domenica 3 agosto 2014

IL DOLORE DELLA MADRE

IL DOLORE DELLA MADRE

Madre di Gesù Crocifisso, ottieni alla sua Chiesa sacerdoti santi. 

INTRODUZIONE

Il Signore, nella sua immensa bontà, ha voluto darci una Madre. Ce l'ha affidata come ultimo dono prima di morire, come un tesoro prezioso da custodire con tenerezza ed amore, come modello a cui guardare, come meta a cui tendere, come stella che illumina il nostro cammino sulla terra, verso il cielo.

Maria, ricolma di ogni grazia, ha messo il suo piede sulle orme di Gesù e con Lui ha sofferto, nel più intimo del suo cuore, il martirio di chi si dona per la salvezza del mondo. Maria ha accettato di soffrire pronunciando il suo primo SÌ e poi, questo SÌ, lo ha ripetuto durante tutta la vita, con umiltà e con coraggio, sapendo quali tesori di grazie Dio nasconde nella sofferenza accettata e offerta.

Con amore di figli ripercorriamo con lei alcune tappe di questo martirio d'amore e di dolore che ha fuso il cuore della Madre con quello del Figlio; restiamole accanto mentre dice i suoi SÌ per amore nostro, guardiamo a lei per ricevere corag­gio nelle nostre lotte quotidiane. Sarà Maria, nostra Madre, a darci forza nei momenti difficili e dolorosi della vita; lei ci ot­terrà da Dio la consolazione e la pace nei nostri momenti più bui.

Maria conosce il dolore perchè lo ha provato, ma conosce anche l'aiuto e il sostegno che il Signore non fa mai mancare a chi docilmente prende la sua croce e lo segue.

Allora fermiamoci a contemplare i Dolori di Maria, a rin­graziarla per quanto ha fatto per noi suoi figli e chiediamole la grazia di essere anche noi, come lei, generosi con il Signo­re, pronti a collaborare con lui per la salvezza del mondo, of­frendoci come portatori di Croce, certi che il suo carico è leg­gero e il suo giogo è soave.

Con noi c'è Maria ad infonderci speranza e forza per vin­cere anche nelle prove più grandi. Così è stato per Gesù, così è stato per Maria, così per tutti i Santi: sarà così anche per noi perchè "per l'amore di Dio il dolore non è mai l'ultima cosa" (MB). Poi viene la gioia, la risurrezione, la vita senza fine. Con questa certezza ripercorriamo le tappe più dolorose vissute dalla nostra Madre, perchè lei possa sentirci vicini, possa trovare conforto dal nostro amore e possa far crescere nel nostro cuore copiosi frutti di grazia e di bene.

I DOLORE

SIMEONE ANNUNCIA A MARIA LA SUA PASSIONE

"A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio che aspettava il conforto di Israe­le... Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio... Poi parlò a Maria e dis­se: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". (Luca 2, 25.27.34.35)

Maria e Giuseppe, come fedeli israeliti, amano la Legge e portano perciò il loro piccolo Gesù al Tempio, perchè il Sacerdote lo offra al Signore. Sono pronti, i due genitori, a compiere il loro dovere, lieti di ringraziare anche così Colui che nel suo misterioso piano d'amore, ha voluto affidare proprio a loro il Santo, l'Atteso di Israele.

E Maria, nel suo cuore, medita ancora sulle parole del­l'Angelo, ricorda quel suo SÌ fiducioso e pronto, ma sa che tante cose non le ha ancora capite, che in quel suo vivere quotidiano si nasconde ancora il mistero del progetto di Dio per l'umanità. Che ne sarà di quel suo Bambino che stringe tra le braccia, che sembra uguale a tutti gli altri piccoli, ep­pure... Cosa le chiederà ancora Dio che ha voluto affidarle Suo Figlio?... Come manifesterà questo Figlio al mondo?... E lei, la Madre, cosa sarà chiamata a fare, lei così umile?

Così la immaginiamo, Maria, mentre sale la scalinata del Tempio con San Giuseppe a fianco e Gesù tra le braccia. I riti si svolgono solenni come sempre, ma nulla accade di spe­ciale fino a quando un uomo di nome Simeone, dopo,aver lodato Dio per il dono fatto all'umanità, guarda la Madre e, pieno di Spirito Santo, profeticamente le rivolge brevi paro­le che, come una spada, colpiscono il suo cuore.

Quel suo Bambino sarà la rovina e la resurrezione di molti, segno di contraddizione. Soffrirà... e Dio solo sa come, quanto... Trema il cuore di Maria. Lei gli sarà unita in tutto questo, sarà associata a Lui, una spada le trafiggerà l'anima.

Come sarà, cosa accadrà...?

Imitiamo Maria

Non lo sa, Maria, ma Dio lo sa; e Maria, come sempre, dice il suo SÌ, si fida di lui e con amore si offre di nuovo come strumento nel suo piano di salvezza.

E sarà uno strumento speciale, lei, provata nel crogiolo della sofferenza perchè, come oro, ne esca splendente di luce e di gloria. Maria accetta e non chiede spiegazioni, anche se nulla di più le viene svelato. È, questo, solo un annuncio di Passione. Maria dice di SÌ, ancora, senza fare domande. È il suo stile, questo. È lo stile di chi ama e sa di essere amato, an­che quando c'è il dolore e la prova. Impariamo anche noi a fare così, perchè il Signore possa crescere nel nostro cuore, nella nostra vita, come ha fatto in Maria.

Preghiera

Noi ti ringraziamo, o Maria, Madre nostra, perchè hai la­sciato che questa spada trafiggesse la tua anima. Ottienici dal Signore la grazia di essere generosi come te, di saper dire SÌ anche quando non riusciamo a capire i suoi piani nella no­stra vita. Insegnaci a non fare troppe domande, ma a fidarci di Lui, sempre.

Tu ci resti accanto e Dio Padre che ci ama non ci darà nessun peso che non potremo portare e che non si trasformi in bene per noi e per tutti. Tu tienici per mano e insegnaci a fidarci di Dio e a credere nel tesoro di grazie che Egli nasconde dentro ogni croce accolta con amore. Facci essere umili, Maria, perchè è solo l'umiltà che ci apre il cuore ai progetti di Dio e ci fa amare il suo modo di realizzarli.

Grazie ancora per il tuo esempio di docilità e di serenità nella prova. Anche tu sei turbata, anche tu hai tremato, ma per poco... Poi hai guardato in alto, hai sorriso ed hai ripre­so fiduciosa a camminare con il tuo Dio.

Facci assomigliare a te, Maria! Te lo chiediamo per tutte le grazie di cui ti ha riempita il Signore e per tutto l'amore che ci vuoi, tu che sei vera Madre per ognuno di noi.



II DOLORE

LA FUGA DI MARIA E GIUSEPPE CON GESÙ IN EGITTO

"Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finchè non ti avvertirò, perchè Erode sta cer­cando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi prese con sè il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto dove rimase fino alla morte di Erode, perchè si adempisse ciò che era stato detto dal Signore- per mezzo del profeta: "Dal­l'Egitto ho chiamato il mio Figlio". (Matteo 2, 13 - 15)

"Anche di otte il mio cuore mi istruisce...", dice un sal­mo. Così, di notte, mentre tutto tace e Betlemme dorme ignara di quanto sta accadendo tra le sue mura, Dio, per mezzo di un angelo, parla a Giuseppe: in sogno gli annuncia il suo piano per salvare la sua Famiglia dall'ira di Erode. Giuseppe - come Maria all'annuncio dell'angelo - non fa do­mande, crede subito: riconosce la voce di Dio, sa che Egli parla anche nella notte e che anche in sogno istruisce coloro che lo amano.

In fretta si alza e sveglia Maria. Bisogna far presto, pre­parare le povere cose e lasciare in fretta Betlemme per un paese lontano, sconosciuto, ma scelto da Dio come rifugio per Suo Figlio. Maria non mette in dubbio le parole di Giu­seppe, non solleva problemi e non rimanda a più tardi la par­tenza. Sa per esperienza che il Signore fa bene ogni cosa e di Lui continua a fidarsi. Ma che dolore nel cuore! Quel bambi­no che dorme tranquillo è in pericolo di vita, qualcuno già lo odia al punto da volerlo uccidere. Perchè? Perchè, se quel bambino è venuto al mondo come dono di Dio? Perchè è già perseguitato? Sua madre e Giuseppe non potranno tornare nella casa di Nazareth: un paese straniero li aspetta, un pae­se ostile, forse, che non accoglie gli stranieri, che non dà fa­cilmente lavoro ad un forestiero. Lo stesso paese dove furono tenuti schiavi i loro padri. Devono lasciare tutto, tutti, ed andare verso l'ignoto, che è buio come la fredda notte della fuga. Come vivranno lì? come crescerà Gesù? quanto tempo durerà l'esilio?

Maria non lo sa e il dolore le riempie il cuore. Ma tace per non accrescere il dolore di Giuseppe, per dargli corag­gio, aggrappandosi nella fede, alle promesse di Dio: dall'E­gitto Egli richiamerà suo Figlio. L'esilio avrà termine. Maria lo crede e sa vivere, nella fiducia, quell'attesa che nasce già, mentre si allontana nella notte.

Imitiamo Maria

Maria ci insegna a fidarci di Dio, a credere nel suo amore. È questa la sua lezione di sempre e ce la ripete ogni volta che ci incontriamo con lei. Maria sa cosa significa vivere momento per momento abbandonati alla Volontà di Dio. Per fede sa la­sciare le cose certe per vivere nell'incertezza, nella precarietà, nel sacrificio. Sa credere in Dio che parla in mille modi e per rispondere a Lui non indugia, si alza in fretta - è questa una sua caratteristica - e fugge nella notte verso la meta che solo Dio conosce. Così, ci dice di non temere quando la volontà di Dio sembra sconvolgere i nostri piani; quando all'improvviso ci appare una meta che non avevamo desiderato o che ci sem­bra troppo difficile da raggiungere. Maria conosce il segreto per farci essere capaci di superare anche questi momenti che assomigliano a quella notte buia che lei ha vissuto sulla terra. Il segreto è uno solo: in ogni via, anche la più oscura, Dio pone una luce per aiutarci a camminare. Basta fidarsi di Lui che non è altro che amore. Guardiamo con cuore di figli que­sta Madre che ha sofferto il dolore dell'imprevisto, dell'esilio, del rifiuto e dell'odio e consoliamola con il nostro sì, con il no­stro abbandono fiducioso alla volontà di Dio, fonte della no­stra pace.

Preghiera

Maria, dolcissima Madre, che hai saputo credere alla voce degli angeli e docilmente ti sei messa in cammino fidan­doti; in tutto, di Dio, facci diventare come te, pronti a crede­re sempre che la Volontà di Dio è solo sorgente di grazia e di salvezza per noi. Rendici docili, come te, alla Parola di Dio e pronti a seguirla con fiducia. Tu che hai sentito nel cuore il dolore di essere ospite in un paese non tuo, che forse ti ha accolta, ma ti ha fatto pesare la tua povertà e la tua di­versità, rendici sensibili al dolore di tanti esuli dalla loro pa­tria, poveri, fra noi, bisognosi di aiuto. Facci sentire il tuo dolore perchè possiamo consolarti alleviando quello di chi ci sta intorno. Ma soprattutto fa' che non dimentichiamo mai quanto ti è costato esserci Madre.



III DOLORE

LO SMARRIMENTO DI GESU’ NEL TEMPIO

"I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni vi saliro­no di nuovo secondo l'usanza, ma trascorsi i giorni della fe­sta, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgesse­ro. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: "Figlio, perchè ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, ango­sciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole... Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua ma­dre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Luca 2, 41 - 51).

Fedeli alla Legge, Maria, Giuseppe e Gesù avevano cele­brato la Pasqua a Gerusalemme. Immaginiamo Gesù lascia­re facilmente i suoi genitori e il gruppo degli adulti, per ri­manere tra i suoi coetanei. Come ognuno alla sua età, si sen­tiva ormai abbastanza indipendente e Maria e Giuseppe lo lasciavano fare, sicuri com'erano di quella compagnia dove tutti si conoscevano e dove Gesù non correva alcun pericolo. Ma dopo una giornata di viaggio cominciano a preoccuparsi. Dove sarà Gesù? perchè non si fa vedere? l'avranno lasciato a Gerusalemme?

E già si sentono in colpa, credono di non aver saputo cu­stodire quel tesoro affidato loro da Dio, si rimproverano di averlo lasciato troppo libero, di non averlo ricercato prima...

Dove cercarlo, ora? Gerusalemme è grande, piena di gente e le piccole strade affollate non fanno spazio a quei ge­nitori in pena. In ogni bambino che intravvedono credono di riconoscere Gesù, ma ogni volta è una delusione. Avrà fatto qualche brutto incontro? Starà male? Avrà lasciato Gerusa­lemme per tornare a casa da solo? Ma quanti pericoli per la strada... Maria è angosciata, mille timori le riempiono il cuore mentre corre affannata di qua e di là, senza meta. Giuseppe le sta accanto, senza parole e il suo dolore si fonde con quello della madre.

Ma pensano al Tempio... corrono là: solo Dio può aiu­tarli e restituire loro Gesù. Nella casa del Padre Maria e Giuseppe vanno per ricevere aiuto, conforto e chiedono un miracolo: sì, ritrovano Gesù. È sereno, sembra non essersi accorto del tempo passato, dell'ansia che ha provocato e di­scute delle cose del Padre suo. Maria sfoga con lui il suo do­lore: "Perchè ci hai fatto questo?". Ma Gesù con la sua ri­sposta la lascia perplessa. Ancora una volta può intuire sol­tanto quel mistero che la supera e la fa Madre di Dio nel do­lore e nell'abbandono fiducioso ai piani di Colui che l'ha scelta. Rimane in silenzio, non fa più domande e medita nel suo cuore le meraviglie di quel Figlio che è suo, ma che, ora lo sente, non le appartiene, di quel bambino che sembra si­mile a tanti altri, ma che nasconde nel cuore il destino del mondo.

Imitiamo Maria

Maria ha sentito nel cuore l'ansia, la pena, l'angoscia di chi perde quanto ha di più caro, di chi si sente solo, incapace di far qualcosa per coloro che ama. Ella soffre il dolore di ogni madre per il proprio figlio che sa in pericolo, lontano. Maria non riesce a vedere una soluzione al suo problema ed è ango­sciata: tutto è diventato buio, privata com'è del bene più gran­de della sua vita.

Corre affannata per ogni via, ma poi pensa al Tempio: lì c'è Dio che la aspetta, che può aiutarla, che sente il suo dolore e può cambiarlo in gioia.

Così è per noi, angosciati da mille problemi, provati negli affetti più grandi, incapaci di trovare una via di uscita. Ma Dio ci spalanca le braccia quando corriamo da Lui, come Ma­ria, e trasforma il dolore, lo nobilita e gli dà un senso, ci aiuta a viverlo per amore o a dimenticarlo, dandoci gioia. Maria ci insegna a trovare in LUI il nostro rifugio, la roccia di salvezza perchè "Tutto è possibile a Dio".

Preghiera

Noi ti ringraziamo, Maria, perchè in tutta la tua vita non ti sei sottratta al dolore, ma lo hai accettato anche per inse­gnarci il modo di superarlo. Hai sofferto le pene più grandi e per tre giorni hai sentito l'angoscia di aver perduto Gesù, come se Dio ti preparasse fin d'allora ad una separazione ben più grande.

Hai provato in anticipo il dolore di perderlo! Ma sei cor­sa al Tempio, hai trovato in Dio il tuo conforto. E Gesù è tornato con te. Grazie per aver accettato di non comprende­re subito le sue parole, per aver sentito il distacco, per aver offerto di nuovo a Dio quel Figlio che pure era tuo, senza comprendere fino in fondo quel mistero che vi avvolgeva.

Noi ti preghiamo di insegnarci a meditare nel cuore, con docilità ed amore, tutto ciò che il Signore ci offre da vivere, anche quando non riusciamo a capire e l'angoscia vuole so­praffarci. Dacci la grazia di starti vicino perchè tu possa co­municarci la tua forza e la tua fede.

IV DOLORE

MARIA INCONTRA GESÙ SULLA VIA DEL CALVARIO

"Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si bat­tevano il petto e facevano lamento su di Lui". Luca 23,27). Anche se il Vangelo non ce lo dice espressamente, non possiamo facilmente credere che Maria, la Madre, fosse in­sieme a quelle pie donne, perchè non avrebbe potuto non se­guire Gesù lungo la via del Calvario. Può una madre essere lontana, proprio nel momento in cui il figlio ha più bisogno di amore e conforto?

Così Maria, che ha sempre vissuto intimamente unita a Gesù, certamente gli è stata accanto, quando tutti lo hanno abbandonato e - solo - saliva il Calvario carico della croce dei nostri peccati, dei nostri tradimenti, delle nostre infedeltà.

Gesù, abbandonato, deriso, umiliato, sentiva nel suo cor­po e nel suo spirito tutto il dolore e il peso del peccato. Solo sua Madre non lo ha lasciato, non era fuggita e sfidando la fe­rocia della folla, lo seguiva facendosi largo tra la gente, con­dividendo con Lui gli insulti e gli sputi, pur di raggiugerlo, guardarlo, dirgli le parole che solo una Madre può dire. Quel suo strazio commuove pure i soldati che la lasciano passare perchè corra a raggiungere suo figlio. E' un momento solo: i loro occhi si incontrano, ma non una parola possono dire, tanto grande è il dolore. In quello sguardo però si fondono due anime, unite ora più che mai in un'unica offerta, per un unico fine. Maria guarda Gesù, Gesù guarda Maria ed essi riescono a comunicarsi una forza nuova e capace di trasfor­mare il dolore: è la forza dell'amore che non si lascia fermare ed ama fino alla fine.

Solo Maria è strettamente unita a Gesù in questo momen­to in cui l'odio sembra aver trionfato sull'amore. Ma la folla che avanza travolge Maria, mentre il corteo prosegue verso il luogo della crocifissione.

Quel Figlio le è tolto, deve ancora separarsi da Lui, non può far nulla per alleviare la sua sofferenza. Ma come sempre Maria ripete il suo sì bagnato di lacrime e continua a cammi­nare; sente che quel mistero nel quale è vissuta sta per com­piersi, sente Dio che le parla attraverso quel dolore smisura­to, perchè negli occhi di Gesù ha letto il sì alla volontà del Pa­dre per la salvezza del mondo.

Imitiamo Maria

Quando il dolore irrompe nella nostra vita noi cerchiamo di superarlo, di farci forza, di accettarlo, di vincerlo; ma quando vediamo soffrire coloro che amiamo, allora ci sembra di non farcela più e vorremmo prendere su di noi quel dolore, se fosse possibile.

Pure Maria avrebbe voluto sottrarre il Figlio a quella soffe­renza, prendere su di sè i colpi dei flagelli, delle spine, dei chiodi. Ma a lei era riservato un altro martirio, quello del cuo­re, profondo, senza misura, senza conforto. E lei non fugge, non si ribella, non chiude gli occhi per paura di vedere, non si sottrae al dolore, ma lo accetta fino in fondo. Sa che solo così può essere unita a Gesù, può condividere con lui quel dolore redentivo.

Maria sente che il tempo è compiuto e ripete il suo sì al Pa­dre, con Gesù. "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB): e perciò la Madre è ancora capace di seguire il Fi­glio fino alla cima del Calvario.

Diciamo anche noi i nostri sì, chiediamo a Maria il corag­gio di seguire Gesù con la nostra croce, guardandolo negli oc­chi, certi che Maria ci sarà vicina e ci insegnerà a rimanere fe­deli al progetto di Dio nella nostra vita, anche quando tutto sembra finito e ogni speranza appare delusa.

Preghiera

O Maria, noi ti restiamo accanto quando tutto sembra crollare intorno a te. Gesù ti viene tolto con violenza e il do­lore che provi nessuno è capace di esprimerlo. Ma il tuo co­raggio non viene meno perchè tu vuoi continuare a seguire Gesù, a condividere tutto con Lui...

Noi ti preghiamo di insegnarci il coraggio di soffrire, di dire di sì al dolore, quando questo viene a far parte della no­stra vita e Dio ce lo manda come mezzo di salvezza e di puri­ficazione.

Facci essere generosi e docili, capaci di guardare Gesù ne­gli occhi e di trovare in questo sguardo la forza per continua­re a vivere per lui, per il suo piano d'amore nel mondo, anche se questo dovesse costarci, come è costato a te.



V DOLORE

MARIA VEDE MORIRE GESÙ SULLA CROCE

"Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre Maria di Cleofa e Maria di Magdala". (Giovanni 19,25).

Dopo il lungo e penoso cammino, Gesù giunge alla cima del Calvario. Maria lo ha raggiunto, sfinita, per restargli vici­na, per fargli sentire che un cuore batte ancora all'unisono col suo. Inchiodato alla croce, tra gli spasimi dell'agonia, Gesù è consolato da quella presenza che non l'abbandona, ma accoglie in sè tutto il dolore del mondo.

Ed è allora che Gesù, in Giovanni, fa agli uomini il suo grande dono: "Ecco la tua Madre!" e a Maria dona ognuno di noi: "Ecco il tuo figlio". È il suo testamento spirituale: a Ma­ria affida tutta l'umanità perchè la guidi al cielo, riproducen­do in essa la Sua immagine. Così Maria, mentre una spada le lacera il cuore, accetta come figlio ogni uomo.

Suo Figlio muore e lei lo vede morire tra i dolori più atro­ci, senza potere fare altro che unire al Suo sangue le sue lacri­me. "Tutto è compiuto!". Ma la missione di Maria comincia ora, per tutta l'umanità e per tutti i tempi.

Pensiamo a questa Madre forte, ritta ai piedi della croce, immersa in un dolore "calmo e profondo come il mare" nel quale si intuisce tutto il mistero della sua vita. Maria, anche in questo momento ripete il suo più doloroso sì, in perfetta adesione al volere del Padre. Essa crede anche ora, senza ve­dere: crede nella vittoria nel momento della più grande, ap­parente sconfitta. Ricorda la profezia del vecchio Simeone mentre questa spada di dolore le lacera l'anima e dice sì, sì a Dio che è sempre e solo amore. E come ogni figlio è partorito nel dolore, da questo dolore immenso di Maria nasce ognuno di noi, "figlio nel Figlio". Rimaniamo accanto a questa Ma­dre chiedendole di essere degni di lei.

Imitiamo Maria

Il veder morire qualcuno che si ama è tra i più grandi dolori della vita e ci si augura di non dover mai attraversare un mo­mento così. Maria, la nostra Mamma celeste, ha provato an­che questo, dimostrandoci il suo amore e il suo perdono. Non si è sottratta alla sofferenza in nessun momento della vita e fino alla fine ha percorso la stessa via di Gesù.

Spade di dolore si sono affondate profondamente nel suo cuore, martoriando la sua umanità e rendendo più splendente la sua anima. Nel dolore è stata forte per infondere forza a chi le era vicino; e questo ha certamente consolato Gesù. Maria così incoraggia anche noi che spesso ci abbattiamo di fronte a prove ben più piccole e sostiene chi deve sopportare le prove più dolorose della vita. Ella ha sofferto ma è restata in piedi, vicino alla Croce, non si è lasciata vincere dal dolore perchè si è aggrappata ad essa.

Insegna perciò ad ognuno di noi che per uscire vincitori dalle esperienze più terribili bisogna stringersi alla Croce, a Gesù. Solo in Lui possiamo trovare la forza per rialzarci. Ma­ria sa cosa vuol dire il soffrire; ci prende per mano e ci conduce ai piedi del Figlio. E il suo compito di Madre che ha tanto sof­ferto è quello di asciugare così le lacrime nostre.

Preghiera

O Maria, Madre del dolore e delle lacrime, che hai accet­tato di veder morire tuo Figlio pur di salvare noi, noi ti rin­graziamo e teneramente ti restiamo accanto senza parole. Come possiamo consolare il tuo cuore straziato e riempire il vuoto creato da questa morte crudele? Ti preghiamo, prendi­ci come siamo, freddi, a volte insensibili e abituati a guardare Gesù in croce; prendici perchè anche noi ora siamo tuoi figli.

Non lasciarci nei momenti di dolore, quando tutto sembra svanire e la fede sembra spegnersi: ricordaci allora come si sta ai piedi della croce e sorreggi i nostri fragili cuori. Tu che conosci il soffrire, rendici sensibili anche al dolore degli altri, non solo al nostro! In ogni sofferenza donaci la forza per con­tinuare a sperare e a credere nell'amore di Dio che supera il male col bene e che vince la morte per aprirci alla gioia della Resurrezione.



VI DOLORE

MARIA TIENE GESÙ MORTO TRA LE BRACCIA

"Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con olii aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei". (Giovanni 19,40).

Tutto è compiuto. La folla si allontana, i soldati si fanno in­dietro e, sotto la croce, Maria, Giovanni, le donne e qualche amico attoniti a guardare quella scena in cui regna il più gran­de amore e il più grande dolore che il mondo abbia mai visto.

Maria finalmente si pone a terra, incapace di reggersi in piedi e fra i singhiozzi accoglie sulle ginocchia il corpo ferito del Figlio, appoggiandogli il capo sul cuore. A lungo lo guar­da, lo accarezza teneramente e bacia ogni ferita; asciuga con il suo velo i rivoli di sangue che solcano quel corpo martoriato.

Il dolore che squarcia il cuore di Maria si trasforma in ge­sti di tenerezza, mentre la mano sfiora quel corpo senza vita, quasi a volerlo svegliare da un terribile sonno. Maria sorreg­ge Gesù morto tra le braccia come faceva tanto tempo prima cullandolo, bambino, per farlo addormentare. Ora lo bacia piano, come per non fargli male e ripensa a quando l'ha stret­to fra le braccia per la prima volta, quella notte a Betlem­me... E ricorda gli anni passati nella casa di Nazareth, quan­do cullava il piccolo Gesù e pensava che niente l'avrebbe mai potuto separare da Lui.

Ma come spada che trafigge il cuore, le tornano alla men­te anche i momenti profetici che volevano prepararla a quel momento e che però non le svelavano mai pienamente quel mistero di morte che ora contempla. Il suo cuore sente tutto il dolore per quel Figlio che le viene strappato, che subisce lo scherno, l'odio, che non è amato, ma è morto della morte più ignobile.

Tutto sembra finito ora, tutto tace. Solo il cuore di Maria continua a battere, parla con note che solo chi ama può ascol­tare e annuncia la vittoria che Dio realizza al di là della mor­te. Le sue lacrime bagnano il corpo di Gesù, lavando il san­gue, il fango, gli sputi. Lacrime scendono a bagnare la terra resa feconda dal sangue di Cristo: sono gemme di dolore che daranno frutti di vita, per sempre.

Imitiamo Maria

Maria che tiene stretto a sè Gesù è quella tenera Madre che fa posto nel suo cuore anche a noi che sperimentiamo la morte in tante situazioni dolorose della vita. La nostra Mamma Cele­ste non dimentica il dolore dei suoi figli che continuano a sof­frire, a lottare,a morire. Ad ognuno lei riserva gesti di tenerez­za e di compassione, come ha fatto con Gesù, e con delicatezza lava e cura le nostre ferite perchè possiamo riprendere a cam­minare con una luce nel cuore.

Lasciamoci curare da Maria, abbandoniamoci fiduciosi tra le sue braccia quando ogni speranza sembra delusa e non ve­diamo più alcuna via d'uscita. Rimaniamo accanto a lei perchè il suo dolore sostenga il nostro e il suo amore di Madre ci co­munichi la forza per guardare al di là di ciò che appare.

Possiamo consolare Maria soltanto così, sentendola la Ma­dre che ci capisce e che non ci lascia soli. Vicino a lei tutto ac­quista un senso più vero e tutto si trasfigura. Sul Calvario Ma­ria ha lasciato che una spada così grande le ferisse il cuore per renderci forti nel dolore e per aiutarci a credere che in esso Dio nasconde sempre tesori di grazie.

Preghiera

O Maria, noi ti ringraziamo e ti benediciamo per tutto l'a­more che ci hai dimostrato lasciandoti ferire profondamente da un dolore così grande. Noi vogliamo restarti vicino con la nostra dedizione a Gesù e a te, vogliamo consolare il tuo pianto così come tu consoli il nostro.

Grazie perchè sei sempre presente nella nostra vita, a sor­regerci, a darci forza nei momenti più tristi e senza luce... Noi crediamo che tu puoi capirci in ogni nostra pena e che sempre vuoi aiutarci, addolcendo con il tuo amore le nostre ferite.

Accetta la nostra lode per quanto fai per noi e accogli l'of­ferta della nostra vita: non vogliamo staccarci da te perchè in ogni momento possiamo attingere dal tuo coraggio e dalla tua fede la forza di essere testimoni di un amore che non muore.



VII DOLORE

MARIA ACCOMPAGNA GESÙ ALLA SEPOLTURA

"Nel luogo dove era stato crocifisso vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù a motivo della Parasceve dei Giudei, perchè quel sepolcro era vicino". (Giovanni 19, 41 -42).

Un mesto, piccolo corteo si avvia dalla cima del Calvario verso la tomba nuova, offerta al Signore da Giuseppe d'Ari­matea. Il giardino della sepoltura non era lontano, ma alla Madre quel tratto sarà sembrato lunghissimo. Non aveva più forze per reggersi in piedi ed era come se tutte le ferite di Gesù si fossero stampate nel suo cuore e nel suo corpo. Il cuore trafitto dal dolore non aveva quasi più forza per batte­re ed era come se Maria stesse morendo lei stessa. Ma ha vo­luto continuare a fare quei passi: non poteva staccarsi da Gesù che sentiva più che mai intimamente unito sè.

Ora che quei piedi non potevano più camminare, ora che quelle mani non potevano più benedire, ora che quegli occhi non potevano più guardare il mondo con pietà e con amore, ora che quel cuore non batteva più, era lei, la Madre, che gli offriva ogni fibra di sè come per restituirgli la vita, come per farlo vivere ancora, in lei. E si faceva forza, ne dava agli altri perchè Gesù doveva continuare a vivere in chi lo amava, do­veva trovare chi gli offrisse la propria vita, ora che aveva of­ferto la sua per tutti.

Giovanni le cammina accanto, sorreggendola dolcemen­te, le donne la circondano sussurrandole parole di conforto, asciugandole gli occhi, la fronte. Maria risponde con dolcez­za alle parole, ai gesti, ma è lei a consolare, a infondere fidu­cia e forza in chi ora vede in Gesù solo un uomo che, morto e sfigurato, viene portato alla sepoltura.

Soffre Maria, ma la fede le dona coraggio e la speranza non può morire perchè lei vuol credere che anche quella morte crudele ha un senso, che non è la fine, ma che ora, per intero, sta per svelarsi il mistero di tutta una vita. Quante volte ha meditato nel cuore i tanti eventi della sua storia di Madre, quando non riusciva a capire, e tuttavia non faceva domande, fidandosi solo di Dio... e quante volte ha immagi­nato una vita semplice e nascosta, mentre tanti eventi hanno sempre scosso quella sua Famiglia così particolare.

Ma ora è arrivata ad un punto in cui non riesce più a me­ditare e il suo cuore si spezza mentre sembra sfuggirle la vita. Eppure ecco, ora, il frutto di tanto credere, di tanto affi­darsi alla Volontà di Dio, ecco che da quel mare di dolore sembra emergere la vita, la vittoria di Cristo che non può mo­rire.

Maria giunge così al sepolcro e accarezza, bacia ancora suo Figlio. Piange e le sue lacrime si perdono nel buio di quel luogo freddo e solitario. Ma noi vogliamo credere che pro­prio queste lacrime siano state le prime perle a brillare nel mattino della Resurrezione.

Imitiamo Maria

A Maria non è stata risparmiata la sofferenza di dover ac­compagnare suo Figlio alla tomba e di dover così lasciare nel buio e nel freddo di un sepolcro colui che è la luce del mondo.

La fede di chiunque avrebbe vacillato di fronte a quella che sembrava essere davvero la fine di ogni speranza. Ma lì Maria ha saputo resistere ancora, ha lottato contro la tentazione dello scoraggiamento e della paura e ha ricordato le parole del Fi­glio, il suo annuncio di Resurrezione.

Ma ha sofferto nella fede e come il salmista ha potuto dire "Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice". In mezzo a quel silenzio di tomba splendeva - sola - la fede di Ma­ria. Intorno a lei tutto si organizzava per onorare un defunto; il lenzuolo, le bende, gli aromi erano pronti, ma in Maria era accesa la fiamma della speranza e della fede che crede anche senza vedere.

Questo ci incoraggia a credere come Maria, ad implorare da lei il coraggio di resistere alle tentazioni che vogliono por­tarci alla disperazione. In Maria troviamo l'immagine perfetta di chi crede al di là di ogni speranza...

Guardiamo a lei quando la nostra fede vacilla e appoggia­mo il nostro capo sul suo cuore per ricevere la forza e il corag­gio di continuare a credere: Dio opera miracoli di amore nella vita di coloro che sanno attendere con fiducia Torà della Sua manifestazione.

Preghiera

O Maria, Madre nostra, che hai sofferto con Gesù, per la salvezza di ognuno di noi, tutto il dolore che ha riempito il tuo cuore, noi ti offriamo il nostro conforto nel rimanere fe­deli a Colui che ci ha amati donando se stesso.

Fa' che non lo abbandoniamo nel momento della prova, quando Dio ci appare lontano e sembra non rispondere al no­stro grido di aiuto. Facci forti nella fede che sa attendere l'o­ra di Dio e non si lascia vincere dalla sofferenza.

Noi, come tuoi figli, vogliamo assomigliare a te che hai creduto sempre senza stancarti e hai saputo accettare il dolo­re credendo anche alla gioia eterna che l'avrebbe seguito. Non lasciarci mai, Madre nostra, e nel cammino della vita, pur fra mille prove, ricordaci che l'amore trionfa sopra ogni dolore e che anche la morte sarà sconfitta dalla Vita che non finirà mai. Grazie, Maria, sia lode e gloria a te!



PREGHIERA FINALE

Noi ti ringraziamo, Signore, per averci dato tua Madre come vera Mamma che in tutto si prende cura di noi, perchè possiamo rispecchiare la tua immagine in un mondo che ri­schia di dimenticarti. Il tanto dolore che lei ha sofferto unita a te, è per noi sorgente di forza e pegno di protezione.

Grazie, Signore, per questo tempo che ci hai dato di vivere meditando i dolori di Maria. Spesso li dimentichiamo, ci siamo come abituati a questi eventi di salvezza che, se pur ci tornano alla mente, non commuovono profondamente il nostro cuore.

Riconosciamo di essere troppo presi dalle nostre cose, ca­paci di piangere solo sulla nostra sofferenza. E noi non la ac­cettiamo, spesso; in mille modi cerchiamo di superarla contan­do sui vari aiuti, ma senza chiedere subito il tuo, senza credere che solo tu hai la vera soluzione ad ogni nostro problema e solo tu puoi cambiare in gioia la nostra pena. Perdonaci, Signore e dacci un cuore nuovo.

Noi ci affidiamo a Maria che sa trasformarci in qualcosa che ti piaccia e ti dia gloria. A lei vogliamo essere uniti per se­guirti più da vicino e in lei vogliamo amarti, adorarti, offrirti la nostra riparazione, perchè anche la nostra vita parli di Re­surrezione e il mondo ti ritrovi, scoprendo in te l'unica sorgen­te di Vita.



LA TUA CROCE

"La sapienza di Dio ha previsto fin dal principio la croce che egli ti invia dal profondo del suo Cuore, come un dono prezioso.

Prima di inviartela Egli l'ha contemplata con i suoi occhi onniscenti, l'ha meditata con il Suo divino intelletto, l'ha esa­minata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calo­re stringendola tra le sue braccia, amorose, l'ha soppesata con ambo le mani, se mai non fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo greve. Poi l'ha benedetta nel Suo nome santissimo, l'ha cosparsa col balsamo della Sua gra­zia e col profumo del Suo conforto.

Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio...

Perciò la croce viene a te dal cielo, come un saluto del Si­gnore, come un dono del Suo misericordioso amore." (San Francesco di Sales)



Ai Figli Riparatori e a Quanti amano l'Addolorata

Ottima cosa è fare L'ORA CONFORTATRICE AL CUO­RE ADDOLORATO DI MARIA e molto numerose sono già le vostre iscrizioni.

Questa devozione è tanto gradita alla Mamma che soffre e lo dimostra con le grazie preziose che vi elargisce. Veri mira­coli vengono segnalati!

Continuiamo con amore. Raccogliamo intorno all'Addolo­rata tanti suoi figli bisognosi di conforto e di aiuto. La Mam­ma li attende.

Ma non ci basti pregarla. Desideriamo imitarla. Non ci ba­sti piangere i suoi Dolori: viviamoli con Lei. Il dolore della Mamma è il dolore di Gesù: viverlo con Lei è vivere Gesù.

Questo la Mamma desidera da ogni suo figlio. Vivendo Gesù, noi diveniamo veri suoi Figli. E' la via più sicura per giungere al suo Cuore di Madre, perchè Ella guarda così a noi, con tutto il suo amore.

CAMMINIAMO SULLA VIA DI MARIA UN CAMMINO DI PERFEZIONE

"Dio è amore" (1 Gv 4, 8). La sua vita trinitaria è una co­munione di infinita carità. Nella sua bontà Egli ha voluto farcene partecipi. Per questo, ha mandato a noi il proprio Fi­glio: "Sono venuto a portare il fuoco (dell'Amore) sulla ter­ra (Lc 12, 49).

Gesù, per rendere la nostra umanità degna della vita di­vina, (cioè di questo amore), l'ha dovuta purificare con un battesimo di sangue (cf Lc 12, 50). La ragione è questa: l'uo­mo col peccato, aveva messo nel suo cuore, fatto a immagine di Dio, le creature al posto del Creatore. Era quindi necessa­rio svuotare il cuore dell'uomo dalle creature per renderlo ancora degna abitazione del Creatore.

È il dolore del nostro Redentore divino, il dolore della nostra Mamma celeste: il nostro dolore.

Percorriamo le tappe di questo svuotamento doloroso. Le prime tre vogliono produrre il vuoto delle creature che ci cir­condano: Prima Tappa: è la disponibilità alla Volontà purifi­catrice di Dio - Seconda Tappa: ci chiede il distacco da tutti i beni della terra - Terza tappa: vuole la rinuncia evangelica alle persone che più amiamo.

Al vuoto delle creature deve seguire il vuoto di noi stessi. Quarta Tappa: è il vuoto di ogni stima umana. Quinta tap­pa: il vuoto totale. Sesta Tappa: il vuoto di non poter più ria­vere. Settima Tappa: il vuoto di chi è in attesa di Dio solo. La nostra Mamma divina ha percorso tutte queste Sette Tappe per giungere al possesso totale dell'amore glorioso; le ha percorse come Madre di Cristo, maternizzando cioè l'a­more del Figlio di Dio per poterlo far vivere in noi (cf Gv 19, 27).

Ella vuole ora, come Madre nostra, prenderci per mano e farci ripercorrere il suo cammino di amore e di dolore, per farci giungere Là dov'Ella è giunta e gloriosa ci attende: vive­re eternamente il possesso felice dell'amore di Cristo.

Noi meditiamo i suoi SETTE DOLORI, per riviverli con Lei, compatire il suo soffrire materno, farci aiutare a vivere cristianamente il nostro dolore di figli.

Vogliamo svuotare il nostro cuore di tutto l'amor proprio che lo ingombra perchè possa lasciarsi possedere dall'infinito amore di Dio.

Per fare questo è necesario far scendere nella nostra vita quotidiana il suo insegnamento materno: una scuola non faci­le, ma la Maestra vi è esperta ad ha Cuore di Madre!

Si procede così. Per una settimana ci impegnamo a vivere con Lei uno dei suoi SETTE DOLORI, incominciando dal primo.

Al mattino si chiede il suo aiuto per la giornata (PER MEZZO DI MARIA); durante il giorno si pensa al suo esempio per meglio imitarla (CON MARIA); alla sera offria­mo tutto al suo Cuore (PER MARIA).

Trascorse le SETTE SETTIMANE, si ricomincia con il primo DOLORE, dando ad ogni singola Tappa non più lo spazio di una settimana, ma di un mese per meglio approfon­dirne il significato e assimilarcene il contenuto. Crediamo pure che se anche restassimo sulla terra fino alla fine del mondo, non riusciremmo certo ad esaurire la divina ricchez­za di dolore e di amore di uno solo dei suoi SETTE DOLO­RI...

Se avremo la grazia di perseverare in questo nostro cam­mino con la Mamma Addolorata, giungeremo ad una meta ambita: IN MARIA! Capiremo cioè sempre meglio la sua presenza materna nelle nostre anime; presenza che vuole creare una fusione di vita tra la Madre e i figli, per generare insieme Colui che il Padre le ha affidato e del Quale ci vuole "fratelli, sorelle e madri" (cf Mt 12, 50).



PROGRAMMA DI VITA CON L'ADDOLORATA

PRIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata nella disponi­bilità alla volontà di Dio, compiendo fedel­mente i doveri quotidiani. Ripetiamo sovente nella giornata: "Eccomi, sono la serva del Si­gnore" (Lc 1, 38).

SECONDA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: liberiamoci da tutte le nostre preoccupazioni, affidandole a Lei. Ripetiamo sovente: "L'amore perfetto scaccia il timore (1. GV 4,18).

TERZA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: nelle situa­zioni difficili, dimentichiamo noi stessi e cer­chiamo Gesù. Ripetiamo sovente: "Cerca la gioia nel Signore" (Salmo 26, 8).

QUARTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: impariamo ad amare la sofferenza: "Nel sì alla sofferenza, il dolore perde la sua forza" (MB). Ripetiamo sovente: "Gesù mi ha amato e ha dato se stes­so per me" (cf Gai 2, 20).

QUINTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: Accettiamo con amore le umiliazioni. Ripetiamo sovente: "Umiliò se stesso fino alla morte di croce" (Fil. 2, 8).

SESTA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: rendiamoci indifferenti (moriamo nelle sue braccia) a tut­te le creature. Ripetiamo sovente: "Non sono più io che vivo: Cristo vive in me" (Gal 2, 20).

SETTIMA TAPPA

Imitiamo la Mamma Addolorata: affidiamo a Lei tutte le nostre situazioni, esteriori ed inte­riori, perchè le trasformi in crescita di Gesù in noi. Ripetiamo sovente: "La mia vita è nasco­sta con Cristo in Dio" (Col 3, 3).

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