio ci ha donato e nella DOMANDA per avere ancora da Lui.

Il riconoscimento della VERITA che si fa adorazione, ringraziamento e domanda è il contenuto di ogni rapporto e di ogni nostro colloquio con Dio, cioè di ogni PREGHIERA: per questo l'uomo che non prega è fuori della verità.



5 La creazione è stata un atto di amore

QUANDO Dio ci HA CREATO DAL NULLA, non lo ha fatto per sé, ma per noi; non ha inteso accrescere la Sua felicità (ne lo avrebbe potuto, essendo già infinita!), ma donare a noi un raggio della Sua felicità.

La Creazione è stata UN ATTO DI ALTRUISMO, UN ATTO DI AMORE.

Tuttavia questo atto di amore di Dio non poteva avere come scopo SUPREMO che LA GLORIA E L'ESALTAZIONE DI DIO STESSO, e ciò per due motivi:

anzitutto perché Dio non può subordinarsi alla sua creatura;

e poi perché la creatura non può trovare la propria felicità se non in Dio, sorgente unica ed infinita di felicità.

Dio crea l'uomo per farlo felice; ma non può farlo felice se non unendolo a Sé.

COSI' DIO CI CREA PER FARCI FELICI, ma Cl FA FELICI CREANDOCI PER Sé.

L'uomo, questa creatura che può pilotare liberamente la propria esistenza verso mete diverse, deve sapere e ricordare che l'unico porto ove lo attende la propria felicità è il "porto di Dio", e che di conseguenza l'unica rotta da seguire è "la volontà di Dio" su di lui.

L'OBBEDIENZA A DIO è quindi per l'uomo il massimo atto di saggezza, come la disobbedienza a Dio è la stoltezza suprema perché la prima lo conduce e la seconda lo distoglie dal conseguire la propria felicità.
III

NOI E DIO

1 L'iniziativa dell'uomo: la religiosità umana.

CHIUNQUE, o perché illuminato dalle pagine precedenti o per suo proprio intuito, sia giunto a condividere i pensieri fin qui esposti e a riconoscere nel suo intimo la realtà di Dio, non potrà non porsi un altro problema: quello dei propri rapporti con Dio, cioè IL PROBLEMA RELIGIOSO (1).

(1) La parola "Religione" deriva dal latino «relegare» (legare insieme) e designa comunemente il legarne, ossia i rapporti che intercorrono tra gli uomini e Dio.



La religiosità egiziana è uno dei grandi tentativi compiuti dall'uomo per stabilire un proprio rapporto con Dio.

Gli uomini di tutti i tempi anche se semplici e indotti lo hanno affrontato ritenendolo il loro primo dovere di uomini, anche se poi lo hanno risolto in modo parziale e spessissimo errato:

hanno cercato anzitutto di "identificare Dio", di scoprirne il volto e il luogo della presenza in mezzo a loro; e spesso lo hanno concretizzato nelle forze della natura o negli astri del cielo, e gli hanno eretto templi ove poterlo incontrare.

poi hanno cercato di "stabilire un rapporto con Lui", che non poteva essere che di sudditanza, offrendogli il culto della preghiera e del sacrificio.

da ultimo "hanno teso l'orecchio alla voce di Lui", pensando di udirla e con ragione nel dettame interiore della propria coscienza.

è nato cosi per iniziativa dell'uomo un "legame" nuovo con Dio, una "religione" appunto, che chiameremo "UMANA".

L'ORIGINE "UMANA" di questa religiosità rende ragione di alcuni fatti oggi non bene interpretati:

1) del numero e della varietà di queste forme religiose.

Proprio perché nascono dall'uomo, ogni uomo è per così dire il fondatore della propria religiosità, anche se poi, nel corso dei secoli, le singole religiosità, sotto la guida di persone più dotate, si sono riunite in correnti religiose alle quali molti uomini ed interi popoli si sono aggregati.

2) dei loro difetti e dei loro limiti.

Proprio perché frutto della limitata intelligenza dell'uomo che vuol penetrare l'infinita Realtà di Dio, le religioni "umane" attingono solo parte della Verità e contengono inevitabilmente errori, assumendo talvolta, nella pratica, forme di culto aberranti e crudeli, anche quando l'intenzione era di rendere con esse omaggio a Dio.

3) del fondamento razionale di queste forme religiose.

Queste forme di religiosità, infatti, sono nate dall'uomo in quanto razionalmente consapevole della propria dipendenza oggettiva da Dio, e non non sono affatto proiezione fantastica e irrazionale del proprio bisogno di sicurezza in un essere immaginario (2).

(2) Questa è appunto la tesi marxista sulla religione, secondo la quala l'uomo trasferisce (alienandosi) le sue aspirazioni alla felicità totale in una entità inesistente che immagina al di fuori di lui e che chiama Dio.

Per il marxismo (ma anche per tante forme di filosofie contemporanee che cercano nell'uomo la spiegazione di tutto), l'alienazione religiosa è quindi una "illusione", seguendo la quale l'uomo si allontana dalla realtà.

Ma questa tesi trova la sua confutazione proprio in ciò che è detto in queste pagine, nelle quali proprio la ragione umana ci ha condotti a capire che la vera e fontale Realtà è Dio e che solo avvicinandosi a Lui l'uomo può veramete realizzare se stesso.



Pur nella loro limitatezza e imperfezione queste religioni "umane" sono tuttavia lo sbocco più nobile della attività dell'uomo, e preparano il terreno nel quale potrà germogliare e fruttificare l'iniziativa di Dio.



2 L'iniziativa di Dio: la religione divina

DIO HA CREATO L'UOMO e l'ha creato bisognoso di Sé: bisognoso di conoscerLo, bisognoso di adorarLo, bisognoso di ubbidirLo.

Le religiosità umane delle quali abbiamo parlato sono questo sforzo che l'uomo ha compiuto per incontrare Dio e stabilire rapporti con Lui, anche se ha dovuto cercare nel buio, come a tastoni, senza raggiungere mai certezze profonde e definitive.

MA SE IN QUESTO BUIO DIO ACCENDESSE UNA LUCE, se Dio prendesse Lui l'iniziativa di manifestarsi all'uomo, se gli parlasse di sé come un padre parla ai suoi figli, allora la ricerca di Dio sarebbe compiuta.

E QUESTO DIO LO HA FATTO: ha acceso la Sua luce nelle nostre tenebre e ci ha parlato de sé. Si è manifestato all'uomo senza ombra di dubbio, lo ha illuminato sui problemi fondamentali della propria esistenza e del proprio destino, ha stabilito con lui un legame autentico, una "RELIGIONE" che, essendo da Lui rivelata, chiameremo giustamente "DIVINA" (3).

(3) La religione "divina", cioé stabilita per iniziativa di Dio, si dice «rivelata» (da «revelare», togliere il velo) perché in essa Dio ci manifesta Se stesso, come se togliesse un velo che Lo nascondeva a noi.

Ci pare pure importante precisare alcune caratteristi che che distinguono la religione "divina" da quelle "umane":

1) Le religioni "umane" sono molte, tante quanti sono gli uomini o i gruppi di uomini che le hanno espresse; quella "divina" è una, come uno è Dio che l'ha rivelata e una è la Verità.

2) Le religioni "umane", proprio perché elaborate da uomini che non conoscono tutta la verità, contengono molti errori. La religione "divina" è invece infallibilmente vera, cioè rispecchia fedelmente la realtà.

3) Le religioni "umane" sono vie imperfette per raggiungere Dio e, come tali, incerte e provvisorie. La religione "divina" è la via perfetta che conduce a Dio e, come tale è sicura e definitiva.

4) Le religioni "umane" sono accettate da Dio, perché manifestazione della buona volontà di uomini che, senza loro colpa, ancora Lo ignorano; ma la religiobe "divina" è esigita da Dio da parte di coloro che l'hanno conosciuta, perché è l'unica espressione oggettivamente vera dei rapporti tra l'uomo e Dio.



Ecco rappresentata simbolicamente la differenza tra le molteplici religioni umane (a sinistra) nate per iniziativa degli uomini che cercano Dio e l'unica Religione Divina, nella quale è Dio . che si manifesta (si "rivela") all'uomo e gli comunica la Verità, su Dio e sull'uomo, senza errore ed in modo comprensibile a tutti.

Certamente per conoscere quale sia l'unica Religione "divina", ossia l'unica "vera", è necessario conoscere "1e prove razionali" (ossia comprensibili dalla ragione umana) della sua verità.

Queste prove le daremo nel capitolo IV, anche se, nel seguente n° 3 allo scopo di poter valutare la forza delle stesse prove anticiperemo la conclusione alla quale tali prove ci condurranno.



3 La religione divina è il Cristianesimo

A questo punto vogliamo anticipare una affermazione che per chi scrive è certezza e per chi legge se già non lo è lo potrà (e lo dovrà) diventare:

QUEST'UNICA VERA RELIGIONE RIVELATA DA Dio, che sola ci fa conoscere Dio quale è veramente e che sola ci può perfettamente congiungere a Lui, è IL CRISTIANESIMO.

Il lettore chiederà: Le prove? Rispondiamo: le prove ci sono, e le esporremo. Prima però ci preme descrivere, condensandolo in pochissime righe, il Cristianesimo stesso: diversamente il lettore non potrebbe valutarlo in modo adeguato né in sé né nelle prove che Dio ci ha dato per garantirlo come proveniente da Lui.

Qual è dunque L'ESSENZA DEL CRISTIANESIMO?

La condenseremo in tre punti, strettamente legati tra loro:

Perché l'uomo potesse unirsi a Dio, Dio stesso si è fatto uomo in uomo Gesù Cristo realizzando in Cristo l'unione uomo dell'uomo con Dio.

1) Il Cristianesimo è LA PARTECIPAZIONE DELL'UOMO ALLA STESSA VITA INFINITA DI Dio, è la "divinizzazione" dell'uomo. Già sappiamo che l'uomo non può trovare la propria felicità se non unendosi a Dio, sorgente unica di felicità: ebbene, Dio ha voluto che questa unione dell'uomo con Lui fosse la massima possibile, cioè l'unione di vita.

2) Dio ha realizzato questa unione FACENDOSI LUI STESSO UOMO COME NOI e prendendo il nome di Gesù.

In altre parole questa «unione di vita», per un misterioso disegno di amore, è iniziata da Dio: Lui stesso ha voluto farsi uomo in Gesù Cristo il quale è così diventato il «primogenito» di molti fratelli, modello e causa della divinizzazione di ogni altro uomo (1).

(1) Perché il lettore possa comprendere il senso esatto di queste affermazioni, vogliamo qui ricordare i due principali Misteri della Fede cristiana:

1) Il Mistero della Santissima Trinità, nel quale ci è rivelato che l'unico Dio vive in tre Persone, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.

2) II Mistero della Incarnazione, nel quale ci è rivelato che la seconda Persona della Santissima Trinità, cioè il Figlio, si è fatto uomo come noi, nascendo da Maria Vergin e prendendo il nome di Gesù.



3) Ogni singolo uomo che, nell'unica ed irrepetibile vita terrena, si RISOLVE LIBERAMENTE PER CRISTO, coopera con Dio a realizzare la propria divinizzazione.

L'adesione a Cristo inizia con la fede in Lui, si perfeziona con l'amore per Lui e si conclude nell'unione perfetta ed eterna con Lui, meta suprema della speranza cristiana.

Ecco dunque cos'è il Cristianesimo: è DIO CHE SI FA UOMO (IN CRISTO), PERCHé L'UOMO POSSA (IN CRISTO) DIVENIRE DIO (2).

(2) Questa espressione, che a prima vista può sembrare forte, rispecchia fedelmente la realtà: l'uomo, pur rimanendo «creatura», partecipa veramente alla Vita del suo «Creatore».



Tutto il resto, benché importantissimo, è orientato alla realizzazione di questo supremo disegno d'amore.



IV

LE GARANZIE DI DIO

Ed eccoci ora alla domanda centrale: QUALI GARANZIE Dio ci dà che il Cristianesimo è veramente la religione divina?

Diciamo subito che le prove che Dio ci offre non sono così travolgenti da costringere il lettore ad aderivi. SI tratta piuttosto di segni validi, anzi validissimi, ma che richiedono, per essere accettati, la disponibilità personale di chi li esamina.

Il proverbio: «non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere», qui calza a pennello. Dio infatti si mostra solo a chi lo vuole sinceramente vedere e si nasconde a chi non vuol saperne di Lui.

Al lettore di buona volontà che si è messo sinceramente alla ricerca di Dio, noi esporremo ora alcuni di questi «segni», ognuno dei quali ha certamente le caratteristiche di uno speciale intervento divino, ma la cui forza probante appare completa quando venga considerato insieme con gli altri.



1 Il «segno» dell'Antico Testamento

Tra le esperienze religiose dell'umanità ce n'è una che si stacca nettamente da tutte le altre: l'esperienza religiosa del popolo d'Israele.

Mentre infatti tutti gli altri popoli della storia esprimono religiosità che col tempo degradano e si fossilizzano, quasi contenessero in sé i germi della decomposizione, il popolo d'Israele vive una religione che non solo si conserva intatta nel tempo, ma che si perfeziona e si spiritualizza sempre più.

QUESTA ASSOLUTA ORIGINALITà DELLA RELIGIONE D'ISRAELE, testimoniata dai libri dell'Antico Testamento, si manifesta soprattutto così:

1) nella fede che questo popolo ha in un unico Dio, fede che conserva intatta nel corso dei secoli pur in mezzo a mille tentazioni di idolatria.

2) nell'attesa, crescente nel corso dei secoli, che si realizzino le promesse divine, specialmente quella del Messia, cioè del Cristo salvatore (1).

(1) Per una lettura facile e dell'Antico Testamento, raccomandiamo il volume: Lettura Catechistica dellAntico Testameno, edito dalla MimepDocete di Pessano, curato da Mons. Enrico Galbiati, dove sono messi in rilievo i progressivi sviluppi storici e profetici dell'Antico Testamento.



Tutto ciò è espresso in modo semplice e quasi plastico da un grande biblista italiano (2),

(2) GalbiatiPiazza, Pagine difficili della Bibbia, Bevilacqua e Solari, Genova, 1954, pagg. 2628.



al quale cediamo la parola, certi di affidare il lettore a un maestro che per la immensa cultura biblica e il profondo senso della storia merita la sua fiducia e la sua piena adesione.

«Supponiamo di controllare dall'alto di una collina, per lungo tratto, il corso di un fiume. Il fiume scorre largo e lento, e noi distinguiamo sulla superficie delle acque tronchi, rami frondosi divelti dalla bufera e detriti di ogni genere.

Tutto questo materiale si muove nella stessa direzione: la direzione della corrente. Di tanto in tanto qualche colpo di vento fa oscillare tronchi, rami e detriti: si urtano, sembrano retrocedere per un momento, qualcuno va ad arenarsi in un'insenatura e vi rimane come in riposo, mentre gli altri continuano il loro corso fatale, sempre nella stessa direzione, sempre alla deriva. è naturale, c'è la forza dell'acqua che li spinge: non può avvenire diversamente.

Ma ecco che fissando lo sguardo vediamo apparire, giù infondo dove vanno scomparendo i i tronchi e i detriti, un punto nero che avanza in direzione contraria e sta avvicinandosi lentamente. Che è mai ciò? Come può muoversi, non per qualche istante, ma con movimento sicuro e continuo, sempre in direzione contraria alla corrente, aggirando abilmente gli ostacoli?

Non c'è che una risposta: quella zattera, o barca che sia, è guidata da un essere intelligente, capace di risalire la corrente, perseguendo una meta ben definita».

Dall'immagine, il biblista passa ora alla sua significanza storica:

«è cosi che scopriamo l'indizio non equivoco dell'avvenuto intervento divino nella storia religiosa dei popoli. Noi li vediamo deviare nei millenni sempre secondo le stesse direzioni fatali: la magia, la consuetudine, l'indifferenza morale. Di tanto in tanto c'è qualche oscillazione: qualcuno scopre un frammento di verità: il monoteismo di certi pensatori, l'amore degli Stoici per la virtù, la brama di purificazione del Platonismo, il disprezzo dei valori terreni presso i filosofi indiani. Ma nulla si oppone efficacemente all'universale degradare del senso religioso delle masse. Di tanto in tanto qualche tronco si arena e arresta il suo corso: sono le religioni consuetudinarie, fossilizzate in uno stato di quiete, senza rimorsi e senza speranze.

MA ECCO, IMPROVVISAMENTE, SPUNTA L'IDEA MONOTEISTA in un piccolo clan, in una famiglia di seminomadi che fa la spola tra il deserto Siriaco e il sud della Palestina.

«Nessuna meraviglia qualcuno commenta e un caso, ma passerà: quel piccolo clan finirà per assorbire le idee dei suoi vicini...».

Ma dopo qualche secolo il clan è diventato un piccolo popolo ed ha ancora la stessa idea; in più ha una Legge, imperniata su quell'idea; un decalogo morale, e un luogo di culto. Qualcuno commenta:

«Strano! ma passerà; il contatto politico e culturale con i grandi popoli dell'Asia anteriore farà andare alla deriva anche Israele...».

Se non che, dopo qualche secolo ancora, in seno a quel popolo appaiono e Profeti. Altro fenomeno psicologico inspiegabile! Non è uno, non sono pochi sognatori; è una serie che si protrae nei secoli, svariatissima nei soggetti, sempre coerente e progressiva nell'idea.

La religione monoteistica è salva ed è ormai ben delineata: Provvidenza divina, impegno morale, retribuzione, messianismo.

FINALMENTE VIENE CRISTO: arriva come una persona attesa da secoli, col lieto messaggio della Redenzione universale, coll'onda vivificatrice della Grazia, col sublime programma della Carità.

Il patrimonio religioso di Israele non solo è salvo ma potenziato ed impreziosito fino all'inverosimile, parte alla conquista del mondo».

Ed ecco infine l'interpretazione di questo fenomeno storico: «Domandiamoci ora lealmente: perché questa idea ha camminato contro corrente, procedendo sempre nella medesima direzione, come per seguire un piano prestabilito? Donde questa continuità di disegno in un viaggio millenario? Perché questa idea religiosa non fu travolta nella comune deriva?»

E risponde:

«E' DIO CHE HA PARLATO! E' DIO CHE SI E' INSINUATO NELLA STORIA DEGLI UOMINI!»



2 Il «segno» del Vangelo

Il Vangelo come sappiamo è la narrazione, scritta da testimoni oculari o da persone che hanno interrogato i testimoni oculari, di quello che Gesù Cristo ha fatto ed ha detto. Il Vangelo è quindi prima di tutto un libro storico (1).

(1) Invitiamo il lettore che volesse avere qualche basilare notizia sulla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) come documento storico, a leggere l'Appendice.



Usando quindi il Vangelo come documento che riferisce fatti realmente avvenuti, vogliamo mettere in evidenza DUE ASPETTI STRAORDINARI DELLA FIGURA DI CRISTO, inspiegabili senza riconoscere l'intervento divino a suo favore: e cioè l'avveramento in lui delle profezie antiche e il carattere unico della sua personalità.

1) IN GESù SI SONO AVVERATE LE PROFEZIE DELL'ANTICO TESTAMENTO.

Il primo fatto straordinario (inspiegabile umanamente e unico nella storia) è che l'Antico Testamento annuncia con anticipo di secoli la venuta di un uomo il Cristo nel quale «saranno benedette tutte le nazioni della terra» (Genesi, 22,18).

Di questo uomo l'Antico Testamento profetizza con precisione molti particolari che non avrebbero mai potuto essere realizzati a bella posta, perché indipendenti dalla volontà umana (come il luogo e il tempo della nascita e le circostanze della morte), ma che di fatto si realizzarono in Gesù Cristo.



1) IL LUOGO DELLA NASCITA: BETLEMME Michea 5,2 Luca 2,17

2) IL TEMPO DELLA NASCITA Aggeo 2,7 Luca 2,17 Daniele 9,2427 Luca 2,17 Malachia 3,1; 4,5 Luca 2,17

3) NASCERà DA UNA VERGINE Isaia 7,14 Luca 1, 2638

4) CIRCOSTANZE PARTICOLAREGGIATE CHE ACCOMPAGNANO LA SUA MORTE:

a) sarà flagellato, coronato di spine, sputacchiato Isaia 50,6 Giovanni 19, 11 Matteo 27, 2730

b) subirà una ingiusta condanna a morte Isaia 53, 712 Luca 23, 2025

c) le sue mani e i suoi piedi saranno perforati Salmo 21,17 Marco 15, 2225

d) berrà fiele ed aceto Salmo 68, 22 Giovani 19, 2830

e) nei suoi dolori sarà deriso Salmo 21, 89 Matteo 27, 3944

f) le sue vesti saranno tirate a sorte e divise Salmo 21, 19 Giovanni 19,02324

g) sarà trafitto da una lancia Zaccaria 12, 10 Giovanni 19, 3137

5) RISORGERà DALLA MORTE Salmo 15, 811 Matteo cap. 28 (Mc. 16, Luca 24; Gv. 20).



A prova di ciò, nella pagina 48 abbiamo elencato, nella colonna di sinistra, alcune di queste profezie dell'Antico Testamento, e nella colonna di destra la loro realizzazione in Gesù Cristo, come ci è testimoniata dai Vangeli.

A questo proposito ci piace qui ricordare ciò che quel grande genio che fu Biagio Pascal lasciò scritto nei suoi celebri "Pensieri": «Gesù è stato preannunciato, Maometto no. Per questo io credo in Gesù!» (Pensieri, n. 599).

2) GESù CRISTO è LUI STESSO GARANZIA DELLA SUA ORIGINE DIVINA.

Il secondo aspetto straordinario che accompagna la figura di Gesù è Lui stesso.

a) Coloro che hanno conosciuto Gesù (e furono moltissimi!) ce lo hanno descritto come un uomo perfetto, ed ancor oggi noi stessi, leggendo i Vangeli, non possiamo sottrarci al fascino del suo equilibrio, della sua bontà, del suo senso di giustizia, della sua profonda onestà e sincerità, della sua straordinaria unione con Dio: in una parola, della sua santità.

b) Ma c'è di più. Dalla bocca di Gesù è uscito un insegnamento che ha veramente risolto gli eterni problemi dell'uomo: da quello della sua origine a quello del suo destino, da quello dei rapporti con i propri fratelli a quello dei rapporti con Dio.

Anche i misteri del dolore e della morte cessano di esser indecifrabili e quadrano perfettamente nel suo insegnamento come tessere di un grande mosaico che, per la prima volta, ci rivela la nostra grandezza di uomini.

c) Ma c'è ancora di più. Durante la propria vita (e le prove storiche sono schiaccianti) Gesù ha operato meravigliosi gesti di potenza (i "segni miracolosi") che testimoniano l'intervento di Dio in suo favore: Gesù domina e comanda alle forze cieche della natura, guarisce i malati, fa risorgere i morti; soprattutto fa risorger sé stesso dalla morte; e tutto questo alla presenza non solo di amici, ma anche di nemici che mai hanno potuto negare e neppur dubitare della verità storica dei fatti.

Questi «gesti meravigliosi di potenza», tutti volti al bene degli uomini specialmente dei più sfortunati, non solo sono in perfetta armonia con tutto l'insegnamento di Gesù, ma sono compiuti proprio in appoggio al suo insegnamento, specialmente alla sua dichiarazione di essere Lui, Gesù di Nazaret, il Figlio stesso di Dio fattosi uomo!

Davanti a un uomo che assomma in sé tanta santità, tanta sapienza, tanta misericordiosa potenza, come non «intuire» che li, in Lui, è la Verità che cerchiamo?

3 La convergenza dei «segni»

Se ora consideriamo tutti insieme i «segni» che abbiamo descritto, e cioè:

la storia religiosa del popolo d'Israele che da secoli attende il Cristo Salvatore,

le profezie dell'Antico Testamento e la loro particolareggiata realizzazione in Cristo,

l'equilibrio umano e la santità della Persona di Cristo,

la novità e sublimità inarrivabile del suo insegnamento,

la rivelazione per l'uomo di un destino (il più alto possibile!) di divina felicità,

la garanzia dei «segni miracolosi», ci accorgiamo che tutti convergono in un'unica testimonianza a favore di Cristo.

Ripetiamo: se questi segni, presi isolatamente, possono anche non avere per tutti una forza risolutiva, LA LORO CONVERGENZA IN FAVORE DI CRISTO non può non lasciare pensosa un'anima retta e amante della verità.

Non siamo ancora alla fede, ma siamo alla consapevolezza che la fede in Cristo non solo è ragionevole e possibile, ma che è ormai divenuta la meta di una ricerca personale alla quale io non posso più, in coscienza, sottrarmi.



V
IL MIO INCONTRO CON CRISTO

Il «centro» del Cristianesimo è dunque Cristo, Dio fattosi uomo.

Ma come può avvenire il nostro (il mio!) incontro con Lui?

Diciamo subito che questo incontro è qualcosa di unico nella vita di un uomo, proprio perché è l'incontro con Dio, e come tale si realizza in modo del tutto singolare.

Vediamone le linee maestre:

1) Nell'uomo nasce dapprima l'INTERESSE PER CRISTO.

Non però un interesse puramente intelletuale, di erudizione, ma personale, interiore, vitale.

Si ha l'intima percezione che Cristo è per noi, per me, colui che fin'ora c'è mancato e nel quale soltanto troveremo la soluzione di ogni nostro problema umano.

Questo interesse è suscitato in noi da Dio stesso: è un dono di Dio, è il primo appello alla fede.

2) A questa prima fase fa seguito (ma anche può sovrapporsi; i tempi, infatti, non contano in questo processo: possono essere lunghi o brevissimi) LA RICERCA DI CRISTO, non certo sui libri, ma nel popolo in cui Egli vive, ciò nella Chiesa.

C'è infatti un popolo che ha già incontrato Cristo, che già crede in Lui e già vive la Sua vita divina: ed è lì che bisogna cercarLo. è un popolo di uomini ancora peccatori ma che cammina sulla via di Dio, guidato da coloro (il Papa e i Vescovi) che fin dall'inizio Cristo ha stabiliti come continuatori della Sua missione divinizzatrice.

3) Se la ricerca sarà umile e sincera, se saprà, sotto la cenere delle debolezze che incontrerà, nella Chiesa, scoprire il fuoco della Parola e della Vita di Dio; si sarà perseverante nella preghiera, allora certamente avverà L'INCONTRO CON CRISTO.

Come avvenga questo incontro non è possibile dirlo in modo compiuto, ma solo adombrarlo:

L'uomo, per dono gratuito di Dio, INTUISCE CHI è GESU', l'onnipotente ed eterno Dio che si è fatto uomo per lui e che per lui è morto e risorto.

In quello stesso istante l'uomo RICONOSCE IN CRISTO IL SUO UNICO MAESTRO la cui parola, proprio perché parola di Dio, è da lui accettata con assoluta certezza come la Verità. Una luce nuova, proveniente da Dio, illumina la sua intelligenza che ora vede la realtà attraverso gli occhi di Cristo (1).

(1) La fede cristiana è uindi prima di tutto Fede in CristoDio e, solo attraverso Cristo, in tutte le altre realtà divine da Lui rivelate.



Proprio perché la fede è un modo di vedere «divino», è cioè un dono di Dio che scende dall'alto, l'uomo non può meritarla, ma solo chiederla ed accettarla in ginocchio, nella preghiera.

E quello di PREGARE è proprio l'ultimo invito che rivolgiamo al lettore.

Tanti uomini (e tanti filosofi) sono rimasti o sono ritornati nel buio perché hanno voluto cercare da soli, irrigidendosi in piedi: se avessero piegato le ginocchia e chiesto aiuto, come il bimbo chiede aiuto alla mamma, sarebbero certamente «entrati nel regno dei cieli» (Matt. X8,3).



Amico lettore, se queste pagine sono valse a rompere il velo della indifferenza e della sfiducia che forse prima avvolgeva la sua anima, compia ora il gesto più bello e più dignitoso che un uomo possa compiere: si metta in ginocchio, e preghi almeno così:

«Signore, se ci sei, parlami al cuore, perché io ho bisogno di Te».

O ripeta con il povero padre del povero ragazzo che chiede a Gesù di guarirlo: «Signore, io voglio credere, ma Tu aiuta la mia incredulità!» (Marco, 9,24).

E poi si presenti a un buon Sacerdote che a nome di Cristo chiarisca i suoi dubbi, ma soprattutto le doni, col perdono misericordioso di tutti i peccati, l'amicizia e la Vita divina con la quale Gesù ardentemente desidera infiammare il suo cuore (Luca, 12,49).

Dopo questo, dimentichi pure tutto quello che ha letto fin qui, e prosegua nell'umile preghiera, finché «Colui che sta alla porta e bussa» (Apoc. 3,20) sia entrato a prendere definitivo possesso dell'anima sua.