venerdì 13 aprile 2018

(Gv 6,16-21) Videro Gesù che camminava sul mare.


VANGELO DI SABATO 14 APRILE 2018
(Gv 6,16-21) Videro Gesù che camminava sul mare.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, aiutami, portami a vivere questa esperienza con i discepoli di Gesù, portami a sentire la grande differenza che fa la Sua presenza.


Nella prima lettura vediamo come già nelle prime comunità cristiane cominciava ad esserci del malcontento, come le diversità delle comunità che convergevano a Gesù erano subito in antagonismo tra di loro, ma poi c'erano persone di buona volontà che trovavano un punto d'accordo. Questa mi sembra una buona cosa da fare, perché stare a discutere tra di noi cristiani, è veramente una brutta cosa, e non fa onore a Dio. Spessissimo ci limitiamo a discutere ed a borbottare in gruppetti gli uni contro gli altri, perché non riusciamo ad abbandonare quella nostra parte umana che ci spinge ad essere contro, anziché farci incontro.
Questo è proprio l' opposto di quello che invece fa Gesù. Seguire Gesù nella sua strada, che lo ha portato alla croce, è andare contro corrente, in un mondo che è dominato da chi ha sete di potere e denaro, da chi si vuole sostituire a Dio, da chi non vuole sottostare a regole.I discepoli vanno, ma vanno da uomini, per questo hanno paura, ed è Gesù che va in loro aiuto. Salgono sulla barca e cercano di andare verso l' altra sponda, molto probabilmente per andare a predicare nel nome di Gesù, ma non sono completamente inseriti nella loro missione, perché appena vedono che le acque del mare si cominciano ad agitare, hanno paura.Ed è qui che Gesù si fa presente nella loro vita e dice:- non abbiate paura, sono io, non sono un fantasma! - Allora i discepoli capirono e lo fecero salire sulla loro barca, immediatamente le acque si calmarono e la disperazione e la paura scomparvero.Vieni Signore accanto a me nella vita, aiutami a non cercare mai di guidare la mia barca, ma fammi sempre avere la consapevolezza che senza di te io non so andare da nessuna parte e rischio di sentirmi sola in mezzo alla tempesta.Fa o mio amatissimo cuore che io non sappia vivere senza il tuo battito interno dentro di me; so che se io ti chiamo tu corri, potrò non vederti, ma saprò che ci sei ed io non avrò paura.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, Gesù ci disorienta. Eravamo abituati ad un Redentore che, sempre pronto ad occuparsi di ogni tipo di indigenza umana, non dubitava nel ricorrere al suo potere divino. Di fatto, l’azione trascorre poco dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci in beneficio della folla affamata. Adesso, invece, ci sconcerta un miracolo —il fatto di camminare sulle acque— che sembra, a prima vista un’azione promozionale. Però no! Gesù aveva già scartato l’uso del suo potere divino per esibizionismo o per beneficio personale, quando all’inizio della sua missione rifiutò le tentazioni del Maligno.
Con il gesto di camminare sulle acque, Cristo sta dimostrando il suo dominio sulle cose create. Però allo stesso tempo possiamo vedere una messa in scena del suo dominio sul Maligno, rappresentato da un mare agitato e nell’oscurità.
«Sono io, non temete!» (Gv 6,20), diceva loro Gesù in quell’occasione. «Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33), dirà loro più tardi nel Cenacolo. Finalmente è Gesù che dice alle donne, la mattina di Pasqua, dopo essersi alzato dal sepolcro: «Non abbiate paura». Noi, grazie alla testimonianza degli Apostoli, sappiamo della sua vittoria sui nemici dell’uomo: il peccato e la morte. Per questo, oggi, le sue parole risuonano nei nostri cuori con una forza speciale, perché sono le parole di Qualcuno che è vivo.
Le stesse parole che Gesù rivolgeva a Pietro e agli Apostoli, le ripeteva Giovanni Paolo II, successore di Pietro, all’inizio del suo pontificato «Non abbiate paura». Era una chiamata ad aprire il nostro cuore, la nostra essenza al Redentore, perché con Lui non abbiamo nulla da temere di fronte all’impeto dei nemici di Cristo.
Dinanzi alla fragilità personale per portare a buon fine le missioni che Gesù ci richiede (una vocazione, un progetto apostolico, un servizio...), ci consola sapere che anche Maria —creatura come noi— sentì le stesse parole da parte dell’angelo, prima di affrontare la missione che il Signore le aveva assegnato. Impariamo da Lei ad accogliere l’invito di Gesù ogni giorno e in ogni circostanza.

giovedì 12 aprile 2018

(Gv 6,1-15) Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.


VANGELO DI VENERDì 13 APRILE 2018
(Gv 6,1-15) Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, ad accendere la luce della mente, ad aprire le orecchie al verbo del Signore, a guidare il mio cuore verso la strada che lui ci ha indicato e percorso prima di noi.


Nella prima lettura, ci troviamo a vedere come anche chi dice di non credere comincia ad avere dubbi. I farisei ed i giudei, avevano già risolto il problema di chi si trascinava dietro le folle, come avevano fatto con Gesù, uccidendolo, e i loro discepoli si erano dispersi, ma stavolta era diverso, questi discepoli non si disperdevano, continuavano a predicare nel nome di Gesù, e se fossero stati veramente mandati da Dio ? Li fecero frustare e loro ne furono felici perché venivano colpiti per testimoniare come Gesù, e si sentivano conformi a lui.
Dal vangelo vediamo che cosa significa essere conformi a Gesù, vuol dire essere in comunione con i fratelli, affidare a Gesù anche la nostra materialità, i nostri bisogni fisici, condividere con gli altri, e collaborare con Gesù. Il miracolo che compie il Signore è il simbolo di come sia possibile sfamare tutti condividendo in nome dell' amore. Questa sembra che sia oggi la cosa più difficile, dire al Signore Gesù:- io ho solo questo, come posso aiutarti a sfamare il mondo intero?- Dire a Gesù: - Usami, fai Tu di me strumento delle tue mani. Dire:- Padre ho fame aiutami, ho fame di Te, abbracciami. Ho fame di giustizia, fammi essere giusto per primo; ho fame d' amore, fammi amare come tu ami i miei fratelli.-Abbiamo fame Signore, tu ci hai detto di chiedere a te ogni cosa, ci hai detto che se anche il padre che abbiamo sulla terra al posto del pane ci può dare un sasso, Tu non lo faresti mai, e noi ti crediamo Padre.
L’ amore non ha limiti, i limiti sono nell’ uomo, nel nostro modo di amare e di donarci.A volte diciamo di non aver tempo per pregare, per aiutare, per dedicarci alle opere di carità … questo ci deve far capire che siamo ancora troppo lontani dal Signore, troppo attaccati alla nostra umanità, perché Gesù, ci spinge a provare ad andare oltre i nostri limiti, oltre quello che pensiamo di poter fare, ci spinge ad essere comunione, ad essere testimoni della sua presenza nel mondo e dentro di noi.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Llucià POU i Sabater
(Granada, Spagna)
Oggi, leggiamo il Vangelo della moltiplicazione dei pani: «Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero» (Gv 6,11). La preoccupazione degli Apostoli di fronte a tanta gente affamata, ci fa pensare in una moltitudine attuale, non affamata, ma peggio ancora: lontana da Dio, con un’”anoressia spirituale”, che impedisce loro di partecipare della Pasqua e di conoscere Gesù. Non sappiamo come arrivare a tanta gente... Aleggia nella lettura di oggi un messaggio di speranza: non importa la mancanza di mezzi, ma sì le risorse soprannaturali; cerchiamo di non essere “realisti”, ma “fiduciosi” in Dio. Così, quando Gesù domanda a Filippo dove potevano comprare pane per tutti, in realtà «diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare» (Gv 6,5-6). Il Signore spera che abbiamo fiducia in Lui.
Al contemplare questi “segni dei tempi”, non vogliamo passività (pigrizia, debolezza per mancanza di lotta...), ma speranza: il Signore per fare il miracolo, vuole la dedicazione degli Apostoli e la generosità del giovane che consegna dei pani e dei pesci. Gesù aumenta la nostra fede, obbedienza e audacia, anche se non vediamo immediatamente il frutto del lavoro, come il contadino non vede spuntare subito il germoglio dopo la semina. «Fede, dunque, senza permettere che domini lo scoraggiamento; senza fermarci in calcoli semplicemente umani. Per superare gli ostacoli, bisogna cominciare a lavorare, mettendoci completamente all’opera, in modo tale che lo stesso sforzo ci porti ad aprire nuovi sentieri» (San Giuseppemaria), che appariranno in modo insospettàbile.
Non aspettiamo il momento ideale per contribuire da parte nostra: quanto prima!, poiché Gesù ci aspetta per fare il miracolo. «Le difficoltà che presenta il panorama mondiale agli inizi del nuovo millennio ci inducono a pensare che solo un intervento dall’alto può farci sperare in un futuro meno oscuro», scrisse Giovanni Paolo II. Accompagniamo, dunque, con il Rosario la Vergine, giacché la sua intercessione si è fatta notare in tanti momenti delicati per i quali ha attraversato la storia dell’Umanità.

mercoledì 11 aprile 2018

(Gv 3,31-36 )Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.



VANGELO DI GIOVEDì 12 APRILE 2018
(Gv 3,31-36 )Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni


Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o santo Spirito, e manda a noi dal cielo, un raggio della tua luce …. che illumini la tua parola e la faccia riflettere nel mio cuore e nella mia mente.


Dall’ alto viene l’aiuto, la luce dello Spirito, l’ amore del Padre per tutti noi figli. Dall' alto viene Gesù, per tutti noi, se lo accettiamo, se lo riconosciamo. Purtroppo noi, spesso, non comprendiamo e ci limitiamo a rinunciare a quello che ci sfugge.
La nostra vita, come quella di Nicodemo, si basa su valori terreni che oserei definire “ terra terra” e che non tengono conto della spiritualità che è comunque insita in ognuno di noi, ma che troppo spesso viene soffocata dalla materialità.
Riuscire a considerare invece la parte spirituale la più importante nella nostra vita, apre un nuovo scenario.
Riceviamo la forza dallo Spirito Santo, e grazie a questa ci possiamo affidare completamente a Dio. Sarebbe una grande conquista se riuscissimo a mettere sempre in pratica l’ affidamento al Signore, anche se mi rendo conto che è questa la cosa più difficile; perché tutto è facile quando va tutto bene, ma nelle difficoltà, quando occorre tutto il nostro coraggio, per difendere le nostre scelte cristiane, allora si che abbiamo bisogno di tutti i doni dello Spirito Santo… chiediamo e ci sarà dato.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Melcior QUEROL i Solà
(Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita a lasciar di essere “terrenali”, a smettere di essere uomini che solo parlano di cose mondane, per parlare e darci da fare come «chi viene dall’alto» (Gv 3,31), che è Gesù. In questo testo vediamo –ancora una volta- che nella radicalità del Vangelo non ci sono mezzi termini. È necessario che in tutti i momenti e in tutte le circostanze ci sforziamo per avere lo stesso pensiero di Dio, avere l’ambizione di sentire gli stessi sentimenti di Cristo, e aspiriamo guardare gli uomini e le circostanze con lo stesso sguardo del Verbo fatto uomo. Se agiamo come “chi viene dall’alto” scopriremo tutte le cose positive che continuamente succedono intorno a noi, perché l’amore di Dio è una continua azione in favore dell’uomo. Se veniamo dall’alto ameremo tutti quanti senza eccezioni, facendo della nostra vita un invito per gli altri a fare lo stesso.
«Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti» (Gv 3,31), per questo può servire ad ogni uomo e ad ogni donna giustamente in quello di cui ha bisogno; inoltre «attesta ciò che ha visto e udito» (Gv 3,32). E il suo servizio porta la marca della gratuità. Questa attitudine di servire senza sperare nulla in cambio, senza aspettare la risposta dell’altro, crea un ambiente profondamente umano e di rispetto alla libera scelta della persona; questa attitudine si contagia e gli altri si sentono liberamente mossi a rispondere ed agire della stessa forma.
Servizio e testimonianza vanno sempre insieme l’uno con l’altro, si identificano. Il nostro mondo ha bisogno di ciò che è autentico: che più autentico della parola di Dio? Che più autentico di colui che «dà lo Spirito senza misura »(Gv 3,34)? È per questo che «chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero» (Gv 3,33).
“Credere nel Figlio” significa avere vita eterna, significa che i giorno del Giudizio non pesa sul credente, perché è già stato giudicato e con un giudizio favorevole; al contrario «chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui» (Gv 3,36)… fino a che non creda.

martedì 10 aprile 2018

(Gv 3,16-21) Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.



VANGELO DI MERCOLEDì 11 APRILE 2018
(Gv 3,16-21) Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore 

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 Vieni o Spirito Santo, e donami la grazia di saper accogliere e vivere il mistero che celebriamo, con passione e senza cedimenti.
Il dialogo con Nicodemo prosegue nella notte, Gesù non si stanca di parlare con lui che cerca risposte. Il più importante concetto è l'amore immenso di Dio per noi, perchè la salvezza possa giungere attraverso di lui. Gesù si è dato tutto, non ci deve sfuggire quanto tutto sia stato fatto, pensato, ideato, solo per noi. In Romani 8:32 “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” Se ci rendessimo conto delle parole, del loro senso, di quanto è profondo il loro significato, forse capiremmo che chi ha dato la vita per noi, non potrà negarci nulla. Il Papa ha detto che " Gesù prega per ognuno di noi, mostrando al Padre le sue piaghe."Queste sue parole fanno eco a quelle dell'apostolo Giovanni "Non peccate, ma se qualcuno di voi pecca, sapete che abbiamo un avvocato davanti al Padre, uno che prega per noi, ci difende davanti al Padre, ci giustifica". Credo che dobbiamo riflettere su questa verità, su questa realtà. Giovanni sente e vive in maniera fondamentale il fatto che Gesù è il Verbo fatto carne, che viene a dare la vita agli uomini. Il mistero dell’incarnazione guida tutto il suo pensiero e cerca di guidare il nostro. Questo mistero che ci affascina e ci stupisce, ci spinge ad andare oltre quello che possiamo capire, ci porta attreverso lo sconvolgimento completo della nostra vita, a vivere qualcosa di enormemente importante nella sua semplicità... cercare di fare sempre la volontà di Dio, avendo la certezza che è l' unica via che ci conduce alla salvezza. Ritroveremo Nicodemo davanti ai componenti del Sinedrio che cerca di farli ragionare ed agire con saggezza; ad ascoltare Gesù prima di condannarlo e questo gli costerà quasi la vita. Gli esagitati, rispondono con scherno: “Saresti anche tu un Galileo? Cerca pure e ti renderai conto che dalla Galilea non sorge alcun profeta”. Infine lo ritroviamo ancora sul Golgota insieme a Giuseppe d’Arimatea, che provvede alla sepoltura di Gesù dopo la crocifissione. Dal Vangelo non sappiamo più nulla, nel 415 un prete, Luciano ne avrebbe scoperto le reliquie insieme a quello di s. Stefano, egli sarebbe stato battezzato dagli Apostoli Pietro e Giovanni e per questo maltrattato e scaccato dai Giudei e sarebbe stato ucciso senza l’intervento del parente Gamaliele; il quale lo accolse nel suo possedimento di Kêfaz-Gamla, dove dopo un certo tempo morì e lì sepolto. Sembra sia sua la prima incisione in legno d'olivo del crocefisso che ritrae il Volto Santo di Gesù.
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COMMENTO DI:
Fr. Damien LIN Yuanheng (Singapore, Singapore)
Oggi, davanti alle miriade di opinioni della vita moderna, può sembrare che la verità non esista più, -la verità rispetto a Dio, la verità su questioni relative al genere umano, la verità sul matrimonio, le verità morali, e in ultima istanza, la verità su me stesso. Il brano del vangelo di oggi identifica Gesù Cristo come «Il cammino, la verità e la vita» (Gv 14,6). Senza Gesù troviamo solo desolazione, inganno e morte. Solo c’è un cammino, e solo uno, che porta in Cielo, e si chiama Gesù Cristo. Cristo non è una opinione qualsiasi. Gesù Cristo è l’autentica verità. Negare la verità è come insistere nel chiudere gli occhi alla luce del sole. Tanto se piace come se non piace, il Sole sarà sempre lì; ma l’infelice ha liberamente scelto di chiudere gli occhi davanti al Sole della verità. Nello stesso modo, molti si consumano nelle loro corse con una tremenda forza di volontà e che richiedono l'uso di tutto il loro potenziale, dimenticando che solo possono raggiungere la verità riguardo a loro stessi camminando assieme Gesù Cristo. D’altra parte, secondo Benedetto XVI, "Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,32)» (Encíclica "Caritas in Veritate"). La verità di ciascuno è una chiamata a diventare il figlio o la figlia di Dio nella Casa del Padre, «Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Dio vuole figli e figlie liberi, non schiavi. In realtà, l’"io" perfetto è un progetto congiunto tra Dio e me. Quando cerchiamo la santità, cominciamo a riflettere la verità di Dio nelle nostre vite. Il Papa lo ha detto in un bellissimo modo, «Ogni santo è come un raggio di luce che esce dalla Parola di Dio» (Esortazione Apostolica "Verbum Domini").

lunedì 9 aprile 2018

(Gv 3,7-15) Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo



VANGELO DI MARTEDì 10 APRILE 2018
(Gv 3,7-15) Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o spirito Santo, nel mio cuore e nella mia mente ed illumina con la luce del Signore la sua parola.
Nicodemo incalza Gesù con le sue domande, Gesù cerca di spiegare a Nicodemo che cosa significa rinascere dallo spirito, e lo fa cercando di mettersi al suo stesso livello. Egli è un uomo colto, ma non deve attingere dal suo sapere per capire come rinascere dall’ alto, ma affidarsi allo Spirito. Noi abbiamo la fortuna di avere chi ha studiato che ha tradotto le scritture per noi, e l’ unica cosa che dobbiamo fare è fidarci. Fidarci ed affidarci allo Spirito Santo, per dargli la possibilità di agire in noi, e allora vedremo come agisce, come trasforma la nostra vita. Nel discorso con Nicodemo Gesù fa chiaramente capire che solo se si crede in lui, si può essere salvati, perché nelle scritture è scritto che è dall' alto che viene la salvezza, ossia da Gesù, inviato dal padre sulla terra. Dio mandò serpenti per punire coloro che avevano peccato, poi, disse a Mosè di fare un serpente di bronzo perché chi lo guarderà, vivrà. Così chi guarderà al Cristo come al salvatore, avrà la vita eterna.Nella veglia di Pasqua, Papa Francesco ha detto una frase emblematica, che spiega meglio di ogni altra quanto è importante lasciarsi sopraffare dall' amore per Dio, dal desiderio di entrare in contatto con il fascino di questo mistero.- "Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… È di più, è molto di più! “Entrare nel mistero” significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla."-
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COMMENTO DI:

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Castelldefels, Spagna)

Oggi, Gesù espone la difficoltà di prevenire e conoscere lo Spirito Santo: infatti, «soffia dove vuole» (Gv 3,8). Questo è legato alla testimonianza che Lui stesso sta dando e la necessità di rinascere dall'alto. «Dovete rinascere dall'alto» (Gv 3,7), dice il Signore in modo chiaro; abbiamo bisogno di una nuova vita per poter entrare nella vita eterna. Non è sufficiente tirare avanti alla meno peggio per raggiungere il Regno dei Cieli, Abbiamo bisogno di una nuova vita rigenerata dall'azione dello Spirito di Dio. La nostra vita professionale, familiare, sportiva, culturale, ricreativa e, soprattutto, la nostra vita di pietà deve essere trasformata dal senso cristiano per l'azione di Dio. Tutto, trasversalmente, deve essere impregnato dal suo Spirito. Nulla, assolutamente nulla, dovrebbe rimanere fuori dalla rinnovazione che Dio realizza in noi con il suo Spirito.Una trasformazione che ha Gesù Cristo come suo catalizzatore. Lui, che doveva essere innalzato sulla croce e che doveva anche risuscitare, è chi può fare che lo Spirito di Dio ci venga inviato. Egli che è venuto dall'alto. Egli che ha mostrato con tanti miracoli il suo potere e la sua bontà. Egli che in tutto fa la volontà del Padre. Egli che ha sofferto fino a versare l’ultima goccia di sangue per noi. Grazie allo Spirito che ci invierà, noi «possiamo raggiungere il Regno dei Cieli, per Lui otteniamo l’adozione filiale, per Lui ci si dà la fiducia necessaria per nominare Dio con il nome di "Padre", la partecipazione della grazia di Cristo e il diritto a partecipare alla gloria eterna» (S. Basilio il Grande).
Lasciamo che l'azione dello Spirito sia accolta da noi, ascoltiamoLo e applichiamo le sue ispirazioni affinchè ognuno di noi sia -nel suo luogo abituale- un buon esempio elevato che irradi la luce di Cristo.

domenica 8 aprile 2018

(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.


VANGELO DI LUNEDì 9 APRILE 2018
(Lc 1,26-38) Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e guida il mio cuore in quell’umile casa....
Alla base della nascita di Gesù, c’è la grande e meravigliosa umiltà di Maria.
La grazia di Dio si riconosce anche da questo, dalla sua personalità docile, ma al tempo stesso ferma e consapevole.
Insegnaci Maria l’arte del silenzio, guidaci verso una fede forte e consapevole, aiutaci ad accettare tutto quello che accade con pazienza ed umiltà.




COMMENTO DI:
Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo accenna un accordo musicale, composto da tre note. Tre note non sempre ben intonate della nostra società: quella del fare, quella dell’amicizia e quella della coerenza di vita. Ai nostri giorni facciamo molte cose, ma, abbiamo un progetto? Oggi che navighiamo nella società delle comunicazioni, trova spazio nei nostri cuori la solitudine? Oggi, nell’era dell’informazione, ci permette questa di forgiare la nostra personalità?
‘Un progetto’. Maria, una donna «promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe» (Lc 1,27). Maria ha un progetto, evidentemente di proporzioni umane. Tuttavia, Dio irrompe nella sua vita per presentarle un altro progetto... di proporzioni divine. Anche oggi, vuole entrare nella nostra vita e dare proporzioni divine alle nostre faccende umane.
`Una presenza´. «Non temere, Maria». (Lc 1,30). Cerchiamo di non costruire in qualsiasi modo! Che non succeda che la dipendenza al “fare” nasconda un vuoto. Il matrimonio, la vita di servizio, la professione non devono essere una scappatoia d’ora in avanti. «Piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Presenza che accompagna e da senso. Fiducia in Dio, che, -di rimbalzo- ci porta ad aver fiducia negli altri. Amicizia con Dio che rinnova l’amicizia verso gli altri.
`Fermarci´. Ai nostri giorni che riceviamo tanti stimoli, frequentemente contrapposti, è necessario dare forma ed unità alla nostra vita. Maria, dice san Luigi Maria Grignion, «è lo stampo vivo di Dio». Ci sono due modi di fare una scultura, dice Grignion; una più ardua, a colpi di scalpello. L’altra, utilizzando uno stampo. Questa seconda forma è più semplice. L’esito, però consiste in che la materia sia malleabile e che lo stampo riproduca perfettamente l’immagine. Maria è lo stampo perfetto. Ricorriamo a Lei, cercando di essere noi materia malleabile.

sabato 7 aprile 2018

(Gv 20,19-31) Otto giorni dopo venne Gesù.



VANGELO DI DOMENICA 8 APRILE 2018
(Gv 20,19-31) Otto giorni dopo venne Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore di soffiare anche su di me il tuo Spirito, per darmi la conoscenza sempre del tuo volere che debbo e voglio fare e per il quale chiedo a te tutto l' aiuto necessario.
Notiamo come nel vedere Gesù i discepoli gioiscono increduli. Cominciamo con il notare che è sera, come ad indicare che il sole è sceso, la speranza sta per lasciare il posto alla notte, al buio.
Le porte erano chiuse per paura dei giudei, e noi sappiamo che la paura spesso impedisce di ragionare, di vedere, di camminare; la paura ci blocca e ci rende inermi. Per paura Pietro lo aveva rinnegato, gli altri erano fuggiti... solo Giovanni era rimasto accanto a Maria in quel dolore.
Eppure Gesù non li rimprovera per questo, gli mostra le ferite per fargli vedere che è proprio lui, quello che è salito sulla croce, e ha vinto la morte.
È normale che qualcuno abbia dei dubbi, Tommaso che non era presente, resta sbigottito, incredulo, ma disponibile a ricredersi.
La nostra umanità ci porta a credere solo a quello che possiamo vedere, anche se con Gesù ormai abbiamo capito che non può bastare. Ha compiuto miracoli davanti ai loro occhi, è entrato in una casa con le porte chiuse, ma è proprio Lui? Nulla lo può dividere da noi, perché il suo amore lo spinge a cercarci sempre e a darci tutto di se, così come fa con gli apostoli, ai quali dona lo Spirito Santo. Chi fa l’esperienza di Gesù nella propria vita, non ha più dubbi, e non serve che lo veda fisicamente o no, anzi proprio perché si fida della sua parola, riesce a sentire la sua azione tramite lo Spirito Santo. Nel dolore spesso ci sentiamo distrutti sia fisicamente sia moralmente, ma quando chiediamo al Signore aiuto, vediamo che siamo subito alleviati dalla cosa più atroce del dolore, la disperazione. È importante stare vicini a chi soffre, per un motivo o per l’altro, perché noi possiamo essere la parola che Gesù vuole dire, la mano di Gesù che sa accarezzare, noi possiamo essere la testimonianza che Gesù non abbandona i suoi figli, perché seguire il Signore vuol dire amare il nostro prossimo come Dio ama noi.
Amore è la parola d’ordine per entrare nella famiglia celeste, e per tornare nella casa del Padre, dove Gesù è andato a preparare un posto.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(La Fuliola, Lleida, Spagna)
Oggi, II Domenica di Pasqua, completiamo l’ottava di questo tempo liturgico; una delle due ottave —insieme a quella di Natale— rimasta nella liturgia rinnovata dal Concilio Vaticano II. Durante otto giorni contempliamo lo stesso mistero che cerchiamo di approfondirlo sotto la luce dello Spirito Santo.
A proposta del Papa Giovanni Paolo II, questa domenica viene chiamata Domenica della Divina Misericordia. Si tratta di qualcosa che va molto più in là di una devozione particolare. Come ha spiegato il Santo Padre nella sua enciclica Dives in misericordia, la Divina Misericordia è la manifestazione stessa dell’amore di Dio in una storia ferita dal peccato. “Misericordia” proviene da due parole: “Miseria” e “Cor”. Dio pone la nostra misera situazione, frutto del peccato, nel suo cuore di Padre, fedele al suo progetto. Gesucristo, morto e risorto, è la suprema manifestazione e attuazione della Divina Misericordia. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16) e lo ha inviato alla morte affinché potessimo essere salvati. «Per riscattare lo schiavo hai sacrificato il tuo Figlio!», abbiamo proclamato nel Preconio pasquale della Vigilia. E, risorto, lo ha costituito fonte di salvezza per tutti coloro che credono in Lui. Mediante la fede e la conversione accogliamo il tesoro della Divina Misericordia.
La Santa Madre Chiesa, che vuole che i suoi figli vivano della vita del Risorto, ordina che —almeno a Pasqua— si riceva la Comunione e che si faccia in Grazia di Dio. La cinquantina pasquale è il tempo opportuno per il compimento del precetto pasquale. È il momento adatto per la confessione e per accogliere il potere di perdonare i peccati che il Signore Risorto ha conferito alla Sua Chiesa, poiché Lui disse solo agli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23). Così andremo alla fonte stessa della Divina Misericordia. Non esitiamo quindi a portare i nostri amici a queste fonti di vita: Eucaristia e Penitenza. Gesù Risorto conta su di noi!

venerdì 6 aprile 2018

(Mc 16,9-15) Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.


VANGELO DI SABATO 7 APRILE 2018
(Mc 16,9-15) Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
 PREGHIERA 
Vieni o Spirito Santo, conducimi verso la luce, e fa che la mia parola sia conforme alla Tua. Maria di Magdala capisce che cosa vuol dire passare da una vita di peccato alla redenzione; fa l'esperienza del passaggio e del risorto, è ormai proiettata verso la santità e questo neanche i discepoli riescono a capirla del tutto, tanto che non le credono. A volte penso a Maria di Magdala e alla confusione che ancora oggi si fa e non è mai stata chiarita del tutto sulla sua persona, alcuni dicono che lei e la Maddalena erano due persone diverse, altri che fosse la stessa persona, perchè credo che il fatto che una donna in qualche modo venisse messa da Gesù al pari loro, in fondo, non sia mai andato tanto giù agli uomini dell'epoca. Gesù è così, non eleva in base al sesso o alla posizione, ma in base a quanto si aderisce al suo progetto di salvezza. La Maddalena è sempre stata giudicata per ciò che di peccaminoso aveva compiuto, persino la sorella Marta la critica anche se la sua intenzione era solo mettersi all'ascolto di Gesù; questo per me rappresenta il nostro umano e fallace modo di vedere. Amo questa figura forse più di ogni altra nei Vangeli, la unisco alla figura di Giovanni evangelista, che vive come lei l'amore puro verso il Signore Gesù. La frase "vai e non peccare più" è uno stile di vita che la donna sceglie di seguire e ce la mette tutta ....dagli scritti della Valtorta,vi invito a leggere : http://www.scrittivaltorta.altervista.org/testi/conversione_di_maria_maddalena.pdf Il messaggio di Gesù non può essere fermato dal pregiudizio degli uomini, per questo Gesù torna a farsi vedere anche da loro, anche dai più increduli... perchè tutti possiamo fare l'esperienza della Pasqua e del risorto, e lo possiamo testimoniare con la nostra conversione e con la nostra vita, come la Maddalena. Non importa se per gli uomini conterà sempre di più il nostro passato, quello che conta è il giudizio di Dio.
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COMMENTO DI:
P. Jacques PHILIPPE (Cordes sur Ciel, Francia)
Oggi, fiduciosi in Gesù risorto, dobbiamo riscoprire il Vangelo come "buona novella". Il Vangelo non è una legge che ci opprime. Abbiamo mai avuto la tentazione di pensare che coloro che non sono cristiani sono più calmi di noi e fare quello che vogliono, mentre noi dobbiamo soddisfare una lista di comandamenti. Si tratta di una visione puramente superficiale delle cose. Personalmente, una delle mie maggiori preoccupazioni è che il Vangelo venga presentato sempre come una buona notizia, lieta notizia, che riempia il cuore di gioia e di consolazione. L'insegnamento di Gesù è senz’altro esigente, naturalmente, ma Teresa del Bambino Gesù, ci aiuta a percepirlo davvero come una buona notizia, dal momento che per essa il Vangelo non è altro che la rivelazione della tenerezza di Dio, la misericordia di Dio con ogni uno dei suoi figli, e segnala le leggi della vita che conducono alla felicità. Il centro della vita cristiana è accettare con gratitudine la tenerezza e la bontà di Dio —rivelazione del suo amore sua misericordioso— ed lasciarsi trasformare da questo amore. Il cammino spirituale preso da Santa Teresa, la "piccola via", è un vero e proprio cammino di santità, una strada con spazio per tutti, fatto in modo tale che nessuno possa scoraggiarsi, né i più umili, né i più poveri, né i più peccatori. Teresa è così in anticipo al Concilio Vaticano II che afferma con sicurezza che la santità non è un cammino eccezionale, ma un invito a tutti i cristiani, della quale nessuno deve essere escluso. Anche il più vulnerabile e miserabile degli uomini può rispondere alla chiamata alla santità. Questa santità consiste in un «cammino di fiducia e di amore». Così, « L'ascensore che deve innalzarmi al cielo, sono le vostre braccia, oh Gesù! (...). O mio Dio, hai superato ogni mia aspettativa e io voglio cantare le tue misericordie» (Santa Teresa di Lisieux).

giovedì 5 aprile 2018

(Gv 21,1-14) Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.


VANGELO DI VENERDì 6 APRILE 2018
(Gv 21,1-14) Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore Gesù, ti prego, vieni accanto a me, come facesti con i tuoi discepoli , ancora e ancora... non abbandonarmi alle mie delusioni.
Questo è uno di quei passi che mi aprono il cuore e la mente; Gesù ritorna ancora una volta per questi uomini così terreni, che pensavano che tutto fosse finito, che pur avendolo visto anche dopo morto, ancora non avevano capito che la vita terrena e quella spirituale sono legate per sempre e da sempre. L’amore di Dio non si misura con uno o più gesti, l’amore che Dio ci dimostra va ben oltre la cattiveria degli uomini, va più in là della nostra comprensione. Torna Gesù per mostrarci che non è stata la follia di un momento, che non abbiamo crreduto ad un falsario, ad un millantatore, ad uno che ci ha illuso...Gesù ha dato e darà sempre tutto per noi. Lui non è il Signore ad ore, quello cui dedicare un’ora a settimana per la messa, o un' ora al giorno per la preghiera, Lui vuole la nostra adesione completa; non certo perché vuole essere servito e riverito da noi come molti scettici ci vogliono far pensare ma, al contrario, per servire e riverire noi. Gesù ha detto “Io sono” Gv 8,24 “ … se infatti non crederete che Io Sono, morirete nei vostri peccati” Gv 8,28 “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e …” Gv 8, 58 “Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono»” Gv 13,19 “Ve lo dico fin d'ora prima che accada, perché quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono” Gv 18,5 "Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: Io Sono. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra." Nel Nuovo Testamento troviamo: “Io sono il pane della vita” “Io sono la luce del mondo” “Io sono la porta (del gregge)” “Io sono il buon pastore” “Io sono la risurrezione e la vita” “Io sono la via, la verità e la vita” “Io sono la vera vite“ Nell'Apocalisse troviamo anche “Io sono l'alfa e l'omega” (Ap 1,8) e “Io sono il primo e l'ultimo” (Ap 1,17) e “[Io sono] il Vivente” (Ap 1,18).
COMMENTO DI:
Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart (Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù, per la terza volta, dopo la Sua Risurrezione, appare ai Suoi discepoli. Pietro è tornato alla sua attività di pescatore e gli altri decidono di accompagnarlo. E’ lògico che se era pescatore prima di seguire Gesù, che continui ad esserlo dopo; e, tuttavia, c’è chi si meraviglia che non si debba abbandonare il proprio lavoro, onesto, per seguire Cristo. Quella notte non pescarono nulla! Quando all’alba appare Gesù, non lo riconoscono, fino a quando non chiede loro qualcosa da mangiare. Quando Gli dicono che non hanno niente, Lui indica loro dove devono gettare la rete. Malgrado i pescatori sappiano bene il loro mestiere, in questo caso, dopo essersi prodigati senza risultati, ubbidiscono. « Potere dell'obbedienza! —Il lago di Genesaret negava i suoi pesci alle reti di Pietro. Tutta una notte invano. —Ma ora le reti sono gettate per obbedienza: e pescano una grande quantità di pesci.–Credimi: il miracolo si ripete ogni giorno.» (San Josemaria). L’Evangelista fa osservare che erano «centocinquantatrè» pesci grandi (cf.Gv 21,11) e che nonostante fossero tanti, non si ruppero le reti. Sono particolari che bisogna prendere in considerazione, giacché la Redenzione viene realizzata con obbedienza responsabile, tra compiti usuali. Tutti sapevano «che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro» (Gv 21,12-13). Lo stesso fece con i pesci. Tanto l’alimento spirituale, come pure l’alimento materiale, non mancherà se ubbidiamo. Lo insegna ai suoi discepoli più vicini, ce lo dice nuovamente per mezzo di Giovanni Paolo ll: «Al principio del nuovo millennio risuonano nel nostro cuore, le parole con cui un giorno Gesù (...) invitò l’Apostolo a `remare in alto mare: «Prendi il largo» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni ebbero fiducia nella parola di Cristo (...) «e presero una quantità enorme di pesci» (Lc 5,6). Questa parola risuona ancora oggi per noi». Per mezzo dell’ubbidienza, come quella di Maria, chiediamo al Signore che continui a concedere frutti apostolici per tutta la Chiesa.

mercoledì 4 aprile 2018

(Lc 24,35-48) Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.




VANGELO DI GIOVEDì 5 APRILE 2018
(Lc 24,35-48) Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA
 Vieni o Spirito Di Dio, ti prego, a far luce nel mio cuore e nella mia mente, vieni a dirmi cosa vuoi che io comprenda, e dammi la capacità di trasmetterlo. 

Gesù torna dopo la resurrezione tra i suoi discepoli, si fa toccare, si fa vedere e si fa riconoscere, ma neanche questo sembra bastare, e allora ecco che divide con loro il pasto, per dimostrare che è veramente lui in carne ed ossa. Spiega che nulla è così strano se ascoltano le scritture, perché tutto era scritto, e quindi torna a far capire che il vecchio e il nuovo sono uniti, che si è compiuto quello che era scritto.A questo punto inizia la missione dei discepoli, e lo vediamo dagli atti degli apostoli, che compiono miracoli, e predicano nel nome del Signore la salvezza dai peccati, perché ora, illuminati dallo Spirito Santo, capiscono tutto quello che non avevano compreso. Chiediamo anche noi allo Spirito di illuminarci e cerchiamo di accoglierlo con cuore puro e sincero, vedremo allora le meraviglie che il Signore compie su di Noi. Gesù non ci chiede quello che non possiamo, non ci chiede una fede cieca nel nulla, come credere in un fantasma, ma ci spinge a chiedere una fede vera, fondata sulla conoscenza, sulla condivisione, sul vivere insieme come fratelli e sul condividere con lui, grazie allo Spirito Santo, la conoscenza e la testimonianza. Egli ci ha trasmesso il volere del Padre, e chi non ascolta e non lo fa suo, condanna ancora a morte Gesù, rifiuta di credere a lui e preferisce continuare a rifiutare il Figlio che ha mandato.Donaci Signore un cuore puro, un cuore che non rifiuti la luce, un cuore che sappia mettersi davanti a te con tutte le sue paure ed i suoi dubbi,un cuore che chieda a te di farti riconoscere oltre il nostro buio infinito. Cristo vivo attraverso l'esperienza del risorto, non è un personaggio del passato, ma è colui che permette all'uomo nuovo, la donna nuova che vivono in noi, di ricominciare a vivere in Lui. Credo che Gesù può far questo per me? Che può farmi rinascere? Ascolto la sua parola? " Effetà apriti! " Viviamo la nostra nuova missione. A volte penso che Dio poteva stupirci con "effetti speciali" tipo un grande personaggio che usciva da una nuvola di fumo, come il genio della lampada e forse avrebbe ottenuto di più la nostra attenzione! Questa parola "ATTENZIONE" è quella sulla quale vorrei fermarmi. La Bibbia è un libro che ho imparato a leggere con il cuore, ad amare e mi sembra a volte di vivere tra quei personaggi del passato, tra re e pastori, tra uomini e donne che cercano di vivere rispettando le leggi mosaiche, ed altri che cercano di usarle per i loro interessi. Se scribi e farisei, dottori della legge e appartenenti alle varie tribù e sette, avessero prestato attenzione alla coerenza di Gesù, a come il suo sguardo era amorevole verso tutti, invece di sentirsi preoccupati di perdere il loro potere sul popolo, avrebbero potuto con la loro cultura, aiutare Gesù invece di contrapporsi a Lui. Provare a capire, non chiudersi, imparare a dialogare anche con idee diverse, può arricchire sia gli uni che gli altri; ma l' uomo ha paura di concedere, come se donando perdesse qualcosa, perché è abituato a non voler perdere nulla, a non fare niente per niente.Dobbiamo imparare a prestare attenzione agli altri, ai loro bisogni, e non pensare che ci tolgono qualcosa, ma che possiamo scambiarci delle cose. L' amore di Dio dovrebbe riempirci il cuore e dovremmo averne in abbondanza da riversare, invece spesso siamo così chiusi da sembrare aridi ed egoisti, presuntuosi e prepotenti. Ci preoccupiamo della cattiveria altrui e perdiamo d' occhio la nostra. Facciamo attenzione!
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COMMENTO DI:
Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido (Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, Cristo risuscitato saluta i discepoli, di nuovo, con il desiderio della pace: «Pace a voi!» (Lc 24,36). Dissipa così le paure ed i presentimenti che gli Apostoli hanno accumulato durante i giorni di passione e di solitudine. Lui non è un fantasma, è assolutamente reale, ma, a volte, nella nostra vita, la paura va prendendo forma come se si trattasse dell’unica realtà. A volte è la mancanza di fede e di vita interiore ciò che va cambiando le cose: la paura si trasforma in realtà e Cristo va cancellandosi dalla nostra vita. Invece, la presenza di Cristo nella vita del cristiano allontana i dubbi, illumina la nostra esistenza, specialmente quegli angoli che nessuna spiegazione umana può chiarire. San Gregorio Nazianzeno ci esorta: «Dovremmo vergognarci di prescindere del saluto della pace che il Signore ci lasciò quando stava per uscire da questo mondo. La pace è un nome e una emanazione, che sappiamo procede da Dio, come dice l’Apostolo ai filippesi: `La pace di Dio´; e che è di Dio, ce lo dimostra anche quando dice agli efesini:`Lui è la nostra pace´». La risurrezione di Cristo è ciò che da senso a tutte le vicissitudine e sentimenti, è quello che ci aiuta a ricuperare la calma e a rassenerarci nelle tenebre della nostra vita. Le altre piccole luci che troviamo nella vita solo hanno senso in questa Luce. «Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei salmi...Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,44-45), come già aveva fatto con i discepoli di Emmaus. Il Signore vuole aprire anche a noi il senso delle Scritture per la nostra vita; desidera trasformare il nostro povero cuore in un cuore che sia, anch’esso ardente, come il Suo: con la spiegazione della Scrittura e la frazione del Pane, l’Eucaristia. In altre parole: la missione del cristiano è osservare come la sua storia Lui vuole convertirla in una storia di salvezza.

martedì 3 aprile 2018

(Lc 24,13-35) Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.


VANGELO DI MERCOLEDì 4 APRILE 2018
(Lc 24,13-35) Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE 


PREGHIERA: Vieni o Santo Spirito e insegnami a pensare come Te, insegnami a vivere con Te ed aiutami a guardare con Te questa pagina del Vangelo. Solo ieri vedemmo che Maria di Magdala non riconobbe subito Gesù, oggi i due discepoli, che pur essendogli stati vicino se ne stanno andando da Gerusalemme confusi e tristi, ugualmente non lo riconobbero se non al momento di spezzare il pane. I limiti umani si incontrano con la potenza di Dio, ma quello che conta , ancora una volta, è spezzare le catene della mente ed aprire il cuore al Vangelo, che non è la parola degli uomini, ma è il miracolo di Dio fatto uomo. Così come gli ebrei non seppero riconoscere in Gesù il Messia, troppo spesso non sappiamo riconoscere Gesù nel povero, nell’inddigente, nell’ emarginato.... troppo spesso ci viene chiesto di spezzare il nostro pane con chi non ha nulla, e noi pensiamo solo a tirare fuori tutte le scuse possibili per non farlo. All’ inizio del nostro cammino ci siamo innamorati di Gesù, della sua bontà, del suo saperci spingere verso le cose giuste “Eppure ardeva in noi il nostro cuore mentre egli conversava lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” Ma quando viviamo la delusione, l’abbandono, la tristezza, è così facile rinnegare Gesù... É così conveniente voler stare solo dalla parte dei vincenti. É nella comunione del suo amore, in quel condividere la croce, nello spezzare il pane e condividerlo con i fratelli che noi ritroviamo Gesù e che viviamo con Lui. Spesso nella chiesa ci sono tante persone, bellissime e bravissime, che si prodigano in mille attività, proprio come tanti dei discepoli di Gesù, piene di buone doti e di carattere, ma sono quelli che hanno fatto l’esperienza del Risorto, che lo sentono presente e vivo nella loro vita, che forse brillano di meno,che forse non hanno doti, ma quando parlano di Gesù, ti fanno vibrare le corde del cuore... questo è il carisma di chi come Cristo, è in comunione con il Padre.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer (Barcelona, Spagna)


Oggi, «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo!» (Sal 118, 24). Così ci invita a pregare la liturgia di questi giorni della settimana di Pasqua. Rallegriamoci di essere a conoscenza che Gesù è risuscitato, oggi e sempre è con noi! Lui resta al nostro fianco in ogni momento. E’ necessario, però, che lasciamo che Lui ci apra gli occhi della fede per riconoscere che è presente nelle nostre vite. Lui vuole che noi godiamo della Sua compagnia, adempiendo ciò che ci disse: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Camminiamo con la speranza che ci offre il fatto di sapere che il Signore ci aiuta a trovare un senso a tutti gli avvenimenti; soprattutto in quei momenti in cui, come i discepoli di Emmaus, ci troviamo tra difficoltà, contrarietà, scoraggiamenti... Di fronte ai diversi avvenimenti, ci conviene saper ascoltare la Sua Parola che ci porterà ad interpretarli alla luce del progetto salvifico di Dio. Sebbene, a volte, forse, erroneamente, ci possa sembrare che non ci ascolti, Lui non si dimentica mai di noi; Lui ci parla sempre. Solamente a noi può mancare la buona disposizione per ascoltare, meditare e contemplare quello che Lui vuole dirci. Nei diversi ambiti in cui ci muoviamo, frequentemente possiamo trovare persone che, prive di buon senso, vivono come se Dio non esistesse. Conviene che ci rendiamo conto della responsabilità che abbiamo di giungere ad essere strumenti idonei, perché il Signore possa, per mezzo nostro, avvicinarsi e “fare strada” con quelli che ci circondano. Cerchiamo il modo di attuare affinché costoro conoscano la loro condizione di figli di Dio, che Gesù ci ha amato tanto, e che non solo è morto e risuscitato per noi, ma che è voluto rimanere con noi, per sempre, nell’Eucaristia. Fu nel momento di spezzare il pane, quando quei discepoli di Emmaus riconobbero che, era Gesù chi stava, al suo fianco.

lunedì 2 aprile 2018

(Gv 20,11-18) Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.



VANGELO DI MARTEDì 3 APRILE 2018
(Gv 20,11-18) Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore Gesù e chiamaci per nome,perhè anche noi sappiamo riconoscere i Te il Cristo risorto
Maria di Magdala cerca Gesù e non vedendolo nella tomba, si chiede dove sia. Rimane lì, vicino al sepolcro e non riesce a muoversi. In questo io vedo l’immobilità dell’ essere umano che, attaccato agli schemi della terra, non riesce ad andare oltre. Il dolore e lo sconforto ci bloccano, là dove quel corpo non c’è più. Proprio in quel dolore, il Signore invia i suoi angeli ai quali chiedere aiuto, poi arriva e chiamandoci per nome come chi ci conosce profondamente, si fa riconoscere. Lui ci conosce e sa che staremmo immobili nel nostro dolore per questo ci spinge ad andare oltre la morte, per farci comprendere che la vita su questa terra non termina con la morte, ma come Lui, anche noi saliremo al Padre; è Gesù stesso che ce lo dice: ”PADRE MIO E PADRE NOSTRO - DIO MIO E DIO NOSTRO.” Invita Maria ad andare da quelli che Lui definisce i suoi fratelli, perché possa annunciare loro di averlo visto e quello che Lui aveva detto. Se riconosciamo in Gesù il nostro maestro, il nostro fratello e ci riconosciamo figli di Dio, non possiamo rimanere fermi davanti a una tomba vuota, ma annunciare a tutti i nostri fratelli che Cristo è vivo, è in mezzo a noi, che la sua morte non è un qualcosa che ci ha separato per sempre, ma anzi, è servita per permetterci di poter salire dopo di Lui al Paradiso, nella casa del Padre.
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COMMENTO DI:

Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, nella figura di Maria Maddalena, possiamo considerare due livelli di accettazione del nostro Salvatore: imperfetto, il primo, completo il secondo. Dal primo, Maria si manifesta come sincerissima discepola di Gesù. Lei segue Lui, Maestro incomparàbile; Gli è eroicamente unita, quando lo vede Crocificato per amore; Lo cerca oltre la morte, sepolto e scomparso. Come sono impregnate di ammirevole dedicazione, verso il Suo “Signore,” sono le due esclamazioni che ci conservò, come perle incomparabili, l’evangelista Giovanni; «Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l´hanno posto» (Gv 20,30); «Signore, se L’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo»! (Gv 20,15). Pochi discepoli ha contemplato la storia con tanta consacrazione e tanta lealtà come dimostrò Maddalena.
Tuttavia, la buona notizia di oggi, di questo martedì della ottava di Pasqua, supera infinitamente tutta la bontà etica e tutta la fede religiosa in un Gesù ammirevole, ma, in ultima istanza, morto; e ci trasporta nell’ambito della fede nel Risuscitato. Quel Gesù che, in un primo momento, lasciandola al livello della fede imperfetta, si dirige alla Maddalena, domandandole: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,15) e a cui lei, con occhi da miope, risponde, come se si trattasse di un ortolano che si interessa della sua insipidità; quel Gesù, adesso, in un secondo momento, definitivo, la chiama per nome: «Maria!» e la commuove fino al punto di farla sussultare di risurrezione e di vita, cioè, di Sé stesso, il Risuscitato, il Vivente per sempre. Il risultato? Maddalena credente e Maddalena apostola: «Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: Ho visto il Signore!» (Gv 20,18).
Oggi non è raro il caso di cristiani che non vedono chiaro l’aldilà di questa vita e che dubitano della risurrezione di Gesù. Mi trovo fra di loro? Allo stesso modo ci sono numerosi cristiani che hanno sufficiente fede per seguirLo privatamente, ma che hanno paura di proclamarLo apostolicamente. Faccio parte di questo gruppo? Se così fosse, come Maria Maddalena, diciamoGli: -Maestro!, abbracciamoci ai Suoi piedi, e andiamo all’incontro dei nostri fratelli, per dir loro: -Il Signore è risuscitato e l’ho visto.

martedì 27 marzo 2018

(Mt 26,14-25) Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!


VANGELO DI MERCOLEDì 28 MARZO 2018
(Mt 26,14-25)
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!


+ Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito,e vivi in me la visione dell'ultima cena del Signore con i suoi discepoli, perchè attraverso di te mi possa penetrare dentro quello che pensò nostro Signore.Assistimi .
Parliamo del tradimento di Giuda? O parliamo del nostro tradimento? Quante volte ti abbiamo lasciato da solo Gesù in pasto al nemico... quante volte ci siamo schierati con lui....
Noi non siamo migliori di Giuda, noi per seguire i nostri interessi lo abbiamo tradito mille volte, lo lasciamo da solo in chiesa, non ci fermiamo mai a parlare con Lui... e mille altri modi per tradire quel suo amore così grande che non starò ad elencare, per non ferire nessuno.
Quello che vorrei fare oggi, è spingerci ad un esame di coscienza vero. Chiediamo allo Spirito Santo di farci riconoscere i nostri peccati, di farci vedere in quanti e in quali modi tradiamo Gesù. Vedete quale è la differenza tra Giuda e gli altri? Gli altri discepoli lo chiamano Signore,perchè lo riconoscono Signore nella loro vita, ma lui lo chiama rabbì, maestro, ed il maestro insegna, ma noi siamo così attenti alla sua parola o distrattamente non vediamo l'ora di pensare ad altro, di fare altro?
Tu l'hai detto"...con queste parole Gesù ci dice che siamo noi a decidere il nostro destino, la nostra adesione a Lui, l'ultima parola è la nostra. Facciamo che non sia una parola che ci condanna, ma, anche se nella nostra imperfezione, ci sia da parte nostra un' adesione sincera a Dio.
Oggi riflettevamo sui bambini che aspettano la Pasqua solo per mangiare le uova di cioccolata, di chi è la colpa? Cosa gli abbiamo spiegato della Pasqua, come gliel'abbiamo sempre fatta vivere?
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COMMENTO DI:

P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)
Oggi, il Vangelo ci propone -almeno- tre considerazioni. La prima è che, quando l'amore verso il Signore si intiepidisce, allora la volontà cede ad altri reclami, dove la voluttuosità sembra offrirci piatti più saporiti, ma in realtà, condimentati da veleni degradanti e inquietanti. Data la nostra nativa debolezza, non dobbiamo permettere che diminuisca il fuoco del fervore che, se non sensibile,(sensibilmente) almeno mentale,(mentalmente) ci unisce a Colui che ci ha amati fino ad offrire la sua vita per noi.
La seconda considerazione si riferisce alla scelta misteriosa del luogo dove Gesù vuole consumare la sua cena pasquale. «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli» (Mt 26,18). Il proprietario della casa, forse non era un amico dichiarato del Signore, però doveva avere l'orecchio attento per ascoltare le chiamate "interiori". Il Signore gli avrebbe parlato nell’intimo–come spesso ci parla- attraverso mille incentivi perché Gli aprisse la porta. La sua fantasia e la sua onnipotenza, sostegni dell’amore infinito con cui ci ama, non conoscono confini e si esprimono sempre in modo adeguato ad ogni situazione personale. Quando sentiremo la chiamata dovremo "rinunciare", lasciando da parte i sofismi e accettare allegramente questo "messaggero liberatore". E' come se qualcuno si presentasse alla porta della prigione e ci invitasse a seguirlo, come fece l'Angelo con Pietro dicendogli: «Presto, alzati e seguimi!» (Atti. 12,7).
Il terzo motivo per la meditazione ce lo offre il traditore che cerca di nascondere il suo crimine davanti allo sguardo scrutatore dell’Onnisciente. Lo avevano già intentato lo stesso Adamo e dopo il figlio fratricida, Caino, ma inutilmente. Prima di essere il nostro esattissimo Giudice, Dio si presenta come padre e madre, che non si rassegna all'idea di perdere un figlio. Gesù soffre con tutto il cuore non tanto per essere stato tradito ma per vedere un figlio che si allontana irrimediabilmente da Lui.

lunedì 26 marzo 2018

(Gv 13,21-33.36-38) Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.


VANGELO DI MARTEDì 27 MARZO 2018
(Gv 13,21-33.36-38)
Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito Santo, amico mio, fammi capire che cosa vuole Gesù dirmi con queste parole, fammi sentire che tutto illumini, alla luce dell' amore che Lui nutre per me, non certo per i miei meriti o la mia fedeltà, che può crollare nel momento del pericolo come quella di Pietro.
Gesù è con i suoi amici, ed in mezzo a loro c'è quello che lo tradirà; una grande tristezza lo assale, mentre lo comunica agli altri.
Vicino a Lui c'era Giovanni, che qui non è chiamato per nome, ma viene definito il discepolo che Gesù amava, ed è tanto evidente questo che, persino Pietro, che aveva comunque già nei tratti caratteriali il carisma del capo, si rivolge a lui per far chiedere a Gesù il nome del traditore.
E Gesù illumina il suo discepolo, lo illumina con un gesto che mi fa pensare, che niente accade per caso tra noi e Dio.
" Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui." all'inizio non capivo che cosa volesse dire l'evangelista con questa frase, come mai è il pezzo di pane, intinto nel piatto stesso di Gesù, che produce per Giuda la condanna.
C'è un'altra frase che mi balza davanti agli occhi, ed è una frase di Paolo :
" Chiunque mangerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore (1 Cor 11, 27)."
Paolo che provò la grazia del Signore nella debolezza del peccato, comprese con tutta la sua coscienza quello che Luca dice : " Ora, Satana entrò in Giuda chiamato Iscariota, ch'era del numero dei dodici, ed egli andò a trattare con i gran sacerdoti (Lc 22, 3-4)."
Quindi il proposito di tradire Gesù era già in Giuda, e si è accostato alla mensa del Signore già con l'intento di tradirlo, già disprezzando quella grazia che il Signore gli faceva, spezzando il pane anche con lui.
Qui il discorso diventa veramente ampio, quando ci accostiamo alla comunione in peccato, non stiamo sfidando il sacerdote o facendo fesso Dio, ma stiamo mangiando anche noi la nostra condanna, meglio che ne prendiamo atto, prima di metterci nelle mani di satana!
Uscito Giuda, Gesù resta con i suoi amici, che pur nelle loro imperfezioni, gli restano fedeli, ed a loro annuncia la sua partenza. Non gli dice apertamente che sarà ucciso, ne' come questo avverrà, ma gli dice che sarà glorificato, per la gloria di Dio. Anche Pietro, che crede di essere in una posizione di sicurezza per quanto riguarda la lealtà a Gesù, sembra disposto ad accettare ogni prova pur di poterlo seguire, ma Gesù , che è verità, che sa ogni cosa perchè è Dio, lo ammonisce con dolcezza, come per dire, non essere sicuro di te, perchè anche tu nella prova, se resterai da solo e smarrito, potrai cadere, non contare sulle tue forze e sulle tue buone intenzioni. In questo ultimo atteggiamento di Gesù, c'è molto di più di quello che sembra così, a prima vista; devo confessarvi che a questa frase di Gesù, è legata la mia conversione. Vi rubo ancora un attimo per raccontarvi che in un periodo particolare della mia vita, quando ormai stavo per cedere all'insistente richiamo del Signore, avevo però una forte remora a recarmi da un confessore, non mi sembrava giusto che un sacerdote, che sicuramente non era perfetto, potesse giustificare i miei peccati agli occhi di Dio.
Era il giorno di san Pietro e Paolo, nel santuario del Divino Amore di Roma,quando capii che se Gesù aveva giustificato la debolezza di Pietro, io non potevo oppormi ancora al suo volere.... da quella confessione alla caduta di cavallo come san Paolo, è stato tutt'uno. Per questo io mi rivolgo a voi che ancora non riuscite a trovare la forza di mettervi davanti ad un confessore... non indugiate ancora, nell'uomo imperfetto che vi accoglierà, troverete lo Spirito di perfezione di Gesù stesso. È a Lui che chiederete perdono, non fate passare questa Pasqua senza confessarvi e comunicarvi, la strada è ancora lunga e dura, e se al canto del gallo non vogliamo tradire il Signore, dobbiamo nutrirci del suo corpo e del suo sangue, perché è in lui che troviamo la forza di respingere il male esterno e di combattere quello che ci portiamo dentro.
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COMMENTO DI:
Abbé Jean GOTTIGNY
(Bruxelles, Belgio)
Oggi, Martedì Santo, la liturgia sottolinea il dramma che sta per scatenarsi e che concluderà con la crocifissione del Venerdì Santo. «Preso il boccone (Giuda), egli subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Sempre è di notte quando ci si allontana da quello che è "Luce di Luce, Dio vero di Dio vero» (Simbolo niceno-costantinopolitano).
Il peccatore è colui che da la spalla al Signore per gravitare intorno alle cose create, senza riferirle al Creatore. Sant'Agostino descrive il peccato come "un amore a se stesso fino al disprezzo di Dio". Insomma, un tradimento. Una prevaricazione frutto della «arroganza con cui vogliamo emanciparci da Dio per non essere altro che noi stessi, l'arroganza per la quale crediamo di non aver bisogno di amore eterno, poiché vogliamo dominare la nostra vita per noi stessi» (Benedetto XVI). Si può capire che Gesù, quella sera, si "commosse profondamente" (Gv 13,21).
Fortunatamente, il peccato non è l'ultima parola. Questa è la misericordia di Dio. Ma essa suppone un "cambio" da parte nostra. Una inversione della situazione che consiste nel distaccarsi dalle creature per legarsi a Dio e ritrovare così la autentica libertà. Ma non aspettiamo ad essere nauseati delle false libertà che ci siamo presi, per cambiare a Dio. Come denunciò il padre gesuita Bourdaloue " vorremmo convertirci, quando siamo stanchi del mondo, o meglio, quando il mondo sia stanco di noi". Cerchiamo di essere più furbi. Decidiamoci adesso. La Settimana Santa è l'occasione propizia. Sulla croce, Cristo, tende le sue braccia a tutti. Nessuno è escluso. Tutto ladrone pentito ha un posto in paradiso. Questo sì, a condizione di cambiare vita e di riparare, come quello del Vangelo: "Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male" (Lc 23,41).

domenica 25 marzo 2018

(Gv 12,1-11) Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura.



VANGELO DI LUNEDì 26 MARZO 2018
(Gv 12,1-11) Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni


Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.


Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, vieni nel mio cuore, porta la conoscenza dell'amore di Dio per noi, porta la sapienza di quello che Gesù mi vuole dire, ed io sarò qui, disponibile all'ascolto, perché solo la tua voce voglio seguire.
L'immagine che ci si presenta davanti agli occhi, se imparate a vederla con gli occhi dello Spirito, è di immensa dolcezza. Gesù è con i suoi amici, nella casa di Lazzaro, che aveva resuscitato dai morti. Quale devozione provavano le sorelle di quest'ultimo per quello che aveva fatto. Mi piace notare che già solo in queste poche righe troviamo uno di noi, chi sarò io? Lazzaro, amico di Gesù, che per la mia amicizia con lui sono tornato a vivere? Che per essergli fedele sono andato oltre la morte? Che ho atteso che mi venisse a risvegliare dai morti? Oppure sono Marta, che serve il Signore e i suoi amici con devozione e rispetto? Che grata a Lui della resurrezione di Lazzaro, senza il minimo dubbio, vede quello che c'è da fare e lo fa? Oppure sono Maria, la dolce piccola Maria, che si mette ai suoi piedi e lo unge con balsamo profumato? La dolcissima Maria che incurante di chi la guarda è lì in adorazione e lo accarezza con le sue mani e i suoi capelli come raccolta in preghiera? La semplice Maria che non si preoccupa di servire con sua sorella per compiere il suo dovere nella vita, ma preferisce un momento d’adorazione e d’intimità con Gesù? Poi vediamo intorno a loro altri personaggi che compongono il quadro che abbiamo davanti agli occhi, troviamo i discepoli, e tra loro, anche Giuda. Notate, infatti, come l'evangelista mette in risalto la sua figura. Giuda teneva la cassa, e si arrogava il diritto di gestire tutti i soldi di chi offriva qualcosa per Gesù, con la scusa di utilizzarlo per i poveri. Ma Giuda non serviva Gesù, serviva la sua avidità, il potere che il denaro gli dava, l'autorità di gestire a suo piacimento i cordoni della borsa, ed era così avido e meschino in cuor suo, che forse meditava già di tradire Gesù per intascarne la taglia. Il gesto di Maria lo irrita,quanti soldi sprecati in profumi per Gesù,soldi che lui sente sottratti alle sue mani,e per avidità è irritato,ma si nasconde dietro ad una forma di riverenza per i poveri.Questo gesto di Maria, che Gesù difende, e lo fa sentire inferiore, perché lui non amava Gesù, e questa sua inferiorità lo spinge ad allontanarsi da lui, a volerlo far sparire dalla sua vista. Lo stesso pensiero dei Giudei che non lo riconoscevano come Figlio di Dio e come Dio, e che volevano uccidere sia lui sia Lazzaro, per eliminare le prove della loro esistenza. Intorno a Gesù c'era la prima chiesa e c'erano i suoi oppositori, c'era chi serviva fedelmente, con umiltà e fiducia, chi cercava un rapporto intimo con Lui, come chi prega e vive in adorazione di Gesù, e chi anche tra i suoi discepoli, pensa solo al denaro e lo tradisce, favorendo così i nemici di Gesù, quello che lo odiano e lo vogliono morto, via, lontano dal loro cuore. Io chi sono Gesù? Aiutami con i carismi che tu dai a chi ti cerca con tutto il cuore, a servirti come te mi vuoi, e non permettere mai che mi unisca a chi per un motivo o per l'altro, cerca di allontanarti dalla sua vita. Questa quaresima sta per terminare, fratelli non permettiamo che passi senza lasciare nei nostri cuori un segno profondo, un solco dove Gesù possa seminare amore e raccogliere abbondanti frutti; non permettiamo che finita la Pasqua celebrativa, la porta del nostro cuore si richiuda e dimentichiamo tutto quello che Gesù ha fatto per noi, quanto e come ci ha amato.
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COMMENTO DI:
Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, nel Vangelo, sono riassunti due atteggiamenti su Dio, Gesù Cristo e la vita stessa. Di fronte all’unzione che Maria fa al suo Signore, Giuda protesta: «Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: ‘Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?’» (Gv 12,4-5). Ciò che dice non è assurdo, anzi, collimava con la dottrina di Gesù. Ma è molto facile protestare su quello che fanno gli altri, anche se non c’è una seconda intenzione come nel caso di Giuda.
Qualsiasi protesta deve essere un atto di responsabilità: con la protesta ci dobbiamo impostare come agiremmo noi, cosa saremmo disposti a fare. Altrimenti, la protesta può essere solo –come in questo caso– la lamentela di coloro che agiscono male di fronte a coloro che cercano di fare le cose nei migliori dei modi.
Maria unge i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli, perché crede che è quello che deve fare. È un’azione intrisa di una splendida magnanimità: lo fece prendendo «trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso» (Gv 12,3). È un atto d’amore e, come ogni atto d’amore, difficile da capire per coloro che non lo condividono. Credo che, a partire da quel momento, Maria capì ciò che secoli più tardi scriveva sant’Agostino: «Forse in questa terra i piedi del Signore sono ancora bisognosi. Perciò di chi, al di fuori dei suoi membri disse: ‘Ogni cosa che farete a uno solo di questi piccoli... lo avete fatto a me? Voi spendete ciò che vi è superfluo, ma avete fatto qualcosa di veramente grato per i miei piedi’».
La protesta di Giuda non ha nessuna utilità, lo porta solo al tradimento. L’azione di Maria, invece, la porta ad amare di più il suo Signore e, come conseguenza, ad amare di più i “piedi” di Cristo che ci sono in questo mondo.