domenica 3 agosto 2014

IL DOLORE DELLA MADRE

IL DOLORE DELLA MADRE

Madre di Gesù Crocifisso, ottieni alla sua Chiesa sacerdoti santi. 

INTRODUZIONE

Il Signore, nella sua immensa bontà, ha voluto darci una Madre. Ce l'ha affidata come ultimo dono prima di morire, come un tesoro prezioso da custodire con tenerezza ed amore, come modello a cui guardare, come meta a cui tendere, come stella che illumina il nostro cammino sulla terra, verso il cielo.

Maria, ricolma di ogni grazia, ha messo il suo piede sulle orme di Gesù e con Lui ha sofferto, nel più intimo del suo cuore, il martirio di chi si dona per la salvezza del mondo. Maria ha accettato di soffrire pronunciando il suo primo SÌ e poi, questo SÌ, lo ha ripetuto durante tutta la vita, con umiltà e con coraggio, sapendo quali tesori di grazie Dio nasconde nella sofferenza accettata e offerta.

Con amore di figli ripercorriamo con lei alcune tappe di questo martirio d'amore e di dolore che ha fuso il cuore della Madre con quello del Figlio; restiamole accanto mentre dice i suoi SÌ per amore nostro, guardiamo a lei per ricevere corag­gio nelle nostre lotte quotidiane. Sarà Maria, nostra Madre, a darci forza nei momenti difficili e dolorosi della vita; lei ci ot­terrà da Dio la consolazione e la pace nei nostri momenti più bui.

Maria conosce il dolore perchè lo ha provato, ma conosce anche l'aiuto e il sostegno che il Signore non fa mai mancare a chi docilmente prende la sua croce e lo segue.

Allora fermiamoci a contemplare i Dolori di Maria, a rin­graziarla per quanto ha fatto per noi suoi figli e chiediamole la grazia di essere anche noi, come lei, generosi con il Signo­re, pronti a collaborare con lui per la salvezza del mondo, of­frendoci come portatori di Croce, certi che il suo carico è leg­gero e il suo giogo è soave.

Con noi c'è Maria ad infonderci speranza e forza per vin­cere anche nelle prove più grandi. Così è stato per Gesù, così è stato per Maria, così per tutti i Santi: sarà così anche per noi perchè "per l'amore di Dio il dolore non è mai l'ultima cosa" (MB). Poi viene la gioia, la risurrezione, la vita senza fine. Con questa certezza ripercorriamo le tappe più dolorose vissute dalla nostra Madre, perchè lei possa sentirci vicini, possa trovare conforto dal nostro amore e possa far crescere nel nostro cuore copiosi frutti di grazia e di bene.

I DOLORE

SIMEONE ANNUNCIA A MARIA LA SUA PASSIONE

"A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio che aspettava il conforto di Israe­le... Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio... Poi parlò a Maria e dis­se: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". (Luca 2, 25.27.34.35)

Maria e Giuseppe, come fedeli israeliti, amano la Legge e portano perciò il loro piccolo Gesù al Tempio, perchè il Sacerdote lo offra al Signore. Sono pronti, i due genitori, a compiere il loro dovere, lieti di ringraziare anche così Colui che nel suo misterioso piano d'amore, ha voluto affidare proprio a loro il Santo, l'Atteso di Israele.

E Maria, nel suo cuore, medita ancora sulle parole del­l'Angelo, ricorda quel suo SÌ fiducioso e pronto, ma sa che tante cose non le ha ancora capite, che in quel suo vivere quotidiano si nasconde ancora il mistero del progetto di Dio per l'umanità. Che ne sarà di quel suo Bambino che stringe tra le braccia, che sembra uguale a tutti gli altri piccoli, ep­pure... Cosa le chiederà ancora Dio che ha voluto affidarle Suo Figlio?... Come manifesterà questo Figlio al mondo?... E lei, la Madre, cosa sarà chiamata a fare, lei così umile?

Così la immaginiamo, Maria, mentre sale la scalinata del Tempio con San Giuseppe a fianco e Gesù tra le braccia. I riti si svolgono solenni come sempre, ma nulla accade di spe­ciale fino a quando un uomo di nome Simeone, dopo,aver lodato Dio per il dono fatto all'umanità, guarda la Madre e, pieno di Spirito Santo, profeticamente le rivolge brevi paro­le che, come una spada, colpiscono il suo cuore.

Quel suo Bambino sarà la rovina e la resurrezione di molti, segno di contraddizione. Soffrirà... e Dio solo sa come, quanto... Trema il cuore di Maria. Lei gli sarà unita in tutto questo, sarà associata a Lui, una spada le trafiggerà l'anima.

Come sarà, cosa accadrà...?

Imitiamo Maria

Non lo sa, Maria, ma Dio lo sa; e Maria, come sempre, dice il suo SÌ, si fida di lui e con amore si offre di nuovo come strumento nel suo piano di salvezza.

E sarà uno strumento speciale, lei, provata nel crogiolo della sofferenza perchè, come oro, ne esca splendente di luce e di gloria. Maria accetta e non chiede spiegazioni, anche se nulla di più le viene svelato. È, questo, solo un annuncio di Passione. Maria dice di SÌ, ancora, senza fare domande. È il suo stile, questo. È lo stile di chi ama e sa di essere amato, an­che quando c'è il dolore e la prova. Impariamo anche noi a fare così, perchè il Signore possa crescere nel nostro cuore, nella nostra vita, come ha fatto in Maria.

Preghiera

Noi ti ringraziamo, o Maria, Madre nostra, perchè hai la­sciato che questa spada trafiggesse la tua anima. Ottienici dal Signore la grazia di essere generosi come te, di saper dire SÌ anche quando non riusciamo a capire i suoi piani nella no­stra vita. Insegnaci a non fare troppe domande, ma a fidarci di Lui, sempre.

Tu ci resti accanto e Dio Padre che ci ama non ci darà nessun peso che non potremo portare e che non si trasformi in bene per noi e per tutti. Tu tienici per mano e insegnaci a fidarci di Dio e a credere nel tesoro di grazie che Egli nasconde dentro ogni croce accolta con amore. Facci essere umili, Maria, perchè è solo l'umiltà che ci apre il cuore ai progetti di Dio e ci fa amare il suo modo di realizzarli.

Grazie ancora per il tuo esempio di docilità e di serenità nella prova. Anche tu sei turbata, anche tu hai tremato, ma per poco... Poi hai guardato in alto, hai sorriso ed hai ripre­so fiduciosa a camminare con il tuo Dio.

Facci assomigliare a te, Maria! Te lo chiediamo per tutte le grazie di cui ti ha riempita il Signore e per tutto l'amore che ci vuoi, tu che sei vera Madre per ognuno di noi.



II DOLORE

LA FUGA DI MARIA E GIUSEPPE CON GESÙ IN EGITTO

"Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finchè non ti avvertirò, perchè Erode sta cer­cando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi prese con sè il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto dove rimase fino alla morte di Erode, perchè si adempisse ciò che era stato detto dal Signore- per mezzo del profeta: "Dal­l'Egitto ho chiamato il mio Figlio". (Matteo 2, 13 - 15)

"Anche di otte il mio cuore mi istruisce...", dice un sal­mo. Così, di notte, mentre tutto tace e Betlemme dorme ignara di quanto sta accadendo tra le sue mura, Dio, per mezzo di un angelo, parla a Giuseppe: in sogno gli annuncia il suo piano per salvare la sua Famiglia dall'ira di Erode. Giuseppe - come Maria all'annuncio dell'angelo - non fa do­mande, crede subito: riconosce la voce di Dio, sa che Egli parla anche nella notte e che anche in sogno istruisce coloro che lo amano.

In fretta si alza e sveglia Maria. Bisogna far presto, pre­parare le povere cose e lasciare in fretta Betlemme per un paese lontano, sconosciuto, ma scelto da Dio come rifugio per Suo Figlio. Maria non mette in dubbio le parole di Giu­seppe, non solleva problemi e non rimanda a più tardi la par­tenza. Sa per esperienza che il Signore fa bene ogni cosa e di Lui continua a fidarsi. Ma che dolore nel cuore! Quel bambi­no che dorme tranquillo è in pericolo di vita, qualcuno già lo odia al punto da volerlo uccidere. Perchè? Perchè, se quel bambino è venuto al mondo come dono di Dio? Perchè è già perseguitato? Sua madre e Giuseppe non potranno tornare nella casa di Nazareth: un paese straniero li aspetta, un pae­se ostile, forse, che non accoglie gli stranieri, che non dà fa­cilmente lavoro ad un forestiero. Lo stesso paese dove furono tenuti schiavi i loro padri. Devono lasciare tutto, tutti, ed andare verso l'ignoto, che è buio come la fredda notte della fuga. Come vivranno lì? come crescerà Gesù? quanto tempo durerà l'esilio?

Maria non lo sa e il dolore le riempie il cuore. Ma tace per non accrescere il dolore di Giuseppe, per dargli corag­gio, aggrappandosi nella fede, alle promesse di Dio: dall'E­gitto Egli richiamerà suo Figlio. L'esilio avrà termine. Maria lo crede e sa vivere, nella fiducia, quell'attesa che nasce già, mentre si allontana nella notte.

Imitiamo Maria

Maria ci insegna a fidarci di Dio, a credere nel suo amore. È questa la sua lezione di sempre e ce la ripete ogni volta che ci incontriamo con lei. Maria sa cosa significa vivere momento per momento abbandonati alla Volontà di Dio. Per fede sa la­sciare le cose certe per vivere nell'incertezza, nella precarietà, nel sacrificio. Sa credere in Dio che parla in mille modi e per rispondere a Lui non indugia, si alza in fretta - è questa una sua caratteristica - e fugge nella notte verso la meta che solo Dio conosce. Così, ci dice di non temere quando la volontà di Dio sembra sconvolgere i nostri piani; quando all'improvviso ci appare una meta che non avevamo desiderato o che ci sem­bra troppo difficile da raggiungere. Maria conosce il segreto per farci essere capaci di superare anche questi momenti che assomigliano a quella notte buia che lei ha vissuto sulla terra. Il segreto è uno solo: in ogni via, anche la più oscura, Dio pone una luce per aiutarci a camminare. Basta fidarsi di Lui che non è altro che amore. Guardiamo con cuore di figli que­sta Madre che ha sofferto il dolore dell'imprevisto, dell'esilio, del rifiuto e dell'odio e consoliamola con il nostro sì, con il no­stro abbandono fiducioso alla volontà di Dio, fonte della no­stra pace.

Preghiera

Maria, dolcissima Madre, che hai saputo credere alla voce degli angeli e docilmente ti sei messa in cammino fidan­doti; in tutto, di Dio, facci diventare come te, pronti a crede­re sempre che la Volontà di Dio è solo sorgente di grazia e di salvezza per noi. Rendici docili, come te, alla Parola di Dio e pronti a seguirla con fiducia. Tu che hai sentito nel cuore il dolore di essere ospite in un paese non tuo, che forse ti ha accolta, ma ti ha fatto pesare la tua povertà e la tua di­versità, rendici sensibili al dolore di tanti esuli dalla loro pa­tria, poveri, fra noi, bisognosi di aiuto. Facci sentire il tuo dolore perchè possiamo consolarti alleviando quello di chi ci sta intorno. Ma soprattutto fa' che non dimentichiamo mai quanto ti è costato esserci Madre.



III DOLORE

LO SMARRIMENTO DI GESU’ NEL TEMPIO

"I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni vi saliro­no di nuovo secondo l'usanza, ma trascorsi i giorni della fe­sta, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgesse­ro. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: "Figlio, perchè ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, ango­sciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole... Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua ma­dre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Luca 2, 41 - 51).

Fedeli alla Legge, Maria, Giuseppe e Gesù avevano cele­brato la Pasqua a Gerusalemme. Immaginiamo Gesù lascia­re facilmente i suoi genitori e il gruppo degli adulti, per ri­manere tra i suoi coetanei. Come ognuno alla sua età, si sen­tiva ormai abbastanza indipendente e Maria e Giuseppe lo lasciavano fare, sicuri com'erano di quella compagnia dove tutti si conoscevano e dove Gesù non correva alcun pericolo. Ma dopo una giornata di viaggio cominciano a preoccuparsi. Dove sarà Gesù? perchè non si fa vedere? l'avranno lasciato a Gerusalemme?

E già si sentono in colpa, credono di non aver saputo cu­stodire quel tesoro affidato loro da Dio, si rimproverano di averlo lasciato troppo libero, di non averlo ricercato prima...

Dove cercarlo, ora? Gerusalemme è grande, piena di gente e le piccole strade affollate non fanno spazio a quei ge­nitori in pena. In ogni bambino che intravvedono credono di riconoscere Gesù, ma ogni volta è una delusione. Avrà fatto qualche brutto incontro? Starà male? Avrà lasciato Gerusa­lemme per tornare a casa da solo? Ma quanti pericoli per la strada... Maria è angosciata, mille timori le riempiono il cuore mentre corre affannata di qua e di là, senza meta. Giuseppe le sta accanto, senza parole e il suo dolore si fonde con quello della madre.

Ma pensano al Tempio... corrono là: solo Dio può aiu­tarli e restituire loro Gesù. Nella casa del Padre Maria e Giuseppe vanno per ricevere aiuto, conforto e chiedono un miracolo: sì, ritrovano Gesù. È sereno, sembra non essersi accorto del tempo passato, dell'ansia che ha provocato e di­scute delle cose del Padre suo. Maria sfoga con lui il suo do­lore: "Perchè ci hai fatto questo?". Ma Gesù con la sua ri­sposta la lascia perplessa. Ancora una volta può intuire sol­tanto quel mistero che la supera e la fa Madre di Dio nel do­lore e nell'abbandono fiducioso ai piani di Colui che l'ha scelta. Rimane in silenzio, non fa più domande e medita nel suo cuore le meraviglie di quel Figlio che è suo, ma che, ora lo sente, non le appartiene, di quel bambino che sembra si­mile a tanti altri, ma che nasconde nel cuore il destino del mondo.

Imitiamo Maria

Maria ha sentito nel cuore l'ansia, la pena, l'angoscia di chi perde quanto ha di più caro, di chi si sente solo, incapace di far qualcosa per coloro che ama. Ella soffre il dolore di ogni madre per il proprio figlio che sa in pericolo, lontano. Maria non riesce a vedere una soluzione al suo problema ed è ango­sciata: tutto è diventato buio, privata com'è del bene più gran­de della sua vita.

Corre affannata per ogni via, ma poi pensa al Tempio: lì c'è Dio che la aspetta, che può aiutarla, che sente il suo dolore e può cambiarlo in gioia.

Così è per noi, angosciati da mille problemi, provati negli affetti più grandi, incapaci di trovare una via di uscita. Ma Dio ci spalanca le braccia quando corriamo da Lui, come Ma­ria, e trasforma il dolore, lo nobilita e gli dà un senso, ci aiuta a viverlo per amore o a dimenticarlo, dandoci gioia. Maria ci insegna a trovare in LUI il nostro rifugio, la roccia di salvezza perchè "Tutto è possibile a Dio".

Preghiera

Noi ti ringraziamo, Maria, perchè in tutta la tua vita non ti sei sottratta al dolore, ma lo hai accettato anche per inse­gnarci il modo di superarlo. Hai sofferto le pene più grandi e per tre giorni hai sentito l'angoscia di aver perduto Gesù, come se Dio ti preparasse fin d'allora ad una separazione ben più grande.

Hai provato in anticipo il dolore di perderlo! Ma sei cor­sa al Tempio, hai trovato in Dio il tuo conforto. E Gesù è tornato con te. Grazie per aver accettato di non comprende­re subito le sue parole, per aver sentito il distacco, per aver offerto di nuovo a Dio quel Figlio che pure era tuo, senza comprendere fino in fondo quel mistero che vi avvolgeva.

Noi ti preghiamo di insegnarci a meditare nel cuore, con docilità ed amore, tutto ciò che il Signore ci offre da vivere, anche quando non riusciamo a capire e l'angoscia vuole so­praffarci. Dacci la grazia di starti vicino perchè tu possa co­municarci la tua forza e la tua fede.

IV DOLORE

MARIA INCONTRA GESÙ SULLA VIA DEL CALVARIO

"Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si bat­tevano il petto e facevano lamento su di Lui". Luca 23,27). Anche se il Vangelo non ce lo dice espressamente, non possiamo facilmente credere che Maria, la Madre, fosse in­sieme a quelle pie donne, perchè non avrebbe potuto non se­guire Gesù lungo la via del Calvario. Può una madre essere lontana, proprio nel momento in cui il figlio ha più bisogno di amore e conforto?

Così Maria, che ha sempre vissuto intimamente unita a Gesù, certamente gli è stata accanto, quando tutti lo hanno abbandonato e - solo - saliva il Calvario carico della croce dei nostri peccati, dei nostri tradimenti, delle nostre infedeltà.

Gesù, abbandonato, deriso, umiliato, sentiva nel suo cor­po e nel suo spirito tutto il dolore e il peso del peccato. Solo sua Madre non lo ha lasciato, non era fuggita e sfidando la fe­rocia della folla, lo seguiva facendosi largo tra la gente, con­dividendo con Lui gli insulti e gli sputi, pur di raggiugerlo, guardarlo, dirgli le parole che solo una Madre può dire. Quel suo strazio commuove pure i soldati che la lasciano passare perchè corra a raggiungere suo figlio. E' un momento solo: i loro occhi si incontrano, ma non una parola possono dire, tanto grande è il dolore. In quello sguardo però si fondono due anime, unite ora più che mai in un'unica offerta, per un unico fine. Maria guarda Gesù, Gesù guarda Maria ed essi riescono a comunicarsi una forza nuova e capace di trasfor­mare il dolore: è la forza dell'amore che non si lascia fermare ed ama fino alla fine.

Solo Maria è strettamente unita a Gesù in questo momen­to in cui l'odio sembra aver trionfato sull'amore. Ma la folla che avanza travolge Maria, mentre il corteo prosegue verso il luogo della crocifissione.

Quel Figlio le è tolto, deve ancora separarsi da Lui, non può far nulla per alleviare la sua sofferenza. Ma come sempre Maria ripete il suo sì bagnato di lacrime e continua a cammi­nare; sente che quel mistero nel quale è vissuta sta per com­piersi, sente Dio che le parla attraverso quel dolore smisura­to, perchè negli occhi di Gesù ha letto il sì alla volontà del Pa­dre per la salvezza del mondo.

Imitiamo Maria

Quando il dolore irrompe nella nostra vita noi cerchiamo di superarlo, di farci forza, di accettarlo, di vincerlo; ma quando vediamo soffrire coloro che amiamo, allora ci sembra di non farcela più e vorremmo prendere su di noi quel dolore, se fosse possibile.

Pure Maria avrebbe voluto sottrarre il Figlio a quella soffe­renza, prendere su di sè i colpi dei flagelli, delle spine, dei chiodi. Ma a lei era riservato un altro martirio, quello del cuo­re, profondo, senza misura, senza conforto. E lei non fugge, non si ribella, non chiude gli occhi per paura di vedere, non si sottrae al dolore, ma lo accetta fino in fondo. Sa che solo così può essere unita a Gesù, può condividere con lui quel dolore redentivo.

Maria sente che il tempo è compiuto e ripete il suo sì al Pa­dre, con Gesù. "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB): e perciò la Madre è ancora capace di seguire il Fi­glio fino alla cima del Calvario.

Diciamo anche noi i nostri sì, chiediamo a Maria il corag­gio di seguire Gesù con la nostra croce, guardandolo negli oc­chi, certi che Maria ci sarà vicina e ci insegnerà a rimanere fe­deli al progetto di Dio nella nostra vita, anche quando tutto sembra finito e ogni speranza appare delusa.

Preghiera

O Maria, noi ti restiamo accanto quando tutto sembra crollare intorno a te. Gesù ti viene tolto con violenza e il do­lore che provi nessuno è capace di esprimerlo. Ma il tuo co­raggio non viene meno perchè tu vuoi continuare a seguire Gesù, a condividere tutto con Lui...

Noi ti preghiamo di insegnarci il coraggio di soffrire, di dire di sì al dolore, quando questo viene a far parte della no­stra vita e Dio ce lo manda come mezzo di salvezza e di puri­ficazione.

Facci essere generosi e docili, capaci di guardare Gesù ne­gli occhi e di trovare in questo sguardo la forza per continua­re a vivere per lui, per il suo piano d'amore nel mondo, anche se questo dovesse costarci, come è costato a te.



V DOLORE

MARIA VEDE MORIRE GESÙ SULLA CROCE

"Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre Maria di Cleofa e Maria di Magdala". (Giovanni 19,25).

Dopo il lungo e penoso cammino, Gesù giunge alla cima del Calvario. Maria lo ha raggiunto, sfinita, per restargli vici­na, per fargli sentire che un cuore batte ancora all'unisono col suo. Inchiodato alla croce, tra gli spasimi dell'agonia, Gesù è consolato da quella presenza che non l'abbandona, ma accoglie in sè tutto il dolore del mondo.

Ed è allora che Gesù, in Giovanni, fa agli uomini il suo grande dono: "Ecco la tua Madre!" e a Maria dona ognuno di noi: "Ecco il tuo figlio". È il suo testamento spirituale: a Ma­ria affida tutta l'umanità perchè la guidi al cielo, riproducen­do in essa la Sua immagine. Così Maria, mentre una spada le lacera il cuore, accetta come figlio ogni uomo.

Suo Figlio muore e lei lo vede morire tra i dolori più atro­ci, senza potere fare altro che unire al Suo sangue le sue lacri­me. "Tutto è compiuto!". Ma la missione di Maria comincia ora, per tutta l'umanità e per tutti i tempi.

Pensiamo a questa Madre forte, ritta ai piedi della croce, immersa in un dolore "calmo e profondo come il mare" nel quale si intuisce tutto il mistero della sua vita. Maria, anche in questo momento ripete il suo più doloroso sì, in perfetta adesione al volere del Padre. Essa crede anche ora, senza ve­dere: crede nella vittoria nel momento della più grande, ap­parente sconfitta. Ricorda la profezia del vecchio Simeone mentre questa spada di dolore le lacera l'anima e dice sì, sì a Dio che è sempre e solo amore. E come ogni figlio è partorito nel dolore, da questo dolore immenso di Maria nasce ognuno di noi, "figlio nel Figlio". Rimaniamo accanto a questa Ma­dre chiedendole di essere degni di lei.

Imitiamo Maria

Il veder morire qualcuno che si ama è tra i più grandi dolori della vita e ci si augura di non dover mai attraversare un mo­mento così. Maria, la nostra Mamma celeste, ha provato an­che questo, dimostrandoci il suo amore e il suo perdono. Non si è sottratta alla sofferenza in nessun momento della vita e fino alla fine ha percorso la stessa via di Gesù.

Spade di dolore si sono affondate profondamente nel suo cuore, martoriando la sua umanità e rendendo più splendente la sua anima. Nel dolore è stata forte per infondere forza a chi le era vicino; e questo ha certamente consolato Gesù. Maria così incoraggia anche noi che spesso ci abbattiamo di fronte a prove ben più piccole e sostiene chi deve sopportare le prove più dolorose della vita. Ella ha sofferto ma è restata in piedi, vicino alla Croce, non si è lasciata vincere dal dolore perchè si è aggrappata ad essa.

Insegna perciò ad ognuno di noi che per uscire vincitori dalle esperienze più terribili bisogna stringersi alla Croce, a Gesù. Solo in Lui possiamo trovare la forza per rialzarci. Ma­ria sa cosa vuol dire il soffrire; ci prende per mano e ci conduce ai piedi del Figlio. E il suo compito di Madre che ha tanto sof­ferto è quello di asciugare così le lacrime nostre.

Preghiera

O Maria, Madre del dolore e delle lacrime, che hai accet­tato di veder morire tuo Figlio pur di salvare noi, noi ti rin­graziamo e teneramente ti restiamo accanto senza parole. Come possiamo consolare il tuo cuore straziato e riempire il vuoto creato da questa morte crudele? Ti preghiamo, prendi­ci come siamo, freddi, a volte insensibili e abituati a guardare Gesù in croce; prendici perchè anche noi ora siamo tuoi figli.

Non lasciarci nei momenti di dolore, quando tutto sembra svanire e la fede sembra spegnersi: ricordaci allora come si sta ai piedi della croce e sorreggi i nostri fragili cuori. Tu che conosci il soffrire, rendici sensibili anche al dolore degli altri, non solo al nostro! In ogni sofferenza donaci la forza per con­tinuare a sperare e a credere nell'amore di Dio che supera il male col bene e che vince la morte per aprirci alla gioia della Resurrezione.



VI DOLORE

MARIA TIENE GESÙ MORTO TRA LE BRACCIA

"Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con olii aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei". (Giovanni 19,40).

Tutto è compiuto. La folla si allontana, i soldati si fanno in­dietro e, sotto la croce, Maria, Giovanni, le donne e qualche amico attoniti a guardare quella scena in cui regna il più gran­de amore e il più grande dolore che il mondo abbia mai visto.

Maria finalmente si pone a terra, incapace di reggersi in piedi e fra i singhiozzi accoglie sulle ginocchia il corpo ferito del Figlio, appoggiandogli il capo sul cuore. A lungo lo guar­da, lo accarezza teneramente e bacia ogni ferita; asciuga con il suo velo i rivoli di sangue che solcano quel corpo martoriato.

Il dolore che squarcia il cuore di Maria si trasforma in ge­sti di tenerezza, mentre la mano sfiora quel corpo senza vita, quasi a volerlo svegliare da un terribile sonno. Maria sorreg­ge Gesù morto tra le braccia come faceva tanto tempo prima cullandolo, bambino, per farlo addormentare. Ora lo bacia piano, come per non fargli male e ripensa a quando l'ha stret­to fra le braccia per la prima volta, quella notte a Betlem­me... E ricorda gli anni passati nella casa di Nazareth, quan­do cullava il piccolo Gesù e pensava che niente l'avrebbe mai potuto separare da Lui.

Ma come spada che trafigge il cuore, le tornano alla men­te anche i momenti profetici che volevano prepararla a quel momento e che però non le svelavano mai pienamente quel mistero di morte che ora contempla. Il suo cuore sente tutto il dolore per quel Figlio che le viene strappato, che subisce lo scherno, l'odio, che non è amato, ma è morto della morte più ignobile.

Tutto sembra finito ora, tutto tace. Solo il cuore di Maria continua a battere, parla con note che solo chi ama può ascol­tare e annuncia la vittoria che Dio realizza al di là della mor­te. Le sue lacrime bagnano il corpo di Gesù, lavando il san­gue, il fango, gli sputi. Lacrime scendono a bagnare la terra resa feconda dal sangue di Cristo: sono gemme di dolore che daranno frutti di vita, per sempre.

Imitiamo Maria

Maria che tiene stretto a sè Gesù è quella tenera Madre che fa posto nel suo cuore anche a noi che sperimentiamo la morte in tante situazioni dolorose della vita. La nostra Mamma Cele­ste non dimentica il dolore dei suoi figli che continuano a sof­frire, a lottare,a morire. Ad ognuno lei riserva gesti di tenerez­za e di compassione, come ha fatto con Gesù, e con delicatezza lava e cura le nostre ferite perchè possiamo riprendere a cam­minare con una luce nel cuore.

Lasciamoci curare da Maria, abbandoniamoci fiduciosi tra le sue braccia quando ogni speranza sembra delusa e non ve­diamo più alcuna via d'uscita. Rimaniamo accanto a lei perchè il suo dolore sostenga il nostro e il suo amore di Madre ci co­munichi la forza per guardare al di là di ciò che appare.

Possiamo consolare Maria soltanto così, sentendola la Ma­dre che ci capisce e che non ci lascia soli. Vicino a lei tutto ac­quista un senso più vero e tutto si trasfigura. Sul Calvario Ma­ria ha lasciato che una spada così grande le ferisse il cuore per renderci forti nel dolore e per aiutarci a credere che in esso Dio nasconde sempre tesori di grazie.

Preghiera

O Maria, noi ti ringraziamo e ti benediciamo per tutto l'a­more che ci hai dimostrato lasciandoti ferire profondamente da un dolore così grande. Noi vogliamo restarti vicino con la nostra dedizione a Gesù e a te, vogliamo consolare il tuo pianto così come tu consoli il nostro.

Grazie perchè sei sempre presente nella nostra vita, a sor­regerci, a darci forza nei momenti più tristi e senza luce... Noi crediamo che tu puoi capirci in ogni nostra pena e che sempre vuoi aiutarci, addolcendo con il tuo amore le nostre ferite.

Accetta la nostra lode per quanto fai per noi e accogli l'of­ferta della nostra vita: non vogliamo staccarci da te perchè in ogni momento possiamo attingere dal tuo coraggio e dalla tua fede la forza di essere testimoni di un amore che non muore.



VII DOLORE

MARIA ACCOMPAGNA GESÙ ALLA SEPOLTURA

"Nel luogo dove era stato crocifisso vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù a motivo della Parasceve dei Giudei, perchè quel sepolcro era vicino". (Giovanni 19, 41 -42).

Un mesto, piccolo corteo si avvia dalla cima del Calvario verso la tomba nuova, offerta al Signore da Giuseppe d'Ari­matea. Il giardino della sepoltura non era lontano, ma alla Madre quel tratto sarà sembrato lunghissimo. Non aveva più forze per reggersi in piedi ed era come se tutte le ferite di Gesù si fossero stampate nel suo cuore e nel suo corpo. Il cuore trafitto dal dolore non aveva quasi più forza per batte­re ed era come se Maria stesse morendo lei stessa. Ma ha vo­luto continuare a fare quei passi: non poteva staccarsi da Gesù che sentiva più che mai intimamente unito sè.

Ora che quei piedi non potevano più camminare, ora che quelle mani non potevano più benedire, ora che quegli occhi non potevano più guardare il mondo con pietà e con amore, ora che quel cuore non batteva più, era lei, la Madre, che gli offriva ogni fibra di sè come per restituirgli la vita, come per farlo vivere ancora, in lei. E si faceva forza, ne dava agli altri perchè Gesù doveva continuare a vivere in chi lo amava, do­veva trovare chi gli offrisse la propria vita, ora che aveva of­ferto la sua per tutti.

Giovanni le cammina accanto, sorreggendola dolcemen­te, le donne la circondano sussurrandole parole di conforto, asciugandole gli occhi, la fronte. Maria risponde con dolcez­za alle parole, ai gesti, ma è lei a consolare, a infondere fidu­cia e forza in chi ora vede in Gesù solo un uomo che, morto e sfigurato, viene portato alla sepoltura.

Soffre Maria, ma la fede le dona coraggio e la speranza non può morire perchè lei vuol credere che anche quella morte crudele ha un senso, che non è la fine, ma che ora, per intero, sta per svelarsi il mistero di tutta una vita. Quante volte ha meditato nel cuore i tanti eventi della sua storia di Madre, quando non riusciva a capire, e tuttavia non faceva domande, fidandosi solo di Dio... e quante volte ha immagi­nato una vita semplice e nascosta, mentre tanti eventi hanno sempre scosso quella sua Famiglia così particolare.

Ma ora è arrivata ad un punto in cui non riesce più a me­ditare e il suo cuore si spezza mentre sembra sfuggirle la vita. Eppure ecco, ora, il frutto di tanto credere, di tanto affi­darsi alla Volontà di Dio, ecco che da quel mare di dolore sembra emergere la vita, la vittoria di Cristo che non può mo­rire.

Maria giunge così al sepolcro e accarezza, bacia ancora suo Figlio. Piange e le sue lacrime si perdono nel buio di quel luogo freddo e solitario. Ma noi vogliamo credere che pro­prio queste lacrime siano state le prime perle a brillare nel mattino della Resurrezione.

Imitiamo Maria

A Maria non è stata risparmiata la sofferenza di dover ac­compagnare suo Figlio alla tomba e di dover così lasciare nel buio e nel freddo di un sepolcro colui che è la luce del mondo.

La fede di chiunque avrebbe vacillato di fronte a quella che sembrava essere davvero la fine di ogni speranza. Ma lì Maria ha saputo resistere ancora, ha lottato contro la tentazione dello scoraggiamento e della paura e ha ricordato le parole del Fi­glio, il suo annuncio di Resurrezione.

Ma ha sofferto nella fede e come il salmista ha potuto dire "Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice". In mezzo a quel silenzio di tomba splendeva - sola - la fede di Ma­ria. Intorno a lei tutto si organizzava per onorare un defunto; il lenzuolo, le bende, gli aromi erano pronti, ma in Maria era accesa la fiamma della speranza e della fede che crede anche senza vedere.

Questo ci incoraggia a credere come Maria, ad implorare da lei il coraggio di resistere alle tentazioni che vogliono por­tarci alla disperazione. In Maria troviamo l'immagine perfetta di chi crede al di là di ogni speranza...

Guardiamo a lei quando la nostra fede vacilla e appoggia­mo il nostro capo sul suo cuore per ricevere la forza e il corag­gio di continuare a credere: Dio opera miracoli di amore nella vita di coloro che sanno attendere con fiducia Torà della Sua manifestazione.

Preghiera

O Maria, Madre nostra, che hai sofferto con Gesù, per la salvezza di ognuno di noi, tutto il dolore che ha riempito il tuo cuore, noi ti offriamo il nostro conforto nel rimanere fe­deli a Colui che ci ha amati donando se stesso.

Fa' che non lo abbandoniamo nel momento della prova, quando Dio ci appare lontano e sembra non rispondere al no­stro grido di aiuto. Facci forti nella fede che sa attendere l'o­ra di Dio e non si lascia vincere dalla sofferenza.

Noi, come tuoi figli, vogliamo assomigliare a te che hai creduto sempre senza stancarti e hai saputo accettare il dolo­re credendo anche alla gioia eterna che l'avrebbe seguito. Non lasciarci mai, Madre nostra, e nel cammino della vita, pur fra mille prove, ricordaci che l'amore trionfa sopra ogni dolore e che anche la morte sarà sconfitta dalla Vita che non finirà mai. Grazie, Maria, sia lode e gloria a te!



PREGHIERA FINALE

Noi ti ringraziamo, Signore, per averci dato tua Madre come vera Mamma che in tutto si prende cura di noi, perchè possiamo rispecchiare la tua immagine in un mondo che ri­schia di dimenticarti. Il tanto dolore che lei ha sofferto unita a te, è per noi sorgente di forza e pegno di protezione.

Grazie, Signore, per questo tempo che ci hai dato di vivere meditando i dolori di Maria. Spesso li dimentichiamo, ci siamo come abituati a questi eventi di salvezza che, se pur ci tornano alla mente, non commuovono profondamente il nostro cuore.

Riconosciamo di essere troppo presi dalle nostre cose, ca­paci di piangere solo sulla nostra sofferenza. E noi non la ac­cettiamo, spesso; in mille modi cerchiamo di superarla contan­do sui vari aiuti, ma senza chiedere subito il tuo, senza credere che solo tu hai la vera soluzione ad ogni nostro problema e solo tu puoi cambiare in gioia la nostra pena. Perdonaci, Signore e dacci un cuore nuovo.

Noi ci affidiamo a Maria che sa trasformarci in qualcosa che ti piaccia e ti dia gloria. A lei vogliamo essere uniti per se­guirti più da vicino e in lei vogliamo amarti, adorarti, offrirti la nostra riparazione, perchè anche la nostra vita parli di Re­surrezione e il mondo ti ritrovi, scoprendo in te l'unica sorgen­te di Vita.



LA TUA CROCE

"La sapienza di Dio ha previsto fin dal principio la croce che egli ti invia dal profondo del suo Cuore, come un dono prezioso.

Prima di inviartela Egli l'ha contemplata con i suoi occhi onniscenti, l'ha meditata con il Suo divino intelletto, l'ha esa­minata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calo­re stringendola tra le sue braccia, amorose, l'ha soppesata con ambo le mani, se mai non fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo greve. Poi l'ha benedetta nel Suo nome santissimo, l'ha cosparsa col balsamo della Sua gra­zia e col profumo del Suo conforto.

Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio...

Perciò la croce viene a te dal cielo, come un saluto del Si­gnore, come un dono del Suo misericordioso amore." (San Francesco di Sales)



Ai Figli Riparatori e a Quanti amano l'Addolorata

Ottima cosa è fare L'ORA CONFORTATRICE AL CUO­RE ADDOLORATO DI MARIA e molto numerose sono già le vostre iscrizioni.

Questa devozione è tanto gradita alla Mamma che soffre e lo dimostra con le grazie preziose che vi elargisce. Veri mira­coli vengono segnalati!

Continuiamo con amore. Raccogliamo intorno all'Addolo­rata tanti suoi figli bisognosi di conforto e di aiuto. La Mam­ma li attende.

Ma non ci basti pregarla. Desideriamo imitarla. Non ci ba­sti piangere i suoi Dolori: viviamoli con Lei. Il dolore della Mamma è il dolore di Gesù: viverlo con Lei è vivere Gesù.

Questo la Mamma desidera da ogni suo figlio. Vivendo Gesù, noi diveniamo veri suoi Figli. E' la via più sicura per giungere al suo Cuore di Madre, perchè Ella guarda così a noi, con tutto il suo amore.

CAMMINIAMO SULLA VIA DI MARIA UN CAMMINO DI PERFEZIONE

"Dio è amore" (1 Gv 4, 8). La sua vita trinitaria è una co­munione di infinita carità. Nella sua bontà Egli ha voluto farcene partecipi. Per questo, ha mandato a noi il proprio Fi­glio: "Sono venuto a portare il fuoco (dell'Amore) sulla ter­ra (Lc 12, 49).

Gesù, per rendere la nostra umanità degna della vita di­vina, (cioè di questo amore), l'ha dovuta purificare con un battesimo di sangue (cf Lc 12, 50). La ragione è questa: l'uo­mo col peccato, aveva messo nel suo cuore, fatto a immagine di Dio, le creature al posto del Creatore. Era quindi necessa­rio svuotare il cuore dell'uomo dalle creature per renderlo ancora degna abitazione del Creatore.

È il dolore del nostro Redentore divino, il dolore della nostra Mamma celeste: il nostro dolore.

Percorriamo le tappe di questo svuotamento doloroso. Le prime tre vogliono produrre il vuoto delle creature che ci cir­condano: Prima Tappa: è la disponibilità alla Volontà purifi­catrice di Dio - Seconda Tappa: ci chiede il distacco da tutti i beni della terra - Terza tappa: vuole la rinuncia evangelica alle persone che più amiamo.

Al vuoto delle creature deve seguire il vuoto di noi stessi. Quarta Tappa: è il vuoto di ogni stima umana. Quinta tap­pa: il vuoto totale. Sesta Tappa: il vuoto di non poter più ria­vere. Settima Tappa: il vuoto di chi è in attesa di Dio solo. La nostra Mamma divina ha percorso tutte queste Sette Tappe per giungere al possesso totale dell'amore glorioso; le ha percorse come Madre di Cristo, maternizzando cioè l'a­more del Figlio di Dio per poterlo far vivere in noi (cf Gv 19, 27).

Ella vuole ora, come Madre nostra, prenderci per mano e farci ripercorrere il suo cammino di amore e di dolore, per farci giungere Là dov'Ella è giunta e gloriosa ci attende: vive­re eternamente il possesso felice dell'amore di Cristo.

Noi meditiamo i suoi SETTE DOLORI, per riviverli con Lei, compatire il suo soffrire materno, farci aiutare a vivere cristianamente il nostro dolore di figli.

Vogliamo svuotare il nostro cuore di tutto l'amor proprio che lo ingombra perchè possa lasciarsi possedere dall'infinito amore di Dio.

Per fare questo è necesario far scendere nella nostra vita quotidiana il suo insegnamento materno: una scuola non faci­le, ma la Maestra vi è esperta ad ha Cuore di Madre!

Si procede così. Per una settimana ci impegnamo a vivere con Lei uno dei suoi SETTE DOLORI, incominciando dal primo.

Al mattino si chiede il suo aiuto per la giornata (PER MEZZO DI MARIA); durante il giorno si pensa al suo esempio per meglio imitarla (CON MARIA); alla sera offria­mo tutto al suo Cuore (PER MARIA).

Trascorse le SETTE SETTIMANE, si ricomincia con il primo DOLORE, dando ad ogni singola Tappa non più lo spazio di una settimana, ma di un mese per meglio approfon­dirne il significato e assimilarcene il contenuto. Crediamo pure che se anche restassimo sulla terra fino alla fine del mondo, non riusciremmo certo ad esaurire la divina ricchez­za di dolore e di amore di uno solo dei suoi SETTE DOLO­RI...

Se avremo la grazia di perseverare in questo nostro cam­mino con la Mamma Addolorata, giungeremo ad una meta ambita: IN MARIA! Capiremo cioè sempre meglio la sua presenza materna nelle nostre anime; presenza che vuole creare una fusione di vita tra la Madre e i figli, per generare insieme Colui che il Padre le ha affidato e del Quale ci vuole "fratelli, sorelle e madri" (cf Mt 12, 50).



PROGRAMMA DI VITA CON L'ADDOLORATA

PRIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata nella disponi­bilità alla volontà di Dio, compiendo fedel­mente i doveri quotidiani. Ripetiamo sovente nella giornata: "Eccomi, sono la serva del Si­gnore" (Lc 1, 38).

SECONDA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: liberiamoci da tutte le nostre preoccupazioni, affidandole a Lei. Ripetiamo sovente: "L'amore perfetto scaccia il timore (1. GV 4,18).

TERZA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: nelle situa­zioni difficili, dimentichiamo noi stessi e cer­chiamo Gesù. Ripetiamo sovente: "Cerca la gioia nel Signore" (Salmo 26, 8).

QUARTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: impariamo ad amare la sofferenza: "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB). Ripetiamo sovente: "Gesù mi ha amato e ha dato se stes­so per me" (cf Gai 2, 20).

QUINTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: Accettiamo con amore le umiliazioni. Ripetiamo sovente: "Umiliò se stesso fino alla morte di croce" (Fil. 2, 8).

SESTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: rendiamoci indifferenti (moriamo nelle sue braccia) a tut­te le creature. Ripetiamo sovente: "Non sono più io che vivo: Cristo vive in me" (Gal 2, 20).

SETTIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: affidiamo a Lei tutte le nostre situazioni, esteriori ed inte­riori, perchè le trasformi in crescita di Gesù in noi. Ripetiamo sovente: "La mia vita è nasco­sta con Cristo in Dio" (Col 3, 3).

(Mt 14,22-36) Comandami di venire verso di te sulle acque.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Parola del Signore
Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

O Spirito Santo, Spirito di conoscenza, fa che io possa capire quello che Tu vuoi che io comprenda, che tutto quello che è mio se ne vada da dentro di me e faccia posto solo alla tua luce.

...Proviamo ad immaginare che cosa può essere successo tra i discepoli e la folla alla moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Quel " subito Gesù costrinse,"  mi fa vedere un Gesù un po’ irritato,forse deluso da questi discepoli che pur vivendogli accanto,non riuscivano a comprendere niente di quello che lui compiva. Nessuno gli aveva chiesto aiuto per sfamare quel popolo affamato,ma avevano pensato di chiedergli di rimandarli a casa.  Anche noi a volte vogliamo dire a Gesù cosa deve fare invece di affidare a Lui le cose della nostra vita. Gesù sa che non sono ancora pronti, ma che deve farglielo capire concretamente, perché solo perché avevano assistito ad un miracolo già si erano esaltati e montati la testa.
Allora li manda avanti, con la barca , verso l’altra riva e, congedata la folla se ne va a pregare , pensate, Gesù sente il bisogno di pregare e ringraziare il Padre, mentre dal racconto dei discepoli si evince che nessuno ringraziò lui per quello che aveva fatto.
Ad un certo punto le acque si agitano ed i discepoli hanno paura di affondare, è notte simbolo dell’oscurità del cuore in cui la paura aumenta, e dopo averli provati un po’, Gesù va verso di loro camminando sull’acqua.
Immaginate la scena, albeggia appena e ad un tratto i discepoli vedono Gesù che cammina verso di loro, neanche questo gli basta, non riescono a riconoscere da dentro il loro cuore Gesù. Pietro gli chiede una cosa assurda:- se sei tu comandami di venire da te-… quante persone camminavano sulle acque?
Ammettiamo che poteva essere una giusta prudenza? Purtroppo no, e ce lo fa capire la riga seguente, il vento forte lo intimorisce e non si fida più di Gesù, ha paura di affondare, e quasi affonda; Gesù è lì davanti a lui e lui non riesce a lasciarsi andare e a fidarsi completamente, ma Egli tende comunque verso di lui la mano e lo trae in salvo; poi sale sulla barca e le acque si placano.
In questo brano ci sono talmente tanti insegnamenti che l’unica cosa che mi sento di aggiungere è che Pietro, che sarà capo della chiesa, prova a lasciarsi guidare, a seguire Gesù, ma è un uomo e a volte l’umanità prevale in lui.
Quello che tutti noi troppo spesso dimentichiamo è che dobbiamo affidarci completamente a Dio, dobbiamo avere il coraggio di sfidare anche le nostre paure, perché nella nostra vita, qualunque sia la tempesta che ci assale, c’è Gesù davanti a noi, con noi e in noi.- Prendi la tua croce e seguimi- ha detto Gesù, non prendi la tua croce e vai, ma seguimi; io sarò con te.
Non è facile Signore, se Pietro che è meglio di noi ha sbagliato, sicuramente anche noi sbaglieremo tante volte, ma tu non lasciarci affondare e tendi anche verso di noi la tua mano e traici in salvo.

sabato 2 agosto 2014

(Mt 14,13-21) Tutti mangiarono e furono saziati.

VANGELO
(Mt 14,13-21) Tutti mangiarono e furono saziati. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Signore mio di vivere dentro di me, di imprimerti nel mio cuore e di esprimerti attraverso la mia persona per aiutarci a capirti e a viverti.

Saputo della morte di Giovanni, Gesù salì sulla barca e cercò un luogo dove restare solo, probabilmente con il suo dolore, perché abbiamo visto come Gesù umanamente soffre nel perdere i suoi amici, come abbiamo visto alla morte di Lazzaro: (Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33 Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35 Gesù scoppiò in pianto.)
Ma la folla non gli permise di stare solo, e nonostante il dolore, provo compassione per loro e si dedicò a loro. Questa immagine di Gesù che non pensa mai a quanto è ferito, a quanto sta male, ma sempre all’uomo suo fratello, è una delle immagini più confortanti del Vangelo, perché lui c’è sempre, anche quando soffre ci ama, e questo mi porta a pensare che seguirlo significa amare anche sopra al nostro dolore, alla nostra sofferenza, perché l’amore che Gesù ci dona e ci insegna, è un amore altruista, e non egoistico, è un amore che vuole comprendere e non essere compreso.
Quando venne la sera i discepoli si preoccuparono per tutta quella gente, che avrebbe dovuto attraversare una zona desertica e di notte per procurarsi da mangiare, e suggerirono a Gesù di rimandarli indietro, perché non avrebbero potuto sfamarli con quello che avevano. Questi poveri discepoli ignari di chi era Gesù veramente, non avevano ancora capito, pur vedendo i miracoli che compiva, non riescono a separare il terreno dallo spirituale, ma questo non ci deve meravigliare, perché anche noi oggi, dopo 2000 anni di miracoli, ancora non riusciamo a credere. Così come allora, anche oggi molti discepoli credono di dover contare sulle loro forze, molti pensano di essere soli in questo mondo così difficile, ma il Gesto che Gesù ha fatto, anticipando l’Eucarestia, è molto chiaro, e parla più di tante belle parole. E’ condividendo quell’ amore che saremo in comunione con Gesù Cristo, che non dovremo aver paura né della notte, né del deserto, condividendo vinceremo la fame del mondo, condividendo la parola di Dio, vinceremo anche la paura di chi ancora non conosce Gesù.
Oggi ho letto il messaggio della Madonna di Medjugorie, e c'è una frase che voglio ripetere con voi:" Figli miei, la vostra vita e' solo un battito confronto alla vita eterna. " La morte è un passaggio a qualcosa di più alto, non è la fine,ma un nuovo inizio,perchè siamo stati creati per la vita eterna,ma quanto abbiamo veramente compreso questo? Quanto ci crediamo?

venerdì 1 agosto 2014

(Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.

VANGELO

 (Mt 14,1-12) Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Parola del Signore




LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Oggi Spirito Di Dio, sento di non meritarti, perché non ho la pace nel cuore, ma so che mai sarò abbastanza degna di riceverti, e che Tu sei impastato della misericordia di Dio. Assistimi dunque e non contristarti, ma libera il mio cuore dall’amarezza come solo tu sai fare.

Spesso penso a certi personaggi che passano quasi inosservati tra le pagine del vangelo. Pilato, che fa una piccola comparsa e non ha il coraggio di imporre quello che sente in cuor suo, per obbedire alla sete di potere ed Erode, cui il potere e il vizio e la lussuria, hanno ormai imprigionato il cuore e la mente.
Schiavi, ecco come io li vedo, schiavi del peccato, tanto da non volersene liberare, pur sapendo che è sbagliato. La maggior parte delle persone, vive sapendo di dover scegliere alla fine, indugia, non trova argomenti convincenti per decidersi, e spesso solo davanti ad un dolore o ad un periodo nero, comincia a sentire il bisogno di raccomandarsi a Dio. C’è sempre un motivo scatenante che ci spinge all’ una o all’ altra decision.
Non è facile decidere di scegliere di stare dalla parte di Gesù se non lo capiamo, se non lo conosciamo, se c’è sconosciuta la sua gran forza interiore, se lo sentiamo un estraneo se lo vediamo un perdente? Uno che mette delle regole per rovinarci il divertimento? E allora sarà difficile che scegliamo di stare dalla sua parte. Eppure anche non scegliendo per lui, Erode è attirato da questo Giovanni Battista, strano uomo, profeta, non riesce a decidere di ucciderlo, ma non vuole lasciarlo libero. Un po’  come noi quando vogliamo soffocare quella voce che ci afferma che stiamo sbagliando, che la nostra vita non va nel verso giusto, ma poi basta che qualcuno ci dia lo stimolo necessario ed ecco che la decisione arriva. Molti sono quelli che come Erodiade ci spingono verso la scelta sbagliata, e la loro voce è forte, ma quella voce nel cuore che ci dice CONVERTITI, ASCOLTA LA VOCE DEL SIGNORE, rimarrà sempre, come la santità di Giovanni perché chi perde la vita per Gesù, non la perderà mai, ma avrà la vita eterna.

giovedì 31 luglio 2014

(Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname?

VANGELO 
 (Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname? 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Grazie O Spirito Santo di essere sempre così presente nella mia vita, di vivere costantemente nel mio cuore e accorrere al mio richiamo. Sei luce che spacca le tenebre, in ogni occasione, sei voce che grida nel deserto, la voce del Signore mio, sei l’ impronta che Dio pone davanti a me perché ci metta il mio piede. Nulla ti è oscuro e nulla tu mi neghi. Ti adoro mio Signore che nella SS. Trinità, ci riempi della tua misericordia.

Seguire Gesù. Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti, come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi, non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede tra chi vive nella stessa comunità Cristiana, ci saranno incomprensioni.
Pensate che Gesù, che non aveva colpe, non aveva mai dato scandalo con i suoi comportamenti, non aveva mai fatto del male a nessuno, lo hanno oltraggiato, fustigato, sbeffeggiato ed ucciso. Noi spesso ci lamentiamo dei nostri problemi, dei disagi e delle incomprensioni ; speriamo di essere trattati meno duramente amici miei, noi che siamo anche peccatori….  Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri. Una frase in questa pagina di Vangelo, mi porta a invitarvi, e a rinnovare a me stessa l’ invito a credere e a fare veramente posto alla parola di Dio nel nostro cuore:- E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. -
Proprio le persone per cui Gesù era venuto, per coloro che presiedevano il culto nel tempio, non riescono ad accettare di aprire il cuore e la mente al Cristo. Era entrato lì appena dodicenne  e i dottori  del tempio si erano meravigliati di tanta sapienza. 
Ora però Gesù non si limitava a dire loro quello che era giusto secondo il volere di Dio, non si fermava alla teoria, ma era passato alla pratica, e li spingeva alla pratica nel nome di Dio. La legge di Dio non è solo una legge scritta da imparare a memoria e decantare, ma è adesione alla parola e alla persona che è la parola stessa."In principio era il verbo,il verbo era presso Dio,il verbo era Dio" Gv 1,1Ma quando uno non vuole aprire il suo cuore,non permette che il Signore apra la sua mente; tutti coloro che si oppongono a Dio, che gli parlano sopra, non ascoltano la sua voce e si fermano ai loro pre-giudizi.Proprio così fecero i cosiddetti sapienti, che videro in Gesù, solo il figlio del falegname e non riuscirono ad andare oltre.Oggi mi chiedo e vi invito a porvi la stessa domanda: che cosa è cambiato in me da quando Gesù è entrato nella mia vita? Quanto riesco a lavorare su me stessa per far si che la sua parola sia aderente con la mia vita? Comprendo che le parole di Gesù mi riguardano personalmente?
Lasciamo che Gesù entri con tutto il suo ESSERE nel nostro cuore, facciamogli tutto il posto che riusciamo a fargli con la nostra disponibilità a fidarci di lui ed affidarci a Lui, non cerchiamo di voler fare, capire, agitarci come Marta, ma restiamo in ascolto di quello che lui ci indicherà con la sua parola…facciamogli posto nel cuore e nella mente e allora si che vedremo grandi prodigi, senza dover andare troppo lontano a cercare, ma ripartendo da dentro il nostro cuore. Potremo allora dire anche noi, ti cercavo fuori e ti ho trovato dentro di me, come ha detto Sant’Agostino :" tardi t'amai "  

mercoledì 30 luglio 2014

(Mt 13,47-53) Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

VANGELO
 (Mt 13,47-53) Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Aiutami o Santo Spirito a leggere e comprendere quello che tu vuoi far giungere in queste righe.Io mi affido a Te, unico mezzo per avere un vero discernimento della parola del Signore. Amen.
Gesù continua a spiegarci che cosa fare, come leggere la sua parola, come attualizzarla nella nostra vita.E’ normale che nella nostra vita ci siano momenti in cui la scelta tra il bene ed il male non sia semplice, questo non ci deve scoraggiare a scegliere sempre la via più facile, ma, anzi, ci deve far comprendere ancor più quanto può essere appagante una vita all’insegna della parola di Dio. 
Sapere che stai facendo la cosa giusta non è, come dicono coloro che scelgono consapevolmente di sbagliare, assolutamente frustrante. La coscienza umana non è un'opzione, ma la consapevolezza delle nostre azioni, e se o non relazionata al cervello, non si può negare che l'istruzione e le cose che sono in grado di influenzarla.
Questo non significa che non siamo in grado di riconoscere il bene dal male, ma alcune cose possono influenzare le nostre decisioni. La bellezza di vivere in piena coscienza è proprio quello di sapere ciò che è giusto ed essere in grado di vivere secondo le decisioni specifiche
Scegliere di vivere secondo la parola di Dio, non soltanto è enormemente gratificante, ma dà un senso di leggerezza che si può tranquillamente definire serenità.Io non sono un medico, né ne so molto di queste cose scientifiche, cerco solo di spiegare con parole semplici quello che provo.Non è sempre facile, ma e sempre premiante e non genera confusione, perché si ha la netta sensazione che tutto quello che si vive, si vive in armonia con il resto del creato, e poco importa se una gran parte del mondo va nell’altro senso, perché si sa che si sta andando nel senso giusto.

martedì 29 luglio 2014

(Mt 13,44-46) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

VANGELO  
(Mt 13,44-46) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Santo Spirito, e aiutami a capire e ad esprimere il senso della parola che tu hai ispirato a chi ha scritto per noi queste pagine stupende, decalogo di vita per entrare nel regno dei cieli.

Una volta che abbiamo incontrato Gesù, la nostra vita cambia, e facciamo quello che Lui stesso ci ha chiesto, lo seguiamo, trascinati dall’ amore che ci attrae come se fosse una calamita, perché mai ci capiterà più nella vita di incontrare un amore così. Ecco perché vale la pena di mollare tutto e di seguirlo. Mi fa sognare l’idea di conquistare un pezzettino di terra nel regno dei cieli, anche se solo di un angolino di paradiso. Non sarà facile comprendere bene quali sono i veri valori della vita, il senso dell’amore di Dio, perché non ci mette davanti un Dio vincente sulla terra, ma quando riusciamo a seguire la sua parola, riusciamo a vedere la sua bellezza, allora sì che sapremo di avere a disposizione il tesoro più grande ed il resto non avrà più senso.La cosa  che vorrei mettere in evidenza è come Matteo, dice che dopo aver tovato il tesoro, lo nasconde di nuovo e solo dopo aver venduto tutto riesce a comperarlo; perdere per trovare,rinunciare a quello che pensavamo fosse la nostra vita,per vivere la vita di figli di Dio.

lunedì 28 luglio 2014

(Gv 11,19-27 ) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.

VANGELO
(Gv 11,19-27 ) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Parola del Signore. Oppure (Lc 10,38-42: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose): Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore

(Gv 11,19-27 ) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.(Gv 11,19-27 ) Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Ti prego Spirito Santo di essere sempre presente nel mio cuore, di aiutarmi a comprendere e a capire la parola del Signore che tu dettasti ai suoi apostoli che pure lo conobbero, ma che senza di te non lo avrebbero compreso fino in fondo. Questo ti chiedo, di insegnarmi a conoscerlo, perché io sappia sempre come fare per seguire i suoi insegnamenti.
Marta e Maria, sempre così diverse nell’ affrontare l’ incontro con Gesù, diverse anche davanti agli avvenimenti della vita.
Lazzaro era morto, avevano avuto tanta fiducia in Gesù, l’ avevano mandato a chiamare… ma ormai era troppo tardi. Gesù sembra non aver risposto al loro richiamo, ma nonostante questo Marta, che pur essendogli stata vicina non aveva capito ancora il messaggio Messianico, non si ferma davanti alla morte del fratello, e correndo da Gesù, gli dice piena di fede, che sa che Dio accoglierà le sue preghiere, e ridarà la vita a suo fratello. Maria era rimasta in casa, a piangere; il dolore a volte fa perdere la speranza, ma questo non ferma l’azione di Cristo, che resusciterà Lazzaro davanti agli occhi di Marta e di Maria e dei giudei che erano accorsi a consolare le due sorelle.
La resurrezione di Lazzaro, è un fatto, ma in queste poche righe c’ è un altro “ fatto ” che è messo in risalto: Gesù ci chiede se crediamo veramente in Lui, che è il Cristo, il figlio di Dio, che in Lui vive Dio e se questo è quello che noi crediamo, non dobbiamo avere paura della morte, perché in Lui e con Lui risorgeremo. 
Anche  Luca ci racconta questo avvenimento e l'ho già trattato a questo link :http://bricioledivangelo.blogspot.it/2013/10/lc-1038-42-marta-lo-ospito-maria-ha.html

domenica 27 luglio 2014

Compieta non udenti - domenica

(Mt 13,31-35) Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

VANGELO
 (Mt 13,31-35) Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE

PREGHIERA

Vieni o Santo Spirito, e aiutami a capire la parola del Signore, a renderla cosa viva nella mia vita e a saperla esprimere secondo la tua Divina Volontà.

Ho preso in mano tante volte questo Vangelo e l'ho letto, riletto, meditato, masticato.... eppure ogni volta c'è qualcosa di incompiuto in tutto quello che ne ho tratto, per questo anche oggi lo riprendo di nuovo e mi soffermo non tanto sull'aspetto delle parabole, ormai ampiamente trattato, ma su un'immagine che ho sempre davanti agli occhi quando scorro questa pagina: un grande albero tra i cui rami gli uccelli si trovano per ripararsi e riposare.
Non so se vi è mai capitato di mangiare dei germogli di senape, sono teneri e il loro gusto è intenso e piccante se mangiati singolarmente, mentre si perde un po’ se mangiati assieme ad altro.
Questo mi fa pensare che ogni seme ha un suo scopo,un suo gusto, un suo destino, che è quello di trasmettere il suo sapore.
La parola di Dio è come il semino che cresce e sviluppa e allafine raggiunge il suo scopo:quello di far vivere già sulla terra il regno di Dio.
Tra i suoi rami potremo riposare, quando stanchi, avremo voglia di essere rinfrancati; potremo sentirci al sicuro quando saremo attaccati, ma ancor meglio potremo capire che il nostro rapporto con Dio si sviluppa abbracciando ed accogliendo i fratelli come i rami fanno con gli uccelli.
La nostra missione di semi germogliati, è trasmettere la parola di Dio, con l' apostolato e la carità. Non dobbiamo apparire grandi, ma restare nascosti accanto al cuore di Gesù,che penserà a sviluppare in noi quello che serve, quello che è giusto per lui, e non preoccuparci di quello che sappiamo o no fare, ma aprirci il più possibile a quello che possiamo lasciarci fare da Dio.


AL CUORE EUCARISTICO DI GESU’ PER OTTENERE SACERDOTI PER IL REGNO DEL DIVIN VOLERE (LUISA PICCARRETTA)

AL CUORE EUCARISTICO DI GESU’ PER OTTENERE SACERDOTI PER IL REGNO DEL DIVIN VOLERE (LUISA PICCARRETTA)



Mio dolcissimo Gesù, entro nella Tua SS. Umanità, attraverso questi veli Eucaristici, per penetrare nel tuo SS. Volere.  Qui vengo a pregarti, a glorificarti, a lodarti per tutti, ma in modo particolare per i fratelli Sacerdoti, parte primaria della tua Chiesa.

Inabissato nel chiostro della mia beata nullità, ma sorretto e nutrito dalla Potenza del Santo Volere Trinitario, faccio mio il Fiat con cui stai istituendo il Santo Sacrificio Eucaristico, frutto della tua perfetta immolazione sulla terra e di quella moltiplicata all’infinito nell’Eucaristia.

Vita mia Gesù, ricchezza divina della mia anima, contemplo in quest’Ostia Santa il Regno del Divin Volere sulla terra, perché vedo come da un purissimo cristallo ogni singola anima rifatta da Te nel tuo Volere, che rende gloria perenne al Padre, uguale come Adamo allo stato d’origine.   Ma, o Gesù, Ti contemplo in modo speciale a capo di tutti i tuoi e miei figli Sacerdoti, l’esercito in cui hai depositato la Potenza del tuo Fiat e l’infinità dei Tesori Divini, perché trasmettessero ed infondessero la Luce del tuo Volere, affinché si sviluppasse fino a raggiungere la stabilità e l’estensione del tuo Regno sulla terra.

O Gesù, Ti prego insistentemente per i tuoi Ministri, perché possano essi aprirsi alla Verità del Divin Volere ed assorbire i tesori della tua Vita d’immolazione, di Vittima perenne, di annullamento vitale della umana volontà, di Sacrificio integro, e solo e sempre per la Gloria del Padre.

Mio Gesù, la mancanza di vita sacerdotale nei sacerdoti costituisce nella tua Passione e nella tua Chiesa una parte doppiamente dolorosa, che non viene né riparata né supplita.

Sì, o mio amato Gesù, ascolto di continuo e con insistenza il tuo invito a riparare per i sacerdoti, a rifare i sacerdoti, a fare ciò che essi non fanno, mediante anime misticamente sacerdotali.

Eccomi pronto, o Gesù, racchiuso nel tuo Fiat Eucaristico;  a nome di tutti i fratelli Sacerdoti, faccio mia, nel tuo Volere, la tua Vita Sacerdotale, la tua perfettissima immolazione di volontà al Padre, e ripeto con Te ed in Te le parole vitali della Consacrazione:  Ecco il mio Corpo, Ecco il mio Sangue, Ecco la mia volontà, perché la sacrifichi e la trasformi nella tua, entro la Quale raccolgo le volontà di tutti i fratelli sacerdoti, per offrirle al Padre come un fascio di Gloria.

Questa offerta intendo continuamente ripeterla ed estenderla da un confine all’altro della terra, ove ininterrottamente viene celebrato il Sacrificio Eucaristico, inclusi anche quelli possibili da celebrarsi ma eliminati per mancanza di fedeltà di coloro che Ti hanno posposto al piacere terreno.  In queste concelebrazioni Eucaristiche metto nel tuo Santissimo Volere tutto il clero, con a capo il Santo Padre il Papa, fino al più piccolo seminarista, e tutte le anime che con l’offerta della propria volontà vivono il Sacerdozio Mistico secondo il Volere del Padre.

O Gesù, immerso, sperduto nel tuo Santo Volere, voglio vivere in Te la Vita Eucaristica, nell’immolazione perfetta, nel silenzio, nel nascondimento, nell’abbandono, nell’adorazione e ringraziamento perenne, solo pregando e riparando per i sacerdoti tutti, perché prestissimo si ravvedano e ritornino a prendere il proprio posto con Te sulla Croce.

Mamma Santissima, Regina del Fiat  Eucaristico Sacerdotale, e quindi Regina dei sacerdoti, fa’ che questi figli tuoi rientrino nell’autentica vita sacerdotale, e che non offuschino i tesori di grazie divine depositati nel loro Ministero.

Mamma bella li voglio tutti riuniti sotto la tua guida, sorretti dalla tua materna protezione, perché possano attingere da Te, Sacerdote per eccellenza, perché unita perfettamente al Sacerdozio di Gesù, il vero spirito sacerdotale: la Vita del Divin Volere, in tutta la sua perfetta immolazione.

Maria Santissima, Madre e Regina dei sacerdoti, affretta il Regno del Divin Volere nei sacerdoti e nella Chiesa di Gesù.

Luisa, sposa diletta dell’Altissimo, rapisci il cuore di tutti i chiamati al ministero sacerdotale.  Infondi in loro il Dono del Divin Volere, affinché possano guidare il gregge affidato con la manna purissima della Divina Volontà, in preparazione al suo Regno sulla terra così com’è in Cielo. Così sia.

O mio Gesù, mi unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo amore penante.Dammi il tuo Cuore, affinché io senta la stessa tua sete per le anime consacrate a Te e, con i miei palpiti, Ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti.  Permettimi di andare da tutte e di deporre il tuo Cuore in loro. Al suo contatto si riscaldino le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate, ed in loro ritornino le tante grazie respinte.

Ed io, per consolarti, o mio Gesù, faccio scorrere il mio palpito nel tuo Volere per dirti in tutti i palpiti: “Ti amo, Ti amo!”, e muovendomi nel tuo Volere, Ti do gli abbracci di tutti, affinché stretto a Te, abbracciato dalle tue braccia, nessuno più Ti offenda e tutti Ti amino, Ti adorino, Ti benedicano e facciano tutti la tua Santa Volontà. Il fuoco del tuo Amore che, unito a Te, io depongo nel cuore di tutte le anime a Te consacrate, bruciando ogni debolezza di umana volontà faccia salire da ogni loro labbro la preghiera:

 “Mio dolce Gesù, chiudimi nella tua Volontà, affinché non veda, non senta, non tocchi che il tuo Santo Volere, e con la sua potenza formi tanti Gesù nei miei atti per riempire Cielo e terra della Vita Divina.
Mio Gesù, mi chiudo nel tuo Volere affinché respiri col tuo respiro per respirare col respiro di tutti e cambiarli in tanti baci affettuosi per Te.

Mamma Regina, sii Tu la mia guida, la mia maestra e non permettere che faccia anche un sol respiro senza della Divina Volontà”.  (Cfr. le  Preghiere di Luisa)

http://www.preghiereagesuemaria.it/preghiere/al%20cuore%20eucaristico%20di%20gesu%20per%20ottenere%20sacerdoti%20per%20il%20regno%20del%20divin%20volere.htm

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http://www.preghiereagesuemaria.it/la%20divina%20volonta.htm


sabato 26 luglio 2014

(Mt 13,44-52) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

VANGELO
 (Mt 13,44-52) Vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
 Dal Vangelo secondo Matteo

 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Spirito d’amore vieni in noi; Spirito consolatore, vieni in noi, Spirito di preghiera vieni in noi; Spirito di adorazione, vieni in noi. Santo Spirito vieni in noi.
Spirito di potenza, vieni in noi; Spirito liberatore, vieni in noi. Santo Spirito vieni in noi! 

Il regno dei cieli ha dei connotati ben precisi, non facili da misurare con la nostra metrica di uomini, ma semplicissimo se lo vediamo dal punto di vista di Gesù.
"Il regno dei cieli"  è un’espressione tipica di Matteo che significa il regno di Dio, quindi non un regno nell’ aldilà, ma il regno di qua, un’alternativa alla società nella quale viviamo. Ebbene Gesù presenta questa alternativa come "Simile a un tesoro",  il termine tesoro apre e chiude il brano liturgico di oggi, "nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia", letteralmente “per la gioia”.Il tesoro trovato fa pensare che sia giusto cercare ancora,per questo vende tutto quello che ha e compra tutto il campo, perchè quel tesoro vale più di ogni altro avere. Questo tesoro è Dio che entra nella nostra vita e la trasforma in una cosa di estremo valore.
Tutti siamo uguali agli occhi di Dio, e se lo cerchiamo con fede, Egli non tarderà a farsi trovare.
Noi crediamo sempre di sapere che cosa conta nella vita, che cosa è importante per essere felici, per sentirsi apprezzati. Gesù è così diverso da noi… non cerca nel mondo l’onore, non fa cose che lo fanno essere simpatico, anzi. Vediamo come è diverso da noi quando invece di cercare l’appoggio dei potenti scribi e farisei del tempio, li attacca e li chiama sepolcri imbiancati, falsi e ipocriti.
Scopriamo che ama gli ultimi, quelli scartati da tutti, quelli che per molti meritano di morire in solitudine come i lebbrosi, proprio da quegli uomini che temono di essere contagiati dalle malattie del corpo.
Vediamo che la Maddalena e tanti altri peccatori, anche degli indemoniati, sono guariti e perdonati da Gesù, mentre noi siamo sempre pronti al giudizio.
Alla fine di questo vangelo, troviamo le istruzioni per chi vuole appartenere a Cristo: costruire con Gesù, la nostra vita.
Impegniamoci per fare della stessa uno specchio su cui riflettere la parola di Dio, vissuta in semplicità e preghiera. Non piacerà a chi cerca specchietti per le allodole, ma abbaglierà che volge lo sguardo verso Dio.