sabato 21 aprile 2018

Gv 10,11-18 Il buon pastore dà la vita per le pecore.



VANGELO DI DOMENICA 22 APRILE 2018
(Gv 10,11-18) Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito di starmi vicino e di portare la mia mente dove il Signore vuole.Perdona le mie imperfezioni e trasformami per sempre, tienimi lontano dai pericoli e dalle tentazioni, perché sono fragile e manda schiere di angeli a proteggermi. Ti prego, assistimi sempre.

A volte ci lasciamo condurre senza guardare bene chi stiamo seguendo. Molti sono quelli che si ergono a condottieri, a pastori, a guide del popolo, da sempre. Voglio approfittare del fatto che anche in questo vangelo è ripresa la parabola del buon pastore e la parola “conoscere” per riportare anche a voi alcuni pensieri. È questo “conoscere” di Gesù, questo entrare in confidenza, in comunione, che ci porta a vivere per fare della nostra e della sua vita, la stessa cosa. Nella Bibbia il termine conoscere significa conoscere in profondità. Conoscere non è informarsi, bensì aprirsi all’altro, alla comprensione, non rimanere alla superficie. Perché ciò avvenga è necessario l’ascolto dell’altro. L’altro si manifesta a noi se, come Dio, ci ritiriamo permettendogli di farsi conoscere per ciò che è, senza timore di giudizi, sicuro di essere ascoltato. Il CONOSCERE unito all'ASCOLTARE diviene CONTEMPLARE. Conoscere + ascoltare + contemplare = vivere in comunione. Solo così saremo sicuri di capire da che parte stiamo andando,che stiamo seguendo, e non con un distratto ascolto della parola di Dio. A nostra volta potremo riferire le parole di Gesù e non le nostre, sapendo che Lui è il pastore e noi solo il suo gregge che risponde al Suo richiamo. Quello che mette in risalto Giovanni in questa pagina, è come il Buon Pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore, cosa che assolutamente è impensabile per i falsi pastori, che vengono per rubare la vita delle pecore e non per donare la loro in cambio della loro salvezza.Pensando alle parole del Papa Francesco,vediamo che se uno vuole essere pastore,non può essere mercenario!
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COMMENTO DI:
Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci dice: «Io sono il buon pastore» (Gv 10,11). Santo Tommaso d’Aquino, commentando questa affermazione, scrive che «è chiaro che il titolo di “pastore” conviene a Cristo, poiché allo stesso modo che un pastore guida il gregge al pascolo, così Cristo aiuta i fedeli con cibo spirituale: il suo corpo e suo sangue» Tutto cominciò con l'Incarnazione, e Gesù lo compì lungo la sua vita, completandola con la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Dopo la risurrezione, affidò questa pastorale a Pietro, gli Apostoli e la Chiesa fino alla fine dei tempi. Per mezzo dei pastori, Cristo dona la sua parola, egli condivide la sua grazia nei sacramenti e conduce il gregge al Regno: egli stesso è fornito come cibo nel sacramento dell'Eucaristia, ha insegnato la Parola di Dio e del Magistero, e guida sollecitamente il suo popolo. Gesù ha procurato per la Chiesa pastori secondo il suo cuore, cioè, uomini che, impersonandolo per il sacramento dell'Ordine, donino la sua vita per le pecore, con carità pastorale, con umile spirito di servizio, misericordia, pazienza e fortezza. S. Agostino parlava spesso di questa responsabilità impegnativa del pastore: «Questo onore di pastore mi tiene preoccupato (...), ma ovunque io sono terrorizzato perché sono per voi, mi consola il fatto che sono in mezzo a voi (...). Sono vescovo per voi, sono cristiano con voi». E ognuno di noi cristiani, lavoriamo sostenendo i pastori, preghiamo per loro, gli amiamo e gli obbediamo. Siamo anche pastori per i fratelli, dotandoli con la grazia e la dottrina che abbiamo ricevuto, con la condivisione di preoccupazioni e gioie, aiutando tutti con tutto il cuore. Stiamo con tutti coloro che ci circondano nel mondo familiare, sociale e professionale dando la vita per tutti nello spirito di Cristo, venuto nel mondo «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28).

6 commenti:

  1. VERSIONE IN SPAGNOLO DI DOMENICA 22 APRILE 2018
    Día litúrgico: Domingo IV (B) de Pascua


    Texto del Evangelio (Jn 10,11-18): En aquel tiempo, Jesús habló así: «Yo soy el buen pastor. El buen pastor da su vida por las ovejas. Pero el asalariado, que no es pastor, a quien no pertenecen las ovejas, ve venir al lobo, abandona las ovejas y huye, y el lobo hace presa en ellas y las dispersa, porque es asalariado y no le importan nada las ovejas. Yo soy el buen pastor; y conozco mis ovejas y las mías me conocen a mí, como me conoce el Padre y yo conozco a mi Padre y doy mi vida por las ovejas.
    También tengo otras ovejas, que no son de este redil; también a ésas las tengo que conducir y escucharán mi voz; y habrá un solo rebaño, un solo pastor. Por eso me ama el Padre, porque doy mi vida, para recobrarla de nuevo. Nadie me la quita; yo la doy voluntariamente. Tengo poder para darla y poder para recobrarla de nuevo; esa es la orden que he recibido de mi Padre».

    MI REFLEXIÓN
    ORACIÓN
    Le pido al Espíritu Santo o estar cerca de mí y hacer mi mente donde el Señor vuole.Perdona mis imperfecciones y me transforme para siempre, me mantengo lejos de los peligros y tentaciones, porque son frágiles y envía legiones de ángeles para protegerme. Por favor, que me ayude siempre.

    A veces nos permitimos quedar bien sin dar lugar aquellos que están siguiendo.
    Muchos son los que se erigen en líderes, pastores, para guiar a las personas, siempre. Quiero aprovechar el hecho de que en este evangelio es el rodaje de la parábola del Buen Pastor y la palabra "saber" para traer a ustedes algunas reflexiones.
    Es este "saber" Jesús, ven a esta confianza, en la comunión, que nos lleva a hacer de nuestra vida y de su vida, la misma cosa.
    En la Biblia el término saber es conocer en profundidad. Conocer no es informado, pero abierto a los demás, para entender, no se quedan en la superficie. Para que esto suceda es necesario para escuchar a la otra.
    El otro se manifiesta a nosotros si, como Dios, nos retiramos permitiendo que sea conocida por lo que es, sin temor al juicio, seguros de ser escuchados.
    La SABER ESCUCHAR convierte unió al proporcionar.
    Saber escuchar + + = contemplar la vida en comunión.
    Sólo de esta manera nos aseguraremos de averiguar en qué dirección vamos, estamos siguiendo, y no con una escucha distraída a la Palabra de Dios
    Por nuestra parte nos informan de las palabras de Jesús y no la nuestra, sabiendo que Él es el pastor y su rebaño que sólo respondemos a su llamada.
    Lo que pone de manifiesto John en esta página, es como el buen pastor está dispuesto a dar su vida por sus ovejas, que es absolutamente impensable para los falsos pastores, que vienen a robar la vida de las ovejas y no dan su a cambio de su salvación.
    Pensando en las palabras del Papa Francis, vemos que si uno quiere ser un pastor, no puede ser contratado!

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    1. COMENTARIO DE:
      Rev. D. Josep VALL i Mundó
      (Barcelona, España)

      Hoy, nos dice Jesús: «Yo soy el buen pastor» (Jn 10,11). Comentando santo Tomás de Aquino esta afirmación, escribe que «es evidente que el título de “pastor” conviene a Cristo, ya que de la misma manera que un pastor conduce el rebaño al pasto, así también Cristo restaura a los fieles con un alimento espiritual: su propio cuerpo y su propia sangre». Todo comenzó con la Encarnación, y Jesús lo cumplió a lo largo de su vida, llevándolo a término con su muerte redentora y su resurrección. Después de resucitado, confió este pastoreo a Pedro, a los Apóstoles y a la Iglesia hasta el fin del tiempo.
      A través de los pastores, Cristo da su Palabra, reparte su gracia en los sacramentos y conduce al rebaño hacia el Reino: Él mismo se entrega como alimento en el sacramento de la Eucaristía, imparte la Palabra de Dios y su Magisterio, y guía con solicitud a su Pueblo. Jesús ha procurado para su Iglesia pastores según su corazón, es decir, hombres que, impersonándolo por el sacramento del Orden, donen su vida por sus ovejas, con caridad pastoral, con humilde espíritu de servicio, con clemencia, paciencia y fortaleza. San Agustín hablaba frecuentemente de esta exigente responsabilidad del pastor: «Este honor de pastor me tiene preocupado (...), pero allá donde me aterra el hecho de que soy para vosotros, me consuela el hecho de que estoy entre vosotros (...). Soy obispo para vosotros, soy cristiano con vosotros».
      Y cada uno de nosotros, cristianos, trabajamos apoyando a los pastores, rezamos por ellos, les amamos y les obedecemos. También somos pastores para los hermanos, enriqueciéndolos con la gracia y la doctrina que hemos recibido, compartiendo preocupaciones y alegrías, ayudando a todo el mundo con todo el corazón. Nos desvivimos por todos aquellos que nos rodean en el mundo familiar, social y profesional hasta dar la vida por todos con el mismo espíritu de Cristo, que vino al mundo «no a ser servido, sino a servir» (Mt 20,28).

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  2. VERSIONE IN INGLESE DI DOMENICA 22 APRILE 2018
    Liturgical day: Sunday 4th (B) of Easter

    Gospel text (Jn 10,11-18): Jesus said, «I am the good shepherd. The good shepherd gives his life for the sheep. Not so the hired hand or any other person who is not the shepherd and to whom the sheep do not belong. They abandon the sheep as soon as they see the wolf coming; then the wolf snatches and scatters the sheep. This is because the hired hand works for pay and cares nothing for the sheep. I am the good shepherd. I know my own and my own know me, as the Father knows me and I know the Father. Because of this I give my life for my sheep.
    I have other sheep that are not of this fold. These I have to lead as well, and they shall listen to my voice. Then there will be one flock since there is one Shepherd. The Father loves me because I lay down my life in order to take it up again. No one takes it from me, but I lay it down freely. It is mine to lay down and to take up again: this mission I received from my Father».
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    MY REFLECTION
    PRAYER
    I pray the Holy Spirit or to be close to me and make up my mind where the Lord vuole.Perdona my imperfections and transform me forever, keep me away from the dangers and temptations, because they are fragile and sends legions of angels to protect me. Please assist me forever.

    Sometimes we allow ourselves to look good without lead those who are following.
    Many are those who set themselves up as leaders, pastors, to guide the people, always. I want to take advantage of the fact that in this gospel is shooting the parable of the Good Shepherd and the word "know" to bring to you some thoughts.
    It is this "knowing" Jesus, come into this confidence, in communion, which leads us to make our living and his life, the same thing.
    In the Bible the term to know is to know in depth. Knowing is not informed, but open to others, to understand, do not stay at the surface. For this to happen it is necessary to listen to the other.
    The other is manifested to us if, like God, we retreat allowing it to be known for what it is, without fear of judgment, sure to be heard.
    The KNOW joined the LISTEN becomes PROVIDE.
    Knowing + listen + = contemplate living in communion.
    Only in this way we will be sure to figure out which way we are going, we are following, and not with a distracted listening to the Word of God
    In our turn we report the words of Jesus and not our own, knowing that He is the shepherd and his flock that we only respond to His call.
    What brings out John on this page, it's like the Good Shepherd is ready to give his life for his sheep, which is absolutely unthinkable for the false shepherds, who come to steal the life of the sheep and not to give their in exchange for their salvation.
    Thinking about the words of the Pope Francis, we see that if one wants to be a pastor, can not be hired!

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    1. COMMENT OFF:
      + Fr. Josep VALL i Mundó
      (Barcelona, Spain)

      Today, Jesus tells us: «I am the good shepherd» (Jn 10:11). St. Thomas Aquinas, commenting on this assertion, writes that «it is evident the title of “good shepherd” suits Christ for, as the shepherd feeds the flock in the pasture, so Christ feeds the faithful with a spiritual food: his own body and blood». It all started with the Incarnation and Jesus, throughout his earthly life, fully accomplished it to its end through his redeeming death in the Cross and his resurrection. After it, He entrusted the shepherding of the people of God to Peter, to the Apostles and to the Church, till the end of time.
      Through his shepherds, Christ teaches his Word, He gives out his grace with the Sacraments and leads the flock towards the Kingdom: He gives himself as food in the Sacrament of the Eucharist; He imparts the Word of God and his Magistery, and solicitously guides his People. Jesus provides his Church with shepherds who can follow His heart, that is, men who, symbolising Jesus through the sacrament of Holy Orders, are willing to give their life for their sheep, with pastoral charity, with a humble spirit of service, and with clemency, patience and fortitude. St. Augustine frequently spoke of this engaging responsibility of the shepherd: «To be honoured as a shepherd worries me (...) what I am for you terrifies me, what I am with you consoles me. For you I am a bishop, with you I am a Christian».
      And each one of us, Christians, we work by helping these shepherds, praying for them, loving them and obeying them. We are also shepherds for our brothers, providing them with the grace and the doctrine we have received, sharing their concern and joy, and helping everybody with all our heart. We devote ourselves to those around us whether in our family, or in our social and professional world, quite willing to offer our life for them all with the same spirit of Christ, who came to this world «not for other people to serve him. The Son of Man came to serve other people» (Mt 20:28).

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  3. VERSIONE IN FRANCESE DOMENICA 22 APRILE 2018.

    Jour liturgique : 4e Dimanche (B) de Temps de Pâques

    Texte de l'Évangile (Jn 10,11-18): «Je suis le bon pasteur, le vrai berger. Le vrai berger donne sa vie pour ses brebis. Le berger mercenaire, lui, n'est pas le pasteur, car les brebis ne lui appartiennent pas: s'il voit venir le loup, il abandonne les brebis et s'enfuit; le loup s'en empare et les disperse. Ce berger n'est qu'un mercenaire, et les brebis ne comptent pas vraiment pour lui. Moi, je suis le bon; je connais mes brebis, et mes brebis me connaissent, comme le Père me connaît, et que je connais le Père; et je donne ma vie pour mes brebis.» J'ai encore d'autres brebis, qui ne sont pas de cette bergerie: celles-là aussi, il faut que je les conduise. Elles écouteront ma voix: il y aura un seul troupeau et un seul pasteur. Le Père m'aime parce que je donne ma vie pour la reprendre ensuite. Personne n'a pu me l'enlever: je la donne de moi-même. J'ai le pouvoir de la donner, et le pouvoir de la reprendre: voilà le commandement que j'ai reçu de mon Père».

    REFLEXION DE LELLA

    PRIERE: Je te prie O Saint Esprit de rester près de moi et de porter mon esprit où le Seigneur veut. Pardonne mes imperfections et pour toujours transforme-moi, tiens-moi loin des dangers et des tentations, parce que je suis fragile et envoie tes armées d'anges pour me protéger. Je t'en prie, assiste-moi pour toujours.

    - Parfois nous nous laissons mener sans bien regarder qui nous sommes en train de suivre. Nombreux sont ceux qui se dressent pour nous conduire, en bergers, en guides du peuple, depuis toujours. Je veux profiter du fait que dans cet évangile aussi est reprise la parabole du bon pasteur et la PAROLE "connaître" pour vous rappelé aussi quelques pensées. C'est ceci "connaître" Jésus, ceci entrer en confidence, en communion, qui nous porte à vivre pour faire de nôtre et de sa vie la même chose. Dans la Bible le terme connaître signifie connaître en profondeur. Connaître n'est pas se renseigner, mais s'ouvrir à l'autre, à la compréhension, ne pas rester en surface. Parce que cela arrive l'écoute de l'autre est nécessaire. L'autre se révèle à nous si, comme Dieu se retire en lui permettant de se faire connaître par conséquent il est, sans peur du jugements, sûr d'être écouté. Le CONNAÎTRE uni à l'écoute devient CONTEMPLER. Connaître + écouter + contempler = vivre en communion. Nous serons seulement sûrs de comprendre de quels cotés nous sommes en train d'aller, qui nous sommes en train de suivre, et pas avec une écoute distraite de la Parole de Dieu. À notre tour nous pourrons rapporter les paroles de Jésus et non les nôtres, en sachant qui est le berger et nous seulement son troupeau qui répond à son appel. Ce que met Jean en contraste dans cette page est comment le Bon pasteur est prêt à donner sa vie pour ses brebies, chose qui est absolument impensable pour les faux bergers, qui viennent pour voler la vie des moutons et pas pour donner la leur à la place du salut. En pensant aux paroles du Pape François, nous voyons que si quelqu'un veut être berger, il ne peut être mercenaire!!

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    1. Commentaire de l'Abbé Josep VALL i Mundó
      (Barcelona, Espagne)

      Aujourd'hui Jésus nous dit: «Je suis le bon pasteur» (Jn 10:11). Saint Thomas d'Aquin écrit à ce propos: «Il est évident que le titre de “bon pasteur” convient au Christ, puisque de la même façon que le pasteur mène son troupeau au pâturage, le Christ nourrit ses ouailles d'une nourriture spirituelle: son propre Corps et son propre Sang». Tout a commencé avec l'Incarnation, et Jésus fit tout le nécessaire durant sa vie, en la parachevant par sa mort rédemptrice et sa résurrection. Une fois ressuscité, Il confia son troupeau à Pierre, aux Apôtres et à l'Église, jusqu'à la fin des temps.

      À travers nos pasteurs, le Christ nous donne sa Parole, partage sa grâce dans les sacrements et conduit son troupeau vers le Royaume: C'est lui qui se donne à nous comme nourriture dans le sacrement de l'Eucharistie, transmet la Parole de Dieu et son Magistère et guide son Peuple avec sollicitude. Jésus a choisi pour son Église des pasteurs selon son coeur, c'est à dire, des hommes qui, en prenant sa place par le sacrement de l'Ordre, donnent leur vie pour leur brebis, avec charité pastorale, dans un humble esprit de service, avec clémence, patience et courage. Saint Augustin évoquait souvent cette exigeante responsabilité du pasteur: «Cet honneur de pasteur me préoccupe. Ce que je suis pour vous me terrifie, mais ce que je suis avec vous me console: car pour vous je suis évêque, avec vous, je suis chrétien».

      Un chrétien seconde ces pasteurs, prie pour eux, les aime et leur obéit. Nous aussi, nous sommes les pasteurs de nos frères en contribuant à leur enrichissement par la réception de la grâce et de la doctrine, en partageant leurs préoccupations et leurs joies, en les aidant de tout notre coeur. Nous nous dévouons à tous ceux qui nous entourent et que nous aimons dans notre milieu familial, social et professionnel au point de donner notre vie pour tous avec le même esprit que le Christ. «Ainsi, le Fils de l'homme n'est pas venu pour être servi, mais pour servir et donner sa vie en rançon pour la multitude» (Mt 20:28).

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