martedì 9 ottobre 2018

(Lc 11,1-4) Signore, insegnaci a pregare.


VANGELO DI MERCOLEDì 10 OTTOBRE 2018.

(Lc 11,1-4) Signore, insegnaci a pregare.
 

+ Dal Vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 

PREGHIERA Aiutami o Spirito di Dio a sentire e a far comprendere il valore della preghiera, la meraviglia del dialogo che attraverso di Te, ci mette in comunione con Dio. 

A volte siamo confusi da mille parole, e ci rispondono mille silenzi …. Nessuno di noi è in grado di dire quale sia la preghiera, come si deve pregare, in tanti provano a spiegarlo, ma è una cosa talmente personale, talmente intima , che nessuno vi potrà mai spiegare cosa sentirete. Gesù ci indica una preghiera molto semplice se ci pensate bene, una preghiera che non è fatta di parole, ma di fatti, pensate che san Francesco si fermò alla parola PADRE per un’infinità di tempo. Con questo non vuole certo dirci di non pregare con altre preghiere né di non usare parole nostre, ma ci chiede di non parlare a vuoto come i pagani, come chi non crede in quello che dice. Dio ci è PADRE: credere questo vuol dire avere fede in Dio… fede = fiducia, capito bene? Dio può tutto, ci ama tutti ed è un PADRE GIUSTO. Pensate anche voi: che cosa è per me DIO PADRE NOSTRO….. questo Nostro vuole e deve legarci ai fratelli. Perché lo collochiamo nei cieli? Primo perché ce lo dice Gesù Cristo, poi perché il suo regno va oltre i confini della nostra terra, DIO HA CREATO L’UNIVERSO INTERO, spazio infinito che noi non capiremo mai fino a che siamo legati a questa terra. Santificare il suo nome, venerare Dio, adorare Dio, rendere grazie a Dio, a Lui tutto dobbiamo, dalla creazione alla salvezza ed aspettare glorificandolo che siamo accolti nel suo regno, noi creature di un Creatore che non mette limiti perché non ha limiti. Quindi la vita va oltre questa terra… dobbiamo crederci, e se chiediamo a Dio una fede viva, una fede pura, se abbandoniamo a lui la nostra anima… anche noi avremo questa certezza. Sia fatta la tua volontà… e qui la cosa comincia a diventare tosta. In genere la nostra preghiera invoca Dio di fare la nostra volontà…. non che non sia giusto pregare per essere aiutati, anzi, spesso quando la nostra preghiera è serena, convinta e fiduciosa, quello che chiediamo ci viene accordato. A volte però, questo può non succedere, e magari una persona che amiamo tanto, viene a mancare ugualmente, nonostante tutte le nostre preghiere… accorate e sincere… Vuol dire che Dio non ci ama? No certamente no, ma dobbiamo accettare che i disegni di Dio, possono non essere i nostri. Ci sarà un motivo, che noi ora non possiamo capire, anche questo in fondo fa parte del ciclo della vita terrena, e questo è affidare a Dio anche quello che non capiamo. Chiediamo il pane quotidiano… contribuiamo a far si che tutti abbiano il loro?Noi chiediamo per oggi, ma riceviamo in abbondanza, e se invece di pensare solo a noi ci preoccupassimo anche di aiutare gli altri? Noi potremmo essere la divina provvidenza di molte bocche, la medicina di molte malattie, ma spesso il nostro egoismo ci chiude gli occhi sulla fame degli altri. Chiediamo il pane e Dio ci da il pane… anche la sua parola è pane…ce ne cibiamo? Il suo corpo è pane, ce ne ricordiamo solo alla domenica? E come andiamo a ricevere il corpo di Gesù? - Rimetti a noi i nostri debiti -.. e fino qui ok, ma poi aggiunge Gesù: - come noi li rimettiamo ai nostri debitori…- non è che stiamo suggerendo a Dio come perdonarci, ma gli diciamo espressamente che ci deve giudicare in base a come noi ci comporteremo con gli altri, con il nostro prossimo, in base a quanto noi saremo capaci di perdonare. Io lessi una volta una frase che mi è rimasta stampata in testa… il perdono è un ponte sul quale dovrai passare anche tu… riflettiamo su quanto noi siamo veramente capaci di comprensione e perdono, su quanto siamo capaci di amare. E quando chiediamo di non essere tentati perché lo facciamo se ci sentiamo così forti? Perché di fronte alle tentazioni scopriamo tutta la nostra debolezza. Noi senza Dio non siamo nulla, né capaci di nulla, tutto quello che siamo lo dobbiamo a Dio, se siamo capaci di atti eroici, di grandi azioni e anche solo di piccoli sacrifici, è Dio che opera in noi. Ma sulla terra c’è anche il male, c’è anche il principe del male, che lo vogliamo credere o no, c’è e a volte, siamo più attaccati a questa bestia di quanto siamo attaccati a Dio. Basterebbe gridare salvami Signore mio, andare a confessarci, ma che scherziamo? Un sacerdote? Un peccatore come me? E perché devo andare a raccontare i fatti miei ad un prete… buoni quelli! Allora come pensare di essere ascoltati da Dio se siamo i primi a mettere dei limiti al suo amore misericordioso. Satana odia i sacerdoti più di ogni altra cosa, li tenta e li distrugge con il nostro aiuto, con le nostre chiacchiere vane, se parlassimo di meno e pregassimo di più per loro, vedremmo il potere salvifico della preghiera, frutto d’amore, legame tra Dio e noi. Proviamo ora a pregare con la fiducia di bambini e a proposito di bambini, scaldiamoci il cuore con questa canzone cantata proprio dai 
bambini. 

 https://www.youtube.com/watch?v=mwUuHuofLao 


COMMENTO DI: Fr. Austin Chukwuemeka IHEKWEME (Ikenanzizi, Nigeria) 


Oggi, vediamo come uno dei discepoli dice a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (Lc 11,1). Gesù risponde: «Quando pregate, dite: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione» (Lc 11,2-4), che può essere sintetizzata in una frase: la corretta disposizione della preghiera cristiana è la disposizione di un bambino davanti a suo padre. Vediamo subito che la preghiera, secondo Gesù, è un atteggiamento “tra padre e figlio”. Vuole dire che è una questione familiare fondata su una relazione di familiarità e di amore. L’immagine di Dio come padre ci parla di una relazione fondata sull'affetto e l’intimità e non sul potere e l’autorità. Pregare come cristiani suppone mettersi in una situazione nella quale vediamo Dio come padre e gli parliamo come figli suoi: «Mi hai scritto: “Pregare è parlare con Dio. Ma, di che cosa?”. —Di che cosa? Di Lui, di te: gioie, tristezze, successi e insuccessi, nobili ambizioni, preoccupazioni quotidiane..., debolezze! E atti di ringraziamento e suppliche: e Amore e riparazione. In due parole: conoscerlo e conoscerti: “stare insieme”!» (San Josemaria). Quando i figli parlano con i loro genitori, badano una cosa: trasmettere in parole e linguaggio corporale quello che sentono nel cuore. Arriviamo ad essere migliori donne e uomini di preghiera quando il nostro atteggiamento verso Dio, diventa più intimo, come quello di un padre verso suo figlio. Di questo, ci ha lasciato esempio lo stesso Gesù. Lui è il cammino. E se ci rivolgiamo alla Madonna, maestra di preghiera, ci sarà molto più facile! Infatti, «la contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene in un modo speciale (...). Nessuno si è dedicato con l’assiduità di Maria alla contemplazione del volto di Cristo» (Giovanni Paolo II).

lunedì 8 ottobre 2018

(Lc 10,38-42) Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.


VANGELO DI MARTEDì 9 OTTOBRE 2018
(Lc 10,38-42) Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Ti prego Spirito Santo di essere sempre presente nel mio cuore, di aiutarmi a comprendere e a capire la parola del Signore che tu dettasti ai suoi apostoli che pure lo conobbero, ma che senza di te non lo avrebbero compreso fino in fondo. Questo ti chiedo, di insegnarmi a conoscerlo, perché io sappia sempre come fare per seguire i suoi insegnamenti.

Quante meravigliose occasioni per conoscere Gesù in questo brano, proviamo a esprimerle con l’ aiuto dello Spirito Santo insieme. Prima di tutto una piccola nota storica che ho appreso leggendo le altre riflessioni, di quelli che sanno di teologia e di storia, molto più di me : a quei tempi le donne non potevano partecipare nemmeno alle celebrazioni liturgiche, e quindi anche nel ricevere gli ospiti, le donne erano lì solo per servire, muta presenza di chi è escluso. Marta e Maria invece, erano in confidenza con Gesù, erano come i suoi discepoli, perché essere in comunione con Gesù, significa anche questo, essere in confidenza con Lui. Marta vuole che il Signore sia contento della sua accoglienza, prepara con grande cura tutto, non chiede aiuto, ma poi si stanca e si innervosisce perché la sorella non l’ ha aiutata, ed allora, sicura che il suo modo di fare sia quello giusto, cerca l’appoggio di Gesù, vorrebbe che Lui sgridasse sua sorella perché non ha partecipato al servizio. Maria, sicura che la sorella avrebbe provveduto a servire l’ ospite, ha approfittato di questo e si è seduta ai suoi piedi ad ascoltare Gesù che parlava ed insegnava, era così presa da quello che stava ascoltando che non si è nemmeno resa conto che la sorella si stava stancando.
L’ atteggiamento delle due donne è molto simile al nostro, è l’ atteggiamento di chi come Marta si prodiga e pensa che far bene tutto sia un suo dovere, ma non ascolta quella voglia interiore di fermarsi ad ascoltare il Signore, che però comincia a farsi strada dentro di lei e comincia a farla diventare nervosa e insofferente. Non si ferma Marta, ha voglia di fermarsi ad ascoltare, ma ci sono tante cose da fare e solo lei sa farle così bene lei sa servire il Signore, è un servire materiale e necessario il suo… A questo punto proviamo a vedere chi riusciamo a riconoscere in questo atteggiamento e quanto di noi troviamo, quanto siamo simili a Marta in questo nostro affaccendarci per fare qualcosa di buono per il Signore. Io sono brava - io so scrivere - io sa parlare - io so leggere - io so preparare l’ altare - io sono sempre la prima ad arrivare - io so fare stare buoni i bambini in chiesa - io non dimentico mai nulla …. sicuro? Marta Marta, hai lasciato il posto al Signore o vorresti entrare anche in quell’ ostia? Prepari l’ altare e le letture, ma hai dedicato un po’ di questo tuo tempo prezioso per leggere la parola di Dio e per chiederti che cosa ti vuole dire il Signore? Si proprio a te, perché tu non ci crederai ,ma anche tu hai bisogno di Lui, di ascoltare e di far penetrare nelle tue ossa la sua parola, forse allora impareresti a non giudicare e a non condannare chi non è preciso come te nel servizio, o semplicemente chi è diverso da te. Forse ascoltando Gesù, sapresti che è venuto per tutti, che non parla per se stesso, ma per essere ascoltato e, se tu non lo ascolti, anche tu sbagli qualcosa, proprio come Maria che non si preoccupa di servirlo. E tu Maria? Dopo aver ascoltato, esserti immersa nell’ ascolto della sua parola, dopo averla masticata, fatta entrare nel tuo cuore, averla meditata…. ti sei accorta che tua sorella era stanca? Ti sei accorta della sua muta richiesta di aiuto? Va corri da lei , da questa sorella in difficoltà ed aiutala, perché altrimenti vorrebbe dire che non hai saputo digerire la parola del Signore, che parla di comunione, condivisione e amore. Quante cose ancora ci sarebbero da dire, su questa semplice storia di Vita di Gesù, ma ognuno di noi, qui, può provare a scrivere la sua; quella del suo incontro personale con il Signore. La mia casa è sempre pronta? Sono sicura di volerlo accogliere ed ascoltare? Oppure ho troppo da fare per farlo? Per imparare ad amare Gesù, bisogna imparare a conoscerlo e a riconoscerlo in quello che facciamo. Possiamo chiederlo direttamente a Lui, non lasciamolo fuori dalla porta a bussare, apriamo il nostro cuore, e Lui verrà a riempirlo di doni che neanche immaginiamo. Se lo farai…grazie da parte sua.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Josep RIBOT i Margarit (Tarragona, Spagna) Oggi, come ogni giorno, puoi imparare dal Vangelo. Gesù invitato a casa di Betania, ci da una lezione di umanità: Egli che voleva bene alla gente, si faceva voler bene, perché le due cose sono importanti. Rifiutare le dimostrazioni d’affetto, di Dio e degli altri, sarebbe un grave errore, di nefaste conseguenze per la santità. Marta o Maria? Però..., perché confrontare coloro che si volevano tanto bene, e volevano tanto bene a Dio? Gesù amava a Marta e Maria, e al loro fratello Lazzaro, e ama ognuno di noi. Nel cammino alla santità non ci sono due anime gemelle. Tutti cerchiamo di amare Dio, però con stile e personalità propria senza imitare nessuno. Il nostro modello sta in Cristo e nella Vergine. Ti dispiace il modo in cui gli altri trattano Dio? Cerca di imparare dalla sua pietà personale. «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti» (Lc 10,40). Servire gli altri per amore a Dio, è un onore, non un aggravio. Serviamo con gioia, come la Vergine a sua cugina Santa Elisabetta o nelle nozze di Canan, o come Gesù nella lavanda dei piedi nell’ ultima cena? «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno» (Lc 10,41-42). Non perdiamo la pace, ne il buon umore. E per questo salvaguardiamo la presenza di Dio. «Sappiatelo bene: c’è qualcosa di Santo, di divino nascosto nelle situazioni più comuni, che è compito di ognuno di noi scoprire (...); o sappiamo incontrare nella nostra vita ordinaria il Signore, o non lo incontreremo mai» (San Josemaria). «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42). Dio ci vuole felici. Che nostra Madre del cielo ci aiuti a sperimentare la gioia di darsi.

domenica 7 ottobre 2018

(Lc 10,25-37) Chi è il mio prossimo?



VANGELO DI LUNEDì 8 SETTEMBRE 2018
(Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami Signore, a vivere questa parola, perché a nulla servirebbe conoscere la Bibbia a memoria, se non sapessi vivere la carità!
Vediamo i personaggi di questo brano del Vangelo:
un dottore della legge....uomo importante che sa tutto sull’ insieme di leggi e decreti che l’uomo ha elaborato per stabilire la giusta condotta da tenere per vivere secondo la fede in Dio.
Gesù...che questo uomo chiama Maestro, ma con il proposito di metterlo in ridicolo, di tendergli un tranello pensando di saper come fare a manipolare la parola di Dio.
Ma leggendo bene, vediamo altri due personaggi che dobbiamo imparare a riconoscere:
satana e lo Spirito Santo!
Ricordiamo che satana usò le parole della legge per tentare Gesù dopo che questi fu battezzato e fu sospinto dallo Spirito nel deserto e che ogni tentazione è rifiutata da Gesù con una citazione della Bibbia tratta dal libro del Deuteronomio.
Da sempre le parole della legge vengono usate per costringere gli uomini a vivere secondo ideologie che pretendono di stabilire le regole. Gesù non vuole abolire queste regole, come pensano i dotti, ma è venuto sulla terra per farle comprendere a pieno; per insegnare a viverle, mettendole in pratica per primo sulla sua pelle.
Oltre a chi dovrebbe comprendere che le leggi di Dio, c’è poi chi cerca di convincerci che siamo schiavi di tabù educativi che ci impediscono di sentirci liberi. Grandi filosofi, psicologi, ecc. tutti hanno la loro da dire, ed in parte è vero che i tabù e l’educazione o gli avvenimenti, ci guidano l’esistenza; quello che stride però, è che vogliono farci abbandonare con queste teorie, il fatto che siamo figli di Dio e che siamo stati creati da Dio, fratelli di Cristo che è Dio che era, che è e che sempre sarà.
L’ amore supera tutte le regole... perché l’amore sposta i limiti del possibile!
Non è il legame famigliare, né il dovere, né tanto meno la nazionalità o la razza che fanno di un uomo un uomo giusto, ma è la carità che lo anima, che lo guida e lo spinge ad aiutare chiunque si trovi in difficoltà sia corporali che spirituali.
Quante volte mi sono sentita dire :- ma chi te lo fa fare!- Ed io faccio ben poco....ma anche quel poco per alcuni è “strano”,mentre Gesù cerca ancora,attraverso gli eventi, di farci capire che lo strano è “ non sentirlo naturale”.
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Rev. P. Ivan LEVYTSKYY CSsR
(Lviv, Ucraina)
Oggi, il messaggio evangelico indica la strada della vita: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, (...) e il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10,27). E perché Dio ci ha amato per primo, ci porta all'unione con Lui. La Beata Teresa di Calcutta dice: “Noi abbiamo bisogno di questo intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. E come possiamo ottenerlo? Attraverso la preghiera”. Se siamo in unione con Dio, cominciamo a sperimentare che tutto è possibile, anche l’amore per il prossimo.
Qualcuno diceva che il cristiano entra in Chiesa per amare Dio ed esce dalla Chiesa per amare il prossimo. Papa Benedetto XVI sottolinea che il programma del cristiano –il programma del buon samaritano, il programma di Gesù- è “un cuore che vede”. Vedere e fermarsi! Nella parabola, due persone vedono l’uomo che ha bisogno, ma non si fermano. Quindi Cristo rimproverò i farisei dicendo: «Avete occhi e non vedete» (Mc 8,18). Anzi, il samaritano vede e si ferma, ha compassione e salva a chi ha bisogno e a se stesso.
Quando il famoso architetto Antonio Gaudì fu investito da un tram, alcune persone che passavano non si fermarono per aiutare quell'anziano ferito. Non aveva con sé alcun documento e dal suo aspetto sembrava un mendicante. Sicuramente se la gente avesse saputo chi era quel prossimo, avrebbe fatto coda per aiutarlo.
Quando facciamo del bene, pensiamo di farlo per gli altri, ma in realtà lo facciamo anche per Cristo: «In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). E il mio prossimo, dice Benedetto XVI, è chiunque abbia bisogno di me e che io possa aiutare. Se ognuno di noi, nel vedere il prossimo bisognoso, si fermasse e avesse pietà di lui almeno una volta al giorno o alla settimana, la crisi diminuirebbe e il mondo diventerebbe migliore. “Niente ci assomiglia tanto a Dio come le buone opere” (San Gregorio di Nisa).
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APPROFONDIMENTO

GAUDì e LA MISERICORDIA


“La misericordia non è un parola astratta, ma è un volto da riconoscere, contemplare e servire” sono parole, queste di Papa Francesco, inserite nel programma delle iniziative indette e benedette dal Santo Padre per fare conoscere il volto della misericordia nella persona di Gaudì, la cui causa di beatificazione è in corso. La Misericordia è la risposta di amore all'esigenza dell’uomo, è la possibilità di incontro, nel nostro quotidiano, del divino e dell’umano. Gaudì è un esempio di vita e di lavoro: ha vissuto la sua vita con “intensità di segni della presenza e della vicinanza di Dio” ed “è rimasto vigile e sveglio per vedere ciò che è essenziale”. Architetto e artista che si è reso strumento di Dio segnando la sua epoca e la città di Barcellona, la sua universalmente riconosciuta genialità tecnica ed artistica quasi sembra stridere a confronto con la pari grande umiltà e religiosità derivanti dalle sue parole “la creazione continua incessantemente attraverso la mediazione degli uomini”. Emerge la figura di un uomo che ha cercato, ha trovato e ha seguito quello che ha trovato. Dalla sua fede la Sagrada Familia è divenuta l’opera grandiosa che oggi riconosciamo. E’ la coscienza a chi si risponde che trasforma il lavoro ordinario in una cattedrale. Un lavoro personale alla ricerca della bellezza vera che ha attratto e contagiato altri dopo di lui che hanno imparato non a guardare solamente l’opera di Gaudì ma ciò a cui Gaudì guardava. Tra questi l’architetto Josè Manuel Almuzara, presidente dell’Associazione per la Beatificazione di Antoni Gaudì e profondo conoscitore di Gaudì architetto e uomo. Almuzara ha conosciuto e lavorato personalmente con gli architetti discepoli di Gaudì e responsabili del opera del Tempio espiatorio della Sagrada Familia di Barcellona ed è stato curatore di diverse mostre in tutto il mondo. Pigrizia, cinismo, sfiducia e noia che attanagliano e soffocano il desiderio delle persone di oggi sono vinte dalla Bellezza: l’esigenza più acuta che l’uomo ha. E’ con questo incontro che si aprono martedì 16 febbraio 2016 presso la Chiesa di san Pio gli appuntamenti del quaresimale. Un appuntamento importante, quello dei quaresimali, attraverso il quale ciascuno è invitato per incontrare testimoni per i quali la misericordia è una esperienza bella: una Presenza viva che rende vivi.
Alessandro Seravalli
Tratto da Il Nuovo Diario Messaggero – 13/2/2016

sabato 6 ottobre 2018

(Mc 10,2-16) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.


VANGELO DI DOMENICA 7 OTTOBRE 2018
(Mc 10,2-16) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.

Forma breve (Mc 10, 2-12):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e manda a noi dal cielo,un raggio della tua luce... basterà un piccolo raggio per aprire la mia mente annebbiata dalla mia umanità e tu dammi quel piccolo raggio e tutto intorno sparirà e sarò solo tua mio Signore, con la mente e con il cuore.
E' lecito Gesù? Quante volte noi chiediamo a Dio se è lecito ai suoi occhi quello che facciamo? Ben poche vero? Siamo noi a decidere quello che è giusto, quello che ci conviene e poi troviamo una giustificazione per cui tutto diventi lecito anche agli occhi di Dio. Dimentichiamo troppo spesso che stringiamo dei patti, facciamo delle promesse e addirittura che consacriamo questi patti. Oggi tutto si fa con troppa leggerezza, sicuramente colpa delle generazioni precedenti, sicuramente della mia generazione. Ma sì, se una cosa non funziona più invece di ripararla, buttiamola alle ortiche, con tutto quello che comporta, così saremo liberi di farci una nuova famiglia, avere altri figli e ricominciare da capo.... sperando che sia la volta buona, o solo fino alla prossima. Il matrimonio celebrato in Chiesa non è solo un patto tra due coniugi, ma anche un patto davanti a Dio, e anche se Mosè permise al suo popolo di ripudiare la moglie, lo fece perché il suo popolo era duro di cuore, come quello d’ oggi. Può succedere di sbagliare, di confondere i sentimenti e confondere una passione,un' infatuazione, con l' amore, tanto da arrivare al matrimonio e magari anche a fare dei figli; poi come da un sogno, ci si risveglia e ci si ritrova davanti ad una scelta che non ci appartiene più. Io non condivido oggi, che rispondo al nome di Cristiana, il cosiddetto divorzio, e tanto meno l'annullamento del Matrimonio, neanche da parte della Chiesa. Posso accettare l' allontanamento per gravi motivi come il pericolo di vita per un coniuge o per i figli, ma il matrimonio resta sacro e quindi per me solo Dio può mettere fine ad un'unione tra due persone. Ma io posso parlare solo per me e decidere solo per me, non certo mi posso ergere a giudice per gli altri, certo è che niente funziona più se non c'è una forte volontà di farlo funzionare, anzi tutti si danno da fare per consigliare la separazione, l' aborto e prestano a satana la loro voce che s' innalza sopra a tutto con fare prepotente e tende a soffocare la voce del cuore. Oggi, si sopravvive a tante decisioni errate, ci si adatta agli egoismi sia nostri che altrui, la felicità dei figli non si valuta sulle sicurezze morali, ma su quelle materiali, e quindi se nei figli crescerà la consapevolezza che niente è per sempre, non è un grande danno.... Per la durezza del nostro cuore Mosè, la Chiesa, la legge aprono certe porte, ma da quelle porte esce anche l' amore e ci allontaniamo da Dio che è la fonte dell'amore. Chiedo scusa se ho ferito qualcuno, so che questo è un bruttissimo discorso e fa male a molti, ma io non intendo giudicare nessuno, sia ben chiaro, anche io, l' ho detto all'inizio, sono colpevole di tanta indifferenza verso l' indissolubiltà del matrimonio; potessi tornare indietro però, non so se voterei no per il divorzio, perché so che non cambierebbe molto, oggi l'uomo fa le leggi per violarle, non per rispettarle, e nel pieno consenso generale.
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Rev. D. Fernando PERALES i Madueño (Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, i farisei vogliono mettere nuovamente Gesù in un compromesso esponendogli la questione sul divorzio. Più che dare una risposta definitiva, Gesù interpella i suoi interlocutori su quello che dice la Sacra Scrittura e, senza criticare la legge di Mosè, fa capire loro che è legittima, ma temporanea, «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma» (Mc 10,5). Gesù ricorda ciò che dice il libro della Genesi: «Al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina» (Marco 10,6, cfr Gen 1,27). Gesù parla di una unità che sarà l'Umanità. L’uomo lascerà i suoi genitori e si unirà a sua moglie, diventando tutt'uno con essa per formare l’Umanità. Si tratta di una nuova realtà: due persone formano una unità, non come una "associazione", ma come procreatori d'Umanità. La conclusione è chiara: «Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Marco 10,9). Mentre avremo del matrimonio l’immagine di una “associazione” l'indissolubilità diventerà incomprensibile. Se il matrimonio si riduce a interessi associativi, si comprende che la dissoluzione si presenti come legittima. Parlare di matrimonio allora è abusare del linguaggio, in quanto si tratta solo dell’unione di una coppia desiderosi di condurre una vita più allettante. Quando il Signore parla del matrimonio sta dicendo qualcosa di diverso. Il Concilio Vaticano II ci ricorda: «In vista del bene dei coniugi, della prole e anche della società, questo legame sacro non dipende dall'arbitrio dell'uomo . Perché è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini, tutto ciò è di somma importanza per la continuità del genere umano» (Gaudium et spes, n. 48). Tornando a casa, gli Apostoli domandano sulle esigenze del matrimonio, ed è allora che à luogo una scena affettuosa con i bambini. Entrambe le scene sono collegate. Il secondo insegnamento è come una parabola che spiega come il matrimonio è possibile. Il Regno di Dio è per coloro che assomigliano ad un bambino e accettano costruire qualcosa di nuovo. Lo stesso il matrimonio, se abbiamo capito bene cosa vuol dire: lasciare, unire e divenire.

venerdì 5 ottobre 2018

(Lc 10,17-24) Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.


VANGELO DI SABATO 6 OTTOBRE 2018
(Lc 10,17-24) Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Vieni o spirito di sapienza a colmare con la tua voce il vuoto che faccio dentro di me, per Cristo, nostro Signore. Amen. Questa si che è preghiera ragazzi!!!!! Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…… Gesù non si stanca mai di ringraziare il Padre, di lodare le meraviglie del creato.In questo brano , conferma ai suoi che per quanto terribile fosse l’ ira di satana verso di loro, nulla egli poteva fare per danneggiarli, perché a loro era stato dato il potere di sottometterli da Dio . Per questo anche la lode di Gesù è rivolta al Padre, che ha scelto delle persone semplici, che sanno fidarsi ed affidarsi a Lui, molto più di dotti e sapienti che invece cercavano attraverso la loro cultura, delle risposte logiche per credere in Lui , risposte anche ai miracoli che operava e che venivano operati nel suo nome. Gli scettici erano, allora come oggi, ciechi anche davanti all’evidenza. Preghiamo per loro e perchè il Signore liberi la nostra fede dalle mille paure che ci impediscono di viverla ed esprimerla pienamente.
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+ Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)
Oggi, l’evangelista Luca ci parla del fatto che da luogo alla riconoscenza di Gesù verso suo Padre per i benefici che ha conferito all’Umanità. Ringrazia per la rivelazione elargita agli umili di cuore, ai piccoli del Regno. Gesù esprime la sua allegria vedendo che questi accettano, capiscono e praticano quello che Dio fa conoscere per mezzo di Lui. In altre occasioni, nel suo dialogo intimo con il Padre, gli dimostrerà la sua riconoscenza perché l’ascolta sempre. Elogia il samaritano lebbroso che, curato del suo male –assieme agli altri nove-, torna solo lui dov’è Gesù per ringraziarlo del beneficio ricevuto. Scrive sant’Agostino: «Possiamo avere qualcosa di meglio nel cuore, pronunciarlo con la bocca, scriverlo con la penna, che queste parole: `Grazie a Dio’? Non c’è nulla che possa dirsi con maggior brevità, né ascoltare con maggior allegria, né sentirsi con maggior elevazione, ne realizzare con maggiore utilità». E’ così che dobbiamo attuare sempre verso Dio e verso il prossimo, riconoscenti pure per i doni ricevuti che ignoriamo, come scriveva san Josemaria Escrivà. Gratitudine verso i genitori, gli amici, gl’insegnanti, i compagni. Riconoscenza verso tutti quelli che ci aiutano, ci spronano, ci servono. Riconoscenza pure, come è logico, verso la nostra Madre la Chiesa. La riconoscenza non è una virtù molto “usata” o abituale, e invece, è una di quelle che ci offrono il maggior piacere. Dobbiamo tuttavia riconoscere che, a volte, non è nemmeno facile viverla. Santa Teresa affermava: «Sento una disponibilità di riconoscenza tale che mi potrebbero subornare con una sardina». I santi hanno agito sempre così. E lo hanno realizzato in in tre modi diversi come indicava san Tommaso d’Aquino: primo, con la riconoscenza interiore dei benefici ricevuti; secondo, , lodando esternamente Dio con la parola; e, terzo, cercando di ricompensare il benefattore per mezzo delle opere, secondo le proprie possibilità.

giovedì 4 ottobre 2018

(Lc 10,13-16) Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato.


VANGELO DI VENERDì 5 OTTOBRE 2018
(Lc 10,13-16) Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Parola del Signore .


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, a liberare il mio spirito verso di Te, fa che possiamo insieme camminare per un tratto almeno, perché io possa comprendere quello che tu vuoi che io comprenda, e riportare quello che Tu vuoi che io riporti.
Quando Gesù non era ancora venuto sulla terra c’era la legge e i profeti, ed alcuni pensavano che questo bastasse, tanto da non saper né voler riconoscere in Gesù il Messia tanto atteso. Fermi nelle loro posizioni, non accettano che Dio sia qualcosa di più e di diverso di quello che loro credono. Invece la fede non è mai una cosa immobile, come non è immobile Dio. Noi viviamo un Cristo vivo in mezzo a noi, ascoltiamo la voce del nostro Dio, secondo le parole dei profeti che Egli ha mandato e non seguiamo le perverse inclinazioni del nostro cuore. È proprio a partire da questo sincero riconoscimento del nostro facile allontanamento da Dio e dalle sue vie che possiamo guardare alle ingiustizie, all' odio che esplode con ferocia, alla corruzione dentro le pieghe dei vari strati sociali, ai poveri sempre più oppressi e ai ricchi che non smettono di voler esserlo sempre di più. Bisogna che ci facciamo carico di tutto questo, non tanto puntando il dito, ma lottando contro un sistema di corruzione e di omertà, che permette al violento e al delinquente di rimanere impunito. Gesù è venuto per portare la giustizia, per allontanare il sopruso, per parlarci d’amore, per insegnarci a vivere l’amore. Oggi riflettevo su don Pugliesi, su suor Maria Laura Mainetti, su tanti di quei Santi sacerdoti e suore che hanno camminato nella loro vita veramente dietro a Gesù, a costo della loro vita, a tanti bravi sacerdoti che conosco personalmente, come don Marco Schroot che si fanno carico della salvezza dei fratelli, andandoli a trovare, aiutandoli, e fanno della loro vita, una vita di missione vera. Amore e ascolto della parola di Dio, senza curarsi di chi disprezza, chi rifiuta , ma continuare ad amare il peccatore, offrendo la propria vita e perdonando come Gesù ha perdonato. In questo mondo dove i peccatori si ammucchiano, si abbracciano, si difendono l’un l’altro, ci provocano e ci trattano da scemi, cerchiamo a tutti i costi di non uscire dalla retta via; cerchiamo di pregare e di invocare l’aiuto di tutte le potenze celesti contro il male che si impadronisce di tante persone. Ricordiamo le parole di Gesù: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno", accettando di vivere nel peccato, non sanno fino a dove questo li porterà o credono forse di non poterne più uscire. Preghiamo perché Dio li perdoni e li salvi, perché le morti dei martiri siano per la salvezza per molti, come la morte di Gesù è stata possibilità di salvezza per tutti. Preghiamo per chi bestemmia e ripetiamo le parole che l’Angelo nella prima apparizione a Fatima "Mio Dio, credo, adoro, spero e Ti amo. Domando perdono, per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano." Nelle parole del Vangelo io leggo il dolore profondo di Gesù, e mi sento partecipe di questo dolore, ma senza dimenticare che per grazia oggi seguo e sono innamorata della parola di Dio, e che questa grazia forse ad altri che la ignorano, non è stata ancora concessa, per questo prego Dio di forzare la porta del loro cuore, come ha fatto con me, prendendoli per mano e convertendoli, per farli scendere dal destriero delle loro insensate sicurezze e tornare a camminare con i piedi per terra.
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Rev. D. Jordi SOTORRA i Garriga (Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù che rivolge il suo sguardo su quelle città della Galilea che erano state oggetto della sua preoccupazione dove Lui aveva predicato e realizzato le opere del Padre. In nessun posto come a Corazìn, Betsàida e Cafàrnao aveva predicato e fatto miracoli. La semina era stata abbondante, ma la raccolta non fu buona. Neanche Gesù poté convincerli! Che mistero, quello della libertà dell’uomo! Possiamo dire di “no” a Dio… Il messaggio evangelico non si impone con la forza, ma solo si offre, e io posso chiudermi ad esso; posso accettarlo o rifiutarlo. Il Signore rispetta completamente la mia libertà. Che responsabilità! Le espressioni di Gesù: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida!» (Lc 10,13) al termine della sua missione apostolica esprimono più sofferenza che condanna. La prossimità del Regno di Dio non fu per quelle città una chiamata alla penitenza e alla conversione. Gesù riconosce che a Sidone e a Tiro avrebbero sfruttato meglio tutta la grazia dispensata tra i Galilei. La delusione di Gesù è più grande quando si tratta di Cafàrnao. «Sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!» (Lc 10,15). Qui Pietro aveva la sua casa e Gesù aveva fatto di questa città il centro della sua predicazione. Ancora una volta vediamo un sentimento di tristezza piuttosto che una minaccia in queste parole. Lo stesso potremmo dire di molte città e persone della nostra epoca. Credono di prosperare, mentre in realtà si stanno distruggendo. «Chi ascolta voi ascolta me» (Lc 10,16). Queste parole con cui si conclude il Vangelo sono una chiamata alla conversione e sono cariche di speranza. Se ascoltiamo la voce di Gesù siamo ancora in tempo. La conversione consiste nel fatto che l’amore superi progressivamente l’egoismo nella nostra vita, e questo è un lavoro in continuo divenire. San Massimo ci dirà: «Non c’è nulla di così gradevole e amato da Dio come il fatto che gli uomini si convertano a Lui pentendosi sinceramente».

mercoledì 3 ottobre 2018

(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

VANGELO DI GIOVEDì 4 OTTOBRE 2018
(Mt 11,25-30) Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Vieni Amore Eterno, che da sempre mi amasti e sempre mi amerai; vivi nel mio cuore scacciando da quello che è il tuo posto, tutto quello che è gramigna ai tuoi occhi.

Il vangelo è parola che nutre, non bisogna solo leggerlo, ma ruminarlo e digerirlo; farne nutrimento per l’anima e lasciare che la nostra parte di figli di Dio, viva in noi. Non occorre essere dotti e sapienti perché è lo spirito che sceglie e conduce i suoi piccoli. I piccoli di Dio sono secondo me tutti coloro che si affidano semplicemente per quello che sono, con i loro difetti, le loro paure, e la loro voglia di diventare come Dio vuole. Riconosciamoci indegni di tante grazie e vedremo quante ancora ne riceveremo. I piccoli che Dio ama, sono quelli che sanno di essere nulla senza di Lui e di ricevere tutto per grazia. Miti ed umili, senza pensare di dover fare le battaglie per affermare qualcosa, senza cercare di essere ammirati ,senza farci trascinare dall’ orgoglio e dalla superbia ogni volta... e per fare questo bisogna che ci AFFIDIAMO COMPLETAMENTE A DIO. Pensare di poter riuscire da soli è stoltezza, vi invito a rileggere San Paolo e la sua Lettera ai romani (7. 18-25) che dice:” Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. “ Ruminare e vivere il Vangelo significa far si che la Legge di Dio diventi la nostra regola di vita, ma non con l’ottusità di chi pensa di poterla anche insegnare, ma con l’umiltà di chi sa che non può riuscire a a viverla senza l’aiuto di Dio.
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Rev. D. Ignasi NAVARRI i Benet (La Seu d'Urgell, Lleida, Spagna)
Oggi, Gesù ci parla della missione apostolica. Anche se «designò altri settantadue e li inviò» (Lc 10,1), la proclamazione del Vangelo è un compito «che non può essere delegato a un gruppo di “specialisti”» (Giovanni Paolo IIº): tutti siamo chiamati a questo compito e tutti dobbiamo sentirci responsabili. Ognuno nella propria condizione e ruolo. Il giorno del battesimo ci venne detto: «Sei Sacerdote, Profeta e Re, per la vita eterna». Oggi, più che mai, la nostra società ha bisogno della testimonianza dei seguaci di Cristo. «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!» (Lc 10,2): è interessante questo senso positivo della missione, poiché il testo non dice «c’è molto da seminare e pochi gli operai». Oggi, forse, dovremmo parlare in questi termini, visto la poca conoscenza di Cristo e della sua Chiesa nella nostra società. Una visione di speranza nella missione, genera ottimismo e incentivo. Non lasciamoci abbattere dal pessimismo e dallo sconforto. In principio, la missione che ci aspetta è, allo stesso tempo, appassionante e difficile. L’annuncio della Verità e della Vita, la nostra missione, non può e non deve pretendere di imporre una adesione, bensì suscitare una libera adesione. Le idee si propongono, non si impongono, ci ricorda il Papa. «Non portate borsa, né sacca, né sandali...» (Lc 10,4): l’unica forza del missionario dev’essere Cristo. E, perché Lui colmi tutta la sua vita, è necessario che il missionario si svuoti totalmente di tutto ciò che non è Cristo. La povertà del Vangelo è il grande requisito e, allo stesso tempo, la testimonianza più credibile che l’apostolo può dare, visto che solamente questo distacco ci può rendere liberi. Il missionario annuncia la pace. È portatore di pace perché porta Cristo, il “Principe della Pace”. Per questo, «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.» (Lc 10,5-6). La nostra società, le nostre famiglie, il nostro io personale, hanno bisogno di Pace. La nostra missione è urgente e appassionante.

martedì 2 ottobre 2018

(Lc 9,57-62) Ti seguirò dovunque tu vada.


VANGELO DI MERCOLEDì 3 OTTOBRE 2018
(Lc 9,57-62) Ti seguirò dovunque tu vada.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA 
O santo Spirito, aiutami a vedere tra le righe della parola da Te ispirata, quello che è importante che io veda, e dammi la forza di dire quello che è giusto che io dica, perché tutto quello che Gesù ha dato per noi, non vada per causa mia, speso invano. 

Com’è strano concepire che il re del mondo, che Dio che ha creato tutto quello che abbiamo, abbia scelto di vivere su una terra in cui per lui non c’è posto! La storia che abbiamo sentito narrare nei vangeli, sulla nascita di Gesù, è un mistero che solo la fede rivela, che solo l’amore spiega. Le volpi non sono scelte a caso, sono animali astuti che amano cacciare nella notte, aggredire gli animali domestici, depredare la famiglia delle sue sicurezze. Seguire Gesù non è facile, non c’è una via preferenziale, a volte sembra una corsa ad ostacoli, tante sono le difficoltà che incontra che veramente sceglie di seguire il comportamento , l’atteggiamento di Cristo. Tutti sono intorno a Gesù, ma quando decide di passare sull’ altra riva, solo uno scriba gli si avvicina e gli dice con convinzione:« ti seguirò dovunque tu vada » e lo chiama Maestro. Un altro discepolo invece, è un po’ più indeciso, in fondo non ha ancora compreso bene il discorso di Gesù, e vorrebbe trattenersi ancora un po’ con la sua famiglia, avere il tempo di salutarla… questa indecisione, che è tipica di ognuno di noi, può allontanare da noi Gesù. Se vogliamo veramente entrare in comunione con Gesù, dobbiamo allontanare da noi tutto quello che ci trattiene. Seguire Gesù, non significa andare in un posto preciso, nè sapere esattamente cosa fare, ma vivere come Lui stesso ci ha insegnato, come lo Spirito ci guiderà a fare, seguendo mano a mano la missione che ci si presenterà, senza voltarci indietro, senza ripensamenti, proprio come un contadino che mette mano all'aratro e non cammina con la testa voltata, per non fare il solco tutto storto. Seguire vuol dire accettare le sue regole e farle nostre, ma molto spesso la nostra teoria, la nostra buona predisposizione si scontra subito con la pratica della vita umana. Lascia che i morti seppelliscano i morti…. questa frase per me significa che nulla di terreno, per quanto caro, va anteposto alla nuova realtà di cui siamo chiamati a far parte. Quello che è terreno finirà e per quanto attaccati ai nostri cari, dobbiamo imparare a vivere in una famiglia allargata, che è quella dell’umanità intera, perché è Gesù stesso che ci chiama a farne parte e non una parte passiva, ma di esserne partecipi, perché siamo figli dello stesso Dio ed eredi del regno. Questo significa che non dobbiamo vivere la nostra chiamata come un obbligo o un lavoro, perché non siamo servi, ma per amore e misericordia siamo resi coeredi con Cristo.



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Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet (Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere, con molta chiarezza e con non meno insistenza, su un punto centrale della nostra fede: il seguimento radicale di Gesù. « Ti seguirò dovunque tu vada »(Lc 9,57). Con che semplicità si può proporre di cambiare totalmente la vita di una persona!: «Seguimi» (Lc 9,59). Parole del Signore che non ammettono scuse, ritardi, condizioni, tradimenti... La vita cristiana è questo seguimento radicale di Gesù. Radicale, non solo perché per tutta la sua durata vuole stare sotto la guida del Vangelo (perché comprende, quindi, tutto il tempo della nostra vita), ma –soprattutto- perché tutti i suoi aspetti –dal più straordinario fino al più ordinario- vogliono essere e devono essere manifestazione dello Spirito di Gesù Cristo che ci motiva. Infatti, dal battesimo, la nostra non è più la vita di una persona qualsiasi: portiamo la vita di Cristo inserita in noi! Per lo Spirito Santo effuso nei nostri cuori, non siamo più noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi. Così è la vita cristiana, perché è vita piena di Cristo, perché Cristo trasuda dalle radici più profonde: è questa la vita che siamo chiamati a vivere. Il Signore, quando venne nel mondo, anche se «tutto il genero umano aveva il suo posto, Lui non lo aveva : non trovò posto tra gli uomini (...), ma in una mangiatoia, tra il bestiame e gli animali, e tra le persone più semplici ed innocenti. Per questo dice «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58)» (San Girolamo). Il Signore troverà posto in mezzo a noi se, come Giovanni il Battista, lasciamo che Lui cresca in noi e noi diminuiamo, cioè, se lasciamo crescere a Colui che già vive in noi essendo duttili e docili al suo Spirito, fonte di tutta umiltà ed innocenza.

lunedì 1 ottobre 2018

(Mt 18,1-5.10) I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.


VANGELO DI MARTEDì 2 OTTOBRE 2018
(Mt 18,1-5.10) I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA 
Vieni Spirito di Dio ed aiutami ad essere come un bambino e affidarmi a te. 

Vorrei notare con voi una frase che dice il Signore: ”accoglie me”. Gesù si immedesima in un bambino, si fa piccolo e ci chiede di fare come lui; di non cercare la grandezza, ma proprio come un fanciullo lasciarsi educare e plasmare dall’amore del Padre. Incredibile come Gesù dipenda dal Padre e dalla Madre, lui che tiene lezioni di teologia ai dotti del tempio, ma che non si distacca mai da Dio e non disobbedisce alla Madonna quando gli chiede di intervenire a Canan di Galilea. Questa unione terra - cielo, viene riportata anche nelle sue parole, e sicuramente con questo vuole farci presente che anche per gli uomini che si affidano e si fidano di Dio può realizzarsi questa unione già sulla terra. I bambini hanno degli angeli che li custodiscono, e l' intervento immediato del Padre in loro difesa: egli ha disposto uno schieramento di angeli a servizio e a difesa dei suoi bambini, dei suoi "piccoli". Tramite i propri angeli che vedono la faccia di Dio, essi possono far giungere fino a lui i torti e le ingiustizie che ricevono. Chi tocca i suoi "piccoli", tocca Dio. Essere come bambini, vuol dire essere semplici ed umili e non significa essere incapaci di ragionare, ma capaci di affidarsi a Dio. Oggi vorrei trovare le parole più giuste del mondo, ma non ci sono molti modi per dirlo: -Non dobbiamo dare scandalo, ma essere d’esempio!- Questo purtroppo non accade ormai più, tutto quello che facciamo è scandaloso! Non siamo più capaci neanche di distinguere il bene dal male, camuffandolo con il sinonimo di “ legale” dopo aver reso tutto il male possibile legale. Parliamo di diritti e di doveri, ma i diritti sono di quelli che urlano più forte, qualunque cosa dicano. I diritti dei bambini vengono soffocati, i bambini messi a tacere, il loro diritto alla vita negato, la loro infanzia usata come se fossero nostra proprietà. Sadici, pedofili, genitori possessivi, violenti; insegnanti che abusano della propria autorità... tutti vogliono imprimere il loro sigillo su chi è più debole, su chi non può difendersi. Ci scandalizziamo parlando di Hitler che voleva la perfetta razza ariana, ma siamo pronti a pensare,magari in segreto, che i bambini che non sono perfetti, è meglio che non nascano, che chi non è autonomo è meglio che venga soppresso...siamo scandalosi! I bambini non imparano certo da noi l’innocenza!Parliamo spesso di comunità, ma perché una comunità funzioni, cresca e produca frutti, deve essere formata da persone che si amano e si aiutano a vicenda, non che si distruggono cercando di prevalere gli uni sugli altri. Questo accade ormai inconsapevolmente, come una semplice.... cattiva abitudine, ancor più grave, quando avviene nelle nostre parrocchie, dove la voglia di far bene, il troppo zelo, prevalgono a scapito della vera carità cristiana!
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Rev. D. Llucià POU i Sabater (Granada, Spagna)

Oggi, nel vangelo, contempliamo come «Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò» (Lc 9,54-55). Sono difetti degli Apostoli, che il Signore corregge. Ci racconta la storia di un acquaiolo dell’India che, nella estremità di un bastone che pendeva sulle sue spalle, portava due anfore: uno era perfetta e l’altra era screpolata, e perdeva acqua. Questa –triste- guardava l’altra così perfetta e, mortificata un giorno disse al suo padrone che si sentiva miserabile perché a causa delle sue crepe gli dava solo metà dell’acqua che poteva guadagnare con la sua vendita. Il portatore d’acqua rispose: -Quando torneremo a casa guarda i fiori che crescono lungo il cammino. E li guardò: erano dei fiori bellissimi, ma vedendo che continuava a perdere la metà dell’acqua, replicò: -Non servo a nulla, faccio tutto male. Il portatore gli rispose: -Hai osservato come i fiori solo crescono dal tuo lato del cammino? Io ero già a conoscenza delle tue screpolature e ho voluto far risaltare il loro lato positivo, spargendo semi di fiori dove passi e anaffiandoli posso raccogliere questi fiori da portare alla Madonna. Se tu non fossi come sei, non sarebbe stato possibile creare questa bellezza. Tutti, in un certo modo, siamo delle anfore screpolate, ma Dio conosce bene i suoi figli e ci da la possibilità di approfittare quelle screpolature-difetti per alcune cose buone. E così, l’apostolo Giovanni –che oggi vuole distruggere-, dopo l’ammonizione del Signore si trasforma nell’apostolo dell’amore nelle sue lettere. Non si perse d’animo per il rimprovero bensì approfittò il lato positivo del suo carattere focoso –appassionato- per metterlo al servizio dell’amore. Sappiamo approfittare anche noi delle correzioni, le contrarietà – sofferenza, le frustrazioni, le limitazioni- per “cominciare e ricominciare”, tale e come san Josemaria definiva la santità: docili allo Spirito Santo per convertirci a Dio ed essere suoi strumenti.

domenica 30 settembre 2018

(Lc 9,46-50) Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.


VANGELO DI LUNEDì 1 OTTOBRE 2018
(Lc 9,46-50)
Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore ed insegnami ad essere la più piccola, la più umile dei tuoi figli, ed aiutami a comprendere anche le virgole che metti tra le tue parole.


Chi è il più grande? Il più giusto? Il più buono? Il più intelligente?
L’ uomo cerca di essere sempre il più in tutto, perché la stima del mondo si basa su tutto un altro parametro rispetto a quello di Dio, ma Gesù, ancora una volta, lascia tutti senza parole, stravolgendo le loro convinzioni.
Prende un bambino, se lo mette vicino e dice loro che per essere grandi dovevano tornare come quel bambino, perché tra loro era lui il più grande di tutti…
Pensate che donne e bambini non contavano quasi nulla, e già questo bastava a confonderli.
Essere come bambini, puri e semplici, pronti ad ascoltare e a ricevere gli insegnamenti, consapevoli di aver ancora tanto da imparare, pronti a fidarsi ciecamente della mano che li conduce, pronti a lasciarsi guidare.
Quante cose non avevano capito i suoi discepoli, anche rispetto a chi non apparteneva al loro gruppo, e scacciava i demoni nel nome di Gesù ,pensavano di doverglielo impedire, ma egli dice di lasciarli fare, perché non erano contro di loro, ma anche loro erano in unione con Cristo.
Chi non è contro di voi è con voi, ricordiamo queste parole quando pensiamo di avere la verità in mano, quando crediamo di sapere chi è dalla parte giusta, ricordiamo le parole di Gesù.

Prof. Dr. Mons. Lluís CLAVELL
(Roma, Italia)
Oggi, dirigendosi a Gerusalemme verso la Passione, «sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande» (Lc 9,46). Ogni giorno i mezzi di comunicazione e anche le nostre conversazioni sono piene di commenti sull’importanza delle persone: degli altri e di noi stessi. Questa logica soltanto umana produce frequentemente il desiderio di trionfo, di essere riconosciuto, apprezzato, aggraziato e, la mancanza di pace, quando questi riconoscimenti non arrivano.
La risposta di Gesù a questi pensieri —E chissà anche commenti— dei discepoli ricorda lo stile degli antichi profeti. Prima delle parole ci sono i gesti. Gesù «prese un bambino, se lo mise vicino» (Lc 9,47). Dopo, arriva l’insegnamento: «Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,48). —Gesù perché facciamo tanta fatica ad accettare che questo non è un’utopia per la gente che non è implicata nel traffico di un lavoro intenso, nel quale non mancano i colpi degli uni contro gli altri, e che con la tua grazia, lo possiamo vivere tutti? Se lo facessimo avremmo più pace interiore e lavoreremo con più serenità e gioia.
Questa attitudine è anche la fonte da dove sorge la gioia, vedendo come altri lavorano bene per Dio con uno stile diverso dal nostro, però sempre avvalendosi del nome di Gesù. I discepoli volevano impedirlo. Invece, il Maestro difende le altre persone. Nuovamente, il fatto di sentirci i figli piccoli di Dio ci facilita ad avere il cuore aperto verso tutti e credere nella pace, nella gioia e nel ringraziamento. Questi insegnamenti sono valsi a Santa Teresa di Lisieux, il titolo di “Dottoressa della Chiesa”: nel suo libro Storia di un’anima, lei ammira il bel giardino di fiori che è la chiesa, ed è contenta di sapersi, lei, un piccolo fiore. Al lato dei grandi Santi, —rose e gigli— ci sono i piccoli fiori —come le margherite o le viole— destinati a rallegrare gli occhi di Dio, quando Egli dirige il suo sguardo alla terra.

sabato 29 settembre 2018

(Mc 9,38-43.45.47-48) Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.


VANGELO DI DOMENICA 30 SETTEMBRE 2018
(Mc 9,38-43.45.47-48) Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Vieni o Santo Spirito ed illumina il mio cuore e la mia mente, perchè io riesca a vedere e non essere abbagliata dalle mille illusioni che mi fanno credere di poter comprendere da sola quello che è giusto.
Le parole di Gesù oggi, mi portano subito accanto a Papa Francesco, che, proprio come Lui, cerca di far comprendere che la grazia di Dio non è ad appannaggio esclusivo di alcuni. Un malato guarisce, ma i discepoli si preoccupano perché la guarigione non passa attraverso di loro. Quante volte ci illudiamo di essere migliori degli altri, di meritare più degli altri, di avere più diritti degli altri! Basta pensare a quanti sono quelli che vorremmo chiudere fuori dalla grazia di Dio... Una volta sentii dire che per seguire Gesù, basta rispondere all’ istinto del bene che è in noi, e lì per lì, mi sembrava troppo facile; poi capii che tutto quello che ci circonda,concorre a far si che questo non avvenga quasi mai. Gelosie ed invidie la fanno da padrone, e come al solito, invece di chiamare le cose col loro nome, e poiché ci piace di più sentirsi giusti, ecco che diamo subito addosso a chi compie un gesto buono. Molti che fanno parte delle diverse comunità si contendono il diritto di possedere lo Spirito Santo, come se potessero ingabbiarlo e distribuirlo a loro piacimento. Gesù spinge i suoi discepoli e noi, ad andare oltre; chi fa del bene, chi guarisce, chi si fa carico delle sofferenze degli altri , a qualsiasi gruppo appartenga, indipendentemente dalla religione o dalla filosofia, deve essere riconosciuto dagli uomini, perché Gesù non ha cercato di ingabbiare gli uomini in una religione, ma li invita a fare dell’amore per tutti, il loro punto di forza. Bellissimo il richiamo del Signore , se il TUO piede ...se il TUO occhio sono motivo di scandalo...che io traduco in preoccupati per te, di essere tu una buona persona e ricorda che Dio è grande e non piccolo e meschino come tu vorresti che fosse verso gli altri. La misericordia di Dio è immeritata ed è per tutti gli uomini.
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Rev. D. Valentí ALONSO i Roig (Barcelona, Spagna)
Oggi, secondo il modello del produttore televisivo più attuale, contempliamo Gesù mettendo vermi e fuoco lì dove dobbiamo evitare di andare: l'inferno, «dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» (Marco 9:48). È una descrizione dello stato in cui una persona può rimanere quando la sua vita non la ha portato lì dove voleva andare. Potremmo paragonarlo al momento in cui, guidando la nostra macchina, prendiamo una strada sbagliata, pensando che siamo su quella giusta e finiamo in un luogo sconosciuto senza sapere dove siamo e dove non volevamo andare. Dobbiamo evitare di andare in entrambi i casi, anche se dobbiamo lasciar andare le cose apparentemente indispensabili: senza mani (cfr Mc 9,43) senza piedi (cfr Mc 9,45), senza occhi (cfr Mc 9,47). È necessario voler entrare nella vita o nel Regno di Dio, anche senza qualcosa di noi stessi. Possibilmente, questo Vangelo ci conduce a riflettere per scoprire quello che abbiamo, anche se di nostra assoluta proprietà, che non ci permette di andare verso Dio, e di più ancora, che ci allontana di Lui. Gesù stesso ci indica quale è il peccato nel quale ci fanno cadere le nostre cose (mani, piedi e gli occhi). Gesù parla di coloro che scandalizzano i piccoli che credono in Lui (cfr Mc 9:42). "Scandalizzare" è allontanare qualcuno dal Signore. Pertanto, valutiamo in ogni persona la sua prossimità a Gesù, la fede che ha. Gesù ci insegna che non c'è bisogno di far parte dei Dodici, o dei discepoli più intimi per stare con Lui: «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40). Possiamo capire che Gesù salva tutto. E' una lezione del Vangelo di oggi: ci sono molti che sono più vicini al Regno di Dio di quanto si pensi, perché fanno miracoli nel nome di Gesù. Come confessò S. Teresa di Gesù Bambino: "Il Signore mi ricompenserà non con le opere mie (...). Ebbene, mi ricompenserà secondo le opere sue!”.

venerdì 28 settembre 2018

(Gv 1,47-51) Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.


VANGELO DI SABATO 29 SETTEMBRE 2018
(Gv 1,47-51) Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e illuminami,donami la luce necessaria per comprendere la Tua parola.
Quella che stiamo vedendo nella prima lettura, è una scena dell’apocalisse, descritta da Giovanni, che ci parla della lotta degli angeli fedeli con gli angeli ribelli che si combatte in cielo, ed è una scena che ci rammenta la lotta tra il bene ed il male. Quello che mi piace farvi notare, è come questa lotta avvenga ogni giorno nella nostra vita, come le forze del bene e quelle del male cerchino di imporsi nel nostro destino, per questo occorre tutta la nostra forza per non sbagliare strada. Natanaele era una santa persona e a Dio non era sfuggito mentre aspetta la venuta del Messia e ne scruta i segni, allora il Signore gli parla di quando lo vedeva da solo, sotto l’albero del fico a leggere le sacre scritture, e alla meraviglia di lui, gli dice che ben altre sono le cose di cui dovrà meravigliarsi, e gli parla appunto della scena descritta nella profezia di Giovanni, in cui gli angeli mostreranno la loro presenza e Gesù si rivelerà nel giorno della sua venuta . Impariamo a conoscere Gesù, impariamo a lasciarci guidare da Lui e vedremo meraviglie sgorgare in noi. Egli vede il nostro desiderio di incontrarlo, molto più e molto meglio di noi stessi e degli uomini che ci circondano. Spesso mi trovo a pensare cosa ha visto in me il Signore in quella grande confusione che avevo dentro , ma oggi vorrei rispondermi con le parole che ha scritto don Giò (don Giovanni Bertocchi): “A un certo punto della mia vita,ho incontrato Gesù, che ha ricreato armonia in ciò che apparentemente sembrava confuso: ora vorrei cantare con Lui una musica nuova.”
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per ricevere il diario ed il libricino una vita firmata di don Giò,scrivere a Don Arturo Bellini https://www.facebook.com/arturo.bel… arturobellini@tiscalinet.it
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Cardinale Jorge MEJÍA Archivista e Bibliotecario di S.R. Chiesa (Città del Vaticano, Vaticano)
Oggi in questa festa dei Santi Arcangeli, Gesù manifesta ai suo Apostoli e a tutti noi, la presenza dei Suoi angeli e il rapporto che hanno con Lui. Gli angeli stanno nella Gloria celestiale dove perennemente lodano al Figlio dell’uomo, che è lo stesso Figlio di Dio. Lo circondano e stanno al Suo servizio. «Salire e scendere» ci ricorda l’episodio del sogno del Patriarca Giacobbe, che dormiva su una pietra durante il viaggio verso la terra di origine della sua famiglia (Mesopotamia), vede gli angeli che «salgono e scendono» da una misteriosa scala che unisce cielo e terra, mentre Dio stesso si trova in piedi accanto a lui comunicandogli il messaggio. Notiamo la relazione esistente tra la comunicazione divina e la presenza attiva degli angeli. Così Gabriele, Michele e Raffaele appaiono nella Bibbia come presenti in eventi terreni e portando agli uomini –come ci dice lo stesso San Gregorio il Grande- le comunicazioni, mediante la loro presenza e le loro stesse azioni, che cambiano in modo decisivo le nostre vite. Essi sono chiamati appunto “arcangeli”, cioè, principi degli Angeli, perché inviati per le più grandi missioni. Gabriele fu inviato ad annunciare a Maria la concezione verginale del Figlio di Dio, che è l’inizio della nostra redenzione (cf. Lc 1). Michele lotta contro gli angeli ribelli espulsandoli dal cielo (cf. Ap. 12): ci annuncia, così, il mistero della giustizia divina, portato a termine anche tra gli angeli quando questi si ribellano, e ci dà la sicurezza della sua e nostra vittoria sul male. Raffaele accompagna invece Tobia “junior”, lo difende e consiglia, e cura infine suo padre (cf. Tob). In questo modo ci annuncia la presenza degli angeli accanto a ciascuno di noi: l’angelo che chiamiamo Custode. Impariamo da questa celebrazione degli arcangeli che «salgono e scendono», che servono Dio, e che lo servono in beneficio nostro. Danno gloria alla Santissima Trinità, e lo fanno servendo noi. E in conseguenza esaminiamo quanta devozione dobbiamo loro e quanta gratitudine dobbiamo al Padre che li invia per il nostro bene.

giovedì 27 settembre 2018

(Lc 9,18-22) Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.





VANGELO DI VENERDì 28 SETTEMBRE 2018
(Lc 9,18-22) Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore.




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore Gesù, vieni nel mio cuore, parlami e fatti conoscere, dimmi tutto quello che io non so di te, che non riesco a capire, insegnami a vederti la dove mi sfuggi, dammi la forza e la costanza di vivere sempre e solo in Te, per Te di Te. Amen.
La domanda è rivolta anche a noi:
Chi sei per noi Signore? Ti viviamo veramente come il figlio di Dio, nato per noi, per dare la sua vita per la nostra salvezza, e risorto per darci la certezza del regno di Dio?
O ti stiamo vivendo solo come un personaggio affascinante delle telenovelas…
Stiamo imparando da te ad amare i poveri e gli oppressi? A non disprezzare gli ultimi? A vedere gli invisibili? O siamo sempre in lotta per gli extracomunitari che ci rubano il lavoro? Passiamo davanti ai barboni e ci voltiamo schifati? Diciamo che non possiamo pensare agli altri perché non ci basta neanche per noi?
Io non so gli altri Signore, e se pure a volte vengo accusata di essere troppo critica , so che io in teoria amo tutti… ma solo in teoria, perché non riesco a donarmi neanche alla mia famiglia, basta una battuta pungente per farmi ritirare.
La paura di essere ferita è più forte dell’ amore che dovrei provare, quindi il mio io viene prima del bisogno dell’altro.
Per fortuna però in questo cammino che sto facendo per conoscerti meglio, Tu riesci a farti riconoscere anche in questi miei difetti e mi correggi, là dove io mi lascio correggere.
La frase del Papa Francesco " siamo tutti peccatori", non deve essere usata come una scusa per giustificarci, e per continuare ad essere peccatori, ma dobbiamo fare il possibile e l'impossibile, per non esserlo più.
Certo che se Tu fossi stato come me, non avresti neanche accettato di essere catturato e umiliato….. io forse sono più di te Signore? Tengo forse più a me che a Te, Dio mio?
Perdonami se indietreggio, se tentenno, se scappo come una vigliacca ancor prima di avvicinarmi al prossimo che tu ami, io me lo vorrei poter scegliere il mio, vorrei solo persone buone, che dicano grazie, che non puzzino, che non sporchino…. e invece no…. Mandami Signore la dove c’è da sporcarsi, come tu ti sei sporcato di sangue per noi; io che ero melma e so che vuol dire essere fango, voglio non aver paura di sporcarmi le mani, ma devo aver paura di sporcarmi l’anima. Quest’ anima che mi sembra così candida ma che puzza di stantio e d’ irrisolto.
Aiutami ad essere come Te Gesù e allora potrò dire di saperti riconoscere come il Figlio del mio Dio, di essere degna di appartenere alla famiglia celeste, di non essere una spettatrice occasionale del Vangelo.
Signore fammi come Te. Grazie!




Rev. D. Pere OLIVA i March
(Sant Feliu de Torelló, Barcelona, Spagna)


Oggi, nel Vangelo, ci sono due interrogativi che lo stesso Maestro dirige a tutti. Il primo interrogativo vuole una risposta statistica, approssimativa: «Le folle, chi dicono che io sia?» (Lc 9,18). Questo interrogativo fa sì che ci guardiamo attorno per esaminare come risolvono la questione gli altri: i vicini, i compagni di lavoro, gli amici, i familiari prossimi... Osserviamo l’ambiente in cui viviamo e ci sentiamo più o meno responsabili o prossimi –dipende dalle circostanze- di alcune delle risposte che formulano quelli che hanno a che fare con noi o con il nostro ambito, “la gente”...E la risposta ci dice molto, ci informa, ci ubica e fa sì che ci accorgiamo di quello che desiderano, di quello di cui hanno bisogno e cercano quelli che vivono al nostro fianco. Ci aiuta a sintonizzare, a scoprire un punto d’incontro con l’altro per andare più avanti...
C’è un secondo interrogativo che viene diretto a noi: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). È una questione fondamentale che bussa alla porta, che chiede, mendicando a ciascuno di noi: una adesione od un rifiuto; una venerazione o un’indifferenza; camminare con Lui ed in Lui o che si concluda in un avvicinamento di semplice simpatia... È questa una questione delicata, è determinante perché ci riguarda. Che cosa dicono le nostre labbra ed i nostri atteggiamenti? Vogliamo essere fedeli verso Colui che è e da senso al nostro essere? C’è in noi una sincera disposizione a seguirlo nei cammini della vita? Siamo disposti ad accompagnarLo alla Gerusalemme della croce e della gloria?
«E’ un cammino di croce e risurrezione (...). La croce è la esaltazione di Cristo. Lo disse Lui stesso:`Quando sarò innalzato, attrarro tutti verso di me´. (...) La croce, dunque, è gloria e celebrazione di Cristo» (Sant’Andrea di Creta). Disposti a marciare verso Gerusalemme? Ma solo con Lui ed in Lui, vero?

mercoledì 26 settembre 2018

(Lc 9,7-9) Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?


VANGELO DI GIOVEDì 27 SETTEMBRE 2018
(Lc 9,7-9) Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito del Signore e aiutami ad afferrare il senso di quello che la tua parola ci indica, fa che sia per noi una fonte di luce e di vita. Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Quello che mi salta agli occhi è come Erode, ancora impressionato da quello che aveva fatto, facendo decapitare Giovanni Battista, si sente schiacciare dalla paura di aver ucciso un uomo inutilmente, perché gira la voce che possa essere resuscitato un profeta. Il peccato non paga, quello che sembrava un ultimo atto per Erode si rivela invece una grossa illusione di felicità. Schiavo del sesso, del potere, del peccato in tutte le sue forme, deve però fare i conti con la sua coscienza, ed anche se non ha fede, fosse solo per superstizione, ha paura di ritrovarsi faccia a faccia con il suo peccato. Quel cercava di vederlo, era sicuramente dettato dalla paura di trovarsi davanti un fantasma, non certo ad una apertura verso il voler conoscere Gesù, anche lui come il padre Erode il Grande, aveva paura di quello che si diceva di Gesù, forse gli era stata trasmessa proprio dal padre che non si era dato pace per non aver ucciso il piccolo Gesù. C’è chi cerca Gesù per conoscerlo ed accetta di farsi cambiare da Lui, ma la gente come Erode, non accetta di riconoscere le proprie colpe, e preferisce uccidere Gesù, negandosi così ogni possibilità di salvezza. Quanti Erodi oggi rifiutano il Cristo, lo negano, cercano di fare scomparire il Cristianesimo, e purtroppo anche tra i cristiani troviamo tanti Erodi; tra quei cristiani che non vogliono un Gesù che dice quello che non vogliono sentire, ma vogliono in Gesù che parli la loro lingua.
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Rev. P. Jorge R. BURGOS Rivera SBD (Cataño, Puerto Rico)
Oggi, il testo del Vangelo ci dice che Erode voleva vedere Gesù (cf.Lc 9,9). Questo desiderio di voler vedere Gesù sorge dalla curiosità. Si parlava molto di Gesù per i miracoli che realizzava lungo il suo cammino. Molte persone parlavano di Lui. L’atteggiamento di Gesù ricordava al popolo diverse figure di profeti: Elia, Giovanni il Battista, etc. Ma essendo solo una semplice curiosità, questo desiderio non ha importanza. Tanto è vero, che quando Erode Lo vede, non gli causa una grande impressione (cf. Lc 23,8-11). Il suo desiderio svanisce vedendolo faccia a faccia perché Gesù si rifiuta di rispondere alle sue domande. Questo silenzio di Gesù rivela Erode quale uomo corrotto e depravato. Tutti noi , come Erode, certamente abbiamo sentito, qualche volta, il desiderio di vedere Gesù. Ma non abbiamo più il Gesù, in carne ed ossa, come ai tempi di Erode, tuttavia abbiamo altre presenze di Gesù. Voglio risaltarne due. In primo luogo la tradizione della Chiesa ha fatto del giovedì di ogni settimana un giorno speciale per vedere Gesù nell’Eucaristia. Sono molti i luoghi dove viene esposto Gesù-Eucaristia. «L’adorazione eucaristica è una forma essenziale per trovarci con il Signore. Nel tabernacolo è presente il vero tesoro che è sempre ad aspettarci. Non si trova lì per Sé ma per noi» (Benedetto XVI). –Avvicinati affinché ti abbagli con la Sua presenza. Nel secondo caso, possiamo riferirci a un canto popolare che dice: «E’ con noi e non lo conosciamo». Gesù è presente in tanti fratelli nostri che sono stati marginati, che soffrono e non hanno nessuno che “voglia vederli”. Nella sua enciclica `Dio è Amore´il Papa Benedetto XVI dice: «L’amore verso il prossimo, fondato sull’amore verso Dio, è anzitutto un dovere per ogni fedele, ma lo è pure per la comunità ecclesiale!» Così, dunque Gesù ti sta aspettando, a braccia aperte ti riceve in entrambe situazioni. Avvicinati a Lui!

martedì 25 settembre 2018

(Lc 9,1-6) Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.


VANGELO DI MERCOLEDì 26 SETTEMBRE 2018

(Lc 9,1-6) Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
+ Dal Vangelo secondo Luca 


In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Parola del Signore
 

LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito, e donami la luce della sapienza per poter parlare di questo brano, fa che non porti nulla di mio ma solo quello che Tu vuoi comunicare.


Non serve essere dotti, capaci o santi per servire il Signore, con queste parole Luca ci ricorda che quello che viene chiesto ad un discepolo, non è prendere, ma lasciare. Il discorso forse è un po’ forte, ma anche se non preso alla lettera, il senso è molto chiaro. Non attaccatevi a nulla di terreno,perché non vi serve ed anche per distinguerci dagli altri. Al tempo di Gesù, c’erano diversi movimenti religiosi : esseni, farisei, zeloti. Anche loro cercavano un nuovo modo di convivere in comunità ed avevano i loro missionari. Ma costoro, quando andavano in missione, erano prevenuti. Portavano bastone e bisaccia per mettervi il proprio cibo. Non si fidavano del cibo che non sempre era “puro”. Al contrario degli altri missionari, i discepoli di Gesù riceveranno raccomandazioni diverse che ci aiutano a capire i punti fondamentali della missione di annunciare la Buona Notizia. Gesù li obbliga a confidare nell’ospitalità. Perché chi va senza niente, va perché confida nella gente e pensa che sarà ricevuto. Con questo atteggiamento loro criticano le leggi di esclusione, insegnate dalla religione ufficiale e mostrano, mediante una nuova pratica, che avevano altri criteri di comunità. Devono partecipare alla vita ed al lavoro della gente, e la gente li accoglierà nella sua comunità e condividerà con loro casa e cibo. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione. Spieghiamo ora la critica contro coloro che rifiutano il messaggio: scuotere la polvere dei piedi, come protesta contro di loro, perché non rifiutano solo qualcosa di nuovo, ma sembra che Gesù, invece, inviti a scuotere qualcosa che i discepoli proveranno dentro di loro al momento del rifiuto. Vuole che escano da quella casa in pace, senza rancore, senza disprezzo, senza rimpianto, perché loro saranno stati portatori di relazione, di incontro, di Parola di salvezza. Il rifiuto è una chiusura di possibilità, ma non dovrà mettere in discussione la loro fede, il loro aver camminato a lungo in nome di questa e la loro testimonianza. Scuoteranno, allora, la polvere della delusione da sotto le scarpe, scuoteranno la polvere dell’attaccamento e dell’ostinazione, della stanchezza per non essere riuscita a trasmettere il tesoro che portano dentro, per riprendere, poi, il cammino con speranza e per essere nuovamente pronti a creare ponti di relazione, nel nome di Gesù, Ponte di relazione tra il Padre e l’umanità. Perché Gesù non manda ognuno per conto proprio? Li manda a coppie, perché nessuno può fare verità da solo. L’andare è sempre dialogico, coniugato. Andranno in due perché per l’uno ci sarà, a fianco, sempre l’altro a ricordargli la strada, quando la smarrirà, a difenderlo dal pericolo, a ricordargli l’amore di Dio, quando non lo sentirà e a portarlo a discernimento sulla sua verità, quando sarà necessario. Il due della missione diventa, criterio, di verità. Non si fa Chiesa singolarmente." Là dove due o tre di voi saranno riuniti nel mio nome, io sarò con loro " dice il Signore .
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Rev. D. Jordi CASTELLET i Sala (Sant Hipòlit de Voltregà, Barcelona, Spagna)
Oggi, viviamo in un tempo in cui nuove malattie mentali raggiungono una diffusione insospettata, come non si era mai visto nel corso della storia. Il ritmo della vita moderna impone stress alle persone, una corsa per consumare e apparentare di più che il vicino, tutto condito con una forte dose di individualismo, che costruiscono un essere isolato dal resto dei mortali. Questa solitudine alla quale molti sono costretti per la convivenza sociale, per la pressione lavorale, da convenzioni schiavizzanti, fa sì che molti soccombano alla depressione, la nevrosi, la isteria, la schizofrenia o altri squilibri che marcano profondamente il futuro di quella persona. «Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie» (Luca 9:1). Mali, questi, che possiamo identificare nello stesso Vangelo come malattie mentali. L'incontro con Cristo, persona completa e realizzata, apporta un equilibrio e una pace che sono in grado di calmare le acque e di far rincontrare la persona con se stessa, portandogli chiarezza e luce nella sua vita, utile per istruire ed insegnare, educare i giovani e gli anziani, e dirigere le persone lungo la strada della vita, quella che mai deve appassire. Gli Apostoli «giravano di villaggio in villaggio annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni» (Lc 9:6). É questa anche la nostra missione: vivere e meditare il Vangelo, la parola stessa di Gesù, per farla penetrare al nostro interno. Così, poco a poco, potremo trovare la via da seguire e la libertà da eseguire. Come Giovanni Paolo II ha scritto, «La pace deve realizzarsi nella verità, (...) si deve fare nella libertà. Che sia lo stesso Gesù Cristo, che ci ha chiamato alla fede e alla felicità eterna, chi ci riempia di speranza e di amore, Egli ci ha dato una nuova vita e un futuro inesauribile.