domenica 2 marzo 2014

(Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

VANGELO
 (Mc 10,17-27) Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
 
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

DONAMI O SIGNORE IL TUO SANTO SPIRITO, PER SAPER DISCERNERE E PROMULGARE LA TUA PAROLA, E PER SAPERLA PER PRIMA COSA VIVERE E TRASMETTERE CON LA MIA VITA. PER CRISTO NOSTRO SIGNORE

Spesso quando si ascolta la parola di Dio in chiesa, si sente salire un brusio... oppure scendere un silenzio... nel nostro cuore.
Penso ai ricchi, che magari hanno fatto tanti sacrifici, si sono privati del superfluo per anni e anni, per raggiungere una soddisfacente situazione finanziaria, che gli garantisca una vecchiaia serena, e con il cuore spero che questo sia vero, primo che riescano a diventare vecchi e poi anche sereni. Se volessi inventare un lavoro, mi metterei a costruire le casse da morto con le tasche, perché almeno potrebbero essere seppelliti con i loro averi, tanto purtroppo, ha ragione Gesù, quando dice che è difficile che un ricco entri nel regno di Dio, ma non perché è ricco, ben venga la ricchezza se può essere un mezzo, è la povertà d'animo, la grettezza, l'avarizia e l'egoismo che perdono le anime dei ricchi.
Al tempo stesso, non serve essere ricchi per essere egoisti e poveri d'animo, perché un sorriso non costa nulla, una parola buona nemmeno e ancora meno costa pregare per gli altri... e certe persone invece non riescono a fare neanche questo.
L' avarizia è spesso uno stato d'animo, un modo di essere di chi tende a cumulare per tranquillizzare se stesso; la paura di non saper affrontare le difficoltà se sopraggiungono, è spesso insita in queste persone.
È sempre la paura che detta certi atteggiamenti, e la paura è la logica risposta di chi non confida in altri che in se stesso.
Quanto è difficile essere come Dio ci vuole, difficile capire dove sbagliamo, ma tutto quello che è difficile a noi, anche impossibile, è possibile a Dio, ed è a Lui che dobbiamo rivolgerci per chiedergli di farci diventare come ci vuole, per fare di noi esseri umani degni di essere chiamati figli di Dio. Non basta osservare i comandamenti, non uccidere, se poi qualcuno nel mondo muore di fame e io non muovo un dito; non rubare, se poi non rispettiamo chi lavora o chi ci da il lavoro, l’inganno del maligno è dovunque, ma quello che più è tragico, è che è così annidato nel nostro animo, che non riusciamo più nemmeno a distinguerlo, per questo dobbiamo continuamente rivolgerci allo Spirito Santo di Dio, che ci aiuta a discernere il bene dal male, cosa che noi crediamo di saper fare, ma non ne siamo più capaci.

Oggi a messa ho sentito un bel discorso su quello che dovremmo essere per piacere a Dio e non seguire mammona... sì, un bel discorso! Solo un bel discorso! A volte siamo cembali stonati, perché non lasciamo che sia lo Spirito del Signore accordi in noi anima e corpo e frapponiamo alla musica del cielo, quella di una terra dalla quale non riusciamo a distaccarci. Siamo poveri proprio quando pensiamo di essere ricchi, e pensiamo di dover parlare agli altri. San Filippo Neri diceva: "Non fate i maestri di spirito, e non pensate di convertire gli altri; ma pensate a regolare prima voi stessi."
Il giovane ricco si presentò a Gesù convinto di star facendo tutto quello che poteva, e cercava qualcosa che lo coinvolgesse. “C
he cosa devo fare? “ Ma Gesù lo spingeva a fare tutto quello che poteva salvarlo veramente e se ne andò rabbuiato in volto, immobile nella sua situazione, si contentava di essere nel giusto secondo il suo modo di vedere, ma non voleva essere perfetto, mentre a tutti noi è richiesto di essere in comunione con Gesù e non di accontentarci.



sabato 1 marzo 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Non vogliamo persuaderci che la sofferenza è necessaria all’anima nostra; che la croce deve essere il nostro pane quotidiano. Come il corpo ha bisogno di nutrimento, cosí l’anima ha bisogno della croce, giorno per giorno, per purificarsi e distaccarsi dalle creature. Non vogliamo comprendere che Dio non vuole, non può salvarci né santificarci senza la croce e piú egli attira a sé un’anima, piú la purifica per mezzo della croce." (FSP, 123).

SANTI é BEATI :

San Ceadda (Chad) di Lichfield Abate e vescovo
+ Lichfield, Inghilterra, 2 marzo 672
Patronato: Diocesi di Birmingham
Martirologio Romano: A Lichfield in Inghilterra, san Ceadda, vescovo, che nelle allora povere province della Mercia, del Lindsey e dell’Anglia meridionale, resse l’ufficio episcopale, impegnandosi ad amministrarlo secondo l’esempio degli antichi Padri in grande perfezione di vita.

San Ceadda (Chad) proveniva da una famiglia molto religiosa della Northumbria, della quale ben quattro fratelli divennero sacerdoti, due addirittura vescovi. Egli fu discepolo di Sant’Aidano di Lindisfarne, e proprio in quest’ultima città soggiornò per un certo periodo e ricevette dal suo maestro un’ottima formazione. Ancora in giovane età, si trasferì in Irlanda, dove insieme al compagno Egberto visse da monaco, immerso nella preghiera, nel digiuno e nella meditazione delle Sacre Scritture. Ricevette l’ordinazione presbiterale probabilmente una volta tornato in Inghilterra. Nulla sappiamo di preciso sulla sua vita sino alla morte del fratello San Cedda. Quest’ultimo predicò il Vangelo agli angli del centro, fu pi vescovo ed apostolo dei sassoni orientali ed infine fondò ed amministrò il monastero di Lastingham, che poi lasciò in eredità al fratello.
Il nuovo abate si ritrovò ben presto nel mezzo di una intricata questine politica, che coinvolse i sovrani dei regni vicini e dei principali monasteri, ma che sarebbe lungo ed inutile riportare nei dettagli. Da ciò Ceadda ne ricavò la consacrazione episcopale, non solo in base a calcoli fatti a tavolino, ma proprio perchè nessuno dubitava sulla sua santità e sulle lodevoli qualità, come ebbe a testimoniare nelle sue memorie anche San Beda il Venerabile. Sorserò però dei dubbi sulla legittimità della sua nomina e della sua ordinazione, contestata da San Vilfrido che si rivolse al nuovo arcivescovo San Teodoro di Tarso dal quale ebbe pieno appoggio. Ceadda non esitò allora a farsi da parte per obbedienza ed umiltà, ma Teodoro commosso dalla sua reazione, convalidò la consacrazione episcopale di Ceadda, che comunque preferì ritirarsi a vita monastica presso Lastingham.
Quando però ben presto la Mercia rimase senza vescovi, Teodoro richiamò nuovamente Ceadda che prese possesso della sede di Lichfield. Vicino alla cattedrale il santo fece edificare un luogo ove portersi ritirare in preghiera con altri monaci quando era libero da altri impegni. Ricevette inoltre in dono un terreno presso Ad Barvae, probabilmente l’odierna Barrow nella contea di Lindsey, ove fondare un nuovo monastero. Annunciò in anticipo ai frati la prossimità della sua scomparsa, persuadendoli a vivere in pace con tutto e con tutti, rimanendo fedeli alle regole monastiche apprese da lui e dai suoi predecessori. Spirò infine il 2 marzo 672, dopo aver ricevuto la comunione sotto le due specie, a causa di quella tremenda epidemia di peste che parecchie vittime aveva già mietuto tra i suoi fedeli.
Il suo vecchio amico Egberto asserì che fu vista l’anima di Cedd scendere dal cielo assieme ad uno stormo di angeli per scortare il fratello verso la vita eterna. Dopo una primitiva sepoltura, le sue spoglie furono traslate ove oggi sorge la cattedrale di Lichfield. Su entrambe le tombe si verificarono numerosi miracoli, grazie ai quali il suo culto si diffuse ampiamente. Con le invasioni normanne si pensò che le reliquie fosse andate perdute, ma alcune di esse nel 1839 furono rinvenute e deposte sopra l’altar maggiore della nuova cattedrale di Birmingham, di cui divenne patrono. Il nome di San Chad figura nei calendari e nelle litanie anglosassoni e ad esso vennero dedicate parecchie chiese medioevali nell’Inghilterra centrale.


Autore:
Fabio Arduino

(Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani

VANGELO

 (Mt 6,24-34) Non preoccupatevi del domani.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’ uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA
Grazie o Gesù delle tue sante parole, grazie di ogni respiro che hai emesso per noi, concedimi di respirare del tuo respiro e di vivere di Te.  

Non si può servire Dio se la ricchezza diventa il nostro Dio. Questo deve essere ben vivo nel nostro cuore e nella nostra mente, se vogliamo salvare la nostra anima, se non vogliamo fare scelte sbagliate. 
Spesso ci occupiamo più del nostro corpo che della nostra anima, come se le due cose fossero scollegate, ma non ci rendiamo conto che separando l’una dall’ altra, noi ci separiamo dal creatore, ci allontaniamo da Dio.
Matteo mette in risalto le parole di Gesù con le quali ci dice con una chiarezza sconcertante, che nella vita è una questione di scelta d’appartenenza.
Non si può vivere nel mondo ed essere del mondo e allo stesso tempo servire Dio.
Appartenere a Dio vuol dire confidare che da Lui ti verrà tutto quello che ti serve per vivere.
Molte persone appena perdono le loro sicurezze terrene si preoccupano e disperano, e questo, anche se umanamente è comprensibile, è segno che non è nel Signore che confidano. 
Penso agli apostoli che sulla barca, in mezzo alla tempesta avevano paura, ma appena anno invocato il nome di Gesù, hanno visto con loro stupore che comandò alle acque di calmarsi e queste si calmarono.
Abbiamo visto come con pochi pani e pochi pesci, sfamò una moltitudine di gente e ne avanzò.
Abbiamo visto che resuscitò i morti.
Di Dio noi abbiamo attraverso Gesù una rivelazione d’onnipotenza senza pari, ma non ci rivolgiamo a Lui se non in caso d’estrema necessità, e spesso, troppo spesso, lo consideriamo un talismano, un banco dei pegni, al quale dire una preghierina con la speranza di ottenere tutto e subito.
Crediamo di valere solo in base a quello che abbiamo, alla posizione sociale, al nostro aspetto fisico, ma forse questo è vero solo perché anche noi giudichiamo gli altri da questo.
Agli occhi del Signore invece contano le nostre piccole opere buone, la nostra mano tesa verso i fratelli più bisognosi, il nostro amore per lui, per la nostra famiglia; l’amore che riusciamo a dare è più importante di tutto quello che possiamo avere.
Nella vita passiamo molti esami, qualcuno riusciamo anche a truccarlo, con l’aiuto di altri uomini corruttibili…. ma quando passeremo il nostro ultimo esame, non potremo barare, ne comperarne l’ esito.

venerdì 28 febbraio 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Padre, tu ami ciò che io temo. – Risposta: Io non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a Dio, la bramo per i frutti che mi dà: dà gloria a Dio, mi salva i fratelli di questo esilio, libera le anime dal fuoco del purgatorio, e che voglio di piú? – Padre, che cos’è la sofferenza? – Risposta: Espiazione. – E per Voi che cos’è? – Il mio pane quotidiano, la mia delizia!" (in LdP, 167).

SANTI é BEATI :

Beata Giovanna Maria Bonomo Religiosa
Asiago, 15 agosto 1606 - Bassano, 1 marzo 1670
Martirologio Romano: A Bassano in Veneto, beata Giovanna Maria Bonomo, badessa dell’Ordine di san Benedetto, che, ricca di doni mistici, fu partecipe nel corpo e nell’anima dei dolori della Passione del Signore.

Nacque ad Asiago nella casa paterna al centro del paese il 15 agosto 1606, da Giovanni, ricco mercante, la cui famiglia aveva possedimenti non solo ad Asiago, ma anche nei paesi vicini, e da Virginia della nobile famiglia dei Ceschi di Borgo Valsugana.

Aveva appena dieci mesi quando, si racconta, ricevette improvvisamente dal Cielo l'uso della parola, per distogliere il proprio padre da una cattiva azione. A cinque anni aveva già penetrato, per ispirazione divina, il mistero della presenza eucaristica. Ancora bambina imparò benissimo il latino senza l'aiuto di professori o di ripetitori.

La Beata aveva appena sei anni quando la madre morì nel 1612 e nel 1615 il padre, non potendo attendere degnamente alla sua educazione, la condusse a Trento nel monastero di Santa Chiara, guidato dalle Clarisse che provvidero a impartire alla Bonomo un'educazione secondo i costumi dell'epoca, basata su religione, letteratura, musica, lavori di ricamo e danze.
A soli nove anni, cioè a un'età eccezionale per quei tempi, venne ammessa alla prima Comunione. In quell’occasione, Giovanna Maria pronunziò un voto di verginità al quale si mantenne fedele per tutto il resto della sua vita.
A dodici anni Maria scrisse al padre la sua intenzione di farsi monaca Clarissa e di rimanere a Trento. Giovanni Bonomo dapprima ostacolò in ogni modo la vocazione della figlia, la fece rientrare ad Asiago per avviarla alla vita matrimoniale, ma alla fine acconsentì al desiderio della figlia riservandosi tuttavia di scegliere personalmente l'ordine e il monastero
Nella chiesa di Santa Chiara a Trento fu novizia e la domenica accompagnava la messa col suono del violino, attirando nelle chiesetta, fuori le mura, numerose persone.

Finalmente, a quindici anni il 21 giugno 1621 Maria entrò nel monastero benedettino di San Girolamo a Bassano. Le fu imposto il nome di Giovanna Maria e l'8 settembre 1622 fece la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza. Cominciò allora il cammino verso la perfezione seguendo le tre vie tradizionali: purificativa, illuminativa e sensitiva. La sua vita era costellata da visioni celesti e per circa sette anni ebbe “molte grazie” e poté godere di gioie celestiali, soprattutto nelle sue frequenti esperienze mistiche, che diventavano più intense quando riceveva la Comunione.
Il privilegio di giungere al culmine dell'esperienza divina, al dialogo con il Salvatore, comportò anche la prova di grandi tribolazioni nel corpo e nello spirito. A vent’anni, durante una delle solite estasi, Gesù le pose al dito l'anello dello sposalizio mistico, da allora per alcuni anni dal pomeriggio del giovedì fino alla sera del venerdì o la mattina del sabato, riviveva in estasi tutti i momenti e tutti i dolori della Passione di Cristo. Ricevette anche le stigmate!

Questi fenomeni da un lato la riempivano di gioia, ma dall'altro l'angustiavano, perché la facevano apparire agli occhi degli altri “ciò che non è” come diceva lei stessa. Pregò intensamente finché le fu concessa la grazia che scomparissero le stigmate e che le estasi accadessero soltanto di notte, permettendole così di condurre una vita normale nel monastero. Ebbe anche il dono della bilocazione.
La fama di santità che si diffondeva, le suscitò la contrarietà di alcune consorelle, del confessore e della Curia di Vicenza che per sette anni le proibì di recarsi in parlatorio e di scrivere lettere. Perfino il confessore la considerava “pazza” e arrivò al punto di proibirle la Comunione finché un giorno la Sacra Particola le fu portata da un Angelo. In quel periodo fu anche colpita da malattie fisiche: febbri periodiche e poi continue, sciatica, ecc.

La situazione cambiò nell'ultimo ventennio della sua vita. Le fu permesso di riprendere la corrispondenza e fu anche eletta badessa nel giugno del 1652. Il 1° agosto 1655 fu eletta priora fino al 1664, quando fu eletta nuovamente badessa. Insegnò alle monache che la santità non consiste nel fare cose grandi, ma nel compiere perfettamente le cose semplici e comuni.
Molti, anche nobili, ricorsero a lei per consigli e molti bisognosi godevano della sua grande carità, virtù che insieme all'umiltà e all'eroica pazienza furono le caratteristiche della sua vita.

Ma era ormai vecchia, colma di meriti ma anche carica di dolori, sotto il cui peso finalmente piegò le stanche ginocchia a Bassano il 1° marzo 1670

Il centro della sua spiritualità, iniziata alla scuola francescana e portata a compimento in quella benedettina, ma con influssi carmelitani e ignaziani, è imperniata sulla figura del Cristo, lo sposo mistico, contemplato nelle fasi più salienti della sua vita terrena, come si può anche ricavare dai suoi scritti, tra cui primeggiano le “Meditazioni sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo” e le numerose lettere rimaste.
Molte guarigioni prodigiose furono attribuite alla sua intercessione tanto che nel 1699 fu introdotto il processo di beatificazione che si concluse il 9 giugno 1783 quando fu solennemente beatificata da Pio VI con grande gioia della popolazione di tutto il Veneto e in particolare di Bassano ed Asiago che l'acclamarono patrona.

L'ultimo prodigio si verificò nella sua patria natale durante la prima guerra mondiale, quando nonostante i furiosi bombardamenti che distrussero tutta Asiago, la statua a lei dedicata nel 1908 davanti alla sua casa natale, rimase inspiegabilmente intatta.

Il Martyrologium Romanum la ricorda il 1° marzo. Ad Asiago viene festeggiata il 26 febbraio.

Autore:
Franco Sella

(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso

VANGELO
(Mc 10,13-16) Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Leggendo le parole di questa preghiera, non ho potuto fare a meno di farle mie, e chiedo a voi che leggete, con tutto il cuore, fatele vostre, inginocchiamo il nostro cuore a questo Dio che tutto può, che presa la nostra umanità l' ha santificata fino al più alto dei sacrifici, morire sulla croce, morire per noi che non meritiamo niente, che siamo davanti a lui a deriderlo, trafiggerlo, e nella migliore delle ipotesi restiamo in silenzio.
Preghiamo e ci sentiamo giusti, ma amici miei, dentro di noi c'è talmente tanta roba da togliere ancora.... Ma noi siamo adulti, in cuor nostro pensiamo di essere anche consapevoli di aver saputo fare un grande cammino di fede, di miglioramento, chi più chi meno, siamo bravi a riconoscere i nostri meriti....
Ci stiamo lodando e anche inutilmente, perché di meriti in tutto questo, ne abbiamo ben pochi, tutto è grazia.
I bambini appena nati non sanno parlare, ma cercano amore, sicurezza, cibo, e se riescono ad ottenerlo si lasciano cullare amorevolmente tra le nostre braccia. Ma noi chi siamo? Noi siamo i grandi... e già questa parola ci dovrebbe far capire che siamo già in errore, noi siamo adulti, inconsapevoli, che credono d’essere grandi, e che hanno imparato a camminare sulle loro gambe, ma che si sono allontanati pian piano da quell'amore che era per loro fonte di vita.
Passare dal Grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, rinascere alla vita in Gesù Cristo e viverla con la fiducia di un bambino, correre a ricevere la benedizione del Signore, senza preoccuparci degli ostacoli, che " i grandi " mettono in mezzo, cercano di trattenerci, ma noi svelti e con la gioia negli occhi, continuiamo a correre verso Gesù. Immagino la scena di chi tira da una parte e dall' altra, e tanti bambini, sgaiattolanti che sfuggono alle prese di chi ci vuole tenere lontani dal nostro maestro, dal nostro pastore, dalla nostra fonte di grazia e benedizione. Sì amici, io voglio essere sempre bambina, che ha voglia di correre da Gesù, che non si fa trattenere da chi sa sempre tutto, anche come ci si deve avvicinare a Gesù. Le nostre voci saranno chiassose, stonate, ma se siamo rinati dal Grembo di Maria, siamo come ci vuole Gesù e dobbiamo solo muovere i nostri passi verso di Lui, lo Spirito Santo sarà la nostra guida, perché è attraverso di Lui che il Signore ci chiama a se.Quando tutto vi rema contro,qualcuno vi vuole rovinare la giornata,non ascoltatelo,non fatevi fermare dagli uomini,e correte dal Signore.

giovedì 27 febbraio 2014

Atto solenne di preparazione per morire santamente ( Scritto da Admin )

Atto solenne di preparazione per morire santamente
Scritto da Admin
Questa preghiera è molto potente e dà grande fas­tidio a satana …fatela, stam­patela e fir­matela !!!

«Mio Dio, essendo certa la mia morte, e non sapendo quando sarà, intendo da ora di prepararmi a quella, che è il momento più bello della vita di un cris­tiano per­ché attua l’incontro defin­i­tivo con Cristo Amore; e per­ciò affermo di credere quanto crede la S. Chiesa, e spe­cial­mente il mis­tero della SS. Trinità, l’Incarnazione e Morte di Gesu-Cristo, il par­adiso e l’inferno, per­ché tutto l’avete riv­e­lato Voi che siete la stessa Ver­ità. Io mer­ito mille inferni, ma spero dalla vos­tra pietà per i mer­iti di Gesu-Cristo il per­dono, la per­se­ver­anza finale e la glo­ria gioiosa del par­adiso. Vi benedico per quanto mi avete donato finora e per quanto volete don­armi. Affermo che v’amo sopra tutte le cose, per­ché siete un bene infinito; e per­ché v’amo, mi pento sopra ogni male di tutte le offese che vi ho fatte, e pro­pongo prima morire e perdere tutto piut­tosto che più offend­ervi. Vi prego a levarmi la vita e tutto quello che ho piut­tosto che per­me­t­tere ch’io v’abbia da perdere con un altro peccato.Vi ringrazio, Gesù mio, di tutte le pene che avete patite per me, e di tante mis­eri­cordie che mi avete usate, dopo che vi ho tanto offeso.Amato mio Sig­nore, mi ral­le­gro che siete infini­ta­mente beato. Godo che siete amato da tante anime in cielo ed in terra. Vor­rei che tutti vi conoscessero e vi amassero. Affermo che qualunque per­sona m’avesse offeso, io la per­dono per amor vostro, o Gesù mio; e vi prego a farle bene fin d’ora. Affermo che desidero in vita ed in morte i SS. Sacra­menti; ed intendo da ora di cer­care l’assoluzione delle mie colpe, quando in morte non potrò darne segno.Accetto con pace la mia morte e tutti i dolori che l’accompagneranno, in unione della morte e dolori, che patì Gesù sulla croce. Ed accetto, mio Dio, tutte le pene e tri­bo­lazioni, che prima di morire mi ver­ranno dalle vostre mani. Fate di me e di tutte le cose mie tutto quel che vi piace. Datemi il vostro amore e la santa per­se­ver­anza, e niente più vi domando. Madre mia Maria, assis­tetemi sem­pre, ma spe­cial­mente nella mia morte; e frat­tanto aiu­tatemi a con­ser­varmi in grazia di Dio. Voi siete la sper­anza mia. Sotto il vostro manto voglio vivere e morire. S. Giuseppe, S. Michele Arcan­gelo, Angelo mio Cus­tode, soc­cor­retemi sem­pre, ma soprat­tutto nell’ora della mia morte. E voi mio caro Gesù, voi che per ottenere a me una buona morte, avete voluto fare una morte così amara, non m’abbandonate allora. Io da ora a Voi m’abbraccio, per morire abbrac­ciato con Voi. Io mer­ito l’inferno, ma mi abban­dono alla vos­tra mis­eri­cor­dia, sperando nel sangue vostro di morire nella vos­tra ami­cizia e di rice­vere da Voi la benedi­zione, nella prima volta che vi vedrò da mis­eri­cor­dioso giu­dice mio. Nelle vostre mani impia­gate per mio amore rac­co­mando l’anima mia. In Voi spero di non essere allora con­dan­nato all’inferno e di essere ammesso alla glo­ria e alla gioia del Par­adiso. «In te,Signore , ho sper­ato, non sia con­fuso in eterno». Vedo già che la causa delle mie cadute è stata il non ricor­rere a voi, quando io ero ten­tato, a doman­darvi la santa per­se­ver­anza. Per l’avvenire pro­pongo fer­ma­mente di rac­co­man­darmi sem­pre a voi, e spe­cial­mente quando mi vedrò in peri­colo di ritornare ad offend­ervi. Pro­pongo di ricor­rere sem­pre alla vos­tra mis­eri­cor­dia, invo­cando sem­pre i Ss. Nomi di Gesù e di Maria:sicuro che pre­gando non lascerete voi allora di darmi la forza ch’io non ho di resistere a» miei nemici. O Maria, Madre ottenetemi la grazia di rac­co­man­darmi in tutt’i miei bisogni e per sem­pre al vostro Figlio, ed a voi. O Sig­nore Gesù aiu­tatemi sem­pre, e spe­cial­mente nella mia morte; fate ch’io spiri aman­dovi, sic­ché l’ultimo respiro della mia vita sia un atto d’amore, che mi trasporti da questa terra ad amarvi in eterno nella gioia del par­adiso. Gesù, Giuseppe, e Maria, assis­tetemi nella mia ago­nia. Gesù, Giuseppe, e Maria, a voi mi dono, e voi ricevete in quel punto l’anima mia.»

DIO 3 volte Santo


SANTI é BEATI :

Beato Ciriaco Maria Sancha y Hervas Cardinale

28 febbraio

18 giugno 1833 – 28 febbraio 1909

Nacque a Quintana del Pidio il 18 giugno 1833. Dopo il 1862 fu a Cuba, dove il 5 agosto 1869 fondò le Congregazione della Suore della Carità. Nel 1873 fu incarcerato perché si oppose alla nomina di Pedro Llorente Miguel ad arcivescovo di Santiago di Cuba da parte del governo repubblicano spagnolo, senza il consenso della Santa Sede. Il 28 gennaio 1876 fu eletto vescovo titolare di Areopoli e ausiliare di Toledo. Fu consacrato il 12 febbraio successivo dal cardinale Juan de la Cruz Ignacio Moreno y Maisonave. Fu trasferito alla sede di Ávila il 27 marzo 1882; il 10 giugno 1886 fu nominato vescovo di Madrid e Alcalá de Henares. L'11 luglio 1892 fu promosso alla sede metropolitana di Valencia. Papa Leone XIII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 18 maggio 1894. Il 2 dicembre dell'anno successivo ricevette il titolo di San Pietro in Montorio. Il 24 marzo 1898 divenne arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, nonché patriarca delle Indie Occidentali. Partecipò al conclave del 1903, che elesse papa Pio X. Morì il 28 febbraio 1909 all'età di 75 anni. Nonostante la brillante carriera ecclesiastica, visse e morì in povertà.Il 18 ottobre 2009 è stato beatificato.

Proveniente da una famiglia umile, Ciriaco María Sancha y Hervás nacque nel 1883. La sua infanzia su segnata dal dolore: quando aveva 10 anni morì sua madre, due anni dopo la sua sorella maggiore.

A 25 anni fu ordinato sacerdote. Sei anni dopo si recò a Santiago de Cuba per essere segretario dell'Arcivescovo del luogo.

"Lì trovò molta miseria. Molti poveri richiedevano la sua attenzione: mendicanti, bambini abbandonati, persone mutilate durante la guerra d'indipendenza. Di fronte a questa realtà, non poté rimanere indifferente", spiega una biografia distribuita dal postulatore della sua causa, padre Romulado Rodrigo Lozano O.A.R, nella Sala Stampa della Santa Sede.

In questa situazione, vide la necessità di fondare una Congregazione particolarmente dedicata a loro. Il 5 agosto 1869, giorno di Nostra Signora della Neve, fondò così la comunità delle Suore della Carità del Cardinale Sancha.

Per dieci mesi fu anche arrestato per aver difeso la parola e i diritti della Chiesa, scrivendo varie opere: "Consigli a un giovane levita", "Lo Scisma di Cuba" e "Domande e risposte". Tornò poi in Spagna, dove nel 1876 venne nominato Vescovo ausiliare di Toledo.

Quattro anni dopo fu trasferito ad Ávila. Era preoccupato per la mancanza di risorse economiche di molti giovani che avevano inquietudini vocazionali. Per questo creò borse di studio e acquisì strutture di laboratorio e scienze per il seminario.

Per rispondere a queste necessità fondò anche la prima Trappa Femminile in Spagna, le cui appartenenti sono oggi conosciute come religiose cistercensi di stretta osservanza.

Papa Leone XIII lo nominò Arcivescovo di Madrid nel 1886. Lì, ha sottolineato il postulatore, si distinse "per le opere apostoliche, la preoccupazione per i poveri, i seminaristi, gli operai, le scuole domenicali". Il Papa lo incaricò anche di occuparsi della Lega cattolica, che doveva incanalare l'azione dei cattolici nella vita pubblica.

Dopo 6 anni fu nominato Vescovo di Valencia, dove nel 1893 organizzò il Primo Congresso Eucaristico Nazionale. Nel 1895 ricevette il titolo di Cardinale.

"Lavorò per liberare il clero da impegni politici, consapevole che in ciò si giocavano la dignità dello stato sacerdotale e la penetrazione che il Vangelo era chiamato ad effettuare nella società", ha affermato padre Carlos Miguel García Nieto, docente di Storia della Chiesa, durante la conferenza stampa.

"Esercitò inoltre una notevole influenza sugli intellettuali valenciani attraverso incontri mensili che convocava nel Palazzo arcivescovile e la rivista scientifica che si pubblicava periodicamente", ha detto il docente.

Divenne infine titolare della Diocesi di Toledo e primate di Spagna nel 1898. I fedeli lo ricevettero entusiasti con striscioni che dicevano "Al Padre dei poveri", "All'iniziatore dei Congressi Cattolici", "All'instancabile apostolo delle dottrine del Romano Pontefice", e furono questi i punti chiave del suo servizio episcopale negli ultimi 11 anni di vita.

Nel 1904, grazie alla sua promozione, si svolse a Siviglia il congresso della buona stampa, da cui nacquero un'agenzia di informazione cattolica con sede a Madrid e una di scrittori e artisti cattolici. Nel 1907 il Cardinale convocò la prima assemblea dell'episcopato spagnolo, che anticipò l'attuale Conferenza Episcopale.

Morì il 25 febbraio 1909, dopo essere uscito in una mattina d'inverno sotto la neve per portare coperte ai poveri.

La tomba del Cardinale Sancha si trova nella Cattedrale di Toledo. Nel suo epitaffio appare la frase: "Con zelo di ardente carità si fece tutto per tutti. Visse povero e morì poverissimo".

Nell'omelia della Messa del centenario, il Cardinale Antonio Cañizares ha detto che il porporato fu un "sollecito medico delle anime, appassionato d'amore per la Chiesa e per gli uomini, in tempi di gravi difficoltà e di crisi sociale, culturale e umana".

Il Cardinale Sancha "si lasciò modellare da Dio e cercò in tutto la sua volontà: che gli uomini si salvassero e arrivassero alla conoscenza della verità, che avessero la vita, che fossero una cosa sola e rimanessero nell'amore rispettando i comandamenti".

Autore: Carmen Elena Villa

VOCE DI SAN PIO :

-" Pregate per i perfidi, pregate per i fervorosi, pregate per il sommo Pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa Chiesa, nostra teneressima madre; e una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle anime e per la gloria del celeste Padre." (Epist. II, p. 70).

(Mc 10,1-12) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

VANGELO 
(Mc 10,1-12) L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
 Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dallo inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

 Vieni o Spirito Santo e manda a noi dal cielo,un raggio della tua luce...basterà un piccolo raggio per aprire la mia mente annebbiata dalla mia umanità,e tu dammi quel piccolo raggio e tutto intorno sparirà e sarò solo tua mio Signore,con la mente e con il cuore.


E' lecito Gesù? Quante volte noi chiediamo a Dio se è lecito ai suoi occhi quello che facciamo? Ben poche vero?Siamo noi a decidere quello che è giusto, quello che ci conviene e poi troviamo una giustificazione per cui tutto diventi lecito anche agli occhi di Dio.
Dimentichiamo troppo spesso che stringiamo dei patti, facciamo delle promesse e addirittura che consacriamo questi patti.
Oggi tutto si fa con troppa leggerezza, sicuramente colpa delle generazioni precedenti, sicuramente della mia generazione.
Ma sì, se una cosa non funziona più invece di ripararla, buttiamola alle ortiche, con tutto quello che comporta, così saremo liberi di farci una nuova famiglia, avere altri figli e ricominciare da capo.... sperando che sia la volta buona, o solo fino alla prossima.
Il matrimonio celebrato in Chiesa non è solo un patto tra due coniugi, ma anche un patto davanti a Dio, e anche se Mosè permise al suo popolo di ripudiare la moglie, lo fece perché il suo popolo era duro di cuore, come quello d’oggi.Può succedere di sbagliare, di confondere i sentimenti e confondere una passione, un'infatuazione,con l'amore, tanto da arrivare al matrimonio e magari anche a fare dei figli; poi come da un sogno,ci si risveglia e ci si ritrova davanti ad una scelta che non ci appartiene più.Io non condivido oggi, che rispondo al nome di Cristiana, il cosiddetto divorzio, e tantomeno l'annullamento del Matrimonio, neanche da parte della Chiesa. Posso accettare l'allontanamento per gravi motivi come il pericolo di vita per un coniuge o per i figli, ma il matrimonio resta sacro e quindi per me solo Dio può mettere fine ad un'unione tra due persone. Ma io posso parlare solo per me,e decidere solo per me,non certo mi posso ergere a giudice per gli altri, certo è che niente funziona più se non c'è una forte volontà di farlo funzionare, anzi tutti si danno da fare per consigliare la separazione, l'aborto, e prestano a satana la loro voce che s'innalza sopra a tutto con fare prepotente e tende a soffocare la voce del cuore.
Oggi,si sopravvive a tante decisioni errate, ci si adatta agli egoismi sia nostri che altrui,  la felicità dei figli non si valuta sulle sicurezze morali, ma su quelle materiali, e quindi se nei figli crescerà la consapevolezza che niente è per sempre, non è un grande danno....Per la durezza del nostro cuore Mosè, la Chiesa, la legge aprono certe porte, ma da quelle porte esce anche l'amore e ci allontaniamo da Dio che è la fonte dell'amore. Chiedo scusa se ho ferito qualcuno, so che questo è un bruttissimo discorso e fa male a molti, ma io non intendo giudicare nessuno, sia ben chiaro, anche io, l' ho detto all'inizio, sono colpevole di tanta indifferenza verso l' indissolubiltà del matrimonio; potessi tornare indietro però, non so se voterei no per il divorzio, perchè so che non cambierebbe molto, oggi l'uomo fa le leggi per violarle, non per rispettarle, e nel pieno consenso generale.

mercoledì 26 febbraio 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" Tu intanto non ti affliggere fino al punto da perdere la pace interna. Prega con perseveranza, con fiducia e con mente calma e serena." (Epist. III, p. 452).

SANTI é BEATI :

Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny

27 febbraio

Marsiglia, 28 maggio 1841 - La Servianne, Marsiglia, 27 febbraio 1884

Il cardinale Dechamps, al tempo arcivescovo di Malines-Bruxelles, l'ha definita "la Teresa d'Avila del nostro secolo". Siamo nell'Ottocento e Maria Deluil-Martiny, nata a Marsiglia nel 1841, è a contatto con importanti personalità. Non solo francesi. Il vescovo missionario Daniele Comboni, infatti, quando è in Francia ricorre al suo consiglio. Da giovinetta ha come confessore il Curato d'Ars e a lei si interessa persino Papa Pio IX. Sotto la guida del padre Calage giunge - dopo essersi votata alla castità rimanendo in famiglia e aiutando i genitori, i poveri e i sacerdoti missionari - a fondare con alcune consorelle, in Belgio, l'Istituto claustrale delle Figlie del Cuore di Gesù, dedite all'adorazione eucaristica e alla preghiera per missioni e santificazione del clero. Prende il nome di Maria di Gesù. Dà vita a due monasteri ad Aix-en-Provence e a La Servianne (Marsiglia). Qui il giardiniere del monastero la uccide a colpi di pistola in odio alla fede il 27 febbraio del 1884. È beata dal 1989. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo.

Maria Deluil-Martiny nata a Marsiglia il 28 maggio 1841, da distintissima famiglia ancora rapisce chiunque l’avvicina per la profondità della sua dottrina e la santità della vita. Vivace, brillante, coltissima e assai dentro alle cose della società e della storia, volle consacrarsi a Dio in una missione singolare che avrebbe scoperto gradualmente fino ad una esplosione d’amore. Era ancora bambina e, combinando qualche marachella nel collegio dove studiava, le suore si lamentavano di lei con l’Arcivescovo di Marsiglia, Mons. Eugenio de Mazenod, il quale senza scomporsi rispondeva: "Sarà la Santa Maria di Marsiglia”.
A 17 anni andò a confessarsi dal Curato d’Ars che le disse: “Sì, sarà tutta di Dio, ma dovrà attendere a lungo nel mondo”. In un cammino impervio, Maria offrí il suo voto di verginità per sempre, pur stando nella sua famiglia a occuparsi dei suoi genitori e di cento opere di bene per l’annuncio di Cristo, il servizio ai poveri, l’aiuto ai sacerdoti e alle missioni, diffondendo, in accordo con la Visitazione di Bourg e di Marsiglia, il culto al cuore di Gesú. Anche Mons. Comboni, nei suoi viaggi in Francia, ebbe aiuto dalla giovane Maria. Grazie alla guida spirituale del Padre Calage, ella trova a poco a poco la sua via. Si interessano di lei Papa Pio IX e il Card. Dechamps, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, il quale la definisce “la S.Teresa D’Avila del nostro secolo”. Finalmente, il 20 giugno 1873, solennità del Sacro Cuore di Gesú, con alcune consorelle, fonda in Belgio l’Istituto delle Figlie del Cuore di Gesú, dedite, nella clausura, all’adorazione all’Eucarestia, alla preghiera e all’immolazione per la conversione del mondo lontano da Dio e per la santificazione dei sacerdoti.
Il centro, anzi l’Unico della sua vita è Gesú eucaristico offerto al Padre su tutti gli altari del mondo, presente nel Tabernacolo, adorato giorno e notte, vissuto nell’intimità della grazia santificante e della carità. Il suo modello, come ella stessa ha spiegato, è la Madonna.
Seguono anni brevi e densi. Molte giovani accorrono nella nuova fondazione e Madre Maria di Gesú - così si chiama da quando è diventata religiosa - fonda altri due monasteri, a Aix-en-Provence e nella proprietà lasciatale in eredità dalla mamma, a La Servianne presso Marsiglia. Cresce nell’intimità con Gesú, educa nell’intimitá con Lui e al dono totale le sue “Figlie” che la amano come una mamma.
Poi, il 27 febbraio 1884, nel giardino della Servianne, Madre Maria di Gesú è uccisa dal giardiniere del monastero, che le scarica addosso la rivoltella, in odio alla fede. E’ vergine e martire, come aveva sempre desiderato. Il 22 ottobre 1989, Papa Giovanni Paolo II con la solenne beatificazione in S. Pietro a Roma la eleva agli onori degli altari:la beata Maria di Gesú.
Con la sua esistenza umile e straordinaria, intessuta di amore e di una immensa gioia di donare, ci indica Gesu’ Crocifisso ed Eucaristico, come il Centro di tutto, l’unica Fonte cui attingere la vita vera della grazia e della santità. E la Madonna, modello e guida verso Lui.

Per informazioni rivolgersi a:
Figlie del Cuore di Gesu'
Via dei Villini, 34
00161 Roma

Autore: Dario Di Maso

È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna.

VANGELO (Mc 9,41-50)
È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna.
+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e insegnami a comprendere la parola del Signore, dammi la possibilità di spiegare bene quello che tu vuoi che io inserisca in questa mia riflessione, perché possa arrivare là dove tu vuoi che arrivi. Amen.


Continuala spiegazione di Gesù su quello che vuol dire appartenere a Cristo e già da questa prima frase- Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome-fa comprendere che ogni cosa fatta nel nome del Signore sarà ricompensata e viceversa ogni cosa fatta male ai Suoi occhi, che sia motivo di scandalo, sarà punito.
Questo potrebbe sembrare un discorso rigido e freddo, ma se leggiamo tra le righe il senso del discorso, vediamo che invece è dettato dal grande amore che vuole spingerci ad una scelta definitiva e non basata sull’apparenza, ma nella concretezza e consapevolezza che una vita cristiana va vissuta dalle piccole alle grandi scelte.

Niente indecisioni quindi, perché le stesse sono tentazioni di vivere contro il volere di Dio e possono portare alla perdizione.

martedì 25 febbraio 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" In quanto poi a ciò che mi dite di sentire quando fate la meditazione, sappiate che l’artificio è diabolico. Perciò state attenta e siate vigilante. Non tralasciate la meditazione giammai per questo, altrimenti persuadetevi che rimarrete sconfitta in seguito su tutta la linea." (Epist. III, p. 405).

SANTI é BEATI :

Santa Paola di S. Giuseppe di Calasanzio (Paola Montal y Fornes) Fondatrice delle Figlie di Maria

26 febbraio

Arenys de Mar, Barcellona, Spagna, 11 ottobre 1799 - Olesa di Montserrat, 26 febbraio 1889

Il suo motto era «Piedad y letras». Il nome da religiosa di questa santa spagnola fu Paola di san Giuseppe Calasanzio. L'incontro con il carisma degli Scolopi, nel 1837, diede infatti una svolta alla sua attività di educatrice, che già aveva fondato due scuole: a Figueras (Gerona) e ad Arenys de Mar (Barcellona), dove era nata nel 1799. A Sabadell (Barcellona) questi istituti confluirono nelle Scuole Pie. Nel 1847 fece la professione religiosa come Figlia di Maria Scolopia insieme a tre compagne. Con la nuova congregazione fondò molte opere. L'ultima a Olesa di Montserrat, dove morì nel 1889. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Olésa di Montserrat vicino a Barcellona in Spagna, santa Paola di San Giuseppe Calasanzio Montal y Fornés, vergine, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria delle Scuole Pie.

La vita di Paula Montal Fornés di San Giuseppe Calasanzio, feconda e profetica, quasi centenaria, si svolse in un contesto storico ampio (1799-1889), un periodo di crisi dell'agitato XIX secolo spagnolo, che si dibatteva tra i postulati dell'Antico Regime e le nuove correnti liberali, con ripercussioni socio-politiche, culturali e religiose assai note.

Quattro furono le città specialmente rappresentative nella sua vita, ben radicata nella sua terra e nel suo ambiente storico:

Ad Arenys de Mar (Barcellona), visse la sua infanzia e la sua gioventù (1799-1829). Città della costa, aperta sul mare, cosmopolita ed industriale, lì nacque alla vita, l'11 ottobre del 1799, e nel pomeriggio di quello stesso giorno alla vita della grazia. Si formò in un ambiente familiare cristiano e molto semplice. Partecipò alla vita spirituale della parrocchia. Si distinse per il suo amore verso la Vergine Maria. Da quando aveva 10 anni conobbe la durezza del lavoro per aiutare sua madre, vedova con cinque figli dei quali era la maggiore. In questo periodo, per esperienza propria, constatò che le bambine, le giovani, le donne avevano scarse possibilità di accesso all'educazione, alla cultura... e si sentì chiamata da Dio a svolgere questo compito.

Figueras (Gerona), fu la sua meta. Città di frontiera con la Francia e bastione militare con il suo famoso castello di armi. Accompagnata dalla sua fedelissima amica Inés Busquets, nel 1829, si trasferì nella capitale dell'Ampurdán per aprire la prima scuola femminile, con vasti programmi educativi che superavano abbondantemente il sistema pedagogico per bambini. Si trattava di una scuola nuova. A Figueras, iniziò, quindi, in modo esclusivo, il suo apostolato educativo con le bambine. Lì nacque un carisma nuovo nella Chiesa, un'Opera Apostolica orientata verso l'educazione integrale umana e cristiana delle bambine e delle giovani, verso l'educazione della donna, per salvare le famiglie e trasformare la società. Le sue seguaci si distingueranno perché fanno professione di un quarto voto di insegnamento.

Sabadell (Barcellona), fu la città dove avvenne il trapianto della sua opera educativa nelle Scuole Pie. Sappiamo che almeno a partire dal 1837, si sentì del tutto identificata con il carisma di San Giuseppe Calasanzio e volle vivere la spiritualità e le regole calasanziane. Spinta da questo fine, dopo la fondazione della seconda scuola nella sua città natale (Arenys de Mar, 1842) dove entrò in contatto diretto con i Padri Scolopi di Mataró, aprì una terza scuola a Sabadell nel 1846. E fu provvidenziale la presenza dei Padri Scolopi, Jacinto Felíu ed Agustín Casanovas, nel collegio di Sabadell. Con il loro orientamento ed il loro aiuto, in breve tempo, riuscì ad ottenere la struttura canonica scolopica della sua nascente Congregazione. Il 2 febbraio del 1847, fece professione di Figlia di Maria Scolopia, insieme alle sue prime tre compagne, Inés Busquets, Felicia Clavell e Francisca de Domingo. Nel Capitolo generale, svoltosi a Sabadell, il 14 marzo del 1847, non fu eletta né superiora generale, né assistente generale.

Nel periodo 1829-1859, svolse un'intensa attività, e fondò personalmente 7 scuole: Figueras (1829), Arenys de Mar (1842), Sabadell (1846), Igualada (1849), Vendrell (1850), Masnou (1852) e Olesa de Montserrat (1859). Ispirò ed aiutò la fondazione di altre 4: Gerona (1853), Blanes (1854), Barcelona (1857) e Sóller (1857). Inoltre fu formatrice delle prime 130 Scolopie della Congregazione, che attraversava un periodo di grande attività di vita e di profetismo.

Olesa de Montserrat (Barcellona), 1859: la sua ultima fondazione personale. Un piccolo e povero paese, ai piedi del Monastero della Vergine di Montserrat, per la quale sentì sempre una grande devozione. Fu la sua fondazione prediletta, in cui rimase fino alla morte (15 dicembre 1859-26 febbraio 1889). Furono 30 anni di grazia per le bambine e per le giovani olesane, che godettero della sua testimonianza cristiana e del suo magistero fecondo; per la città di Olesa di Montserrat, arricchita dall'esempio della sua vita totalmente dedicata e santa: "Le volevano bene tutti e la veneravano...."; e per la Congregazione Scolopica: un sì totale a Dio; la pedagogia scolopica in azione ed il vissuto delle virtù che devono caratterizzare l'educatrice scolopica; ed il tramonto di una via in Dio.

Il tracciato della fisionomia spirituale di Madre Paula Montal comprende due sfaccettature: la sua partecipazione alla spiritualità calasanziana ed il suo particolare carisma educativo, orientato verso la formazione umana e cristiana integrale della donna.

Alla sua morte, la Congregazione delle Figlie di Maria Religiose delle Scuole Pie, da lei fondata, era formata da 346 Scolopie che vivevano il carisma educativo scolopico, ereditato dalla loro Fondatrice, in 19 collegi, siti in tutta la geografia spagnola.

Il processo canonico per la sua Beatificazione iniziò a Barcellona, il 3 maggio del 1957. Il Papa Giovanni Paolo II la beatificò a Roma il 18 aprile del 1993. Il miracolo per la sua Canonizzazione, compiuto nel settembre del 1993, a Blanquizal, un quartiere molto emarginato e violento di Medellín (Colombia), a favore della bambina di 8 anni Natalia García Mora, fu approvato da Papa Giovanni Paolo II il 1 luglio del 2000.

Alla nostra società, lacerata da molte tensioni, e dove il tema dell'educazione integrale per tutti, la promozione della donna, la famiglia, la gioventù, sono temi spinosi ed attuali, spesso irrisolti, la nuova Santa dirige il messaggio della sua vita e della sua opera educativa, messaggio d'amore e di servizio. Il suo carisma nel XIX secolo, è stato annuncio di amore e speranza, specialmente per la donna, che scopre in lei la madre e la maestra della gioventù femminile. Ed oggi continua ad essere urgente e piena di attualità, come lo fu allora.

L'opera educativa di Madre Paula Montal Fornés di San Giuseppe Calasanzio, continua oggi nella Chiesa, in particolare attraverso oltre 800 Religiose Scolopie, distribuite in 112 comunità, che educano circa 30.000 alunni in 19 nazioni dei quattro continenti, per la promozione della donna, in modo che "la civiltà dell'amore" diventi una realtà.

Fonte:
Santa Sede

(Mc 9,38-40) Chi non è contro di noi è per noi.

VANGELO
 (Mc 9,38-40) Chi non è contro di noi è per noi.
+ Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».


Parola del Signore

La mia riflessione
Preghiera
Vieni o Gesù, con lo Spirito Santo, ad aprire la mia mente alla comprensione della tua parola. Dammi la possibilità di aiutarti, divulgando il senso d’ogni tua parola, perché come la neve, possa disciogliere con il suo ardore, tutte le barriere della nostra stoltezza.


Abbiamo visto pochi giorni fa che alcuni discepoli di Gesù, non erano stati capaci di scacciare il demonio da un ragazzo e che il padre si era rivolto al Cristo, disperato e aveva messo tutta la sua piccola fede nelle Sue mani, perché l’accrescesse. Grazie a questo suo atto d’abbandono alla grazia Divina, il figlio fu guarito da Gesù.
Quindi essere vicini al Signore, essere nella sua chiesa, non è la sola cosa che è richiesta, ma una fede vera e profonda in Gesù. che in questo brano, Gesù toglie ancora dei paletti che gli uomini vogliono come sempre frapporre tra i fedeli e Dio. Dice poi una cosa che forse non molti hanno recepito, perché è un errore che in tanti fanno-chi non è contro di noi è per noi-non limita il suo raggio d’azione, né la possibilità per qualcuno che sia fuori della sua chiesa di fare miracoli, ma con un preciso avvertimento: - perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me-
Chi opera nel nome del Signore unisce, non divide, chi parla nel nome del Signore, non si meraviglia della potenza del suo braccio, e pensando alle parole del Magnificat, mi viene da aggiungere che Dio disperde i cuori superbi e gli fa perdere la strada della conoscenza. Dio non discrimina nessuno, né razza né religione, non facciamolo neanche noi, e tanto meno, non nascondiamoci dietro al nome di Dio per farlo.


lunedì 24 febbraio 2014

(Mc 9,30-37) Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

VANGELO 
(Mc 9,30-37) Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore

.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo ,di entrare nel mio cuore, per fare posto alla persona nuova che Gesù vuole per me. Te lo chiedo per poter vivere in comunione con Cristo nostro Signore. Amen.

Noi siamo uomini e rimaniamo uomini, con i nostri difetti e i nostri miseri pregi; noi non capiamo mai neanche quando la fede è forte, neanche quando abbiamo Gesù vicino al cuore, che il nostro ruolo non è apparire, ma servire.
E' molto difficile comprendere che Gesù ha accettato di morire per poterci salvare, che ha messo la sua vita al nostro servizio, perché noi sulla terra, abbiamo un altro modo di vedere le cose e non riusciamo a spostare il fuoco della nostra visione, perché non riusciamo a vedere con gli occhi dell'anima.
È il figlio di Dio, è Dio e quindi la nostra mentalità umana, in fondo non percepisce come impossibile quello che è successo, quasi come se essere il figlio di Dio, gli avesse fatto vivere una vita umana diversa dalla nostra. In fondo faceva miracoli, forse non soffrì poi così tanto...... e non ci rendiamo conto che questa nostra ottusità, oltre ad essere bestemmia, non ci fa entrare nel mistero quaresimale, e che ci impedisce di capire che Gesù uomo ha sofferto veramente per noi, su questa terra, per farci risorgere con lui dalla morte che prima o poi inevitabilmente colpirà' ognuno di noi.
Il nostro passaggio su questa terra, è contrassegnato da sofferenza, ma il messaggio di Gesù, ci fa intravedere la speranza della resurrezione; ma se non riusciamo a capire il mistero della sua morte in croce, l' amore che l' ha generato, e quanto è stato alto il prezzo da pagare per amore, non riusciremo a comprendere la certezza della resurrezione dei morti, come quella che Cristo ci ha svelato.
Vogliamo apparire, essere i primi, farci vedere migliori di quello che siamo, anche a volte solo per noi stessi, come se guardandoci allo specchio e vedendo la nostra anima così scarsa nella fede, non ci piacessimo, e volessimo riempirla a tutti i costi con palliativi privi di contenuto.
Cerchiamo invece di metterci UMILMENTE davanti al Signore, e chiediamogli di farci capire a pieno il mistero della sua morte e resurrezione, perché Lui ce lo farà comprendere, sa che siamo imperfetti, non dobbiamo sembrargli migliori, dobbiamo aprire gli occhi del cuore a Lui e Lui grazie allo Spirito Santo ci illuminerà.
Chiediamo soccorso a chi ha saputo comprendere e non fare domande, a chi ha saputo fidarsi e vivere con Dio il miracolo dell'amore, chiediamo aiuto a Maria, imitando la sua fede e la sua umiltà. Oggi leggendo queste parole , mi rendo conto che troppe volte perdiamo tempo a discutere, invece di affidarci al Signore. 
Se quello che vogliamo è veramente fare il volere di Dio, non fa niente se dovremo servire ed essere anche trattati male, offesi e incompresi, non è forse stato così per Gesù?
L’ importante è fare il volere del Padre, e questa deve essere la nostra preghiera: Padre se puoi allontana da me il calice dell’ umiliazione, ma non la mia volontà, ma la Tua sia fatta.

domenica 23 febbraio 2014

SANTI é BEATI :

- Beato Marco De' Marconi Sacerdote

24 febbraio

Mantova, 1480 - Mantova, 24 febbraio 1510

Il beato Marco de' Marconi visse solo 30 anni, dal 1480 al 1510, e rimase sempre nella natia terra mantovana. A 16 anni entrò nel convento di Migliarino, tenuto dall'Ordine di San Girolamo, famiglia eremitica nata in Spagna a fine Trecento. I suoi 15 anni di vita religiosa trascorsero nel nascondimento e nella preghiera. Alla morte la tomba divenne meta di pellegrinaggi e a una ricognizione il corpo fu trovato incorrotto. Il destino delle reliquie si legò a quello del convento di Migliarino e della comunità dei Gerolomini. Quando il primo venne distrutto nella guerra tra imperatore d'Austria e duca di Mantova, i frati si trasferirono in città, costruendo un nuovo convento e una chiesa. La pace durò 150 anni, fino all'età napoleonica, quando il convento fu soppresso e la chiesa distrutta. L'urna peregrinò di nuovo, fino a trovare definitiva sistemazione in cattedrale. San Pio X (già vescovo di Mantova) confermò il culto nel 1906. (Avvenire)

Etimologia: Marco = nato in marzo, sacro a Marte, dal latino

Martirologio Romano: A Mantova, beato Marco de Marconi, religioso dell’Ordine degli Eremiti di San Girolamo.

Del beato Marco si può narrare più del periodo dopo la sua morte che della sua breve vita. Esso nacque nei pressi di Mantova nel 1480 da pii genitori, frequentò la vicina chiesa degli Eremiti Girolamiti, a sedici anni attratto dalla vita religiosa, entrò nell’Ordine a Migliarino nei dintorni di Mantova.
Visse come frate quindici anni nel nascondimento, conducendo una vita di preghiera e mortificazione, raggiungendo le vette spirituali che portano alla santità, morì ad appena 30 anni il 24 febbraio 1510.
La sua tomba divenne meta di pellegrinaggi e il suo corpo dopo anni fu trovato incorrotto ed intatto; artisti di chiara fama lo raffigurarono con l’aureola a Mantova, Riva del Garda, a Venezia, Verona, Ferrara, Roma e Napoli e dovunque il culto si propagò e le grazie piovvero abbondanti.
Durante la guerra fra l’imperatore d’Austria e il duca di Mantova, Migliarino fu rasa la suolo come tutte le costruzioni in muratura intorno alla città. I girolamiti si rifugiarono in Mantova con tutte le loro cose compreso il corpo del beato, poi ricostruirono una chiesa e un convento sempre sotto il titolo di s. Matteo e vi deposero il corpo che vi rimase per circa 150 anni.
Alla fine del XVIII secolo durante l’occupazione napoleonica, fu soppresso il convento e distrutta la chiesa, l’urna riprese a migrare da una chiesa all’altra di Mantova e finalmente ebbe la sua definitiva sistemazione nella cattedrale.
I vescovi di Mantova a partire dal 1830 si adoperarono affinché il culto del beato Marco fosse ufficializzato dalla Chiesa e fu proprio il vescovo di Mantova Giuseppe Sarto divenuto papa e santo con il nome di Pio X a confermare il culto il 2 marzo 1906. Festa il 24 febbraio.

Autore: Antonio Borrelli

VOCE DI SAN PIO :

-" Chi non medita può fare come colui che non si specchia mai, e che quindi non si cura di uscire ordinato, poiché può essere imbrattato senza saperlo. La persona che medita e rivolge il suo pensiero a Dio, che è lo specchio della sua anima, cerca di conoscere i suoi difetti, tenta di correggerli, si modera negli impulsi, e rimette la sua coscienza a posto." (AdFP, 548).

(Mc 9,14-29) Credo, Signore; aiuta la mia incredulità.

VANGELO 
(Mc 9,14-29) Credo, Signore; aiuta la mia incredulità. 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito di Dio ed aiutami ad unire la mia anima alla Tua, liberami da ogni pensiero che è mio e riempimi del tuo.Credo Signore in te,ma la mia è fede umana,imperfetta e non mi riempie di te, mi lascia spazi enormi in cui la mia umanità non riesce a raggiungerti,per questo ti prego : Credo, Signore; aiuta la mia incredulità.

Con quale meraviglia ci si deve rivolgere al Signore? Riusciamo ad essere ancora meravigliati e stupefatti dalla sua potenza, o non ci crediamo più di tanto?
Questo è l’errore che fanno, in questo brano, i discepoli di Gesù, che pur operando nel suo nome, non riescono a scacciare il demone che infesta il ragazzo.
Perché non riescono a guarire nel nome di Gesù?
Quanto sono convinti di quello che stanno facendo?
Spesso la nostra umanità prende il sopravvento sulla fede e tutto diventa più difficile. Lasciare
l’ uomo terreno e far posto a Cristo, non è evidentemente così semplice come sembra, perché bisogna imparare ad avere una gran fiducia. A Gesù non sembra strano che questo uomo che lo prega abbia dei dubbi, delle incertezze e che le metta ai suoi piedi, con le sue paure e la sua disperazione, gli dice: - credo, aiuta la mia incredulità - ed è questo che cambia la situazione, affidare la nostra incapacità a Dio.
Scopriamo che la fede è un dono, ma non un diritto acquisito, che ha bisogno della nostra partecipazione attiva, per diventare condivisione, che dobbiamo per prima cosa riconoscere che senza Gesù nel cuore non possiamo niente.
I discepoli di Gesù possono scacciare demoni, compiere miracoli, ma non perché sono loro, ma perché Gesù può agire attraverso loro, questo è importante da comprendere, sia per chi permette a Gesù di agire sia per chi assiste al miracolo.
A volte i fedeli sono attirati dal personaggio e non da Gesù che opera e questo è sbagliato, facilmente si crea un falso rapporto, non dettato dalla vera fede in Cristo, perché è bene non dimenticare mai, come dice la prima lettura che tutto viene dal Signore.
Quando invece dell’ umiltà di chi si riconosce un mezzo, è la superbia entra nel cuore dell’uomo, non sarà più possibile che il Signore operi in lui-
Per questo si debbono riconoscere le persone e gli avvenimenti dai loro frutti, per poterli giudicare.
L’amore per gli altri, per i sofferenti, deve essere alla base del legame perché questo è quello che spinge Gesù ad offrire tutto di se per noi, ecco perché la preghiera è così importante nella vita del Cristiano, perché è l’invocazione, la richiesta d’aiuto per tutti i fratelli bisognosi, amati tanto da Dio, ancor più di se stesso

sabato 22 febbraio 2014

VOCE DI SAN PIO :

-" La ragione vera per cui non sempre riesci a far bene le tue meditazioni, io la rinvengo in questo e non mi sbaglio. Tu ti accosti a meditare con una certa specie di alterazione, congiunta con una grande ansietà, di trovare qualche oggetto che possa far rimanere contento e consolato il tuo spirito; e questo basta per far che tu non trovi mai quel che cerchi e non posi la tua mente nella verità che mediti. Figlia mia, sappi che quando uno cerca con gran fretta ed avidità una cosa perduta, la toccherà con le mani, la vedrà con gli occhi cento volte, e non se ne accorgerà mai. Da questa vana ed inutile ansietà non ti può derivare altro che una grande stanchezza di spirito ed impossibilità di mente, di fermarsi sull’oggetto che tiene presente; e da questo, poi, come da sua propria causa, una certa freddezza e stupidità dell’anima specificatamente nella parte affettiva. Non conosco altro rimedio al riguardo all’infuori di questo: uscire da questa ansietà, perché essa è uno dei maggiori traditori che la vera virtú e la soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al ben operare, ma non lo fa se non per raffreddarsi e ci fa correre per farci inciampare." (Epist. III, p. 980s.).