giovedì 7 maggio 2015

(Gv 15,12-17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

VANGELO
 (Gv 15,12-17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Parola del Signore

(Gv 15,12-17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.(Gv 15,12-17) Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Oggi voglio pregare con una preghiera di   R. Follereau che mi piace e che sento tantissimo.

Cristo non ha più mani, ha solo le nostre mani per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha più piedi,ha solo i nostri piediper guidare l'umanità lungo la sua strada.
 Cristo non ha mezzi,ha solo il nostro aiuto per condurre a sè l'umanità.
 Noi siamo la sola Bibbia che l'umanità legge ancora.
Siamo l'ultimo messaggio di Dio,scritto in opere e in parole"

Amare e amarsi, per incontrare l'amore ed imparare a conoscerlo.
La dimensione verticale è il dono gratuito che Dio realizza rivelandosi nella storia umana e donandoci il suo Figlio.Per amore Dio è sceso sulla terra e si è caricato i nostri peccati sulle spalle per aiutarci con la croce a dare un senso alla nostra travagliata esistenza umana.
Il palo orizzontale è quella parte della Croce che  dall’alto apre le braccia del Redentore su tutta l’umanità.
Gesù ci comunica lo Spirito di fratellanza, lo Spirito Santo che inchioda a quel legno santo le divisioni dell’odio, e ci rende una cosa sola, perché figli dello stesso Padre e fratelli di Gesù.
Perciò, le ferite più dolorose le arrechiamo al Signore quando non amiamo il fratello che vediamo (1 Gv. 4,19). E così, come ci rimprovera l’Apostolo Giovanni, dimostriamo di non amare Dio.
Gesù quella croce l'ha amata perchè rappresentava la nostra salvezza non la sua fine, ma il suo fine, il suo scopo, la sua missione... ora sta a noi volgere a quella croce il nostro sguardo ed imparare ad abbracciarla, perchè solo riconoscendo l'amore impareremo a costruirlo. 
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mercoledì 6 maggio 2015

(Gv 15,9-11) Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena.

VANGELO
 (Gv 15,9-11) Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
 Vieni o Santo Spirito e guida la mia anima, io non saprò mai essere riconoscente come dovrei!

"Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".
Quando Gesù parla, non parla per se, ma il Padre nostro che è nei cieli parla con lui! 
Io leggo queste parole mi viene davanti la legge consegnata a Mosè  che troviamo sia in Esodo che in Deuteronomio, in cui io possiamo leggere nel 4° comandamento, il primo che regola i rapporti tra gli uomini,si legge molto chiaramente perchè tali leggi sono state prescritte, (perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.-perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.-)
Osservare i comandamenti ed amarci tra noi, rispettarci e rispettare noi stessi è fondamentale per vivere in armonia con la creazione .
Ancor meglio ci riuscirà di restare nell'osservanza e nell'ubbidienza a Dio Padre, vivere questo rapporto, valutandolo non come una negazione,ma come un'affermazione della nostra appartenenza alla natura divina , e alla nostra famiglia,non solo terrena ma anche celeste.

Non a caso Gesù vive la sottomissione ai propri genitori (Lc 2,51), in obbedienza al comandamento e rimprovera i farisei (in Marco 7,8-13 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».  E aggiungeva: «Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.  Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.  Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me,  non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,  annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».)
Restare in collegamento con il Padre attraverso il rapporto col Figlio che è la massima prova d'amore che poteva mai essere concessa per ognuno di noi.

martedì 5 maggio 2015

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

VANGELO 
 (Gv 15,1-8) Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE 
PREGHIERA

Ti prego unica ragioione di vita E TE ,io CON TE,perchè mai io possa vivere SENZA DI TE.Essere parte della stessa pianta, per noi deve essere un segnale di quello che Dio vuole da noi, essere un tutt' uno con Lui e con i nostri fratelli, vivere per ascoltarci, per capire i bisogni degli uni e degli altri; esserci per chi è in difficoltà.... Conoscendo la parola di Dio, capiamo che cosa dovremmo fare, ma spesso è così difficile il rapporto con gli altri e pensiamo di poter ci dire Cristiani anhe se non andiamo d'accordo con tutti, se coviamo rancori, se pensiamo solo a noi stessi e se magari non andiamo neanche in chiesa.Inventiamo un rapporto personale con Dio, staccandoci dalla comunità e viviamo un po' da selvatici il nostro rapporto con la fede e siamo come i tralci staccati dalla pianta. 

lunedì 4 maggio 2015

(Gv 14,27-31) Vi do la mia pace

VANGELO
(Gv 14,27-31) Vi do la mia pace.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego o Santo Spirito, di scendere su di me, e illuminarmi con la tua sapienza per comprendere le letture della parola di Dio, per andare dal Figlio al Padre, attraverso di Te. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Dagli atti degli apostoli apprendiamo che già da 2000 anni la chiesa è perseguitata, all’ epoca erano i giudei che non volevano riconoscere Gesù come il Messia, poi c’ erano i pagani che non credettero e quelli che adoravano altri dei. In tutto questo marasma, Gesù ci parla di pace e, specifica che la pace di cui parla, non è come quella che si può cercare in questo mondo, ma è la pace che nasce dall’anima, che ha chi vive in pace con se stesso e con i fratelli.
Gesù dovrà tornare dal Padre, così com’è venuto dal Padre, lo dice prima che avvenga, perché gli apostoli credano a quello che sentono e che vedono, profeta di se stesso. In questa terra ci sarà il male, creato e provocato dal principe di questa terra, e spesso ci domandiamo perché? Chi lo ha eletto principe di questa terra?…Siamo stati noi uomini, che per vanità, per orgoglio, per brama di potere, per superbia, per voglia d’avere tutto, lo abbiamo ascoltato e lo ascoltiamo ancora.
Dio ci guarda scegliere a chi appartenere e soffre perché ci ama, soffre tanto da decidere di mandare a salvarci un redentore, che con il suo sacrificio, ci redimerà dal peccato originale. Forse a qualcuno queste parole non piacciono, non riesce a comprendere come Dio, possa averci lasciato in balia di satana, e allora lo voglio dire più semplicemente.
Siamo noi che scegliamo se credere che tutto sia qui sulla terra ed allora accumulare tesori e beni materiali, oppure fidarci della parola di Gesù Cristo, e sperare, ma più che sperare direi avere certezza, di una vita spirituale da vivere già da qui e continuare a vivere dopo la fine inesorabile dei nostri giorni. Si parla di fine del mondo, io preferisco e v’invito, con molta umiltà, a pensare alla fine di quest’ordine di cose, alla fine di una vita materialistica, e al raggiungimento di una vita nella nuova Gerusalemme, imparando a leggere l’apocalisse di Giovanni, non più come una catastrofe annunciata, ma come la vittoria del bene sul male, la vittoria del regno di Dio su quello di satana; ma per fare questo, bisogna che la vittoria avvenga prima di tutto nel nostro cuore
QUANTO GIOVA ALL'UOMO FARE CHIACCHIERE? QUANTO GIOVA ALLA CHIESA? QUANTO GIOVA A DIO? QUANTO TEMPO PERDIAMO NEL CRITICARCI A VICENDA? Potrei andare avanti così con tante domande simili.
CHI CI SPINGE L'UNO CONTRO L'ALTRO? Paolo nella lettera ai romani cap.8 ci dice che quando lo Spirito opera in noi "non viviamo più nella debolezza,ma siamo fortificati dallo Spirito" e continua( 7 Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo.) (9 Se lo Spirito di Dio abita in voi, non siete più nella carne ma nello Spirito. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui.)E ancora in Rom.12
"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda."
FRATELLI, SE NOI NON DECIDIAMO VERAMENTE PER CRISTO NELLA CHIESA E CERCHIAMO TUTTE LE COSE CHE DA SEMPRE HANNO CREATO LA DIVISIONE, SIAMO IN GRAVE PERICOLO, PERCHÉ SE È PUR VERO CHE LO SPIRITO SOFFIA DOVE VUOLE, È ANCHE VERO CHE NON SOFFIA SU CHI DECIDE PER IL SUO IO E NON PER DIO. SE I GIORNI CONTINUANO A SCORRERE E LEGGENDO IL VANGELO NIENTE CAMBIA NELLA NOSTRA VITA, SIAMO IN PERICOLO. 

domenica 3 maggio 2015

( Gv 14,21-26 )Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa

VANGELO

( Gv 14,21-26 )Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l'Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, amore di Dio, luce per noi uomini inesperti e dubbiosi, vieni. Unisciti al nostro debole corpo con il tuo Spirito e rendici saldi e forti nella fede.

"SE uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre l’ amerà"….   È tutto legato a quel SE. È la nostra scelta che ci permetterà di stare in contatto col Padre e col Figlio e di ricevere da loro lo Spirito Santo Paraclito che ci aiuterà per la contemplazione e la conoscenza, perché attraverso questa unione le opere del Padre possano essere compiute anche in noi discepoli.
Spesso mi succede di parlare con persone che sono piene di dubbi, di incredulità per quanto concerne la nostra fede.
Mi dicono di credere a modo loro, ma non c’ è un modo nostro per credere, o crediamo o non crediamo.
La fede vera non vuole dubbi, non si può fermare davanti ai peccati e agli errori di qualcuno, come non si è fermato l’ amore di Dio per noi a causa del peccato, e non si ferma neanche davanti ai delitti più orribili.
Potevamo essere tutti condannati alla perdizione eterna, se era uno di noi al suo posto lo avrebbe fatto…  irriconoscenti come siamo, presuntuosi e pieni d’orgoglio.
Ma Dio è Dio, da lui viene solo amore e per questo amore è disposto a tutto, anche a donare la vita del suo figlio prediletto. Per questo amore Gesù è venuto sulla terra per redimerci ed è tornato al Padre ad aspettarci, a preparare per noi un posto.Nella nostra grande  libertà possiamo  decidere di amarlo e tutto diventerà più facile, tutto sarà trasformato, e ci chiederemo che cosa abbiamo aspettato per fare della nostra vita un progetto di eternità.Gli uomini spendono anni, soldi e studi inutili per cercare di costruire qualcosa che non riescono a vedere,ma che è già in noi, la vita eterna!Dio mio aiutaci a vedere con gli occhi dello Spirito!
"NON ABBIATE TIMORE" Non temete quando tutto sarà difficile, quando tutto sarà incredibilmente faticoso, quando dai vostri occhi scenderanno copiose le lacrime….. NON ABBIATE TIMORE, Dio è con noi, ora e sempre e questa lotta la vinceremo, anche a forza di lacrime e di dolore, satana non ci farà suoi schiavi, resteremo aggrappati alla croce e con questa saremo innalzati al cielo. Amen.

sabato 2 maggio 2015

(Gv 15,1-8) Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

VANGELO
(Gv 15,1-8) Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di starmi vicino e di assistermi con la tua sapienza nella lettura e nella riflessione della tua parola.

Spesso uso l’espressione, siamo operai della vigna del Signore e oggi il vangelo ci spiega proprio questo passo.
Quella della vite e dei tralci è una delle immagini più belle che Gesù ci propone, addirittura ci fa l'esempio di come il Padre ci tiene a che la vite produca buoni frutti.
La pianta della vite è una pianta che si aggroviglia, si arrampica e si attorciglia tutta intorno alla madre vite, dalla quale riceve la linfa, e l'agricoltore la cura, taglia i rami inutili, che non portano frutto e la pota perché sia più robusta.
I ruoli sono chiari, il raccolto va a Dio, è di Dio la vigna, di cui Cristo è la madre vite da cui partono i tralci, che siamo noi tutti.
L' importante quindi è rimanere aggrappati alla pianta madre, a Gesù, e alla Chiesa da lui istituita, di cui lo Spirito Santo è la linfa. Tante sono le immagini che mi vengono alla mente, una è quella delle sofferenze che nella vita ognuno di noi passa, che in qualche modo, anche se sono difficili da accettare, sembrano arrivare per distruggerci e invece ci fanno crescere e ci rendono più forti, e l'altra è l'immagine della Chiesa, che per quanto imperfetta e divisa è in ogni modo la parte portante della vite.Giorni fa rispondendo ad una catechesi stupenda di don Vincenzo Carone, mi sono trovata a dire:
"Non si può amare Dio e non amare la Chiesa,perchè la missione di Cristo è la Chiesa. Essere Chiesa è molto più difficile però, perchè essere Chiesa vuol dire anche essere casa,conforto,aiuto,perdono,condivisione….fratelli. Qui qualcosa si inceppa,e sento che non riusciamo ad amarci,siamo malati di presupponenza e di egocentrismo e questo è la prova tangibile che non riusciamo ad amare neanche Dio, perchè le nostre promesse si infrangono nella nostra incapacità. Allora mi dico che la Chiesa sembra più una famiglia di separati che una santa famiglia, ma credo che valga sempre la pena di continuare a credere che si può rinsaldare qualcosa, che ci si può voler bene anche se in maniera imperfetta, anche sbagliando tutto, anche se a tratti sembriamo veramente troppo lontani… anche se a volte non ci sopportiamo proprio."
Restiamo quindi attaccati a questa Chiesa, e lasciamo a Dio il giudizio e la potatura dei tralci, lui sa quello che è giusto, noi non sappiamo vedere più in là del nostro naso, se vogliamo essere un tralcio e non d’intralcio, affidiamoci alla parola di Dio e abbracciamo con fiducia Cristo Gesù.
Aggiungiamo una nota che mi sembra molto importante cogliere, Gesù dice molto chiaramente che senza di lui, cercando di fare le cose a modo nostro, non potremo fare nulla , questo non vuol dire che da soli non sappiamo fare niente, ma che da soli, non sappiamo fare niente di buono, ma posso dire anche di più, noi da soli, non sappiamo neanche riconoscere quello che è buono e quello che non lo è.

venerdì 1 maggio 2015

(Gv 14,7-14) Chi ha visto me, ha visto il Padre.

VANGELO
 (Gv 14,7-14) Chi ha visto me, ha visto il Padre. 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Vieni o Spirito Di Dio ad insegnarmi quello che è giusto che io oggi sappia,Tu che sai dosare per me la sapienza il dolore e l'amore, tu che sai quello che è giusto per me. Grazie di assistermi.

In questo brano, come negli ultimi che abbiamo letto, Gesù torna a sottolineare la sua unicità col Padre, quindi non ci soffermeremo a ripetere le stesse cose, ma voglio invece sottolineare come stare in comunione con Gesù significa stare in comunione col Padre.E’ Gesù stesso che lo afferma e ci dice che attraverso questa comunione il Padre compie le sue opere, ma quello che mi colpisce è che ci dice che chiunque entrerà in questa comunione, farà opere altrettanto grandi .Quindi Gesù ci spinge a considerarci importanti agli occhi di Dio, perché credendo in Lui, crederemo in colui che l’ha mandato, e qualunque cosa chiederemo nel suo nome ci verrà concessa.Sono parole importanti e poiché sappiamo che le parole di Gesù sono verità, non vedo perché dovremmo credere solo in parte alle sue parole…spesso infatti,siamo portati a credere che solo a Lui siano stati concessi certi privilegi, dimentichiamo forse che gli apostoli compivano miracoli nel suo nome…e i santi, ancora oggi persone che erano esattamente come noi, ma che da noi differenziavano per la grande fede e l’abbandono alla volontà di Dio. Abbiamo tanti esempi da imitare,tocca cominciare a fare sul serio,non credete?

RITIRO ONLINE MAGGIO 2015

RITIRO ONLINE                                                                                                    
maggio 2015  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

Nella mia comunità

Signore aiutami ad amare,

ad essere come il filo

di un vestito.

Esso tiene insieme

i vari pezzi

e nessuno lo vede se non il sarto

che ce l'ha messo.

Tu Signore mio sarto,

sarto della comunità,

rendimi capace di

essere nel mondo

servendo con umiltà,

perché se il filo si vede tutto è

riuscito male.

Rendimi amore in questa

tua Chiesa, perché

è l'amore che tiene

insieme i vari pezzi.

 (Madeleine Delbrel)

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.


Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di

don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti

del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici

 noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da

quella alla quale siamo in genere abituati.

Buona meditazione e buona preghiera.







LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto. (Lc 5,27-35)
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 








MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.
 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".



Il pubblicano
Nel Vangelo la figura del pubblicano (dal latino publicanus, dalla radice publicum che significa  tesoro  pubblico,  imposte)  assume una caratterizzazione fortemente negativa. Nell'antica Roma, era detto pubblicano un dipendente del governo d'occupazione romano. In ambito evangelico, la loro cattiva fama era dovuta anzitutto al fatto che fossero alleati e collusi col dominatore romano, quindi con la forza d'occupazione, e inoltre al fatto che godevano della fama di persone dedite ad abusi e sfrenatezze. Si può capire come queste persone, lontane da Dio, non fossero proprio l'immagine della correttezza e della santità immaginata dalla mentalità religiosa del  tempo.
Nell'Antico Testamento si afferma che chi si allontana da Dio subisce l'annientamento da parte di Dio: «Tu distruggi chiunque ti è infedele».
Ora, leggendo con attenzione il Vangelo, si può notare  come Gesù avesse una passione proprio per questo tipo di persone. Levi-Matteo il pubblicano contribuirà a formare quel gruppo improbabile di apostoli del Cristo, e poco  più  avanti Gesù si fermerà proprio dinanzi ad un ricco capo dei pubblicani, dicendogli: «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,2).

Una vicinanza maggiore
E questo perché il Vangelo è buona notizia, e non può che affermare che l'essersi allontanati da Dio ha provocato una vicinanza maggiore e straordinaria da parte di Dio stesso. Con l'incarnazione di Dio, con l'avvento di Gesù di Nazareth, l'amore va a cercare proprio questi casi disperati. La misericordia è sempre e solo attratta dalla miseria, come i chiodi dalla calamita.
Ma, d'altra parte, l'uomo si è allontanato da Dio - perdendosi - fìn dalle origini. Adamo è stato il primo perduto della storia, rappresentando così l'umanità intera. L'uomo, fatto per la comunione con Dio, paradossalmente vive lontano da Dio fìn da quando andò a nascondersi da lui per paura.
È la paura di Dio l'origine di ogni  male.

Allontanarsi da Dio
Ci s'allontana  da lui,  che è la vita e il fondamento,  perché se ne ha  timore, se non  il terrore,  e ci si dispera nel  cercare vita da un'altra  parte.
Il peccato, infatti, altro non è che ricerca di vita, di felicità, di compimento fuori dalla relazione con Dio, un volersi dissetare a pozzanghere insalubri. Un amore infinito per qualcosa di finito.
«Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché  sono nudo, e mi sono nascosto»: il vero peccato consiste dunque nel nascondersi da Dio, nel non farsi trovare da lui che viene a cercarci, nel non credere alla misericordia.
È disperare dell'amore.
L’unico nostro vero male è non credere all'amore.
«Adamo, dove sei?»: ognuno metta il suo nome al posto di quello di Adamo.
«Sono qui, abbracciami!»: in questo grido sta la nostra salvezza.
Questa è la vita!

Dove possiamo incontrare Dio
Quando Gesù dirà all'adultera: «Va' e non peccare più», vuole dirle di non disperare più dell'amore, perché quando cadrà di nuovo, quando peccherà, quando scenderà all'inferno, sappia che lui è già lì ad attenderla per abbracciarla e farla sentire  figlia.
Per questo noi crediamo che l'unico luogo dove possiamo incontrare Dio è il nostro peccato, il nostro inferno, il nostro sepolcro.
Il peccato diviene perciò il luogo dove viviamo l'epifania di Dio: «Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri».  Se non ci sentiamo mai all'inferno, se non abbiamo la consapevolezza di esservi entrati, e lì dimorare, non potremo mai fare esperienza di Dio, non potremo mai conoscere Dio.
Levi, il pubblicano,  era un daziere: raccoglieva le tasse per conto dei Romani. Era perciò considerato un venduto, un traditore, un collaborazionista degli invasori. E, ovviamente, faceva la cresta sulle tasse, quindi era anche ladro. Una somma di caratteristiche tali da attirare su di sé inequivocabilmente la maledizione di Dio.
Eppure Gesù lo chiama tra i suoi.

Il seguito di Gesù
Diamo uno sguardo d'insieme al seguito di Gesù: c'è Pietro, che lo rinnegherà; troviamo Giuda, che lo tradirà; Simone lo Zelota, che ha sempre il pugnale con sé; ci sono tutti gli altri, che lo abbandoneranno sotto la croce. I suoi discepoli sono così, e ciò è bellissimo, perché ci permette di identificarci pienamente in essi. Anch'io sono dei suoi, anch'io son stato scelto per essere tra i suoi, così come sono.

Lo sguardo di Gesù
Narra l'evangelista: «Gesù uscì e vide un pubblicano  di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!"» (v. 27). Gesù vede e chiama.
Lo sguardo di Gesù raccolto dai Vangeli  è di  una  portata straordinaria.
Gesù guarda Levi e non vede un ladro, un approfittatore, un venduto, bensì un uomo bisognoso di fiducia.
D'altronde nella casa di Giàiro, il capo della  sinagoga  di Cafarnao, tutti vedono una bambina morta; Gesù vede semplicemente una bambina addormentata. Quando gli portano una donna scoperta in flagrante adulterio, tutti la vedono peccatrice meritevole di morte; Gesù vede una donna già nella sua riacquisita dignità e libertà. Mentre cena in casa del fariseo, entra una prostituta che gli lava i piedi: lui vi vede una santa. E, davanti alla tomba di Lazzaro morto, Egli vede già l'amico risuscitato.
Il suo sguardo vede sempre oltre. L’amore vede sempre oltre.
Ciò significa che anche noi siamo visti così. Quando ci guardiamo dentro e vi troviamo soltanto sporcizia, cattiveria, ingratitudine, incapacità, Dio ci sta guardando in maniera diversa, come i figli prediletti, amati!
Se imparassimo a guardarci con gli occhi di Dio, impareremmo anche ad accettarci, ad amarci un po' di più, a stimarci un po' di più, trasformando così la nostra vita.

Le parole di Gesù
Nelle parole di Gesù, Dio dice e trasforma, perché Dio compie ciò che dice, la sua Parola è creatrice: «Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu».
Dio pronuncia la Parola e le cose sono!
«Seguimi», ed egli lo seguì: Levi è stato ricreato.
La Parola di Dio pronunciata su di noi ha il potere di ricrearci. Per quanto malvagi, cattivi, sporchi possiamo essere, la Parola ci fa nuovi, ogni giorno.
Nei Vangeli, alla chiamata di Gesù segue quasi sempre una risposta immediata. È naturale: quando ci si sente amati, si cambia vita. L'amore trasforma. Gesù guarda Levi, lo fissa, lo ama ed egli cambia vita. «Si alzò» è il verbo della risurrezione: l'amore fa risorgere.
Nell'alzarsi di Levi si rispecchia l'alzarsi del paralitico. È uscire dal blocco del peccato per tornare a stare in piedi, in piena dignità.

Celebrare la vita
Questa è l'ora di celebrare la vita! Infatti la scena successiva si svolge intorno a una tavola imbandita, per fare festa. E ciò avviene in un luogo impuro: la casa di Levi. Intorno a quella mensa non siedono i santi, ma i colleghi di Levi, disgraziati come lui, con Gesù in mezzo a loro.
La salvezza è sedersi alla tavola dei peccatori, l'essenziale è che al centro vi sia Cristo.
Nella sacra Scrittura, fin dall'Antico Testamento, il banchetto è segno della realizzata comunione di Dio con gli uomini. Lì si consumano le nozze tra l'umanità e la divinità. Ebbene, se Gesù si siede alla tavola dei peccatori vuol dire che la salvezza è giunta, è a portata di mano. Le nozze si sono finalmente celebrate: Dio s'è finalmente potuto unire al suo amato, l'uomo. Il fatto che nei Vangeli Gesù venga descritto spesso seduto a tavola, è perché questo testimoniava l'avvenuta comunione tra l'uomo e la divinità.

Commensale di Dio
Levi, quell'uomo maledetto  da tutti, è diventato commensale di Dio,  «concittadino  dei santi e familiare  di Dio», dirà Paolo. Ma i pii, i giusti, non solo non son seduti a tavola, a far festa con Dio; essi si trovano  a parte,  ingrugniti,  divorati  dal  livore,  tristi  e giudicanti:  «Come mai  mangiate  e bevete insieme  ai  pubblicani  e ai  peccatori?»  (v. 30). È la  tentazione perenne  degli  uomini religiosi : arrogarsi  il diritto  di  dividere  tutti  tra  buoni  e cattivi, tra giusti e ingiusti. Neanche i discepoli  ne erano esenti; pensiamo alle loro  parole  in  Lc 9,54:  «Signore, vuoi  che diciamo  che  scenda  un fuoco dal cielo e li consumi?». Di fronte a questi atteggiamenti, Gesù  replica  con  grande  chiarezza, senza lasciare equivoci:  «Non  sono  i  sani  che  hanno  bisogno  del  medico,  ma  i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
C'è poco da fare, l'unico modo per non essere salvati è non lasciarci salvare! È rinunciare al banchetto che è già imbandito per me, è voler stare fuori perché si considera impossibile che Dio "funzioni" così.

Se ti senti giusto…
Gesù ha fatto molta fatica con i farisei, perché erano impenetrabili. Ha avuto a che fare con indemoniati, con peccatori di ogni sorta, ma gli unici che lo hanno fatto veramente penare sono stati i pii e i religiosi, gli osservanti, quelli puliti, a posto.
Paradossalmente Dio fa più fatica con questi che con i grandi disgraziati. Perché se ti senti giusto, a posto, ti chiuderai sempre alla grazia: pensi  che siano  le tue opere a salvarti e non la fede.

Creatura “altra” da come Dio l’aveva pensata
Se Dio è "dispiaciuto" del mio peccato, è perché vede la sua creatura ferita, infangata, abbrutita, "altra” da come l'aveva pensata e sognata. Il peccato è un  male che  faccio  a me stesso, perché il male mi fa male. Il peccato mi consuma, è il grande inganno che, invece di donarmi la vita promessa, me la toglie distruggendomela. In questo senso l'uomo è malato e ha bisogno del medico; Gesù è venuto a togliere il peccato perché l'uomo possa tornare a rialzarsi e risorgere, a respirare e a risplendere.

Festa
Gesù è venuto a portare la festa. Dio è per l'uomo gioia, festa, ebbrezza, sovrabbondanza. 
Il dono che il Cristo risorto elargisce ai suoi, e quindi a ciascun uomo su questa terra, è gioia e pace, benevolenza, libertà, il frutto dell'amore insomma, quello che ha vinto la morte.

La presenza di Dio
Il regno di Dio, la presenza del Dio vivo nel mondo, è questione di giustizia, ovvero di un amore riabilitativo nei confronti dei fratelli. Lì si fa presente Dio e se ne fa esperienza. Dove si è costruttori di pace, lì c'è Dio. Dove si vive nella gioia, lì Dio è presente. Dove si è disposti a sacrificarsi per l'uomo, lì s'incontra il Dio della vita, il Risorto.



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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Dove sei andato, Dio?
Fino ad un attimo fa
eri qui al mio fianco
e sulle mie labbra il tuo nome
suonava bene, come una parola familiare,
come una nota al posto giusto.
Ti sentivo vicino, Padre, amico.
Poi, tutto ad un tratto,
mi sono voltato
e non ti ho visto più.
Dove sei andato, Dio?
Mi hai forse abbandonato?
Ti cerco.
E' una fatica, ora, crederti qui.
ma sarebbe straziante
non continuare a cercarti:
mi perderei ancora di più.
Aspettami, Signore.
Sto arrivando.
Ma se mi smarrisco,
non arrenderti,
vieni tu a cerare me.
Se un pò ti conosco,
anche se non ti vedo,
anche se non ti sento,
so che lo farai.

(spunti da una preghiera di Eric Pearlman)





CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli

 dei secoli.

Amen



ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)