lunedì 5 agosto 2013

(Lc 9,28-36) Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.

VANGELO DEL 6 AGOSTO ( Trasfigurazione del Signore )
(Lc 9,28-36) Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
 Dal Vangelo secondo Luca
6 Agosto: Trasfigurazione del Signore
Testo del Vangelo (Mt 17,1-9): In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.

Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Spirito Santo, scendi su di me, inondami della tua sapienza, fammi conoscere il modo giusto di vedere il volto di Gesù, anche nei miei fratelli e di far si che in me possa riflettersi la luce dell'amore che trasfigura il suo volto.

Gesù fa una proposta, che non è per tutti e sceglie i tre discepoli a lui più vicini, ma molto probabilmente neanche loro capiscono del tutto. Pensavano infatti di seguire il Maestro sul monte Tabor solo per pregare, ma quello che si apre ai loro occhi è qualcosa che non si aspettavano. Vi è una grande differenza tra il pregare di Gesù, che trasfigura davanti ai loro occhi e quello assonnato dei discepoli. 
Subito dopo vediamo infatti che loro si sono addormentati, come faranno poi nell'orto degli ulivi.
Mi fa pensare a noi che spesso non riusciamo ad addentrarci nella preghiera, perché ci facciamo assorbire dal mondo terreno, dalle cose che non hanno nessun legame con la nostra fede e che tanto meno ci possono tornare utili nel nostro rapporto con Dio.Anche noi così come i discepoli, siamo lì a due passi da Lui, ma non ce ne rendiamo conto, ci facciamo sfuggire l'occasione per entrare in contatto con il regno di Dio, come se fosse una realtà impossibile e talmente lontana, che possiamo solo continuare a sognarla.
Apparve ai loro occhi riflesso di luce e parlava con Mosè ed Elia. Era una visione meravigliosa che li fece destare, anche se cadevano dal sonno. Ad un tratto furono avvolti da una nube ed udirono una voce: - ecco il mio Figlio,
 l’ eletto: ascoltatelo - La voce di Dio confermava quello che disse al battesimo nel Giordano, riporre la propria fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, non è un optional, ma è un preciso comando di Dio stesso, e non riconoscerlo come tale vuol dire DISOBBEDIRE A DIO. 
I discepoli erano colpiti da questa manifestazione di Gesù e vedere Elia e Mosè li aveva riempiti di una nuova consapevolezza, che ancora non comprendevano fino in fondo, ma che apriva il loro cuore alla speranza. Dio aveva detto ascoltatelo, e avevano visto i patriarchi defunti nella gloria con Gesù, avevano ancora tanta confusione in testa e stettero tre giorni prima di capire bene il senso di quello che era successo, conservando tutte quelle cose in silenzio nel loro cuore.
Eppure quel maestro che abbiamo davanti ci affascina, ci stimola, ma non riusciamo a lasciarci andare a Lui completamente, non vogliamo ascoltare nè vivere con Gesù, quello che sarà il passaggio necessario sulla terra della sua croce e morte, perché ci rifiutiamo di concepire la croce come una cosa bella e necessaria.
Eppure questo è quello che ci salva, perché dopo la morte di Cristo c'è la resurrezione, e come può il Signore farci comprendere che non finisce tutto qui, che ci riporterà a casa alla fine della nostra vita se non accettiamo come nostra la vita di Gesù.
Cerchiamo di vedere il volto meraviglioso di Gesù, il volto trasfigurante della fede, che non ci fa fermare alla passione e morte, ma che ci porta direttamente alla resurrezione  perché  tutto è necessario all'acquisizione della vera conoscenza.
Cerchiamo di essere vicini a Gesù, in tutto e per tutto, a metterlo al centro della nostra vita e a far ruotare tutto intorno a Lui.
Rispetto a questo brano io posso aggiungere che quando il Signore concede una sua grazia, anche noi rimaniamo esterefatti e stupiti, anche se non è la trasfigurazione, comunque è sempre un qualcosa che ci lascia senza parole e senza spiegazione.
Anche se al momento non capiamo a fondo, non realizziamo subito il senso dell' accaduto, viene automatico restare tre giorni senza dire nulla e poi pian piano, per grazia di Dio, si riesce a mettere a fuoco quello che è successo, questo succede se restiamo in sintonia con Dio, se non ci rituffiamo nel mondo dimenticando tutto. 

domenica 4 agosto 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Non vi ponete mai a letto, senza aver prima esaminato la vostra coscienza del come avete passata la giornata, e non prima d’aver indirizzato tutti i vostri pensieri a Dio, seguíta dall’offerta e consacrazione della vostra persona e di tutti i cristiani. Inoltre offrite a gloria di sua divina maestà il riposo che state per prendere e non dimenticate mai l’angelo custode che è sempre con voi." (Epist. II, p. 277).

(Mt 14,13-21) Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

VANGELO 
(Mt 14,13-21) Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito , Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore mio di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.
Saputo della morte di Giovanni, Gesù salì sulla barca e cercò un luogo dove restare solo, probabilmente con il suo dolore, perché abbiamo visto come Gesù umanamente soffre nel perdere i suoi amici, come abbiamo visto alla morte di Lazzaro: (Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: (34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35Gesù scoppiò in pianto.)
Ma la folla non gli permise di stare solo, e nonostante il dolore, provo compassione per loro e si dedicò a loro. Questa immagine di Gesù che non pensa mai a quanto è ferito, a quanto sta male, ma sempre all’uomo suo fratello, è una delle immagini più confortanti del Vangelo, perché lui c’è sempre, anche quando soffre ci ama, e questo mi porta a pensare che seguirlo significa amare anche sopra al nostro dolore, alla nostra sofferenza, perché l’amore che Gesù ci dona e ci insegna, è un amore altruista, e non egoistico, è un amore che vuole comprendere e non essere compreso. Quando venne la sera i discepoli si preoccuparono per tutta quella gente, che avrebbe dovuto attraversare una zona desertica e di notte per procurarsi da mangiare, e suggerirono a Gesù di rimandarli indietro, perché non avrebbero potuto sfamarli con quello che avevano. Questi poveri discepoli ignari di chi era Gesù veramente, non avevano ancora capito, pur vedendo i miracoli che compiva, non riescono a separare il terreno dallo spirituale, ma questo non ci deve meravigliare, perché anche noi oggi, dopo 2000 anni di miracoli, ancora non riusciamo a credere. Così come allora, anche oggi molti discepoli credono di dover contare sulle loro forze, molti pensano di essere soli in questo mondo così difficile, ma il Gesto che Gesù ha fatto, anticipando l’Eucarestia, è molto chiaro, e parla più di tante belle parole. E’ condividendo quell’amore che saremo in comunione con Gesù Cristo, che non dovremo aver paura né della notte, né del deserto, condividendo vinceremo la fame del mondo, condividendo la parola di Dio, vinceremo anche la paura di chi ancora non conosce Gesù.

VOCE DI SAN PIO :

-"Vi è qualche differenza fra la virtú dell’umiltà e dell’abbiezione, perché l’umiltà è la ricognizione della propria abbiezione; ora il grado sublime dell’umiltà è il non solamente riconoscere la propria abbiezione, ma amarla; questo dunque è ciò a che vi ho esortato." (Epist. III, p. 566).

sabato 3 agosto 2013

(Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?

VANGELO
 (Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore


(Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?
(Lc 12,13-21) Quello che hai preparato, di chi sarà?


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, amore di Dio per noi, vieni e aiutami a vivere con te questa pagina di Vangelo, vieni a farmi capire cosa conta per la vita eterna che mi aspetta tra le braccia del Signore, vieni ad aiutarmi perché le cose della terra non offuschino i miei pensieri.

Non serve accumulare tesori sulla terra per mettersi al sicuro, perché nessuno sa quando finirà la nostra vita, anzi, a volte quest’attaccamento al denaro crea non pochi conflitti nelle famiglie. Il Signore ci da tutto quello che ci serve se affidiamo a Lui la nostra vita, ma quello che conta è che ci dà la possibilità di salvare la nostra vita e la nostra anima, ma non accumulando beni sulla terra, ma operando per accumulare tesori in cielo. Seguire il vangelo, comportaci da Cristiani fedeli contro tutte le avversità, prendere ad imitazione Maria e i Santi, cercare di seguire le orme di Cristo e di vedere il mondo attraverso i suoi occhi.
E’ più facile di quello che può sembrare, in fondo non c’è chiesto niente di eclatante almeno all’inizio del cammino di fede. Pregare, onorare il Signore almeno un giorno a settimana, confessare ad un sacerdote le nostre mancanze, così come faremmo davanti a Gesù e fare la comunione. Se non riusciamo davanti ad un sacerdote che è molto simile a noi, a confessare le nostre colpe, come possiamo pensare di presentarci davanti a Gesù, che è luce infinita.. Dobbiamo essere umili, questa è forse la cosa più importante, tanto umili da riconoscere che senza Dio la nostra vita è un ingorgo in mezzo al traffico, e che per quanto facciamo, non riusciamo a stare bene. Sono i tesori che accumuliamo ad essere privi di contenuto, di armonia. Cerchiamo l’ amore e non riusciamo più a riconoscerlo perché lo cerchiamo a livelli molto più bassi di quelli che Dio amore ci propone, e ci affanniamo dietro al sesso, alla perversione, alla libertà sessuale. Cerchiamo di dare tutto ai figli, e non riusciamo a dargli il nostro tempo, non riusciamo a conoscerli ne a renderli felici.
Domani è domenica… prova anche tu che sei ancora lontano fratello o sorella, ad entrare in chiesa….
Non ti guardare intorno, ma va dritta /o verso il tabernacolo, inginocchiati e parla con Gesù, digli che sei lì per conoscerlo, ma non sai da dove cominciare, e che comincerai proprio da qui, dall’ammettere che senza il Suo aiuto, non  sai come fare.
Domani ascolta la sua parola durante la messa, vedrai che ti risponderà, resta con il cuore attento e prova a rimanere almeno un quarto d’ora al giorno sola con lui nel tuo cuore.
La prossima domenica tornerai a trovare non più uno sconosciuto, ma un tuo amico.
Vedrai che vivere nel mondo ti riuscirà più facile, non dovrai scendere a compromessi, non cercherai il successo agli occhi degli uomini, perché saprai che la tua ricchezza più grande l’hai nel cuore.
Sei figlio di Dio, amato dal Padre più d’ogni altra cosa al mondo ,e tutto quello che conta te lo darà Lui, chiedi e ti sarà dato! Chiedi la fede e ti darà la vita eterna.Dio non ti chiede di diventare da solo un' anima fervente d' amore, ma di affidarti all'amore per imparare ad amare la tua vita eterna più della passeggera vita terrena.Io non amo chiamare Dio gli idoli che ci creiamo, perchè non sono come Dio,ma proprio l'opposto.Voglio ricordare le parole del Papa: Nella mentalità dominante si oppone di solito alla fede l’ateismo, soprattutto l’agnosticismo. Invece la “Lume fidei”, in base al dato biblico, oppone alla fede l’“idolatria”. Di fatto l’ateismo non esiste, la soluzione agnostica non regge. Nessun uomo può vivere anche un solo istante, senza affermare qualcosa o qualcuno o se stesso come il tutto. E’ ciò che la Sacra Scrittura chiama “idolo”: la fede ci libera Vorrei che ci fermassimo un attimo solo a pensare se a questi idoli possiamo parlare; se a questi idoli sta a cuore la nostra felicità; se ascoltano le nostre suppliche, se possiamo fidarci di quello che sembrano promettere,visto che per noi solo Gesù ha saputo versare  sangue. 

venerdì 2 agosto 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Domandiamo anche noi al nostro caro Gesú l’umiltà, la fiducia e la fede della nostra cara santa Chiara; come lei preghiamo Gesú fervorosamente, abbandonandoci a lui, distaccandoci da questo menzognero apparato del mondo ove tutto è follia e vanità, tutto passa, solo Dio resta all’anima, se avrà saputo bene amarlo." (Epist. III, p. 1092).

(Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.

VANGELO DI SABATO 3 AGOSTO
 (Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Oggi Spirito Di Dio, sento di non meritarti, perché non ho la pace nel cuore, ma so che mai sarò abbastanza degna di riceverti, e che Tu sei impastato della misericordia di Dio. Assistimi dunque e non contristarti, ma libera il mio cuore dall’amarezza come solo tu sai fare.

Spesso penso a certi personaggi che passano quasi inosservati tra le pagine del vangelo. Pilato, che fa una piccola comparsa e non ha il coraggio di imporre quello che sente in cuor suo, per obbedire alla sete di potere ed Erode, cui il potere e il vizio e la lussuria, hanno ormai imprigionato il cuore e la mente.
Schiavi, ecco come io li vedo, schiavi del peccato, tanto da non volersene liberare, pur sapendo che è sbagliato. La maggior parte delle persone, vive sapendo di dover scegliere alla fine, indugia, non trova argomenti convincenti per decidersi, e spesso solo davanti ad un dolore o ad un periodo nero, comincia a sentire il bisogno di raccomandarsi a Dio. C’è sempre un motivo scatenante che ci spinge all’ una o all’ altra decision.
Non è facile decidere di scegliere di stare dalla parte di Gesù se non lo capiamo, se non lo conosciamo, se c’è sconosciuta la sua gran forza interiore, se lo sentiamo un estraneo se lo vediamo un perdente? Uno che mette delle regole per rovinarci il divertimento? E allora sarà difficile che scegliamo di stare dalla sua parte. Eppure anche non scegliendo per lui, Erode è attirato da questo Giovanni Battista, strano uomo, profeta, non riesce a decidere di ucciderlo, ma non vuole lasciarlo libero. Un po’  come noi quando vogliamo soffocare quella voce che ci afferma che stiamo sbagliando, che la nostra vita non va nel verso giusto, ma poi basta che qualcuno ci dia lo stimolo necessario ed ecco che la decisione arriva. Molti sono quelli che come Erodiade ci spingono verso la scelta sbagliata, e la loro voce è forte, ma quella voce nel cuore che ci dice CONVERTITI, ASCOLTA LA VOCE DEL SIGNORE, rimarrà sempre, come la santità di Giovanni perché chi perde la vita per Gesù, non la perderà mai, ma avrà la vita eterna.

giovedì 1 agosto 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"
Vi dico, inoltre, di amare la vostra abbiezione; ed amare la propria abbiezione consiste in questo, o figliuole, se voi siete umili, tranquille, dolci, confidenti nel tempo dell’oscurità e dell’impotenza, se voi, dico, non v’inquietate, non v’angustiate, se non vi turbate per tutto questo, ma di buon cuore, non dico già allegramente, ma dico francamente e costantemente abbracciate queste croci e state in queste tenebre, cosí facendo amerete la vostra abbiezione, perché che cosa è l’essere abbietto se non l’essere oscuro e impotente?" (Epist. III, p. 566).

IO e un po' di briciole di Vangelo: (Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname...

VANGELO
 (Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname?
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie O Spirito Santo di essere sempre così presente nella mia vita, di vivere costantemente nel mio cuore e accorrere al mio richiamo. Sei luce che spacca le tenebre, in ogni occasione, sei voce che grida nel deserto, la voce del Signore mio, sei l’ impronta che Dio pone davanti a me perché ci metta il mio piede. Nulla ti è oscuro e nulla tu mi neghi. Ti adoro mio Signore che nella SS. Trinità, ci riempi della tua misericordia.

Seguire Gesù. Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti, come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi, non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede tra chi vive nella stessa comunità Cristiana, ci saranno incomprensioni. Pensate che Gesù, che non aveva colpe, non aveva mai dato scandalo con i suoi comportamenti, non aveva mai fatto del male a nessuno, lo hanno oltraggiato, fustigato, sbeffeggiato ed ucciso. Noi spesso ci lamentiamo dei nostri problemi, dei disagi e delle incomprensioni ; speriamo di essere trattati meno duramente amici miei, noi che siamo anche peccatori….  Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri. Una frase in questa pagina di Vangelo, mi porta a invitarvi, e a rinnovare a me stessa l’ invito a credere e a fare veramente posto alla parola di Dio nel nostro cuore:- E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. -Lasciamo che Gesù entri con tutto il suo ESSERE nel nostro cuore, facciamogli tutto il posto che riusciamo a fargli con la nostra disponibilità a fidarci di lui ed affidarci a Lui, non cerchiamo di voler fare, capire, agitarci come Marta, ma restiamo in ascolto di quello che lui ci indicherà con la sua parola…facciamogli posto nel cuore e nella mente e allora si che vedremo grandi prodigi, senza dover andare troppo lontano a cercare, ma ripartendo da dentro il nostro cuore. Potremo allora dire anche noi, ti cercavo fuori e ti ho trovato dentro di me, come ha detto Sant’Agostino (tardi t'amai)  http://www.reginamundi.info/preghiere-mp3/tarditamai.asp 
Questa pagina del Vangelo ci viene raccontata  anche da Marco, che come Matteo, mette in risalto quanto proprio le persone per cui Gesù era venuto, per coloro che presiedevano il culto nel tempio,sia così difficile accettare di aprire il cuore e la mente al Cristo.
Era entrato lì appena dodicenne  e i dottori  del tempio si erano meravigliati di tanta sapienza.
Ora però Gesù non si limitava a dire loro quello che era giusto secondo il volere di Dio, non si fermava alla teoria, ma era passato alla pratica, e li spingeva alla pratica nel nome di Dio. La legge di Dio non è solo una legge scritta da imparare a memoria e decantare, ma è adesione alla parola e alla persona che è la parola stessa.
"In principio era il verbo,il verbo era presso Dio,il verbo era Dio" Gv 1,1
Ma quando uno non vuole aprire il suo cuore,non permette che il Signore apra la sua mente; tutti coloro che si oppongono a Dio, che gli parlano sopra, non ascoltano la sua voce e si fermano ai loro pre-giudizi.
Proprio così fecero i cosiddetti sapienti, che videro in Gesù, solo il figlio del falegname e non riuscirono ad andare oltre.
Oggi mi chiedo e vi invito a porvi la stessa domanda: che cosa è cambiato in me da quando Gesù è entrato nella mia vita? Quanto riesco a lavorare su me stessa per far si che la sua parola sia aderente con la mia vita? Comprendo che le parole di Gesù mi riguardano personalmente?

mercoledì 31 luglio 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Il Signore ci fa conoscere chi siamo un poco per volta. In verità mi sembra inconcepibile come uno, che ha intelligenza e coscienza, possa insuperbirsi." (GB, 57).

(Mt 13,47-53) Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

VANGELO
 (Mt 13,47-53) Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Santo Spirito a leggere e comprendere quello che tu vuoi far giungere in queste righe.Io mi affido a Te, unico mezzo per avere un vero discernimento della parola del Signore. Amen.
Gesù continua a spiegarci che cosa fare, come leggere la sua parola, come attualizzarla nella nostra vita.E’ normale che nella nostra vita ci siano momenti in cui la scelta tra il bene ed il male non sia semplice, questo non ci deve scoraggiare a scegliere sempre la via più facile, ma, anzi, ci deve far comprendere ancor più quanto può essere appagante una vita all’insegna della parola di Dio. 
Sapere che stai facendo la cosa giusta non è, come dicono coloro che scelgono consapevolmente di sbagliare, assolutamente frustrante. La coscienza umana non è un'opzione, ma la consapevolezza delle nostre azioni, e se o non relazionata al cervello, non si può negare che l'istruzione e le cose che sono in grado di influenzarla.
Questo non significa che non siamo in grado di riconoscere il bene dal male, ma alcune cose possono influenzare le nostre decisioni. La bellezza di vivere in piena coscienza è proprio quello di sapere ciò che è giusto ed essere in grado di vivere secondo le decisioni specifiche
Scegliere di vivere secondo la parola di Dio, non soltanto è enormemente gratificante, ma dà un senso di leggerezza che si può tranquillamente definire serenità.Io non sono un medico, né ne so molto di queste cose scientifiche, cerco solo di spiegare con parole semplici quello che provo.Non è sempre facile, ma e sempre premiante e non genera confusione, perché si ha la netta sensazione che tutto quello che si vive, si vive in armonia con il resto del creato, e poco importa se una gran parte del mondo va nell’altro senso, perché si sa che si sta andando nel senso giusto.

martedì 30 luglio 2013

PER SEGUIRE LA BELLEZZA (San Giovanni della Croce)



Per seguire la bellezza

Per tutta quanta la Bellezza
io giammai mi smarrirò,
ma soltanto per un non so che
che si ottiene per fortuna.

Gusto di un bene limitato
potrà al massimo portare
a stanchezza l'appetito
e il palato rovinare;
e così, per nessuna dolcezza
io giammai mi smarrirò,
ma soltanto per un non so che
che si ottiene per fortuna.

Ogni cuore generoso
non tende ad arrivare
dov'è facile passare,
ma nel luogo più rischioso;
nessuna cosa lo affatica,
tanto vola la sua fede,
che gli piace un non so che
che si ottiene per fortuna.

Chi patisce per amore,
dal divino accarezzato,
tanto il gusto suo rinnova
che respinge ogni sapore;
chi dall'arsura è infastidito
rifiuta il cibo che vede
e lo attira un non so che
che si ottiene per fortuna.

Certo è che la volontà
dal divino accarezzata,
non può essere che appagata
se non dalla Divinità;
ma poiché solo la fede
svela simile bellezza,
la senti in un non so che
che si ottiene per fortuna.

E per quell'innamorato
ditemi se sentite dolore,
poiché non trova mai sapore
in tutto quanto il creato;
non ha volto o forma alcuna,
né appoggio né sostegno,
ma si gode un non so che
che si ottiene per fortuna.

Non pensare che l'anima,
che è di una grande ricchezza,
provi gioie ed allegria
nel mondano godimento;
al di là d'ogni bellezza
che è o sia stata o che sarà,
già pregusta un non so che
che si ottiene per fortuna.

Più impegna ogni sua ansia
chi si vuole migliorare
poiché vuole guadagnare
non già quanto ha guadagnato;
sì, per una grande altezza,
sempre più mi abbasserò
soprattutto a un non so che
che si ottiene per fortuna.

Non per quanto con i sensi
quaggiù si può afferrare
o per quanto si può capire,
sebbene sia molto in alto,
né per grazia o per incanto
io giammai mi perderò
se non per un non so che
che si ottiene per fortuna.

S. Giovanni della Croce, Glossa volta al Divino, 1-3; 5-9, pp. 133-137.





VOCE DI SAN PIO :

-"I cuori forti e generosi non si dolgono che per grandi motivi, ed ancora tali motivi non li fanno troppo penetrare nel loro intimo." (MC, 57).

VOCE DI SAN PIO :

-" Il Signore per allettarci, ci fa tante grazie e noi crediamo di toccare il cielo con un dito. Non sappiamo, invece, che per crescere abbiamo bisogno di pan duro: le croci, le umiliazioni, le prove, le contraddizioni." (FSP, 86)

(Mt 13,44-46) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

VANGELO
 (Mt 13,44-46) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e aiutami a capire e ad esprimere il senso della parola che tu hai ispirato a chi ha scritto per noi queste pagine stupende, decalogo di vita per entrare nel regno dei cieli.

Una volta che abbiamo incontrato Gesù, la nostra vita cambia, e facciamo quello che Lui stesso ci ha chiesto, lo seguiamo, trascinati dall’ amore che ci attrae come se fosse una calamita, perché mai ci capiterà più nella vita di incontrare un amore così. Ecco perché vale la pena di mollare tutto e di seguirlo. Mi fa sognare l’idea di conquistare un pezzettino di terra nel regno dei cieli, anche se solo di un angolino di paradiso. Non sarà facile comprendere bene quali sono i veri valori della vita, il senso dell’amore di Dio, perché non ci mette davanti un Dio vincente sulla terra, ma quando riusciamo a seguire la sua parola, riusciamo a vedere la sua bellezza, allora sì che sapremo di avere a disposizione il tesoro più grande ed il resto non avrà più senso.

lunedì 29 luglio 2013

(Mt 13,36-43) Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

VANGELO
(Mt 13,36-43) Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.  Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore

(Mt 13,36-43) Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
(Mt 13,36-43) Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e illuminaci, a me che scrivo, a te che leggi, a noi che ti ascoltiamo. Fa che tutto sia comprensibile ai nostri orecchi, perché tu stesso hai detto, chi ha orecchie per intendere intenda, donaci Tu la sapienza per intendere.
A  volte leggiamo la stessa parola, ma sembra narrarci cose differenti. Penso a qualche giorno fa , alla parabola del grano e della zizzania,e alla riflessione che mi aveva suggerito. Oggi davanti a questa parola,vedo come il racconto è così reale nella vita di ogni giorno.Vivere da cristiani tra gli uomini che vivono come se Dio non ci fosse,come se al mondo contassero soltanto i beni effimeri delle gioie terrene.Penso da mamma, alle mamme che vorrebbero educare i loro figlioli a vivere oggi in maniera equilibrata, e per evitare che soffrano cercano di consigliarli a come reagire.Questa è la nuova chiave di lettura della vita: reagire e non agire perchè certi meccanismi non si innestino.Il mondo è crudele; lo si comincia presto ad imparare, ma il mondo siamo noi.Se viviamo sempre come in un campo di battaglia, ci scambieremo colpo su colpo e sempre in una guerra c' è chi soccombe.Le famiglie oggi sono lo specchio di questa società moderna; famiglie allargate, non più patriarcali, ma disunite dagli interessi e dalla voglia di prevalere gli uni sugli altri.Viviamo preoccupandoci più del giudizio del mondo che di quello del Signore ed è chiaro che gli uomini non hanno la stessa prospettiva di giudizio di Dio. Dopo averci detto di non estirpare la zizzania, oggi il Signore ci parla di quello che sarà il giorno del giudizio. Ogni giorno è il giorno del giudizio, non dobbiamo pensare solo al giudizio finale, ma a come Dio ci guarda ogni istante, a come Gesù è in attesa della nostra voglia di riprenderci tra le mani la nostra vita e di reindirizzarla verso una società più equa, più giusta e vivibile.  
Il viaggio del Papa in Brasile, le sue parole ai giovani, ll suo invito a reagire a questa tendenza del mondo, non è solo da ascoltare, ma da vivere e allora si che il reagire diventerà agire nel nome di Dio. 
Dobbiamo avere  fiducia in Dio, la stessa fiducia che Lui ha in noi perché Lui solo sa quello che è giusto e ci ripagherà delle ingiustizie che subiamo e delle tribolazioni ma noi dobbiamo essere sempre fedeli alla sua parola e resistere alle tentazioni di quel mondo pieno di lustrini che ci abbaglia come specchietto per le allodole, per non rimanere invischiati nel putridume che sembra invece la felicità del consumismo con cui satana ci tenta,come tentò anche Gesù. 

domenica 28 luglio 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Fa che non turbi l’anima tua il triste spettacolo della ingiustizia umana; anche questa, nella economia delle cose, ha il suo valore." (MC, 13)

(Gv 11,19-27) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio

VANGELO
 (Gv 11,19-27) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Parola del Signore.


(Gv 11,19-27) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
(Gv 11,19-27) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di essere sempre presente nel mio cuore, di aiutarmi a comprendere e a capire la parola del Signore che tu dettasti ai suoi apostoli che pure lo conobbero, ma che senza di te non lo avrebbero compreso fino in fondo. Questo ti chiedo, di insegnarmi a conoscerlo, perché io sappia sempre come fare per seguire i suoi insegnamenti.

Marta e Maria, sempre così diverse nell’ affrontare l’incontro con Gesù, diverse anche davanti agli avvenimenti della vita.Lazzaro era morto, avevano avuto tanta fiducia in Gesù, l’ avevano mandato a chiamare… ma ormai era troppo tardi. Gesù sembra non aver risposto al loro richiamo, ma nonostante questo Marta, che pur essendogli stata vicina non aveva capito ancora il messaggio Messianico, non si ferma davanti alla morte del fratello, e correndo da Gesù, gli dice piena di fede, che sa che Dio accoglierà le sue preghiere, e ridarà la vita a suo fratello. Maria era rimasta in casa, a piangere; il dolore a volte fa perdere la speranza, ma questo non ferma l’azione di Cristo, che resusciterà Lazzaro davanti agli occhi di Marta e di Maria e dei giudei che erano accorsi a consolare le due sorelle. La resurrezione di Lazzaro, è un fatto, ma in queste poche righe c’è un altro “ fatto ” che è messo in risalto: Gesù ci chiede se crediamo veramente in Lui, che è il Cristo, il figlio di Dio, che in Lui vive Dio e se questo è quello che noi crediamo, non dobbiamo avere paura della morte, perché in Lui e con Lui risorgeremo. 

sabato 27 luglio 2013

PREGARE è....

Sr. Laura Cenci ap
Pregare è...


1. Pregare è… RACCONTARSI
“Raccontarsi” significa entrare dentro se stessi, nel proprio mondo
interiore, cioè in quel luogo dove noi custodiamo i nostri desideri e le
nostre speranze più grandi e più belle e che forse, per vergogna, non
riusciamo a dire; luogo dove trovano posto anche le paure più nascoste,
gli eventi vissuti che ci fanno più male o che ci spaventano di più e che
per non sentire il dolore nascondiamo, perché ci percepiremo come dei
“deboli” agli occhi del mondo. La casa del nostro mondo interiore
preferiamo allora sigillarla con cura, con porte e finestre blindate,
perché... aprirla per raccontarla a qualcuno ci costerebbe troppo!
Nella preghiera invece è necessario “raccontarsi”, aprire le porte del
cuore e mostrarsi così come si è al Signore, senza maschere di copertura
che ci danno l’aria da “bravi ragazzi”, partendo da ciò che siamo nella
libertà, perché solo in questo modo la paura o il grido che è in noi può
trasformarsi in liberazione e i desideri possono tradursi in scelte che
spalancano le porte ad una vita davvero felice.
Il nostro “raccontarci” vuole essere un vero e proprio atto di coraggio
che si gioca nell’intimo del nostro cuore. Per ciascuno Gesù fa questa
proposta, che troviamo nel libro dell’Apocalisse (3,20):
“Ecco, sto alla porte della casa della tua interiorità,
 alle porte del tuo cuore e busso, se ascolti la mia voce
e mi apri la porta io verrò da te, cenerò con te e tu con me”.
Sono parole dal significato densissimo, attraverso le quali Gesù ci dice
che una volta aperte le porte del cuore, lui starà con noi. In lui ci sarà
il massimo della relazione, della condivisione (cenerò con te…), della
fraternità che non giudica, ma che sa amare e accogliere con verità.
Accettiamo, dunque, questa sfida e, oggi, in qualsiasi situazione ci
troviamo, apriamogli le porte e con fiducia raccontiamo noi stessi a Dio.

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2. Pregare è… ASCOLTARE
Il raccontarsi porta ad un secondo livello della preghiera quello
dell’ascoltare il nostro interlocutore. Questo è il momento in cui Dio
vuole dirci qualcosa di importante, qualcosa che può rigenerare,
trasformare. Questo avviene non in un modo anonimo, con una parola
fredda o con una formula preconfezionata, Dio viene a noi
chiamandoci per nome.
Il nostro nome ci dice chi siamo, porta impresso il sigillo della nostra
identità, è l’orma che lasciamo in questa storia di oggi. La prima cosa
che siamo chiamati ad ascoltare nella preghiera è il nostro nome
pronunciato da Dio. Proviamo, oggi, a sentire la Sua voce e il modo in
cui ci chiama. Se non impariamo a fare questo come potremo ascoltare
le sue parole che ci raggiungono attraverso le Scritture, attraverso i fatti
di ogni giorno, attraverso il volto dei nostri fratelli?
Ascoltiamo il momento in cui Dio chiama per nome Mosè e gli rivela la
sua volontà:
Dal libro dell’Esodo (3,1-8a.10-12)
Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero,
sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto
e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli
apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli
guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto
non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a
vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non
brucia?". Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e
Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè !». Rispose:
«Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai
piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». E
disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio
di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso,
perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse:
«Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito
il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le
sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano
dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese
bello e spazioso. Ora và! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire 3
dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio:
«Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire
dall’Egitto gli Israeliti?». Rispose: «Io sarò con te».
vv. 1-4 Dio si rivela a Mosè nella sua quotidianità, in una giornata
normalissima di lavoro e fa leva sulla sua curiosità: “voglio vedere
questo grande spettacolo del roveto ardente”. In questo contesto Dio lo
chiama per nome, con il suo vero nome! Non con il significato abituale,
ma con quello originario. Mosè è “il salvato dalle acque” (questo
significa il suo nome nel linguaggio ebraico); Mosè è il principe
d’Egitto, il giovane addestrato all’arte della guerra, il giovane con
l’incarico di sovrintendere i lavori nella costruzione della città del
faraone… Il suo nome, pronunciato da Dio, non è più quello del pastore
o del fuggiasco che si rifugia nel deserto per aver ucciso un egiziano (cfr.
Esodo 2,11-15).
Dio riporta Mosè alla sua identità originaria.
vv. 5-6 Prima di parlargli, Dio gli chiede di togliersi i sandali. Mosè
dovrà stare a piedi nudi di fronte a lui. I suoi piedi dovranno appoggiarsi
sulla via che Dio gli indicherà. I suoi piedi nudi dovranno “aderire”
al tipo di cammino che il Signore gli proporrà.
Anche noi siamo chiamati ad appoggiare la nostra “nuda volontà” alla
sua. Qui ci vuole un vero e proprio atto di fede verso Dio. Se lui è il
bene, è l’amore, è la gioia… quello che ci proporrà sarà senz’altro la
strada della vera felicità. Siamo però liberi di scegliere se ascoltarlo o
no. Libero è l’essere che accoglie-riceve se stesso e allo stesso tempo,
che offre se stesso.
In Mosè c’è il sì alla proposta di Dio e così… lui, il salvato dalle
acque, salverà il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Un’impresa
difficilissima, rischiosissima, ma lungo questa via non ci saranno solo le
orme dei piedi nudi di Mosè, ma anche quelli di Dio, perché Dio non
lascerà solo il suo servo e gli promette: “io sarò con te”.
…E si sa che Dio mantiene le sue promesse!
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3. Pregare è… RISCHIARE
Qualsiasi incontro porta con sé sempre una buona dose di rischio (fidarsi
o non fidarsi dell’altro?); l’incontro con l’altro per essere vero ci spinge
ad abbassare tutte le difese, tutte quelle protezioni che ci fanno stare
apparentemente tranquilli, perché si ha la sensazione, nel momento in
cui ci si espone, di perdere qualcosa. Questo succede anche quando un
ragazzo e una ragazza si “dichiarano il loro amore”... non si sa mai come
l’altro o l’altra reagirà, ma bisogna rischiare perché è in gioco la nostra
felicità.
Anche nell’incontro personale con il Signore, è necessario correre
il rischio di fidarsi, di seguirlo nel suo cammino, anche se non
sappiamo dove si dirige. Egli apre infatti una strada nuova per noi: il
cammino della libertà, della giustizia, dell’amore e della vita, il
cammino di Dio.
Dal vangelo secondo Marco (10,17-22)
Mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse
incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò:
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita
eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno
è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa
testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli
allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin
dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli
disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e
dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto,
poiché aveva molti beni.
vv. 17.22 “Cosa devo fare per avere la vita eterna”, cosa devo fare per
vivere in pienezza la mia vita, per essere davvero felice? È la domanda
del tale che si avvicina a Gesù. Gesù gli dice che il segreto della sua
felicità è racchiuso in ciò che lui ha già, cioè i suoi beni, le sue
ricchezze. Per noi potrebbero essere i doni, le capacità, le possibilità
concrete che abbiamo. Per Gesù questi beni, questi doni non vanno
difesi, tenuti da parte per paura di perderli, ma ci invita a donarli, a
offrirli a chi ne è povero, a chi ha bisogno di noi... solo per amore.
Questo è rischiare!
Quando preghiamo, il Signore ci chiede di rischiare i doni e le capacità
che abbiamo per i fratelli. La preghiera vera non è mai fine a se stessa o
solo un incontro intimo con Dio, la preghiera ci chiede di sporcarci le
mani per i fratelli, di contemplare l’umanità per amarla e guardarla come
la guarda Dio.
“Fissatolo, l’amo”. L’amore di Gesù previene sempre la nostra risposta.
Il suo amore è gratuito, a prescindere dalla risposta; ci raggiunge al di là
di ciò che possiamo fare o dire.
Sentiamoci, oggi, guardati e amati dal Signore, gratuitamente, così come
siamo, con i doni che abbiamo… Abbassiamo le nostre difese e osiamo
guardarlo negli occhi; togliamoci le corazze che impediscono
l’abbraccio e apriamo le mani per poterlo incontrare nei nostri fratelli. Il
segreto della vera felicità sta nel donarsi, nel dare qualcosa di noi agli
altri.


Esperienza di preghiera personale
Scegli uno dei brani Biblici proposti e leggi il brano più volte.
Sottolinea l’espressione che ti colpisce di più.
- Fermati, in particolare, sul momento in cui avviene l’incontro con il
Signore…
- Pensa che Lui è venuto per te e vuole incontrare proprio te…
- Prova a sentire la sua voce che ti chiama per nome… Cosa provi?
- Scrivigli una lettera per raccontargli cosa stai vivendo adesso…

- Di tutto ciò che ho ascoltato oggi cosa “mi dice” il Signore?
- Cosa dovrei cambiare nella mia vita?
Scrivi qui la tua “lettera” a Dio...

(Lc 11,1-13) Chiedete e vi sarà dato.

VANGELO DI DOMENICA 28  LUGLIO
 (Lc 11,1-13) Chiedete e vi sarà dato.
+ Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:“Padre,sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno;dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,e perdona a noi i nostri peccati,anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,e non abbandonarci alla tentazione”».Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

"Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere...Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora" Dammi o Spirito di Dio la grazia di rivolgermi a te con la tenacia e l' umiltà della preghiera di Abramo, e concedimi di essere fedele a Gesù e alla preghiera che lui stesso ci ha insegnato, per farne il vessillo della mia vita.

Gesù pregava,ed era evidente che la sua preghiera era diversa, perché i suoi discepoli guardandolo, trovavano in Lui, più lo stile di Giovanni il Battista che quello dei sacerdoti del tempio.
C’ era infatti un’ autorità, mista ad amore, che era così evidente, tanto da sembrare diversa da quella dei capi e dei dottori della legge, che insegnavano nel tempio. Chiamare Dio Padre,nessuno lo aveva mai fatto e Gesù non solo lo fa, addirittura ci dice di farlo con Lui, insegnandoci a chiamarlo Padre Nostro. Questo gesto così confidenziale, non ci deve però portare a perdere il rispetto nei confronti di Dio, come si fa con uno con il quale si ha troppa confidenza, ma ci deve dare l’opportunità di arrivare a chiedere a Dio di abbracciarci, di occuparsi di noi, delle nostre necessità del corpo e dell’anima; di assisterci nel nostro cammino e di insegnarci a non commettere più peccati.
Appena più sotto, vediamo che Luca ci fa notare come Gesù vuole che viviamo il nostro rapporto con Dio:
- chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto - Mi piace pensare ad un bambino che si attacca ai calzoni del padre o alla gonna della madre e continua a tirare e chiede, e piange, e fa la lagna, e continua a chiedere con insistenza, perché vuole una cosa… Noi dobbiamo fare la stessa cosa con il Signore, chiedere fino a che la nostra insistenza diventa una preghiera fino a che diventa invadenza, alla quale neanche Lui riesce a resistere.
Allego questo vecchio  link del commento al vangelo di Paolo Curtaz,perché lo trovo molto utile per capire come pregare,in cui capiremo come la preghiera non serve a cambiare Dio,ma serve a cambiare noi....
 http://www.youtube.com/watch?v=PXHZBZ6gnnce dal mio blog,la concordanza al vangelo dal libro della mistica Maria Valtorta.http://bricioledivangelo.blogspot.it/2013/07/dal-vangelo-di-gesu-cristo-secondo-luca_26.htmlA proposito della Valtorta, vorrei dire che è stata una delle letture che io non condividevo, che ho fatto solo a fatica, ma con molta onestà devo dire che oggi  penso tutto il bene possibile di questa pubblicazione, che io definisco lo sguardo di Gesù che ci  illumina anche su quello che vissero dentro di loro, le persone che lui incontrò.