sabato 3 gennaio 2015

Santissimo Nome di Gesù


“Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi,

sia degli esseri celesti,

che dei terrestri e degli inferi”.


                        IL SANTISSIMO NOME DI GESU'

“Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi,
sia degli esseri celesti,
che dei terrestri e degli inferi”.





3 Gennaio - Memoria Facoltativa
Il Santissimo Nome di Gesù fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel secolo XIV cominciò ad avere culto liturgico. San Bernardino, aiutato da altri confratelli, sopratutto dai beati Alberto da Sarteáno e Bernardino da Feltre, diffuse con tanto slancio e fervore tale devozione che finalmente venne istituita la festa liturgica. Nel 1530 Papa Clemente VII autorizzò l'Ordine francescano a recitare l'Ufficio del Santissimo Nome di Gesù.
Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio
 la memoria facoltativa nel Calendario Romano.
 Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra,
si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina.
Il significato e la proprietà del nome

Anzitutto i nomi hanno un loro significato intrinseco, come appare dai nomi teofori (evocatori della divinità) e da quelli di alcuni eroi, che sono il simbolo della missione adempiuta da costoro nella storia.

In secondo luogo, il nome ha un contenuto dinamico; rappresenta e in qualche modo racchiude in sé una forza. Esso designa l’intima natura di un essere, poiché contiene una presenza attiva di quell’essere.


Platone diceva che “Chiunque sa il nome, sa anche le cose”; conoscerlo vuol dire conoscere la ‘cosa’ in se stessa. Il nome “occupa” uno spazio, ha la “proprietà” della cosa e la spiega.


Il nome di nascita indica in primo luogo, " l’essenza " di una persona, le sue prerogative, le qualità e i difetti; pronunciandolo si è come in presenza di colui che si nomina, si dà ad esso una precisa dimensione.

Così come fra i "primitivi" che cercavano di conoscere il nome al fine di esercitare un potere su una persona o su qualsiasi cosa vivente, il nome è ancora indispensabile nel praticare un incantesimo; infatti i cosiddetti ‘maghi’ vogliono conoscerlo, per inciderlo su amuleti e talismani, accanto a quello delle Entità Invisibili.


Il nome di Dio nella Bibbia


L’esigenza di sapere il nome della divinità in cui si crede, è stato sempre intrinseco nell’animo umano, perché il nome stesso è garanzia della sua esistenza; a tal proposito si riporta un passo dell’opera di Francesco Albergamo “Mito e Magia” che scrive: “Una bambina di nove anni chiede al padre se Dio esiste; il padre risponde che non ne è troppo sicuro, al che la piccola osserva: Bisogna pure che esista, dal momento che ha un nome”.

Quindi quando Mosè (Es. 3) viene chiamato da Dio alla sua missione fra il popolo ebraico, logicamente gli chiede il suo Nome da poter comunicare al popolo, che senz’altro gli chiederà “Chi ti ha riconosciuto principe su di noi?”. E il Dio di Israele, conosciuto inizialmente come il “Dio degli antenati”, il “Dio di Abramo di Isacco di Giacobbe”, oppure con espressioni particolari: “El Shaddai”, “Terrore di Isacco”, “Forte di Giacobbe”, rivela il suo nome “Iahvé”, che significa “Egli è”; e questo Nome entrò così a far parte della vita religiosa degli israeliti, e mediante gli interventi sovrani nella storia, il nome di Iahvé divenne famoso e noto.
I profeti ed i sommi sacerdoti, lungo tutta la storia d’Israele, posero al centro della liturgia il nome di Iahvé, con la professione di fede del profeta, l’invocazione solenne di Dio, la fede e la glorificazione di tutto il popolo (Commemorazione, invocazione, glorificazione del suo Nome).

Nel tardo giudaismo però, per il bisogno di sottolineare la trascendenza divina, il nome di Iahvé non è stato più pronunciato e Dio è stato designato col termine Nome e con altri appellativi, come Padre a sottolineare lo speciale rapporto che lega Dio e il suo popolo.


Il nome del Padre



Ma solo nel Nuovo Testamento, sulla bocca di Gesù e dei credenti, il nome di Padre attribuito a Dio, assume il suo vero significato.

Solo Gesù, infatti conosce il Padre e può efficacemente rivelarlo (Mt.11, 27-28). Gesù si è riferito spesso a Dio chiamandolo Padre, nel Vangelo di s. Giovanni, Padre viene usato addirittura come sinonimo di Dio e secondo l’evangelista questa è la sua vera definizione, questo è il nome che esprime più profondamente l’essere divino. Tale nome è stato manifestato agli uomini da Gesù, ed essi ora sanno che, se credono, sono figli insieme a lui.

Inoltre Gesù ha anche insegnato a pregare Dio con questo titolo “Padre nostro…” e questa è diventata la preghiera per eccellenza della comunità cristiana.

Gesù aveva chiesto al Padre di glorificare il suo nome (Giov. 12, 28) e aveva invitato i discepoli a pregare così: “Sia santificato il tuo nome”; Dio ha risposto a queste preghiere, manifestando la potenza del suo nome e glorificando il proprio figlio.

Ai credenti è affidato il compito di prolungare questa azione di glorificazione; essi lodano, testimoniano il nome di Dio e devono comportarsi in modo che il nome divino non riceva biasimo e bestemmie (Rom. 2, 24).


Il nome del Signore Gesù



Il Messia ha portato durante la sua vita terrena il nome di Gesù, nome che gli fu imposto da san Giuseppe dopo che l’angelo di Dio in sogno gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt.1, 21-25).
Quindi il significato del nome Gesù è quello di salvatore; gli evangelisti, gli Atti degli Apostoli, le lettere apostoliche, citano moltissimo il significato e la potenza del Nome di Gesù, fermandosi spesso al solo termine di “Nome” come nell’Antico Testamento si indicava Dio.

Nel corso della vita pubblica di Gesù, i suoi discepoli, appellandosi al suo nome, guariscono i malati, cacciano i demoni e compiono ogni sorta di prodigi:
Luca, 10, 17, “E i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”; Matteo 7, 22, “… Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti prodigi nel tuo nome?”.
Atti 4, 12, “…Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza”.

Risuscitando Gesù e facendolo sedere alla sua destra, Dio “gli ha donato il nome che è sopra di ogni nome” (Ef. 1, 20-21); si tratta di un “nome nuovo” (Ap. 3, 12) che è costantemente unito a quello di Dio.
Questo nome trova la sua espressione nell’appellativo di Signore, che conviene a Gesù risorto, come allo stesso Dio Padre (Fil. 2, 10-11). Infatti i cristiani non hanno avuto difficoltà ad attribuire a Gesù, gli appellativi più caratteristici che nel giudaismo erano attribuiti a Dio.

Atti 5, 41: “Ma essi (gli apostoli) se ne partirono dalla presenza del Sinedrio, lieti di essere stati condannati all’oltraggio a motivo del Nome”.
La fede cristiana consiste nel professare con la bocca e credere nel cuore “che Gesù è il Signore, e che Dio lo ha ridestato dai morti” e nell’invocare il nome del Signore per conseguire la salvezza (Rom. 10, 9-13).

I primi cristiani, appunto, sono coloro che riconoscono Gesù come Signore e si designano come coloro che invocano il suo nome, esso avrà sempre un ruolo preminente nella loro vita: nel nome di Gesù i cristiani si riuniranno, accoglieranno chiunque si presenti nel suo nome, renderanno grazie a Dio in quel nome, si comporteranno in modo che tale nome sia glorificato, saranno disposti anche a soffrire per il nome del Signore.

L’espressione somma della presenza del Nome del Signore e dell’intera SS. Trinità nella vita cristiana, si ha nel segno della croce, che introduce ogni preghiera, devozione, celebrazione; e conclude le benedizioni e l’amministrazione dei sacramenti: “Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Il culto liturgico del Nome di Gesù

Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico.
Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano (1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494).
Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721.
Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa.
Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.

Affinché la sua predicazione non fosse dimenticata facilmente, Bernardino con profondo intuito psicologico inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro.  Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo, sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena campeggia enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro, ma lo si ritrova in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato.
Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli.
Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso, per questo è considerato patrono dei pubblicitari; il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco
ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”.

Ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato,
 il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole,
e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità.

Il calore del sole è diffuso dai raggi,
ed ecco allora i dodici raggi serpeggianti come i dodici Apostoli
 e poi da otto raggi diretti che rappresentano le beatitudini,
la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine,
 il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore.

Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H,
tagliandola in alto per farne una croce,
 in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H.

Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania:
 1° rifugio dei penitenti;
2° vessillo dei combattenti;
3° rimedio degli infermi;
4° conforto dei sofferenti;
5° onore dei credenti;
 6° gioia dei predicanti;
 7° merito degli operanti;
8° aiuto dei deficienti;
9° sospiro dei meditanti;
 10° suffragio degli oranti;
11° gusto dei contemplanti;
12° gloria dei trionfanti.

Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino
tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo:
“Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi,
sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”.
Il trigramma bernardiniano ebbe un gran successo, diffondendosi in tutta Europa, anche Santa Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.

Diceva s. Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione. In effetti Bernardino ribadiva la devozione già presente in san Paolo e durante il Medioevo in alcuni Dottori della Chiesa e in s. Francesco d’Assisi, inoltre tale devozione era praticata in tutto il Senese, pochi decenni prima dai Gesuati, congregazione religiosa fondata nel 1360 dal senese beato Giovanni Colombini, dedita all’assistenza degli infermi e così detti per il loro ripetere frequente del nome di Gesù.


La Compagnia di Gesù, prese poi queste tre lettere come suo emblema e diventò sostenitrice del culto e della dottrina, dedicando al Ss. Nome di Gesù le sue più belle e grandi chiese, edificate in tutto il mondo.
Fra tutte si ricorda, la “Chiesa del Gesù” a Roma, la maggiore e più insigne chiesa dei Gesuiti; vi è nella volta il “Trionfo del Nome di Gesù”, affresco del 1679, opera del genovese Giovanni Battista Gaulli detto ‘il Baciccia’; dove centinaia di figure si muovono in uno spazio chiaro con veloce impeto, attratte dal centrale Nome di Gesù. Autore: Antonio Borrelli



Il Nome di Gesù era stato somma tenerezza per San Francesco d’Assisi: “Se gli avveniva di sentir pronunziare il nome di Gesù, si dimenticava di tutto. Vedendo, più non vedeva;
udendo, più non udiva:
aveva Gesù nelle orecchie, negli occhi… in tutte le membra”
(Tommaso da Celano).

Il Nome di Gesù fu supremo amore per Bernardino da Siena. Per il Suo nome inventò un’immagine: su una tavoletta fece dipingere un sole da cui partivano dodici raggi. Nel globo di questo sole spiccava l’abbreviazione del nome latino di Gesù Salvatore degli uomini: IHS. I raggi significavano “la radiosa fede sparsa in tutto il mondo”.
Il Nome di Gesù è l’intero contenuto della salvezza: “In nessun altro nome c’è la salvezza; non vi è altro nome in cui possiamo essere salvati”. (Atti 4,12)
Il Nome di Gesù è la pienezza della vita cristiana: “Tutto quello che fate in parole e in opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù” (Col 3,17).
San Bernardino da Siena fece raffigurare dappertutto la sua tavoletta: sugli ingressi delle case, nei frontoni dei palazzi, sugli altari delle chiese, sulle porte delle città: ovunque doveva apparire il segno della salvezza.
All'orecchio, al labbro, al cuore
il Tuo nome è un grato incanto
O tre volte dolce e santo, sempre amabile Gesù.
Chi t'invoca con amore, rapir tutto in Ciel si sente;
Né più ingombran la sua mente vili affetti di quaggiù.
Tu potente più di un campo ordinato alla battaglia
Fuggir vedi come un lampo il nemico insidiator.
Qual v'ha mai poter che valga contro il braccio dell'Eterno?
Deh! Tu dunque al mio governo vieni, o Nome vincitor.
Tu nei dubbi mi rischiara, negli affanni mi consola,
Al soccorso mio Tu vola fra i perigli del sentier;
E nell'ora la più amara pei banditi figli d'Eva,
Tu mi affranca, Tu mi eleva la Tua gloria a posseder.
Amen

Sui grani grossi della Corona del Santo Rosario:

si recita il Gloria e la seguente efficacissima preghiera suggerita da Gesù stesso:
"Sempre sia lodato, benedetto, amato, adorato, glorificato il Santissimo, il Sacratissimo, l'adoratissimo - eppure incomprensibile Nome di Dio - in cielo, in terra o negli inferi, da tutte le creature uscite dalle mani di Dio. Per il Sacro Cuore di nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell'altare.
Amen"

Sui grani piccoli si dice 10 volte:
"'Cuore Divino di Gesù, converti i peccatori, salva i moribondi,

libera le Anime sante del Purgatorio".
Si conclude con:
Gloria al Padre, Salve o Regina e l'Eterno riposo...
 Signor mio Gesù Cristo, che diceste: «Domandate e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi verrà aperto», concedeteci, ve ne preghiamo, il vostro divinissimo amore, onde, con tutto il cuore, con la lingua e con le opere, vi amiamo, nè giammai cessiamo di rendervi lode e gloria.
Signore, ispirateci timore ed amore perpetuo del Vostro Santo Nome, poiché non private mai della vostra assistenza quelli che confermate nel Vostro verace amore. Voi che vivete e regnate nei secoli dei secoli.
Così sia.

venerdì 2 gennaio 2015

(Gv 1,29-34) Ecco l’agnello di Dio.

VANGELO 
 (Gv 1,29-34) Ecco l’agnello di Dio. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE  
PREGHIERA
  Vieni Spirito Santo, vieni nel più profondo del mio cuore, per farmi comprendere e vivere la tua parola, come facesti con gli apostoli e i profeti di un tempo,come facesti con giovanni il Battista e  come fai con tutti quelli che ti accolgono in spirito e verità. Amen.

Giovanni testimonia con la sua missione che tutto quello che lui vive gli viene da Dio, ma potremmo dire di più, che in tutto quello che fa c’ è Dio.
In molte occasioni parliamo di un cammino che facciamo per seguire Gesù, ma dimentichiamo che fino a quell' incontro noi andavamo proprio per i fatti nostri, non importa quanto lontano dalla retta via, quello che conta è che mentre noi eravamo intenti a vivere, Gesù era lì a guardarci, era lì pronto per entrare nella nostra vita e farsi riconoscere. La cosa che impariamo vivendo il nostro rapporto con Dio in maniera sempre più stretta, è che quasi tutto quello che dobbiamo sapere, non lo aquisiremo studiando, ma lasciandoci scrivere da Dio e imparando ad interagire con Lui.
Giovanni compie un po’ il nostro stesso errore. Ha una sua fantasia di Gesù e vorrebbe adattare a questa  lo Spirito di Dio, sentirsi portatore di qualcosa di suo, di una sua idea, ma Gesù viene prima di Lui e resterà dopo di lui, era, è e sarà sempre; lui può solo testimoniare di aver visto lo Spirito scendere su di Lui e di aver sentito che grazie a Lui tutti saremmo stati figli di Dio, perché essere cristiano vuol dire essere di Cristo, con Cristo ed in Cristo, figlio unigenito di Dio, nel quale ci riconosciamo figli di Dio. Viviamo oltre la scena del battesimo con loro:
Gesù, viene verso Giovanni, i due si erano già incontrati e sembrava che tutto fosse finito lì, con il battesimo di Gesù, ed invece il primo a dover ancora ricevere e dare ancora molto in questa missione sulla terra, è proprio Giovanni.
Il destino di quest’ uomo sia stato scritto prima ancora della sua nascita, si comprende abbastanza bene già dalla visita di Maria a sua madre Elisabetta, e prima ancora, dal concepimento in età avanzata, ma quello che è meraviglioso nella sua vita è l’ estrema dedizione al suo ministero. Nacque da una famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria, era di servizio nel tempio e, fino a che non uscì dal deserto, dove visse da eremita e si cibò di locuste, non abbiamo mai saputo niente di lui. Ĕ quando ad un certo punto della nostra vita avviene l’ incontro con Gesù che tutto si trasforma e cambia, che tutto prende senso e non sembra più di vivere in un deserto, isolati con noi stessi,  come se gli altri non facessero parte della nostra vita. Si abbiamo parenti, amici, vicini e lontani, ma i nostri rapporti con loro sono legati solo da vincoli di sangue e famigliari, ma quando diventiamo cristiani, invece, iniziamo a far parte di una famiglia più ampia, che, man mano che ne prenderemo consapevolezza, impareremo ad amare ed a sentire unita a noi, buoni o cattivi che siamo, proprio in grazia della fratellanza che ci dà essere figli di uno stesso Dio.

giovedì 1 gennaio 2015

(Gv 1,19-28) Dopo di me verrà uno che è prima di me.

VANGELO  
(Gv 1,19-28) Dopo di me verrà uno che è prima di me. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e guida il nostro cuore e la nostra mente a Cristo,perchè sempre mi viene nel cuore che come dice Origene: “Nessuno può comprendere il senso del vangelo di Giovanni se non si è chinato sul petto di Gesù e non ha ricevuto da Gesù, Maria come madre”. 

L'apostolo Giovanni ci parla dell'altro Giovanni,il Battista,e quello che scrive per primo è la parola TESTIMONIANZA. Intanto comincio con il ricordare che questa testimonianza gli è stata richiesta.Le autorità Giudaiche attendevano come tutti il Messia,  (christòs in greco, da cui il nostro “Cristo”) ed il battesimo rappresentava il rito di purificazione per entrare nell'attività messianica, quindi si chiedevano se non fosse lui il Messia atteso.Ma Giovanni nega di essere il Messia,nega di essere Elia (atteso prima del Messia) e nega anche di essere il Profeta di cui aveva parlato Mosè (Deut 18, 15-18: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, in mezzo a te, un profeta come me”. )
" Fra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista " eppure proprio lui, non cerca di usurpare il posto che non gli spetta,non si fa vanto di essere parente di Gesù ,di conoscerlo, non si vanta di avere tante persone che lo seguono,perchè comprende pienamente di non averne alcun merito,se non quello di aver fatto della sua vita ascetica,una continua dedicazione a Dio.Era così infiammato allo Spirito di Dio, che non temeva di non piacere a chi non rispettava le leggi di Dio, a chi conduceva una vita ambigua tra bene e male senza saper decidere e questo gli provocò molti nemici che lo scrutavano,lo interrogavano,con lo scopo di toglierselo di mezzo. Grande la sua umiltà,che gli fece dire: "  a Lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo ".

mercoledì 31 dicembre 2014

(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.



VANGELO
(Lc 2,16-21) I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni Spirito Santo amico mio, dolce compagno dei miei pensieri, vieni a parlarmi di quello che successe a Betlemme, fammi capire il significato di questo passaggio delle letture alla luce della tua sapienza, perché diventi anche la mia. Amen.
Quello che mi salta agli occhi in questa lettura, da subito, è il ruolo dei pastori, che appena ricevono l’ annuncio dell’angelo, si mettono immediatamente in cammino, alla ricerca di Gesù; parlano tra di loro, annunciano agli abitanti di Betlemme quello che hanno visto e sentito.
Non hanno ancora idea di quello che sarebbe successo, ed annunciano che è nato un bambino, che la stella cometa li guidò alla stalla, che gli angeli facevano festa… Tutto si muove intorno a questo avvenimento.
Anche Maria e Giuseppe ancora increduli, accettavano tutto senza in fondo rendersi conto di quello che stava succedendo, ma silenziosamente Maria taceva e conservava tutti i suoi dubbi e le sue paure nel suo cuore, sentivano tutti che stava nascendo per loro qualcuno che avrebbe cambiato la loro vita e la storia del mondo, ma come? Quando arriva la chiamata del Signore è in fondo un po’ la stessa cosa anche per noi, ci agitiamo, domandiamo, ci muoviamo di qua e di là affamati della parola di Dio; vorremmo capire tutto e subito, ma sappiamo che dovremo cambiare il nostro modo di vedere le cose, perché dovremo imparare a vivere qualcosa di meraviglioso, di cui non abbiamo la minima idea e pensiamo che sarà un qualcosa che ci cambierà la vita.
Lo afferriamo da subito, ma per fortuna il Signore sa dosare meglio di noi i tempi dell’ azione dello Spirito e pian piano ci porterà a conoscere tutti i passi da fare e ci ricolmerà di grazie, e ci farà vivere il regno dei cieli già su questa terra.
Per chi si imbatte in queste parole, con fede incerta o addirittura senza fede, io mi sento di dire, chiedete di capire,chiedete di scoprire la bellezza del Signore, non fermatevi alla mediocrità di noi uomini e donne di fede ancora in incerto cammino, chiedete direttamente al Padre di farvi balbettare come Gesù Bambino, Mamma e Papà.

martedì 30 dicembre 2014

(Gv. 1,1-18) Il Verbo si fece carne



VANGELO
(Gv 1,1-18) Il Verbo si fece carne.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre,ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce,perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce,ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo. 10 Egli era nel mondo,e il mondo fu fatto per mezzo di lui,eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente,ma i suoi non l'hanno accolto. 12 A quanti però l'hanno accolto,ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue,né da volere di carne,né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;e noi vedemmo la sua gloria,gloria come di unigenito dal Padre,pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:Colui che viene dopo di me mi è passato avanti,perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevutoe grazia su grazia. 17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l'ha mai visto:proprio il Figlio unigenito,che è nel seno del Padre,lui lo ha rivelato.
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Come vorrei che lo Spirito d'Amore che era in Giovanni, scenda su di me...
come vorrei saper descrivere l'amore che sento vibrare nelle sue parole...
come vorrei saper riconoscere il Cristo come a lui è stato donato....
come vorrei saper legare la mia vita alla Sua così saldamente come lui.
Donati o Santo Spirito se riconosci in me il vero e solo desiderio di trasmettere Te.
Grazie , Amen.
Gli uomini della terra attendevano il Messia, come aveva annunciato il profeta Isaia, ma intanto si facevano un' idea di come lo volevano.
L' uomo non accetta molto volentieri le cose che non capisce, specie se non avvengono come lui crede... e così anche Dio sarebbe dovuto stare alle regole.
Quel Dio che si fa carne come noi, con la nostra debolezza, con la nostra natura, caricando su di se il peso di tutte le nostre attese, sembra un estraneo; sembra qualcuno che vive fuori dal mondo, ma non è così, vive nel mondo.
Lo riconosciamo in chi ama senza interesse, in chi cerca di non ferire anche se è provocato, in chi perdona anche se è ferito, in chi ama anche se non è amato!
Questo brano ci presenta il Logos eterno, quindi la sua teologia è di un'elevatezza spirituale indecifrabile, ma quello che ci colpisce e ci affascina, non è questo, ma la scoperta che tra noi, proprio tra noi, e per noi, è sceso il dono più grande che Dio potesse mandare: Se stesso in carne ed ossa.
Un Dio che non vuole vivere lontano dai suoi figli, è un Dio che non vuole mantenere le distanze; è un Dio che vive per noi e vuole vivere in noi.
Noi riponiamo nei nostri figli le nostre speranze e, spesso loro decidono altro, ma non per questo, smettiamo di amarli.
Noi vorremmo che non si mettessero mai in situazioni pericolose, ma l'incoscenza e l' indipendenza li spingono là dove non dovrebbero, ma non li amiamo di meno.
Dio ci ama molto meglio e molto più di quanto noi sappiamo amare, perchè ci ha creati, e in noi c' è la sua impronta, il suo desiderio.
Se non viviamo alla Sua luce, non capiamo, e facciamo esperienza della nostra fragilità, ma chi ha fatto esperienza della sua luce, è venuto ad annunciarlo.
Il primo fu Giovanni il Battista, ma ne seguiranno altri, e sempre ci sarà qualcuno che ci indicherà come riconoscerlo e come viverlo, ma sicuramente uno di quelli che meglio di tutti lo ha saputo vivere ed amare è stato l'apostolo Giovanni, il discepolo che Gesù amava e dal quale era ricambiato senza se e senza ma.
Si donò a Lui come Lui si donò a noi e per questo amore vide e credette per primo davanti al sepolcro vuoto.
Non aveva bisogno di fare domande, perchè riusciva ad avvertire dentro di lui, la potenza di quell' amore così grande, che non temeva nulla, non temeva di essere ingannato.
Noi a volte viviamo Dio o come un'esperienza irraggiungibile (come se dipendesse da noi) oppure come se fosse uno di noi, come se fosse capace di darci una fregatura.
Ĕ proprio il rapporto che viviamo con lui che ci confonde, perchè non è sincero, ma non da parte di Dio; siamo sempre noi che non stiamo ai patti, noi che diciamo di amarlo e non lo amiamo veramente.
La legge consegnata a Mosè si è compiuta in Cristo... non c'è nessun contrasto tra la legge e Gesù, ma anche questo ancor oggi, molti faticano a vederlo, essendo più attaccati a come si esprime una legge che a come si vive.
Ma Gesù non perderà nessuna delle pecore che gli sono state affidate e la luce trionferà sulle tenebre!

lunedì 29 dicembre 2014

(Lc 2,36-40) Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.

VANGELO 
 (Lc 2,36-40) Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Spirito Santo,amore mio, tu che hai saputo illuminare nei tempi i profeti, degnati di darmi una giusta visione della parola di Dio, perchè non possa ingannarmi, ma leggerla solo alla tua luce. Fatti spazio nel mio cuore, perché sia solo tuo. Amen.

L’ immagine di oggi della profetessa Anna, mi fa pensare a chi, dopo aver vissuto una vita dedicata alla famiglia, si ritrova all’ improvviso da sola/o e ritrova una famiglia nella sua parrocchia, nella sua chiesa, dedicandosi al servizio più umile, sistemare l’altare, pulire, preparare le funzioni, recitare il rosario… mille piccole attività che richiedono la loro presenza e le fanno sentire utili al Signore.
Molti dicono che le vecchie vanno in chiesa perché non hanno altro da fare e che vista l’età si preoccupano di più per la loro anima… ma io penso a quelle vecchiette di quando io ero piccola, che non capivano la messa, perché era in latino e, mentre il sacerdote celebrava, sgranavano il rosario. Quanta tenerezza in quel gesto, quanta umiltà!
Anna passa la vita nel tempio, servendo e contemplando il Signore, poi illuminata dallo Spirito lo riconosce nel Bambino e lo annuncia a quanti lo stavano aspettando. Torna la lode a Dio, la preghiera, l’esempio; questa è la Chiesa che noi formiamo, quella che è comunità, che accoglie gli anziani, che li fa partecipare e non li esclude, che si preoccupa di portare l’ Eucarestia agli ammalati, che cerca la luce dello Spirito nella preghiera comunitaria.
L'anno scorso,come oggi, è stato celebrato da noi il funerale del povero Gaspare, che dopo una vita passata tra i banchi della chiesa, ora è davanti al Signore e sicuramente sta ricevendo da Dio tutto l'amore che merita, quell'amore che ha sempre vissuto tra i banchi, facendosi accompagnare, tanti come lui con il suo bastone,come altri con le carrozzelle... loro si che sono l'immagine della devozione umile e serena di chi si accetta nel mutare del tempo e offre sempre il massimo di quello che ha. Grazie a Dio per il loro esempio e la loro umiltà.Vorrei tanto,che in momenti come questo, in cui il freddo costringe a casa molti anziani e malati, nelle parrocchie piene di ministri straordinari dell'Eucarestia , si facesse a gara ,non per distribuire la comunione solo la domenica, che secondo me è anche un pò sbagliato, visto che ci sono il sacerdote e i diaconi, ma per portare la comunione a quegli anziani e malati che abitualmente vengono a messa tutti i giorni,e per cui il Signore è una presenza importante.

domenica 28 dicembre 2014

(Lc 2,22-35) Luce per rivelarti alle genti.

VANGELO
 (Lc 2,22-35) Luce per rivelarti alle genti. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Degnami o Santo Spirito della tua presenza, concedimi la tua grazia, accogli la mia preghiera, perchè solo grazie a te, potrò conoscere il verbo del Signore. Amen.

Come Simeone, dopo tanta attesa, anche noi vedremo Gesù e potremo conoscere la salvezza che Dio ha preparato per noi.
A volte ci sentiamo stanchi e sfiduciati , ma dentro di noi permane una voce che ci induce a sperare, nonostante le amarezze della vita, sappiamo che seguendo Gesù saremo salvati. Ma che vuol dire seguire Gesù?
Amare come Dio comanda vuol dire, uscire dal nostro io e lasciare posto a Lui, al suo modo di amare, non al nostro, che è un amore di comodo, fatto di simpatie e antipatie, un amore condizionato che nulla ha a che vedere con l’ amore di Dio.
Quanti credono di vivere secondo la luce e vivono nelle tenebre, perché vogliono farsi una religione di comodo.
Gesù non ci ha portato un vangelo comodo, ma ci ha promesso la salvezza, poi , è chiaro, che sta sempre a noi la scelta.
Simeone era definito un uomo pio e giusto e guidato dallo Spirito Santo, ma quello che è semplicemente stupendo di quest' uomo, è che era in attesa. Voleva conoscere il Salvatore, dopo di che poteva anche morire.
Molte persone incontrano Gesù nella loro vita, ma non lo riconoscono come il Salvatore, erroneamente pensando che la salvezza non esiste, che alla nostra morte tutto finisce, o, peggio ancora , che non hanno bisogno di essere salvati.
Io credo che molte delle nostre idee vadano rivedute alla luce del Vangelo e che molto del Vangelo vada letto coerentemente alla nostra vita; Dio ci è molto più vicino di quanto noi siamo vicini a Lui.

sabato 27 dicembre 2014

(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.

VANGELO
(Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Signore mio, a volte ti sento così vicino, altre irraggiungibile, fa che il Tuo Spirito, resti su di me, in me e mi faccia vedere tutta la luce che emana da Te, che io mi lasci penetrare da essa. Per Cristo nostro Signore. Amen.
La presentazione di Gesù al tempio, atto dovuto che ci fa vedere come Maria e Giuseppe, pur essendo coscienti di essere cari al Signore, di essere stati scelti, per un compito, del quale ancora non comprendono bene il fine, non cercano di sfuggire le regole della legge giudaica, sotto alla quale sono cresciuti, ma anzi la onorano e in questo modo la fondono con la venuta del Messia.
E’ Gesù il tanto atteso, se ne accorge subito il vecchio Simeone che era un uomo saggio e giusto, ripieno di Spirito di Dio, che profetizzò alla Madre che per quel figlio avrebbe sofferto moltissimo e se ne accorse Anna, una vecchia vedova che dedicava la sua vita al tempio. Quel bambino avrebbe salvato l’umanità, con il suo sacrificio sulla croce, ma avrebbe prima spiegato da allora e per sempre agli uomini come entrare nel regno di Dio.
Ci avrebbe dato tutte le armi e gli strumenti necessari per comprendere e solo chi voleva rimanere cieco e sordo, chi non cerca la salvezza, ma mette dei paletti alla conoscenza del Signore, non lo riconosce. Simeone e Anna che invece erano vigili e immersi nella preghiera, mettevano Dio ed il suo tempio, la sua comunità al primo posto, non si lasciano sfuggire l’occasione di ammirarlo ed adorarlo.

venerdì 26 dicembre 2014

(Gv 20,2-8) L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

VANGELO 
(Gv 20,2-8) L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e riempi di te il mio cuore e la mia mente. Fa che ogni cosa mi venga da te e che non sprechi neanche una briciola della tua sapienza.

La pagina di oggi, sembra non entrarci per niente con quelle di questi giorni, che ci sono proposte dalla Chiesa, eppure a ben guardare, non è così sbagliato parlare del sepolcro di Gesù, dei primi discepoli che non lo trovano più e che debbono cominciare da questo momento a fare da soli. È la realtà dello scontro tra la fede ed il mondo. I primi cristiani dovettero fare subito i conti con la crudeltà dei romani, con l' ipocrisia dei farisei e dei sadducei, e molti furono uccisi per difendere la loro fede.
In questo passo ritroviamo gli apostoli Giovanni e Pietro, che corrono al sepolcro e sicuramente non per caso, Giovanni che è più giovane, arriva prima di Pietro, ma si ferma e aspetta che sia quello che Gesù aveva eletto come il capo della nuova chiesa ad entrare per primo.
C' è tanto rispetto in questo atteggiamento, e mi fa un po' pensare al rispetto che si deve alla Chiesa come istituzione di Gesù Cristo e non per quello che spesso, purtroppo, lascia trasparire attraverso i suoi uomini, che come noi, sono appunto "uomini."
Pietro vide le fasce che avevano avvolto il corpo di Gesù ed il sudario ripiegato, ( notiamo che anche in Luca 24:12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l' accaduto ) mentre Giovanni vide e credette.
Il rapporto speciale che univa Gesù a Giovanni, continuava anche dopo la sua morte, non a caso era a lui che Gesù aveva affidato la Madre e alla stessa il discepolo che Lui amava.
Quanta meraviglia in quel sepolcro vuoto, e quanta fede nel piccolo Giovanni che ricordando le parole del Messia, sulla sua resurrezione, si fidò completamente di Lui.
Possiamo essere come Pietro, avere dubbi e paure, o essere come Giovanni, credere sempre ed oltre le apparenze, o magari anche come Tommaso, che chiede dei segni, delle prove. Quello che conta è non avere dei preconcetti, non mettere il nostro io tra noi e Dio stesso come un ostacolo, ma appoggiare la nostra testa sul cuore di Gesù, come Giovanni, lasciandoci trasportare dallo Spirito Santo.

giovedì 25 dicembre 2014

(Mt 10,17-22) Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

VANGELO 
 (Mt 10,17-22) Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito e inebria la mia mente ed il mio cuore. A te mi affido per capire, per vivere e per seguire il volere di Dio, non lasciarmi mai.


Con quanto amore Gesù avverte i suoi discepoli di quello che li aspetta.  Sa che saranno proprio gli stessi uomini a rendergli difficile il loro compito di evangelizzatori.  Quello che hanno fatto a lui lo faranno ai suoi...  perché sia gli uomini di potere che gli scribi e i farisei,  non avevano nessuna voglia di sottostare a chicchessia.  C' erano infatti degli ebrei che volevano si rispettassero più le leggi che loro avevano messo,  che quelle dei comandamenti dati da Dio a Mosè,  si attenevano al Talmud, che è il libro più sacro dell'antico ebraismo http://youtu.be/N662BLgyh_8  e non vedeva certo di buon occhio Gesù che li riprendeva e li accusava. Sicuramente per i primi apostoli fu difficile  e pericoloso diffondere il cristianesimo in un ambiente così ostile.  Molti morirono martiri,  ma Gesù dimostrò loro che la morte del corpo,  non era la cosa che dovevano temere, ma quella dello Spirito invece doveva mettergli paura, perché li avrebbe condannati all' inferno, privandoli della vista di Dio.
Guardando a Cristo, vedremo che spesso anche nelle stesse famiglie,  ci sarà divisione e disaccordo,  ma solo restando saldi nella fede, saremo salvati, Dio non abbandona i suoi figli.
Ogni giorno si sente parlare della terra, come di in un paese torturato guerre,che possono anche sembrare di religione, ma che sono solo di potere. Due anni fa si sapeva che ogni 5 minuti nel mondo moriva un cristiano; ma le notizie, che  si susseguono ormai nell’indifferenza di molti, ci dicono oggi che le cifre sono diverse,muoiono 5 cristiani al minuto. Noi siamo liberi di vivere la nostra fede , ma non ci rendiamo neanche conto di quanto questo sia importante. Intorno a noi c'è la fame, la guerra, e la povertà avanza sotto all'indifferenza di molti. Se non impariamo a vivere secondo lo Spirito, difficilmente ci renderemo conto che ci sono fratelli che soffrono, che non possiamo essere indifferenti a questo e, state tranquilli, che questo attirerà su di noi, molti giudizi negativi, cominciando dalle nostre stesse parrocchie.
In un mondo come quello odierno, sembra sempre più difficile farsi sentire, ogni giorno cadono martiri sotto all'odio dei nemici, martiri che vogliono portare la parola di Dio nel cuore di chi gli sta vicino, di tanti non sapremo mai nulla se non quand saremo tutti al cospetto di Dio, martiri silenziosi, martiri che stupiscono, lasciano senza parole i loro nemici, che sfogata la loro rabbia credono di essere liberi....e non si rendono conto di essere schiavi del peccato e che hanno cercato di distruggere l'immaginne dell'unico Dio che li poteva rendere liberi.
Oggi tanto accanimento contro i simboli della chiesa,contro il crocefisso, parlano di un popolo allo sbando che cerca una gioia che non riesce a vedere e che gli da fastidio, li abbaglia quando vedono uomini che pur sotto ogni tipo di croce, riflettono la luce dello Spirito di Dio. Lasciamo che quel Gesù che è nato nel nostro cuore, compia le grandi cose promese. Affidiamoci a Lui e testimoniamo ogni giorno con quanto amore egli ci trasforma, senza paura e senza fermarci mai, senza odio per chi la pensa diversamente da noi, se così non fosse, non sarebbe Gesù che parla in noi, ma il nostro io che non gli lascia il posto, riflettiamo su questo.