sabato 17 novembre 2012

3 IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI


CAPITOLO II
La diffidenza di noi stessi
La diffidenza di te stessa, figliuola, ti è talmente necessaria in questo combattimento che senza
questa devi tenere per certo che non solamente non potrai conseguire la vittoria desiderata, ma
neppure superare una ben piccola tua passioncella. E ciò ti s'imprima bene nella mente, perché
noi siamo purtroppo facili e inclinati dalla natura corrotta  verso una falsa stima di noi stessi:
essendo veramente non altro che un bel nulla, ci convinciamo tuttavia di valere qualche cosa; e
senza alcun fondamento, vanamente presumiamo delle nostre forze. Questo è difetto assai
difficile a conoscersi e dispiace molto agli occhi di Dio, che ama e vuole in noi una leale
cognizione di questa certissima verità che ogni grazia e virtù derivano in noi da lui solo, fonte di
ogni bene; e che da noi non può venire nessuna cosa, neppure un buon pensiero che gli sia
gradito (cfr. 2Cor 3,5).
E benché questa tanto importante diffidenza sia ben anche opera della sua divina mano che suole
darla ai suoi cari amici ora con sante ispirazioni, ora con aspri flagelli e con violente e quasi
insuperabili tentazioni, e con altri mezzi non intesi da noi medesimi, tuttavia, volendo egli che
anche da parte nostra si faccia quello che tocca a noi, ti propongo quattro modi con i quali,
aiutata principalmente dal supremo favore, tu possa conseguire tale diffidenza.
Il primo è che tu consideri e conosca la tua viltà e nullità e che da te non puoi fare alcun bene per
il quale meriti di entrare nel regno dei cieli.
Il secondo è che con ferventi e umili preghiere la domandi spesso al Signore, poiché è dono suo.
E per ottenerla prima ti devi mirare non solo priva di essa, ma del tutto impotente ad acquistarla
da te. Così presentandoti più volte davanti alla  divina Maestà con una fede certa che per sua
bontà sia per concedertela, e aspettandola con perseveranza per tutto quel tempo disposto dalla
sua provvidenza, non vi è dubbio che l'otterrai.
Il terzo modo è che ti abitui a temere te stessa, il tuo giudizio, la forte inclinazione al peccato, gli
innumerevoli nemici ai quali non hai forza di fare una minima resistenza; la loro esperienza nel
combattere, gli stratagemmi, le loro trasfigurazioni in angeli di luce; le innumerevoli arti e i
tranelli, che nella via stessa della virtù nascostamente ci tendono.
Il quarto modo è che quando ti avviene di cadere in qualche difetto, allora tu penetri più dentro e
più vivamente nella considerazione della tua somma debolezza: infatti per questo fine Dio ha
permesso la tua caduta, affinché, avvisata dall'ispirazione con più chiaro lume di prima,
conoscendoti bene impari a disprezzare te stessa come cosa purtroppo vile e per tale tu voglia
anche dagli altri essere tenuta e parimenti disprezzata. Sappi che senza questa volontà non vi può
essere virtuosa diffidenza, la quale ha il suo fondamento nell'umiltà vera e nella cognizione
sperimentale.
Chiara è questa cosa: a ognuno che vuol congiungersi con la luce suprema e con la verità
increata è necessaria la conoscenza di se stesso, che la divina clemenza dà ordinariamente ai
superbi e ai presuntuosi attraverso le cadute: essa li lascia giustamente incorrere in qualche
mancanza dalla quale si persuadono di potersi difendere, affinché, venendosi così a conoscere,
apprendano a diffidare in tutto di se medesimi.
Il Signore, però, non è solito servirsi di questo mezzo così miserabile se non quando gli altri più
benigni, che abbiamo detto sopra, non hanno portato quel giovamento inteso dalla sua divina
bontà. Essa permette che l'uomo cada più o meno tanto quanto maggiore o minore è la sua
superbia e la propria reputazione; in maniera che dove non si ritrovasse la pur minima
presunzione, come fu in Maria Vergine, similmente non vi sarebbe nemmeno la pur minima
caduta. Dunque quando cadi, corri subito col pensiero all'umile conoscenza di te stessa e con
preghiera insistente (cfr. Lc 11,5-13) domanda al Signore che ti doni il vero lume per conoscerti
e la totale diffidenza di te stessa, se non vorrai cadere di nuovo e talvolta in più grave rovina.

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