Conversione di San Paolo Apostolo
25 gennaio
La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere,
esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato.
La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via
di Damasco, dive egli scopre il mistero della passione di Cristo che si
rinnova nelle sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà:
‘Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a
favore del suo corpo che è la Chiesa’. Questa celebrazione, già presente
in Italia nel sec. VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del
sec. X. Conclude in modo significativo la settimana dell’unità dei
cristiani, ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione (cfr
Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis redintegratio’, 7).
(Mess. Rom.)
Martirologio Romano: Festa della Conversione di
san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco
spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in
persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di
Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo
molto per il nome di Cristo.
La festa liturgica della
"conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della
Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene
commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di
considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza,
che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri
apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto,
indegno anche d'essere chiamato apostolo".
Adduce egli stesso le
credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato
apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò,
testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da
Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che
egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via
di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata
capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?".
Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro
ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le
sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma
egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il
malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il
pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu,
Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa mistica irruzione di
Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la
scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di
Cristo con i credenti.
Questa esperienza di Cristo alle porte di
Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il
fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della
sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono
pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide
accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla
via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione
puramente psicologica, ricorrendo magari all'estasi religiosa o, peggio,
all'allucinazione.S. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa
consolante conclusione: "Gesù è venuto nel mondo per salvare i
peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato
misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la
sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede
in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna".
Autore: Piero Bargellini
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