sabato 7 aprile 2018

(Gv 20,19-31) Otto giorni dopo venne Gesù.



VANGELO DI DOMENICA 8 APRILE 2018
(Gv 20,19-31) Otto giorni dopo venne Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore di soffiare anche su di me il tuo Spirito, per darmi la conoscenza sempre del tuo volere che debbo e voglio fare e per il quale chiedo a te tutto l' aiuto necessario.
Notiamo come nel vedere Gesù i discepoli gioiscono increduli. Cominciamo con il notare che è sera, come ad indicare che il sole è sceso, la speranza sta per lasciare il posto alla notte, al buio.
Le porte erano chiuse per paura dei giudei, e noi sappiamo che la paura spesso impedisce di ragionare, di vedere, di camminare; la paura ci blocca e ci rende inermi. Per paura Pietro lo aveva rinnegato, gli altri erano fuggiti... solo Giovanni era rimasto accanto a Maria in quel dolore.
Eppure Gesù non li rimprovera per questo, gli mostra le ferite per fargli vedere che è proprio lui, quello che è salito sulla croce, e ha vinto la morte.
È normale che qualcuno abbia dei dubbi, Tommaso che non era presente, resta sbigottito, incredulo, ma disponibile a ricredersi.
La nostra umanità ci porta a credere solo a quello che possiamo vedere, anche se con Gesù ormai abbiamo capito che non può bastare. Ha compiuto miracoli davanti ai loro occhi, è entrato in una casa con le porte chiuse, ma è proprio Lui? Nulla lo può dividere da noi, perché il suo amore lo spinge a cercarci sempre e a darci tutto di se, così come fa con gli apostoli, ai quali dona lo Spirito Santo. Chi fa l’esperienza di Gesù nella propria vita, non ha più dubbi, e non serve che lo veda fisicamente o no, anzi proprio perché si fida della sua parola, riesce a sentire la sua azione tramite lo Spirito Santo. Nel dolore spesso ci sentiamo distrutti sia fisicamente sia moralmente, ma quando chiediamo al Signore aiuto, vediamo che siamo subito alleviati dalla cosa più atroce del dolore, la disperazione. È importante stare vicini a chi soffre, per un motivo o per l’altro, perché noi possiamo essere la parola che Gesù vuole dire, la mano di Gesù che sa accarezzare, noi possiamo essere la testimonianza che Gesù non abbandona i suoi figli, perché seguire il Signore vuol dire amare il nostro prossimo come Dio ama noi.
Amore è la parola d’ordine per entrare nella famiglia celeste, e per tornare nella casa del Padre, dove Gesù è andato a preparare un posto.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(La Fuliola, Lleida, Spagna)
Oggi, II Domenica di Pasqua, completiamo l’ottava di questo tempo liturgico; una delle due ottave —insieme a quella di Natale— rimasta nella liturgia rinnovata dal Concilio Vaticano II. Durante otto giorni contempliamo lo stesso mistero che cerchiamo di approfondirlo sotto la luce dello Spirito Santo.
A proposta del Papa Giovanni Paolo II, questa domenica viene chiamata Domenica della Divina Misericordia. Si tratta di qualcosa che va molto più in là di una devozione particolare. Come ha spiegato il Santo Padre nella sua enciclica Dives in misericordia, la Divina Misericordia è la manifestazione stessa dell’amore di Dio in una storia ferita dal peccato. “Misericordia” proviene da due parole: “Miseria” e “Cor”. Dio pone la nostra misera situazione, frutto del peccato, nel suo cuore di Padre, fedele al suo progetto. Gesucristo, morto e risorto, è la suprema manifestazione e attuazione della Divina Misericordia. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16) e lo ha inviato alla morte affinché potessimo essere salvati. «Per riscattare lo schiavo hai sacrificato il tuo Figlio!», abbiamo proclamato nel Preconio pasquale della Vigilia. E, risorto, lo ha costituito fonte di salvezza per tutti coloro che credono in Lui. Mediante la fede e la conversione accogliamo il tesoro della Divina Misericordia.
La Santa Madre Chiesa, che vuole che i suoi figli vivano della vita del Risorto, ordina che —almeno a Pasqua— si riceva la Comunione e che si faccia in Grazia di Dio. La cinquantina pasquale è il tempo opportuno per il compimento del precetto pasquale. È il momento adatto per la confessione e per accogliere il potere di perdonare i peccati che il Signore Risorto ha conferito alla Sua Chiesa, poiché Lui disse solo agli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23). Così andremo alla fonte stessa della Divina Misericordia. Non esitiamo quindi a portare i nostri amici a queste fonti di vita: Eucaristia e Penitenza. Gesù Risorto conta su di noi!

7 commenti:

  1. VERSIONE IN INGLESE DI DOMENICA 8 APRILE 2018
    Liturgic day: Sunday 2nd (A) (B) (C) of Easter
    Gospel text (Jn 20,19-31): On the evening of that day, the first day after the Sabbath, the doors were locked where the disciples were, because of their fear of the Jews, but Jesus came and stood in their midst. He said to them, «Peace be with you»; then He showed them his hands and his side. The disciples kept looking at the Lord and were full of joy. Again Jesus said to them, «Peace be with you. As the Father has sent me, so I send you». After saying this He breathed on them and said to them, «Receive the Holy Spirit; for those whose sins you forgive, they are forgiven; for those whose sins you retain, they are retained».

    Thomas, the Twin, one of the Twelve, was not with them when Jesus came. The other disciples told him, «We have seen the Lord». But he replied, «Until I have seen in his hands the print of the nails, and put my finger in the mark of the nails and my hand in his side, I will not believe».

    Eight days later, the disciples were inside again and Thomas was with them. Despite the locked doors Jesus came and stood in their midst and said, «Peace be with you». Then He said to Thomas, «Put your finger here and see my hands; stretch out your hand and put it into my side. Resist no longer and be a believer». Thomas then said, «You are my Lord and my God». Jesus replied, «You believe because you see me, don't you? Happy are those who have not seen and believe».

    There were many other signs that Jesus gave in the presence of his disciples, but they are not recorded in this book. These are recorded so that you may believe that Jesus is the Christ, the Son of God; believe and you will have life through his Name.


    MY REFLECTION
    PRAYER
    I pray the Lord to blow on me your Spirit to give me more knowledge of your will that must and want to do and for which I ask you all the help you need.
    We note that in seeing Jesus' disciples rejoice in disbelief.
    We begin by noting that it is evening, as if to indicate that the sun was down, the hope is to leave the place at night, in the dark.
    The doors were locked for fear of the Jews, and we know that fear often prevents to reason, to see, to walk; Fear stops us and makes us helpless.
    For fear Peter had denied him, others had fled ... only John was left beside Mary in that pain. Yet Jesus did not rebuke them for this, shows the wounds to show him who is he, what was up on the cross, and conquered death.
    It is normal that someone has doubts, Thomas, who was not present, still stunned, disbelieving, but disponoibile to change his mind.
    Our humanity leads us to believe only what we can see, although with Jesus now we understand that is not enough. He performed miracles before them, entered into a house with the doors closed, but is He? Nothing can divide us, because his love drives him to seek us and always give us all of himself, as he does with the apostles, which gives the Holy Spirit.
    Who has the experience of Jesus in his life, he has no doubts, and do not need to see it physically or not, and precisely because he trusts his word, he can feel his action through the Holy Spirit. In pain often feel destroyed both physically and morally, but when we ask the Lord for help, we see that we are immediately relieved from most excruciating pain, despair.
    It is important to stay close to those who suffer, for one reason or the other, because we can be the word that Jesus wants to say, the hand of Jesus that caress knows, we may be the testimony that Jesus did not abandon his children, because they follow the Lord is to love our neighbor as God loves us.
    Love is the word of order to enter the heavenly family, and to return to the Father's house, where Jesus has gone to prepare a place.

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    1. COMMENT OFF:
      Fr. Joan Ant. MATEO i García
      (La Fuliola, Lleida, Spain)

      Today, 2nd Sunday of Easter, we complete the octave of this liturgical time, one of the two octaves —along with that of Christmas— that have remained out of the renewal made by the Vatican Council II. During eight days we contemplate the same mystery and we try to go deeper into it by the light of the Holy Spirit.
      Pope John Paul II decided to call this Sunday Divine Mercy Sunday. It is something that goes far beyond a particular devotion. In his encyclical Dives in Misericordia, the Holy Father explains that Divine Mercy is the ultimate manifestation of God's love in a history injured by sin. In Latin “Misericordia” (which means “mercy”) comes from two words: “Miseria” (misery) and “cor” (heart). Our own despicable situation due to sin is placed by God in Jesus' loving heart, that is faithful to His Father's designs. Jesus Christ, dead and resurrected, is the supreme manifestation and acting of the Divine Mercy. «For God so loved the world that he gave his one and only Son» (Jn 3:16) and has sent him to die to save us. «To redeem the slave He has sacrificed the Son», we have proclaimed in the Easter Proclamation of the Easter Vigil. And, once resurrected, He has constituted him into a source of salvation for all those who believe in Him. By faith and conversion we receive the treasure of his Divine Mercy.
      Holy Mother Church, who wants her children to live the resurrected life, commands that —at least for Easter— we receive Holy Communion and we do it in the grace of God. The fifty days following Easter is the right time for us to fulfill the Paschal Precept. It is time to practice the sacrament of confession and benefit from the power of forgiving sins the Lord resurrected has conferred to His Church. As he said to the Apostles: «Receive the Holy Spirit; for those whose sins you forgive, they are forgiven» (Jn 20,22-23). We shall thus go to the source of Divine Mercy. And we should not doubt either to bring our friends to these sources of life, to the Eucharist and to Penance. Jesus resurrected expects us to.

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  2. VERSIONE IN SPAGNOLO DI DOMENICA 8 APRILE 2018
    Día litúrgico: Domingo II (A) (B) (C) de Pascua
    Texto del Evangelio (Jn 20,19-31): Al atardecer de aquel día, el primero de la semana, estando cerradas, por miedo a los judíos, las puertas del lugar donde se encontraban los discípulos, se presentó Jesús en medio de ellos y les dijo: «La paz con vosotros». Dicho esto, les mostró las manos y el costado. Los discípulos se alegraron de ver al Señor. Jesús les dijo otra vez: «La paz con vosotros. Como el Padre me envió, también yo os envío». Dicho esto, sopló sobre ellos y les dijo: «Recibid el Espíritu Santo. A quienes perdonéis los pecados, les quedan perdonados; a quienes se los retengáis, les quedan retenidos».

    Tomás, uno de los Doce, llamado el Mellizo, no estaba con ellos cuando vino Jesús. Los otros discípulos le decían: «Hemos visto al Señor». Pero él les contestó: «Si no veo en sus manos la señal de los clavos y no meto mi dedo en el agujero de los clavos y no meto mi mano en su costado, no creeré».

    Ocho días después, estaban otra vez sus discípulos dentro y Tomás con ellos. Se presentó Jesús en medio estando las puertas cerradas, y dijo: «La paz con vosotros». Luego dice a Tomás: «Acerca aquí tu dedo y mira mis manos; trae tu mano y métela en mi costado, y no seas incrédulo sino creyente». Tomás le contestó: «Señor mío y Dios mío». Dícele Jesús: «Porque me has visto has creído. Dichosos los que no han visto y han creído».

    Jesús realizó en presencia de los discípulos otras muchas señales que no están escritas en este libro. Éstas han sido escritas para que creáis que Jesús es el Cristo, el Hijo de Dios, y para que creyendo tengáis vida en su nombre.


    MI REFLEJO
    ORACIÓN
    Ruego al Señor que sople sobre mí tu Espíritu para darme más conocimiento de su voluntad que debe y quiere hacer y para lo cual pedirá toda la ayuda que necesita.
    Observamos que en ver a los discípulos de Jesús se regocijan con incredulidad.
    Comenzamos señalando que es tarde, como para indicar que el sol se puso, la esperanza es dejar el lugar por la noche, en la oscuridad.
    Las puertas estaban cerradas por miedo a los Judios, y sabemos que el miedo a menudo impide a la razón, a ver, a caminar; El miedo nos detiene y nos hace impotentes.
    Por temor a Pedro lo había negado, otros habían huido ... sólo Juan se quedó al lado de María en ese dolor. Sin embargo, Jesús no reprendió a ellos para esto, muestra las heridas que le mostrara quién es, lo que fue en la cruz, y conquistó la muerte.
    Es normal que alguien tiene dudas, Thomas, quien no estuvo presente, todavía aturdido, incrédula, pero disponoibile a cambiar de opinión.
    Nuestra humanidad nos lleva a creer sólo lo que podemos ver, aunque con Jesús ahora entendemos que no es suficiente.
    Hizo milagros delante de ellos, entró en una casa con las puertas cerradas, pero es Él? Nada nos puede dividir, porque su amor le impulsa a buscar nosotros y siempre nos dan todo de sí mismo, como lo hace con los apóstoles, lo que da el Espíritu Santo.
    ¿Quién tiene la experiencia de Jesús en su vida, él no tiene ninguna duda, y no es necesario verlo físicamente o no, y precisamente porque confía en su palabra, él puede sentir su acción a través del Espíritu Santo. En el dolor a menudo se sienten destruido física y moralmente, pero cuando le pedimos ayuda al Señor, vemos que nos sentimos aliviados de inmediato del dolor más atroz, la desesperación.
    Es importante estar cerca de los que sufren, por una razón u otra, porque podemos ser la palabra que Jesús quiere decir, la mano de Jesús que caricia sabe, puede ser el testimonio de que Jesús no abandona a sus hijos, porque siguen el Señor es amar a nuestro prójimo como Dios nos ama.
    El amor es la palabra de orden para entrar en la familia celestial, y para volver a la casa del Padre, donde Jesús ha ido a preparar un lugar.

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    1. COMENTARIO DE:
      Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
      (La Fuliola, Lleida, España)

      Hoy, Domingo II de Pascua, completamos la octava de este tiempo litúrgico, una de las dos octavas —juntamente con la de Navidad— que en la liturgia renovada por el Concilio Vaticano II han quedado. Durante ocho días contemplamos el mismo misterio y tratamos de profundizar en él bajo la luz del Espíritu Santo.
      Por designio del Papa San Juan Pablo II, este domingo se llama Domingo de la Divina Misericordia. Se trata de algo que va mucho más allá que una devoción particular. Como ha explicado el Santo Padre en su encíclica Dives in misericordia, la Divina Misericordia es la manifestación amorosa de Dios en una historia herida por el pecado. “Misericordia” proviene de dos palabras: “Miseria” y “Cor”. Dios pone nuestra mísera situación debida al pecado en su corazón de Padre, que es fiel a sus designios. Jesucristo, muerto y resucitado, es la suprema manifestación y actuación de la Divina Misericordia. «Tanto amó Dios al mundo que le entregó a su Hijo Unigénito» (Jn 3,16) y lo ha enviado a la muerte para que fuésemos salvados. «Para redimir al esclavo ha sacrificado al Hijo», hemos proclamado en el Pregón pascual de la Vigilia. Y, una vez resucitado, lo ha constituido en fuente de salvación para todos los que creen en Él. Por la fe y la conversión acogemos el tesoro de la Divina Misericordia.
      La Santa Madre Iglesia, que quiere que sus hijos vivan de la vida del resucitado, manda que —al menos por Pascua— se comulgue y que se haga en gracia de Dios. La cincuentena pascual es el tiempo oportuno para el cumplimiento pascual. Es un buen momento para confesarse y acoger el poder de perdonar los pecados que el Señor resucitado ha conferido a su Iglesia, ya que Él dijo sólo a los Apóstoles: «Recibid el Espíritu Santo. A quienes perdonéis los pecados, les quedan perdonados» (Jn 20,22-23). Así acudiremos a las fuentes de la Divina Misericordia. Y no dudemos en llevar a nuestros amigos a estas fuentes de vida: a la Eucaristía y a la Penitencia. Jesús resucitado cuenta con nosotros.

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DI DOMENICA 8 APRILE 2018.

    Jour liturgique : 2e Dimanche (A) (B) (C) de Temps de Pâques

    Texte de l’Évangile (Jn 20,19-31): Ce même soir, le premier jour de la semaine, les disciples avaient verrouillé les portes du lieu où ils étaient, car ils avaient peur des Juifs. Jésus vint, et il était là au milieu d’eux. Il leur dit: «La paix soit avec vous!». Après cette parole, il leur montra ses mains et son côté. Les disciples furent remplis de joie en voyant le Seigneur. Jésus leur dit de nouveau: «La paix soit avec vous! De même que le Père m’a envoyé, moi aussi, je vous envoie». Ayant ainsi parlé, il répandit sur eux son souffle et il leur dit: «Recevez l’Esprit Saint. Tout homme à qui vous remettrez ses péchés, ils lui seront remis; tout homme à qui vous maintiendrez ses péchés, ils lui seront maintenus». Or, l’un des Douze, Thomas (dont le nom signifie: Jumeau) n’était pas avec eux quand Jésus était venu. Les autres disciples lui disaient: «Nous avons vu le Seigneur!». Mais il leur déclara: «Si je ne vois pas dans ses mains la marque des clous, si je ne mets pas mon doigt à l’endroit des clous, si je ne mets pas la main dans son côté, non, je ne croirai pas!». Huit jours plus tard, les disciples se trouvaient de nouveau dans la maison, et Thomas était avec eux. Jésus vient, alors que les portes étaient verrouillées, et il était là au milieu d’eux. Il dit: «La paix soit avec vous!». Puis il dit à Thomas: «Avance ton doigt ici, et vois mes mains; avance ta main, et mets-la dans mon côté: cesse d’être incrédule, sois croyant». Thomas lui dit alors: «Mon Seigneur et mon Dieu!». Jésus lui dit: «Parce que tu m’as vu, tu crois. Heureux ceux qui croient sans avoir vu». Il y a encore beaucoup d’autres signes que Jésus a faits en présence des disciples et qui ne sont pas mis par écrit dans ce livre. Mais ceux-là y ont été mis afin que vous croyiez que Jésus est le Messie, le Fils de Dieu, et afin que, par votre foi, vous ayez la vie en son nom.

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    1. REFLEXION DE LELLA

      PRIERE: Je te prie Seigneur de souffler sur moi aussi ton Esprit, pour toujours me donner la connaissance de ta volonté que je doit et veux faire et pour lequel je te demande toute l’aide nécessaire.

      – Remarquons comment en voyant Jésus les disciples jouissent incrédules. Nous commençons par remarquer que c’est le soir, comme indique le soleil qui est descendu, l’espoir va laisser la place à la nuit, à l’obscurité. Les portes étaient fermées par peur des juifs, et nous savons que la peur empêche souvent de raisonner, de voir, de marcher; la peur nous bloque et nous désarme. Pour peur Pierre l’avait renié, les autres avaient fuis… seul Jean était resté à côté de Marie dans cette douleur. Pourtant Jésus ne leur reproche pas cela, il lui montre les blessures pour leur faire voir qu’il est vraiment, celui qui est monté sur la croix, et qui a gagné la mort. C’est normal que quelqu’un ait des doutes, Thomas qui n’était pas présent, reste effrayé, incrédule, mais disponible à se raviser. Notre humanité nous porte à croire seulement à ce que nous pouvons voir, même si avec Jésus nous avons maintenant compris que cela ne peut pas suffire. N’a t-il pas accompli des miracles devant leurs yeux, n’est-il pas entré dans une maison avec les portes fermé, mais est-ce vraiment Iui ? Rien ne peut nous diviser, parce que son amour le pousse à nous chercher toujours et à nous donner tout de lui, comme il fait avec les apôtres pour lesquels il donne l’Esprit Saint. Nous découvrons ainsi que seul notre incrédulité réussit à le tenir loin de nous, c’est toujours nous qui avons le dernier mot. Celui qui fait l’expérience de Jésus dans sa propre vie, n’a plus doutes, et cela ne sert à rien qu’il le voie physiquement ou non, vraiment parce qu’il se fie à sa Parole, il réussit à sentir son action par l’Esprit Saint. Dans la douleur nous nous sentons souvent détruits soit physiquement soit moralement, mais quand nous demandons au Seigneur de l’aide, nous voyons que tout de suite nous sommes soulagés par la chose plus atroce que la douleur le désespoir. Il est important de rester proche de celui qui souffre, pour un motif ou pour l’autre, parce que nous pouvons être la parole qui veut dire, la main de Jésus qui sait caresser, nous pouvons être le témoignage qui n’abandonne pas ses fils, parce que suivre le Seigneur veut dire aimer notre prochain comme Dieu nous aime. Amour est le mot d’ordre pour entrer dans la famille celeste, et pour revenir dans la maison du Père, où Jésus est allé nous préparer une place.
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    2. Commentaire de l’Abbé Joan Ant. MATEO i García
      (La Fuliola, Lleida, Espagne)

      Aujourd’hui 2e dimanche de Pâques, nous achevons l’octave de ce temps liturgique, l’une de deux octaves —avec celle de Noël— qui demeurent après le renouvellement de la liturgie opéré par le Concile Vatican II. Pendant huit jours nous avons contemplé le même mystère tâchant de l’approfondir sous la lumière de l’Esprit Saint.

      Par décision du Pape Jean-Paul II, ce dimanche s’appelle Dimanche de la Divine Miséricorde. Voilà qui dépasse la simple dévotion particulière. Comme le Saint Père l’explique dans son encyclique Dives in misericordia, la Miséricorde Divine est la manifestation de l’amour de Dieu dans une histoire blessée par le péché. À l’origine du mot “Miséricorde” l’on trouve les mots: “Misère” et “Cœur”. Dieu met notre condition misérable due au péché dans son cœur de Père qui reste fidèle à ses desseins. Jésus-Christ, mort et ressuscité, est la suprême manifestation et l’action de la Miséricorde Divine. «Car Dieu a tant aimé le monde qu’il a donné son Fils unique» (Jn 3:16) et l’a envoyé à la mort pour nous sauver. «Pour racheter l’esclave tu livres le Fils», nous avons proclamé dans le Chant de la Victoire de la Veillée Pascale. Et, une fois ressuscité, Il s’est constitué lui-même en source de salut pour tous ceux qui croient en Lui. Par la foi et la conversion nous accueillons le trésor de la Miséricorde Divine.

      Notre Sainte Mère l’Église, qui veut que ses fils vivent de la vie du ressuscité, commande que —du moins à Pâques— l’on communie et qu’on le fasse dans la grâce de Dieu. Les cinquante jours de Pâques sont la période opportune pour accomplir ce précepte. C’est un bon moment pour se confesser et accueillir le pouvoir de pardonner les péchés que le Seigneur ressuscité a octroyé à son Église, puisque ce n’est qu’aux Apôtres qu’il a dit: «Recevez l’Esprit Saint. Tout homme à qui vous remettrez ses péchés, ils lui seront remis» (Jn 20:22-23). Nous accourrons ainsi aux sources de la Miséricorde Divine. Et n’hésitons pas non plus à amener nos amis aux sources de vie: à l’Eucharistie et à la Pénitence. Le Jésus ressuscité compte sur nous.

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