VANGELO
(Lc 10,25-37) Chi è il mio prossimo?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. P. Ivan LEVYTSKYY CSsR (Lviv, Ucraina)
Oggi, il messaggio evangelico indica la strada della vita: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, (...) e il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10,27). E perché Dio ci ha amato per primo, ci porta all’unione con Lui. La Beata Teresa di Calcutta dice: “Noi abbiamo bisogno di questo intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. E come possiamo ottenerlo? Attraverso la preghiera”. Se siamo in unione con Dio, cominciamo a sperimentare che tutto è possibile, anche l’amore per il prossimo. Qualcuno diceva che il cristiano entra in Chiesa per amare Dio ed esce dalla Chiesa per amare il prossimo. Papa Benedetto XVI sottolinea che il programma del cristiano –il programma del buon samaritano, il programma di Gesù- è “un cuore che vede”. Vedere e fermarsi! Nella parabola, due persone vedono l’uomo che ha bisogno, ma non si fermano. Quindi Cristo rimproverò i farisei dicendo: «Avete occhi e non vedete» (Mc 8,18). Anzi, il samaritano vede e si ferma, ha compassione e salva a chi ha bisogno e a se stesso. Quando il famoso architetto Antonio Gaudì fu investito da un tram, alcune persone che passavano non si fermarono per aiutare quell'anziano ferito. Non aveva con sé alcun documento e dal suo aspetto sembrava un mendicante. Sicuramente se la gente avesse saputo chi era quel prossimo, avrebbe fatto coda per aiutarlo. Quando facciamo del bene, pensiamo di farlo per gli altri, ma in realtà lo facciamo anche per Cristo: «In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). E il mio prossimo, dice Benedetto XVI, è chiunque che abbia bisogno di me e che io possa aiutare. Se ognuno di noi, nel vedere il prossimo bisognoso, si fermasse e avesse pietà di lui almeno una volta al giorno o alla settimana, la crisi diminuirebbe e il mondo diventerebbe migliore. “Niente ci assomiglia tanto a Dio come le buone opere” (San Gregorio di Nisa).
(Lc 10,25-37) Chi è il mio prossimo?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore
COMMENTO DI:
Rev. P. Ivan LEVYTSKYY CSsR (Lviv, Ucraina)
Oggi, il messaggio evangelico indica la strada della vita: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, (...) e il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10,27). E perché Dio ci ha amato per primo, ci porta all’unione con Lui. La Beata Teresa di Calcutta dice: “Noi abbiamo bisogno di questo intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. E come possiamo ottenerlo? Attraverso la preghiera”. Se siamo in unione con Dio, cominciamo a sperimentare che tutto è possibile, anche l’amore per il prossimo. Qualcuno diceva che il cristiano entra in Chiesa per amare Dio ed esce dalla Chiesa per amare il prossimo. Papa Benedetto XVI sottolinea che il programma del cristiano –il programma del buon samaritano, il programma di Gesù- è “un cuore che vede”. Vedere e fermarsi! Nella parabola, due persone vedono l’uomo che ha bisogno, ma non si fermano. Quindi Cristo rimproverò i farisei dicendo: «Avete occhi e non vedete» (Mc 8,18). Anzi, il samaritano vede e si ferma, ha compassione e salva a chi ha bisogno e a se stesso. Quando il famoso architetto Antonio Gaudì fu investito da un tram, alcune persone che passavano non si fermarono per aiutare quell'anziano ferito. Non aveva con sé alcun documento e dal suo aspetto sembrava un mendicante. Sicuramente se la gente avesse saputo chi era quel prossimo, avrebbe fatto coda per aiutarlo. Quando facciamo del bene, pensiamo di farlo per gli altri, ma in realtà lo facciamo anche per Cristo: «In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). E il mio prossimo, dice Benedetto XVI, è chiunque che abbia bisogno di me e che io possa aiutare. Se ognuno di noi, nel vedere il prossimo bisognoso, si fermasse e avesse pietà di lui almeno una volta al giorno o alla settimana, la crisi diminuirebbe e il mondo diventerebbe migliore. “Niente ci assomiglia tanto a Dio come le buone opere” (San Gregorio di Nisa).
VERSIONE IN SPAGNOLO DI LUNEDì 9 OTTOBRE 2017
RispondiEliminaDía litúrgico: Lunes XXVII del tiempo ordinario
Texto del Evangelio (Lc 10,25-37): En aquel tiempo, se levantó un maestro de la Ley, y dijo para poner a prueba a Jesús: «Maestro, ¿qué he de hacer para tener en herencia la vida eterna?». Él le dijo: «¿Qué está escrito en la Ley? ¿Cómo lees?». Respondió: «Amarás al Señor tu Dios con todo tu corazón, con toda tu alma, con todas tus fuerzas y con toda tu mente; y a tu prójimo como a ti mismo». Díjole entonces: «Bien has respondido. Haz eso y vivirás».
Pero él, queriendo justificarse, dijo a Jesús: «Y ¿quién es mi prójimo?». Jesús respondió: «Bajaba un hombre de Jerusalén a Jericó, y cayó en manos de salteadores, que, después de despojarle y golpearle, se fueron dejándole medio muerto. Casualmente, bajaba por aquel camino un sacerdote y, al verle, dio un rodeo. De igual modo, un levita que pasaba por aquel sitio le vio y dio un rodeo. Pero un samaritano que iba de camino llegó junto a él, y al verle tuvo compasión; y, acercándose, vendó sus heridas, echando en ellas aceite y vino; y montándole sobre su propia cabalgadura, le llevó a una posada y cuidó de él. Al día siguiente, sacando dos denarios, se los dio al posadero y dijo: Cuida de él y, si gastas algo más, te lo pagaré cuando vuelva. ¿Quién de estos tres te parece que fue prójimo del que cayó en manos de los salteadores?». Él dijo: «El que practicó la misericordia con él». Díjole Jesús: «Vete y haz tú lo mismo».
COMENTARIO DE:
EliminaRev. P. Ivan LEVYTSKYY CSsR
(Lviv, Ucrania)
Hoy, el mensaje evangélico señala el camino de la vida: «Amarás al Señor tu Dios con todo tu corazón, (…) y a tu prójimo como a ti mismo» (Lc 10,27). Y porque Dios nos ha amado primero, nos lleva a la unión con Él. La beata Teresa de Calcuta dice: «Nosotros necesitamos esta unión íntima con Dios en nuestra vida cotidiana. ¿Y cómo podemos conseguirla? A través de la oración». Estando en unión con Dios empezamos a experimentar que todo es posible con Él, incluso el amar al prójimo.
Alguien decía que el cristiano entra en la iglesia para amar a Dios y sale para amar al prójimo. El Papa Benedicto subraya que el programa del cristiano —el programa del buen samaritano, el programa de Jesús— es «un corazón que ve». ¡Ver y parar! En la parábola, dos personas ven al necesitado, pero no paran. Por esto Cristo reprochaba a los fariseos diciendo: «Tenéis ojos y no veis» (Mc 8,18). Al contrario, el samaritano ve y para, tiene compasión y así salva la vida al necesitado y a sí mismo.
Cuando el famoso arquitecto catalán Antonio Gaudí fue atropellado por un tranvía, algunas personas que estaban de paso no pararon para ayudar a aquel anciano herido. No llevaba documento alguno y por su aspecto parecía un mendigo. Seguramente que si la gente hubiese sabido quién era aquel prójimo, hubiese hecho cola para auxiliarlo.
Cuando practicamos el bien, pensamos que lo hacemos por el prójimo, pero realmente también lo hacemos por Cristo: «Os aseguro que todo lo que hicisteis por uno de los más pequeños de estos mis hermanos, a mi lo hicisteis» (Mt 25,40). Y mi prójimo, dice Benedicto XVI, es cualquiera que tenga necesidad de mí y que yo pueda ayudar. Si cada uno, al ver al prójimo en necesidad, se detuviera y se compadeciera de él una vez al día o a la semana, la crisis disminuiría y el mundo devendría mejor. «Nada nos asemeja tanto a Dios como las obras buenas» (San Gregorio de Nisa).
COMENTARIO DE:
Hno. Lluís SERRA i Llançana
(Roma, Italia)
Hoy, un maestro de la Ley plantea a Jesús una pregunta que quizás nos hemos formulado más de una vez: «¿Qué he de hacer para tener en herencia la vida eterna?» (Lc 10,25). Era una pregunta que iba con segundas, pues quería poner a prueba a Jesús. El maestro responde sabiamente lo que dice la Ley, es decir, amar a Dios y al prójimo como a uno mismo (cf. Lc 10,27). La clave es amar. Si buscamos la vida eterna, sabemos que «la fe y la esperanza pasarán, mientras que el amor no pasará nunca» (cf. 1Cor 13,13). Cualquier proyecto de vida y cualquier espiritualidad cuyo centro no sea el amor nos aleja del sentido de la existencia. Un punto de referencia importante es el amor a uno mismo, a menudo olvidado. Solamente podemos amar a Dios y al prójimo desde nuestra propia identidad.
El maestro de la Ley va más lejos todavía y pregunta a Jesús: «Y ¿quién es mi prójimo?» (Lc 10,29). La respuesta llega a través de un cuento, de una parábola, de una historia corta, sin formulaciones teóricas complicadas, pero con un gran contenido. El modelo de prójimo es un samaritano, es decir, un marginado, un excluido del pueblo de Dios. Un sacerdote y un levita pasan de largo al ver al hombre apaleado y malherido. Los que parecen estar más cerca de Dios (el sacerdote y el levita) son los que están más lejos del prójimo. El maestro de la Ley evita pronunciar la palabra “samaritano” para indicar a quien se comportó como prójimo del hombre malherido y dice: «El que practicó la misericordia con él» (Lc 10,37).
La propuesta de Jesús es clara: «Vete y haz tú lo mismo». No es la conclusión teórica del debate, sino la invitación a vivir la realidad del amor, el cual es mucho más que un sentimiento etéreo, pues se trata de un comportamiento que vence las discriminaciones sociales y que brota del corazón de la persona. San Juan de la Cruz nos recuerda que «al atardecer de la vida te examinarán del amor».
RispondiEliminaVERSIONE IN INGLESE DI LUNEDì 9 OTTOBRE 2018
Liturgical day: Monday 27th in Ordinary Time
Gospel text (Lc 10,25-37): A teacher of the Law came and began putting Jesus to the test. And he said, «Master, what shall I do to receive eternal life?». Jesus replied, «What is written in the Scripture? How do you understand it?». The man answered, «It is written: You shall love the Lord your God with all your heart, with all your soul, with all your strength and with all your mind. And you shall love your neighbor as yourself». Jesus replied, «What a good answer! Do this and you shall live».
The man wanted to keep up appearances, so he replied, «Who is my neighbor?». Jesus then said, «There was a man going down from Jerusalem to Jericho, and he fell into the hands of robbers. They stripped him, beat him and went off leaving him half-dead. It happened that a priest was going along that road and saw the man, but passed by on the other side. Likewise a Levite saw the man and passed by on the other side. But a Samaritan, too, was going that way, and when he came upon the man, he was moved with compassion. He went over to him and treated his wounds with oil and wine and wrapped them with bandages. Then he put him on his own mount and brought him to an inn where he took care of him. The next day he had to set off, but he gave two silver coins to the innkeeper and told him: ‘Take care of him and whatever you spend on him, I will repay when I come back’». Jesus then asked, «Which of these three, do you think, made himself neighbor to the man who fell into the hands of robbers?». The teacher of the Law answered, «The one who had mercy on him». And Jesus said, «Go then and do the same».
COMMENT OFF:
EliminaFr. Ivan LEVYTSKYY CSsR
(Lviv, Ukraine)
Today, the gospel’s message indicates the path to life: «You shall love the Lord, your God, with all your heart, (..) and your neighbor as yourself» (Lk 10:27). And since God has loved us in the first place He leads us to the union with Him. Blessed Mother Teresa of Calcutta said: «We need this intimate union with God in our daily life. And how can we achieve it? Through prayer». Being in oneness with Him we begin to experience that with Him everything is possible, even to love our neighbor.
Someone said that Christians enter the church to love God and come out to love their neighbors. Pope Benedict accentuates that the Christian’s program – the program of the Good Samaritan, Jesus program – is «a heart which can see». See and stop! In this parable there are two people who see the needy, but they don´t stop. This is why Christ has reproached the Pharisees saying: «Do you have eyes and not see?» (Mk 8:18). On the contrary, the Samaritan sees and stops, he has mercy and thus saves the life of the needy and his own.
When the famous Catalan architect Antonio Gaudí was run over by a tramway some bystanders didn’t stop to help that injured old man. He carried no documents and looked like a beggar. Had they realized who that neighbor was and surely they would have stayed in line to help him.
When we practice the good, we think we do it for our neighbor, but we really do it also for Christ: «I say to you, whatever you did for one of these least brothers of mine, you did for me» (Mt 25:40). And Benedict XVI says my neighbor is anyone who needs me and I can help. If everyone seeing his neighbors in need would stop and have mercy on them once a day or once a week the crisis would decrease and the world would become better. «Nothing resembles us so much to God as the good deeds» (St. Gregory of Nyssa).
COMMENT OFF:
Brother Lluís SERRA i Llançana
(Roma, Italy)
Today, a Teacher of the Law asks Jesus the kind of question we may have asked ourselves more than once, in our life: «Master, what shall I do to receive eternal life?» (Lk 10:25). He wanted to put Jesus to the test. The Master, though, wisely answers what is written in the Scriptures, that is, to love the Lord your God and your neighbour as yourself (cf. Lk 10:27). The key is to love. If we seek the eternal life, we know that «faith and hope will go away, but love will remain forever» (cf. 1Cor 13:13). Any life project, any spirituality, that have not love in its center furthers us away from the actual meaning of our existence. An often forgotten but important reference point, is to love oneself. Only from our personal identity can we love God and our neighbours.
The teacher of the Law goes still further when asking Jesus: «Who is my neighbor?» (Lk 10:29). And he gets his answer with a tale, a parable, a little story, far away from complicated theories, but with a clear message. The model of the loving person is a Samaritan, that is, someone who is a dropout, someone excluded from God's people. When they saw the man beaten and half-dead, a priest and a Levite just ignored him and passed by. Those who apparently are closer to God (the priest and the Levite) are those who are farther away from their neighbour. The teacher of the Law avoids to say the word “Samaritan” to state who did behave as neighbor to the wounded man: «The one who had mercy on him» (Lk 10:37).
Jesus' proposal is clear: «Go then and do the same». It is not a theoretical conclusion of the debate but an invitation to live the reality of love, which is not only a vaporous feeling but a behaviour that defeats socials denominations and stems from a person's heart. St. John of the Cross reminds us «at the crepuscule of your life you will only be examined of love».
VERSIONE IN FRANCESE DI LUNEDI 9 OTTOBRE 2017.
RispondiEliminaJour liturgique : Temps ordinaire - 27e Semaine: Lundi
Texte de l'Évangile (Lc 10,25-37): Pour mettre Jésus à l'épreuve, un docteur de la Loi lui posa cette question: «Maître, que dois-je faire pour avoir part à la vie éternelle?». Jésus lui demanda: «Dans la Loi, qu'y a-t-il d'écrit? Que lis-tu?». L'autre répondit: «Tu aimeras le Seigneur ton Dieu de tout ton coeur, de toute ton âme, de toute ta force et de tout ton esprit, et ton prochain comme toi-même». Jésus lui dit: «Tu as bien répondu. Fais ainsi et tu auras la vie». Mais lui, voulant montrer qu'il était un homme juste, dit à Jésus: «Et qui donc est mon prochain?». Jésus reprit: «Un homme descendait de Jérusalem à Jéricho, et il tomba sur des bandits; ceux-ci, après l'avoir dépouillé, roué de coups, s'en allèrent en le laissant à moitié mort. Par hasard, un prêtre descendait par ce chemin; il le vit et passa de l'autre côté. De même un lévite arriva à cet endroit; il le vit et passa de l'autre côté. Mais un Samaritain, qui était en voyage, arriva près de lui; il le vit et fut saisi de pitié. Il s'approcha, pansa ses plaies en y versant de l'huile et du vin; puis il le chargea sur sa propre monture, le conduisit dans une auberge et prit soin de lui. Le lendemain, il sortit deux pièces d'argent, et les donna à l'aubergiste, en lui disant: ‘Prends soin de lui; tout ce que tu auras dépensé en plus, je te le rendrai quand je repasserai’. Lequel des trois, à ton avis, a été le prochain de l'homme qui était tombé entre les mains des bandits?». Le docteur de la Loi répond: «Celui qui a fait preuve de bonté envers lui». Jésus lui dit: «Va, et toi aussi fais de même».
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COMMENTAIRE de l'Abbé Ivan LEVYTSKYY CSsR
(Lviv, Ukraine)
«Que dois-je faire pour avoir part à la vie éternelle?»
Aujourd'hui, le message évangélique montre le chemin de la vie: «Tu aimeras le Seigneur ton Dieu de tout ton cœur, (…) et ton prochain comme toi-même» (Lc 10,27). Et parce que Dieu nous a aimé le premier, il nous porte vers l’union avec Lui. La bienheureuse Thérèse de Calcutta dit: «Nous avons besoin de cette union intime avec Dieu dans notre vie quotidienne. Et comment y parvenir? À travers la prière». En étant unis à Dieu, nous commençons à nous rendre compte qu’avec Lui tout est possible, même l’amour du prochain. Quelqu’un a dit que le chrétien entre dans une église pour aimer Dieu et qu’il en sort pour aimer son prochain. Le Pape Benoît souligne que le programme du chrétien —le programme du bon Samaritain, le programme de Jésus— est «un cœur qui voit». Voir et s’arrêter! Dans la parabole deux personnes aperçoivent le nécessiteux, mais ne s’arrêtent pas. C’est pourquoi le Christ reprochait aux pharisiens: «Vous avez des yeux et vous ne voyez pas» (Mc 8,18). Le Samaritain, au contraire, voit et s’arrête, il a pitié et sauve ainsi la vie du nécessiteux et la sienne. Quand le fameux architecte catalan Antoine Gaudi fut heurté par un tramway, ceux qui passaient par là ne s’arrêtèrent pas pour aider ce vieillard blessé. Il n’avait sur lui aucun papier et par son aspect il ressemblait à un mendiant. Si ces gens avaient su qui était ce prochain, ils auraient fait la queue pour l’aider. Quand nous faisons le bien, pensons que nous le faisons pour notre prochain mais aussi pour le Christ: «Je vous l’assure, tout ce que vous avez fait à l’un de ces petits qui sont mes frères, c’est à moi que vous l’avez fait» (Mt 25,40). Et mon prochain, dit Benoît XVI, c’est toute personne qui a besoin de moi et que je puis aider. Si chacun, voyant son prochain dans le besoin, s’arrêtait et prenait soin de lui, ne serait-ce qu’une fois par jour ou par semaine, la crise diminuerait et le monde deviendrait meilleur. «Rien de tel comme les bonnes œuvres pour nous faire semblable à Dieu» (Saint Grégoire de Nisse).
Commentaire du Frère Lluís SERRA i Llançana
RispondiElimina(Roma, Italie)
«Celui qui a fait preuve de bonté envers lui»
Aujourd'hui, un maître de la loi pose une question à Jésus, que nous nous sommes peut-être déjà posée: «Maître, que dois-je faire pour avoir part à la vie éternelle?» (Lc 10,25). C'était une question avec une double intention, car il voulait mettre Jésus à l'épreuve. Le maître répond sagement en lui disant ce qui est écrit dans la loi, c'est-à-dire, aimer Dieu et aimer son prochain comme soi-même (cf. Lc 10,27). La clé c'est aimer. Si nous cherchons la vie éternelle, nous savons que «ce qui demeure aujourd'hui, c'est la foi, l'espérance et la charité; mais la plus grande des trois, c'est la charité» (cf. 1Co 13,13). Quels que soient nos projets dans la vie et notre spiritualité, si leur centre n'est pas l'amour, ils nous éloignent du vrai sens de notre existence. Un point de référence important est l'amour que l'on a pour soi-même, que nous oublions parfois. Nous pouvons aimer Dieu et notre prochain uniquement à partir de notre propre identité.
Le maître de la loi va encore plus loin et demande à Jésus: «Et qui donc est mon prochain?» (Lc 10,29). La réponse lui arrive par le biais d'une histoire, une parabole, une histoire courte, sans formules compliquées, mais dont le contenu est important. Le modèle du prochain est un samaritain, c'est-à-dire, quelqu'un qui est marginalisé, un exclu du peuple juif. Un prêtre de la loi et un lévite continuent leur chemin sans s'arrêter en voyant cet homme roué de coups et blessé. Ceux qui semblent être plus près de Dieu sont ceux qui sont le plus éloignés du prochain. Le maître de la loi évite de prononcer le mot “samaritain” pour lui indiquer celui qui s'est comporté comme un prochain envers le blessé et dit: «Celui qui a fait preuve de bonté envers lui» (Lc 10,37).
La proposition de Jésus est claire: «Va, et toi aussi fais de même». Ce n'est pas une conclusion théorique du débat, mais une invitation à vivre la réalité de l'amour, qui est beaucoup plus qu'un sentiment abstrait, car il s'agit d'une façon d'agir qui vainc les discriminations sociales et qui surgit du fond du cœur de la personne. Saint Jean de la Croix nous rappelle que: «Au crépuscule de notre vie nous serons jugés sur l'amour».