giovedì 10 maggio 2018

(Gv 16,20-23a) Nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

VANGELO DI VENERDI 11 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Venerdì VI di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 16,20-23a): In quel tempo, Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo, e aiutaci a comprendere e a vivere la Parola di Verità e Vita di Nostro Signore.

- Gesù sta con questi brani consequenziali, informando i discepoli e noi con loro, che nelle persecuzioni non saremo soli: il Difensore sarà accanto a noi, lo Spirito di verità che ha dato testimonianza a Gesù la darà anche a noi se vivendo la vita stessa di Cristo saranno un’interrotta testimonianza delle sua opera. Lo Spirito, infatti, inviato dal Padre per mezzo del Figlio sarà “l’anima” della Chiesa. L’evangelista vive in un’epoca in cui i cristiani sono esposti a difficoltà estreme. Sono cacciati fuori dalle sinagoghe, messi a morte, e queste condanne contro di loro sono pronunciate da gente convinta di rendere culto a Dio, ma oggi dopo 2000 anni, possiamo vedere che la Chiesa è ancora e sempre perseguitata.Appare ormai chiaro anche agli increduli che sulla terra c’è una lotta tra il bene ed il male, ognuno potrà chiamarla come vuole, ma nessuno potrà negarne l’evidenza.
- Quanto al peccato, lo Spirito metterà in luce, attraverso la testimonianza vitale della Chiesa, che Cristo fu innocente e il mondo è colpevole, e il peccato del mondo è quello dell’incredulità “perché non hanno creduto in me”.
- Quanto alla giustizia,  Gesù con la sua glorificazione manifesterà la giustizia. Dio solo è Giusto perché è Dio. E Gesù con la sua risurrezione (segno di quella divinità) mostrerà anche lui la sua giustizia, cioè la sua divinità.
- Quanto al giudizio, il trionfo di Cristo segna la sconfitta definitiva di satana. Una parola, dunque, di speranza per i discepoli, ora oppressi e umiliati.
Gesù ha espresso l’essenziale della sua rivelazione, lo Spirito farà capire ciò che è avvenuto.G  L’esperienza  che vivono i discepoli,  nel momento del distacco, è di sofferenza, ma non è uno stato definitivo, perché Gesù tornerà e allora tornerà la gioia. Per descrivere questo ribaltamento del dolore in felicità, Gesù ricorre all’esempio della madre che partorisce, alle doglie violente subentra la gioia per la nuova nascita. Alla prova che ora attanaglia il cuore dei discepoli succederà una gioia indistruttibile, legata alla nuova presenza di Gesù dopo la sua glorificazione.
Facciamo nostra questa esperienza sia per la nostra vita, che non si fermerà al nostro cammino sulla terra, sia per i nostri cari che ci hanno preceduto nel passaggio dalla vita alla morte del corpo…ancora un poco dice Gesù, e ci ritroveremo.
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Comentario del Rev. D. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)

Oggi, cominciamo il "Decenario allo Spirito Santo". Rivivendo il Cenacolo, vediamo la Madre di Gesù, Madre del Buon Consiglio, conversando con gli Apostoli. Che conversazione così cordiale e intensa! Ricordare tutte le allegrie che avevano avuto al lato del Maestro. I giorni pasquali, l’Ascensione e le promesse di Gesù. Le sofferenze dei giorni della Passione si sono trasformate in allegrie. Che bell’ambiente nel Cenacolo! E quello che si sta preparando come Gesù ha detto loro.

Noi sappiamo che Maria, Regina degli Apostoli, Sposa dello Spirito Santo, Madre della Chiesa nascente, ci guida per ricevere i doni e i frutti dello Spirito Santo. I doni sono come la vela di una imbarcazione quando è distesa e il vento —che rappresenta la grazia— le è favorevole: che rapidità e facilità nel cammino!

Il Signore ci promette anche nella nostra rotta di convertire le fatiche in allegria: «nessuno vi potrà togliere la vostra gioia» (Gv 16,23) e «perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24). E nel Salmo 126,6: «Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni».

Durante tutta la settimana, la Liturgia ci parla di ringiovanire, di esultare (saltare dalla gioia), della felicità sicura ed eterna. Tutto ci porta a vivere di preghiera. Come ci dice san Giuseppe Maria: «Voglio che tu stia sempre contento, perché l’allegria è parte integrante del tuo cammino. —Chiedi questa stessa allegria soprannaturale per tutti».

L’essere umano ha bisogno di ridere per la salute fisica e spirituale. L'umore sano insegna a vivere. San Paolo ci dirà: «Sappiamo che tutte le cose contribuiscono al bene di quelli che amano Dio» (Rom 8,28). Ecco una bella giaculatoria: «Tutto è per il bene!»; «Omnia in bonum!».

mercoledì 9 maggio 2018

(Gv 16,16-20) Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

VANGELO DI GIOVEDI 10 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Giovedì VI di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 16,16-20): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».



 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, conducimi tra i filari di una vigna che mi è casa, conducimi per mano, con pazienza, perchè possa assaporare il valore di ogni istante vissuto con te.

- A volte è proprio strano Gesù, ma ancor più lo sono i suoi discepoli. Quello che li fa parlare tra loro è quel “ un poco ”, anche se Gesù ha appena detto che tornerà dal Padre. Credo che non abbiano veramente “ascoltato”, e siano arrivati alla conclusione che è più importante sapere quanto vale quel “poco” che quello che sta per accadere. Anche noi leggendo questo brano, notiamo questo “tempo” che sembra definito,ma che più indefinito di così non può essere. La lunghezza del tempo si stabilisce dall’intensità con cui si vive.... se sto bene con una persona il tempo vola e non basta mai, ma lo stesso tempo sembra interminabile nella noia. Il tempo non cambia però i fatti, e Gesù dice che tornerà in quel regno a noi invisibile, quindi la sensazione è quella di stare perdendo qualcosa, ma Gesù ha annunciato il Paraclito e questo cambia le cose, anche quelle che si tarda a capire... Non perderemo nulla di quanto ci è stato concesso. Questo è quello che cambia tutto, che ci fa vivere la gioia della nostra fede, che è sicuramente la più bella e completa, perchè Gesù ha sconfitto per noi la morte; è andato oltre il dolore.
Così lo scandalo della croce è diventato il traguardo da superare; così la nostra sofferenza non può essere vista che in questo modo, qualcosa che ci permetterà di passare oltre. Il cristiano che sa andare oltre è gioioso perchè la sua percezione di realtà divina, non è fatta di forse e di se , ma di certezze nella fede. Dio è sempre con noi e lo sarà fino alla fine, se con quel poco di fede che abbiamo , impariamo a lasciarci condurre oltre il visibile, tra quella sensazione di comunione che a tratti, addirittura , diventa mancanza e desiderio di Dio... e magari fosse sempre così!
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Comentario del Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)

Oggi, contempliamo di nuovo la Parola di Dio con l’aiuto dell’evangelista Giovanni. In questi ultimi giorni di Pasqua sentiamo una speciale inquietudine per far nostra questa Parola e capirla. La stessa inquietudine dei primi discepoli, che si esprime profondamente nelle parole di Gesù — «Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete» (Gv 16,16)— concentra la tensione delle nostre apprensioni sulla fede, nella ricerca di Dio nella nostra vita quotidiana.

I cristiani di oggi sentiamo la stessa urgenza che i cristiani del primo secolo. Vogliamo vedere Gesù, sentiamo la necessità di percepire la sua presenza in mezzo a noi, per rinforzare la nostra fede, speranza e carità. Per questo, ci provoca tristezza pensare che Lui non sia tra di noi, che non possiamo sentire e palpare la sua presenza, sentire e ascoltare la sua parola. Però questa tristezza si trasforma in profonda allegria quando avvertiamo la sua presenza sicura tra di noi.

Questa presenza, così ce lo ricordava Giovanni Paolo II nella sua ultima Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia, si concreta —specificamente— nell’Eucaristia: «La Chiesa vive dell’Eucaristia. Questa verità non esprime solamente una esperienza quotidiana di fede, ma in sintesi rinchiude anche il nucleo del mistero della Chiesa. Questa sperimenta con allegria come si realizza continuamente, in molteplici forme la promessa del Signore: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). (...) L’Eucaristia è mistero di fede e, allo stesso tempo, “mistero di luce”. Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo, l’esperienza dei due discepoli di Èmmaus: «Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31).

Chiediamo a Dio una fede profonda, una costante inquietudine che si sazi nella fonte eucaristica, ascoltando e assimilando la Parola di Dio; nutrendo e saziando il nostro appetito nel Corpo di Cristo. Che lo Spirito Santo riempi di luce la nostra ricerca di Dio.

martedì 8 maggio 2018

(Gv 16,12-15) Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.

VANGELO DI MERCOLEDI 9 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Mercoledì VI di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 16,12-15): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego o Santo Spirito, di assistermi come promesso da Gesù, nonostante le mie imperfezioni, perché vorrei essere come tu mi vuoi, e ti dono tutta me stessa perché tu mi possa plasmare.

- Dio è sapienza Divina e noi non potremmo mai arrivare a conoscere quello che lui sa, ma grazie allo Spirito che ci ha inviato anche noi possiamo cominciare a poco a poco a capire qualcosa, a secondo di quello che Lui giudicherà giusto farci capire. Il fatto che tutto è sapientemente dosato da Dio, è chiaro da tante cose, che se ci guardiamo un po' intorno sono molto chiare, e sicuramente un motivo c'è ed è per il nostro bene. Le varie apparizioni della Madonna ne sono comunque una prova, i veggenti ricevono messaggi goccia a goccia...è chiaro che la verità tutta, non saremmo in grado di sopportarla, come dice in questa pagina Gesù, quindi poniamo alla parola di Dio la nostra attenzione, alla chiesa e al Papa, successore di Pietro, prestiamo tutta la nostra fiducia e la nostra preghiera cercando di essere tutti in comunione con lo stesso Spirito, perché è Lui che guida la Chiesa tutta e noi cristiani che ne siamo membri. Nella prima lettura vediamo che già dall’inizio della creazione lo Spirito di sapienza era presente, molti problemi nacquero in base alla lingua nella quale la bibbia era scritta, se in greco o in ebraico. Ma lo Spirito Santo è l’ultimo anello di una catena che mancava al compimento di una sequela che, se ci pensiamo bene, non è poi così complicata da capire.Alla vergine Maria, fu annunciato che la vita sarebbe nata in lei attraverso lo Spirito Santo, che rappresenta l’amore del Padre, e dalla madre al Figlio il dono della vita, legame d’amore tra Dio e gli uomini. Gesù disse: " ...Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato. Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo... " (Mt 28, 19-20)
 Il compito degli uomini è quello di affidarsi a Dio, riconoscendo il padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo,il resto verrà da Lui.
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Comentario del Rev. D. Santi COLLELL i Aguirre
(La Garriga, Barcelona, Spagna)

Oggi, Signore, ancora una volta, vuoi aprirci gli occhi affinché ci rendiamo conto che con troppa frequenza facciamo le cose alla rovescia. «lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,13), quello che il Padre ha fatto conoscere al Figlio.

E’ curioso!: più che lasciarci guidare dallo Spirito (che grande sconosciuto nella nostra vita!), quello che facciamo è, o fare a meno di Lui, oppure “imporGli” le cose una volta che abbiamo già preso le nostre decisioni. E ciò che oggi ci si dice è piuttosto il contrario: lasciare che Lui ci guidi.

Penso, Signore, ad alta voce... Rileggo il Vangelo di oggi e mi vengono alla mente i ragazzi e le ragazze che riceveranno la Cresima quest’anno. Vedo quelli che stanno intorno a me e sono tentato di pensare: -Non sono maturi! Per costoro il tuo Spirito non conta nulla; e piuttosto si lasciano guidare dal tutto e dal niente!

A chi ci si considera adulti nella fede, rendici strumenti efficaci del tuo Spirito per riuscire ad essere “contagiatori” della tua verità, per cercare di “guidare-accompagnare”, per aiutare ad aprire i cuori e l’udito di quelli che ci circondano.

«Molte cose ho ancora da dirvi» (Gv 16,12). —Non detenerti, Signore, nel rivolgerci la tua parola per rivelarci le nostre proprie identità! Che il tuo Spirito di Verità ci faccia riconoscere tutto quello che possa esserci di falso nella nostra vita e ci renda coraggiosi per rettificarlo. Che illumini i nostri cuori affinché possiamo riconoscere anche ciò che di autentico esiste dentro di noi e che già partecipa della tua Verità. Che riconoscendolo sappiamo ringraziartene e viverlo con allegria.

Spirito di Verità, apri i nostri cuori e le nostre vite al Vangelo di Cristo: che sia questa la luce che illumini la nostra vita quotidiana. Spirito Difensore, facci forti per vivere la verità di Cristo, dandone fede a tutti.

lunedì 7 maggio 2018

(Gv 16,5-11) Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.

VANGELO DI MARTEDI 8 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì VI di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 16,5-11): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e fa che l’unione con il Signore Gesù diventi più profonda, fa che come lui mi conosce io possa conoscere quello che Dio permette.

- A volte leggo tra le righe, cose che sono molto difficili da capire ed ancor più da spiegare; oggi è come se alcune cose mi danzino davanti agli occhi e non mi permettano di decifrare altro, ma credo che sia questo che il Signore vuole. Non perdiamoci dietro a discorsi teologici, che possano in qualche modo spiegare, ma lasciamoci andare alla conoscenza profonda della volontà di Dio. Gesù è venuto, ha parlato, ha amato al di sopra di ogni altro amore, e il suo popolo, in combutta con il popolo di Roma, lo hanno ucciso. Chi lo seguiva, davanti alla cattiveria e all’ottusità del potere non ha potuto nulla. Ma Dio va oltre il potere terreno, e per consolare quegli uomini che hanno imparato a seguire Gesù, invia lo Spirito consolatore, che li aiuta a vivere alla luce della fede,tutte le prove che affronteranno. La vita non si può prevedere, nè mutare, quando presenta i suoi lati oscuri, e spesso dobbiamo farci i conti, perchè, scusate il giro di parole, non si può contare su nulla di terreno che possa essere garantito per sempre e molti eventi e tragedie, vengono a ricordarcelo . Ma lo Spirito Santo è con noi sempre, nel bene e nel male, perchè è ben al di sopra di ciò che è umano; è la parte divina che ci unisce in Cristo a Dio stesso e ci rende un unico corpo con tutta l’umanità. Vivere da discepoli, vuol dire vivere in unione allo Spirito Santo, e coloro che riescono a rinunciare a se stessi,avranno molto di più.
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Comentatio di Fr. Joseph A. PELLEGRINO
(Tarpon Springs, Florida, Stati Uniti)

Oggi il Vangelo ci offre una comprensione più profonda della realtà dell’Ascensione del Signore. Nella lettura del Vangelo di Giovanni della Domenica di Pasqua, Gesù dice a Maria Maddalena che non lo trattenga perché «non sono ancora salito al Padre» (Gv 20,17). Nel Vangelo di oggi Gesù si rende conto che «perché vi ho detto questo, la tristezza ha invaso il vostro cuore», ma «è bene per voi che io me ne vada» (Gv 16,6-7). Gesù deve ascendere al Padre. Tuttavia, è ancora tra noi.

Come può andarsene e rimanere allo stesso tempo? Questo mistero lo spiegò il nostro Santo Padre, Papa Benedetto XVI: «E dato che Dio abbraccia e sostiene l’intero cosmo, l’Ascensione del Signore significa che Cristo non si è allontanato da noi, ma che adesso, grazie al fatto di stare con il Padre, è vicino ad ognuno di noi, per sempre».

La nostra speranza si trova in Gesù Cristo. Con la sua conquista sulla morte ci diede una vita che la morte non potrà mai distruggere, la sua Vita. La sua risurrezione è la dimostrazione che lo spirituale è reale. Nulla può separarci dall’amore di Dio. Nulla può diminuire la nostra speranza. Le cose negative del mondo non possono distruggere tutto ciò che di positivo Cristo ci ha donato.

Il mondo imperfetto in cui viviamo, un mondo in cui soffrono gli innocenti, può portarci al pessimismo. Ma Gesù ci ha trasformato in eterni ottimisti.

La presenza viva del Signore nella nostra comunità, nelle nostre famiglie, in quegli aspetti della nostra società che, con ogni diritto, possono essere chiamati “cristiani”, ci conferiscono una ragione per la speranza. La Presenza Viva del Signore in ognuno di noi ha portato la gioia. Non importa la enorme alluvione di notizie negative che i mezzi di comunicazione ci si compiacciono in presentarci; la positività del mondo supera di molto la negatività, perché Gesù è asceso.

Egli, infatti, è asceso, ma non ci ha abbandonato.

domenica 6 maggio 2018

(Gv 15,26-16,4) Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

VANGELO DI LUNEDI 7 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Lunedì VI di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 15,26—16,4): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: O mio amato Signore, non lasciarmi mai sola, anche se non merito la tua  grazia, stammi vicino sempre, per non permettere che io sbagli e che mi senta mai sola senza il tuo aiuto.

- Credo che ognuno di noi leggendo questa pagina possa ritrovarsi un po’ timoroso ed impaurito. Era sicuramente un messaggio per i primi discepoli di Gesù, ma ormai siamo abituati a leggere anche nell’attualità le pagine del vangelo,  perché ci siamo ormai resi conto che non è un libro antico, ma sempre attuale, specialmente se pensiamo a tutto quello che succede al giorno d’oggi, a quanto la Chiesa ed i cristiani in genere siano perseguitati; alla pacifica invasione da parte dell’islam che avviene in ogni paese d’Europa, e quanto pericoli essa in fondo nasconda. Siamo dei Cristiani strani noi, litighiamo addirittura tra di noi, ma in fondo non siamo peggiori di altri, solo che a volte sembra quasi che ci vergogniamo rispetto al mondo di avere fede. Gesù non è certo un malvivente di cui ci dobbiamo vergognare, ma quello che ci fa essere così tiepidi è che ci vergogniamo di noi stessi, di non essere capaci di amare allo stesso modo, neanche i parenti più stretti,  mentre l’amore che Lui ci ha dimostrato è immenso. Ma l’orgoglio umano è stupido, e pur di non riconoscere le proprie mancanze,  preferisce pensare di tutto, così la mente spazia dall’ateismo alla new age, dall’islam al buddismo e così via…Ma la cosa più importante che abbiamo lette nelle pagine di questi ultimi giorni, è che lo Spirito Santo viene mandato da Dio anche sui pagani,quasi a voler dire che è grazie allo Spirito che la Chiesa di cristo continua a vivere. Anche nel nostro paese la Chiesa è perseguitata, anche se il martirio al quale è sottoposta è meno visibile. Tutti questi attacchi al crocefisso, al Papa e poi anche gli scandali di  alcuni sacrdoti che hanno profondamente ferito la Chiesa stessa con delle condotte non solo sbagliate, ma molto gravi che creano un grande dissenso anche nei credenti. Questo è sicuramente opera del principe di questa terra, che ha reso schiavi molti di noi con la sua seduzione e la sua falsità. Ancora di più allora dobbiamo essere fedeli a Cristo,e stringerci intorno al Papa e alla Chiesa,  perché lo Spirito che ci anima è lo spirito di Dio, spirito di verità. Mai come oggi, in cui regna una grande confusione, è necessario essere coerenti e dare testimonianza della parola di Dio, perché l' ipocrisia e l' ambiguità, non prendano il sopravvento. Lo Spirito viene a compiere l'ultimo atto della comunione tra gli uomini ed il Padre. È spesso così difficile essere testimoni di fede, perchè noi, il più delle volte, non abbiamo una fede vera, costante, sincera; non stabiliamo un rapporto vero con Dio, ed anche se diciamo il contrario, non ci affidiamo completamente a Lui.
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Comentatio del Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)

Oggi, nel Vangelo Gesù annuncia e promette la venuta dello Spirito Santo: «Ma quando verrà il Paraclito, (...) che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me» (Gv 15,26). “Paráclito” significa letteralmente “colui che è chiamato vicino a uno”, e di solito viene tradotto come "Consolatore". Così, Gesù ci ricorda della bontà di Dio, perché pur essendo lo Spirito Santo l'amore di Dio, Egli infonde nei nostri cuori la pace, la serenità nelle avversità e la gioia per le cose di Dio. Egli ci fa guardare verso l’alto e unirci a Dio.

Inoltre Gesù dice agli apostoli: «E anche voi mi renderete testimonianza» (Gv 15,27). Per dare testimonianza è necessario:

1º Avere comunione ed intimità con Gesù. Ciò deriva dal rapporto quotidiano con Lui: la lettura del Vangelo, ascoltare le Sue parole, conoscere quello che Gesù ci insegna, frequentare i sacramenti, essere in comunione con la Chiesa, imitare il suo esempio, osservare i comandamenti, vederlo nei santi, riconoscerlo nei nostri fratelli, avere il suo spirito e amarlo. Si tratta di avere una esperienza personale e viva di Gesù.

2º La nostra testimonianza è credibile se appare nelle nostre opere. Un testimone non è soltanto una persona che sa che qualcosa è vero, ma è anche disposta a dirlo e viverlo. Ciò che noi sperimentiamo e viviamo nella nostra anima deve passare all'esterno. Siamo testimoni di Gesù non solo se conosciamo i suoi insegnamenti , ma anche se facciamo —e soprattutto— quando vogliamo che altri conoscano e lo amino. Come dice il proverbio: «Le parole muovono , gli esempi trascinano».

Papa Francisco ci disse: «Apprezzo «Ringrazio per il bell’esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare l’egoismo per spendermi di più”». E poi aggiunse: «desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa " Quello è sempre una luce che attrae.

sabato 5 maggio 2018

(Gv 15,9-17) Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici.

VANGELO DI DOMENICA 6 MAGGIO 2018.
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Giorno liturgico: VI Domenica (B) di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 15,9-17): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.» Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito del Signore,e portami con te nell' amore ,perchè io possa sentire quanto è immenso quello che Dio prova per noi.

Le parole di Gesù, tornano anche oggi come pochi giorni fa, ed io vorrei  che queste parole fossero ripetute tutti i giorni per quanto ne percepisco l'importanza"vi ho chiamato amici"! Anche con i  bambini del catechismo insisto molto su questo concetto, perchè Dio non ci ha voluto costringere, ma stringere in questo abbraccio cercando di farci capire a costo della sua vita, quanto ci ama,e quanto ama tutti noi, anche quelli che secondo il giudizio umano sono irrecuperabili.A volte mi sono trovata a parlare con delle persone che dicevano di non credere, di non voler avere nulla a che fare con Dio, e pur trovandoli ostili, ho cercato di vedere in loro quel qualcosa di buono, per fargli capire che anche in loro Dio vive, e per spingerli a socchiudere quella porta che per colpa della loro lontananza dalla fede, credevano fosse sbarrata per sempre.Amarci tra di noi per essere di sostegno l' uno con l' altro e non d' intralcio questo è uello che i cristiani da sempre cercano di fare. Ci riusciamo poco e male, perchè vogliamo comunque sempre affermare noi stessi, le nostre ragioni e cercando la soddisfazione delle nostre ragioni, dimentichiamo che contano di più i meriti, ossia la preghiera, il silenzio e l'offerta di tutti i torti subiti ingiustamente, che sono vere e proprie pietre preziose per comperare le grazie di Dio che ci ha eletti per l'unico meritevole Gesù Cristo, a figli adottivi.
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Comentatio del Rev. D. Francesc CATARINEU i Vilageliu
(Sabadell, Barcelona, Spagna)

Oggi, celebriamo l’ultima Domenica prima delle feste solenni dell’Assunzione e di Pentecoste, che chiudono il ciclo Pasquale. Se durante queste Domeniche Gesù risuscitato si è manifestato come il Buon Pastore e come la vite alla quale bisogna rimanere uniti come suoi tralci, oggi ci spalanca le porte del suo Cuore.

Naturalmente, nel Suo Cuore troviamo solo amore. Quello che costituisce il mistero più profondo di Dio e che è Amore. Tutto ciò che ha fatto dalla creazione alla redenzione è per amore. Tutto quello che si aspetta da noi come risposta alle sue azioni, è amore. Per questo, oggi risuonano le sue parole «Rimanete nel mio amore » (Gv 15,9). L’amore vuole reciprocità, è come un dialogo che ci fa corrispondere con un crescente amore il suo primo amore.

Frutto dell’amore è l’allegria: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi» (Gv 15,11). Se la nostra vita non riflette l’allegria di credere, se ci lasciamo affogare dalle contrarietà senza vedere che anche lì, il Signore è presente e ci consola, è perché non abbiamo conosciuto abbastanza a Gesù.

Dio ha sempre l’iniziativa. Ce lo dice espressamente affermando che «io ho scelto voi» (Gv 15,16). Noi abbiamo la sensazione di pensare di aver scelto, però non abbiamo fatto altro che rispondere a un invito. Ci ha scelto gratuitamente per essere amici «Non vi chiamo più servi (...); ma vi ho chiamato amici » (Gv 15,15).

Agli inizi Dio parla con Adamo come un amico parla con un suo amico. Cristo, nuovo Adamo, ha recuperato non solo l’antica amicizia, ma l’intimità con Dio, visto che Dio è amore.

Tutto si riassume in questa parola “amore”. Ce lo ricorda Sant’Agostino: «Il buon Maestro ci raccomanda frequentemente la carità come unico comandamento possibile. Senza la carità tutte le altre buone qualità non servono a nulla. La carità, di fatto, porta l’uomo a tutte le altre virtù che lo fanno buono».

venerdì 4 maggio 2018

Gv 15,18-21 Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.

VANGELO DI SABATO 5 MAGGIO 2018.
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Giorno liturgico: Sabato V di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 15,18-21): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».



RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego o Santo Spirito, di essere con me nella lettura e riflessione di questo brano del vangelo, per testimoniare attraverso la tua sapienza, quello che tu vuoi che io comprenda e riporti qui.

- Ci ha avvertito Gesù, che non sarebbe stato facile, perchè il mondo tante cose non riesce ad accettarle. L'amore poi... non sembra proprio che al mondo interessi.Se ne parla tanto, è vero, ma di quale amore si parla se poi per nulla si discute, ci si scontra e si fanno le guerre? Per essere seguaci di Cristo, bisogna abbandonare quello che ci lega alla terra, rinunciare alla prepotenza, per far posto alla gentilezza, vincere sui propri istinti per imparare a dominarli e poter fare dei vizi virtù.Già questo è difficile, ma ancor di più lo è in un mondo che  predica bene e razzola male. Sant' Agostino dice  che l’ uomo che è buono volontariamente è migliore di chi lo è per necessità. Era pertanto necessario concedere all’ uomo una volontà libera. Questa è sicuramente la chiave di lettura del libero arbitrio, perchè, come diceva nel vangelo di ieri Gesù, non ci ha chiamato servi per obbedire ciecamente, ma amici per vivere consapevolmente  il nostro rapporto con Dio.

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Comentatio del Rev. D. Ferran JARABO i Carbonell
(Agullana, Girona, Spagna)

Oggi, il Vangelo contrappone il mondo ai seguaci di Cristo. Il mondo rappresenta tutto ciò che di peccato troviamo nella nostra vita. Una delle caratteristiche di chi segue Gesù è, dunque, la lotta contro il male e il peccato che si trova nell’intimo di ogni uomo e nel mondo. Perciò, Gesù risuscitato è luce, luce che illumina le tenebre del mondo. Karol Wojtyla ci esortava a «che questa luce ci renda forti e capaci di accettare la intiera verità di Cristo ed amarla di più quanto di più la contraddice il mondo».

Ne il cristiano, ne la Chiesa possono seguire le mode o i criteri del mondo. Il criterio unico, definitivo e ineludibile è Cristo. Non è Gesù che si deve adattare al mondo nel quale viviamo; siamo noi che dobbiamo trasformare le nostre vite in Gesù. «Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre». Questo deve farci pensare. Quando la nostra società secolarizzata chiede certi cambi o facoltà ai cristiani e alla Chiesa, semplicemente ci sta chiedendo di allontanarci da Dio. Il cristiano deve mantenersi fedele a Cristo e al suo messaggio. Dice sant’Ireneo: «Dio non ha bisogno di niente; ma l´uomo ha bisogno di stare in comunione con Dio». E la gloria dell’uomo sta nel preservare e mantenersi al servizio di Dio.

Questa fedeltà può trarre molte volte la persecuzione: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non dobbiamo aver paura della persecuzione; Dobbiamo temere piuttosto di non cercare con sufficiente desiderio adempiere la volontà del Signore. Siamo coraggiosi e proclamiamo senza paura Cristo risuscitato, luce e allegria dei cristiani! Lasciamo che lo Spirito Santo ci trasformi per essere capaci di comunicare questo al mondo!

giovedì 3 maggio 2018

(Gv 15,12-17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

VANGELO DI VENERDI 4 MAGGIO 2018.
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Giorno liturgico: Venerdì V di Pasqua

Testo del Vangelo (Gv 15,12-17): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Spirito Santo, mandato dal Signore su di noi, per farci suoi discepoli arrendevoli.Vieni se mi consideri degna di amarti, di adorarti e di servirti; vieni Tu che vedi come io mi pongo davanti a Te, con umiltà ed amore,desiderosa solo di servire il Signore.

La parola di oggi non è quella di uno che vuole che lo seguiamo per paura o peggio ancora per superstizione..( tante volte non si sa mai esistesse davvero l'inferno e il paradiso).

La parola di Gesù è quella di un fratello, di una persona che ci ama tantissimo e ama il Padre fino all'obbedienza assoluta.

La sua obbedienza non è dettata dalla paura o da una gerarchia, ma dall'amore, quello che si dona e che dona a noi nello stesso modo. Certo noi non sappiamo neanche lontanamente di quale amore stiamo parlando, noi diciamo di amare i nostri anziani e poi li mettiamo negli ospizi, diciamo di amare i nostri fratelli e litighiamo per interesse... no noi non sappiamo amare, perché il nostro amore è una forma di egoismo e di prevaricazione dei diritti dell' altro, molto difficilmente si vedono veri e propri atti d' amore disinteressato. Io non credo però, che bisogna per questo gettare la spugna, credo che sia un motivo di più per non sentirsi arrivati né perfetti, che ci si debba chiedere come fare per migliorare, per imparare ad amare di più. Seguire Gesù è anche questo, è amare come lui ha amato, questo ci chiede, solo di arrenderci all'amore, di affidare a Lui le nostre incapacità, i nostri limiti e chiedergli di trasformali nel suo amore, perché se ci sentiamo cristiani, dobbiamo aderire a Cristo e non Lui a noi.Siamo uomini e donne che vivono in cerca di ogni tipo i potere, quello che è notizia di oggi, (http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/vaticano-buffet-18mila-euro-papi-santi-ira-francesco-1871374/) del rinfresco organizzato in Vaticano,che è stato contestato dal Papa, ci fa vedere come gli uomini cercano il potere e di piacere a chi ha il  potere. Il Papa continua a parlare contro gli sprechi,chiee di occuparci dei fratelli bisognosi e si continua a fare come se niente fosse....chi dovrebbe farsi servo,cerca sempre di essere servito.Preghiamo per il Papa, perchè chi detiene il potere, non lo vuole lasciare così facilmente, nè in politica, nè in Vaticano....ma sicuramente non è questa nè  la Chiesa , nè la politica che vuole Dio e che fa la sua volontà.
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Comentatio del Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)

Oggi, il Signore c’invita all’amore fraterno: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12), vuol dire, come avete visto fare a me e come ancora mi vedrete fare. Gesù ti parla come ad un amico, perché ti ha detto che il Padre ti chiama, che vuole che tu sia apostolo e che ti destina a produrre frutto, un frutto che si manifesta nell’amore. San Giovanni Crisostomo afferma: «Se l'amore si trovasse sparso dappertutto, nascerebbero da esso un’infinità di beni».

Amare è dare la vita. Lo sanno i coniugi che, perché si amano, fanno un dono reciproco della loro vita e prendono su di loro la responsabilità di essere genitori, accettando pure l’abnegazione ed il sacrificio del loro tempo, della propria esistenza a vantaggio di quelli che devono assistere, proteggere, educare e formare come persone. Lo sanno i missionari che danno la loro vita per il Vangelo, con uno stesso spirito cristiano di sacrificio e di abnegazione. E lo sanno religiosi, sacerdoti e vescovi, lo sa qualunque discepolo di Gesù che s’impegna con il Salvatore.

Gesù ti ha detto poc’anzi qual´è la condizione dell’amore, di dare frutto: «se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Gesù ti invita a perdere la tua vita, a consegnarla a Lui senza paura, a morire a te stesso per poter amare tuo fratello con l´amore di Cristo, con amore soprannaturale. Gesù t’invita ad arrivare ad un amore operante, benefattore e concreto; così l’ha capito l’apostolo Giacomo quando disse: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in sé stessa» (Gc 2,15-17).

mercoledì 2 maggio 2018

(Gv 14,6-14) Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?

VANGELO DI GIOVEDI 3 MAGGIO 2018.
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Giorno liturgico: 3 Maggio: Santi Filippo e Giacomo.

Testo del Vangelo (Gv 14,6-14): In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».


 RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e aiutami a leggere tra le righe, le intenzioni che il Signore ha per ognuno di noi, aiutami a far si che la tua parola si agganci nella nostra mente, ed azioni tutto il nostro essere, per vivere in comunione con il Cristo, che è l'Unica via, l'Unica verità, l'Unica vita!

- Oggi la chiesa ci invita a ricordare gli apostoli Giacomo e Filippo e lo fa proponendoci due letture che meritano tutta la nostra attenzione. La 1° lettera di Paolo ai Corinzi, annuncia che il Signore dopo la sua morte, apparve risorto ai suoi discepoli e nel Vangelo di Giovanni, veniamo esortati a credere che tutto quello che Gesù ha fatto, quello che ha detto, non è stata un'effimera illusione creata dal bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno, ma una straordinaria realtà che non finiremo mai di scoprire. Da quanto tempo sentiamo parlare di Gesù? Da quanto tempo abbiamo stabilito questo contatto... e ancora non riusciamo a conoscerlo veramente! Essere discepoli sembrava facile, sicuramente per un pò i primi discepoli, pensavano di aver trovato un condottiero che li conducesse alla gloria, ma presto hanno capito che quell' uomo che parlava con autorità e attraeva le folle, non era un abile condottiero, ma un umile uomo proprio quanto il bambino nato in una stalla. La sua famiglia terrena, santa, ma modesta, aveva impresso in lui i segni della umiltà, dell' obbedienza, e questo che sembrava un segno di debolezza è invece la forza dell' amore. Credere in Gesù significa anche riconoscersi in lui, nelle sue opere e nelle sue azioni, perché tutto quello che faremo nel suo nome, sarà benedetto da Dio. Questa è una cosa fondamentale della nostra fede religiosa, credere che Gesù è il Figlio di Dio, mandato dal Padre, per tracciare quella via che dobbiamo seguire, per avere la vita eterna nella casa del Padre. In questo brano, come negli ultimi che abbiamo letto, Gesù torna a sottolineare la sua unicità col Padre, quindi non ci soffermeremo a ripetere le stesse cose, ma voglio invece sottolineare come stare in comunione con Gesù significa stare in comunione col Padre. È Gesù stesso che lo afferma e ci dice che attraverso questa comunione il Padre compie le sue opere, ma quello che mi colpisce è che ci dice che chiunque entrerà in questa comunione, farà opere altrettanto grandi. Quindi Gesù ci spinge a considerarci importanti agli occhi di Dio, perché credendo in Lui, crederemo in colui che l’ ha mandato, e qualunque cosa chiederemo nel suo nome ci verrà concessa. Sono parole importanti, e poiché sappiamo che le parole di Gesù sono verità, non vedo perché dovremmo credere solo in parte alle sue parole…Quando pensiamo che Gesù ha dato la vita per noi, dovremmo accompagnare questo pensiero alla consapevolezza che in Gesù c’è il Padre ed il suo immenso amore.Questo è importante perché credendo in questo, noi affidiamo le nostre certezze a Dio. Dimentichiamo forse che gli apostoli compivano miracoli nel suo nome…e i Santi, ancora oggi persone che erano esattamente come noi, ma che da noi differenziavano per la grande fede e l’ abbandono alla volontà di Dio. Abbiamo tanti esempi da imitare, tocca cominciare a fare sul serio, non credete?
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Comentatio del Rev. D. Joan SOLÀ i Triadú
(Girona, Spagna)

Oggi celebriamo la festa degli Apostoli Filippo e Tommaso. Il Vangelo fa riferimento a quei colloqui che Gesù aveva soltanto con gli Apostoli e in cui procurava istruirli, affinché avessero delle idee chiare rispetto alla sua persona e la sua missione. Gli Apostoli erano influenzati dalle idee che i giudei si erano fatte sulla persona del Messia: aspettavano un liberatore terrestre e politico, mentre Gesù non rispondeva in assoluto a questa immagine stabilita preventivamente.

Le prime parole che leggiamo nel Vangelo di oggi sono la risposta a una domanda fatta dall’Apostolo Tommaso. «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Questa risposta a Tommaso introduce la richiesta di Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). La risposta di Gesù è —in realtà— una riprovazione: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?» (Gv 14,9).

Gli Apostoli non finivano di capire l’unità fra il Padre e Gesù, non riuscivano a vedere che Dio è uomo nella persona di Gesù. Egli non si limita a dimostrare la sua uguaglianza con il Padre, non solo ma ricorda a loro che saranno quelli che continueranno la sua opera di salvezza: concede loro il potere di fare miracoli, gli promette di essere sempre fra di loro e che qualsiasi cosa chiederanno in suo nome Egli gliela concederà.

Queste risposte di Gesù agli Apostoli sono rivolte anche a noi. San Josemaria, commentando questo testo dice: «‘Io sono la via, la verità e la vita’, con queste inequivoche parole ci ha mostrato il Signore qual’è il sentiero autentico che porta alla felicità eterna (...). Lo dichiara a tutti gli uomini, però specialmente lo ricorda a chi come te e come me, abbiamo detto di essere disposti a prendere sul serio la nostra vocazione di essere cristiani».

martedì 1 maggio 2018

Gv 15,1-8 Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

VANGELO DI MERCOLEDI 2 MAGGIO 2018.
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Giorno liturgico: Mercoledì V di Pasqua

Santorale 2 Maggio: Sant'Atanasio, vescovo e martire
Testo del Vangelo (Gv 15,1-8): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo porta perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.

Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo. Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l' esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti. La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l' agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta.I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti.L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite. Restiamo quindi attaccati a questa Chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù. Aggiungo una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.
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Comentatio del Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)

Oggi, contempliamo di nuovo Gesù circondato dagli Apostoli, in un clima di speciale intimità. Lui confida loro quelle che potremmo considerare come le ultime raccomandazioni: ciò che si dice all’ultimo momento, nell’istante del congedo, e che ha una forza speciale, come se si trattasse di un ultimo testamento.

Ce li immaginiamo nel cenacolo. Lì Gesù ha lavato loro i piedi, gli ha ripetuto che deve andarsene, gli ha tramesso il comandamento dell’amore fraterno e li ha consolati con il dono dell’Eucaristia e la promessa dello Spirito Santo (cf. Gv 14). Immersi nel quindicesimo capitolo di questo Vangelo, troviamo ora l’esortazione all’unità nella carità.

Il Signore non nasconde ai discepoli i pericoli e le difficoltà che dovranno affrontare nel futuro: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Però loro non devono abbatersi ne demoralizzarsi di fronte all’odio del mondo: Gesù rinnova la promessa dell’invio del Difensore, garantisce loro l’assistenza in tutto ciò che chiedano e, finalmente, il Signore prega al Padre per loro –per tutti noi- durante la sua preghiera sacerdotale (cf. Gv 17).

Il nostro pericolo non viene dall’esterno: la peggior minaccia può sorgere da noi stessi al venir meno l’amore fraterno fra i membri del Corpo Mistico di Cristo e all’unità con la Testa di questo Corpo. La raccomandazione è chiara: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).

Le prime generazioni di cristiani conservarono una coscienza molto fervente alla necessità di rimanere uniti per la carità. Ecco la testimonianza di un Padre della Chiesa, sant’ Ignazio di Antiochia: «Correte tutti insieme verso un solo tempio di Dio, come a un solo altare, a un solo Cristo che procede da un solo Padre». Ed ecco anche l’indicazione di Maria, Madre dei cristiani: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5).

lunedì 30 aprile 2018

(Gv. 14.27-31) Vi do la mia pace.

VANGELO DI MARTEDI 1 MAGGIO 2018.

Giorno liturgico: Martedì V di Pasqua

Santorale 1 maggio: San Giuseppe, lavoratore
Testo del Vangelo (Gv 14,27-31a): In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».


RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Ti prego o Santo Spirito, di scendere su di me, e illuminarmi con la tua sapienza per comprendere le letture della parola di Dio, per andare dal Figlio al Padre, attraverso di Te.Per Cristo nostro Signore.Amen.

Dagli atti degli apostoli apprendiamo che già da 2000 anni la chiesa è perseguitata, all’epoca erano i giudei che non volevano riconoscere Gesù come il Messia, poi c’erano i pagani che non credettero e quelli che adoravano altri dei. In tutto questo marasma, Gesù ci parla di pace…e specifica che la pace di cui parla, non è come quella che si può cercare in questo mondo, ma è la pace che nasce dall’anima, che ha chi vive in pace con se stesso e con i fratelli. Gesù dovrà tornare dal Padre, così com’è venuto dal Padre, lo dice prima che avvenga, perché gli apostoli credano a quello che sentono e che vedono, profeta di se stesso. In questa terra ci sarà il male, creato e provocato dal principe di questa terra, e spesso ci domandiamo perché? Chi lo ha eletto principe di questa terra?…Siamo stati noi uomini, che per vanità, per orgoglio, per brama di potere, per superbia, per voglia d’avere tutto, lo abbiamo ascoltato e lo ascoltiamo ancora. Dio ci guarda scegliere a chi appartenere e soffre perché ci ama, soffre tanto da decidere di mandare a salvarci un redentore, che con il suo sacrificio, ci redimerà dal peccato originale. Forse a qualcuno queste parole non piacciono, non riesce a comprendere come Dio, possa averci lasciato in balia di satana, e allora lo voglio dire più semplicemente.Siamo noi che scegliamo se credere che tutto sia qui sulla terra ed allora accumulare tesori e beni materiali, oppure fidarci della parola di Gesù Cristo, e sperare, ma più che sperare direi avere certezza, di una vita spirituale da vivere già da qui e continuare a vivere dopo la fine inesorabile dei nostri giorni. Si parla di fine del mondo, io preferisco e v’invito, con molta umiltà, a pensare alla fine di quest’ordine di cose, alla fine di una vita materialistica, e al raggiungimento di una vita nella nuova Gerusalemme, imparando a leggere l’apocalisse di Giovanni, non più come una catastrofe annunciata, ma come la vittoria del bene sul male, la vittoria del regno di Dio su quello di satana; ma per fare questo, bisogna che la vittoria avvenga prima di tutto nel nostro cuore.
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Comentatio del Rev. D. Enric CASES i Martín
(Barcelona, Spagna)

Oggi, Gesù ci parla indirettamente della croce: ci lascerà la pace, ma al prezzo della sua dolorosa uscita da questo mondo. Oggi leggiamo le sue parole dette prima del sacrificio della Croce e che furono scritte posteriormente alla sua Risurrezione. Sulla Croce, con la sua morte vinse la morte e la paura. Non ci da la pace «come la dà il mondo» (cf. Gv 14,27), ma lo fà attraverso il dolore e l’umiliazione: così dimostrò il suo amore misericordioso all’essere umano.

Nella vita degli uomini è inevitabile la sofferenza, a partire dal giorno in cui il peccato è entrato nel mondo. Alcune volte si tratta di dolore fisico; altre di quello morale; in altre occasioni si tratta di un dolore spirituale..., e per tutti arriva la morte. Dio però, nel suo amore infinito, ci ha dato il rimedio per avere pace nel dolore. Lui ha accettato di “andarsene” da questo mondo con una “uscita” sofferente e avvolta di serenità.

Perché lo fece così? Perché in questo modo il dolore umano —unito a quello di Cristo— si trasforma in un sacrificio che salva dal peccato. «Sulla Croce di Cristo (...), la stessa sofferenza umana è rimasta redenta» (Giovanni Paolo II). Gesù Cristo soffre con serenità perché compiace al Padre celeste mediante un atto di costosa obbedienza, e con il quale si offre volontariamente per la nostra salvezza.

Un autore sconosciuto del II secolo mette sulle labbra di Cristo le seguenti parole: «Guarda gli sputi sul mio volto, che ho ricevuto per te, per restituirti il primo alito di vita che ho soffiato sul tuo volto. Guarda gli schiaffi sulle mie guance, che ho sopportato per riformare d’accordo alla mia immagine il tuo aspetto deteriorato. Guarda la mia spalla flagellata per togliere dalla tua il peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani, saldamente immobilizzate con chiodi sull’albero della croce, per te, che un tempo stendesti funestamente una delle tue mani verso l’albero proibito».
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domenica 29 aprile 2018

(Gv 14,21-26) Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.



VANGELO DI LUNEDì 30 APRILE 2018
(Gv 14,21-26) Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».


Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, amore di Dio, luce per noi uomini inesperti e dubbiosi, vieni. Unisciti al nostro debole corpo con il tuo Spirito e rendici saldi e forti nella fede.
"SE uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre l’ amerà"…. È tutto legato a quel SE. È la nostra scelta che ci permetterà di stare in contatto col Padre e col Figlio e di ricevere da loro lo Spirito Santo Paraclito che ci aiuterà per la contemplazione e la conoscenza, perché attraverso questa unione le opere del Padre possano essere compiute anche in noi discepoli.
Spesso mi succede di parlare con persone che sono piene di dubbi, di incredulità per quanto concerne la nostra fede.
Mi dicono di credere a modo loro, ma non c’ è un modo nostro per credere, o crediamo o non crediamo.
La fede vera non vuole dubbi, non si può fermare davanti ai peccati e agli errori di qualcuno, come non si è fermato l’ amore di Dio per noi a causa del peccato, e non si ferma neanche davanti ai delitti più orribili.
Potevamo essere tutti condannati alla perdizione eterna, se era uno di noi al suo posto lo avrebbe fatto… irriconoscenti come siamo, presuntuosi e pieni d’orgoglio.
Ma Dio è Dio, da lui viene solo amore e per questo amore è disposto a tutto, anche a donare la vita del suo figlio prediletto. Per questo amore Gesù è venuto sulla terra per redimerci ed è tornato al Padre ad aspettarci, a preparare per noi un posto.Nella nostra grande libertà possiamo decidere di amarlo e tutto diventerà più facile, tutto sarà trasformato, e ci chiederemo che cosa abbiamo aspettato per fare della nostra vita un progetto di eternità.Gli uomini spendono anni, soldi e studi inutili per cercare di costruire qualcosa che non riescono a vedere,ma che è già in noi, la vita eterna!Dio mio aiutaci a vedere con gli occhi dello Spirito!
"NON ABBIATE TIMORE" Non temete quando tutto sarà difficile, quando tutto sarà incredibilmente faticoso, quando dai vostri occhi scenderanno copiose le lacrime….. NON ABBIATE TIMORE, Dio è con noi, ora e sempre e questa lotta la vinceremo, anche a forza di lacrime e di dolore, satana non ci farà suoi schiavi, resteremo aggrappati alla croce e con questa saremo innalzati al cielo. Amen.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Norbert ESTARRIOL i Seseras
(Lleida, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna il suo immenso desiderio di farci partecipi della sua pienezza. Uniti a Lui, stiamo nella fonte di vita divina che è la Santissima Trinità. «Dio è con te. Nella tua anima in grazia abita la Trinità Beatissima. —Pertanto, tu, nonostante le tue miserie, puoi e devi stare in continua conversazione con il Signore» (San Josemaria).
Gesù assicura che sarà presente in noi per la dimora di Dio, nell’anima in grazia. Così, i cristiani non siamo più orfani. Visto che ci ama tanto, nonostante non abbia bisogno di noi, non vuole fare a meno di noi.
«Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). Questo pensiero ci aiuta a tenere presenza di Dio. Allora, non hanno posto altri desideri o pensieri che, almeno, a volte, ci fanno perder tempo e ci impediscono di compiere la volontà di Divina. Ecco qui una raccomandazione di san Gregorio Magno: «Che non ci affascini la prosperità, perché è un viandante sciocco quello che vede, lungo il suo cammino, campi deliziosi e si dimentica di quel posto dove voleva andare».
La presenza di Dio nel cuore ci aiuterà a scoprire e realizzare in questo mondo i piani che la Provvidenza ci abbia assegnato. Lo Spirito del Signore susciterà nel nostro cuore iniziative per metterle in cima a tutte le attività umane e fare, così, Cristo presente nel posto più alto della terra. Se abbiamo questa intimità con Gesù arriveremo a essere buoni figli di Dio e ci sentiremo amici suoi in tutti i luoghi e i momenti: per strada, nel bel mezzo del lavoro quotidiano, nella vita famigliare.
Tutta la luce e il fuoco della vita divina si riverseranno sopra ognuno dei fedeli che siano disposti a ricevere il dono della dimora. La Madre di Dio intercederà —come madre nostra— affinché possiamo entrare in questo tratto con la Santissima Trinità.

venerdì 27 aprile 2018

Gv 15,1-8 Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.


VANGELO DI DOMENICA 29 APRILE 2018
Gv 15,1-8 Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.
Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo.
Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l' esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti. La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l' agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta. I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti. L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite. Restiamo quindi attaccati a questa Chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù.
Aggiungo una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo presenta l’allegoria della vite e dei tralci. Cristo è la vera vite, noi siamo i tralci e il Padre è il vignaiolo.
Il Padre vuole che noi diamo molto frutto. E’ logico. Un vignaiolo pianta un vigneto e lo coltiva per produrre frutto in abbondanza. Se abbiamo creato una società, vogliamo la resa di produzione. Gesù insiste: «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto...» (Gn 15,16).
Sei un eletto. Dio ha fissato la vista su di te. Mediante il battesimo siete stati innestati nella vite che è Cristo. Hai la vita di Cristo, la vita cristiana. Hai l’elemento principale per dare frutto: l’unione con Cristo; perché «il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite» (Gn 15,4). Gesù lo dice esaustivamente: «senza di me non potete far nulla» (Gn 15,5). “La vostra forza non è altro che soavità, non c’è niente tanto tenero come questo, e niente come questo è tanto firme” ( San Francesco di Sales). Quante cose hai voluto fare senza Cristo? Il frutto che il Padre aspetta da noi è quello delle buone opere, è quello della pratica delle virtù. Qual’è l’unione con Cristo che ci fa capaci di dare questo frutto? La fede e la carità, cioè, rimanere in grazia di Dio.
Quando vivi in grazia di Dio, tutti gli atti virtuosi sono frutti graditi al Padre. Sono opere che Gesù Cristo fa attraverso di te. Sono opere di Cristo che danno gloria al Padre e si trasformano in un pezzo di cielo per te. Vale la pena vivere sempre in grazia di Dio! «chi non rimane in me (per il peccato), viene gettato via come il tralcio e secca; poi (...) lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Gn 15,6). E’ una chiara allusione all’ inferno. E tu, sei come un tralcio pieno di vita?
Che la Vergine Santissima ci aiuti ad aumentare la grazia per produrre frutti in abbondanza, e questi diano gloria al Padre.

(Gv 14,7-14) Chi ha visto me, ha visto il Padre.



VANGELO DI SABATO 28 APRILE 2018
(Gv 14,7-14) Chi ha visto me, ha visto il Padre.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA Vieni o Spirito Di Dio ad insegnarmi quello che è giusto che io oggi sappia,Tu che sai dosare per me la sapienza il dolore e l'amore, tu che sai quello che è giusto per me. Grazie di assistermi. In questo brano, come negli ultimi che abbiamo letto, Gesù torna a sottolineare la sua unicità col Padre, quindi non ci soffermeremo a ripetere le stesse cose, ma voglio invece sottolineare come stare in comunione con Gesù significa stare in comunione col Padre. È Gesù stesso che lo afferma e ci dice che attraverso questa comunione il Padre compie le sue opere, ma quello che mi colpisce è che ci dice che chiunque entrerà in questa comunione, farà opere altrettanto grandi .Quindi Gesù ci spinge a considerarci importanti agli occhi di Dio, perché credendo in Lui, crederemo in colui che l’ha mandato, e qualunque cosa chiederemo nel suo nome ci verrà concessa.Sono parole importanti e poiché sappiamo che le parole di Gesù sono verità, non vedo perché dovremmo credere solo in parte alle sue parole… spesso infatti,siamo portati a credere che solo a Lui siano stati concessi certi privilegi, dimentichiamo forse che gli apostoli compivano miracoli nel suo nome… e i santi, ancora oggi persone che erano esattamente come noi, ma che da noi differenziavano per la grande fede e l’abbandono alla volontà di Dio. Abbiamo tanti esempi da imitare,tocca cominciare a fare sul serio,non credete?
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COMMENTO DI:
P. Jacques PHILIPPE (Cordes sur Ciel, Francia)
Oggi, siamo invitati a scoprire in Gesù il Padre che ci viene svelato. Filippo esprime una intuizione molto giusta: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). Vedere il Padre è scoprire Dio, come origine, come vita che s’innalza, come generosità, come dono che costantemente rinnova ogni cosa. Di cos'altro abbiamo bisogno? Procediamo da Dio e ogni uomo, sebbene incoscientemente, porta con sé il profondo desiderio di tornare a Dio, di riincontrare la casa paterna e restare lì per sempre. Lì si trovano tutti i beni che possiamo desiderare: la vita, la luce, l’amore, la pace... Sant’Ignazio d’Antiochia, che fu martire all’inizio del secondo secolo, diceva: «C’è in me un’acqua viva che sussurra e dice dentro di me; «Vieni dal Padre!». Gesù ci fa intravedere la profonda intimità reciproca che esiste tra Lui e il Padre: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Quello che Gesù dice e fa trova la sua origine nel Padre, e il Padre si manifesta pienamente in Gesù. Tutto quello che il Padre desidera dirci lo si trova nelle parole e negli atti del Figlio. Tutto ciò che Lui desidera adempiere in beneficio nostro, lo compie per suo Figlio. Credere nel Figlio ci permette di «presentarci... al Padre» (Ef 2,18). La fede umile e fedele in Gesù, la scelta di seguirLo ed ubbidirlo giorno dopo giorno ci mette in contatto misterioso ma reale con lo stesso mistero di Dio, e ci fa beneficiari di tutte le ricchezze della Sua benevolenza e misericordia. Questa fede permette al Padre portare avanti, attraverso noi, l’azione della grazia che cominciò con Suo Figlio; «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12)

giovedì 26 aprile 2018

(Gv 14,1-6) Io sono la via, la verità e la vita.



VANGELO DI VENERDì 27 APRILE 2018
(Gv 14,1-6) Io sono la via, la verità e la vita.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e portami alla Via che conduce alla Verità. Fammi essere nel cuore di Cristo, dove non farò domande e non ci sarà bisogno di parole.

"Non sia turbato il vostro cuore!" Facile a dirsi amore mio, turbato dalla paura di vederti soffrire, di vederti oltraggiato... I discepoli chiedevano sempre qualcosa che non riuscivano a comprendere e facevano bene a parlarne con Te, perchè solo Tu puoi rispondere la verità, ma per alcune cose, nessuno è mai pronto. Io ti chiedo solo un dono: dammi la fede, perchè la mia non basta mai, perchè non riesco a lasciarmi andare, a farmi trasportare da Te. Tu ci spingi a lasciare tutto ed a sentirci partecipi di questo grande progetto che è il progetto di Dio per noi, su di noi, con noi. Quanto vorrei Signore mio, saper volare con te, oltre la terra, oltre la mia piccola mente umana, ma non lo so fare, resto aggrappata a mille pesi, a tanta zavorra che mi trattiene, e ti chiedo con tutto il cuore, tu che puoi, rendimi libera! Io credo che Tu hai parole vere, che sei venuto fin sulla terra, fin nella tua santa umanità, per insegnarci a vivere di Te, per insegnarci a morire a noi stessi e alle nostre identità terrene. Noi così convinti che per essere qualcuno dobbiamo avere un nome, essere unici, e cerchiamo ogni giorno di affermare noi stessi. Noi che probabilmente sbagliamo sempre tutto, perchè penso a quando cambiasti il nome di Simone in Cefa (pietra) gli indicasti la sua missione, la prima pietra della tua Chiesa, che ti riconobbe come "il Cristo, il figlio del Dio vivente" non per opera della carne, ma dello Spirito. Chi vede Te vede il Padre ed io Credo che sia così per questo invoco il tuo aiuto, ti prego di non lasciarmi mai sola nella tentazione di seguire il mondo, ma di stringere forte la mia mano nella tua e di condurmi passo passo, verso casa, perchè so che i miei passi non potrebbero avere una guida migliore .
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COMMENTO DAL MESSALINO DE LA CHIESA.IT
Il termine “Dio” può sembrare freddo ed evocare la distanza. L’appellativo di “Padre” è pieno di affetto e di tenerezza: è il termine proprio della Rivelazione. Si può essere intimoriti da Dio perché la sua santità è un rimprovero al nostro essere profani. Come siamo sensibili invece al nome di “Padre”! I popoli chiamano la loro terra “patria”. Ciò sottintende una protezione, un conforto ed implica amore. Ci sentiremmo a casa nostra nella casa del Padre, ci sentiremmo a nostro agio, rassicurati. Questa è l’opera fantastica dell’amore: trasformare una casa nella propria casa e un servo in un figlio. Tommaso chiede: “Come possiamo conoscere la via?”. Cristo risponde: “Io sono la via”. Cristo definisce così il suo ruolo, e noi apprendiamo che Cristo non viene per se stesso, ma per noi. La sua casa è la nostra casa, suo Padre è nostro Padre. Come è semplice e quasi infantile la dottrina del cristianesimo! Noi non camminiamo da soli, non camminiamo senza guida. Cristo ha due mani: l’una per indicarci la via, l’altra per sostenerci lungo la via. È tutto ciò di cui ha bisogno il pellegrino: la Via, la Verità e la Vita.

mercoledì 25 aprile 2018

(Gv 13,16-20) Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.



VANGELO DI GIOVEDì 26 APRILE 2018
(Gv 13,16-20) Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami mio Signore a comprendere le tue parole, perché io mai possa allontanarmi da te e dai tuoi insegnamenti, perché mai io possa far prevalere il mio io sul volere del mio Dio.
Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli e questi ancora si sentono confusi da questo gesto.
C’ è tutta l’ umiltà di che non si pone al comando, ma al servizio, così difficile da attuare in un mondo come il nostro, in cui la voglia di prevalere la fa da padrona.
Ma Gesù rivela che tutto quello che Lui fa, lo fa per obbedire al Padre e che se veramente vogliamo seguirlo, dobbiamo seguirlo in tutto, anche in questa umiltà e fedeltà al disegno di Dio.
Troppo spesso vogliamo essere i protagonisti della storia che viviamo e cerchiamo di far prevalere le nostre idee e siamo talmente abituati a farlo che lo facciamo anche con Dio, mettendolo al nostro servizio e non servendolo.
Dio si rivela in Gesù e noi possiamo decidere liberamente se seguirlo o no, ma come si può resistere a un tale amore, di chi sa che sta per morire per noi e si preoccupa di amarci fino all’ultimo gesto.
- "Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" -
Gesù aggiunge ancora questa beatitudine alle altre più conosciute ed in questa le racchiude tutte, perchè il senso di tutto il suo messaggio è che è pienamente beato chi fa della sua vita un cammino dentro alla volontà del Padre.
Questo cammino lui lo sta facendo e lava i loro piedi, anche se in mezzo a loro c'è anche Giuda, che di lì a poco lo avrebbe tradito.
Non prova rabbia, ma dolore, perchè non cerca vendetta, ma offre giustizia.
A volte mettiamo tanto impegno per convertirci e per convertire, ma come a Gesù è successo, può succedere anche a noi di restare delusi, di fallire, ma questi fallimenti, non devono scoraggiarci nè fermarci.
Un vecchio detto dice :"finchè c'è vita c'è speranza" e Gesù è il più grande e meraviglioso maestro in questo, perchè supera sempre i nostri limiti con il suo immenso amore.
Essere seguace di Cristo, comporta spesso delle scelte che sono messe in discussione da chi ci circonda, da chi si sente parte del mondo e tende a farci vivere come se un cristiano stesse fuori posto su questa terra.
D’ altra parte anche Gesù, non è che ha avuto la vita facile sulla terra, faceva del bene ed era odiato, tanto che lo hanno crocefisso; perché in un mondo dove c’è la gara al successo, alla ricchezza, uno che si definisce re e viene per servire, per gli emarginati, per gli ultimi, non è compreso.
Gesù ci dice di prepararci all’ ostilità della gente, e ci dice anche un’altra cosa molto importante, ci spiega il motivo per cui il mondo ci odia, perché Lui ci ha scelto dal mondo. Spesso avvertiamo anche noi piccoli discepoli senza alcuna preparazione teologica, la grande grazia che il Signore ci ha fatto, chiamandoci alla conversione, e ripensando a quando eravamo lontani da Dio ed alla sua parola, avvertiamo lo stesso senso di disprezzo che prima noi nutrivamo verso chi era più dentro di noi, nelle cose di Dio.
Quel disprezzo era molto simile alla rabbia, quella rabbia che provavamo verso chi secondo noi, era stupido a perdersi tante cose belle della vita, e visto che ci guardava compassionevoli, li attaccavamo e ne dicevamo di tutti i colori contro di loro.
La calunnia era la nostra forma preferita, poi c’erano tutta una serie di tentativi di sfuggire all’ amore puro e a cercare la trasgressione, e questo è bene ricordarlo, perché quando vediamo qualcuno che riteniamo un gran peccatore, o un blasfemo, dobbiamo ricordarci di quando anche noi eravamo lontani.
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COMMENTO DI:
Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, come in quei film che iniziano ricordando un fatto del passato, la liturgia fa memoria di un gesto che appartiene al Giovedì Santo: Gesù lava i piedi ai suoi discepoli (cf. Gv 13,12). Così questo gesto —letto dalla prospettiva della Pasqua— assume una validità perenne. Prestiamo attenzione, solamente, a tre idee.
In primo luogo, la centralità della persona. Nella nostra società sembra che fare sia il termometro del valore di una persona. In questa dinamica è facile che le persone siano trattate come strumenti; facilmente ci utilizziamo gli uni agli altri. Oggi il Vangelo ci incita urgentemente a trasformare questa dinamica in una dinamica di servizio: l’altro non è mai puro strumento. Si tratterebbe di vivere una spiritualità di comunione, dove l’altro —in una espressione di Giovanni Paolo II— arriva ad essere “qualcuno che mi appartiene” e un “dono per me”, al quale bisogna “dare spazio”. Il nostro linguaggio lo ha afferrato felicemente con l’espressione: “esserci per gli altri”. Ci siamo per gli altri? Li ascoltiamo quando ci parlano?
Nella società dell’immagine e della comunicazione, questo non è un messaggio da trasmettere, ma è un incarico da compiere, nel vivere quotidiano «Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (Gv 13,17). Forse per questo, il Maestro non si limita a una spiegazione: fissa il gesto del servizio nella memoria di quei discepoli, passando immediatamente alla memoria della Chiesa; una memoria chiamata costantemente ad essere un’altra volta gesto: nella vita di tante famiglie e di tante persone.
Per concludere, un campanello d’allarme: «Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno» (Gv 13,18). Nell’Eucaristia Gesù risorto si fa nostro servitore, ci lava i piedi. Però non è sufficiente con la presenza fisica. Bisogna imparare nell’Eucaristia e prendere coraggio per convertire in realtà che «Avendo ricevuto il dono dell'amore, moriamo al peccato e viviamo per Dio» (San Fulgenzio di Ruspe).

martedì 24 aprile 2018

(Mc 16,15-20) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.



VANGELO DI MERCOLEDì 25 APRILE 2018

(Mc 16,15-20) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA.

CREDO SIGNORE, AIUTAMI A CREDERE!

Oggi vorrei fermarmi con voi alle parole di questa preghiera che mi è sgorgata dal cuore: Credo Signore..... per tua grazia, per tuo dono, io oggi posso affermare di credere. Credo in tutto quello che la tua Chiesa mi ha insegnato, nonostante l’ umana fragilità degli uomini di Chiesa e la mia. Marco è duro, ma realista, e ci spinge a leggere le parole di Gesù in tutta la loro franchezza, perchè sono parole che se non riusciamo a tradurre in realtà, ci lasceranno fuori dalla porta. Quella porta che possiamo senza timore di sbagliare, dire che è Gesù! Non era la presenza di Gesù che cambiò gli uomini, perchè molti restarono uguali a ciò che erano prima di incontrarlo; ma quelli che credettero in lui, quelli che gli permisero di cambiare la loro vita, furono battezzati e furono salvati. Solo chi crede veramente, riesce ad evangelizzare, perchè non proclama delle aride teorie, ma trasmettette la gioia del Vangelo ricevuto. La fede è un grande dono che si riceve nel battesimo, è una grazia che ci viene donata, che resta chiusa in uno scrigno fino a che non decidiamo di affidare la nostra vita a Dio. I segni che sapremo vedere, che sapremo vivere, saranno la dimostrazione che Dio è veramente entrato a far parte della nostra vita, che siamo cambiati e rinati, che ora viviamo da risorti ed il peccato non regna più nei nostri cuori; questa gioia è quella che potremo annunziare, anche se indegni, ma consapevoli di essere salvati per amore.

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COMMENTO DI:

Mons. Agustí CORTÉS i Soriano Vescovo di Sant Feliu de Llobregat (Barcelona, Spagna)

Oggi, ci sarebbe molto da dire sulla essenza del perché non risuona con forza e convinzione la parola del Vangelo, perché i cristiani osserviamo un silenzio sospettoso su ciò che crediamo, nonostante la chiamata alla "nuova evangelizzazione". Ognuno farà la propria analisi e indicherà la sua particolare interpretazione. Ma nella festa di San Marco, ascoltando il Vangelo e guardando l’evangelizzatore, non possiamo fare a meno di proclamare con sicurezza e gratitudine dov'è l'origine e in che consiste la forza della nostra parola. L'evangelizzatore non parla così perché glielo raccomanda uno studio sociologico del momento, perché glielo detti una “prudenza” politica e nemmeno perché "nasce dal dire ciò che pensa”. Senza preamboli gli viene imposta una presenza e un mandato dall'esterno, senza coercizione, ma con l'autorità di chi è degno di tutto credito, "Vai in tutto il mondo e predica il Vangelo ad ogni creatura" (cf. Mc 16,15). Cioè, noi evangelizziamo per obbedienza, ma anche con gioia e fiducia. La nostra parola, d’altra parte, non si presenta come una in più nel mercato delle idee e delle opinioni, ma ha tutto il peso dei messaggi forti e definitivi. Della sua accettazione o rifiuto dipendono la vita o la morte; e la sua verità, il suo potere di persuasione, arriva per la via testimoniale, ovvero, accreditato da segnali a favore dei bisognosi. Perciò è, propriamente, una "proclama" una dichiarazione pubblica, felice, emozionata, di un fatto decisivo e salvatore. Perché, allora, il nostro silenzio? Paura, timidezza? Diceva San Giustino che "gli ignoranti e incapaci di eloquenza, persuasero con la virtù tutta l'umanità". Il segno o miracolo della virtù è la nostra eloquenza. Lasciamo almeno che il Signore in mezzo a noi e con noi realizzi la sua opera «mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano» (Mc 16,20).

lunedì 23 aprile 2018

(Gv 10,22-30) Io e il Padre siamo una cosa sola.



VANGELO DI MARTEDì 24 APRILE 2018
(Gv 10,22-30) Io e il Padre siamo una cosa sola.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE


PREGHIERA


Vieni o Spirito Santo, assistimi, concedimi di comprendere, e di saper discernere la tua verità dalla mia mentalità terrena, fa che io sappia leggere solo le tue parole che scrivi nel mio cuore. Amen.


Nasce la prima chiesa dei “cristiani” ad Antiochia, in terra straniera e, invece, nella sua terra Gesù non era riconosciuto.
Perché? Forse perché non basta essere vicini a Gesù, ascoltarlo, bisogna credere in lui, riconoscerlo come mandato dal Padre e quindi accettare di farsi guidare da lui, proprio come pecore docili che seguono il buon pastore.
Quante volte ci avviciniamo a Gesù per stare con lui? Per seguirlo? E quante volte invece cerchiamo solo di farci belli alla sua ombra… di dire io sono una brava persona perché credo, perché vado in Chiesa, perché faccio parte di questa o quella comunità… e questo non fa di noi dei buoni cristiani, o almeno non solo questo.
Come riconosciamo che Gesù si distingue dagli altri pastori perché ha parole di verità e di vita eterna, noi dobbiamo distinguerci per come viviamo la nostra fede. Penso sempre a San (Padre) Pio, che dicevano, si confessasse tutti i giorni, e che si dichiarava umilmente peccatore, e poi vedo noi credenti, tutti presi ad evangelizzare gli altri (io per prima) tutti ad insegnare e troppo spesso ad apparire migliori di quello che siamo.
Papa Francesco ha detto : "Chi non sa dialogare non obbedisce a Dio e vuole far tacere quanti predicano la novità di Dio" .
Questa frase urla l'amore del nostro pastore per le sue pecore, ma non per quanto può essere accettato lui o meno, la Chiesa è stata sempre divisa in se stessa, ma il Pastore ha paura che le sue pecore si perdano.
Molti sono i sacerdoti e i laici che mal sopportano le continue riprese che il Papa fa, perchè certe verità bruciano, ma forse sarebbe meglio per tutti se ci facessimo un esame di coscienza in modo serio, chiediamo perdono di tutto quello che avremmo potuto fare meglio, di quello che abbiamo sbagliato, magari per distrazione, non per cattiveria, e ci sentiamo poi in pace con Dio, come quando dopo aver fatto involontariamente uno sgarbo ad un’amica, chiediamo scusa e facciamo pace, vincendo sulle incomprensioni e sullo stupido orgoglio, perchè ogni giorno dobbiamo convertirci.
A me succede spesso, perché non sono perfetta, e sono felice di saperlo, perché almeno ho qualcosa di serio su cui lavorare, per essere migliore e per rendere grazie al Signore di tutte le grazie che Lui mi ha concesso.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù che «passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone» (Gv 10,23), durante la festa della Dedicazione in Gerusalemme. Allora i giudei gli chiesero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente», e Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete» (Gv 10,24-25).


Solo la fede, rende capace l’uomo di riconoscere Gesù come il figlio di Dio. Giovanni Paolo II parlava nell’anno 2000, in un incontro con i giovani a Tor Vergata, del “laboratorio della fede”. Per la domanda «Chi sono io secondo la gente?» (Lc 9,18) ci sono molte risposte... Però Gesù passa poi al livello personale: «E voi chi dite che io sia?». Per rispondere correttamente a questa domanda è necessaria la “rivelazione del Padre”. Per rispondere come Pietro —«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16)— bisogna essere in grazia di Dio.
Però, anche se Dio vuole che tutti credano e si salvino, solo gli uomini umili sono abilitati per ricevere questo dono. «Con gli umili invece c’è la saggezza» si legge nel libro dei Proverbi (11,2). La vera saggezza dell’uomo consiste nell’aver fiducia in Dio.
San Tommaso D’Aquino commenta questo brano del Vangelo dicendo: «Grazie alla luce del sole posso vedere, però se chiudo gli occhi non vedo; però non è per colpa del sole, ma per colpa mia».
Gesù dice loro che se non credono, che credano almeno per le opere che Lui fà, che manifestano il potere di Dio: «le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza» (Gv 10,25).





Gesù conosce le sue pecore e le sue pecore ascoltano la sua voce. La fede porta al rapporto con Gesù nella preghiera. Cos'è la preghiera, se non il rapporto con Cristo, che sappiamo che ci ama e che ci porta al padre? Il risultato e premio di questa intimità con Gesù in questa vita, è la vita eterna, come abbiamo letto nel Vangelo.