mercoledì 11 settembre 2013

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

VANGELO
 (Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore

(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.(giovedì 12 settembre)
(Lc 6,27-38) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.(giovedì 12 settembre)


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni o Spirito Santo,e riempi il mio cuore e la mia mente della Tua Santa sapienza,del Tuo intelletto,del Tuo Consiglio ,della Tua fortezza,della Tua scienza,della Tua pietà e del Tuo timor Di Dio,allora io non avrò più bisogno di altro,e potrò tranquillamente vivere di Te e del mio Dio.


Questo Gesù che viene a controvertere tutte le idee compassate e misurate degli scribi e dei farisei, è un vero rivoluzionario, perchè con le sue semplici parole, cerca di togliere il potere a chi ne vuole fare un uso improprio.
La legge di Dio non è la legge dei vari dei che fino ad allora si erano contrapposti a lui, (ricordiamo che gli ebrei sono il primo popolo monoteista) ed è stata redatta da Dio per gli uomini, ma non per servirsene nel suo nome.
 Con Gesù decadono gli olocausti che venivano offerti a Dio, ma non solo quelli, decade anche la legge degli uomini che decretava il loro potere, gli uni sugli altri, l' occhio per occhio dente per dente, che tanto è ancora cara agli uomini che non vogliono accettare Gesù nella loro vita.
 E si miei cari amici, anche tra noi "cristiani" vige ancora questa legge, solo che la chiamiamo con il suo vero nome, non ci nascondiamo più dietro alla legge del Signore, ma siamo costretti a guardare le cose nel loro vero volto e gli diamo il nome di Vendetta.
Gesù non accetta questi ragionamenti dettati dal rancore, ma impone un nuovo modo di pensare e di agire,dettato dall'amore, che Lui stesso è venuto a Portare fino all'immane sacrificio di se stesso.
 Ha detto seguitemi, come possiamo pensare di seguirlo se il rancore ci porta da un' altra parte; con Lui stiamo imparando ad amare anche chi ci fa del male, perchè impariamo a vederlo attraverso i suoi occhi, e se pensiamo a come ci ha amato da sempre, che è morto anche per la nostra salvezza, non ci dovrebbe essere poi così difficile.
 Spesso ci rifiutiamo di pensare che noi ci comportiamo o ci siamo comportati, come quelli che hanno flagellato, deriso e crocefisso Gesù, solo perchè non eravamo lì materialmente, o non siamo ebrei, poi però quando ci sentiamo appellare come fratelli minori ed eredi del regno di Dio, questa familiarità ci aggrada.... insomma come al solito, ci aggiustiamo tutto a secondo dei nostri comodi.
 Ed è per questo che Gesù è venuto,per farci comprendere (per primi agli ebrei e poi a tutti) che per essere figli di Dio, non ci sono delle regole formali, ma una sola, quella dell'amore, perchè per Amore siamo stati creati, per amore ci è stata donata la terra su cui viviamo, per amore Gesù ha dato la vita per noi e ci ha redenti dal peccato.
 Amore sopra a tutto, anche sopra al male, perchè amare chi ci ama è scontato; Gesù ci insegna a fare di più. Perdonare chi ci chiede perdono, è più facile, ma Gesù ci obbliga a perdonare tutti come vuole Dio, rimettendo agli altri i debiti per poter essere perdonati a nostra volta, anche a chi continua imperterrito la sua lotta contro di noi.
 Ci obbliga ad essere buoni e caritatevoli, a dare sempre senza preoccuparci del nostro domani, ma solo dell' oggi nostro e dei fratelli, ci porta in una dimensione completamente diversa da quella in cui vorremmo vivere, perchè ci proietta verso gli altri e non ci fa restare fermi su noi stessi, non più IO, ma Dio che vive in me, come diceva San Paolo e come tanti altri Santi hanno saputo percepire per noi. Questo è Gesù!!!!

martedì 10 settembre 2013

SANTI é BEATI :


Sant' Elia Speleota Abate

11 settembre

Reggio Calabria, 863 - 960

Emblema: Abito monacale, Pastorale

Martirologio Romano: Nel monastero di Aulinas in Calabria, sant’Elia, detto lo Speleota, insigne cultore della vita eremitica e cenobitica.

Sant’Elia Speleota (così chiamato per distinguerlo dall’omonimo profeta e da S. Elia Juniore) nacque a Reggio Calabria nel 863 da ricchi genitori, Pietro e Leonzia.
All’età di diciotto anni, la madre Leonzia gli propose di sposare una nobile giovinetta e di metter su famiglia. Elia, però, rifiutò la proposta e fuggì di casa andando prima a Taormina di Sicilia, a far penitenza, e poi si diresse in pellegrinaggio a Roma. Qui, nelle vicinanze della città eterna, prese l’abito monastico di S. Basilio Magno (forse nell’abbazia di Grottaferrata).
Tornato a Reggio di Calabria, Elia fuggì di nuovo, stavolta col monaco Arsenio, diretto a Patrasso in Oriente. Nel frattempo i Saraceni irruppero in Calabria fecendo stragi e schiavi.
Al ritorno da Patrasso, Sant’Elia Speleota (=abitatore di grotte), insieme ai monaci Cosma e Vitale, si ritirò a condurre vita di penitenza nella grotta di Melicuccà.
Qui, ben presto, gli abitanti dei paesi vicini, attratti dalla sua fama di santità, venivano a visitarlo, ascoltarlo, a ricevere da lui conforto e incoraggiamento.
L’11 settembre del 960, quando aveva già 97 anni, Elia morì. Fu sepolto nel sepolcro che lui stesso aveva scavato nella grotta con le sue mani.
Lì, il suo corpo rimase sepolto fino al 2 agosto 1747 quando furono scoperte le sue ossa. In quell’occasione, come attesta l’atto pubblico rogato dal notaio Fantoni Carmelo il 12 agosto di quell’anno, Antonio Germanò, giovane di Melicuccà gravemente ammalato, alla sola vista delle ossa di sant’Elia guarì istantaneamente.
Il santo viene festeggiato l’11 settembre.


Autore: Francesco Roccia

VOCE DI SAN PIO :

-" Ama Gesú, amalo tanto, ma per questo ama di piú il sacrificio. Amore vuole essere amaro." (T, 99).

(Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

VANGELO
 (Lc 6,20-26) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Ti prego o Spirito Santo, stammi vicino, fin dentro il cuore e insegnami Gesù; dammi la chiave per aprire alla comprensione la mia mente, perché tutto quello che vuoi che io capisca possa entrare in questo mio cervellino striminzito.

Questa pagina è una delle più belle del vangelo... io la definisco quella dei comandamenti di chi vive la fede.
Quella dei comandamenti di Dio è una bellissima pagina in cui Lui ci detta delle regole per la nostra vita, dettate dall'amore che ha per noi, che come un Padre buono ha istituito perché non facessimo cose pericolose per la nostra vita e per la nostra serenità; ma quelle delle beatitudini sono una dichiarazione d'amore da parte nostra a Gesù e ai nostri fratelli.
Infatti, anche se ad un primo sguardo può sembrare che dovremmo essere poveri, affamati e perseguitati per essere graditi a Dio, leggendo meglio vediamo che è essere Cristiani che ci fa diventare beati.
Essere Cristiani vuol dire appartenere a Cristo, condividere con Lui il progetto che Dio ha per noi, essere suoi amici e accettare come Lui il volere di Dio.
Non è il potere e la gioia della terra che ci danno la beatitudine, perché tutto va bene fino a che non ci succede niente di spiacevole, poi che facciamo?
Come accettare una malattia o una disgrazia quando il metro con il quale misuriamo la nostra beatitudine è così terreno?
Si può farsene una ragione, o arrabbiarsi, ma niente è paragonabile a quando il metro con il quale misuriamo tutto è quello dell'amore di Dio.
Accettare la propria condizione ed offrire al Signore ogni cosa della nostra vita è una grande Grazia, vivere attimo dopo attimo in compagnia della nostra famiglia celeste ed affidare ogni cosa, anche la più piccola al Signore, è una dolcissima abitudine.
I cristiani non sono dei pazzi, né dei masochisti, ma imparano ogni giorno di più ad amare i propri fratelli e questo è molto bello e da' gioia.
Proprio nelle difficoltà affinano le loro qualità con l'aiuto di Dio e ricevono grazie su grazie.
Certo per qualcuno può suonare strano sentire che si considera una malattia come una GRAZIA e non una DISGRAZIA, ma certe cose ci sono e insegnano.
Gira qui su fb un video di un certo Nick
http://www.youtube.com/watch?v=z7TZ_Fq4fU0
ci sono cose che non si possono spiegare senza gli occhi della fede.... ditemi come qualcuno di noi avrebbe potuto convincere questo ragazzo a vivere la sua vita e a provare la gioia che lui prova nell'essere strumento di Dio se non Dio stesso, parlando direttamente al suo cuore.

lunedì 9 settembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Accendi tu, Gesú, quel fuoco che venisti a portare sulla terra, affinché consumato da esso m’immoli sull’ara della tua carità, quale olocausto d’amore, perché tu regni nel mio cuore e nel cuore di tutti, e da tutti e dapertutto si levi un sol cantico di lode, di benedizione, di ringraziamento a te per l’amore che nel mistero della tua nascita di divine tenerezze ci hai addimostrato." (Epist. IV, p. 869).

SANTI E BEATI /


San Nicola da Tolentino Sacerdote

10 settembre

Castel Sant’Angelo (ora Sant’Angelo in Pontano, Macerata), 1245 - Tolentino (Macerata), 10 settembre 1305

Nacque nel 1245 a Castel Sant'Angelo in Pontano nella diocesi di Fermo. A 14 anni entrò fra gli eremitani di sant'Agostino di Castel Sant'Angelo come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Più tardi entrò nell'ordine e nel 1274 venne ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventò la sua «casa madre» e suo campo di lavoro il territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accoglievano nell'itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Sempre accompagnato da voci di miracoli, nel 1275 si stabilì a Tolentino dove resterà fino alla morte il 10 settembre 1305. (Avvenire)

Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco

Emblema: Cesto di pane, Pane, Stella

Martirologio Romano: A Tolentino nelle Marche, san Nicola, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, dedito a una severa astinenza e assiduo nella preghiera, fu severo con se stesso, ma clemente con gli altri, e spesso imponeva a sé le penitenze altrui.

Per il patronato della maternità, accanto alla Madre della Madonna, può ben figurare quel benevolo intercessore che è San Nicola da Tolentino.

È pur vero che il ventaglio di ausilio miracoloso attribuito a San Nicola dalla vastissima ancor oggi devozione popolare è molto ampio: dalle malattie alle ingiustizie, dalla tirannia ai danni patrimoniali, dagli incendi alla liberazione delle anime purganti. Ma l’intercessione nella maternità, specialmente se in età avanzata, ha una propria ragione particolare.

Si era a metà del XIII secolo ed i coniugi Compagnone dei Guarinti e Amata dei Gaidani stavano invecchiando ed erano sull’orlo della disperazione per mancanza di prole. Abitavano a Castel Sant’Angelo, oggi Sant’Angelo in Pontano nella provincia di Macerata; vivevano in buone condizioni economiche, per cui un figlio poteva anche significare il passaggio delle eredità materiali. In quei tempi il mancato arrivo di un bimbo veniva sempre imputato alla donna, cosicché la lacuna stava nella impossibile maternità e non tanto in disfunzioni legate alla paternità. In tale ottica venivano ricercati i rimedi più o meno efficaci e magari anche qualche intervento del sortilegio.

Da cristiana credente la coppia di Castel Sant’Angelo ricorreva con sempre maggiore frequenza alla preghiera. Ad un certo momento si ricordarono del santo dei doni per eccellenza: con preghiere e lacrime supplicarono in effetti a lungo San Nicola di Bari. E nel 1245 nacque il tanto desiderato figlio che, per gratitudine, venne battezzato con quel nome. L’infanzia e la fanciullezza furono tranquilli, manifestando egli tuttavia una naturale inclinazione alla preghiera ed a una rigorosa osservanza dei propri doveri.

Così strutturato, Nicola avvicinò perciò gli agostiniani della città natale a dodici anni e fu novizio nel 1260. Compì poi gli studi necessari per il sacerdozio, ottenendo l’ordinazione a Cingoli, sempre non lontano da Macerata, nel 1269. Svolse in varie località l’apostolato affidatogli, finché nel 1275 si ritirò, forse per ragioni di salute, nell’eremo agostiniano di Tolentino. Qui mori trent’anni più tardi il 10 settembre 1305, dopo avere svolto l’apostolato del confessionale e dell’assistenza ai poveri ed avere vissuto in umiltà e penitenza.

In seguito alla definitiva canonizzazione nel 1446 il suo culto si diffuse in tutta Italia, in molti altri Paesi d’Europa e poi nelle Americhe, in parte anche per il graduale affermarsi dell’Ordine agostiniano. Già però Tolentino gli aveva costruito una basilica, ancora attualmente meta di pellegrinaggi e ricca di opere d’arte. I suoi resti mortali sono in gran parte custoditi nella cripta, tranne le “Sante Braccia” staccatesi e sanguinanti quarant’anni dopo la morte del santo. La Chiesa ricorda liturgicamente San Nicola da Tolentino il 10 settembre, il suo dies natalis.


Autore: Mario Benatti

VOCE DI SAN PIO :

-" Ieri sera poi è successo una cosa che io non so nè spiegare e nè comprendere... in mezzo alla palma delle mani è apparso un po' di rosso quasi quanto la forma di in centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore." S.Pio.

VOCE DI SAN PIO :

-"Dio ci ama, e che ci ama è dimostrato dal fatto che ci tollera nel momento dell’offesa." (GB, 30).

VOCE DI SAN PIO :

-" Questo mio cuore è tuo… Gesù mio, prendi allora questo mio cuore, riempilo del tuo amore e poi comandami quel che vuoi ."(AD, 49).

VOCE DI SAN PIO :

-"Quanto piú amaro avrai, tanto piú amore riceverai." (FFN, 16).

(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

VANGELO
 (Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore
(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. Martedì 10 Settembre
(Lc 6,12-19) Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. Martedì 10 Settembre


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA


Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

Inizia la vita comunitaria di Gesù e degli apostoli. Come sempre Gesù si ritira in preghiera prima di prendere qualunque decisione. Stranissima scelta, non poteva cercarli più diversi tra loro, ognuno ha il suo bel caratterino, ma lui li sceglie perché sa che il legame tra di loro diverrà profondo quando capiranno di essere tutti fratelli e figli dello stesso Dio. Li riunì tutti sotto il suo nome e questo è un dato importante che non dobbiamo mai dimenticare. Nessuno può sapere da cosa ci giudica il Signore, perché non è importante quello che siamo prima dell’ incontro con lui, ma quanto ci lasciamo trasformare dalla sua venuta nel nostro cuore.
All' inizio non possono capire, e sono solo attratti dal Carisma di Gesù, lo vedono compiere miracoli come se una forza interiore scaturisse da Lui, non hanno idea di cosa significhi essere suoi discepoli, non sanno che in forza dello Spirito Santo, anche loro dovranno guidare il popolo, non immaginano certo che anche loro saranno capaci di compiere grandi gesti, che la loro vita sarà trasformata da Gesù. Ma quello che ancora oggi molti si ostinano a non vedere è che Gesù, è ancora tra noi, ci chiama, ci sceglie e ci trasforma. Gesù guarisce ogni ferita, fisica o spirituale, scaccia la parte di noi che è schiava del peccato, perché la forza che viene da Lui è più forte d’ogni male, ma per fare questo ha bisogno del nostro consenso, del nostro accettare di seguirlo e di seguire la sua parola. Non a tutti darà poteri che si vedono, non a tutti chiederà le stesse cose, ci conosce perfettamente, ma quello che noi dobbiamo capire è che senza di Lui, senza lo Spirito Santo di Dio, noi non siamo capaci di nulla. Tutta la folla cercava di toccarlo, abbiamo mai percepito che è Lui che si lascia toccare e che non abbiamo meriti neanche in questo? Riusciamo a sentire la grazia del suo amore su di Noi? O siamo ancora convinti di essere talmente buoni e giusti da meritare tutto il suo amore?

domenica 8 settembre 2013

(Lc 6,6-11) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.

VANGELO 
(Lc 6,6-11) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.
+ Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’ uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Parola del Signore



LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, il tuo fuoco ci unisca in un'anima sola. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno Amore. Amen.

Gesù continua ad entrare nelle sinagoghe, a parlare per chi vuole comprendere, ma proprio lì, dove si legge la parola di Dio, gli riesce più difficile farsi conoscere veramente, perché chi detiene la sapienza di saper leggere le scritture, la usa per avere il potere sul popolo.
Cercando di metterlo in difficoltà, con domande a trabocchetto, volevano dimostrare che la sua parola andava contro la le legge di Dio, per loro era più importante rispettare le leggi che loro stessi avevano promulgato, che rispettare Dio e il suo amore per l'uomo. Anzi volevano tenere il popolo lontano da Dio, come se fosse il Dio di pochi eletti e non di tutta l' umanità.
Purtroppo questa presunzione è ancora oggi causa di grandi malintesi tra la Chiesa e il popolo dei fedeli, che invece di avvicinare la gente al Signore, molti si allontanano.
A volte basta un niente, una chiacchiera provocata dall' invidia, o dalla superbia, e subito si crea una frattura che se non chiarita diventa incolmabile, ci vuole serenità d' animo per chiarire i malintesi, da ambo le parti.
Scribi e farisei non erano disponibili a parlare con Gesù di quello che Dio voleva, perché vedevano in lui un usurpatore, uno che voleva prendere il loro posto, il più vicino a Dio, e facendo così, hanno inaridito il loro cuore e non hanno permesso al Signore di guarirli, non hanno accettato di rivedere le loro posizioni, di stendere quella mano inaridita, senza linfa vitale, senza Dio.
Accettare di essere malati, di aver bisogno di essere sanati nel cuore, è una cosa molto difficile, dobbiamo semplicemente prenderne atto, senza giudicare, ma pregare per chi si ostina a discutere, specialmente sulla parola di Dio.
Nella prima lettura ad esempio,oggi troviamo una frase che può essere fraintesa,perchè nella traduzione, per migliorare lo stile della frase di Paolo, i traduttori modificarono un po' l'ordine delle parole. In questo link riferisco quanto nel sito viene detto a proposito di questa frase:https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4828363965761&set=a.1043060295535.6774.1796438520&type=1&theater 
Nel camminare dietro al Signore si impara molto,anche a capire lo scopo ed il valore della sofferenza; prendere la croce e seguire il Signore o rifiutarla, non accettare di condividere con Lui l'amore per i fratelli.
Il cammino di fede è un impegno, ma molti pensando di sapere già tutto, di poter fare a meno di rivestirsi di Cristo, e restano a parlare dentro e fuori del tempio,di quello che è giusto o sbagliato... e intanto Gesù passa e se ne va! 
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sabato 7 settembre 2013

Il Rosario del Preziosissimo Sangue

Saluto

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù
- che con il suo Sangue  ci ha salvato!
- che con il suo Sangue  ci ha liberato!
- che con il suo Sangue  ci ha santificato! 

Offerta del Sangue di Cristo

Eterno Padre io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in espiazione dei peccati del mondo intero, per i moribondi, per le anime del Purgatorio, e per il rinnovamento della Chiesa nello Spirito Santo. Amen.

Preghiera alla Sacra Famiglia

Gesù, scegliesti la via della famiglia per diventare il nostro Salvatore, come Dio ed Uomo. Ti ringraziamo per i Tuoi trent'anni a Nazareth e per l'istituzione della Tua propria famiglia, la Chiesa, sulla via verso Gerusalemme.
Mandaci il Tuo Spirito Santo dal Padre Celeste perché le nostre famiglie naturali e spirituali diventino sempre di più la "Chiesa".
Maria, nel Tuo Immacolato Cuore fosti sempre pronta a rinunciare ai Tuoi propri pensieri e progetti per partecipare pienamente all'opera della salvezza.
Sotto la Croce sei diventata Madre della Chiesa e di tutta l'umanità. Ti rendiamo grazie e Ti amiamo, o Regina del cielo e della terra.
San Giuseppe, in ogni situazione accettasti senza esitazione la Volontà di Dio. Lodiamo Dio per il Tuo nobile cuore e per la cura instancabile con la quale servisti Gesù e Maria.
Proteggi anche le nostre famiglie e tutta la Chiesa, e particolarmente i solitari e i moribondi. Amen. 

Il Rosario del Preziosissimo Sangue

I Mistero

Gesù versò sangue nella circoncisione

Quando furono passati gli otto giorni per circon-ciderlo, gli fu dato il nome di Gesù. (Lc 2,21)L’alleanza con Dio – castità – obbedienza


II Mistero

 Gesù versò sangue nell’orto degli ulivi

Ed entrato in agonia, pregava più intensamente. Il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra. (Lc 22, 44) La solitudine – la preghiera – la vittoria sulla paura

III Mistero

Gesù versò sangue nella flagellazione
Così rilasciò loro Barabba, mentre Gesù, dopo averlo flagellato, lo consegnò perché fosse crocifisso. (Mt 27,26) La pazienza – sopportazione delle ingiustizie

IV Mistero

Gesù versò sangue nella coronazione di spine
…lo rivestirono di porpora e gli cinsero il capo intrecciandogli una corona di spine. Quindi incominciarono a salutarlo: “Salve, re dei Giu-dei!” (Mc 15, 17 - 18)
La nobiltà del cuore – dignità – perseveranza nell’umiliazione


V Mistero

Gesù versò sangue sulla via del Calvario
Egli, portando la croce da sé, uscì verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota.
(Gv 19,17)
Gratitudine – fedeltà – l’amore che non passa

VI Mistero

Gesù versò sangue nella crocifissione

Gesù diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.”( Lc 23, 34)
Il perdono – l’offerta – la fiducia nell’abbandono


VII Mistero

Gesù versò sangue nella lanciata al Cuore
Venuti da Gesù, siccome lo videro già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei sol-dati con un colpo di lancia gli trafisse il fianco e ne uscì subito sangue ed acqua.
(Gv 19, 33 – 34)


Il cuore aperto per tutti – i sacramenti 

Cantico al Sangue di Cristo

O popoli tutti, battete le mani, acclamate al Signore con voce di giubilo e di allegrezza, perché il Signore eccelso e grande fece con noi la sua misericordia.
Egli infatti non risparmiò il suo proprio Figlio, ma per noi tutti lo immolò, al fine di redimerci e di liberarci dai nostri peccati nel Sangue suo.
E così giustificati nel Sangue di Lui ci salvasse dall'ira per mezzo suo.
E noi che eravamo lontani fossimo avvicinati in virtù del Sangue del Figlio suo.
O Signore, Dio mio, che ti renderò per tutti i beni che hai elargito a me?
Prenderò il calice della salvezza e invocherò la virtù di questo Sangue.
Cantate inni a Gesù, o voi tutti santi suoi, e celebrate la memoria della sua santità, perché ci amò e ci lavò nel suo Sangue e si fece nostro aiuto e nostro redentore.
Sia benedetto nei secoli il Sangue di Cristo che fece per noi cose ammirabili.
Sia benedetto Gesù in eterno e si riempia il cielo e la terra della gloria del Sangue suo. Amen.
Venite, adoriamo il Cristo, Figlio di Dio, che ci redense col suo Sangue.
                                                                                                 (S. Maria De Mattias)

Vocazione

Padre nostro, Tu mi hai creato per un progetto,
un compito specifico per la Chiesa e per il mondo.
Tu conosci da sempre il ruolo per il quale sono adatto,
un lavoro che solo io posso fare e nessun altro.
Se io non l’accetto, non sarà mai fatto,
quindi ho un dovere da compiere!
Rivelami la tua volontà, e ti seguirò.
In Te, so che posso fare tutto,
Tu sei la mia forza e il mio sostegno.

(Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

VANGELO (Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONEPREGHIERAVieni o Santo Spirito ed illumina con la tua parola la mia vita, fa che io possa comprendere quello che tu vuoi che io comprenda e che alla luce della tua parola possa vivere come Dio vuole.

Gesù non è venuto per sovvertire la parola di Dio, infatti se ci riflettiamo, non ha detto nulla che mutasse i dieci comandamenti scritti su tavola di pietra, (immutevoli nel tempo) dal dito di Dio, ma ha aggiunto e precisato le leggi che Mosè e i profeti avevano aggiunto per dare un regolamento al popolo di Dio.Per questo Gesù è venuto prima in predicazione, per far capire agli uomini che Dio non vuole solo obbedienza cieca, come credevano gli ebrei, ma anche amore, perché siamo stati creati e salvati per amore.Chiaro quindi che seguire Gesù deve essere un gesto dettato da questa consapevolezza, perché altrimenti riesce anche difficoltoso avere fede se non si riesce a capire che tutto quello che ci unisce a Dio è amore allo stato puro, sublimizzato da parte sua, che ha donato la vita per la nostra salvezza e che amandoci, non può certo volere il nostro male.Ecco quindi il senso di lasciare tutto quello che è terreno per seguirlo, non ci vuole dire di abbandonare la nostra famiglia, ma di considerare sempre Dio, come punto focale della nostra vita perché solo da Lui può venire la nostra salvezza, solo dalle sue parole, costituite in comandamenti, solo per il nostro bene.Per esempio, a volte ad un uomo può capitare di conoscere una donna che vuole tutto, anche quello che onestamente non si può ottenere, con il proprio lavoro e pur di non perderla, costui scenderà a patti col diavolo, accettando di compiere furti o brogli. Quell' uomo antepone il suo interesse e quello della donna alla legge di Dio e questo non è giusto,e non servirà a trovare la felicità, perché la sua unione non è costruita saldamente sull' amore reciproco, che non teme le difficoltà, ma su false fondamenta.Leggendo queste parole capiamo che non si può vivere secondo Cristo e cercare di accumulare ricchezze, senza occuparsi dei fratelli in difficoltà, ma quello che ci dice Gesù è qualcosa di più, è un insegnamento a non fare calcoli prettamente umani, perché lui non ci fa promesse di ricchezza e potere come un potente della terra, ma di mettere in conto che la nostra fiducia deve essere sincera e totale, non deve temere le difficoltà, perché il nostro deve essere un affidarci completamente a Dio. Dio sa che dobbiamo affrontare delle battaglie tutti i giorni, prima di tutto con noi stessi; conosce i nostri difetti e ci guida attraverso la sua parola alla correzione. Leggiamola attentamente questa parola di Dio, facciamola nostra, lasciamoci trasformare dalla conoscenza della verità e non cerchiamo di adattarla alle nostre esigenze di comodo.

venerdì 6 settembre 2013

(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?

VANGELO 
(Lc 6,1-5) Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
+ Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e trasformaci in testimoni di Cristo, credibili fino in fondo, anche quando le ferite del vivere scavano dentro di noi solchi di dolore e sfiducia.

Nel Nuovo portato da Gesù c'è una cosa che mi salta agli occhi, ed è il colloquio diretto attraverso di Lui con Dio. L'immagine che gli ebrei avevano di Dio era di un Dio attento ai bisogni dei suoi figli, ma severo e geloso, che metteva la sua legge davanti a tutto, anche al rispetto per la vita degli uomini, come se non fossero stati creati per amore.
Questo nuovo Gesù che ci viene a parlare di un amore così profondo, li sconvolge tanto da non riuscire ad accettarlo, eppure è il primo a dimostrare con la sua vita e la sua morte in croce per noi tutti, questo amore.
Ma l'uomo resta sordo e non vuole capire che è l'amore la base di tutto, che per amore siamo stati creati, che la terra è un meraviglioso dono che Dio ci ha fatto, che la nostra vita stessa è parte di questo meraviglioso dono. L'uomo preferisce dare tutto per scontato, per acquisito, per diritto, ed ergersi a padrone assoluto della propria vita, illuso di saperla amministrare meglio di Dio, di sapere di che cosa ha bisogno, di conoscere la via che porta alla felicità.
Peccato che per correre dietro alle sue idee strampalate, non solo perde la felicità eterna, ma non conquista neanche quella provvisoria.
Oggi voglio terminare con una preghiera, dal più profondo del mio cuore, e vi chiedo di farla con me: Signore, ti prego per tutti questi fratelli che non riescono a vedere quanto la loro vita può essere migliore con te; per chi non ha pace e la cerca; per chi crede di sapere tutto; per chi non vuole abbandonarsi al Tuo amore.
Ti prego anche per noi che non comprendiamo fino in fondo l'immensità del tuo amore,la tua infinita pazienza davanti alle nostra piccola fede; di non colpirci duramente, come meriteremmo,ma di considerare il caro prezzo che ti siamo costati e per la dolorosa passione di Gesù,di concederci la salvezza.
Ancora più commiserazione ti chiedo per chi ti rifiuta Padre buono, hanno solo paura di scoprire che soli non sono niente. amali più di noi, ama le loro e le nostre debolezze, nessuno di noi comprende senza il tuoi aiuto.
Aiutaci e aiuta loro prima di noi.
Amen.

giovedì 5 settembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Quanto piú amaro avrai, tanto piú amore riceverai." (FFN, 16).

SANTI, BEATI

- San Zaccaria Profeta

6 settembre

VI secolo a.C.

Zaccaria fu chiamato al ministero profetico nel 520 a.C. Mediante visioni e parabole, egli annunzia l'invito di Dio a penitenza, condizione perché si avverino le promesse. Le sue profezie riguardano il futuro del rinato Israele, futuro prossimo e futuro messianico. Zaccaria mette in evidenza il carattere spirituale del rinato Israele, la sua santità. L'azione divina in quest'opera di santificazione raggiungerà la sua pienezza col regno del Messia. Questa rinascita è frutto esclusivo dell'amore di Dio e della sua onnipotenza. L'alleanza concretizzata nella promessa messianica fatta a David ripiglia il suo corso a Gerusalemme. La profezia si avverò alla lettera nell'entrata solenne di Gesù nella città santa. Così, insieme a un amore sconfinato verso il suo popolo, Dio unisce un'apertura totale verso le genti, che purificate entreranno a far parte del regno. Appartenente alla tribù di Levi, nato a Galaad e ritornato nella vecchiaia dalla Caldea in Palestina, Zaccaria avrebbe compiuto molti prodigi, accompagnandoli con profezie di contenuto apocalittico, come la fine del mondo e il doppio giudizio divino. Morto in tarda età sarebbe stato sepolto accanto alla tomba del profeta Aggeo. (Avvenire)

Etimologia: Zaccaria = memoria di Dio, dall'aramaico

Martirologio Romano: Commemorazione di san Zaccaria, profeta, che predisse il ritorno del popolo dall’esilio nella terra promessa, dando ad esso l’annuncio di un re di pace, che Cristo Signore attuò mirabilmente nel suo trionfale ingresso nella Città Santa di Gerusalemme.

Zaccaria, il profeta maggiormente citato nel Nuovo Testamento, dopo Isaia, penultimo dei profeti minori, fu chiamato al ministero profetico lo stesso anno di Aggeo, nel 520. Il suo ministero durò probabilmente fino alla costruzione ultimata del tempio di Gerusalemme, tema delle sue esortazioni. Mediante visioni e parabole, egli annunzia l'invito di Dio a penitenza, condizione perché si avverino le promesse: "Così parla il Signore degli eserciti: Convertitevi a me, e io mi rivolgerò a voi". Le sue profezie riguardano il futuro del rinato Israele, futuro prossimo e futuro messianico. E’ giunta l'ora della benevolenza del Signore verso Israele: il Tempio si avvia alla ricostruzione e stanno per essere riedificate Gerusalemme e le altre città di Giuda, mentre i popoli che hanno gioito per la sua distruzione saranno puniti.
Zaccaria mette in evidenza il carattere spirituale del rinato Israele, la sua santità, realizzata progressivamente, al pari della ricostruzione materiale. L'azione divina in quest'opera di santificazione raggiungerà la sua pienezza col regno del Messia. Questa rinascita è frutto esclusivo dell'amore di Dio e della sua onnipotenza: "Ecco, io libererò il mio popolo. Li ricondurrò ad abitare in Gerusalemme: saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia". L'alleanza concretizzata nella promessa messianica fatta a David ripiglia il suo corso a Gerusalemme: "Esulta con tutte le tue forze, figlia di Sion, effondi il tuo giubilo, figlia di Gerusalemme. Ecco a te viene il tuo re: egli è giusto e vittorioso, è umile e cavalca un asinello, giovane puledro di una giumenta". La profezia si avverò alla lettera nell'entrata solenne di Gesù nella città santa. L'asinello, contrapposto al cavallo da guerra, simboleggia l'indole pacifica del re Messia: "Egli annuncerà la pace alle genti; il suo regno si estenderà dall'uno all'altro mare". Così, insieme a un amore sconfinato verso il suo popolo, Dio unisce un'apertura totale verso le genti, che purificate entreranno a far parte del regno: "Quale felicità, quale bellezza! Il frumento darà vigore ai giovani e il vino dolce alle fanciulle".
In questo vaticinio, chiaramente messianico, è adombrata l'Eucaristia. Appartenente alla tribù di Levi, nato a Galaad e ritornato nella vecchiaia dalla Caldea in Palestina, Zaccaria avrebbe compiuto molti prodigi, accompagnandoli con profezie di contenuto apocalittico, come la fine del mondo e il doppio giudizio divino. Morto in tarda età sarebbe stato sepolto accanto alla tomba del profeta Aggeo.


Autore: Piero Bargellini

(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

VANGELO
 (Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Parola del Signore

(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
(Lc 5,33-39) Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
O Dio, che guidi il tuo popolo con la soavità e la forza del tuo amore, per intercessione del papa san Gregorio Magno dona il tuo Spirito di sapienza a coloro che hai posto maestri e guide nella Chiesa, perché il progresso dei fedeli sia gioia eterna dei pastori,e anche a noi che cerchiamo di divulgare la tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù incontra i farisei,cerca di ragionare con loro,di fargli capire che con la sua venuta tante cose sono nuove e che quindi vanno viste sotto un'altra ottica. L'incontro con i suoi,si consuma come un matrimonio,per cui lo paragona ad una festa. Se uno,vuole fidarsi di Gesù,non si mette a sindacare e a dire quello che è vecchio e quello che è nuovo,quello che viene da lì o da là,ma guarda alla parola del Signore e al suo giudizio. La legge di Dio è chiara e anche se è cambiata nella forma alla venuta del messia,non è cambiata nella sostanza. Non facciamo come i farisei che si fermavano all'apparenza della fede,ma andiamo dritti alla sostanza,senza giudicare quello che no possiamo capire. La pratica del digiuno veniva imposta,ma con Gesù viene invece abolita come obbligo,perché serve a poco se non c'è l'amore per lo sposo. Non è il digiuno dal cibo che fa un cristiano,ma l'amore che lo lega a Dio,per il quale sceglie di essere in comunione con Lui.
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per i commenti e le versioni in francese -inglese e spagnolo,nell'area discussioni di   : http://www.facebook.com/group.php?gid=136929857240 

mercoledì 4 settembre 2013

(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.


VANGELO 
(Lc 5,1-11) Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni in me, Spirito Santo,Spirito di sapienza:donami lo sguardo e l'udito interiore, perchè non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.(Sant'Agostino)

La folla si accalcava per ascoltare la parola,i suoi insegnamenti,dalle labbra di Gesù e Lui parlava loro, ma non era solo un parlare il suo, era anche azione, è questo che pian piano dobbiamo imparare a riconoscere nella parola di Dio, l’azione che ad essa si lega.
Guarda due barche di pescatori, stanchi e snervati, delusi da una giornata di pesca sul lago, che era stata infruttuosa; uno di questi era Simone (che poi sarà chiamato Pietro) un uomo un po’ rude, come tutti coloro che fanno un lavoro pesante; eppure quest’uomo, nella sua semplicità si fida di Gesù e fa come Lui gli dice, getta le reti di nuovo e la pesca è abbondante.
Alla vista della potenza del Signore, Pietro si getta ai suoi piedi e si riconosce in tutta la sua pochezza, indegno e peccatore, e si rende conto che solo attraverso Gesù si entra in una realtà completamente diversa da quella terrena; questa pesca non ha niente di normale e tutto è così smisurato come grazia da essere in se stessa miracolo di Dio.
 E’ questo che trasforma la nostra piccola realtà di uomini in prodigio di Dio, la fede. Più questa sarà grande, più ci affideremo, più vedremo grandi le opere del Padre in noi e saranno parte stessa della nostra realtà,della nostra vita. Questo significa rispondere alla sua chiamata e mettersi in comunione con Gesù Cristo.

martedì 3 settembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-"Tu che hai responsabilità di anime prova con amore, con molto amore, con tutto l’amore, esaurisci l’amore; e se ciò è inutile… mazzàte, perché Gesú che ci è di modello, ci ha insegnato ciò, creando il paradiso ma anche l’inferno." (AdFP, 550).