sabato 5 novembre 2016

(Lc 20,27-38) Dio non è dei morti, ma dei viventi.

VANGELO
(Lc 20,27-38) Dio non è dei morti, ma dei viventi. + Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore.





LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore,di aiutarmi ad entrare con te nel mistero della vita dopo la morte,per vivere con te la resurrezione così come una figlia di Dio deve riuscire a vivere.
Questo brano del vangelo sembra difficile ai più, ma io devo dirvi con molta onestà di non aver problemi nel credere all’ immortalità dell’ anima e alla vita dopo la morte e questo sicuramente per grazia di Dio. Nonostante questo mi riesce difficile pensare a come sarà la vita nell’aldilà, un po’ come credo che sia per tutti, ma non come per i sadducei, che poiché non credevano nella resurrezione, provocavano Gesù con domande sibilline. Chiaramente siamo attaccati alle persone con le quali condividiamo la nostra vita, il nostro cammino sulla terra, e questo ci porta, molto umanamente, a desiderare di poterci ritrovare anche nell’aldilà, con le stesse persone e gli stessi affetti, ma da questo brano si evince che questi sono ragionamenti terreni e che non sarà così;allora mi sembra di capire che l’amore di cui Dio ci darà modo di vivere è qualcosa di molto più spirituale e meno carnale di quello che viviamo oggi; un amore per l’altro come per noi stessi, per la vita di ogni essere vivente come dono di Dio e che quando finalmente avremo la conoscenza della magnificenza del regno che il Signore ha preparato per noi, la gioia di vivere a contatto con tutto questo ci darà delle sensazioni che neanche riusciremmo mai ad immaginare.. Una cosa che io ho la grazia di credere, è che tutto ha in se la vita, anche quelle cose che per noi hanno qui pochissimo senso, come un filo d’erba o una goccia d’acqua, perché tutto ha in se l’impronta di Dio.

venerdì 4 novembre 2016

(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?

VANGELO
(Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Aiutami o Santo Spirito, a saper vedere i miei errori; a saper divenire quello che Dio vuole; a saper fare di me, veramente una tua discepola.

Rileggendo una mia vecchia riflessione, ho trovato una frase che mi ha colpito: Siamo ricchi di noi stessi e poveri delle cose di Dio, purtroppo è questa la nostra realtà.
Vorrei fosse passata di moda, vorrei poterla smentire, ma ogni giorno invece, mi trovo a doverci sbattere il muso.
Siamo maestri nel fare quello che ci conviene, più che quello che è giusto.
La nostra visione di giustizia riguarda solo noi stessi; di quanto sia ingiusto che nel mondo non tutti abbiamo le stesse possibilità di vita, non la consideriamo.
Noi oggi, dopo aver preso a piene mani, stiamo perdendo le nostre sicurezze di benessere e solo questo per molti di noi conta.
Non possiamo fare niente per nessuno..... e non c’è bugia più grande, perchè tutti possiamo aiutare con la nostra goccia d’amore, e diventare un oceano.
Faccio un esempio , non per mettermi in mostra, ma er chiedervi di crederci:Tutti possiamo aiutare.
Sapete che il Burundi è un paese povero e che molti bambini non hanno nessuna possibilità di sopravvivere, specialmente gli orfani.
Grazie all’incontro con un sacerdote conosciuto qui in Italia, ho avuto la possibilità di fare qualcosa per loro.
E’ nato tutto per caso.... ma oggi qualcosa è appena appena un po’ più possibile, e per questo dobbiamo ringraziare Dio che ci dona la possibilità di vedere in ogni fratello un’ opportunità di divenire migliori, provando con il suo aiuto a vedere un mondo comunque a colori e a non tingerlo sempre di nero.
Una frase tratta da un libro dice:
Non ci si può nutrire dell'Eucaristia e poi escludere dal nostro cuore i fratelli; fare questo significa escludere Cristo, ma se escludiamo Cristo, ci condanniamo all'isolamento, alla morte, perché non c'è vera vita e vera comunione se non nel Signore ....

giovedì 3 novembre 2016

(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.


VANGELO
(Lc 16,1-8) I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e aiutami a dire quello che mi esce dal cuore,con sincerità , ma senza giudizio.
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Oggi vorrei riflettere con voi sulla scaltrezza, sulla malizia che spesso vengono usate, quando vogliamo raggiungere uno scopo. Quante volte vedo le persone che cercano di apparire, che con il capo chino, dimostrano una grande umiltà, ma che, una volta conquistata la fiducia di un capo, rialzano sogghignando la testa, e tirano fuori le unghie. Questo accade nei posti di lavoro, ma purtroppo, anche nelle parrocchie, in cui sembra che tutti entrino per servire, e finiscono per servirsi del potere concesso. Ora a prescindere dalla disonestà che questo atteggiamento comporta, voglio calcare la mano su un aspetto ancora peggiore della disonestà, che è la stupidità. Pensare di poter essere i migliori in assoluto, di non aver nulla da imparare dagli altri, è veramente uno dei difetti peggiori dell’uomo; non soltanto dal punto di vista materiale,ma e sopratutto dal punto di vista spirituale. Quello che spesso minaccia il posto che si occupa, è la corruzione, l’ambiguità, il pressapochismo; quello che invece porta alla vittoria è il gioco di squadra, l’unione delle varie forze, lo scopo comune. Se fossimo furbi, ci faremmo degli alleati e non dei nemici.... ma nulla è migliore del potere concesso, per far cadere i veli dell’ipocrisia dal cuore della gente e mostrare il loro vero volto ed interesse. Una parola del Vangelo di Matteo 18,6-7 da imprimere fortemente nel nostro cuore: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo ! “

mercoledì 2 novembre 2016

(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.

VANGELO
(Lc 15,1-10) Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e donami la grazia di comprendere le scritture, dammi la forza di viverle e di fare tutto quello che tu desideri da me. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gesù va avanti per la sua strada, non gli interessa avere l’approvazione di chi conta in città, anzi, il suo comportamento è una continua provocazione, perché sa qual è il suo scopo, che è quello di riportare i peccatori sulla via della salvezza, di ricondurli al Padre.
Questa cosa certo non è facile da comprendere per scribi e farisei, che tenevano a debita distanza tutti quelli che non facevano parte della loro cricca di colti e benestanti. Se ci pensiamo, scartavano i poveri, i malati, i peccatori, i bisognosi… insomma tutti quelli che invece erano cari al Signore, considerandosi un’ élite.
Gesù li ammoniva, li riprendeva e spesso li accusava d’essere falsi ed ipocriti, proprio a loro che si sentivano così giusti... ed invece quando parlava con i peccatori, sembrava quasi che li amasse di più di loro, perché non aveva mai una parola di rimprovero.
Gesù, che comprende la loro rabbia, cerca di spiegargli con questa parabola il motivo di tanta comprensione per i peccatori.
Gli ebrei anticamente, erano un popolo di nomadi, dediti alla pastorizia e
all’ allevamento, quindi l’ esempio della pecora e della moneta perdute, era il più adatto per far capire loro quanto era importante per Lui recuperare alla grazia di Dio quelli che n’ erano sfuggiti, e si erano perduti per le vie del mondo.
Quale gioia per il Padre ritrovare i suoi figli. A suo tempo ci parlò della parabola del figliol prodigo, in cui il padre fa festa per il figlio perduto e ritrovato. Questo è quello che da gioia al Signore, che pur lasciandoci liberi, non ci dimentica mai, e non vede l’ ora che torniamo a riabbracciarlo.
Se veramente amiamo Dio, non facciamo come i farisei, ma, come sta facendo il Santo Padre Francesco, apriamo il nostro cuore a chi non crede, non fermiamoci al giudizio, ma aiutiamoli a ritrovare la strada. Questo è quello che fa chi ama il Padre, proprio come ha fatto Gesù.

martedì 1 novembre 2016

(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

VANGELO DI MERCOLEDì 2 NOVEMBRE 2016
(Gv 6,37-40) Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore



La mia riflessione
Preghiera
A Te o Santo Spirito mi rivolgo per capire quello che non posso capire, aiutami, secondo quello che tu ritieni giusto.
Oggi commemoriamo i defunti, ieri i Santi, forse spesso la differenza è veramente minima tra gli uni e gli altri, non per merito nostro, ma perché siamo santificati dal sacrificio di Cristo.
Una vita non basta per imparare a vivere da cristiani, ma la nostra aspirazione dovrebbe essere quella di vivere imitando Cristo; quella di vivere già sulla terra da Santi, come il Santo di Dio, ma poiché il divario è grande, troppo spesso rinunciamo.
Quello che però riusciamo a percepire è che la nostra vita da cristiani non finisce qui, non si ferma con la morte del corpo come un qualsiasi ingranaggio che si rompe e che si butta, ma ha in se qualcosa di più, qualcosa di santo, di divino, che sentiamo anche se ci è impossibile da vedere, ma che ci permette di passare oltre.
L’immortalità è stato sempre il sogno degli uomini, ma non è di questa immortalità che Gesù ci parla, ma dell’immortalità dell’anima e ci promette cieli nuovi e terra nuova, perché tutti quelli che muoiono in Adamo possano rinascere in Gesù ed in Lui risorgere .
Farci troppe domande non serve, bisogna imparare a conoscere Gesù Cristo, ascoltare la sua parola, e solo così potremo imparare a fidarci di Lui, capire che cosa ci vuole far vivere, perché senza fede, potremmo parlare di tante forme di vita, ma non potremmo mai comprendere il mistero dell’eternità che ci dona solo Dio. I nostri cari defunti, non possono più fare nulla per loro stessi, ma noi possiamo pregare per loro,come loro pregano per noi, ed in questo dono di reciprocità,continuiamo ad amarli e ad essere amati,uniti all'amore di Cristo, che ci ha amato fino a morine, e risorto per poterci risorgere. Una fortissima esperienza che non mi stancherò mai di divulgare è quella di Gloria Polo.
http://www.youtube.com/watch?v=n0Nr9J0jv1g
Per il libro qui la copia gratuita
http://issuu.com/flavianopatrizi/docs/gloriapolo_testimonianza

lunedì 31 ottobre 2016

(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.


VANGELO
(Mt 5,1-12) Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA.
Aiutami o Santo Spirito, ad esprimerti anche attraverso la mia miseria.
Oggi come allora,sono tanti quelli che cercano in Gesù la loro guida, ma pochi quelli che veramente si lasciano trascinare da lui.
Tutti i Santi! Tutti noi chiamati ad essere santi.
Non vi nego che provo una sana invidia per chi riesce ad avvicinarsi alla figura del Cristo e ad abbracciare la croce in questo modo meraviglioso, mentre la maggior parte di noi prova solo dolore, stanchezza e rifiuto per ogni minima cosa non gradita.
Beati… I poveri di spirito; non sono coloro che sono limitati intellettualmente, ma le persone coscienti della loro miseria spirituale.
Beati ....Quelli che piangono; se gli “afflitti” sanno confidare a Dio il proprio dolore e consegnarlo a Lui. In questa consegna di fede e fiducia è già la loro consolazione.
Beati... i miti; perché erediteranno la terra. Questa è la promessa che il Signore ci fa, ma Gesù ha fatto ben più che darci un esempio di mitezza e pazienza eroica; ha fatto della mitezza e della non violenza il segno della vera grandezza. Beati... quelli che hanno fame e sete della giustizia,;perché saranno saziati. Con la fame e la sete Matteo ci introduce in un più ampio desiderio che la fame dell' uomo è fame di Dio, il solo che può saziarlo pienamente.
Beati... I misericordiosi, perché troveranno misericordia. Essere misericordiosi diventa così un aspetto essenziale dell’essere “a immagine e somiglianza di Dio”.“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6, 36) è una parafrasi del famoso: “Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lev 19, 2).
Beati ... I puri di cuore, perché vedranno Dio. Nella discussione sul puro e
l' impuro Gesù dice che non sono le cose esterne e materiali che rendono impuri, dichiara che la purezza è un fatto interiore e spirituale. Ciò che corrompe e rende impuri, non sono le cose materiali, ma il peccato; non è ciò che viene a contatto con l'uomo dal di fuori, ma ciò che dall'interno determina i comportamenti personali di ciascuno .
Beati ...gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio: significa coloro che lavorano per la pace, che “fanno la pace”.Non tanto, però, nel senso che si riconciliano con i propri nemici, quanto nel senso che aiutano i nemici a riconciliarsi. Si tratta di persone che amano molto la pace, tanto da non temere di compromettere la propria pace personale intervenendo nei conflitti al fine di procurare la pace tra quanti sono divisi .
Beati... i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Cristo non ha illuso i suoi discepoli, non ha promesso successi e trionfi, ma ha additato con chiarezza la stessa via battuta da lui: contraddizioni, odi, persecuzione, morte di croce. Chi si mette alla sequela di Cristo, se vuol essere nel vero, non può aspettarsi altro.
Beati... Quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni sorta di male contro di voi » (Mt 5,11). Anzi è questa l’unica beatitudine ripresa e sviluppata in più versetti quasi per persuadere i discepoli di quello che
all’ occhio umano è un vero controsenso: ritenersi beati quando si soffre. Certo l’essere beati non consiste direttamente nella persecuzione, che è sempre reale sofferenza fisica e morale, ma nel fatto che questo patire è pegno di beatitudine eterna. « Rallegratevi ed esultate , dice Gesù , perché grande è la vostra ricompensa ».

domenica 30 ottobre 2016

(Lc 14,12-14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

VANGELO
(Lc 14,12-14) Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; aiutami a servirti con questa pagina di vangelo.
Che grande uomo Gesù! Ricordo che quando ero piccola, vinsi un concorso di religione, il concorso ”veritas” alle elementari, parlando di Gesù e del fatto che era un tipo buffo, perché faceva sempre il contrario di quello che facevano gli altri. Questo brano lo conferma in pieno, chi penserebbe di offrire una cena a gente sconosciuta? Eppure questa è la via della carità, quella che lui ci indica , che poi è la stessa che Lui ha percorso. Infatti per carità d’amore siamo stati invitati al banchetto del regno di Dio, per compassione amorevole, Gesù ha dato la sua vita in remissione dei nostri peccati ed ancora per caritatevole amore si è donato a noi nell’Eucarestia. L’amore vero, quello che non conosce ostacoli, quello che vuole solo e principalmente il bene dell’amato, e che non è mai abbastanza amato, è solo quello di Gesù, come diceva piangendo San Francesco, come urlava santa Teresina…. Nessuno amerebbe dei tipi come noi, ingrati ,egoisti, superbi e traditori… ed è questo che ci chiede di fare, amare gli altri come lui ci ama. Non è facile… ma se ci proviamo sempre un po’ di più, riusciremo a capire che l’amore per gli altri,è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi.

sabato 29 ottobre 2016

(Lc 19,1-10) Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

VANGELO

(Lc 19,1-10) Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni Spirito Di Dio e fa che la mia mente non sia offuscata dalle mie idee, ma fa che io possa veramente svuotarmi di me stessa per fare posto a quello che Tu imprimi nella mia mente e nel mio cuore.

Prima che Gesù passasse di lì, Zaccheo era solo un uomo che viveva la sua vita secondo gli schemi del mondo, in fondo come tutti quelli che si sono ben inseriti, che hanno un bel lavoro, che hanno raggiunto un certo benessere e che non guardano tanto per il sottile, pur di raggiungere il loro scopo.

Era un piccolo uomo che in fondo aveva tutto, ed era riuscito ad apparire soddisfatto, ma evidentemente non era poi così, perchè nonostante sia appagato dal suo lavoro che gli rende bene (esattore dei tributi) cerca di nascosto Gesù, forse un po’ per curiosità, forse per gelosia verso chi vede guarito dall’ incontro col Signore, ma non vuole essere lui ad andare a chiedere e si nasconde tra le foglie di un sicomoro, come per osservare senza essere visto. Ma Gesù lo vede e legge nel suo cuore, perché quello che non è possibile agli uomini, è possibile a Dio e la sua risposta non si fa attendere: - «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Come la trova non importa, sa che è la casa di un peccatore, è il cuore di una persona che non ha certo vissuto un’esistenza pulita, ma a Gesù non importa, non è venuto per i giusti, ma per i peccatori, l’ ha detto tante volte.

La sua insoddisfazione era latente e si percepisce anche dal fatto che si rende subito conto di dover fare qualcosa per rimettersi in riga, come restituire il maltolto e fare la carità ai bisognosi e a Gesù non è sfuggito al bisogno di pace di Zaccheo. Lo ha scorto e lo ha chiamato, ed ecco che tutto quello che contava prima per Zaccheo, non conta più nulla, è disposto a rinunciare a tutto pur di diventare suo discepolo.

La risposta del Signore è immediata, alla chiamata accorata del pentimento, corrisponde la salvezza, che è per tutti i figli di Dio che si smarriscono nel mondo e vogliono essere riaccolti nella casa del Padre, anche per i più ostinati peccatori, perché Gesù è venuto per offrire se stesso per la salvezza di chi si è perduto.

Zaccheo era una strana persona, che in fondo ci somiglia, perché trova giustificazione a tutto quello che compie, anche ai soprusi e alle azioni disoneste, quasi legittimandole, ma di fronte alla luce di Dio, si arrende. Il fatto di sentirsi accettato da Gesù, abbracciato nonostante, come tutti i peccatori, non se ne senta degno, lo riempie di gioia e lo fa capitolare; immediatamente si converte e promette di riparare al male compiuto restituendo il maltolto ed aiutando i poveri.

Quest’uomo ha capito che la vera conversione viene da Gesù e che in lui si resta soltanto vivendo da fratelli, e amando il prossimo così come siamo amati e perdonati dal Signore.

Mettere immediatamente le nostre scarpe nelle sue impronte per seguire ogni suo passo, per non sbagliare strada, perché Dio ci cerca con amore, ci perdona per amore e non ci giudica, ma ci aiuta a diventare migliori. L’idea che noi abbiamo prevalente di un Dio che giudica è dovuta ai nostri sensi di colpa, verso chi sentiamo come un Padre buono, ma non riusciamo a ricambiare e sappiamo di non meritare.Come spesso mi trovo a ripetere, l’amore di Gesù è veramente singolare, non ha schemi prefissati, ma è veramente a 360°, è per tutti.

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venerdì 28 ottobre 2016

(Lc 14,1.7-11) Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

VANGELO
(Lc 14,1.7-11) Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’ errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’ anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la Volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che vuole inculcarci. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso, ma soprattutto eleva il nostro sguardo, là dove egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostri Signore. Amen. Quando ero più giovane, e mi ponevo ancora tante domande, mi chiedevo come fanno le suore e i preti a capire cosa si prova a vivere nel mondo… ossia, ho sempre pensato a loro come a qualcuno che vivesse fuori delle cose della vita. Ero forse un po’ illusa, un po’ confusa, ma pian piano ho capito che è Gesù che gli ha insegnato tutto, che c’ insegna tutto; entra così nella nostra vita, alla nostra tavola, nelle nostre abitudini, ma quello che sa fare meglio è entrare nel nostro cuore. Alle funzioni della Domenica nelle prime file, le persone che si sentono importanti della comunità, tutti impettiti e fieri, a far vedere come sono bravi… tanto che una persona umile quando entra si sente un po’ in soggezione, anche se magari non sente bene, ad andare a sedersi davanti. Tutti in mostra tutti vogliono stare vicino allo sposo, ma pochi durante la settimana, pensano di passare in chiesa e salutare 10 minuti il Signore o di farlo nel silenzio della propria casa, perché nessuno li vede. Come rendere il giusto onore al corpo di Cristo? Non disprezzare le sue membra; i poveri, privi di panni per coprirsi. Non ornarlo in Chiesa con stoffe ed oggetti di valore, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo”, ha detto anche: “Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare” e “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l’ avete fatto neppure a me”. Il corpo di Cristo che sta sull’ altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole, è lì che aspetta che noi gli dedichiamo un po’ del nostro prezioso tempo. Non è cercando di apparire che saremo notati da lui, forse gli uomini ci noteranno… ma quando non ci saremo più, nessuno si ricorderà di noi. Non conterà se siamo stati notati dagli altri, ma solo quanto siamo stati vicini a Dio, anche con i nostri vestiti logori, la nostra anima sempre turbata, i nostri acciacchi spirituali, ma sempre lì a confrontarci con le pagine del Vangelo per vedere se siamo degni di essere amati dal Signore, se siamo obbedienti ai suoi insegnamenti, se sappiamo essere caritatevoli con chi ha bisogno di essere accolto, con chi aspetta di trovare in noi una speranza di vita. Oh mio Signore se sapessimo seminare speranza!.... In questo brano si parla del sabato e del banchetto con Gesù, di un Gesù che viene nella casa di un fariseo, addirittura di uno dei capi dei farisei, e vide che tutti si accalcavano per prendere i posti migliori, e ci sprona a non fare come loro, a non cercare il loro consenso, a non dare sperando di ricevere in cambio, come fanno certi ricchi che mettono le loro offerte ben in vista per far vedere la loro generosità. Mettiamo invece i poveri, gli ultimi e i veri bisognosi davanti a tutti, aiutiamo chi ha bisogno di un sorriso, di un abbraccio, e non delle nostre critiche su come vive e come ragiona. Pensando alla frase del vangelo:-chi si umilia sarà esaltato- e viceversa, e pensiamo a quanto poco importante è agli occhi del Signore il nostro apparire, e quanto invece lo sia essere presenti nei bisogni dei nostri fratelli, perché sono gli ultimi che sono più vicini al cuore del Signore, e se vogliamo imparare da Lui, se vogliamo seguirlo in quello che Lui ha fatto, dobbiamo cercare di essere tra gli ultimi, tra i poveri, i peccatori, gli ammalati nel corpo e nell’ anima, e considerarci veramente, nel più profondo del nostro cuore come i più piccoli e bisognosi della grazia di Dio, perché solo così saremo in grado di ricevere da Lui . In un mondo dove conta chi arriva per primo, dove è più forte chi "vale" di più, dove solo chi produce ha diritto di essere, il Signore ci ricorda che i suoi preferiti sono gli ultimi, gli esclusi, gli operai dell'ultima ora! Madre Teresa ci ricorda che non importa quanto fai, ma quanto amore metti in ciò che fai! Beati gli umili, beati i miti, beati coloro che hanno il cuore grande! Ci sentiamo migliori degli altri? Attenzione…è un bruttissimo segno.

giovedì 27 ottobre 2016

(Lc 6,12-19) Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

VANGELO
(Lc 6,12-19) Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l' udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. (Sant'Agostino)
Notiamo per prima cosa come ad ogni decisione importante Gesù fa precedere un’ intera nottata in preghiera, per essere in sintonia con il Padre prima di scegliere i dodici apostoli. Stranissima scelta, non poteva cercarli più diversi tra loro, eppure li riunì tutti sotto il suo nome e questo è un dato importante che non dobbiamo mai dimenticare. Nessuno può sapere da cosa ci giudica il Signore, perché non è importante quello che siamo prima dell’ incontro con lui, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla sua venuta nel nostro cuore. Gesù guarisce ogni ferita, fisica o spirituale, scaccia la parte di noi che è schiava del peccato, perché la forza che viene da Lui è più forte d’ ogni male, ma per fare questo ha bisogno del nostro consenso, del nostro accettare di seguirlo e di seguire la sua parola. All' inizio non possono capire, e sono solo attratti dal Carisma di Gesù, lo vedono compiere miracoli come se una forza interiore scaturisse da Lui, non hanno idea di cosa significhi essere suoi discepoli, non sanno che in forza dello Spirito Santo, anche loro dovranno guidare il popolo, non immaginano certo che anche loro saranno capaci di compiere grandi gesti, che la loro vita sarà trasformata da Gesù. Ma quello che ancora oggi molti si ostinano a non vedere è che Gesù, è ancora tra noi, ci chiama, ci sceglie e ci trasforma. Non a tutti dà poteri che si vedono, non a tutti chiede le stesse cose, ci conosce perfettamente, ma quello che noi dobbiamo capire è che senza di Lui, senza lo Spirito Santo di Dio, noi non siamo capaci di nulla. Tutta la folla cercava di toccarlo, abbiamo mai percepito che è Lui che si lascia toccare e che non abbiamo meriti neanche in questo? Riusciamo a sentire la grazia del suo amore su di Noi? O siamo ancora convinti di essere talmente buoni e giusti da meritare tutto il suo amore? C’è un brano del vangelo che ci parla dei fratelli di Gesù, che lui riconosce in quelli che fanno la sua volontà e questo, ci dovrebbe far pensare che essere apostoli è entrare nella famiglia di Gesù, entrare nella sua intimità, nel suo modo di pensare, di vedere, di sentire che siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre, perché Gesù stesso ci ha insegnato a pregare: - Padre nostro che sei nei cieli…-
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mercoledì 26 ottobre 2016

(Lc 13,31-35) Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. + Dal Vangelo secondo Luca

VANGELO
(Lc 13,31-35) Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo, ed aiutami a capire il senso della Parola che Gesù ci rivolge oggi, per bocca dell’ apostolo Luca.
Avvisarono Gesù che Erode lo voleva uccidere…
Magari fosse sempre così facile riconoscere i nemici della fede in Cristo! Questi non si fermano davanti a niente, né ai prodigi compiuti da Gesù, né a quelli che compie nei suoi discepoli. A volte essere innamorati di Gesù non è solo andare contro corrente, ma anche ritrovarsi addosso critiche e pregiudizi senza fine. Non siamo Santi solo perché crediamo in Cristo, magari bastasse credere per essere perfetti; siamo spinti dalla parola di Dio ad essere sempre in cammino verso la perfezione, ma difficilmente riusciremo mai a raggiungere la vera devozione.
Nella nostra imperfezione, siamo bersaglio di chi ci giudica e questo spesso ci porta a vedere attraverso gli occhi e le chiacchiere degli altri, i nostri difetti:
L’ essere umano è portato a difendersi e a giustificare i suoi comportamenti, anche se sbagliati, ma questo non è costruttivo per la nostra fede. Ben vengano le umiliazioni ed i rimproveri, anche se chi ce li fa è ancora peggio di noi, ben vengano se possiamo crescere nella devozione, ben vengano se ci insegnano ad accettare nel nome di Dio, di essere in questo simili a Gesù, pur di compiere la volontà del Padre.
Scegliere per Dio, scegliere con coraggio di restare al suo fianco anche nell’orto del Getsemani, anche nella croce, per rimanere fedeli al progetto di salvezza che il Padre ha per tutti noi.
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martedì 25 ottobre 2016

(Lc 13,22-30) Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio. + Dal Vangelo secondo Luca

VANGELO
(Lc 13,22-30) Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Santo Spirito, scruta il mio cuore, se in me vedi ancora qualcosa che ti disturba, taglialo; se c’è ancora qualcosa che ci tiene lontani, spianala; perché io voglio appartenerti non come io voglio, ma come tu mi vuoi. Non so fare di più da sola al momento, e non voglio fare da sola, ma affidarmi a te che sai quello che è giusto, per questo ti chiedo di plasmarmi perché attraverso te io possa servire il mio Dio, il mio Padre, il mio Fratello ,il mio creatore e redentore, il mio inizio e la mia fine.
Padre buono come si torna a te? Come si fa a riconoscere la strada che porta al tuo cuore, la strada che mette in comunicazione il mio ed il tuo cuore?
Leggendo questo brano, ma in fondo leggendo tutta la sacra scrittura, vediamo che questo è l’ultimo scopo della vita di ogni uomo. Ma per crederci bisogna accettare di essere partiti da qui, di essere figli di Dio, fratelli di Gesù e fratelli tra noi; perché se non partiamo da questa strada ci perdiamo subito tra mille meandri della nostra mente, in diecimila discussioni filosofiche sullo scopo della vita, in milioni di teorie sulla nascita e sulla fine del mondo, e tutto questo credetemi, pur nella mia ignoranza, ho capito che non porta a niente.
Le risposte ce le da il Signore se impariamo a seguirlo con tutto il cuore, se veramente ci mettiamo davanti a Lui così come siamo, nudi, spogliati dei nostri pregiudizi, pronti ad essere rivestiti di Lui e del suo amore. La parola di Dio ci veste, ce la dobbiamo cucire addosso, la dobbiamo far aderire al nostro io, perché diventi il nostro vestito migliore, perché diventi il vestito di luce.
Gesù è vivo tra noi, non dobbiamo far altro che invocare il suo Santo Spirito, che chiedere a Maria di accompagnarci mano nella mano, tra le sue braccia, tutto verrà di conseguenza, ma dobbiamo tenere ben fisso su questa strada il nostro sguardo.
Gesù non ci chiede di morire, ma di lasciare il mondo, di rinunciare a una vita basata su cose venali, inutili, futili, dannose, peccaminose, egoistiche, distruttive. Ci chiede di non guardare al mondo consumistico, al mondo dove il potere ed il denaro la fanno da padroni, considerandolo il nostro scopo di vita, ma di guardare ai frutti di una coscienza che cresce alla luce della parola di Dio, alla luce del Vangelo.
All’inizio ci troveremo davanti a dei piccoli ostacoli da superare che ci sembreranno insormontabili, ma pian piano ci accorgeremo che gli ostacoli saranno sempre più facili da superare, perché non saremo soli, la sarà il Signore stesso a farci volare sempre di più, l’importante è non spostare mai lo sguardo da quella porta che il Signore ci indica e non cercare scorciatoie che non esistono.
Dobbiamo essere veri, non cercare di essere cristiani, ma diventare veramente di Cristo, non nasconderci dietro a Lui per farci belli nel suo nome, sventolando la Bibbia come se solo noi ne conoscessimo il segreto della comprensione; la parola di Dio non può e non deve essere strumento di divisione tra gli uomini e se questo avviene, non è certo colpa di Dio, ma degli uomini che leggono solo con gli occhi e non hanno compreso che la storia di Gesù e la nostra sono state scritte direttamente con il cuore di Dio e che con il cuore pieno d’amore verso tutti i fratelli vanno lette.
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lunedì 24 ottobre 2016

(Lc 13,18-21) Il granello crebbe e divenne un albero.

VANGELO DI MARTEDì 25 OTTOBRE 2016
(Lc 13,18-21) Il granello crebbe e divenne un albero.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e aiutami a capire la parola del Signore, a renderla cosa viva nella mia vita e a saperla esprimere.
" Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’ adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.Nella speranza infatti siamo stati salvati. A volte crediamo di essere più bravi degli altri e che noi possediamo le primizie dello Spirito, come diceva San Paolo, e questo ci fa camminare a testa alta e ci inorgoglisce.... noi saremo salvati!!!!!! Quanto siamo assurdi, noi non siamo nulla.... se l' orgoglio di ciò che siamo, ci rende pavoneggianti, noi già siamo in peccato e non ce ne rendiamo conto.
Il regno di Dio non è simile a un trono, o a uno specchio rilucente, ma ad un piccolo, nascostissimo seme.... a una preghiera che sale dal cuore ogni giorno, ad un gesto di carità mentre nessuno ci vede, ad una piccola rinuncia per lasciare magari un'offerta per i poveri, senza sapere chi sono, senza farci diecimila domande del tipo: ma andranno veramente ai poveri? Ma chi sono questi poveri? Non sono più povero io? Non ne ho forse più bisogno?
Affida il tuo gesto con tutto il cuore a Gesù, sarà lui l'amministratore del tuo gesto.
Affidiamo al Signore la nostra vita, in modo che possa seminare nel nostro cuore e far crescere in noi la sua parola, far germogliare ogni giorno un piccolo fiore, che darà frutto se noi non terremo tutto per noi, con cieco egoismo, il suo amore, ma lo faremo vedere, conoscere, apprezzare, indicare ai nostri fratelli.
E più sarà morbida la terra nella quale sarà seminato, più sarà fruttuosa, più da lassù si vedranno i frutti e il Signore se ne compiacerà.
Siamo operai nella vigna del Signore, e noi dobbiamo essere orgogliosi di questo, di stare sempre chini sul lavoro che Lui ci darà da svolgere e non di come siamo bravi a svolgerlo.
Gesù fa uso delle parabole, perché quello che dice sia comprensibile a chi non ne sa di teologia, perché tutti possano comprendere ed in quella di oggi ce lo conferma. Ha cercato più volte di farci sentire che il regno di Dio, pur non essendo un regno visibile agli occhi di molti, è però una realtà alla quale si deve cercare di arrivare. Io penso a quanto poco capivo i primi tempi che ascoltavo la parola di Dio, lo chiamavo Gesù questo sconosciuto, era tutto incomprensibile, perché non mi disponevo all’ascolto, ma gli parlavo sopra. Chi ha orecchie intenda dice Gesù, ed io non ascoltavo, poi piano pianissimo, ho imparato ad ascoltarlo, a conoscerlo, ad amarlo ed a lasciarmi amare. E’ stato così come un piccolo granellino di senape che la sua parola ha germogliato nel mio cuore.
Il lievito fermenta e fa crescere la pasta, poi basta che un piccolo pezzetto di pasta lievitata si mescoli ad altra farina e d ecco che anche questa lieviterà, la tua parola Signore fa da lievito nel cuore di chi l’ ascolta.Fammi impastare di te e fa che io contamini di te chi mi ascolta. Tutto è in tuo potere, tutto tu puoi trasformare da niente ad un universo di meraviglia. Ti prego Signore aiutami ad aiutarti, aiutami a non guardare quello che semino, ma a fidarmi di quello che tu semini, a non cercare di vedere il raccolto perché non è a me che spetta, ma a te la mietitura, a non volermi sentire ne seminatore ne seme, ma polvere che tu impasti e crei come ti sembra più giusto, aiutami ad annullarmi per rinascere in te. Te lo chiedo nel nome di Gesù Cristo, che ci ha detto, chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, ed io ci credo e ci credo fermamente. Amen.
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domenica 23 ottobre 2016

(Lc 13,10-17) Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

VANGELO
(Lc 13,10-17) Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.


Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Signore, vieni con il Tuo Santo Spirito, ad insegnarci a vivere il Vangelo. Fa che possiamo diventare degni di seguirti e di chiamarci cristiani, prima di tutto sentendoci fratelli di tutti gli altri figli d’ UNO stesso Dio.
Gesù interviene a liberare la donna malata, ”tenuta prigioniera” per 18 anni nella sua condizione ed interviene nel giorno di sabato. Spesso succede che Gesù operi di sabato i suoi miracoli, addirittura in Matteo 12, 8, afferma: perché il Signore è padrone del sabato. Questa da parte di Gesù è una provocazione che ripete, ma non per delegare al sabato la possibilità di essere salvati, piuttosto per dare all’ uomo la libertà da certe schiavitù e dai bigottismi di chi cerca di impadronirsi della legge di Dio e vuole farne una legge fatta per essere sottomessi agli uomini, più che a Dio stesso, ossia per occupare il posto di Dio. Gesù è venuto per liberarci anche da questo tipo di schiavitù, che vorrebbe legare e sottomettere, senza affatto rispettare le stesse leggi che vengono imposte.
La chiesa dei farisei, non ha un nome, perché è uguale da tutte le parti, in tutte le fedi, poiché s’ investe di un potere che Dio non le da, come vediamo in questo brano, quasi che fossero i sacerdoti a poter decidere come e quando l’ uomo può essere salvato.
Il compito dei pastori è di indicare la via, non di sbarrarla, come diceva Gesù in Luca 11,52: guai a voi dottori della legge, perché vi siete impossessati della chiave della scienza e non siete entrati voi e impedite agli altri di entrare.
Gesù impone le mani sulla donna e subito la guarisce dal suo stare curva su se stessa, da quella malattia che le impediva di camminare e stare dritta sulle sue gambe. La donna finalmente libera da quella schiavitù glorificava Dio.
Ieri , ma succede da sempre, mi e capitato di ascoltare su internet, l' omelia di un sacerdote, che pieno di zelo, diceva che per accostarsi alla confessione bisogna avere in odio il peccato. Sarebbe meraviglioso, ma per quanto la teologia morale ci esponga la teoria, bisogna ricordare che la conversione, tuttavia, non è mai una decisione dell’ uomo, ma un dono di Dio. In tal senso Geremia affermava: “Fammi tornare, Signore, e io ritornerò” (Ger. 31,18).
La confessione è il Sacramento della riconciliazione, in cui l'uomo ritrova in Cristo la sua pace, il sacramento di incontro e riconciliazione con Dio,
e nessun uomo, tanto meno un sacerdote, può impedire ad un uomo di riaccostarsi a Dio. Ora anche noi, alle soglie del terzo millennio, siamo liberi, perché la nostra intelligenza ci porta a saper riconoscere nel Vangelo la parola del salvatore, a capire che per amore siamo stati creati e con amore siamo trattati, che nessun uomo deve approfittare dell’ignoranza del fratello, ma aiutare chi è lontano a trovare la via della luce di Dio.
Meraviglioso Papa Francesco, che apre le porte di questo giubileo straordinario ai cercatori di speranza, che chiede alla Chiesa di uscire incontro all’ uomo, e che non a caso ha scelto l’8 dicembre, 50 anni dopo il Concilio Vaticano 2°, per ricordare che proprio in quell’ occasione, i Padri Conciliari, sentirono fortemente il bisogno di aprire le porte della Chiesa al popolo di Dio. (Misericordiae Vultus 4).
Le voci che sono in disaccordo con il Papa, che non vorrebbero una Chiesa che esce a cercare i suoi figli,mi fanno pensare alla parabola degli invitati al banchetto che si conclude:
Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena». » (Luca 14,23-24)
Poi vorrei ricordare, che purtroppo, se non c’è amore per i fratelli o non c’è una vera conversione, far parte della Chiesa, non è sinonimo di salvezza, come anche Matteo ci ricorda narrando lo stesso Vangelo:
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz' abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti. » (Matteo 22,10-14)
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sabato 22 ottobre 2016

(Lc 18,9-14) Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

VANGELO
(Lc 18,9-14) Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».


Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Santo Spirito e guida il mio piccolo cuore, al cospetto del Signore.
Quanto mi tocca questo brano... Tempo fa riflettevo proprio su come siamo poco coscienti di cosa sia il peccato e questo, purtroppo, fa parte proprio della nostra umanità.A volte cerchiamo la perfezione, ma questo ci porta ad allontanarci dalla base della fede, che consiste nell'umiltà di riconoscerci peccatori.
Senza l'umiltà la nostra preghiera non sale verso il Signore, ma gira intorno a noi stessi.Vediamo solo i difetti degli altri e siamo lontanissimi dall'immagine che dovrebbe avere un seguace di Cristo.
Solo il fatto di considerarci giusti, già fa di noi dei peccatori, e persi nella nostra superbia, non riusciamo a fare neanche un attento esame di coscienza.Perdonaci Signore di quello che non riusciamo a correggere ed aiutaci a crescere in umiltà.
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venerdì 21 ottobre 2016

(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

VANGELO
(Lc 13,1-9) Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».


Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito ad illuminare la mia mente ed il mio cuore, vieni a portare la tua luce sulle parole di Gesù, e a farle aderire a me come una seconda pelle.Per Cristo nostro Signore. Grazie Amen.
In quel tempo… spesso troviamo questa frase, ma abbiamo cominciato a capire che quel tempo è anche il nostro tempo, che le parole di Gesù sono attuali più che mai., e che questo tempo è quello della vita terrena.
Quanto sono strani gli uomini, credono di vedere il castigo di Dio in tutto quello che per loro è degno di castigo, e ancora non capiscono che le calamità della vita, il dolore e le catastrofi, non sono castighi di Dio.
Sicuramente il racconto dell’arca e del diluvio universale, contribuiscono a far sì che questa credenza sia legittimata, ma Gesù è chiaro nei suoi discorsi, ci spinge a non valutare le cose in questo modo, perché sarebbe sbagliato.
La parabola del fico sterile è un monito per tutti noi, ed io oggi la vedo come un incitamento a cambiare, non solo il modo di vedere le cose, ma anche di vivere la fede.
Il mondo va male? Non lasciamo che il nostro sguardo sia fermo sul giudizio, ma agiamo in modo di migliorare le cose.
Là dove c’è aria di divisione, predichiamo l’unità.
La dove c’è l’errore cerchiamo di reindirizzare aiutando a comprendere.
Invece di soffermarci a criticare la Chiesa e a dare la colpa a questo o a quello di non comprendere i bisogni dei fedeli, diamoci da fare per aiutarla, senza stare a fare discussioni e chiacchiericci.
Siamo tutti dei peccatori, chi più chi meno e stare a sputare sentenze sulle colpe altrui non produce frutto, dobbiamo invece cercare di collaborare con il progetto di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, pregando per la loro conversione e per la nostra continua conversione, perchè tutti siamo peccatori, anzi ,spesso chi si sente santo ,lo è più degli altri,e magari si sente al sicuro e non si avvede delle continue insidie del maligno.A questo punto vorrei fare un pensierino rispetto alla vera contrizione del peccato, che quando è sincera, è talmente forte, da restare viva ,come diceva Paolo, come una spina conficcata nella carne.Stiamo quindi attenti a non abusare della sua bontà e della sua pazienza; ieri ci ricordava Luca nel Vangelo le parole di Gesù: "Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?"
Gesù ci avverte che il giudizio di Dio non è eliminato, ma solo rimandato, e che tutto dipende da noi e da come ci presenteremo il giorno del giudizio.
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giovedì 20 ottobre 2016

(Lc 12,54-59) Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?



VANGELO

(Lc 12,54-59) Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?

+ Dal Vangelo secondo Luca




In quel tempo, Gesù diceva alle folle:

«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?

Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».




Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Usando le parole della colletta ti prego Signore: Dio onnipotente ed eterno,

crea in me un cuore generoso e fedele, perché possa sempre servirti con lealtà e purezza di spirito.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Purtroppo non è colpa mia, perdonatemi, ma quando leggo Paolo mi blocco su di lui.

Leggo tra le righe: -amici attenti a non litigare tra noi, attenti a non perderci in discussioni sterili, ma aiutiamoci gli uni con gli altri, perché tutti siamo figli dello stesso Dio che opera su noi attraverso lo Spirito Santo.-

Le parole di Paolo sembrano rimbalzare invece sul mondo, sempre più diviso, sempre più ostinato che come un cieco si avvicina alla fine dei tempi senza rendersi conto dell’enorme divario che regna tra le nostre chiese, le nostre istituzioni ed il regno di Dio.

E’ come se tra noi è il cielo ci fosse un’ immensa torre di babele in cui tutti ci affanniamo a fare qualcosa senza invece “lasciarci fare” dal Signore.

Un mondo questo, in cui i segni sono chiari più che mai, ma non solo i segni che tutti spiano sulla fine di quest’era; sono chiari invece i segni della divisione della scelta tra il bene ed il male, una scelta che noi tutti siamo chiamati a compiere in questo nostro passaggio sulla terra che come sappiamo non è eterno.

Anche Luca ci esorta a vivere in pace, a testimoniare perché siamo chiamati dal nostro essere di Cristo a farlo, a confrontarci con i nostri fratelli e a chiarire con loro ogni disguido o lite, per vivere come fratelli e non contro i fratelli, ricordando che nella parola di Dio c’è molto di più di quello che si legge e si vede. La parola di Dio è amore, un amore che sì tocca con mano se ci lasciamo trascinare da questo stesso amore verso tutti i figli di Dio.

Non dobbiamo ergerci a giudici, o pensare di saper distinguere meglio dei nostri fratelli,ma dobbiamo lavorare molto su noi stessi, farci un attento esame di coscienza e, ogni volta che ci troviamo a parlare ,o meglio a sparlare, impariamo ad offrire il nostro silenzio al Signore, almeno avremo un santo motivo per tacere e potremo usare la nostra lingua solo per pregare.

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martedì 18 ottobre 2016

(Lc 12,49-53) Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione



VANGELO
(Lc 12,49-53) Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore.


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, aiutami, apri le porte del mio cuore alla tua parola, e falla vivere in me, fammi vivere di Te!
Vieni Signore a mettere il fuoco dello Spirito Santo nel mio cuore, fammi ardere di passione e d’amore per Te….parole che spesso mi escono dal cuore, ma che subito prendono secchiate d’acqua quando le devo mettere in pratica.La divisione di cui parla Gesù, è molto più presente di quanto non pensiamo se veramente ci lasciamo ardere da fuoco della passione per Cristo.
Le persone che ci circondano stabiliscono con noi un rapporto d’ossessività, e spesso si sentono escluse se qualcuno li precede nei nostri pensieri e nel nostro tempo, a volte siamo costretti a veri e propri slalom e non a caso uso questo termine, perché nella vita sembra che tutti si mettano in gara per occupare i primi posti, ma vivere la fede è un qualcosa che stabilisce già delle priorità.
Può sembrare assurdo, ma quando il rapporto con Dio si fa stretto, niente e nessuno riesce a strapparti quest’amore dal cuore, lo vediamo nella vita dei Santi, che abbandonano tutto per vivere con il Signore, qualche scalino sotto, troviamo tante persone che hanno scelto di vivere per Dio, rispondendo alla sua chiamata, sono i nostri sacerdoti, le nostre suore, i nostri consacrati, che chi più chi meno, con tutte le imperfezioni del mondo, cercano di resistere alle tentazioni del maligno e alle persecuzioni.
Poi ci siamo noi, laici impegnati o no, che cerchiamo di far conciliare la famiglia, il lavoro e la fede.Incredibile come tutto secondo alcuni dovrebbe venire prima della messa, prima della preghiera…e invece per noi non è così, ma dobbiamo far conciliare le cose senza creare scontri né divisioni, perché l’antico nemico è in agguato ed approfitta d’ogni spazio creato da sentimenti negativi per dividerci.
Chiediamo al Signore stesso di aiutarci a superare gli ostacoli senza darci in pasto al nemico, ma offrendo anche piccoli sacrifici per l’unità di tutte le famiglie, delle comunità e delle chiese.
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(Lc 12,39-48) A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto


VANGELO
(Lc 12,39-48) 
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,39-48.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;
quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
PAROLA DEL SIGNORE

 








LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 

Vieni o Santo Spirito, e inondami con la tua luce, fa che io impari a conoscere ogni desiderio di Dio per poterlo soddisfare; forse non ci riuscirò, ma con il tuo aiuto, niente è impossibile.

La prima lettura è una lettera di San Paolo, ed io quando mi imbatto in Paolo, mi sento sempre collegata a lui , perché anch’ io come lui, non dimentico mai che quello che oggi sono, lo sono per grazia di Dio e non ne ho alcun merito, se non quello di aver lasciato che lo Spirito Santo agisse in me senza oppormi o rinnegarlo.
Come Paolo, riconosciamo le nostre colpe, senza paura, perché negarle sarebbe come non voler riconoscere la opera salvifica di Gesù che si è dato tutto per noi, mentre noi siamo sempre troppo presi a far esperienza del mondo, per aver tempo di fare esperienza di Dio.
Viviamo sempre come se fossimo eterni, ed anche se parliamo della morte, lo facciamo più per esorcizzarla che per crederci veramente.Ancora un appello alla vigilanza alla fedeltà e all' amicizia con il Signore. Tenerci e fare di tutto per far fruttare i doni che Dio ci mette a disposizione, e vivere ogni giorno con la consapevolezza che il nostro futuro va ben oltre la temporaneità della vita terrena.
Dio non ha risparmiato, ci ha donato la vita di suo figlio, e noi? Cosa restituiamo di ogni grazia donata? Le briciole di un amore immenso….

lunedì 17 ottobre 2016

(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

VANGELO
(Lc 10,1-9) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito,e guida i nostri passi,sulla via della pace del cuore,portaci accanto al Signore per seguire i Suoi insegnamenti.
" Non passate da una casa all’altra. "Leggo e rifletto su questa frase che emerge dalle letture di oggi, come un monito.È facile criticare, pensare all'opportunismo, addossare delle colpe ai vari operai della messe, ma come acogliamo le loro parole?Io poi, mi interrogo per prima, perchè per tanto tempo ho valutato, soppesato, criticato e così raramente ho accolto.Ho capito che quella voce che urlava dentro i suoi "perchè?" non mi apparteneva, ma era la voce di chi non riusciva ad arrendersi al contaminamento del mondo.Lasciare tutto oggi, ha un altro senso, mi costringe a scoprire che c'è una parte di noi che va decisamente e coraggiosamente rifiutata, e che nessuno sarà mai abbastanza adatto a lavorare nella vigna del Signore, se prima non avrà compiuto su se stesso, quei cambiamenti che ci permetteranno di non tornare indietro.Io ricordo con un sorriso quando i miei nipoti, vedevano la mia casa come la "casa delle regole" con sarcasmo, ma al tempo stesso venivano in cerca di pace.Questa pace non nasce da sola, bisogna faticare e non poco, per farla vivere, per coltivarla, per non farla inquinare dal mondo.Quanti apostoli, discepoli, sacerdoti, catechisti; quanti hanno parlato al mondo di Dio, hanno portato il Vangelo come i Santi Cirillo e Metodio, quanti hanno dato la vita per poterlo fare, eppure nella Cattolica Europa la fede sembra morta, ed è così difficile riuscire a seminare i valori del Vangelo in un mondo che crede che la libertà sia poter agire con sregolatezza.Fare del mio cuore la "casa delle regole" per conquistare la pace e poterla testimoniare a chi la cerca spasmodicamente, perchè la fede che il Signore ha voluto concedermi, non vada dispersa, ma cresca e produca buoni frutti.
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