giovedì 8 novembre 2018

(GV:2, 13-22) PARLAVA DEL TEMPIO DEL SUO CORPO


VANGELO DI VENERDì 9 NOVEMBRE 2018
(Gv 2, 13-22)
Parlava del tempio del suo corpo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni accanto a me Spirito Santo di Dio, ed aiutami a non essere ottusa e a non voler mettere il mio pensiero dinanzi al Tuo.
Questo brano è spesso e volentieri usato per parlare male della Chiesa, mettendoci al posto di Gesù, a rivoltare i banchetti di una chiesa che non ci piace in certi suoi aspetti.
Ma amici miei, tra quei banchetti che rivoltiamo e che non accettiamo c’è anche il nostro!
Tutti noi cerchiamo di mercanteggiare con tutto, non siamo abituati a dare senza ricevere nulla in cambio, e se anche in teoria lo facciamo, nella pratica se non riceviamo ringraziamenti e riconoscenza per le nostre opere o addirittura riceviamo offese, siamo subito pronti a rinfacciare tutto quello che abbiamo fatto.
Ma questo brano non si sofferma solo a questo aspetto della Chiesa, ma ci fa presente che la chiesa è il corpo di Cristo, e che noi ne siamo parte; quindi se vogliamo ritenerci degni di essere Chiesa, dobbiamo essere “divorati dallo zelo “ per essa, impegniamoci per primi come partecipanti della comunità ecclesiale, e non solo per apparire, ma veramente per dare tutto quello che Dio ci dona in grazia.
Ognuno di noi può chiedere di essere utile nella sua parrocchia, e senza metterci a spettegolare, ma magari semplicemente impegnandoci a servire la comunità la dove serve, dove il parroco ci indicherà. Chiediamo di poter stare con i bambini, con gli anziani, chiediamo di essere istruiti ed educati, con umiltà, quell’ umiltà che spesso sentiamo carente negli altri, cerchiamo di essere i primi a dimostrarla.
Essere parte viva del corpo di Cristo, questo è quello che dovremmo sapere di essere ,questo ci farebbe trovare lo zelo necessario per purificare noi stessi e quello che ci circonda,invece di perderci in mille chiacchiere.

mercoledì 7 novembre 2018

(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.



VANGELO DI GIOVEDì 8 NOVEMBRE 2018
(Lc 15,1-10)
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e donami la grazia di comprendere le scritture, dammi la forza di viverle e di fare tutto quello che tu desideri da me. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù va avanti per la sua strada, non gli interessa avere l’approvazione di chi conta in città, anzi, il suo comportamento è una continua provocazione, perché sa qual è il suo scopo, che è quello di riportare i peccatori sulla via della salvezza, di ricondurli al Padre.
Questa cosa certo non è facile da comprendere per scribi e farisei, che tenevano a debita distanza tutti quelli che non facevano parte della loro cricca di colti e benestanti. Se ci pensiamo, scartavano i poveri, i malati, i peccatori, i bisognosi… insomma tutti quelli che invece erano cari al Signore, considerandosi un’ élite.
Gesù li ammoniva, li riprendeva e spesso li accusava d’essere falsi ed ipocriti, proprio a loro che si sentivano così giusti... ed invece quando parlava con i peccatori, sembrava quasi che li amasse di più di loro, perché non aveva mai una parola di rimprovero.
Gesù, che comprende la loro rabbia, cerca di spiegargli con questa parabola il motivo di tanta comprensione per i peccatori.
Gli ebrei anticamente, erano un popolo di nomadi, dediti alla pastorizia e
all’ allevamento, quindi l’ esempio della pecora e della moneta perdute, era il più adatto per far capire loro quanto era importante per Lui recuperare alla grazia di Dio quelli che n’ erano sfuggiti, e si erano perduti per le vie del mondo.
Quale gioia per il Padre ritrovare i suoi figli. A suo tempo ci parlò della parabola del figliol prodigo, in cui il padre fa festa per il figlio perduto e ritrovato. Questo è quello che da gioia al Signore, che pur lasciandoci liberi, non ci dimentica mai, e non vede l’ ora che torniamo a riabbracciarlo.
Se veramente amiamo Dio, non facciamo come i farisei, ma, come sta facendo il Santo Padre Francesco, apriamo il nostro cuore a chi non crede, non fermiamoci al giudizio, ma aiutiamoli a ritrovare la strada. Questo è quello che fa chi ama il Padre, proprio come ha fatto Gesù.

martedì 6 novembre 2018

(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


VANGELO DI MERCOLEDì 7 NOVEMBRE 2018
(Lc 14,25-33)
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ed illumina con la tua parola la mia vita, fa che io possa comprendere quello che tu vuoi che io comprenda e che alla luce della tua parola possa vivere come Dio vuole.
Gesù non è venuto per sovvertire la parola di Dio, infatti se ci riflettiamo, non ha detto nulla che mutasse i dieci comandamenti scritti su tavola di pietra, (immutevoli nel tempo) dal dito di Dio, ma ha precisato le leggi che Mosè e i profeti avevano aggiunto per dare un regolamento al popolo di Dio.
Dio poteva stupirci con “ effetti speciali, “ come recita una famosa pubblicità, ma Gesù è venuto prima in predicazione, per far capire agli uomini che non vuole solo obbedienza cieca, come credevano gli ebrei, ma anche amore, perché siamo stati creati e salvati per amore e, lui stesso è l’ amore che si è donato.
Chiaro quindi che seguire Gesù deve essere un gesto dettato da questa consapevolezza, perché altrimenti riesce anche difficoltoso avere fede se non si riesce a capire che tutto quello che ci unisce a Dio è amore allo stato puro; sublimizzato da parte sua, col sacrificio della croce, non può certo volere il nostro male.
Ecco quindi il senso di lasciare tutto quello che è terreno per seguirlo, non ci vuole dire di abbandonare la nostra famiglia, ma di considerare sempre Dio, come punto focale della nostra vita perché solo da Lui può venire la nostra salvezza, solo dalle sue parole, costituite in comandamenti, solo per il nostro bene. Per esempio, a volte ad un uomo può capitare di conoscere una donna che vuole tutto, anche quello che onestamente non si può ottenere, con il proprio lavoro e pur di non perderla, costui scenderà a patti col diavolo, accettando di compiere furti o brogli. Quell' uomo antepone il suo interesse e quello della donna alla legge di Dio e questo non è giusto,e non servirà a trovare la felicità, perché la sua unione non è costruita saldamente sull' amore reciproco, che non teme le difficoltà, ma su false fondamenta.
Leggendo queste parole capiamo che non si può vivere secondo Cristo e cercare di accumulare ricchezze, senza occuparsi dei fratelli in difficoltà, ma quello che ci dice Gesù è qualcosa di più, è un insegnamento a non fare calcoli prettamente umani, perché lui non ci fa promesse di ricchezza e potere come un potente della terra, ma di mettere in conto che la nostra fiducia deve essere sincera e totale, non deve temere le difficoltà, perché il nostro deve essere un affidarci completamente a Dio. Dio sa che dobbiamo affrontare delle battaglie tutti i giorni, prima di tutto con noi stessi; conosce i nostri difetti e ci guida attraverso la sua parola alla correzione. Leggiamola attentamente questa parola di Dio, facciamola nostra, lasciamoci trasformare dalla conoscenza della verità e non cerchiamo di adattarla alle nostre esigenze di comodo.
L’ultima parola oggi voglio lasciarla a Paolo, ripetendo quello che nella 1° lettura dice in maniera così efficiente , nella sua lettera ai romani :
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’ amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. (Rm.13,8)

lunedì 5 novembre 2018

(Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 


VANGELO DI MARTEDì 6 NOVEMBRE 2018
(Lc 14,15-24) Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA 
Vieni o Santo Spirito e indica alla mia mente il pensiero di Gesù perchè questo passo del Vangelo possa entrare fin dentro le mie ossa ed essere la struttura portante della mia vita. 

A me sembra che Gesù stia parlando in quel tempo, così come parlerebbe proprio oggi; tempo in cui ognuno crede di sapere cosa è importante per Dio e cosa è importante per l'uomo. Vediamo che l'invito è aperto a tutti, ma ancora cerchiamo di escludere quello o quell' altro, come se il discorso di Gesù non lo ascoltassimo neppure. Aprire le porte ai ciechi, agli storpi, ai poveri, questa è l'indicazione del Signore, allargare le braccia alla carità, alla comprensione e alla comunione con i fratelli, ed invece che cosa facciamo?Proprio come allora la nostra risposta al Signore, è identica a quella degli invitati al grande banchetto. C' è sempre qualcosa da fare di più importante, qualcosa di più urgente, ed intanto il tempo passa e non decidiamo mai di accettare quell'invito. C' è poi chi ci prova, chi cerca di corrispondere al richiamo del Signore, ma spesso concediamo al Signore i ritagli del nostro tempo; basti pensare alle nostre funzioni, con l'orologio alla mano, ed il pensiero altrove, come per compiere più un dovere che per vivere con intensità l'incontro con l'amato. Vero è che oggi dobbiamo faticare per riconoscere nella nostra messa Gesù, che dopo averlo tolto dal centro dell'altare e spostato di lato, con tutto quell' andare e vieni sull' altare anche il Signore è relegato un po' come un figurante. Vero è che pochi sono quei sacerdoti che tendono a scomparire per mettere al centro Cristo. Vero è che ascoltiamo senza assumerci nessun impegno.Vero è che usciamo dalla messa nello stesso modo in cui siamo entrati, senza che il Signore sia riuscito a penetrarci il cuore.Vero è che passiamo davanti al nostro bisogno di felicità senza fare nulla, continuando a cercarla dove non si può trovare, proprio come passiamo davanti al derelitto, senza riconoscere in lui il Signore.Eppure solo il Signore mantiene le promesse, solo il Signore è vita e verità, allora perché continuiamo a rimandare di accettare quell' invito, per seguire l'invito di satana, che ci porta a cercare nel benessere del mondo il nostro cibo... ricordiamo che lui ha già mentito e che sempre ci ha ingannato: "Quello che aveva promesso Satana non si avverò, perché non si raggiunge la conoscenza disobbedendo alla parola di Dio, ma il timore di Dio è il principio della sapienza."(Proverbi 1:7)

domenica 4 novembre 2018

(Lc 14,12-14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.


VANGELO DI LUNEDì 5 NOVEMBRE 2018
(Lc 14,12-14)
Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; aiutami a servirti con questa pagina di vangelo.
Che grande uomo Gesù! Ricordo che quando ero piccola, vinsi un concorso di religione, il concorso ”veritas” alle elementari, parlando di Gesù e del fatto che era un tipo buffo, perché faceva sempre il contrario di quello che facevano gli altri. Questo brano lo conferma in pieno, chi penserebbe di offrire una cena a gente sconosciuta? Eppure questa è la via della carità, quella che lui ci indica , che poi è la stessa che Lui ha percorso. Infatti per carità d’amore siamo stati invitati al banchetto del regno di Dio, per compassione amorevole, Gesù ha dato la sua vita in remissione dei nostri peccati ed ancora per caritatevole amore si è donato a noi nell’ Eucarestia. L’amore vero, quello che non conosce ostacoli, quello che vuole solo e principalmente il bene dell’amato, e che non è mai abbastanza amato, è solo quello di Gesù, come diceva piangendo San Francesco, come urlava santa Teresina… Nessuno amerebbe dei tipi come noi, ingrati, egoisti, superbi e traditori… ed è questo che ci chiede di fare, amare gli altri come lui ci ama. Non è facile… ma se ci proviamo sempre un po’ di più, riusciremo a capire che l’amore per gli altri,è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi.

sabato 3 novembre 2018

(Mc 12,28-34) Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.




VANGELO DI DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018
(Mc 12,28-34) Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore

RIFLESSIONE DI LELLA
PREGHIERA: Vieni o Spirito Di Dio, vieni in me e su di me, vieni a fare di me una tua cosa, a darmi il tuo alito di vita, la tua scienza e la sapienza. Vieni a prendere in me il posto che ti spetta, ed usami come più ti piace.
- Anche oggi Gesù ci da un insegnamento che sembra dire: " tutto gira intorno all'amore. " Infatti alla domanda dello scriba risponde, come risponde a tutti noi, che due sono i comandamenti che bisogna osservare, quelli principali, che racchiudono tutti gli altri. AMARE DIO con tutto il cuore, mettendolo quindi al di sopra di ogni altro amore, di ogni altra cosa e vivere per fare la sua volontà.... AMARE IL PROSSIMO come Dio stesso ci ama tutti e come vorremmo fosse fatto a noi. A volte le persone pensano che per avvicinarsi a Dio, occorra una preparazione dottrinale, una sapienza eccelsa; non è così. Basta accettare di credere in Dio, mettersi al suo cospetto con umiltà e sincerità e allora sarà Dio stesso a prendersi cura di noi, a guidarci verso di Lui con un amore così grande da poterlo quasi toccare con mano. La fede è un dono che bisogna desiderare, chiedere, senza pregiudizi , senza mettere paletti, ammettendo la nostra incapacità di poter fare da soli, di poter credere con il ragionamento, ma di voler credere. Sta a noi lasciarci andare, lasciarci abbracciare da questo amore grande e farsi plasmare da Lui, con tranquillità e fiducia, tenendo presente che su questi due comandamenti si basa tutta la nostra fede e che questi sono quelli che ci debbono guidare.

venerdì 2 novembre 2018

(Lc 14,1.7-11) Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.


VANGELO DI SABATO 3 NOVEMBRE 2018
(Lc 14,1.7-11)
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’ errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’ anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce.
Quando ero più giovane, mi ponevo tante domande e mi chiedevo come fanno le suore e i preti a capire cosa si prova a vivere nel mondo… ossia, ho sempre pensato a loro come a qualcuno che vivesse fuori delle cose della vita.
Ero forse un po’ illusa, un po’ confusa, ma pian piano ho capito che è Gesù che gli ha insegnato tutto, come insegna tutto a noi. Entra così nella nostra vita, alla nostra tavola, nelle nostre abitudini, ma quello che sa fare meglio è entrare nel nostro cuore.
Alle funzioni della Domenica nelle prime file, le persone che si sentono importanti della comunità, tutti impettiti e fieri, a far vedere come sono bravi… tanto che una persona umile quando entra si sente un po’ in soggezione, anche se magari non sente bene, ad andare a sedersi davanti. Tutti in mostra tutti vogliono stare vicino all’altare, ma pochi durante la settimana, pensano di passare in chiesa e salutare 10 minuti il Signore o di farlo nel silenzio della propria casa, perché nessuno li vede.
Come rendere il giusto onore al corpo di Cristo?
Non disprezzare le sue membra; nei poveri, privi di panni per coprirsi.
Non ornarlo in Chiesa con stoffe ed oggetti di valore, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità.
Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo”, ha detto anche: “Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare” e “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l’ avete fatto neppure a me”.
Il corpo di Cristo che sta sull’ altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.
Alla fine saremo giudicati per l’ amore, come diceva San Giovanni della Croce, non conterà se siamo stati notati dagli altri, ma solo quanto siamo stati vicini a Dio, anche con i nostri vestiti logori, la nostra anima sempre turbata, i nostri acciacchi spirituali... ma sempre lì a confrontarci con le pagine del Vangelo per vedere se siamo degni di essere amati dal Signore, se siamo obbedienti ai suoi insegnamenti, se sappiamo essere caritatevoli con chi ha bisogno di essere accolto, con chi aspetta di trovare in noi una speranza di vita.
Oh mio Signore se sapessimo seminare speranza!....
In un mondo dove conta chi arriva per primo, dove è più forte chi "vale" di più, dove solo chi produce ha diritto di essere, il Signore ci ricorda che i suoi preferiti sono gli ultimi, gli esclusi, gli operai dell'ultima ora! Santa Madre Teresa di Calcutta diceva che non importa quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che fai!Se non ci fermiamo al giudizio, possiamo essere veramente d’aiuto! Beati gli umili, beati i miti, beati coloro che hanno il cuore grande! Ci sentiamo migliori degli altri? Attenzione…è un bruttissimo segno.

giovedì 1 novembre 2018

(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.


VANGELO DI VENERDì 2 NOVEMBRE 2018
(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto. Oggi commemoriamo i defunti, ieri i Santi, forse spesso la differenza è veramente minima tra gli uni e gli altri, non per merito nostro, ma perché siamo santificati dal sacrificio di Cristo. Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe essere quella di vivere imitando Cristo; quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è grande, troppo spesso rinunciamo. Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che sentiamo anche se ci è impossibile da vedere, ma che ci permette di passare oltre. L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità che Gesù ci parla, ma dell’immortalità dell’anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui risorgere . Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola, e solo così potremo imparare a fidarci di Lui, capire che cosa ci vuole far vivere, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’eternità che ci dona solo Dio. I nostri cari defunti, non possono più fare nulla per loro stessi, ma noi possiamo pregare per loro,come loro pregano per noi, ed in questo dono di reciprocità,continuiamo ad amarli e ad essere amati,uniti all'amore di Cristo, che ci ha amato fino a morire, e risorto per poterci risorgere. Una fortissima esperienza che non mi stancherò mai di divulgare è quella di Gloria Polo. http://www.i-h-s.eu/www/gloria/htdocs/testimonio/POLOitaian.pdf

mercoledì 31 ottobre 2018

(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.




VANGELO DI GIOVEDì 1 NOVEMBRE 2018


(Mt 5,1-12)


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.






+ Dal Vangelo secondo Matteo






In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:


«Beati i poveri in spirito,


perché di essi è il regno dei cieli.


Beati quelli che sono nel pianto,


perché saranno consolati.


Beati i miti,


perché avranno in eredità la terra.


Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,


perché saranno saziati.


Beati i misericordiosi,


perché troveranno misericordia.


Beati i puri di cuore,


perché vedranno Dio.


Beati gli operatori di pace,


perché saranno chiamati figli di Dio.


Beati i perseguitati per la giustizia,


perché di essi è il regno dei cieli.


Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».






Parola del Signore






LA MIA RIFLESSIONE


PREGHIERA.


Aiutami o Santo Spirito, ad esprimerti anche attraverso la mia miseria.


Oggi come allora,sono tanti quelli che cercano in Gesù la loro guida, ma pochi quelli che veramente si lasciano trascinare da lui.


Tutti i Santi! Tutti noi chiamati ad essere santi.


Non vi nego che provo una sana invidia per chi riesce ad avvicinarsi alla figura del Cristo e ad abbracciare la croce in questo modo meraviglioso, mentre la maggior parte di noi prova solo dolore, stanchezza e rifiuto per ogni minima cosa non gradita.


Beati… I poveri di spirito; non sono coloro che sono limitati intellettualmente, ma le persone coscienti della loro miseria spirituale.


Beati ....Quelli che piangono; se gli “afflitti” sanno confidare a Dio il proprio dolore e consegnarlo a Lui. In questa consegna di fede e fiducia è già la loro consolazione.


Beati... i miti; perché erediteranno la terra. Questa è la promessa che il Signore ci fa, ma Gesù ha fatto ben più che darci un esempio di mitezza e pazienza eroica; ha fatto della mitezza e della non violenza il segno della vera grandezza. Beati... quelli che hanno fame e sete della giustizia,;perché saranno saziati. Con la fame e la sete Matteo ci introduce in un più ampio desiderio che la fame dell' uomo è fame di Dio, il solo che può saziarlo pienamente.


Beati... I misericordiosi, perché troveranno misericordia. Essere misericordiosi diventa così un aspetto essenziale dell’essere “a immagine e somiglianza di Dio”.“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6, 36) è una parafrasi del famoso: “Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lev 19, 2).


Beati ... I puri di cuore, perché vedranno Dio. Nella discussione sul puro e


l' impuro Gesù dice che non sono le cose esterne e materiali che rendono impuri, dichiara che la purezza è un fatto interiore e spirituale. Ciò che corrompe e rende impuri, non sono le cose materiali, ma il peccato; non è ciò che viene a contatto con l'uomo dal di fuori, ma ciò che dall'interno determina i comportamenti personali di ciascuno .


Beati ...gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio: significa coloro che lavorano per la pace, che “fanno la pace”.Non tanto, però, nel senso che si riconciliano con i propri nemici, quanto nel senso che aiutano i nemici a riconciliarsi. Si tratta di persone che amano molto la pace, tanto da non temere di compromettere la propria pace personale intervenendo nei conflitti al fine di procurare la pace tra quanti sono divisi .


Beati... i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Cristo non ha illuso i suoi discepoli, non ha promesso successi e trionfi, ma ha additato con chiarezza la stessa via battuta da lui: contraddizioni, odi, persecuzione, morte di croce. Chi si mette alla sequela di Cristo, se vuol essere nel vero, non può aspettarsi altro.


Beati... Quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni sorta di male contro di voi » (Mt 5,11). Anzi è questa l’unica beatitudine ripresa e sviluppata in più versetti quasi per persuadere i discepoli di quello che


all’ occhio umano è un vero controsenso: ritenersi beati quando si soffre. Certo l’essere beati non consiste direttamente nella persecuzione, che è sempre reale sofferenza fisica e morale, ma nel fatto che questo patire è pegno di beatitudine eterna. « Rallegratevi ed esultate , dice Gesù , perché grande è la vostra ricompensa ».


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COMMENTO DI:


Mons. F. Xavier CIURANETA i Aymí Vescovo Emerito di Lleida


(Lleida, Spagna)


Oggi celebriamo la realtà di un mistero salvatore espresso nel "credo" che risulta molto confortante: «Credo nella comunione dei Santi». Tutti i Santi, dalla Vergine Maria, che sono già passati alla vita eterna, formano un'unità: sono la Chiesa dei beati a chi Gesù loda: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Allo stesso tempo, sono anche in comunione con noi. La fede e la speranza non possono unirci perché loro godono già la visione eterna di Dio; ma ci unisce invece l’amore che non passa mai (cf. 1Cor 13,13); questo amore che ci unisce con loro allo stesso Padre, allo stesso Cristo Redentore e allo stesso Spirito Santo. L'amore che li rende solidari e premurosi verso di noi. Ecco quindi che noi non veneriamo i Santi solo per il loro esempio, ma soprattutto per l'unità nello Spirito di tutta la Chiesa, che è rafforzata dalla pratica dell'amore fraterno.


Questa unità profonda fa sì che ci sentiamo vicini a tutti i Santi che, già prima di noi, hanno creduto e sperato e, soprattutto, hanno amato il Dio Padre e i suoi fratelli gli uomini, cercando di imitare l'amore di Cristo.


I Santi Apostoli, i Santi Martiri, i Santi Confessori che sono esistiti nel corso della storia sono, pertanto, nostri fratelli e intercessori; in essi hanno trovato compimento queste parole profetiche di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5, 11-12). I tesori della loro santità sono beni di famiglia, con i quali possiamo contare. Questi sono i tesori del cielo che Gesù ci invita ad accumulare (cf. Mt 6,20). Come dice il Concilio Vaticano II, «La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine» (LG 49). Questa solennità ci dà una notizia confortante che ci invita alla gioia e alla festa.

martedì 30 ottobre 2018

(Lc 13,22-30) Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.


VANGELO DI MERCOLEDì 31 OTTOBRE 2018
(Lc 13,22-30) Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA
 Vieni Santo Spirito, scruta il mio cuore, se in me vedi ancora qualcosa che ti disturba, taglialo; se c'è ancora qualcosa che ci tiene lontani, spianala; perché io voglio appartenerti non come io voglio, ma come tu mi vuoi. Non so fare di più da sola al momento, e non voglio fare da sola, ma affidarmi a te che sai quello che è giusto, per questo ti chiedo di plasmarmi perché attraverso te io possa servire il mio Dio, il mio Padre, il mio Fratello ,il mio creatore e redentore, il mio inizio e la mia fine. 

Padre buono come si torna a te? Come si fa a riconoscere la strada che porta al tuo cuore, la strada che mette in comunicazione il mio ed il tuo cuore? Leggendo questo brano, ma in fondo leggendo tutta la sacra scrittura, vediamo che questo è l'ultimo scopo della vita di ogni uomo. Ma per crederci bisogna accettare di essere partiti da qui, di essere figli di Dio, fratelli di Gesù e fratelli tra noi; perché se non partiamo da questa strada ci perdiamo subito tra mille meandri della nostra mente, in diecimila discussioni filosofiche sullo scopo della vita, in milioni di teorie sulla nascita e sulla fine del mondo, e tutto questo credetemi, pur nella mia ignoranza, ho capito che non porta a niente. Le risposte ce le da il Signore se impariamo a seguirlo con tutto il cuore, se veramente ci mettiamo davanti a Lui così come siamo, nudi, spogliati dei nostri pregiudizi, pronti ad essere rivestiti di Lui e del suo amore.La parola di Dio ci veste, ce la dobbiamo cucire addosso, la dobbiamo far aderire al nostro io, perché diventi il nostro vestito migliore, perché diventi il vestito di luce. Gesù è vivo tra noi, non dobbiamo far altro che invocare il suo Santo Spirito, che chiedere a Maria di accompagnarci mano nella mano, tra le sue braccia, tutto verrà di conseguenza, ma dobbiamo tenere ben fisso su questa strada il nostro sguardo. Gesù non ci chiede di morire, ma di lasciare il mondo, di rinunciare a una vita basata su cose venali, inutili, futili, dannose, peccaminose, egoistiche, distruttive. Ci chiede di non guardare al mondo consumistico, al mondo dove il potere ed il denaro la fanno da padroni, considerandolo il nostro scopo di vita, ma di guardare ai frutti di una coscienza che cresce alla luce della parola di Dio, alla luce del Vangelo. All'inizio ci troveremo davanti a dei piccoli ostacoli da superare che ci sembreranno insormontabili, ma pian piano ci accorgeremo che gli ostacoli saranno sempre più facili da superare, perché non saremo soli, la sarà il Signore stesso a farci volare sempre di più, l'importante è non spostare mai lo sguardo da quella porta che il Signore ci indica e non cercare scorciatoie che non esistono. Dobbiamo essere veri, non cercare di essere cristiani, ma diventare veramente di Cristo, non nasconderci dietro a Lui per farci belli nel suo nome, sventolando la Bibbia come se solo noi ne conoscessimo il segreto della comprensione; la parola di Dio non può e non deve essere strumento di divisione tra gli uomini e se questo avviene, non è certo colpa di Dio, ma degli uomini che leggono solo con gli occhi e non hanno compreso che la storia di Gesù e la nostra sono state scritte direttamente con il cuore di Dio e che con il cuore pieno d’amore verso tutti i fratelli vanno lette.
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Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés (Tarragona, Spagna)
Oggi, andando verso Gerusalemme, Gesù si ferma un momento e qualcuno ne approfitta per domandarGli: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Forse, all’ascoltare Gesù, quell’uomo si impensierì. Certamente, quello che Gesù insegna è meraviglioso ed attraente, ma le esigenze che comporta non sono di suo gradimento. Ma, e se volesse vivere il Vangelo a modo suo, con una “morale alla carta”? Quali probabilità avrebbe di salvarsi? Così, dunque, domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» Gesù non accetta questa impostazione. La salvazione è una questione troppo seria per poter essere risolta mediante un calcolo di probabilità. Dio «non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.» (2P 3,9). Gesù risponde: «Sforzatevi ad entrare per la porta stretta, perché molti ,io vi dico, cercheranno di entrare ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo:”Signore, aprici!” Ma Egli vi risponderà:`Non so di dove siete´». Come possono considerarsi parte del suo gregge se non seguono il Buon Pastore né accettano il Magistero della Chiesa? «Allontanatevi da me, voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti» (Lc 13,27-28). Né Gesù né la Chiesa temono che l’immagine di Dio Padre resti offuscata a causa della rivelazione del mistero dell’inferno. Come afferma il Catechismo della Chiesa, «le affermazioni delle Sacre Scritture e gl’insegnamenti della Chiesa a proposito dell’inferno sono un richiamo alla responsabilità con la quale l’uomo deve usare la sua libertà in relazione al suo destino eterno. Costituiscono, allo stesso tempo, un appello incalzante alla conversione» (n. 1036). Cerchiamo di non ”fare i furbi” e finiamola di fare calcoli. Sforziamoci di entrare per la porta stretta, ricominciando quante volte sia necessario, fiduciosi nella Sua misericordia. «Tutto quello che ti preoccupa momentaneamente –dice san Josemaría-, importa poco. Quello che importa in un modo assoluto è che tu sia felice, che ti salvi».

lunedì 29 ottobre 2018

(Lc 13,18-21) Il granello crebbe e divenne un albero.


VANGELO DI MARTEDì 30 OTTOBRE 2018
(Lc 13,18-21) Il granello crebbe e divenne un albero.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 Vieni o Santo Spirito, e aiutami a capire la parola del Signore, a renderla cosa viva nella mia vita e a saperla esprimere.
 " Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’ adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.Nella speranza infatti siamo stati salvati.
 A volte crediamo di essere più bravi degli altri e che noi possediamo le primizie dello Spirito, come diceva San Paolo, e questo ci fa camminare a testa alta e ci inorgoglisce.... noi saremo salvati!!!!!! 
Quanto siamo assurdi, noi non siamo nulla.... se l' orgoglio di ciò che siamo, ci rende pavoneggianti, noi già siamo in peccato e non ce ne rendiamo conto. Il regno di Dio non è simile a un trono, o a uno specchio rilucente, ma ad un piccolo, nascostissimo seme.... a una preghiera che sale dal cuore ogni giorno, ad un gesto di carità mentre nessuno ci vede, ad una piccola rinuncia per lasciare magari un'offerta per i poveri, senza sapere chi sono, senza farci diecimila domande del tipo: ma andranno veramente ai poveri? Ma chi sono questi poveri? Non sono più povero io? Non ne ho forse più bisogno? Affida il tuo gesto con tutto il cuore a Gesù, sarà lui l'amministratore del tuo gesto. Affidiamo al Signore la nostra vita, in modo che possa seminare nel nostro cuore e far crescere in noi la sua parola, far germogliare ogni giorno un piccolo fiore, che darà frutto se noi non terremo tutto per noi, con cieco egoismo, il suo amore, ma lo faremo vedere, conoscere, apprezzare, indicare ai nostri fratelli. E più sarà morbida la terra nella quale sarà seminato, più sarà fruttuosa, più da lassù si vedranno i frutti e il Signore se ne compiacerà. Siamo operai nella vigna del Signore, e noi dobbiamo essere orgogliosi di questo, di stare sempre chini sul lavoro che Lui ci darà da svolgere e non di come siamo bravi a svolgerlo. Gesù fa uso delle parabole, perché quello che dice sia comprensibile a chi non ne sa di teologia, perché tutti possano comprendere ed in quella di oggi ce lo conferma. Ha cercato più volte di farci sentire che il regno di Dio, pur non essendo un regno visibile agli occhi di molti, è però una realtà alla quale si deve cercare di arrivare. Io penso a quanto poco capivo i primi tempi che ascoltavo la parola di Dio, lo chiamavo Gesù questo sconosciuto, era tutto incomprensibile, perché non mi disponevo all’ascolto, ma gli parlavo sopra. Chi ha orecchie intenda dice Gesù, ed io non ascoltavo, poi piano pianissimo, ho imparato ad ascoltarlo, a conoscerlo, ad amarlo ed a lasciarmi amare. E’ stato così come un piccolo granellino di senape che la sua parola ha germogliato nel mio cuore. Il lievito fermenta e fa crescere la pasta, poi basta che un piccolo pezzetto di pasta lievitata si mescoli ad altra farina e d ecco che anche questa lieviterà, la tua parola Signore fa da lievito nel cuore di chi l’ ascolta.Fammi impastare di te e fa che io contamini di te chi mi ascolta. Tutto è in tuo potere, tutto tu puoi trasformare da niente ad un universo di meraviglia. Ti prego Signore aiutami ad aiutarti, aiutami a non guardare quello che semino, ma a fidarmi di quello che tu semini, a non cercare di vedere il raccolto perché non è a me che spetta, ma a te la mietitura, a non volermi sentire ne seminatore ne seme, ma polvere che tu impasti e crei come ti sembra più giusto, aiutami ad annullarmi per rinascere in te. Te lo chiedo nel nome di Gesù Cristo, che ci ha detto, chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, ed io ci credo e ci credo fermamente. Amen.
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Rev. D. Francisco Lucas MATEO Seco (Pamplona, Navarra, Spagna)
Oggi, i testi della liturgia, per mezzo di due parabole, mettono davanti ai nostri occhi una delle caratteristiche proprie del Regno di Dio: è qualcosa che cresce lentamente –come un chicco di senape- ma che arriva a crescere fino al punto di offrire rifugio agli uccelli del cielo. Così lo manifestava Tertulliano: «Siamo di ieri e siamo dappertutto!». Con questa parabola, Nostro Signore esorta alla pazienza, alla fermezza alla speranza. Queste virtù sono particolarmente necessarie a coloro che si dedicano a diffondere il Regno di Dio. E’ necessario saper attendere, perché il chicco seminato, con la grazia di Dio e con la cooperazione umana, cresca, sprofondando le sue radici nella buona terra e cresca gradualmente, fino a diventare un albero. Bisogna, anzitutto, avere fede nella virtualità –fecondità- contenuta nel seme del Regno di Dio. Questa semente è la Parola; ma è pure l’Eucaristia, che si semina in noi per mezzo della Comunione. Nostro Signore Gesù Cristo paragonerà Sé stesso con il «chicco di grano, caduto in terra, (...) se (...) muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Il Regno di Dio, continua Nostro Signore, è simile «al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata» (Lc 13,21). Anche qui si parla della capacità che ha il lievito di far fermentare la massa. Così succede con “il resto d’Israele” di cui si parla nell’Antico Testamento: il “resto” dovrà salvare e lievitare tutto il popolo. Continuando con la parabola, solamente è necessario che il lievito stia nella massa, che arrivi al popolo, che sia come il sale, capace di preservare dalla corruzione e di dare buon sapore a tutto il cibo (cf. Mat 5,13). E’ pure necessario dar tempo affinché il lievito svolga il suo lavoro. Parabole che stimolano alla pazienza e alla speranza sicura, parabole che ci parlano del Regno di Dio e della Chiesa, e che si applicano anche allo sviluppo di questo stesso Regno e di quello di ognuno di noi.

domenica 28 ottobre 2018

(Lc 13,10-17) Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?


VANGELO DI LUNEDì 29 OTTOBRE 2018
(Lc 13,10-17)
Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Parola del Signore 

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore, vieni con il Tuo Santo Spirito, a d insegnarci a vivere il Vangelo. Fa che possiamo diventare degni di seguirti e di chiamarci cristiani, prima di tutto sentendoci fratelli di tutti gli altri figli d’ UNO stesso Dio.
Gesù interviene a liberare la donna malata, ”tenuta prigioniera” per 18 anni nella sua condizione ed interviene nel giorno di sabato. Spesso succede che Gesù operi di sabato i suoi miracoli, addirittura in Matteo 12, 8, afferma: perché il Signore è padrone del sabato. Questa da parte di Gesù è una provocazione che ripete, ma non per delegare al sabato la possibilità di essere salvati, piuttosto per dare all’uomo la libertà da certe schiavitù e dai bigottismi di chi cerca di impadronirsi della legge di Dio e vuole farne una legge fatta per essere sottomessi agli uomini, più che a Dio stesso, ossia per occupare il posto di Dio.Ma Gesù è venuto per liberarci anche da questo tipo di schiavitù, che vorrebbe legare e sottomettere, senza affatto rispettare le stesse leggi che vengono imposte. La chiesa dei farisei, non ha un nome, perché è uguale da tutte le parti, in tutte le fedi, poiché s’investe di un potere che Dio non le da, come vediamo in questo brano, quasi che fossero i sacerdoti a poter decidere come e quando l’ uomo può essere salvato. Il compito dei pastori è di indicare la via, non di sbarrarla, come diceva Gesù in Luca 11,52: guai a voi dottori della legge, perché vi siete impossessati della chiave della scienza e non siete entrati voi e impedite agli altri di entrare. Gesù impone le mani sulla donna e subito la guarisce dal suo stare curva su se stessa, da quella malattia che le impediva di camminare e stare dritta sulle sue gambe. La donna finalmente libera da quella schiavitù glorificava Dio.
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Rev. D. Francesc JORDANA i Soler
(Mirasol, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo Gesù compiere una azione che proclama il suo messianismo e, dinanzi a ciò, il capo della sinagoga, indignato, rimprovera la gente affinché non venga a farsi curare in sabato: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato» (Lc 13,14).
Mi piacerebbe che centrassimo la nostra attenzione sull’atteggiamento di questo personaggio. Sono sempre rimasto colpito da come, davanti a un miracolo palese, qualcuno sia in grado di chiudersi in modo tale che ciò che vede non lo impressiona minimamente. È come se non avesse visto quanto è appena accaduto e quello che ciò significhi. La ragione sta nell’esperienza erronea delle mediazioni che molti ebrei avevano in quel tempo. Per svariati motivi –antropologici, culturali, progetto divino- è inevitabile che tra Dio e l’uomo ci siano mediazioni. Il problema è da cercarsi nel fatto che alcuni ebrei fanno della mediazione un assoluto. In modo tale che la mediazione non li mette in comunicazione con Dio, bensì rimangono nella loro propria mediazione. Dimenticano il senso ultimo rimanendo nel puro mezzo. In questo modo, Dio non può comunicare loro le Sue grazie, i Suoi doni, il Suo amore e pertanto la sua esperienza religiosa non arricchirà la loro vita. Questa mancata esperienza li porta a vivere la religione in modo rigorista, a rinchiudere il loro dio in puri mezzi. Si costruiscono un dio su misura non lasciandolo entrare nelle loro vite. In questa loro religiosità credono che tutto si risolva compiendo norme. È quindi da comprendere la reazione di Gesù: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?» (Lc 13,15). Gesù rivela l’assurdità di questa erronea concezione del sabbath. Questa Parola di Dio dovrebbe aiutarci ad esaminare la nostra propria religiosità e rivelarci se realmente le mediazione delle quali facciamo uso ci pongono in comunicazione con Dio e con la vita. Solo dopo l’adeguata esperienza delle mediazioni possiamo capire la frase di Sant’Agostino: «Ama e fa ciò che vuoi»

sabato 27 ottobre 2018

(Mc 10,46-52) Rabbunì, che io veda di nuovo!

VANGELO DI DOMENICA  28  OTTOBRE 2018

Giorno liturgico: XXX Domenica (A) del Tempo Ordinario

Testo del Vangelo (Mc 10,46-52): In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.




RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA: Gesù fa che io veda! Fa che attraverso il tuo Santo Spirito, io sappia riconoscere la Tua luce dal buio profondo del mio essere, fa che tutto sia luce e possa illuminare anche chi mi ascolta e mi segue, perché guidati dalla tua luce, non abbiamo a perderci.

Gesù passa, è vicino a noi, c’ è tanta gente intorno a lui, alcuni dicono al cieco di tacere, di non gridare…perché, chi lo ha stabilito che a Gesù quel grido, quella richiesta d’aiuto diano fastidio? Forse li stessi che hanno stabilito di pensare ai ciechi come ad emarginati….Questa cosa mi fa pensare a quanti di noi, ritenendosi dei buoni cristiani, dei seguaci di Cristo D.O.C. tendono ad emarginare chi non ha fede, chi non ha conosciuto ancore la luce del Signore, ritenendoli colpevoli e condannandoli già a priori, ad una vita senza speranza di conversione. Certo il signore con molti di noi è stato veramente buono, ci ha donato la grazia di una conversione senza merito da parte nostra, e sarà che io sono tra questi fortunati, che penso spesso che forse qualcuno ha pregato tanto per me…e poiché non ricordo nella mia famiglia grandi esempi di preghiera, penso alle suorine da cui andavo a scuola, oppure a qualche buon cristiano, che senza sapere per chi, pregava per chi era lontano dal Signore. Ed eccomi qui, a parlare con voi, di questo miracolo che è avvenuto tanti anni fa e che si ripete ogni giorno. Per questo io non smetterò mai di credere nella forza della preghiera, nella voce che implora, che sale fino a Dio, che commuove il suo cuore e lo fa aprire anche alle persone più lontane.Lui sa come fare, ha i suoi mezzi, i suoi sistemi, per ognuno di noi ha una parola diversa, ci conosce tutti, così bene, come neanche noi ci conosciamo. Dio interviene nella nostra vita, se lo chiamiamo, cambia le tenebre in luce, e ci fa vedere tutto sotto ad un’altra prospettiva.

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Comentario: Fra. D. Pere CAMPANYÀ i Ribó
(Barcelona, Spagna)

Oggi, contempliamo un uomo che, nella sua disgrazia, trova la vera felicità grazie a Gesù. Si tratta di una persona con una doppia carenza: la mancanza della vista fisica e l'impossibilità di lavorare per guadagnarsi da vivere, situazione che l’obbligava a mendicare. Ha bisogno di aiuto e si colloca sul ciglio della strada, all’entrata di Gerico, dove passano molti viandanti.

Per sua fortuna in quell’occasione, è Gesù che passa, accompagnato dai Suoi discepoli e da altra gente. Senza dubbio, il cieco ha sentito parlare di Gesù; gli avranno commentato che faceva prodigi e, al sapere che passa vicino, comincia a gritare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (Mc 10,47). Per quelli che accompagnano il Maestro, risultano irritanti le grida del cieco, non pensano alla triste situazione di quell’uomo, sono egoisti. Gesù, sì vuol rispondere al mendicante e lo fa chiamare. Inmediatamente, il cieco si trova davanti al Figlio di Davide e si inizia il dialogo con una domanda e una risposta: Gesù, dirigendosi a lui, disse: « “Che cosa vuoi che io faccia per te?” E il cieco gli rispose:”Rabbunì, che io veda di nuovo!”» (Mc 10,51). E Gesù gli concede doppia visione: quella física e la più importante, quella della fede che è la visione interiore di Dio. Dice san Clemente di Alessandria: «Mettiamo fine alla dimenticanza della verità; spogliamoci della ignoranza e della oscurità che, come nubi, offuscano i nostri occhi e contempliamo Colui che è veramente Dio».

Frequentemente ci lagniamo e diciamo: -Non so pregare. Prendiamo allora esempio dal cieco del Vangelo: chiama Gesù con insistenza, e con tre parole Gli dice ciò di cui ha bisogno. Ci manca la fede? DiciamoGli: -Signore aumenta la mia fede. Abbiamo familiari e amici che non praticano più? Preghiamo allora così: -Signore, Gesù, fa che vedano. E’ così importante la fede? Se la paragoniamo con la visione fisica, che cosa diremo? E’ triste la situazione del cieco, ma ancora di più è triste quella di chi non crede. Diciamo loro: -Il Maestro ti chiama, di Gli ciò di cui hai bisogno e Gesù ti risponderà generosamente.

venerdì 26 ottobre 2018

(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.


VANGELO DI SABATO 27 OTTOBRE 2018
(Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ad illuminare la mia mente ed il mio cuore, vieni a portare la tua luce sulle parole di Gesù, e a farle aderire a me come una seconda pelle.Per Cristo nostro Signore. Grazie Amen.
In quel tempo… spesso troviamo questa frase, ma abbiamo cominciato a capire che quel tempo è anche il nostro tempo, che le parole di Gesù sono attuali più che mai., e che questo tempo è quello della vita terrena.
Quanto sono strani gli uomini, credono di vedere il castigo di Dio in tutto quello che per loro è degno di castigo, e ancora non capiscono che le calamità della vita, il dolore e le catastrofi, non sono castighi di Dio.
Sicuramente il racconto dell’arca e del diluvio universale, contribuiscono a far sì che questa credenza sia legittimata, ma Gesù è chiaro nei suoi discorsi, ci spinge a non valutare le cose in questo modo, perché sarebbe sbagliato.
La parabola del fico sterile è un monito per tutti noi, ed io oggi la vedo come un incitamento a cambiare, non solo il modo di vedere le cose, ma anche di vivere la fede.
Il mondo va male? Non lasciamo che il nostro sguardo sia fermo sul giudizio, ma agiamo in modo di migliorare le cose.
Là dove c’è aria di divisione, predichiamo l’unità.
La dove c’è l’errore cerchiamo di reindirizzare aiutando a comprendere.
Invece di soffermarci a criticare la Chiesa e a dare la colpa a questo o a quello di non comprendere i bisogni dei fedeli, diamoci da fare per aiutarla, senza stare a fare discussioni e chiacchiericci.
Siamo tutti dei peccatori, chi più chi meno e stare a sputare sentenze sulle colpe altrui non produce frutto, dobbiamo invece cercare di collaborare con il progetto di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, pregando per la loro conversione e per la nostra continua conversione, perchè tutti siamo peccatori, anzi ,spesso chi si sente santo ,lo è più degli altri,e magari si sente al sicuro e non si avvede delle continue insidie del maligno.A questo punto vorrei fare un pensierino rispetto alla vera contrizione del peccato, che quando è sincera, è talmente forte, da restare viva ,come diceva Paolo, come una spina conficcata nella carne.Stiamo quindi attenti a non abusare della sua bontà e della sua pazienza; ieri ci ricordava Luca nel Vangelo le parole di Gesù: "Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?"
Gesù ci avverte che il giudizio di Dio non è eliminato, ma solo rimandato, e che tutto dipende da noi e da come ci presenteremo il giorno del giudizio.
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+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, le parole di Gesù ci invitano a meditare sugli inconvenienti dell’ipocrisia: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò» (Lc 13,6). L’ipocrita finge di essere ciò che non è. Questa bugia giunge al massimo quando si finge virtù (aspetto morale) essendo vizioso, o devozione (aspetto religioso) al cercare interessi propri e non a Dio. L’ipocrisia morale abbonda in tutto il mondo, la religiosa danneggia la Chiesa.
Le invettive di Gesù contro gli scribi e i farisei –più chiare e dirette in altri passaggi del vangelo- sono terribili. Non possiamo leggere o ascoltare quel che abbiamo appena letto o sentito senza che queste parole ci arrivino in fondo al cuore se veramente le abbiamo ascoltate e comprese.
Lo dirò al plurale personale, poiché tutti sperimentiamo la distanza che vi è tra l’apparenza e quel che davvero siamo. Lo siamo i politici quando approfittiamo del paese proclamando che siamo al suo servizio; i corpi di sicurezza quando proteggiamo a gruppi corrotti in nome dell’ordine pubblico; il personale sanitario quando sopprimiamo vite incipienti o terminali in nome della medicina; i mass media quando falsifichiamo le notizie e pervertiamo gli spettatori dicendo loro che li stavamo divertendo; gli amministratori di fondi pubblici quando deviamo una parte di questi fondi nelle nostre tasche (individuali o di partito) e ci vantiamo di pubblica onestà; i laicisti quando impediamo la dimensione pubblica della religione in nome della libertà di coscienza; i religiosi quando viviamo mantenuti dalle nostre istituzioni con infedeltà allo spirito e alle esigenze dei fondatori; i sacerdoti quando viviamo dell’altare pero non serviamo con abnegazione i nostri parrocchiani con spirito evangelico, e così via...
Ah!: ed anche tu ed io, nella misura in cui le nostre coscienze ci dicono quel che dobbiamo fare e desistiamo di farlo per dedicarci unicamente a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui senza volere renderci conto della trave che acceca nostro. O no?
Gesù, Salvatore del mondo, Salvaci dalle nostre piccole, medie e grandi ipocrisie!

giovedì 25 ottobre 2018

(Lc 12,54-59) Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 


VANGELO DI VENERDì 26 OTTOBRE 2018
(Lc 12,54-59) Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Usando le parole della colletta ti prego Signore: Dio onnipotente ed eterno,
crea in me un cuore generoso e fedele, perché possa sempre servirti con lealtà e purezza di spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Purtroppo non è colpa mia, perdonatemi, ma quando leggo Paolo mi blocco su di lui. Leggo tra le righe: -amici attenti a non litigare tra noi, attenti a non perderci in discussioni sterili, ma aiutiamoci gli uni con gli altri, perché tutti siamo figli dello stesso Dio che opera su noi attraverso lo Spirito Santo.- Le parole di Paolo sembrano rimbalzare invece sul mondo, sempre più diviso, sempre più ostinato che come un cieco si avvicina alla fine dei tempi senza rendersi conto dell’enorme divario che regna tra le nostre chiese, le nostre istituzioni ed il regno di Dio. E’ come se tra noi è il cielo ci fosse un’ immensa torre di babele in cui tutti ci affanniamo a fare qualcosa senza invece “lasciarci fare” dal Signore. Un mondo questo, in cui i segni sono chiari più che mai, ma non solo i segni che tutti spiano sulla fine di quest’era; sono chiari invece i segni della divisione della scelta tra il bene ed il male, una scelta che noi tutti siamo chiamati a compiere in questo nostro passaggio sulla terra che come sappiamo non è eterno. Anche Luca ci esorta a vivere in pace, a testimoniare perché siamo chiamati dal nostro essere di Cristo a farlo, a confrontarci con i nostri fratelli e a chiarire con loro ogni disguido o lite, per vivere come fratelli e non contro i fratelli, ricordando che nella parola di Dio c’è molto di più di quello che si legge e si vede. La parola di Dio è amore, un amore che sì tocca con mano se ci lasciamo trascinare da questo stesso amore verso tutti i figli di Dio. Non dobbiamo ergerci a giudici, o pensare di saper distinguere meglio dei nostri fratelli,ma dobbiamo lavorare molto su noi stessi, farci un attento esame di coscienza e, ogni volta che ci troviamo a parlare ,o meglio a sparlare, impariamo ad offrire il nostro silenzio al Signore, almeno avremo un santo motivo per tacere e potremo usare la nostra lingua solo per pregare.
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Rev. D. Frederic RÀFOLS i Vidal (Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù vuole che alziamo il nostro sguardo verso il cielo. Stamattina, dopo tre giorni di pioggia ininterrotta, il cielo è apparso luminoso e chiaro in uno dei giorni più splendenti di quest’autunno. Cominciamo a capire il tema del cambio del tempo, giacché adesso i meteorologi sono quasi di famiglia; invece si fa fatica a capire in quale tempo siamo e viviamo: «Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?» (Lc 12,56). Molti tra quelli che ascoltavano Gesù lasciarono perdere un’occasione unica nella storia di tutta l’Umanità. Non videro in Gesù il Figlio di Dio. Non capirono il tempo, l’ora della salvazione. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione “Gaudium et Spes” (4), attualizza il Vangelo di oggi: «Pende sulla Chiesa il dovere permanente di scrutare a fondo i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo (...) E’ necessario, perciò, conoscere e capire il mondo in cui viviamo e le sue speranze, le sue aspirazioni, il suo modo di essere, frequentemente drammatico». Quando osserviamo la storia, non costa molto segnalare le occasioni perse dalla Chiesa, per non aver scoperto il momento allora vissuto. Ma, Signore, quante occasioni non avremo perso adesso per non aver saputo scoprire i segni dei tempi, vale a dire non vivere ed illuminare la problematica attuale con la luce del Vangelo? «Perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?» (Lc 12,57), ci torna a ricordare Gesù. Non viviamo in un mondo di cattiveria, sebbene ce ne sia abbastanza. Dio non ha abbandonato il suo mondo. Come ricordava san Giovanni della Croce, abitiamo in una terra sulla quale è vissuto lo stesso Dio e che Lui ha colmato di bellezza. Beata Teresa di Calcutta percepì i segni dei tempi, ed il tempo, il nostro tempo, ha compreso la Beata Teresa di Calcutta. Che lei ci sproni. Continuiamo a guardare verso l’alto senza perdere di vista la terra.

mercoledì 24 ottobre 2018

(Lc 12,49-53) Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.



VANGELO DI GIOVEDì 25 OTTOBRE 2018
(Lc 12,49-53) Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Vieni o Santo Spirito, aiutami, apri le porte del mio cuore alla tua parola, e falla vivere in me, fammi vivere di Te! 

Vieni Signore a mettere il fuoco dello Spirito Santo nel mio cuore, fammi ardere di passione e d’amore per Te….parole che spesso mi escono dal cuore, ma che subito prendono secchiate d’acqua quando le devo mettere in pratica.La divisione di cui parla Gesù, è molto più presente di quanto non pensiamo se veramente ci lasciamo ardere da fuoco della passione per Cristo. Le persone che ci circondano stabiliscono con noi un rapporto d’ossessività, e spesso si sentono escluse se qualcuno li precede nei nostri pensieri e nel nostro tempo, a volte siamo costretti a veri e propri slalom e non a caso uso questo termine, perché nella vita sembra che tutti si mettano in gara per occupare i primi posti, ma vivere la fede è un qualcosa che stabilisce già delle priorità. Può sembrare assurdo, ma quando il rapporto con Dio si fa stretto, niente e nessuno riesce a strapparti quest’amore dal cuore, lo vediamo nella vita dei Santi, che abbandonano tutto per vivere con il Signore, qualche scalino sotto, troviamo tante persone che hanno scelto di vivere per Dio, rispondendo alla sua chiamata, sono i nostri sacerdoti, le nostre suore, i nostri consacrati, che chi più chi meno, con tutte le imperfezioni del mondo, cercano di resistere alle tentazioni del maligno e alle persecuzioni. Poi ci siamo noi, laici impegnati o no, che cerchiamo di far conciliare la famiglia, il lavoro e la fede.Incredibile come tutto secondo alcuni dovrebbe venire prima della messa, prima della preghiera…e invece per noi non è così, ma dobbiamo far conciliare le cose senza creare scontri né divisioni, perché l’antico nemico è in agguato ed approfitta d’ogni spazio creato da sentimenti negativi per dividerci. Chiediamo al Signore stesso di aiutarci a superare gli ostacoli senza darci in pasto al nemico, ma offrendo anche piccoli sacrifici per l’unità di tutte le famiglie, delle comunità e delle chiese.
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Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach (Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta a Gesù come una persona di grandi desideri: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Gesù vorrebbe già vedere il mondo bruciare, ma bruciare di carità e virtù. Quasi niente! Deve affrontare ancora la prova di un battesimo, cioè, della croce, che avrebbe già voluto superare. Naturalmente! Gesù ha dei progetti in mente, e ha premura per vederli già realizzati. Potremmo dire che si tratta di una premura dovuta ad una santa impazienza. Anche noi abbiamo idee e progetti, e li vorremmo vedere realizzati subito. Il tempo interferisce. «Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (Lc 12,50), disse Gesù. È lo stress della vita, l'inquietudine vissuta dalle persone che hanno grandi progetti. D’altra parte, chi è privo di desideri è un pusillanime, un morto, un ostacolo. Inoltre è una persona triste, amareggiata, abituata a sfogarsi criticando coloro che lavorano. Ma tutti sappiamo che sono le persone che si muovono che generano movimento intorno a sé; sono quelle che avanzano che permettono agli altri di avanzare con loro. Abbi grandi desideri! Punta in alto! Cerca la perfezione personale, familiare, professionale, apostolica... (delle tue opere, quella degli incarichi che ti confidano I santi hanno aspirato al massimo. Non ebbero paura dinanzi allo sforzo e alla tensione. Si mossero. Muoviti anche tu! Ricorda le parole di Sant’Agostino: «Se dici basta, sei perduto. Aggiungi sempre, cammina sempre, avanza sempre; non ti fermare per strada, non retrocedere, non deviare. Si ferma colui che non avanza; retrocede colui che ripensa nel punto di partenza, si svia colui che apostata. È meglio uno zoppo che va per il cammino che colui che corre fuori dal cammino». E aggiunge: «Esaminati ma non accontentarti con quel che sei se vuoi arrivare a quello che non sei. Perché nello stesso istante in cui ti compiaccia, ti sarai fermato». Ti muovi o stai fermo? Chiedi aiuto a Maria Santissima, Madre della Speranza.

martedì 23 ottobre 2018

(Lc 12,39-48) A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.



VANGELO DI MERCOLEDì 24 OTTOBRE 2018
(Lc 12,39-48) A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore

RIFLESSIONE DI LELLA

PREGHIERA : Vieni o Santo Spirito, e inondami con la tua luce, fa che io impari a conoscere ogni desiderio di Dio per poterlo soddisfare; forse non ci riuscirò, ma con il tuo aiuto, niente è impossibile. La prima lettura è una lettera di San Paolo, ed io quando mi imbatto in Paolo, mi sento sempre collegata a lui , perché anch’ io come lui, non dimentico mai che quello che oggi sono, lo sono per grazia di Dio e non ne ho alcun merito, se non quello di aver lasciato che lo Spirito Santo agisse in me senza oppormi o rinnegarlo. Come Paolo, riconosciamo le nostre colpe, senza paura, perché negarle sarebbe come non voler riconoscere la opera salvifica di Gesù che si è dato tutto per noi, mentre noi siamo sempre troppo presi a far esperienza del mondo, per aver tempo di fare esperienza di Dio. Viviamo sempre come se fossimo eterni, ed anche se parliamo della morte, lo facciamo più per esorcizzarla che per crederci veramente.Ancora un appello alla vigilanza alla fedeltà e all' amicizia con il Signore. Tenerci e fare di tutto per far fruttare i doni che Dio ci mette a disposizione, e vivere ogni giorno con la consapevolezza che il nostro futuro va ben oltre la temporaneità della vita terrena. Dio non ha risparmiato, ci ha donato la vita di suo figlio, e noi? Cosa restituiamo di ogni grazia donata? Le briciole di un amore immenso….

COMMENTO DI :
Rev. D. Josep Lluís SOCÍAS i Bruguera (Badalona, Barcelona, Spagna)

Oggi, con la lettura di questo frammento del Vangelo, possiamo osservare che ogni persona è un amministratore: quando si nasce, riceviamo tutti un’eredità genetica e delle capacità per realizzarci nella vita. Scopriamo che queste potenzialità e la vita stessa sono un dono di Dio, visto che noi non abbiamo fatto nulla per meritarle. Sono un regalo personale, unico e intrasferibile ed è ciò che ci conferisce la nostra personalità. Sono i “talenti” di cui ci parlò Gesù stesso (cf. Mt 25,15), le qualità che dobbiamo far crescere nel trascorso della nostra esistenza. «Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Lc 12,40), finisce dicendo Gesù nel primo paragrafo. La nostra speranza è nella vita del Signore Gesù alla fine dei tempi; però ora qui, anche Gesù si fa presente nella nostra vita, nella semplicità e nella complessità di ogni momento. È oggi che con la forza del Signore possiamo vivere nel suo Regno. Sant’ Agostino ce lo ricorda con le parole del salmo 32,12: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore», affinché possiamo esserne consapevoli, formando parte di questa nazione. «Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» (Lc 12,40), questa esortazione rappresenta un richiamo alla fedeltà, la quale mai è subordinata all’egoismo. Abbiamo la responsabilità di saper “corrispondere” ai beni che abbiamo ricevuto insieme alla nostra vita, «conoscendo la volontà del padrone» (Lc 12,47), è ciò che chiamiamo la nostra “coscienza”, ed è ciò che ci fa degnamente responsabili delle nostre azioni. La risposta generosa da parte nostra verso l’umanità, verso ogni essere vivente è una cosa doverosa e piena d’amore.

lunedì 22 ottobre 2018

(Lc 12,35-38) Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.


VANGELO DI MARTEDì 23 OTTOBRE 2018
(Lc 12,35-38) Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Parola del Signore
 
 
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito accanto a me, su di me, dentro di me. Riempimi della tua sapienza e del tuo discernimento, perchè io possa solo fare e dire ciò che è utile al Signore. Amen.
In questi giorni la Chiesa ci presenta il Vangelo di Luca sulla vigilanza e sulla fedeltà ed in particolare oggi ci presenta un uso tipico dei lavoratori orientali, che si sollevavamo le lunghe vesti cingendo con una fascia i fianchi, per poter camminare più agevolmente, liberati dall’ingombro che ostacola il cammino. Questo può a mio avviso sottintendere anche un cammino spirituale più sciolto, libero dall’ingombro dei nostri pensieri, dei nostri peccati, così come Gesù ci chiama a compiere. Il padrone che torna dalle nozze e troverà ancora svegli e vigilanti i suoi servi, fa riflettere su altre parole di Gesù, che dice in (Lc 18,8.) ” Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra? ” Il banchetto nunziale diventa il banchetto con tutti i suoi amici, con chi persevererà nella fede e non si farà distrarre dalle cose del mondo e della carne, ma sempre rivolgerà lo sguardo alle cose di Dio. Nessuno sa il momento in cui ci troveremo davanti al Signore, ma non è solo per il dopo che dovremo imparare a camminare alla sequela di Cristo, ma anche per cambiare la nostra esistenza terrena. Beati coloro che saranno trovati vigilanti e fedeli al ritorno del Signore.
 
COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel VENQUE i To (Barcelona, Spagna) Oggi, è necessario prestare attenzione a queste parole di Gesù: «siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa» (Luca 12,36). Che gioia scoprire che, anche se sono un peccatore e piccolo, io stesso aprirò la porta al Signore quando Egli verrà! Che, nel momento della morte sarò io che aprirò la porta o la chiuderò, nessuno potrà farlo per me. «Persuadiamoci che Dio ci riterrà responsabili non solo delle nostre azioni e parole, ma anche di come abbiamo usato il tempo» (San Gregorio Nazianzeno). Stare davanti alla porta e con gli occhi aperti è una impostazione fondamentale e alla mia portata. Non posso distrarmi. Essere distratti è dimenticare l’obiettivo, voler andare in paradiso, ma senza una volontà operativa; è fare bolle di sapone, senza un desiderio impegnativo e valutabile. Aver messo il grembiule vuol dire essere in cucina, preparare nei minimi dettagli. Mio padre, che era contadino, diceva che non si può seminare se il terreno è “arrabbiato”; per fare una una buona semina è fondamentale preparare accuratamente il letto di semina e toccare i semi con cura. Il cristiano non è un naufrago senza bussola, sa da dove viene, dove va e come giungere alla meta; conosce l’obiettivo e i mezzi per andarci e le difficoltà. Prenderlo in considerazione ci aiuterà a vigilare e ad aprire la porta quando il Signore busserà. L’esortazione alla vigilanza e la responsabilità si ripete con frequenza nella predicazione di Gesù per due ovvi motivi: perché Gesù ci ama e ci “sorveglia”; colui che ama non si addormenta, e perché il nemico, il diavolo, non smette di tentarci. Il pensiero del cielo e dell’inferno non potrà mai distrarci dagli obblighi della vita presente, però è un pensiero sano ed espressivo, e merita le congratulazioni del Signore: “E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!» (Lc 12,38). Gesù, aiutami a vivere ogni giorno attento e vigile, amandoti sempre.