lunedì 8 gennaio 2018

(Mc 1,21-28) Gesù insegnava come uno che ha autorità



VANGELO DI MARTEDì 9 GENNAIO 2018
(Mc 1,21-28) Gesù insegnava come uno che ha autorità
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore

RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: 
Vieni o Santo Spirito e guidami attraverso la parola di Dio alla scoperta della verità.

- Questa preghiera allo Spirito Santo, può sembrare presuntuosa, chi sono io per conoscere la verità, ma io vorrei spiegare che è Gesù stesso che mi invita a farlo «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
Io conosco un Gesù che mi ha reso libera dal peccato, che mi lascia libera di scegliere, e che mi vuole libera di essere felice e cosciente di quello che sono e che posso ricevere.
Egli insegnava...quante volte ci ha detto: chiedi e ti sarà dato!
Anche i demoni lo sanno, conoscono la sua potenza, sanno che dove c' è Lui, non c' è posto per loro e noi invece, ci comportiamo sempre come se non ne fossimo coscienti.
Spesso la nostra testimonianza di fede è timida, oserei dire scialba, e questo mi mette i brividi.
Quanto crediamo in Dio? Quanto siamo incoscienti continuando a peccare? Crediamo veramente al castigo eterno?
Cerchiamo la luce che ci illumina, cerchiamo di abbracciare la verità e di liberarci veramente dalle catene della schiavitù del peccato.
Io credo che dobbiamo cercare di guarire nell'anima come nel corpo, dando un taglio netto di bisturi a tante nostre inclinazioni, altrimenti torneranno e non ne verremo mai fuori.
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COMMENTO DI:

+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, primo martedì del tempo ordinario, san Marco ci presenta Gesù insegnando nella sinagoga e immediatamente commenta: «Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come chi ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,21). Questa osservazione iniziale è impressionante. Infatti, il motivo dell’ammirazione di quelli che ascoltavano, da una parte, non è la dottrina, ma il maestro; non quello che viene spiegato, ma Colui che lo spiega; e, d’altra parte, non precisamente il predicatore, visto globalmente, ma specificamente rimarcato: Gesù insegnava «con autorità», cioè, con potere legittimo e irresistibile. Questa particolarità resta poi riaffermata per mezzo di una chiarissima contrapposizione: «non lo faceva come gli scribi».
In un secondo tempo, la scena della curazione dell’uomo possesso da uno spirito maligno aggiunge, al motivo dell’ammirazione personale, un fattore dottrinale: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità» (Mc 1,27). Dobbiamo notare tuttavia che il qualificativo non è tanto di contenuto come di singolarità: la dottrina è «nuova». Ecco un altro motivo di discordanza: Gesù comunica qualcosa di inaudito (mai come adesso questo qualificativo acquista un valore così importante).
Aggiungiamo una terza avvertenza. L’autorità proviene, inoltre, non solo dal fatto che Gesù «financo gli spiriti immondi gli obbediscono». Ci troviamo di fronte ad una contrapposizione così intensa come le due precedenti. All’autorità del Maestro e alla novità della dottrina, bisogna aggiungere il potere sugli spiriti del male.
Fratelli! Dalla fede sappiamo che questa liturgia della parola ci rende contemporanei dell’evento che abbiamo appena ascoltato e che stiamo commentando. Domandiamoci con umile riconoscenza: Sono convinto che nessun altro uomo ha parlato mai come Gesù, che è la Parola di Dio Padre? Mi considero ricco di un messaggio che non ha nessun paragone? Mi rendo conto della forza liberatrice che Gesù ed i Suoi insegnamenti hanno sulla vita umana e, più concretamente , nella mia vita? Mossi dallo Spirito Santo, diciamo al nostro Redentore: Gesù-vita, Gesù-dottrina, Gesù-vittoria, fa che, come si compiaceva il grande Ramón Lull al dire:`Viviamo in continua “meraviglia” di Te!´(possiamo anche noi ripetere spesso questa frase di fede e d’amore!).

domenica 7 gennaio 2018

(Mc 1,14-20) Convertitevi e credete nel Vangelo.



VANGELO DI LUNEDì 8 GENNAIO 2018
(Mc 1,14-20) Convertitevi e credete nel Vangelo.


+ Dal Vangelo secondo Marco


Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.


Parola del Signore




RIFLESSIONE DI LELLA


PREGHIERA: Padre buono e Santo, manda su di me il tuo Spirito per illuminarmi con la tua parola, fa che io possa seguire a pieno quello che tu mi vuoi concedere di capire.


- Gli avvenimenti della storia proseguono; Gesù ha appena cominciato a farsi conoscere attraverso le parole di Giovanni il Battista, che subito parla di conversione … non cerca di trascinarsi dietro persone che non vogliono cambiare, ma gli propone una scelta mettendo davanti a loro quello che sarà tutto il suo messaggio.
Ai discepoli che lo seguiranno, chiede di abbandonare tutto e di aiutarlo nella sua impresa, di riportare gli uomini sulla via della salvezza e, ancora oggi, molti lasciano la famiglia d’ origine per seguire Gesù in questa sua impresa. Grazie a questi uomini, noi oggi possiamo ricevere i sacramenti che ci permettono di essere perdonati e riavvicinati al Padre attraverso il Figlio. Non lasciamo che questi uomini combattano da soli al fianco di Gesù, ascoltiamoli e cerchiamo di aiutarli con la nostra testimonianza di figli di Dio, preghiamo per loro, spesso oggetto di attacchi da parte di satana.
Anche a noi fa lo stesso discorso, perché la sua parola è viva oggi come allora: Venite dietro a me, vi guiderò verso la salvezza, ma per fare questo, dovrete abbandonare tutto ciò al quale siete legati, che vi tiene attaccati a questa terra, ai piaceri materiali, perché vi tiene lontani da Dio.
Loro aiuteranno noi, in questo scambio reciproco dono dell' amore di Dio. Un aspetto che mi piace rilevare è come la chiamata del Signore possa arrivare quando meno te lo aspetti, quando magari sei preso da altre faccende, quando pensi di avere già una tua realizzazione nella vita, ed ecco che ti accorgi che Gesù ti sconvolge, ti fa lasciare tutte quelle cose che pensavi ti dessero sicurezza, e ti fa partire per un'avventura senza programmi, senza schemi.
Vi farò pescatori di uomini dice e loro lo seguono senza aver minimamente idea di cosa potesse voler dire pescare uomini. Forse una semplice analogia con il loro lavoro di pescatori di pesci e mentre cercavano ancora di capire, erano pescati e catturati da quest'uomo singolare che li trascinava fuori dalla loro vita. I pesci vivono nel mare e trarli fuori significa farli morire, ma morire a se stessi per vivere nel Signore, vuol dire nascere a vita nuova, vuol dire avere il coraggio di fare cose che da soli non potremmo né oseremmo mai fare, vuol dire spingerci a gettare le nostre reti là dove non penseremmo mai di farlo, vuol dire fidarsi di Gesù, ancora più di se stessi.
COMMENTO DI:
Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita alla conversione. «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Convertirsi, a che cosa? Forse sarebbe meglio dire: a chi? A Cristo! Così l’indicò Lui: «Chi ama padre e madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37).
Convertirsi significa accogliere riconoscenti il dono della fede e renderlo operativo mediante la carità. Convertirsi vuol dire riconoscere Cristo quale unico signore e re dei nostri cuori, dei quali può disporre. Convertirsi implica scoprire Cristo in tutti gli avvenimenti della storia umana, anche della nostra storia personale, coscienti che Lui è l’origine, centro e fine di tutta la storia, e che per Lui tutto è stato redento, e in Lui raggiunge la sua pienezza. Convertirsi suppone vivere di speranza perché Lui ha vinto il peccato, il maligno e la morte, e l’Eucaristia ne è la garanzia.
Convertirsi comporta amare Nostro Signore al di sopra di tutto, qui sulla terra, con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze. Convertirsi presuppone consegnarGli la nostra intelligenza e la nostra volontà, in modo tale che la nostra condotta faccia reale il motto episcopale del Santo Padre, Giovanni Paolo ll, `Totus tuus´cioè `Tutto tuo´, o mio Dio! e tutto è: tempo, qualità, beni, illusioni, progetti, salute, famiglia, lavoro, ristoro, tutto. Convertirsi richiede, allora, amare la volontà di Dio in Cristo, al di sopra di tutto e godere riconoscenti, di tutto ciò che avviene da parte di Dio, includendo contraddizioni, umiliazioni, malattie, e scoprirle quali tesori che ci consentono di esprimere più pienamente il nostro amore verso Dio!`se Tu lo vuoi così, così lo voglio anch'io!´
Convertirsi esige, così, come per gli apostoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciare «immediatamente le reti e seguire Lui» (Cf. Mc 1,18), all’ascoltare la Sua voce. Convertirsi, è che Cristo lo sia tutto in noi.

sabato 6 gennaio 2018

(Mc 1,7-11) Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.



VANGELO DI DOMENICA 7 GENNAIO 2018
(Mc 1,7-11) Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.


+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, per renderci fratelli in spirito e verità di nostro Signore Gesù Cristo, che dalla nascita alla morte, passando per il Battesimo, si è reso simile a noi, per farci simili a Lui!


Giovanni Battista compie quello che Gesù vuole; non vorrebbe farlo, non se ne sente degno,ma Dio lo ha scelto, lo ha chiamato a compiere un gesto infinitamente grande, a lui che si sente infinitamente piccolo, tanto piccolo da non poter neanche slegare i sandali del Signore.
Questo slegare i sandali, è il simbolo di quello che nella Bibbia era il "levirato" ossia la norma sposare una donna senza figli per trasmettere il nome del fratello al primo figlio e ci si poteva sottrarre solo mediante lo scalzamento.
Da qui nasce la frase,io non sono degno, perchè in nessun modo il pur grande Giovanni Battista, poteva sostituire il Figlio unigenito (l'unico generato ma non creato) di Dio.
Bellissima l'immagine di Gesù che "subito, uscendo dall'acqua" raffigura la sua resurrezione, dalla morte alla vita e quando uscì dall'acqua vide i cieli squarciarsi,ossia aprirsi mettere in comunicazione il regno di Dio con quello degli uomini.
La presenza di Dio negli uomini si compie nel battesimo, nel figlio che custodisce l'amore del Padre e lo riversa su noi attraverso lo Spirito Santo.
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COMMENTO DI:

Mons. Salvador CRISTAU i Coll Vescovo Auxiliare de Terrassa
(Barcelona, Spagna)
Oggi, solennità del Battesimo del Signore, termina il ciclo del Natale. Il Vangelo dice che Giovanni era apparso nel deserto a «predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4). La gente andava a sentirlo, confessavano i loro peccati e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. E fra questa folla, si presentò anche Gesù per essere battezzato.
Nel periodo natalizio abbiamo visto come Gesù si manifestava ai pastori ed ai Magi che, provenendo dall'Oriente, lo adorarono e Lui offrirono i loro doni. Infatti, la venuta di Gesù nel mondo è per manifestare l'amore di Dio che ci salva.
E lì, nel Giordano, venne registrata una ulteriore manifestazione della divinità di Gesù, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo come una colomba scese verso di lui e si udì la voce del Padre «Tu sei il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Egli è il Padre del cielo in questo caso e lo Spirito Santo che manifesta. È Dio stesso che rivela chi è Gesù, suo Figlio diletto.
Ma non era una rivelazione solo per Giovanni e gli ebrei. Era anche per noi. Lo stesso Gesù, il Figlio prediletto del Padre, rivelato agli ebrei nel Giordano, si manifesta continuamente a noi ogni giorno. Nella Chiesa, nella preghiera, nei fratelli, nel Battesimo che abbiamo ricevuto e ci ha fatto figli dello stesso Padre.
Chiediamoci, quindi: —Riconosco la sua presenza, il suo amore nella mia vita? —Vivo un vero rapporto filiale con Dio? Papa Francisco dice: «Quello che Dio vuole dell'uomo è un rapporto "Papà-figlio” acarezzarlo, e dirgli: 'Io sono con te’».
Anche a noi il Padre celeste in mezzo delle nostre lotte e difficoltà ci dice: « Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

venerdì 5 gennaio 2018

(Mt 2,1-12) Siamo venuti dall’oriente per adorare il re. 


VANGELO DI SABATO 6 GENNAIO 2018
(Mt 2,1-12) Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Parola del Signore

RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni Signore Gesù, vieni in Spirito santo, ed indicami la via da seguire per vivere la tua parola.

- Le scritture parlano di un re che deve venire, il re dei Giudei e, quando Erode si ritrova davanti i magi, venuti da lontano che cercano questo neonato per adorarlo, si irrita, ha paura di perdere il regno.
Si sente minacciato, ed allora furbamente cerca di ingannarli e si fa promettere che al ritorno sarebbero passati da lì per dirgli dove trovare il bambino per andare anche lui ad adorarlo.
Chi sono i magi? Probabilmente quelli che oggi noi chiamiamo scienziati, quelli che scrutando il cielo cercano di capire e di analizzare gli avvenimenti, quelli che cercano un segno e attraverso quella loro ricerca si mettono in moto e scoprono Gesù, come per significare che scienza e fede non sono in opposizione, mentre quelli che studiano le scritture e che le insegnano nel tempio, i saggi e i sacerdoti, restano fermi nelle loro posizioni, non accettano in quel bambino il Messia. Non vanno neanche a vederlo, non si scomodano, meno che mai vanno ad adorarlo.
E noi? Abbiamo sentito parlare di Gesù, che cosa abbiamo fatto? Ci siamo mossi per andare ad adorarlo? Quanto è cambiata la nostra vita con lui? Sappiamo testimoniare che la sua venuta ci ha cambiato la vita?
I nostri scrigni pieni di doni ricevuti da Dio per presentarli davanti al trono di Gesù, restano troppo spesso chiusi ermeticamente come i nostri cuori.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Joaquim VILLANUEVA i Poll
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il profeta Isaia ci esorta: «Alzati, rivestiti di luce, Gerusalemme, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te» (Is 60,1). Quella luce che ha visto il profeta, è la stella che vedono i Magi in Oriente, come molti altri uomini. I Magi scoprono il suo significato. Gli altri uomini la contemplano come se fosse qualcosa di ammirabile che, però, non causa in loro nessun effetto. E, così, non reagiscono. I Magi, si rendono conto che, con la stella, Dio invia loro un messaggio importante per il quale vale la pena lasciare le comodità del sicuro e rischiare tutto in un viaggio incerto: la speranza di incontrare il Re, li porta a seguire quella stella, che avevano annunciato i profeti e che il popolo di Israele aspettava da secoli.
Arrivano a Gerusalemme, la capitale degli Ebrei. Pensano che lì sapranno indicargli il luogo preciso dove è nato il loro Re. Effettivamente, diranno loro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta» (Mt 2,5). La notizia dell’arrivo dei Magi e la loro domanda si diffuse per tutta Gerusalemme in poco tempo: Gerusalemme era allora una piccola città, e la presenza dei Magi e del loro seguito era stata notata da tutti i suoi abitanti visto che «Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3), ci dice il Vangelo.
Gesù si incrocia nella vita di molte persone, a cui non interessa. Un piccolo sforzo avrebbe cambiato le loro vite, avrebbero trovato il Re della Felicità e della Pace. Questo richiede la buona volontà di cercarlo, di muoversi, di chiedere senza scoraggiarsi, come i Magi, di uscire dalla nostra pigrizia, dalla nostra routine, di apprezzare l’immenso valore di incontrare Cristo. Se non lo incontriamo, non abbiamo trovato nulla nella vita, perché solo Lui è il Salvatore: incontrare Gesù è trovare il Cammino che ci porta a conoscere la Verità che ci da la Vita. E, senza di Lui, assolutamente nulla vale la pena.

giovedì 4 gennaio 2018

(Gv 1,43-51) Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele.

VANGELO
 

(Gv 1,43-51) Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele.
 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
 

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
 

Parola del Signore. 



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Aiutami o Spirito Santo, a leggere tra le righe del Vangelo, quello che Dio ci vuole far conoscere. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen.
 

- In questo periodo natalizio, si è ricordata la venuta di Gesù sulla terra, ma ancora oggi, dopo più di 2000 anni, ci stiamo chiedendo che cosa è cambiato.
Prima di Gesù, gli ebrei vedevano Dio più come un Dio guerriero, severo, che era pronto a punire i peccatori, gettandoli
nell’ inferno.
Erano un popolo duro, quindi per molti di loro, quel comandamento che diceva “amatevi gli uni con gli altri ” era un poco difficile da digerire.Ma questo in fondo lo è ancora oggi e non solo per gli ebrei.La venuta di Gesù dovrebbe spingerci a seguirlo, a camminare dietro a Lui, ripetendo quello che faceva,testimoniando con la nostra vita, che abbiamo capito cosa Dio vuole da ognuno di noi.
In questo periodo sto usando un libro per fare la mia ora di adorazione: " l'imitazione di Cristo" e non mi sono mai sentita così fragile, così imperfetta, così attacata alla mia parte terrena, dal non riuscire a distaccarmi dai miei difetti.A Natanaele e bastato poco per credere, ma il problema non è credere, è quanto crediamo? Quanto quello in cui crediamo viene a cambiarci la vita.... 

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Rev. D. Rafel FELIPE i Freije
(Girona, Spagna)


- Oggi, Filippo ci dà una lezione impeccabile accompagnando Natanaele fino il Maestro. Si comporta come l’amico che desidera condividere con l’altro il tesoro appena scoperto: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth» (Gv 1,45). Immediatamente, con illusione, vuole condividerlo con gli altri, affinché tutti possano ricevere i suoi benefici. Il tesoro è Gesù Cristo. Nessuno come Lui può colmare il cuore dell’uomo di pace e felicità. Se Gesù vive nel tuo cuore, il desiderio di condividerlo si trasformerà in una necessità. Da qui nasce il senso dell’apostolato cristiano. Quando Gesù, più avanti, ci inviti a tirare le reti dirà a ognuno di noi che dobbiamo essere pescatori di uomini, poiché sono molti quelli che hanno bisogno di Dio, che la fame di trascendenza, di verità, di felicità... c’è Qualcuno che può saziare pienamente: Gesù Cristo. «Soltanto Gesù Cristo è per noi tutte le cose (…). ¡Felice l’uomo che spera in Lui!» (Sant’Ambrogio). Nessuno può dare quello che non ha o non ha ricevuto. Prima di parlare del Maestro, è necessario aver parlato con Lui. Soltanto se lo conosciamo bene e ci siamo lasciati conoscere da Lui, saremo in condizione di presentarlo agli altri, così come fa Filippo nel Vangelo di oggi. Così come hanno fatto tanti santi e sante lungo la storia. Frequentare Gesù, parlare con Lui come un amico parla al suo amico, confessarlo con una fede convinta: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» (Gv 1,49), riceverlo spesso nell’Eucaristia e visitarlo con frequenza, ascoltare attentamente le sue parole di perdono... tutto ci aiuterà a presentarlo meglio agli altri e a scoprire la felicità interiore che produce il fatto che molte altre persone lo conoscano e lo amino.

mercoledì 3 gennaio 2018

(Gv 1,35-42) Abbiamo trovato il Messia.



VANGELO DI GIOVEDì 4 GENNAIO 2018
(Gv 1,35-42) Abbiamo trovato il Messia.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.


Parola del Signore




RIFLESSIONE DI LELLA


PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo, aiutami a leggere la parola del Vangelo da te ispirata, per comprendere quello che Tu vuoi che io comprenda, per nostro Signore Gesù Cristo e per il sacrificio immane che ha fatto per noi suoi figli.


- Giovanni Battista, annuncia che Gesù è l’agnello di Dio, già nei versetti precedenti aveva detto: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere ad Israele."
Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: l’ uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".
Ora si rivolge direttamente ai suoi discepoli come per invitarli a seguirlo, come per dire, ecco, colui al quale ho preparato la strada, seguitelo e questi non se lo fecero dire due volte, subito presero a seguire Gesù.
La domanda che Gesù rivolge loro è secca: " cosa cercate? " " dove dimori maestro? "
All’ invito di conoscere Gesù, dobbiamo muoverci e cominciare a seguirlo, come fecero i discepoli di Giovanni, dobbiamo chiedere a Lui quello che vogliamo, dobbiamo avere le idee chiare e sapere se vogliamo seguire Gesù veramente, allora Lui ci permetterà di seguirlo, ci condurrà nella sua dimora, ci farà sua dimora.
< dove >< cosa >
Questo significa in fondo, entrare nel suo regno. Ci colmerà di grazie, ma se non lo seguiremo, se non ascolteremo la sua parola, non potremo cogliere i frutti della fede. Il passaggio seguente ci fa capire come nulla succede per caso; il primo che seguì Gesù fu Andrea e lui lo portò al fratello Simon Pietro, che diverrà il capo della Chiesa nascente; l’ incontro con Gesù diventa così
l’ incontro con la Chiesa e se torniamo alla domanda dei primi discepoli: ” Rabbi dove dimori? ” Abbiamo anche la risposta, Gesù dimora dove ci sono due o più persone che lo seguono, quella è la Chiesa.
Ora noi vediamo che molti si definiscono cattolici o cristiani, ma non praticanti; vorrei spendere un attimo per dire che non spetta a noi giudicare, ma a noi spetta vivere la Chiesa, senza guardare chi lo fa meglio o peggio di noi, perchè tutte le imperfezioni, tutti gli ostacoli, tutti i peccati, vengono messi tra noi e Gesù per impedirci di arrivare a lui, e nessuno più degli uomini, sa cadere in peccato.
Satana è come un parassita che si appropria di noi proprio attraverso il nostro peccato e spesso, se non riesce ad entrare direttamente in noi, lo fa usando quelli che sono la nostra rovina, la lingua ed il pensiero, attraverso il giudizio e la maldicenza.
Usiamo la nostra lingua ed il pensiero, per chiedere a Dio di difenderci da questo mostro parassita, preghiamo per chi secondo noi sbaglia, invece di giudicarlo, e non facciamoci trasmettere il peccato dal parassita.
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COMMENTO DI:
Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci ricorda le circostanze della vocazione dei primi discepoli di Gesù. Per prepararsi alla venuta del Messia, Giovanni e il suo compagno Andrea avevano ascoltato e seguito per un certo tempo il Battista. Un bel giorno, lui indica Gesù con il dito e lo chiama Agnello di Dio. Immediatamente, Giovanni e Andrea capiscono: il Messia atteso è Lui! E lasciando il Battista, incominciano a seguire Gesù.
Gesù sente i passi dietro di Lui. Si gira e fissa lo sguardo su quelli che lo seguono. Gli sguardi si incrociano tra Gesù e quegli uomini semplici. Questi rimangono affascinati. Quello sguardo rimuove i loro cuori e sentono il desiderio di restare con Lui: «Dove abiti?» (Gn 1,38), gli chiedono. «Venite e vedrete» (Gn 1,39), risponde Gesù. Li invita ad andare con Lui e a guardare, a contemplare.
Vanno, e lo contemplano ascoltandolo. Vivono con Lui quell’imbrunire, quella notte. E’ l’ora per l’intimità e le confidenze. È l’ora dell’amore condiviso. Rimangono con Lui fino al giorno dopo, quando sorge il sole sul mondo.
Accesi con la fiamma di quel «sole che viene dall’alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre» (cf. Lc 1,78-79), vanno a irradiarlo. Infervoriti, sentono la necessità di comunicare quello che hanno visto e vissuto ai primi che trovano per strada, «Abbiamo trovato il Messia!» (Gn 1,41). Anche i santi hanno fatto così. San Francesco, ferito d’amore, andava per le strade y le piazze, i villaggi e le foreste urlando: “L’Amore non è amato”.
L’essenza della vita cristiana è lasciarsi guardare da Gesù, andare e vedere dove abita, stare con Lui e condividere. E, dopo, annunciarlo. Questo è il cammino e il processo che hanno seguito i discepoli e i santi. É il nostro cammino.

martedì 2 gennaio 2018

(Gv 1,29-34) Ecco l’agnello di Dio.


VANGELO DI MERCOLEDì 3 GENNAIO 2018
(Gv 1,29-34) Ecco l’agnello di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Vieni ancora una volta o Santo Spirito di Dio, sulla mia piccolezza e mostrati ai tuoi fedeli nella tua grandezza.
Dio non è lontano a noi, al contrario si è fatto come noi, per renderci simili a lui.

Al fallimento dell’uomo supplisce la misericordia di Dio, ma ancora non ce ne rendiamo conto, ed anche quando lo facciamo, non capiamo l’immensità di questo misterioso amore. “ Io non lo conoscevo “ dice Giovanni il battista, che pure lo riconobbe già dal ventre di sua madre Elisabetta quando Maria si recò ad aiutarla subito dopo essere stata visitata dall’ angelo del Signore....perché sapere di lui, averne sentito parlare, averlo accanto, averlo come fratello...purtroppo a volte non basta per riconoscere e fare di Gesù Cristo il re della nostra vita. L’esperienza di Dio, non nasce con il battesimo se non ci si lascia immergere completamente in lui, ma per sua grazia lo Spirito che riceviamo nel sacramento non si spegne mai, e resta come una fiammella anche sotto alla cenere, pronta ad infuocarci l’animo appena glielo concediamo.
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COMMENTO DI:
+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret (Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, questo frammento del Vangelo di san Giovanni ci addentra per completo nella dimensione testimoniale che lo distingue. E’ testimone la persona che comparisce per dichiarare l’identità di qualcuno. Or bene, Giovanni ci si presenta come il profeta per eccellenza, che afferma la centralità di Gesù. Vediamolo sotto quattro punti di vista. In primo luogo lo afferma come un profeta che esorta: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). In secondo luogo, lo fa come un convinto che reitera: «Egli è colui del quale ho detto: «dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me» (Gv 1,30). Lo conferma cosciente della missione che ha ricevuto: «Sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele» (Gv 1,31). Infine, tornando alla sua condizione di veggente, afferma: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è Lui che battezza nello Spirito Santo. Ed io Lo ho visto» (Gv 1,33-34). Di fronte a questo testimonio che conserva nella Chiesa la stessa energia di due mila anni fa, domandiamoci, fratelli: -In mezzo di una cultura laicista che nega il peccato, contemplo Gesù come Colui che mi salva dal male morale? -In mezzo ad una corrente di opinioni che solo vede in Gesù un uomo religioso straordinario, credo in Lui come in Colui che esiste da sempre, prima di Giovanni, prima che il mondo fosse creato? –In mezzo ad un mondo disorientato da mille ideologie ed opinioni, accetto Gesù come Colui che da un senso definitivo alla mia vita? –In mezzo di una civiltà che prescinde della fede, adoro Gesù come Colui nel quale riposa pienamente lo Spirito di Dio? E un’ultima domanda: -Il mio “sì” a Gesù, è così assoluto che anch'io, come Giovanni, proclamo davanti a quelli che conosco e mi circondano: «Do fede che Gesù è il Figlio di Dio!»?

lunedì 1 gennaio 2018

(Gv 1,19-28) Dopo di me verrà uno che è prima di me.



VANGELO DI MARTEDì 2 GENNAIO 2018


 Dal Vangelo secondo Giovanni
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Parola del Signore





RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo e guida il nostro cuore e la nostra mente a Cristo, perchè sempre mi viene nel cuore che come dice Origene: “Nessuno può comprendere il senso del vangelo di Giovanni se non si è chinato sul petto di Gesù e non ha ricevuto da Gesù, Maria come madre”.

- L'apostolo Giovanni ci parla dell'altro Giovanni,il Battista,e quello che scrive per primo è la parola TESTIMONIANZA. Intanto comincio con il ricordare che questa testimonianza gli è stata richiesta.Le autorità Giudaiche attendevano come tutti il Messia, (christòs in greco, da cui il nostro “Cristo”) ed il battesimo rappresentava il rito di purificazione per entrare nell'attività messianica, quindi si chiedevano se non fosse lui il Messia atteso. Ma Giovanni nega di essere il Messia,nega di essere Elia (atteso prima del Messia) e nega anche di essere il Profeta di cui aveva parlato Mosè (Deut 18, 15-18: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, in mezzo a te, un profeta come me”. )
" Fra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista " eppure proprio lui, non cerca di usurpare il posto che non gli spetta,non si fa vanto di essere parente di Gesù ,di conoscerlo, non si vanta di avere tante persone che lo seguono,perchè comprende pienamente di non averne alcun merito,se non quello di aver fatto della sua vita ascetica,una continua dedicazione a Dio.Era così infiammato allo Spirito di Dio, che non temeva di non piacere a chi non rispettava le leggi di Dio, a chi conduceva una vita ambigua tra bene e male senza saper decidere e questo gli provocò molti nemici che lo scrutavano,lo interrogavano,con lo scopo di toglierselo di mezzo. Grande la sua umiltà,che gli fece dire: " a Lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo ".
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COMMENTO DI:
Mons. Romà CASANOVA i Casanova Vescovo di Vic
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nel Vangelo della liturgia eucaristica, leggiamo il testimonio di Giovanni il Battista. Il testo che precede queste parole del Vangelo secondo san Giovanni è il prologo nel quale si afferma con chiarezza: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Ciò che nel prologo –quale grande preludio- si annuncia, adesso nel Vangelo, punto per punto, viene svelato. Il mistero del Verbo incarnato è mistero di salvezza per l’umanità: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17). La salvazione ci viene per mezzo di Gesù Cristo e la fede è la risposta alla manifestazione di Cristo.
Il mistero della salvazione in Cristo va sempre accompagnato dal testimonio. Lo stesso Gesù Cristo è l’«Amen, il Testimone degno di fede e veritiero» (Ap 3,14). Giovanni Battista è colui che dà testimonio con la sua missione ed il suo sguardo di profeta: «In mezzo a voi sta uno (...) che viene dopo di me» (Gv 1,26-27). Gli Apostoli, infatti, interpretano così la missione: «Questo Gesù, Dio Lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni» (At 2,32).
La chiesa intera, e perciò tutti i suoi membri, abbiamo la missione di essere testimoni. Il testimonio che noi portiamo al mondo ha un nome. Il Vangelo è lo stesso Gesù Cristo. Lui è la “Buona Novella”. E la proclamazione del Vangelo in tutto il mondo, bisogna capirla anche nel senso di `testimonio che unisce inseparabilmente l’annunzio e la vita´. È conveniente ricordare quelle parole del papa Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta meglio coloro che danno testimonio che quelli che insegnano (...), o, se ascoltano quelli che insegnano, è perché danno testimonio».

domenica 31 dicembre 2017

(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.




VANGELO DI LUNEDì 1 GENNAIO 2017
(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore





RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA:
Vieni Spirito Santo amico mio, dolce compagno dei miei pensieri, vieni a parlarmi di quello che successe a Betlemme, fammi capire il significato di questo passaggio delle letture alla luce della tua sapienza, perché diventi anche la mia. Amen.


Quello che mi salta agli occhi in questa lettura, da subito, è il ruolo dei pastori, che appena ricevono l’ annuncio dell’angelo, si mettono immediatamente in cammino, alla ricerca di Gesù; parlano tra di loro, annunciano agli abitanti di Betlemme quello che hanno visto e sentito.
Non hanno ancora idea di quello che sarebbe successo, ed annunciano che è nato un bambino; che la stella cometa li guidò alla stalla; che gli angeli facevano festa… Tutto si muove intorno a questo avvenimento.
Anche Maria e Giuseppe ancora increduli, accettavano tutto senza, in fondo, rendersi conto di quello che stava succedendo, ma silenziosamente Maria taceva e conservava tutti i dubbi e le paure nel suo cuore.
Sentivano tutti che stava nascendo per loro qualcuno che avrebbe cambiato la loro vita e la storia del mondo, ma come?
Quando arriva la chiamata del Signore è in fondo un po’ la stessa cosa anche per noi; ci agitiamo, domandiamo, ci muoviamo di qua e di là, affamati della parola di Dio. Vorremmo capire tutto e subito, ma sappiamo che dovremo cambiare il nostro modo di vedere le cose, perché dovremo imparare a vivere qualcosa di meraviglioso, di cui non abbiamo la minima idea e sentiamo che sarà un qualcosa che ci cambierà la vita.
Lo afferriamo da subito, ma per fortuna, il Signore sa dosare meglio di noi i tempi dell’ azione dello Spirito e pian piano ci porterà a conoscere tutti i passi da fare, ci ricolmerà di grazie, e ci farà vivere il regno dei cieli già su questa terra.
Per chi si imbatte in queste parole, con fede incerta o addirittura senza fede, io mi sento di dire, chiedete di capire, chiedete di scoprire la bellezza del Signore, non fermatevi alla mediocrità di noi uomini e donne di fede ancora in incerto cammino, chiedete direttamente al Padre di farvi balbettare come Gesù Bambino, Mamma e Papà.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa contempla riconoscente la maternità della Madre di Dio, modello della Sua propria maternità per tutti noi. Luca ci presenta l’ “incontro” dei pastori “con il Bambino” che è accompagnato da Maria, Sua Madre e da Giuseppe. La discreta presenza di Giuseppe suggerisce l’importante missione di essere custode del grande mistero del Figlio di Dio. Tutti insieme, pastori Maria e Giuseppe «e il bambino adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16) sono un’immagine preziosa della Chiesa in adorazione.
“Il presepe”: Gesù è stato già messo lì, in una occulta allusione all’ `Eucaristia´. E’ Maria Chi l’ha messo! Luca parla di un `incontro´ dei pastori con Gesù. Infatti, senza l’esperienza di un “incontro” personale con il Signore, non c’è fede. Solo questo “incontro” che implica un “vedere con i propri occhi” e, in un certo modo, un “toccare”, rende capaci i pastori di arrivare ad essere testimoni della Buona Novella, veri evangelizzatori che possono far «conoscere ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17).
Ci viene presentato qui un primo frutto dell’ “incontro” con Cristo: «Tutti quelli che udivano si stupirono» (Lc 2,18). Dobbiamo chiedere la grazia di saper far sorgere questo “meravigliarsi”, questa ammirazione in coloro a cui annunciamo il Vangelo.
C’è ancora un secondo frutto di questo `incontro´: «I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2,20). L’adorazione del Bambino riempie loro il cuore di entusiasmo per comunicare quello che hanno visto e udito e al comunicare quello che hanno visto e udito li guida alla preghiera di lode, di ringraziamento e di glorificazione del Signore.
Maria, maestra di contemplazione -«custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19)- ci da Gesù, nome che significa “Dio salva”. Il Suo nome è pure la nostra Pace. Accogliamo nel nostro cuore questo sacro e dolcissimo Nome ed abbiamolo frequentemente sulle nostre labbra!

sabato 30 dicembre 2017

(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.



BUON ANNO A TUTTI

VANGELO DI DOMENICA 31 DICEMBRE 2017
(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, a volte ti sento così vicino, altre irraggiungibile, fa che il Tuo Spirito, resti su di me, in me e mi faccia vedere tutta la luce che emana da Te, che io mi lasci penetrare da essa. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La presentazione di Gesù al tempio, atto dovuto che ci fa vedere come Maria e Giuseppe, pur essendo coscienti di essere cari al Signore, di essere stati scelti, per un compito, del quale ancora non comprendono bene il fine; non cercano di sfuggire le regole della legge giudaica, sotto alla quale sono cresciuti; ma anzi la onorano e in questo modo la fondono con la venuta del Messia.
È Gesù il tanto atteso, se ne accorge subito il vecchio Simeone che era un uomo saggio e giusto, ripieno di Spirito di Dio, che profetizzò alla Madre che per quel figlio avrebbe sofferto moltissimo e se ne accorse Anna, una vecchia vedova che dedicava la sua vita al tempio. Quel bambino avrebbe salvato l’ umanità, con il suo sacrificio sulla croce, ma avrebbe prima spiegato da allora e per sempre agli uomini come entrare nel regno di Dio.
Ci avrebbe dato tutte le armi e gli strumenti necessari per comprendere e solo chi voleva rimanere cieco e sordo, chi non cerca la salvezza, ma mette dei paletti alla conoscenza del Signore, non lo riconosce. Simeone e Anna che invece erano vigili e immersi nella preghiera, mettevano Dio ed il suo tempio, la sua comunità al primo posto, non si lasciano sfuggire l’occasione di ammirarlo ed adorarlo.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(La Fuliola, Lleida, Spagna)
Oggi, celebriamo la festa della Sacra Famiglia. Il nostro sguardo si sposta dal centro del presepio –Gesù- per contemplare, vicini a Lui, Maria e Giuseppe. Il Figlio eterno del Padre passa dalla famiglia eterna, che è la Santissima Trinità, alla famiglia terrena, formata da Maria e da Giuseppe. Come deve essere importante la famiglia agli occhi di Dio, quando la prima cosa che procura a Suo Figlio è una Famiglia!
Giovanni Paolo II, nella sua Carta apostolica, `Il Rosario della Vergine Maria´ ha nuovamente fatto risaltare l’importanza capitale che ha la famiglia, quale fondamento della Chiesa e della società umana, e ci ha chiesto di pregare per la famiglia e di recitare il Santo Rosario, per rivitalizzare questa istituzione. Se la famiglia va bene, la società e la Chiesa andranno bene.
Il Vangelo ci dice che il Bambino cresceva e si sviluppava, pieno di sapienza. Gesù trovò il calore di una famiglia che andava strutturandosi attraverso le reciproche relazioni d’amore! Quanto sarebbe bello e utile se ci sforzassimo giorno per giorno nello strutturare la nostra famiglia! Con lo spirito di servizio e di preghiera, con amore reciproco, con una grande capacità di comprendere e di perdonare. Potremo godere -come nella casa di Nazaret- il cielo e la terra! Costruire la famiglia è oggi uno dei compiti più urgenti. I genitori, come ricordava il Concilio Vaticano II, hanno un ruolo insostituibile: «E’ dovere dei genitori creare un ambiente di famiglia rinvigorito dall’amore, dal rispetto verso Dio e verso gli uomini, e di facilitare una educazione integra personale e sociale dei figli». Nella famiglia s’impara la cosa più importante: s’impara ad essere persone.
Infine, parlare della famiglia per i cristiani è parlare della Chiesa. L’evangelista san Luca ci dice che i genitori di Gesù Lo condussero a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quell’offerta raffigurava l’offerta sacrificale al Padre, che ebbe come risultato la nascita dei cristiani. Riflettere su questa gioiosa realtà, ci aprirà ad una più grande fraternità e ci porterà ad amare ancora di più la Chiesa.

sabato 23 dicembre 2017

- IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) - NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA VIGILIA



VANGELO DI DOMENICA 24 DICEMBRE 2017
(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore.





COMMENTO DI:

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il vangelo ha il tono di un racconto popolare. Le fiabe incominciano così: “C’era una volta...”, si presentano i caratteri, il tempo, il posto e il problema. Arriverà fino al punto àlgido con il nodo della storia; finalmente la conclusione.
San Luca, in modo similare, ci racconta, con tono popolare e accessibile, la storia più grande. Presenta, non un racconto creato dalla fantasia, ma una realtà tessuta da Dio con la collaborazione umana. La vetta più alta è: <> (Lc 1,31).
Questo messaggio ci dice che il Natale è vicino. Maria ci aprirà le porte con la sua collaborazione nell’opera di Dio. L’umile fanciulla di Nazaret ascolta sorpresa l’annuncio dell’Angelo. Appunto pregava che Dio mandasse il Messia presto, per salvare il mondo. Non poteva immaginare nella sua modesta comprensione, che Dio aveva scelto Lei per realizzare i suoi piani.
Maria vive momenti di tensione, drammatici, nel suo cuore: era e voleva rimanere vergine; Dio ora gli offre una maternità. Maria non lo capisce: <> (Lc 1,34), domanda. L’Angelo gli dice che la sua verginità e la maternità non sono in contraddizzione, ma, per la forza dello Spirito Santo, si integrano senza problemi. Non è che Lei adesso lo abbia capito meglio. Ma per Lei è sufficiente, poichè il miracolo sarà opera di Dio: <> (Lc 1,38). Per questo risponde: <> (Lc 1,38). Avvenga per me! Avvenga su di me! Fiat! Si. Completa accettazione della volontà di Dio, mezzo tentennante, ma senza condizioni.
In quello stesso momento, <> (Gn 1, 14). Quella storia popolare diviene allo stesso tempo la realtà più divina e più umana. Paolo VI scrisse nel anno 1974: “In Maria vediamo la risposta di Dio al mistero dell’uomo; e la domanda che l’uomo fa su Dio e la propria vita”.
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- NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA VIGILIA =============================================
VANGELO (Mt 1,1-25)
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Parola del Signore.
COMMENTO DI:

Mons. Jaume PUJOL i Balcells Archivescovo di Tarragona e Primato di Catalongna
(Tarragona, Spagna)
Oggi, con la semplicità dei bambini, riflettiamo sul grande mistero della nostra fede. La nascita di Gesù indica l’arrivo della “pienezza dei tempi”. Fin dal peccato dei nostri progenitori, il lignaggio dell'uomo si era allontanato dal Creatore. Dio, però, avendo compassione della nostra triste situazione, inviò Suo Figlio eterno, nato dalla Vergine Maria, per riscattarci dalla schiavitù del peccato.
L’apostolo Giovanni spiega l’avvenimento, usando espressioni di grande profondità teologica: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio» (Gv 1,1). Giovanni denomina “Parola” il Figlio di Dio, la seconda persona della Santissima Trinità, aggiungendo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).
Questo è ciò che celebriamo oggi; perciò facciamo festa. Meravigliati, contempliamo Gesù appena nato. E’ un neonato... e, allo stesso tempo, è Dio Onnipotente; senza lasciare di essere Dio, adesso è anche uno dei nostri!
E’ venuto sulla terra per restituirci la condizione di figli di Dio. E’ necessario però che ognuno di noi accolga in sé la salvezza che Lui ci offre. Così come lo spiega san Giovanni, «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Figli di Dio! Restiamo sorpresi di fronte a questo mistero ineffabile: «Il figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo perché gli uomini diventassero figli di Dio» (San Giovanni Crisostomo).
Accogliamo Gesù, cerchiamoLo: solo in Lui troveremo la salvezza, la vera soluzione per i nostri problemi; solo Lui da il vero senso della vita, delle contrarietà e del dolore. Oggi perciò vi propongo: leggiamo il Vangelo, meditiamolo; cerchiamo di vivere veramente d’accordo con l’insegnamento di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto tra noi. Vedremo allora come sarà vero che, fra tutti, faremo un mondo migliore.

venerdì 22 dicembre 2017

(Lc 1,57-66) Nascita di Giovanni Battista.

VANGELO
(Lc 1,57-66) Nascita di Giovanni Battista.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Parola del Signore






RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA :
Vieni o Signore mio ti prego, inondami del tuo Spirito di sapienza, fa che io possa trarre da questa lettura tutto quello che vuoi concedermi di sapere. Io non merito nulla per me, sono la più stupida dei tuoi fratelli, ma sto cercando di fare quello che tu vuoi, sto cercando di testimoniare la tua parola, aiutami o mio tutto, a non essere me, ma a lasciare che tu occupi il mio posto.
- Oggi c'è internet, c'è il telefono, e le notizie volano nell'etere in tempo reale, ma pensiamo per un attimo ai tempi in cui Elisabetta partorì il piccolo Giovanni, andiamo tra le famiglie dell'epoca, intente nei loro lavori, chi a filare, chi a guardare le pecore e così via, un po' come le scenette che montiamo sui nostri presepi in questi giorni.
Ma lo sapete che Elisabetta ha avuto un figlio? Ma chi ? L'anziana moglie del vecchio Zaccaria? Com’è potuto succedere? E un miracolo Dio meraviglia per primi Zaccaria ed Elisabetta, che in quei mesi avevano avuto modo di capire che avevano sbagliato a mettere in dubbio la potenza della grazia di Dio, ma eccoli ora che coraggiosamente accettano la volontà di Dio in tutto e per tutto.
Si chiamerà Giovanni, come ha detto l'Angelo del Signore, non come il padre Zaccaria, come imporrebbero le regole del tempo. Questo gesto così semplice racchiude in se una cosa molto grande, l'accettazione del volere di Dio, dell'appartenenza alla stirpe Divina.
Giovanni vuol dire " Dio fa grazia " e con questa è entrato nella vita di Zaccaria e nella nostra, anche se sicuramente i poveri vecchi, non potevano mai immaginare che dopo 2000 anni ancora ci ricordiamo di loro per questo.
La nostra vita non è mai fine a se stessa, perché tutti facciamo parte di un progetto d'amore di nostro Signore, dobbiamo imparare a rendercene conto, a diventare coscienti di questo e vivere di conseguenza.
Poco tempo fa, parlando con un amico ateo (almeno così lui si definiva) mi chiese se questo non era rinunciare a vivere una vita fatta di tante cose belle, ho risposto che era semplicemente una questione di scegliere quali erano le cose belle per noi, in che modo intendevamo vivere, a chi volevamo fare riferimento,
qual era la parte che volevamo far prevalere.
Giovanni non è solo un bambino, ma è un segno del Signore, è qualcosa d’inspiegabile attraverso le leggi naturali, nato da una donna sterile ed un uomo molto anziano, ma attraverso di lui il Signore parlerà al mondo, presenterà un miracolo ancora più grande, presenterà quel figlio Dio, che s’incarnerà in una Vergine e cambierà la nostra storia. E noi chi siamo per il Signore? In che modo sapremo partecipare e saremo parte attiva della famiglia Divina? Saremo capaci di scegliere di farne parte? Ci lasceremo guidare dalla mano di Dio?
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COMMENTO DI:

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me» (Mal 3,1). La profezia di Malachia si compie in Giovanni Battista. È lui uno dei personaggi principali della liturgia di Avvento, che invita a prepararci con la preghiera e la penitenza per la venuta del Signore. Così come recita la preghiera di colletta della messa di oggi: «è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».
La nascita del Precursore ci parla della prossimità del Natale. Il Signore è vicino, prepariamoci! Interrogato dai sacerdoti venuti da Gerusalemme su chi egli fosse, rispose: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore’» (Gv 1,23).
«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20), si legge nell’antifona della Comunione. Dobbiamo fare un esame per vedere come ci stiamo preparando per ricevere Gesù il giorno di Natale: Dio vuole nascere soprattutto nei nostri cuori.
La vita del Precursore ci insegna la virtù di cui abbiamo bisogno per ricevere bene Gesù; fondamentalmente è l’umiltà del cuore. Egli si riconosce strumento di Dio per compiere la sua vocazione, la sua missione. Come dice sant’Ambrogio: «Non ti gloriare di essere chiamato figlio di Dio –riconosciamo la grazia senza dimenticare la nostra natura-; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai solo fatto quello che si doveva fare. Il sole fa il suo lavoro, la luna obbedisce; gli angeli compiono la loro missione. Lo strumento scelto dal Signore per i gentili dice: ‘Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio’ (1Cor 15,9)».
Cerchiamo solo la gloria di Dio. La virtù dell’umiltà ci disporrà a prepararci come si deve alle feste che si avvicinano.

giovedì 21 dicembre 2017

(Lc 1,46-55) Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

VANGELO
(Lc 1,46-55) Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Parola del Signore 


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dolcissimo Spirito del Signore, ti prego di entrare nel mio cuore e di illuminarmi con la tua sapienza, di insegnarmi a vivere con la stessa umiltà di Maria, per Cristo nostro Signore, nel quale io credo ed al quale affido il mio destino. Amen.
Maria inizia da subito la sua opera, spinta da quello che lo Spirito Santo opera in lei, ci insegna a pregare.
Gesù non è una teoria, è un fatto e ci vuole rendere partecipi di quanto sta accadendo, Lei che lo sta vivendo in prima persona ci annuncia che sta arrivando il salvatore, il suo salvatore, il salvatore di tutta l’umanità, ed esulta Maria, ci invita a gioire con lei e a ringraziare per essere stati scelti, nonostante il nostro niente.
Non è finta umiltà quella di Maria, ma consapevolezza che di fronte a Dio, noi non siamo degni di nulla, eppure grazie alla sua onnipotenza e alla sua misericordia, Egli sceglie di compiere in noi grandi cose, basta accoglierlo.
La fede in Lui ci renderà giustizia, nei secoli dei secoli, perché così ha promesso.
Maria, che riconosce come opera di Dio, quello che succede, ringrazia e gioisce, ripone in Lui la sua speranza, e si mette al Suo servizio, accettando da subito,
di fare parte del suo progetto per la salvezza dell’umanità. Attraverso Maria anche noi potremo far vivere in noi Gesù, il Messia, il Redentore, perché la grazia di Dio per gli uomini passa attraverso Maria per arrivare a Gesù.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo della Messa presenta alla nostra considerazione il Magnificat, che Maria piena di gioia, intonò in casa della sua parente Elisabetta, madre di Giovanni il Battista. Le parole di Maria ci portano reminiscenze di altri canti biblici che Ella conosceva molto bene e che aveva recitato e contemplato in tante occasioni. Però adesso, nelle sue labbra, quelle stesse parole hanno un significato molto più profondo: Lo spirito della Madre di Dio lascia intravedere dietro di loro la purezza del suo cuore. Ogni giorno, la Chiesa le fa sue nella Liturgia delle Ore quando pregando i Vespri, dirige verso il cielo quello stesso canto con il quale Maria si esultava, benediva e ringraziava Dio per tutte le sue bontà.
Maria si é beneficiata della grazia più straordinaria che mai nessun’altra donna ha ricevuto o riceverà: è stata eletta da Dio, fra tutte le donne della storia, per essere la Madre di quel Messia Redentore che la Umanità stava aspettando da secoli. É l’onore più grande, mai concesso ad un essere umano ed Ella lo riceve con assoluta semplicità e umiltà, rendendosi conto che è tutta grazia, regalo e che Ella non è nulla davanti all'immensità del Potere e della grandezza di Dio, che ha compiuto meraviglie in Lei (cf Lc. 1,49). Una grande lezione di umiltà per tutti noi, figli di Adamo ed eredi di una natura umana segnata profondamente per quel peccato originale del quale giorno dopo giorno, trasciniamo le conseguenze.
Stiamo arrivando già alla fine del tempo di Avvento, un tempo di conversione e di purificazione. Oggi è Maria che ci insegna il cammino migliore. Meditare la preghiera della nostra Madre —volendo farla nostra— ci aiuterà ad essere più umili. Santa Maria ci aiuterà se glielo chiediamo fiduciosi.

mercoledì 20 dicembre 2017

(Lc 1,39-45) A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

VANGELO DI GIOVEDì 21 DICEMBRE 2017
(Lc 1,39-45) A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e aiutami a percepire il volere di Dio in ogni piccola sillaba della scrittura. Fa che io possa sempre accettare quello che il Signore mi chiede, che possa non aver mai dubbi e che mi renda sempre disponibile a tutto quello che decide per me.
In questo brano vediamo che Maria inizia da subito a vivere il suo sì a Dio, mettendosi al servizio della cugina Elisabetta, anziana e incinta per grazia di Dio del piccolo Giovanni, che precederà Gesù nella sua missione.
Due modi diversi di rispondere alla chiamata di Dio, quello di Maria, forse l'unico della storia, incondizionato e perfetto, l'altro quello d’Elisabetta e Zaccaria suo marito, che mettono davanti al Signore, come tutti in fondo facciamo, la propria umanità. Ma il miracolo di Dio si compie ugualmente, nonostante la nostra titubanza, ed allora ecco che, se riusciamo a lasciarci condurre, possiamo far parte di quest’avvenimento, così com’è stato per loro, sarà anche per noi.
C’è chiesto di arrenderci a Gesù, di riconoscerlo la dove non riusciamo a vederlo, perché questo vuol dire accettare di far parte di un progetto Divino, che ci fa vivere in questo mondo, non solo per il proprio gusto di farlo, ma per esserne partecipi. A Dio nulla è impossibile, se ancora non riusciamo a convincerci di questo, vuol dire che lo sentiamo lontano, forse indifferente al nostro destino, e questo è forse la cosa più sbagliata che possiamo fare, perché non riusciamo così a toccare l'amore di Dio.
Viene tra noi, si fa piccolo, accetta di nascere povero, umile, senza nulla, eppure è Dio; pensiamoci, quando ci lamentiamo di tutto quello che ci manca, cerchiamolo nella semplicità delle piccole cose di apprezzarlo, nel nostro vivere quotidiano e di abbracciarlo, condividendo con Lui la nostra vita. Cominciamo da questo Natale, perché sia il nostro Natale con Gesù.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Àngel CALDAS i Bosch
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, il testo del Vangelo corrisponde al secondo mistero gaudioso: la «Visita di Maria a sua cugina Elisabetta». È davvero un mistero! Un’esplosione silenziosa di una gioia profonda come mai la storia ci aveva raccontato! È la gioia di Maria, che ha appena ricevuto la notizia che sarà madre per opera dello Spirito Santo. La parola latina “gaudium” esprime una gioia profonda, intima, che non esplode al di fuori. Nonostante questo, le montagne della Giudea si ricoprirono di giubilo. Maria esultava come una mamma che sa di aspettare un figlio. E che Figlio! Un Figlio che pellegrinava, già prima di nascere, per i sentieri sassosi che portavano fino ad Ain Karim, racchiuso nel cuore e nelle braccia di Maria.
Gaudio nell’anima e nel volto di Elisabetta e nel bambino che sussulta di gioia nel suo seno. Le parole della cugina di Maria attraverseranno i tempi: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (cf. Lc 1,42). La preghiera del Rosario, come fonte di gioia, è una delle nuove prospettive scoperte da Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica Il rosario della Vergine Maria.
La gioia è inseparabile dalla fede. «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,43). La gioia di Dio e di Maria si è sparsa per tutto il mondo. Per accoglierla, basta aprirsi nella fede all’azione costante di Dio nella nostra vita e camminare con il Bambino, con Colei che ha creduto e della mano innamorata e forte di san Giuseppe. Per le strade del mondo, sull’asfalto, sulle pietre o lungo i terreni fangosi, un cristiano porta con sé, sempre, due dimensioni della fede: l’unione con Dio e il servizio al prossimo. Il tutto ben assemblato: con una unità di vita che impedisca che ci sia una soluzione di continuità tra una cosa e l’altra.

martedì 19 dicembre 2017

(Lc 1,26-38) Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

VANGELO
(Lc 1,26-38) Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore






LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guida il mio cuore in quell’ umile casa....
Alla base della nascita di Gesù, c’è la grande e meravigliosa umiltà di Maria.
La grazia di Dio si riconosce anche da questo, dalla sua personalità docile, ma al tempo stesso ferma e consapevole.
Insegnaci Maria l’arte del silenzio, guidaci verso una fede forte e consapevole, aiutaci ad accettare tutto quello che accade con pazienza ed umiltà.
Nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile all’ uomo che ha fede, spesso Gesù ci ripeterà che è la fede che salva, che guarisce, e noi dobbiamo fare tesoro di ogni attimo di vita di Gesù, per farlo nostro, cominciando proprio dalla semplicità nella quale è nato, che getta le basi sulle quali fondare la nostra fede, nell’ umiltà.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo, ancora una volta, questa impressionante scena dell’Annunciazione. Dio, sempre fedele alle sue promesse, per mezzo dell’angelo Gabriele fa sapere a Maria che è lei la eletta per portare il Salvatore al mondo. Così è come abitualmente attua il Signore –l’avvenimento più grandioso per la storia dell’umanità -il Creatore e Signore di tutte le cose si fa uomo come noi-, succede nel modo più semplice: una giovane, in un piccolo paesino della Galilea, senza spettacolo.
Il modo è semplice; l’avvenimento è immenso. Come sono anche immense le virtù della Vergine Maria: piena di grazia, il Signore è con Lei, umile, semplice, disponibile alla volontà di Dio, generosa. Dio ha i suoi progetti per Lei, come li ha per te e per me, però lui attende la cooperazione libera ed amorosa di ognuno di noi per portarli a termine. Maria ci da l’esempio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Non non solo è un si al messaggio dell’angelo; è mettersi pienamente nelle mani del Padre-Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla sua grandissima provvidenza, è un dire si e lasciare che il Signore agisca sempre, in tutte le circostanze della sua vita.
Dalla risposta di Maria, così come dalla risposta a ciò che Dio ci chiede —scrive il santo Josemaría— «non dimenticarlo, dipendono molte cose grandi».
Ci stiamo preparando per celebrare la festa del Natale. La miglior forma per farlo è restare accanto a Maria, contemplando la sua vita e cercando di imitare le sue virtù per poter ricevere il Signore con un cuore ben disposto: —Cosa spera Dio da me, ora, oggi, nel mio lavoro, con la persona che tratto, nella mia relazione con Lui? Sono piccole situazioni di tutti i giorni, però, dipende tanto dalla risposta che diamo!

lunedì 18 dicembre 2017

(Lc 1,5-25) La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.

VANGELO DI LUNEDI 19 DICEMBRE 2016
(Lc 1,5-25) La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.
+ Dal Vangelo secondo Luca


Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».


Parola del Signore.







 LA RIFLESSIONE DI LELLA


PREGHIERA : Vieni o Santo Spirito, ti prego, vieni e soffermati su di me che voglio capire; vieni e aiutami a discernere quello che tu vuoi insegnarmi da quello che viene dalla mia scarsa intelligenza, e aiutami a vedere quello che tu vuoi insegnarmi.


Zaccaria è nella tenda del Signore e si preoccupa di quello che pensa la gente di fuori, del tempo che passa, di quello che deve dire…. preoccupazioni inutili, perché il Signore lo rende muto. Per gli ebrei la sterilità era una grave disgrazia, tanto che c’ era la possibilità di ripudiare la moglie o di fare figli con le schiave, perché la discendenza era molto importante.
Zaccaria ed Elisabetta dedicavano la loro vita al tempio e mentre era in preghiera, ecco che il Signore si china verso di lui e accoglie quella che era la preghiera di sempre del povero Zaccaria.
Uno si aspetta che a quel punto, alla promessa dell’ angelo, egli venga preso dalla gratitudine, ed invece ecco giungere per prima la paura, il dubbio… Non basta essere del tempio per saper riconoscere la verità, e questo perché non sempre si riesce a staccarci dalla parte umana, non sempre si decide veramente per Dio, magari le intenzioni iniziali ci sono, le promesse sono state fatte, ma poi ci si allontana dal servizio con i dubbi e le tentazioni prettamente umane.
Oggi vorrei invitarvi a pregare per i sacerdoti, perché sono le mani consacrate attraverso le quali passa la nostra salvezza, perché sono i discepoli consacrati di Gesù, e poverini, se noi siamo tentati, loro lo sono molto di più, e non è certo giudicandoli che li aiutiamo.

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Comento di: 
Rev. D. Ignasi FUSTER i Camp
(La Llagosta, Barcelona, Spagna)


 Oggi, l'Arcangelo Gabriele annuncia al sacerdote Zaccaria la nascita “soprannaturale” di Giovanni Battista, che preparerà la missione del Messia. Dio, nella sua amorosa provvidenza, prepara la nascita di Gesù con la nascita di Giovanni Battista. Non importa che Elisabetta sia sterile. Dio vuol fare il miracolo per amore a noi, sue creature. Però Zaccaria non manifesta nel momento opportuno la visione soprannaturale della fede: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (Lc 1,18). Ha un concetto delle cose eccessivamente umano. Gli manca la docilità fiduciosa per credere nei progetti di Dio, che sono sempre più grandi dei nostri: in questo caso, si parla nientemeno che dell’Incarnazione del Figlio di Dio per la salvezza del genere umano! L’angelo trova Zaccaria “distratto”, lento per le cose di Dio, come se stesse fuorigioco”. Mancano solo pochi giorni a Natale e conviene che l’Angelo del Signore ci trovi preparati, come Maria. Dobbiamo cercare di mantenere la presenza di Dio durante la giornata, di intensificare il nostro amore a Cristo nei nostri momenti di preghiera, di ricevere con molta devozione la Santa Comunione: perché Gesù nasce e viene a noi! E che non ci manchi la visione spirituale nelle attività quotidiane della nostra vita. Dobbiamo porre uno sguardo soprannaturale nella nostra professione, nei nostri studi, nei nostri apostolati, anche nei contrattempi della giornata. Nulla sfugge alla provvidenza divina! Con la certezza e la gioia di sapere che collaboriamo con gli angeli e con il Signore nei progetti amorosi e salvifici di Dio.