(Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Donami Signore la prudenza e l' umiltà necessarie per poter parlare di Te con giustizia e verità, perché quello che io scrivo possa far comprendere, non confondere.
Ho dato un'occhiata ad altre riflessioni che ho fatto in precedenza su questa pagina, ma questa immagine che ho scelto oggi, mi ha portato via e come al solito, a me non resta altro che seguire questa ispirazione. Gesù torna a Gerusalemme, tra i suoi, che conoscevano la sua storia, le sue origini, e la sua famiglia. Erano quindi convinti di sapere tutto di lui, di conoscerlo a fondo.... di sapere chi era e cosa potevano aspettarsi da lui!!! Ecco che la foto dimostra come non lo conoscevano affatto, perché, come nella foto, erano fermi, immobili sulla porta delle loro credenze. Gesù resterà sempre motivo di scandalo se non ci si immedesimerà con Lui, e mai come in questo periodo, vedo sacerdoti confusi, che cercano di allontanare le pecore dal pastore, creando altro scandalo. Ho più di 60 anni e ho vissuto la crisi della chiesa degli anni 70, che portò molti a dividersi, perché non riuscivano ad accettare le aperture del concilio vaticano 2°. La più famosa è quella dei cosiddetti cattolici tradizionalisti o lefevriani, ma non da meno furono i sedevacantisti che credono che dal Concilio Vaticano II ad oggi non ci siano più stati Papi legittimi e quindi la sede papale sia vacante: da quelli che sostengono che Giovanni XXIII fosse un eretico a quelli che ritengono il Concilio un complotto dei nemici della Chiesa – massoni od ebrei. Non voglio spaccare il capello in 4, né tornare ai motivi che li spinsero ad uscire dalla Chiesa Madre, o a restarne in seno minandone continuamente la credibilità, perché se andiamo a studiare un pò la storia della Chiesa, vediamo che di scismi ce ne sono stati molti, voglio solo dire che 50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora. Io credo che l'unico cambiamento sarebbe l'unità di tutti i credenti, senza che si cerchi di omologare quello che per alcuni deve essere in un modo e per altri in un altro. Mi è capitato di ascoltare un intervento di una pastora protestante battista sull'argomento "salvaguardiamo la terra" , e trovo che il discorso di Papa Francesco molto simile; per questo io penso che se essere cristiano è un valore , questo lo è ancor più, nella dimensione della capacità dei cristiani di svolgere una funzione positiva nei confronti della società e della storia. Non arrendersi significa ascoltare la parola di Dio, farla propria, ognuno a modo suo e non restare immobili aspettando che il mondo cambi, ma iniziare il cambiamento smettendola di dividerci. Il sogno di Dio è anche il nostro, e non è un ideale di fantasia, come alcuni filosofi pensano, ma un ideale della ragione e non posso né voglio arrendermi a pensarla come Hegel che disse: "Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso." No io non posso considerarmi un mezzo per il progresso, ma voglio pensare che il mondo è la mia casa, creata da Dio per la mia felicità, e non per la ricchezza di pochi a scapito di altri. Delinquenti che avvelenano la terra, assassini che uccidono senza pietà nei modi più svariati... questo sicuramente nessuno lo vuole accettare, ed allora usciamo dai preconcetti, sia che siamo battezzati o che non lo siamo, sia che siamo cattolici o no, riconosciamo che il mondo non migliora facendoci le guerre, e specialmente distruggendo ogni valore.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Miquel MASATS i Roca (Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci fa vedere Gesù che va alla sinagoga di Nazareth, il paese dove era cresciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf.Mc 1,22). Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Nella sinagoga si leggono le Scritture e, dopo, una persona competente si incarica di commentarle, segnalandone il senso ed il messaggio che Dio mediante loro vuole trasmettere. Viene attribuita a sant’Agostino la seguente riflessione: «Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura è Dio che ci parla». Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia conosciuto tra i suoi compaesani, per il suo lavoro ci offre una prospettiva insospettabile per la nostra vita ordinaria. Il lavoro professionale di ognuno di noi è un mezzo di incontro con Dio ed è, perciò, una realtà santificabile e santificatrice. Sono parole di san José María Escrivà: «La vostra vocazione umana è parte, e parte importante, della vostra vocazione divina. Questa è la ragione, per la quale, dovete santificarvi, contribuendo contemporaneamente alla santificazione degli altri, dei vostri simili, precisamente al santificare il vostro lavoro ed il vostro ambiente: questa professione o impiego che riempie i vostri giorni che dà fisionomia peculiare alla vostra personalità umana, che è il vostro modo di stare al mondo; questa casa, questa famiglia vostra; e questa nazione in cui siete nati ed amate». Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (...) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.