San Carlo da Sezze Frate laico francescano
6 gennaio
Sezze (Latina), 19 ottobre 1613 - San Francesco a Ripa, 6 gennaio 1670
Giancarlo Marchionne nacque a Sezze (Latina) nel 1613 da genitori
contadini. Fece anche lui il pastore e l'agricoltore. A 17 anni fece
voto di castità in onore della Vergine e poco dopo entrò nell'Ordine dei
Frati minori come fra Carlo. Fu in numerosi conventi del Lazio come
cuoco. portinaio, questuante e sacrestano. Ma, nonostante gli scarsi
studi, aveva doni di scienza straordinari e ciò gli permise di
realizzare una vasta produzione di opere ascetico-letterarie. Fu
consigliere di Alessandro VII e Clemente IX. Morì nel 1670 ed è santo
dal 1959. E' patrono di Sezze e della diocesi di Latina-Terracina
Sezze-Priverno. (Avvenire)
Etimologia: Carlo = forte, virile, oppure uomo libero, dal tedesco arcaico
Martirologio Romano: A Roma, san Carlo da Sezze, religioso dell’Ordine
dei Frati Minori: costretto fin dalla fanciullezza a procurarsi il vitto
quotidiano, esortava i compagni all’imitazione di Cristo e dei santi;
indossato finalmente, come desiderava, l’abito francescano, si dedicò
all’adorazione del Santissimo Sacramento.
Ascolta da RadioVaticana:
Nato a Sezze (Latina) il 19 ottobre 1613 da Ruggero Melchiori (o
Marchionne) e Antonia Maccione, contadini piissimi e di buona
condizione, Carlo fu battezzato il 22 dello stesso mese, come risulta
dall'unico registro contemporaneo esistente tuttora presso la cattedrale
di S. Maria. Per motivi di salute dovette sospendere gli studi
elementari: fece il pastore e poi il contadino. A diciassette anni emise
il voto di perpetua castità in onore della Vergine e quindi, contro il
parere dei genitori e dei parenti che lo avrebbero voluto sacerdote,
preferì, per spirito di umiltà, rendersi religioso converso. Vestì,
pertanto, l'abito dei Frati Minori nel convento di S. Francesco in
Nazzano il 18 maggio 1635 e, dopo aver superato molte difficoltà,
professò il 18, o il 19 maggio dell'anno seguente. Risiedette
successivamente nei conventi di S. Maria Seconda in Morlupo, di S. Maria
delle Grazie in Ponticelli, di S. Francesco in Palestrina, di S. Pietro
in Carpineto Romano, di S. Pietro in Montorio e di S. Francesco a Ripa
in Roma. Tra il 1640 e il 1642 dimorò per breve tempo nei conventi di S.
Giovanni Battista al Piglio e in quello di S. Francesco in
Castelgandolfo. NelI'ottobre 1648, ascoltando la Messa nella chiesa di
San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell'elevazione,
ricevette dall'Ostia divina una ferita di amore al petto.
Impiegato
negli uffici propri del suo stato, di cuoco, ortolano, portinaio,
questuante e sagrestano, Carlo si distinse per l'umiltà, l'ubbidienza,
la pietà serafica e l'amore verso il prossimo, riuscendo ad unire alla
più intensa vita interiore e contemplativa una instancabile attività
caritativa e apostolica che lo condusse a Urbino, a Napoli, a Spoleto e
in altre città.
Laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, cardinali e
pontefici si giovarono dell'opera di Carlo, che aveva avuto da Dio doni
straordinari, tra i quali, in particolare, quelli del consiglio e della
scienza infusa (riconosciuto, questo prorsus mirabile dal breve stesso
della beatificazione). Ad Alessandro VII, che lo interrogava su Girolama
Spada, giustiziata come eretica a Campo de' Fiori il 5 luglio 1659,
Carlo rispose che non si era mai recato a casa della donna, sapendo che
in lei non v'era nulla di buono. Clemente IX lo inviò a Montefalco per
esaminarvi lo spirito di una monaca, falsamente ritenuta santa. Carlo
predisse il supremo pontificato ai cardinali Fabio Chigi (Alessandro
VII), Giulio Rospigliosi (Clemente IX), Emilio Altieri (Clemente X) e
Gianfrancesco Albani (Clemente XI).
Dopo la morte, avvenuta il 6
gennaio 1670 a San Francesco a Ripa, comparve sul petto di Carlo un
singolare stigma, che fu riconosciuto di origine soprannaturale da
un'apposita commissione medica e fu addotto come uno dei due miracoli
richiesti per la beatificazione. I processi canonici, iniziati poco dopo
la morte, subirono notevoli ritardi dovuti a contingenze storiche.
Clemente XIV dichiarò l'eroicità delle virtù il 14 giugno 1772; Leone
XIII, con breve del 1° ottobre 1881, lo beatificò il 22 gennaio 1882, e
Giovanni XXIII lo canonizzò il 12 aprile 1959. La sua festa si celebra
il 6 gennaio. Benché a scuola avesse imparato a leggere e a scrivere
malamente, Carlo fu autore straordinariamente fecondo.
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