sabato 16 novembre 2013

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  
Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
 
Domenica 17 novembre 2013 – Anno C
 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 21,5-19
Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?». Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine». Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio Nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio Nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
 
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 9 Capitolo 596 pagina 413
Mattia, l’ex pastore, si avvicina a Gesù e chiede: «Signore e Maestro mio, io ho molto pensato coi compagni alle tue parole finché la stanchezza ci prese, e dormimmo prima di avere potuto risolvere il quesito che ci eravamo posti. E ora siamo più stolti di prima. Se abbiamo bene capito i discorsi di questi giorni, Tu hai predetto che molte cose si cambieranno benché la Legge resti immutata e che si dovrà edificare un nuovo Tempio, con nuovi profeti, sapienti e scribi, contro il quale saranno date battaglie, e che non morrà, mentre questo, sempre se si è capito bene, pare destinato a perire».
«È destinato a perire. Ricorda la profezia di Daniele...».
«Ma noi, poveri e pochi, come potremo edificarlo di nuovo se fecero fatica a edificare questo i re? Dove lo edificheremo? Non qui, perché Tu dici che questo luogo resterà deserto sino a che essi non ti benediranno come mandato da Dio».
«Così è».
«Nel tuo Regno, no. Siamo convinti che il tuo Regno è spirituale. E allora come, dove lo stabiliremo? Tu ieri hai detto che il vero Tempio - e non è quello il vero Tempio? - che il vero Tempio, quando crederanno di averlo distrutto, allora sarà che salirà trionfante alla Gerusalemme vera. Dove è essa? Molta confusione è in noi».
«Così è. I nemici distruggano pure il vero Tempio. In tre giorni Io lo farò risorgere, e non conoscerà più insidia salendo dove l’uomo non può nuocere. Riguardo al Regno di Dio, esso è in voi e ovunque sono uomini che credono in Me. Sparso per ora, succedentesi sulla Terra nei secoli. Poi eterno, unito, perfetto nel Cielo. Là, nel Regno di Dio, sarà edificato il nuovo Tempio, ossia là dove sono spiriti che accettano la mia dottrina, la dottrina del Regno di Dio, e ne praticano i precetti.
Come sarà edificato se siete poveri e pochi? Oh! in verità non necessitano denari e poteri per edificare l’edificio della nuova dimora di Dio, individuale o collettiva. Il Regno di Dio è in voi. E l’unione di tutti coloro che avranno in loro il Regno di Dio, di tutti coloro che avranno Dio in loro -Dio: la Grazia; Dio: la Vita; Dio: la Luce; Dio: la Carità- costituirà il grande Regno di Dio sulla Terra, la nuova Gerusalemme che giungerà ad espandersi per tutti i confini del mondo e che, completa e perfetta, senza mende, senza ombre, vivrà eterna nel Cielo.
Come farete a edificare Tempio e città? Oh! non voi, ma Dio edificherà questi luoghi nuovi. Voi dovrete soltanto dargli la vostra buona volontà. Buona volontà è permanere in Me. Vivere la mia dottrina è buona volontà. Stare uniti è la buona volontà. Uniti a Me sino a fare un sol corpo che è nutrito, nelle sue singole parti e particelle, da un unico umore. Un unico edificio che è poggiato su un’unica base e tenuto unito da una mistica coesione.
Ma siccome senza l’aiuto del Padre, che vi ho insegnato a pregare e che pregherò per voi prima di morire, voi non potreste essere nella Carità, nella Verità, nella Vita, ossia ancora in Me e con Me in Dio Padre e in Dio Amore, perché Noi siamo un’unica Divinità, per questo vi dico di avere Dio in voi per poter essere il Tempio che non conoscerà fine. Da voi non potreste fare.
Se Dio non edifica, e non può edificare dove non può prendere dimora, inutilmente gli uomini si agitano a edificare o a riedificare.
Il Tempio nuovo, la mia Chiesa, sorgerà soltanto quando il vostro cuore ospiterà Dio, ed Egli con voi, vive pietre, edificherà la sua Chiesa».
«Ma non hai detto che Simone di Giona ne è il Capo, la Pietra sulla quale si edificherà la tua Chiesa? E non hai fatto capire anche che Tu ne sei la pietra angolare? Chi dunque ne è il capo? C’è o non c’è questa Chiesa?», interrompe l’Iscariota.
«Io sono il Capo mistico. Pietro ne è il capo visibile. Perché Io ritorno al Padre lasciandovi la Vita, la Luce, la Grazia, per la mia Parola, per i miei patimenti, per il Paraclito che sarà amico di coloro che mi furono fedeli. Io sono un’unica cosa con la mia Chiesa, mio Corpo spirituale di cui Io sono il Capo.
Il capo contiene il cervello o mente. La mente è sede del sapere, il cervello è quello che dirige i moti delle membra coi suoi immateriali comandi, i quali sono più validi per far muovere le membra di ogni altro stimolo. Osservate un morto, nel quale morto è il cervello. Ha forse più moto nelle sue membra? Osservate uno completamente stolto. Non è forse inerte al punto da non saper avere quei rudimentali moti istintivi che l’animale più inferiore, il verme che schiacciamo passando, ha? Osservate uno nel quale la paralisi ha spezzato il contatto delle membra, uno o più membra, col cervello. Ha forse più moto nella parte che non ha più legame vitale col capo?
Ma se la mente dirige con i suoi immateriali comandi, sono gli altri organi -occhi, orecchie, lingua, naso, pelle- che comunicano le sensazioni alla mente, e sono le altre parti del corpo che eseguiscono e fanno eseguire ciò che la mente, avvertita dagli organi, materiali e visibili quanto l’intelletto è invisibile, comanda. Potrei Io, senza dirvi: “sedete”, ottenere che voi sediate su questa costa di monte? Anche se Io lo penso che voglio vi mettiate seduti, voi non lo sapete finché Io non traduco il mio pensiero in parole e dico queste, usando lingua e labbra. Potrei Io stesso sedermi, se lo pensassi soltanto, perché sento la stanchezza delle gambe, ma se queste rifiutassero di piegarsi e mettermi così seduto?
La mente ha bisogno di organi e membra per fare e per far fare le operazioni che il pensiero pensa. Così nel corpo spirituale che è la mia Chiesa Io sarò l’Intelletto, ossia la testa, sede dell’intelletto; Pietro e i suoi collaboratori coloro che osservano le reazioni e percepiscono le sensazioni e le trasmettono alla mente, perché essa illumini e ordini ciò che è da fare per il bene di tutto il corpo, e poi, illuminati e diretti dall’ordine mio, parlino e guidino le altre parti del corpo.
La mano che respinge l’oggetto che può ferire il corpo, o allontana ciò che, corrotto, può corrompere; il piede che scavalca l’ostacolo senza urtarvi e cadere e ferirsi, hanno avuto comando di farlo dalla parte che dirige. Il fanciullo, e anche l’uomo, che è salvato da un pericolo, o che fa un guadagno di qualsiasi specie -istruzione, affari buoni, matrimonio, buona alleanza per un consiglio ricevuto, per una parola detta- è per quel consiglio e quella parola che non si nuoce o che si benefica. Così sarà nella Chiesa. Il capo, e i capi, guidati dal divino Pensiero e illuminati dalla divina Luce e istruiti dall’eterna Parola, daranno gli ordini e i consigli, e le membra faranno, avendo spirituale salute e spirituale guadagno.
La mia Chiesa già è, poiché già possiede il suo Capo soprannaturale e il suo Capo divino e ha le sue membra: i discepoli. Piccola ancora -un germe che si forma- perfetta unicamente nel Capo che la dirige, imperfetta nel resto, che ha bisogno del tocco di Dio per essere perfetta e del tempo per crescere. Ma in verità vi dico che essa già è, e che è santa per Colui che ne è il Capo e per la buona volontà dei giusti che la compongono.
Santa e invincibile. Contro di essa si avventerà una e mille volte, e con mille forme di battaglia, l’inferno fatto di demoni e di uomini-demoni, ma non prevarranno. L’edificio sarà incrollabile.
Ma l’edificio non è fatto di una sola pietra. Osservate il Tempio, là, vasto, bello, nel sole che tramonta. È forse fatto di una sola pietra? È un complesso di pietre che fanno un unico armonico tutto. Si dice: il Tempio. Cioè una unità. Ma questa unità è fatta delle molte pietre che l’hanno composta e formata. Inutile sarebbe stato fare le fondamenta, se esse non avessero poi dovuto sorreggere le mura e il tetto, se su esse non avessero poi avuto ad innalzarsi le mura. E impossibile sarebbe stato alzare le mura e sostenere il tetto, se non fossero state fatte per prime le fondamenta solide, proporzionate a sì gran mole.
Così, con questa dipendenza delle parti, una dall’altra, sorgerà anche il Tempio novello. Nei secoli voi lo edificherete appoggiandolo sulle fondamenta che Io gli ho dato, perfette, per la sua mole. Lo edificherete con la direzione di Dio, con la bontà delle cose usate a innalzarlo: spiriti che Dio inabita. Dio nel vostro cuore, a fare di esso pietra levigata e senza incrinature per il Tempio nuovo. Il suo Regno stabilito con le sue leggi nel vostro spirito. Altrimenti sareste mattoni malcotti, legno tarlato, pietre scheggiate e farinose che non reggono e che il costruttore, se avveduto, respinge, o che fallano, cedono, facendo crollare una parte se il costruttore, i costruttori preposti dal Padre alla costruzione del Tempio, sono costruttori idoli che si pavoneggiano nel loro onore senza vegliare e faticare sulla costruzione che si innalza e sui materiali usati per farla.
Costruttori idoli, tutori idoli, custodi idoli, ladri! Ladri della fiducia di Dio, della stima degli uomini, ladri e orgogliosi che si compiacciono di aver modo di aver guadagno, e modo di avere numeroso mucchio di materiali, e non osservano se sono buoni o scadenti, causa di rovina.
Voi, novelli Sacerdoti e scribi del novello Tempio, ascoltate. Guai a voi e a chi dopo voi si farà idolo e non veglierà e sorveglierà se stesso e gli altri, i fedeli, per osservare, saggiare la bontà delle pietre e del legname, senza fidarsi delle apparenze, e causerà rovine lasciando che materiali scadenti, o addirittura nocivi, siano lasciati usare per il Tempio, dando scandalo e provocando rovina. Guai a voi se lascerete crearsi crepacci e muraglie insicure, storte, facili al crollo non essendo equilibrate sulle basi che sono solide e perfette.
Non da Dio, Fondatore della Chiesa, ma da voi verrebbe il disastro, e ne sareste responsabili davanti al Signore e agli uomini.
Diligenza, osservazione, discernimento, prudenza! La pietra, il mattone, la trave debole, che in un muro maestro sarebbero rovina, possono servire per parti di minore importanza, e servire bene. Così dovete saper scegliere. Con carità per non disgustare le deboli parti, con fermezza per non disgustare Dio e rovinare il suo Edificio. E se vi accorgete che una pietra, già posta a sorreggere un angolo maestro, non è buona o non è equilibrata, siate coraggiosi, audaci, e sappiatela levare da quel posto, mortificatela squadrandola con lo scalpello di un santo zelo. Se urla di dolore non importa. Vi benedirà poi nei secoli, perché voi l’avrete salvata. Spostatela, mettetela ad altro ufficio.
Non abbiate paura anche di allontanarla del tutto se la vedete oggetto di scandalo e rovina, ribelle al vostro lavoro.
Meglio poche pietre che molta zavorra.
Non abbiate fretta. Dio non ha mai fretta, ma ciò che crea è eterno, perché ben ponderato prima di eseguirlo. Se non eterno, è duraturo quanto i secoli. Guardate l’Universo. Da secoli, da migliaia di secoli, è come Dio lo fece con operazioni successive. Imitate il Signore. Siate perfetti come il Padre vostro. Abbiate la sua Legge in voi, il suo Regno in voi. E non fallirete.
Ma, se non foste così, crollerebbe l’edificio, invano vi sareste affaticati a innalzarlo. Crollerebbe rimanendo di esso unicamente la pietra angolare, le fondamenta... Così come avverrà di quello!... In verità vi dico che di quello così sarà. E così del vostro se metterete in esso ciò che è in questo: le parti malate di orgoglio, di avidità, di peccato, di lussuria.
Come si è disfatto per soffio di vento quel padiglione di nuvole che pareva posare, così vagamente bello, sulla cima di quel monte, ugualmente, al soffiare di un vento di castigo soprannaturale e umano, crolleranno gli edifici che di santo non hanno che il nome...».
Gesù tace pensoso. Quando riparla è per ordinare: «Sediamoci qui a riposare un poco».
Si siedono su un pendio del monte Uliveto, di faccia al Tempio baciato dal sole calante. Gesù guarda fisso quel luogo, con mestizia. Gli altri con orgoglio per la sua bellezza, ma sull’orgoglio è steso un velo di cruccio, lasciato dalle parole del Maestro. E se quella bellezza dovesse proprio perire?...
Pietro e Giovanni parlano fra di loro e poi sussurrano qualcosa a Giacomo d’Alfeo e ad Andrea, loro vicini, i quali annuiscono col capo. Allora Pietro si rivolge al Maestro e gli dice:
«Vieni in disparte e spiegaci quando avverrà la tua profezia sulla distruzione del Tempio. Daniele ne parla, ma se fosse come lui dice e come Tu dici, poche ore avrebbe ancora il Tempio. Ma noi non vediamo eserciti né preparativi di guerra. Quando dunque avverrà? Quale sarà il segno di esso? Tu sei venuto. Tu, dici, stai per andare via. Eppure si sa che essa non sarà che quando Tu sarai fra gli uomini. Tornerai, allora? Quando, questo tuo ritorno? Spiegaci, perché noi si possa sapere...».
«Non occorre mettersi in disparte. Vedi? Sono rimasti i discepoli più fedeli, quelli che saranno a voi dodici di grande aiuto. Essi possono sentire le parole che dico a voi. Venitemi tutti vicino!», grida in ultimo per radunare tutti. I discepoli, sparsi sul pendio, si avvicinano, fanno un mucchio compatto, stretto intorno a quello principale di Gesù coi suoi apostoli, e ascoltano.
«Badate che nessuno vi seduca in futuro. Io sono il Cristo e non vi saranno altri Cristi. Perciò, quando molti verranno a dirvi: “Io sono il Cristo” e sedurranno molti, voi non credete a quelle parole, neppure se saranno accompagnate da prodigi.
Satana, padre di menzogna e protettore dei menzogneri, aiuta i suoi servi e seguaci con falsi prodigi, che però possono essere riconosciuti non buoni perché sempre uniti a paura, turbamento e menzogna.
I prodigi di Dio voi li conoscete: danno pace santa, letizia, salute, fede, conducono a desideri e opere sante. Gli altri no.
Perciò riflettete sulla forma e le conseguenze dei prodigi che potrete vedere in futuro ad opera dei falsi Cristi e di tutti coloro che si ammanteranno nelle vesti di salvatori di popoli e saranno invece le belve che rovinano gli stessi. Sentirete anche, e vedrete anche, parlare di guerre e di rumori di guerre e vi diranno: “Sono i segni della fine”. Non turbatevi. Non sarà la fine. Bisogna che tutto questo avvenga prima della fine, ma non sarà ancora la fine.
Si solleverà popolo contro popolo, regno contro regno, nazione contro nazione, continente contro continente, e seguiranno pestilenze, carestie, terremoti in molti luoghi. Ma questo non sarà che il principio dei dolori. Allora vi getteranno nella tribolazione e vi uccideranno, accusandovi di essere i colpevoli del loro soffrire e sperando di uscirne col perseguitare e distruggere i miei servi.
Gli uomini fanno sempre accusa agli innocenti di esser causa del male che essi, peccatori, si creano. Accusano Dio stesso, perfetta Innocenza e Bontà suprema, di esser causa del loro soffrire, e così faranno con voi, e voi sarete odiati per causa del mio Nome. È satana che li aizza. E molti si scandalizzeranno e si tradiranno e odieranno a vicenda. È ancora satana che li aizza. E sorgeranno falsi profeti che indurranno molti in errore. Ancora sarà satana il vero autore di tanto male. E per il moltiplicarsi dell’iniquità si raffredderà la carità in molti. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo. E prima bisogna che questo Vangelo del Regno di Dio sia predicato in tutto il mondo, testimonianza a tutte le nazioni. Allora verrà la fine. Ritorno al Cristo di Israele che lo accoglie e predicazione della mia Dottrina in tutto il mondo.
E poi un altro segno. Un segno per la fine del Tempio e per la fine del mondo. Quando vedrete l’abominazione della desolazione predetta da Daniele -chi mi ascolta bene intenda, e chi legge il Profeta sappia leggere fra le parole- allora chi sarà in Giudea fugga sui monti, chi sarà sulla terrazza non scenda a prendere quanto ha in casa, e chi è nel suo campo non torni in casa a prendere il suo mantello, ma fugga senza volgersi indietro, ché non gli accada di non poterlo più fare, e neppure si volga nel fuggire a guardare, per non conservare nel cuore lo spettacolo orrendo e insanire per esso. Guai alle gravide e a quelle che allatteranno in quei giorni!
E guai se la fuga dovesse compiersi in sabato! Non sarebbe sufficiente la fuga a salvarsi senza peccare. Pregate dunque perché non avvenga in inverno e in giorno di sabato, perché allora la tribolazione sarà grande quale mai non fu dal principio del mondo fino ad ora, né sarà mai più simile perché sarà la fine. Se non fossero abbreviati quei giorni in grazia degli eletti, nessuno si salverebbe, perché gli uomini-satana si alleeranno all’inferno per dare tormento agli uomini.
E anche allora, per corrompere e trarre fuori della via giusta coloro che resteranno fedeli al Signore, sorgeranno quelli che diranno: “Il Cristo è là, il Cristo è qua. È in quel luogo. Eccolo”. Non credete. Nessuno creda, perché sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti che faranno prodigi e portenti tali da indurre in errore, se fosse possibile, anche gli eletti, e diranno dottrine in apparenza così confortevoli e buone a sedurre anche i migliori, se con loro non fosse lo Spirito di Dio che li illuminerà sulla verità e l’origine satanica di tali prodigi e dottrine. Io ve lo dico. Io ve lo predico perché voi possiate regolarvi.
Ma di cadere non temete. Se starete nel Signore non sarete tratti in tentazione e in rovina.
Ricordate ciò che vi ho detto: “Vi ho dato il potere di camminare su serpenti e scorpioni, e di tutta la potenza del Nemico nulla vi nuocerà, perché tutto vi sarà soggetto”. Vi ricordo anche però che per ottenere questo dovete avere Dio in voi, e rallegrarvi dovete, non perché dominate le potenze del Male e le venefiche cose, ma perché il vostro nome è scritto in Cielo. State nel Signore e nella sua verità. Io sono la Verità e insegno la verità. Perciò ancora vi ripeto: qualunque cosa vi dicano di Me, non credete. Io solo ho detto la verità. Io solo vi dico che il Cristo verrà, ma quando sarà la fine. Perciò, se vi dicono: “È nel deserto”, non andate. Se vi dicono: “È in quella casa”, non date retta.
Perché il Figlio dell’Uomo nella sua seconda venuta sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in un tempo più breve di quel che non sia il batter di una palpebra. E scorrerà sul grande Corpo, di subito fatto Cadavere, seguito dai suoi fulgenti Angeli, e giudicherà. Là dovunque sarà corpo là si raduneranno le aquile. E subito dopo la tribolazione di quei giorni ultimi, che vi fu detta -parlo già della fine del tempo e del mondo e della risurrezione delle ossa, delle quali cose parlano i profeti- si oscurerà il sole, e la luna non darà più luce, e le stelle del cielo cadranno come acini da un grappolo troppo maturo che un vento di bufera scuote, e le potenze dei Cieli tremeranno.
E allora nel firmamento oscurato apparirà folgorante il segno del Figlio dell’Uomo, e piangeranno tutte le nazioni della Terra, e gli uomini vedranno il Figlio dell’Uomo venir sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Ed Egli comanderà ai suoi Angeli di mietere e vendemmiare, e di separare i logli dal grano, e di gettare le uve nel tino, perché sarà venuto il tempo del grande raccolto del seme di Adamo, e non ci sarà più bisogno di serbare racimolo o semente, perché non ci sarà mai più perpetuazione della specie umana sulla Terra morta. E comanderà ai suoi Angeli che a gran voce di trombe adunino gli eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli, perché siano al fianco del Giudice divino per giudicare con Lui gli ultimi viventi ed i risorti.
 
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta

venerdì 15 novembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" L’abnegazione principale è quella che si esercita al focolare domestico." (FM, 167).

SANTI é BEATI :

- Santa Geltrude (Gertrude) la Grande Vergine

16 novembre - Memoria Facoltativa

Eisleben, Germania, ca. 1256 - Monastero di Helfta, Germania, 1302

Nata nel 1256 a Eisleben, in Germania, a 5 anni venne affidata alle monache di Helfta e con loro trascorse il resto della vita. Educata nell’eccellente scuola dell’abbazia, presto rivelò un’intelligenza fuori dal comune. A 26 anni ebbe una visione nella quale si trovò di fronte a una siepe di spine. Il Signore la sollevò e la depose dalla sua parte. «Da allora cominciai a seguire il profumo dei tuoi balsami e appresi in breve che il giogo del tuo amore è mite e leggero». Dei suoi progressi nella vita dello spirito, siamo informati dalla sua opera, 'Rivelazioni', che consta di cinque libri. Solo il secondo, il 'Legatus', un inno alla misericordia di Dio, è scritto di suo pugno. Il primo, una sua biografia, e gli altri vennero composti dopo la sua morte da una consorella, a partire da suoi appunti e racconti. Alla base delle sue esperienze mistiche vi sono le celebrazioni liturgiche, mentre il linguaggio evidenzia una forte impronta biblica. La sua dottrina, infine, è cristocentrica. La misericordia del Salvatore la trasporta nella sua divinità al punto che, come Maria, ella si sente sposa e madre di Gesù.Vivendo costantemente alla presenza di Dio, vede sempre Gesù, il Dio fatto uomo, il Salvatore con il cuore squarciato e vive nella disponibilità a patire ciò che ancora manca alla passione di Cristo. Una delle più grandi mistiche cristiane morì nel 1301 o 1302.

Etimologia: Geltrude = la vergine della lancia, dal tedesco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Santa Geltrude, detta Magna, vergine, che, fin dall’infanzia si dedicò con grande impegno e ardore alla solitudine e agli studi letterari e, convertitasi totalmente a Dio, entrò nel monastero cistercense di Helfta vicino a Eisleben in Germania, dove percorse mirabilmente la via della perfezione, consacrandosi alla preghiera e alla contemplazione di Cristo crocifisso. Il suo transito si celebra domani.
(17 novembre: A Helfta vicino a Eisleben nella Sassonia in Germania, anniversario della morte di santa Geltrude, vergine, la cui memoria si celebra il giorno precedente a questo).

Invece delle origini familiari, conosciamo le sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura. Per una ragazza del suo tempo, queste non sono cose tanto comuni. Gertrude, infatti, ha fatto i suoi studi, ed è certo quindi che veniva da una famiglia benestante. Ma non era figlia di nobili, come hanno scritto alcuni, confondendola con un’altra Gertrude. Comunque, già all’età di cinque anni, la sua famiglia la mette a scuola nel monastero di Helfta, in Sassonia, che all’epoca segue le consuetudini cistercensi.
E qui Gertrude trova la maestra delle novizie Matilde di Hackeburg e, successivamente, la grande Matilde di Magdeburgo, maestra di spiritualità e anche di bello scrivere: la narrazione delle sue esperienze mistiche, Lux divinitatis, costituisce un elegante testo poetico. Matilde è il personaggio decisivo nella vita interiore di molte giovani che l’avvicinano, maestra di una spiritualità fortemente attratta dal richiamo mistico. A questa scuola cresce Gertrude, che tuttavia non sembra percorrere tranquillamente la frequente trafila alunna-postulante-monaca. Alcune fonti, addirittura, le attribuiscono momenti di vita “dissipata”. Però a 26 anni diventa un’altra; o, come dirà successivamente lei stessa: il Signore, "più lucente di tutta la luce, più profondo di ogni segreto, cominciò dolcemente a placare quei turbamenti che aveva acceso nel mio cuore".
Una mutazione che sorprende molti, e che lei stessa attribuisce a una visione, seguita poi da altri fenomeni eccezionali come visioni, estasi, stigmate. E in aggiunta vengono a tormentarla le malattie. Ma accade a lei come ad altre donne e uomini misteriosamente “visitati” che l’infermità fisica, invece di fiaccarli, li stimola. Gertrude vorrebbe vivere in solitudine questa avventura dello spirito, ma non sempre può: le voci corrono, arriva al monastero gente per confidarsi, per interrogarla, anche semplicemente per vederla. E questa contemplativa malata ha momenti di stupefacente attivismo, nel contatto con le persone e nell’impegno di divulgatrice del culto per l’umanità di Gesù Cristo, tradotta nell’immagine popolarissima del Sacro Cuore. Accoglie tanti disorientati e cerca di aiutarli. Per raggiungerne altri scrive, sull’esempio di Matilde, e lo fa con l’eleganza che è frutto dei suoi studi.
Quell’impegno di adolescente e di giovane nelle discipline scolastiche l’ha preparata a essere “apostolo” nel modo richiesto dai suoi tempi. E anche precorritrice di Teresa d’Avila e di Margherita Maria Alacoque.
La fama di santità l’accompagna già da viva, e dura nel tempo, anche se ci vorrà qualche secolo per il riconoscimento ufficiale del suo culto nella Chiesa universale. Ma per chi l’ha conosciuta e ascoltata, Gertrude è già santa al momento della morte nel monastero di Helfta, all’età di circa 46 anni.
La Chiesa la venera come santa dal 1738.

(Lc 18,1-8) Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

VANGELO
(Lc 18,1-8) Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA
Vieni o Spirito Santo e riempi il mio cuore della tua sapienza e dell’amore di Dio, perché solo con questo amore nel cuore io posso leggere e capire i concetti che Gesù vuole esprimere con la sua parola.

Un brano questo che mette in risalto l’importanza di pregare sempre ed incessantemente; ma non di una preghiera fatta di parole ripetitive, ma che diventa vita in comune con Dio.
Ci sono tante “scuole di preghiera”, ma probabilmente la più alta è quella dello Spirito Santo, che dona a piene mani la gioia della preghiera a chi la invoca in continuazione.
La vedova chiede giustizia, questa piccola donna insiste presso il suo re, fino a che non ottiene di essere accontentata, ma non per amore o per pietà, solo per stanchezza.
Se un re che non è misericordioso, ma disonesto, sa dare giustizia, quanta ne darà il nostro Padre celeste?
Nella prima lettura leggiamo una scena che ha quasi del comico, Mosè che alza le mani in preghiera e la sua gente vince,  ma poi si stanca e i suoi soldati cominciano a perdere, allora, capendo quanto è importante nella lotta la preghiera a Dio, si siede e due uomini gli tengono le braccia alzate al cielo.
Che cosa è la preghiera? Perché con tanta insistenza c’è chiesta da Gesù? Forse gode nell’essere adulato il nostro Dio? E’ quindi un Dio vanitoso? No, anzi tutto il contrario.
 E’ per noi che ci chiede di insistere nella preghiera, perché possa levigarci l’anima e renderla piena della grazia di Dio, è per entrare e rimanere in noi che Gesù ci chiede di pregare continuamente, di fare della nostra vita preghiera.
Farci scavare dalla parola di Dio e dalla preghiera, farci scavare dei profondi solchi che Dio riempie del suo amore, perché noi gliene diamo la possibilità, perché vogliamo essere con Lui una cosa sola.
Quando si sta con una persona che fa tutto per amore nostro, s’impara ad amarla, e quest’amore diventa reciproco, ma se noi trascuriamo di stare con chi cui ama, se lo ignoriamo, se lo facciamo soffrire con la nostra lontananza, non possiamo certo dire di amarlo.
Sempre meno fede nel mondo e sempre più egoismo, basta leggere i giornali e vediamo come la cattiveria e la stupidità umana ogni giorno toccano il limite, e si pensa che sia il massimo, ma poi un altro delitto ancora più orribile, un’altra strage, un’altra violenza…sembra che il male non abbia mai fine….E il bene dov’è?
E’ qui silenzioso, in quella donna che assiste il marito invalido; in quel vecchio stanco che con le ossa doloranti va a prendere il nipotino a scuola ogni giorno; in quella moglie che stanca e imbruttita dalla miseria, prepara una cena frugale ma amorevole per il marito che torna sempre più amareggiato e che con un sorriso stanco la accarezza con gli occhi; è in quella figlia che assiste la mamma ammalata e i fratelli più piccoli senza mai lamentarsi; è in quel soldato che per portare la libertà ad una popolazione schiava dei prepotenti, vive lontano di casa, e spesso muore per gente che neanche conosce, ma che si sente cittadino del mondo.
Quando tornerà come ci troverà? Dalla parte dei buoni o da quella dei cattivi?

PREGHIAMO CON MARIA SANTISSIMA IL SANTO ROSARIO PER LA CHIESA E I SACERDOTI.(PREGHIAMO I MISTERI DOLOROSI)

PREGHIAMO CON MARIA SANTISSIMA IL SANTO ROSARIO PER LA CHIESA E I SACERDOTI.(PREGHIAMO I MISTERI DOLOROSI)

CONTEMPLIAMO I MISTERI DOLOROSI.
NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO AMEN.
- O Dio vieni a salvarci
- Signore, vieni presto in nostro aiuto.
- Sia Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo .Com'era in principio, ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
ALL'INIZIO DI OGNI DECINA SI RIPETE:
O GESU' MIO, PERDONA LE NOSTRE COLPE. PRESERVACI DAL FUOCO DELL'INFERNO, PORTA IN CIELO TUTTE LE ANIME, SPECIALMENTE LE PIU' BISOGNOSE DELLA TUA MISERICORDIA. SIGNORE MANDA SANTI, SACERDOTI E FERVENTI RELIGIOSI ALLA TUA CHIESA ED EFFONDI IL TUO SPIRITO SU TUTTA LA TERRA.L'ETERNO RIPOSO DONA A LORO SIGNORE E SPLENDI AD ESSI LA LUCE PERPETUA RIPOSINO IN PACE. AMEN.
- Annuncio del Mistero- Padre Nostro- Ave Maria... (10 volte)- Gloria al Padre,

Nel 1° Mistero Doloroso

LA PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI


LA PREGHIERA DI GESU' NELL'ORTO DEL GETSEMANI

Gesù è pieno di angoscia e come uomo ha paura.
Io Signore,quando ho paura ti cerco e tu accorri,sempre,anche se non lo merito.
Io come mi comporto Signore nei confronti di chi soffre ed ha paura?
aiutami ad essere migliore.

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DI UN VERO DOLORE DEI PECCATI.
PREGHIAMO PER I SACERDOTI E LE SUORE,I RELIGIOSI E TUTTI GLI APPARTENENTI ALLA CHIESA,PERCHE' NELLA SOFFERENZA SAPPIANO AFFIARSI A DIO E NON AL SONNO DEI FRATELLI NON VIGILANTI, E SAPPIANO TROVARE DIO NELL'ORAZIONE.
Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...

Nel 2° Mistero Doloroso
LA FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA



LA FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA


Gesù è attorniato da gente che lo vede soffrire,vede che lo colpiscono da tutte le parti,e non interviene in sua difesa.
Io dove sono Gesù,tra chi ti colpisce o tra chi tace?
Insegnami a togliere dalle mani di chi ti colpisce la frusta,insegnami ad aiutarti a convertire i peccatori,usami Gesù.


CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA MORTIFICAZIONE DEI SENSI.
PREGHIAMO PER TUTTI QUEI SACERDOTI E SUORE CHE SONO DOMINATI DAI DESIDERI DELLA CARNE E NON SANNO COME LIBERARSI.
CONCEDI LORO SIGNORE DI SAPER MORTIFICARE LA CARNE CONCEDENDO NUMEROSE GRAZIE AL LORO SPIRITO.
CONSOLALI SIGNORE!
Padre Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...

Nel 3° Mistero Doloroso
L'INCORONAZIONE DI SPINE


L'INCORONAZIONE DI SPINE
Ogni nostra colpa è una spina che ti infliggiamo, nessuno più di te sa che cosa vuol dire soffrire per amore.
Tradito da Giuda, che hai trattato come un amico; tradito da noi che non chiami servi, ma amici.
Perdonaci Gesù di tradirti ogni volta che non ti mettiamo al primo posto nella nostra vita e nelle nostre azioni.

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELL'UMILTA'.
PREGHIAMO PER QUELLI CHE HANNO RESPONSABILITA' NELLA CONDUZIONE DELLA CHIESA, PER IL PAPA, I CARDINALI,I VESCOVI ,I PARROCI, LE MADRI SUPERIORI.
PREGHIAMO PERCHE' NON TEMANO DI ESSERE UMILIATI NEL NOME DEL SIGNORE!
Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria

O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO....


Nel 4° Mistero Doloroso
VIAGGIO DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE


VIAGGIO DI GESU' AL CALVARIO CARICO DELLA CROCE

Mentre sale Gesù, si guarda intorno e sotto al peso della croce, incontra gli occhi della gente.
Come ti vedo Gesù? Riesco a capire quanto mi hai amato? Riesco a comprendere che lo stai facendo anche per me?
Io sono tra chi asciuga le tue lacrime o tra chi ti schernisce?
Perdonaci Signore de averti costretto a dover subire tutto questo dolore, perdonaci per non aver capito.


CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA PAZIENZA.PREGHIAMO PER I SACERDOTI E LE SUORE INFERMI.
PREGHIAMO PERCHE' SAPPIANO OFFRIRE OGNI SOFFERENZA PER LA SALVEZZA DELLA CHIESA E DEI FEDELI.
Padre Nostro – 10 Ave Maria – Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...






Nel 5° Mistero Doloroso
LA CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'



LA CROCIFISSIONE E MORTE DI GESU'


Solo morendo alla nostra parte umana possiamo trovarci in comunione con te. Solo mettendoti prima dei nostri idoli, possiamo trovare il nostro Dio. Solo riconoscendo in Gesù Cristo il nostro Dio, possiamo divenire figli dello stesso Padre nostro, come tu ci hai insegnato.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen

CHIEDIAMO AL SIGNORE LA VIRTU' DELLA COSTANZA NEL SEGUIRE CRISTO.PREGHIAMO PER IL PAPA, I VESCOVI, I SACERDOTI E I DIACONI, CHE SONO I PRIMI COLLABORATORI DI CRISTO NELL'OPERA DELLA REDENZIONE.
 Padre Nostro – 10 Ave Maria - Gloria
O GESU' MIO...L'ETERNO RIPOSO...


SALVE REGINA

SECONDO LE INTENZIONI DEL PAPA:
1 PADRE NOSTRO 1 AVE MARIA 3 GLORIA AL PADRE

Litanie alla Madonna
Signore pietà. Signore pietà.
Cristo pietà. Cristo pietà.
Signore pietà. Signore pietà.
Cristo, ascoltaci , Cristo, ascoltaci
Cristo esaudiscici , Cristo esaudiscici
Padre celeste, che sei Dio, abbi pietà di noi
Figlio redentore del mondo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Spirito Santo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Santa Maria, prega per noi
Santa Madre di Dio, prega per noi
Santa Vergine delle vergini, prega per noi
Madre di Cristo, prega per noi
Madre della Chiesa, prega per noi
Madre della divina grazia, prega per noi
Madre purissima, prega per noi
Madre castissima, prega per noi
Madre sempre vergine, prega per noi
Madre senza peccato, prega per noi
Madre degna d'amore, prega per noi
Madre ammirabile, prega per noi
Madre del buon consiglio, prega per noi
Madre del Creatore, prega per noi
Madre del Salvatore, prega per noi
Vergine prudentissima, prega per noi
Vergine degna d'onore, prega per noi
Vergine degna di lode, prega per noi
Vergine potente, prega per noi
Vergine clemente, prega per noi
Vergine fedele, prega per noi
Specchio di perfezione, prega per noi
Modello di santità, prega per noi
Sede della sapienza, prega per noi
Fonte della nostra gioia, prega per noi
Dimora dello Spirito Santo, prega per noi
Tabernacolo dell'eterna gloria, prega per noi
Modello di vera devozione, prega per noi
Rosa mistica, prega per noi
Gloria della stirpe di Davide, prega per noi
Fortezza inespugnabile, prega per noi
Splendore di gloria, prega per noi
Arca dell'Alleanza , prega per noi
Porta del cielo, prega per noi
Stella del mattino, prega per noi
Salute degli infermi, prega per noi
Rifugio dei peccatori ,prega per noi
Consolatrice degli afflitti, prega per noi
Aiuto dei cristiani, prega per noi
Regina degli Angeli, prega per noi
Regina dei Patriarchi, prega per noi
Regina dei Profeti, prega per noi
Regina degli Apostoli, prega per noi
Regina dei Martiri, prega per noi
Regina dei Confessori della Chiesa, prega per noi
Regina delle vergini, prega per noi
Regina di tutti i santi, prega per noi
Regina concepita senza peccato, prega per noi
Regina del Santo Rosario, prega per noi
Regina della famiglia, prega per noi
Regina assunta in cielo, prega per noi
Regina della pace, prega per noi
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi
Prega per noi Santa Madre di Dio- E saremo degni delle promesse di Cristo.

PREGHIAMO
O DIO, IL TUO UNICO FIGLIO CI HA PROCURATO I BENI DELLA SALVEZZA ETERNA CON LA SUA VITA, MORTE E RISURREZIONE.
A NOI CHE CON IL SANTO ROSARIO DELLA BEATA VERGINE MARIA ABBIAMO MEDITATO QUESTI MISTERI, CONCEDI DI IMITARE CIO' CHE ESSI CONTENGONO E DI RAGGIUNGERE CIO' CHE ESSI PROMETTONO.
PER CRISTO NOSTRO SIGNORE.AMEN.


giovedì 14 novembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" Sii in famiglia anima di profonda convinzione, sorridente nell’abnegazione e nell’immolazione costante di tutta te stessa." (ASN, 43).

SANTI é BEATI :

- San Giuseppe Pignatelli

15 novembre

Saragozza, 27 dicembre 1737 - Roma, 15 novembre 1811

Martirologio Romano: A Roma, san Giuseppe Pignatelli, sacerdote della Compagnia di Gesù, che si adoperò a fondo per ridare vita a questa famiglia religiosa ormai ridotta quasi all’estinzione e si dimostrò insigne per carità, umiltà e integrità morale, sempre rivolto alla maggior gloria di Dio.

Giuseppe Pignatelli nacque a Saragozza, in Spagna, il 27 dicembre 1737, dal principe Antonio e dalla marchesa Francesea Mancavo. Dodicenne entrò con il fratello Nicola nella Compagnia di Gesù, dove diede mirabili prove di eroismo e di virtù. A quindici anni, l’8 maggio 1751, entrò nel noviziato della provincia aragonese, una casa santificata dalla presenza di S. Pietro Claver, l’apostolo dei Negri. Vi si distinse nella pietà, nello studio e nell’esercizio della carità. Chiese insistentemente di essere mandato nelle Missioni fra gli Indiani d’America, ma i suoi voti non poterono essere appagati: la sua salute era molto cagionevole: si riebbe però, e nel dicembre del 1762 fu ordinato sacerdote.
Posto come insegnante di grammatica nel collegio di Saragozza, mostrò una particolare finezza pedagogica, unendo all’istruzione l’insegnamento pratico della virtù. Nel contempo visitava le carceri prendendosi cura speciale dei condannati a morte, ciò che gli valse il nomignolo popolare di padre degli impiccati. Già uomo di consiglio, benché appena trentenne, era largamente consultato: il suo zelo si impiegava inoltre nella difesa della Compagnia, fatta oggetto di una ignominiosa guerra.
Tra il 1759 e il 1768 i Gesuiti furono cacciati dai domini del Portogallo, disciolti in Francia, deportati dalla Spagna, dal Regno delle due Sicilie, da Parma e Piacenza e da Malta. Dalla Spagna i Gesuiti furono imbarcati su tredici navi mercantili, scortate da tre corvette reali al comando di Antonio Carcelò, e deportati negli Stati Pontifici. Ma c’era un altro pilota in quella flotta di profughi, Giuseppe Pignatelli, che da quel giorno prese il timone della dispersa Compagnia, e con l’aiuto di Dio, la condusse sicura attraverso i mari e le città d’Italia, pur fra nuove e più violente tempeste.
Il papa Clemente XIII protestò solennemente con la bolla “Apostolicum”, contro le espulsioni dei Gesuiti, ma ottenne effetto contrario.
La rivoluzione francese e poi in seguito le guerre napoleoniche crearono attorno a lui una situazione di incertezza e di timore: ma alla fine, il Beato vinse. A Colorno, nel ducato di Parma, poi a Roma e a Napoli potè ristabilire case della sua diletta Compagnia, dove morì il 15 novembre 1811.
Pio XI lo ascrisse tra il numero dei beati il 28 maggio 1933.


Autore: Antonio Galuzzi

(Lc 17,26-37) Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

VANGELO
 (Lc 17,26-37) Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Parola del Signore


LA MIA RIFLESSIONE
PREGHIERA

Vieni o Santo Spirito e illumina il mio cure e la mia mente. Fa che oggi parola del Signore mi diventi chiara alla luce della tua sapienza, per Cristo nostro Signore. Amen.

Gesù continua a richiamare la nostra attenzione al momento in cui verrà il suo regno, ma non lo fa cercando di addolcirci la pillola, perché tutte le sue parole sono già un avvertimento,e non dobbiamo pensare di dover cercare i segni e gli avvertimenti,ma dobbiamo invece cercare di essere pronti in qualunque momento ,per quel giorno,perché è questo che conta e da questo dipende la nostra salvezza.L’esempio che ci fa Luca è molto chiaro,Lot è stato avvisato dall’ angelo che avrebbe distrutto quella città che era dedita al vizio e al peccato,come ai tempi di Noè facevano gli abitanti della terra,e dice a Lot come fare per mettersi in Salvo.Pone il punto sul fatto di non avere desideri per le cose terrene,né rimpianto per una vita smodata,né curiosità su come e quando verrà quel giorno ,ma attenzione a non pensare di essere giusti e di non aver bisogno di mantenere salda la nostra fede,perché sarà facile cadere se non sapremo mantenere vivo il nostro amore per il Signore,se non sapremo morire a noi stessi e vivere in Cristo Gesù.

mercoledì 13 novembre 2013

VOCE DI SAN PIO :

-" Il Signore vi benedica e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio porta dei doveri difficili che solo la divina grazia può rendere facili. Meritate sempre questa grazia ed il Signore vi conservi sino alla terza e alla quarta generazione." (AD, 169).

SANTI é BEATI :


- Santi Nicola Tavelic, Stefano da Cuneo, Deodato Aribert da Ruticinio e Pietro da Narbona Sacerdoti francescani, martiri

14 novembre

† Gerusalemme, 14 novembre 1391

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Gerusalemme, santi Nicola Tavelic, Deodato Aribert, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbonne, sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, che furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio.

Le loro storie personali di francescani missionari, s’intrecciarono nel 1383, quando provenienti da diversi luoghi d’Europa, confluirono nel convento francescano di Mont Sion in Palestina, dove l’Ordine di S. Francesco è da secoli “Custode dei Luoghi Santi” del cristianesimo.
I Frati Minori, Nicola Tavelic, Deodato Aribert da Ruticinio, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona, si ritrovarono nel suddetto convento francescano, dove per otto anni vissero secondo la Regola di san Francesco, lavorando nei compiti loro affidati, per la custodia dei Luoghi Santi della vita e morte di Gesù, e cercando di fare apostolato nel mondo musulmano, dove Mont Sion era praticamente come un’isoletta in mezzo ad un mare di islamici.
Con i musulmani, fare apostolato era praticamente infruttuoso, visto la radicalizzazione della loro fede, poco aperta al dialogo interreligioso.
Ciò nonostante i quattro Frati Minori, decisero di portare il Vangelo ai maomettani, esponendo pubblicamente le tesi del cristianesimo, confrontandole con quelle islamiche e dopo essersi consultati con due teologi, prepararono una memoria in cui, in modo dettagliato e ricca di riferimenti storici e teologici, esponevano meticolosamente la dottrina cristiana confutando l’islamismo.
L’11 novembre 1391, si recarono davanti al Cadì (giudice) di Gerusalemme e alla presenza anche di molti musulmani, esposero leggendo, il loro elaborato con grande coraggio. Sebbene ascoltati attentamente, ciò non fu accettato dai presenti, andati alla fine in escandescenze e quindi furono invitati a ritirare quello che avevano detto; i quattro frati rifiutarono e pertanto vennero condannati a morte; per tre giorni furono rinchiusi in carcere dove subirono sevizie di ogni genere.
Il 14 novembre ricondotti in piazza, fu di nuovo loro richiesto di ritrattare quanto detto contro l’Islam, al nuovo rifiuto vennero ammazzati, fatti a pezzi e bruciati; i musulmani fecero scomparire ogni resto, anche le ceneri, per evitare che fossero onorati dai cristiani.
Il loro martirio fu descritto minuziosamente in una relazione del ‘Custode’ di Terra Santa, padre Geraldo Calveti, già due mesi dopo la loro morte.
Il culto nell’Ordine Francescano, risale sin dal XV sec., papa Leone XIII nel 1889, confermò il culto del solo Nicola Tavelic, il capogruppo, il quale ebbe grande venerazione in Jugoslavia sua patria.
Nel 1966, papa Paolo VI confermò il culto anche per gli altri tre martiri francescani, fissando la loro festa al 17 novembre; ma nel Martirologio Francescano la data rimase quella della loro morte (dies natalis) cioè il 14 novembre
Lo stesso papa Paolo VI, il 21 giugno del 1970 a Roma, li elevò agli onori degli altari proclamandoli santi; la loro celebrazione liturgica è stata portata per tutti al 14 novembre, e inseriti nel Martirologio Romano alla stessa data; sono i primi santi martiri della Custodia di Terra Santa.

Nicola Tavelic
Primo santo della Nazione Croata, Nicola Tavelic, nacque verso il 1340 a Sebenico, in Dalmazia; adolescente entrò fra i Frati Minori di s. Francesco, divenuto sacerdote fu missionario in Bosnia, insieme a padre Deodato da Ruticinio, dove per circa 12 anni predicò contro i bogomili, setta eretica che in Bosnia aveva la sua roccaforte (essi contrapponevano il mondo dello spirito a quello della materia, considerato espressione della forza del male; negavano la Trinità, la natura umana di Cristo, l’Antico Testamento, non riconoscevano i riti e i sacramenti del battesimo e matrimonio, né la gerarchia ecclesiastica).
Poi nel 1383, insieme al francese padre Deodato Aribert da Ruticinio, fu inviato alla Missione palestinese di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò gli altri due futuri compagni di martirio, padre Stefano da Cuneo e padre Pietro da Narbona, francese.

Deodato da Ruticinio (Diodato Aribert)
Deodato da Ruticinio, era francescano dalla Provincia d’Aquitania, non si conosce la data di nascita, probabilmente anche lui intorno al 1340.
Il suo paese di nascita, che in latino viene chiamato Ruticinio, è stato identificato da alcuni con l’odierna città francese di Rodez, mentre qualche altro indica il Roussillon, regione storica della Francia meridionale, che però a quel tempo dipendeva dalla Catalogna.
Nel 1372 fu inviato come missionario in Bosnia, dove conobbe padre Nicola Tavelic, con cui si legò da sincera amicizia, predicando insieme contro i bogomili; nel 1383 con il confratello, fu destinato al convento francescano di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò anche i padri Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona suo connazionale.

Pietro da Narbona
Tutto ciò che si conosce di questo francescano martire, è che era della Provincia francescana di Provenza, nella Francia meridionale, da dove ad un certo punto, scese in Italia, attratto dalla Riforma dell’Osservanza francescana, avviata in Umbria nel 1368, dal beato Paolo o Paoluccio Trinci da Foligno (1309-1391).
Trascorse nell’eremo umbro di Brogliano, posto tra Foligno e Camerino, una quindicina d’anni, vivendo in preghiera e meditazione la spiritualità di san Francesco.
Nel 1381 partì come missionario in Terra Santa, accolto nel convento di Mont Sion a Gerusalemme e dove poi incontrò nel 1383 Nicola Tavelic, Deodato da Ruticinio, suo connazionale e Stefano da Cuneo; coi quali subirà poi il martirio in modo orribile, il 14 novembre 1391.

Stefano da Cuneo
Ben poco si sa del santo francescano martire a Gerusalemme, Stefano da Cuneo, ricavandolo dalla preziosa ‘Relazione’ fatta dal padre Guardiano del convento di Mont Sion, sul martirio dei quattro sacerdoti appartenenti a quel convento della Custodia di Terra Santa.
Padre Stefano da Cuneo, era della Provincia francescana di Genova e aveva trascorso otto anni nella vicaria in Corsica, prima di essere trasferito a Gerusalemme nel 1383, dove poté svolgere la sua attività apostolica fra i musulmani per altri otto anni, prima del martirio, subito insieme ai confratelli francesi Deodato da Ruticinio e Pietro da Narbona ed il croato Nicola Tavelic.
La città d’origine del santo francescano, Cuneo, sembra dubbia, perché uno storico rinascimentale, asserì di aver raccolto una tradizione locale, che lo faceva nativo di Fiumorbo in Corsica, specificando della famiglia Prunelli.
Sarà pure, ma il martire è conosciuto da ben 600 anni come Stefano da Cuneo.


Autore: Antonio Borrelli

(Lc 17,20-25) Il regno di Dio è in mezzo a voi.

VANGELO (Lc 17,20-25) Il regno di Dio è in mezzo a voi. + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’ altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore

LA MIA RIFLESSIONE PREGHIERA Vieni o Santo Spirito e guidami alla conoscenza del pensiero di Dio. Fa che io non veda altro che quello che Tu mi vuoi mostrare, che possa sempre più rinunciare al mio io per il mio Dio. Catastrofi, segni ed eventi, tutti cercano di scrutare il futuro, e questo denota paura e curiosità da parte della gente, ma troppo spesso si ferma al “cercare dei segni “fuori di noi. Per quello che io riesco a percepire, tutto questo ha solo un senso d’avvertimento, un richiamo, un monito per tenerci desti e deciderci per fare definitivamente la nostra scelta, ma è molto relativo rispetto a quello che dovremmo fare. Gesù c’invita a non cercare questi segni, ma a vivere già su questa terra da figli di Dio, ad essere partecipi del progetto di salvezza che il Padre ha per tutti i suoi figli, e ad entrare in quella che io definisco con molto coraggio e molta semplicità, la nostra famiglia divina. Svegliarsi al mattino e riconoscerci dal primo istante di veglia appartenenti a Dio tracciando il segno della croce, cominciare a trafficare per casa, al lavoro, in famiglia ed in ogni nostro interesse tenendo presente continuamente che la nostra vita sulla terra non è solo un passaggio inutile, una prova alla quale siamo sottoposti per vedere se superiamo un esame, ma uno scegliere di essere già da adesso come il Signore ci desidera. Dio non è un dittatore, né un prepotente, ma scegliere per lui ci costringe a scelte che vanno controcorrente, addirittura in alcune occasioni ci portano a fare delle scelte ben precise, e spesso dolorose, perché conversione significa tornare indietro, alla nostra origine, al nostro piccolo dna di figli di Dio, che abbiamo nel cuore e che per anni, purtroppo abbiamo soffocato cercando di appartenere a questa terra più che a questo cielo. Solo un anno fa c’era una persona su fb che mi chiedeva di aiutarlo a credere, a pregare, ad affidarsi a Dio, in un paio di mesi l’ho sentito trasformarsi da pulcino impaurito a credente sincero, pronto ad affrontare la malattia ed offrirla a Maria per le anime che come lui erano lontane da Gesù. Ho vissuto in diretta un corso accelerato d’amore da parte di Dio per questo suo figlio che aveva perso la strada di casa ed in un momento drammatico della sua vita, se n’era reso conto ed aveva chiesto una mano per tornare a casa. La porta stretta è qui amici, è la decisione di non volere altro di appartenere a Dio, di essere abbracciati quando la paura vorrebbe farti soccombere alla disperazione, la scelta di fidarsi di Dio e di mettere nelle sue mani la nostra vita. Santi si, e da subito!

martedì 12 novembre 2013

UNA CANDELLA PER TUTTE LE PERSONE MORTE NELLE FILIPPINE!!!!!!


VOCE DI SAN PIO :

-" Siate, mie dilettissime figliole, tutte rassegnate nelle mani di nostro Signore, donandogli il rimanente degli anni vostri, e supplicatelo sempre ad impiegarli a servirsene in quella sorte di vita che a lui piú piacerà. Non preoccupate il vostro cuore con vane promesse di tranquillità, di gusto e di meriti; ma presentate al vostro Sposo divino i vostri cuori tutti vuoti di ogni altro affetto ma non del suo casto amore, e supplicatelo che lo riempia puramente e semplicemente dei movimenti, dei desideri e volontà che sono del suo [amore] acciocché il vostro cuore, come una madreperla, non concepisca che con la rugiada del cielo e non con l’acqua del mondo; e vedrete che Dio vi aiuterà e che farete assai, cosí nell’eleggere che nell’eseguire." (Epist. III, p. 569).

SANTI é BEATI :

- Sant' Agostina (Livia) Pietrantoni Religiosa

13 novembre

Pozzaglia Sabina, 27 marzo 1864 - Roma, 13 novembre 1894

Sant'Agostina Pietrantoni (al secolo Livia) morì non ancora 30enne pugnalata da un suo assistito all'ospedale Santo Spirito di Roma. Era il 13 novembre del 1894. Giuseppe Romanelli - uno dei malati più violenti - l'aveva minacciata più volte. Ma lei aveva continuato ad aiutare sia lui che la mamma cieca. Così si concluse una vita dedicata agli altri. Livia era nata a Pozzaglia Sabina nel 1864. A 22 anni entrò tra le Suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret e fu mandata nel celebre ospedale, detto il «ginnasio della carità cristiana». Vi trovò un ambiente ostile alla fede (siamo in piena questione romana) e la morte. (Avvenire)

Etimologia: Agostina = piccola venerabile, dal latino

Martirologio Romano: A Roma, santa Agostina (Livia) Pietrantoni, vergine della Congregazione delle Suore della Carità, che si dedicò nell’ospedale di Santo Spirito con cristiana misericordia alla cura degli infermi e morì accoltellata da un malato preso da furore omicida.

Una terra... una famiglia

"C'era una volta, e ancora c'è, con volto nuovo, un villaggio chiamato Pozzaglia, nei colli della Sabina... e c'era là una casa o benedetta, nido pieno di voci infantili, tra le quali, quella di Oliva, chiamata poi Livia, che cambierà il nome domestico in quello religioso di Agostina... ".

La breve vita di Suor Agostina, che ha ispirato a Paolo VI, il Papa della sua beatificazione nel 1972, accenti di straordinaria poesia per tracciarne il percorso, prende avvio e si dipana così: " semplice, limpida, pura, amorosa... e alla fine... dolorosa e tragica... anzi... simbolica ".

27 marzo 1864. Nel piccolo paese di Pozzaglia Sabina, 800 metri di altitudine, nella bella zona geografica tra Rieti, Orvinio, Tivoli, nasce e viene battezzata Livia: seconda di 11 figli! Francesco Pietrantoni e Caterina Costantini, i genitori, piccoli agricoltori, lavorano la loro terra e qualche appezzamento in affitto. L'infanzia e la giovinezza di Livia respirano i valori della famiglia onesta, laboriosa, religiosa, e sono segnati soprattutto dalla saggezza di nonno Domenico, vera icona patriarcale nella casa benedetta, dove "tutti badavano a fare bene e si pregava spesso... ".

A quattro anni, Livia riceve il sacramento della Cresima e intorno al 1876 fa la sua prima comunione, con una consapevolezza certamente straordinaria a giudicare dalla sua vita successiva di preghiera, di generosità, di donazione. Presto impara da mamma Caterina le attenzioni e i gesti della maternità che esprime con dolcezza tra i numerosi fratellini, nella grande famiglia, dove tutti sembrano avere diritto al suo tempo e al suo aiuto. Lavora nei campi e si prende cura degli animali... Conosce perciò poco i giochi e... la scuola, eppure riesce a trarre un grande profitto dalla sua irregolare frequenza, tanto da meritare, dalle sue compagne, il titolo di " professora".

Lavoro e... fierezza

A sette anni inizia a " lavorare ", con altri bambini, trasportando a migliaia, secchi di ghiaia e sabbia per la costruzione della strada Orvinio-Poggio Moiano. A dodici, parte con le altre giovanette " stagionali " che nei mesi invernali si recano a Tivoli, per la raccolta delle olive. Livia, precocemente saggia, assume la responsabilità morale e religiosa delle giovani compagne, le sostiene nella durezza del lavoro, lontano dalla famiglia e dal paese, tiene testa con fierezza e coraggio a " caporali " prepotenti e senza scrupoli.

Vocazione e distacco

Livia è una ragazza piacevole per la saggezza, il senso dell'altro, la generosità, la bellezza... e diversi giovani, in paese, hanno gli occhi su di lei. A mamma Caterina non sfuggono gli sguardi di ammirazione e sogna una buona collocazione per la figlia. Ma Livia cosa pensa? Quale segreto custodisce? Perché non sceglie? Perché non decide? "Livia... fatta audace dalla voce che parla dentro, la vocazione, si arrende: Cristo sarà l'amore, Cristo lo Sposo... ". La sua ricerca si orienta verso una vita di sacrificio. A chi, in famiglia e nel paese, vuole distoglierla dalla sua decisione, definendola una fuga dalla fatica, Livia risponde " Voglio scegliere una congregazione dove c'è lavoro per il giorno e la notte " e tutti sono certi dell'autenticità di queste parole. Un primo viaggio a Roma, in compagnia dello zio fra Matteo, si conclude con una delusione cocente: il rifiuto di accoglierla. Qualche mese dopo però, la Superiora generale delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret, la Madre Giuseppina Bocquin, le fa sapere che l'aspetta nella Casa generalizia di Via S. Maria in Cosmedin. Livia avverte che questa volta l'addio è per sempre. Con emozione saluta i paesani, ogni angolo del villaggio, i luoghi di preghiera: la Parrocchia, la Madonna della Rifolta; abbraccia i suoi famigliari; in ginocchio riceve la benedizione di nonno Domenico, " bacia la porta della sua casa, vi traccia un segno di croce, e corre via".

Formazione e servizio

23 marzo 1886. Livia ha 22 anni, quando arriva a Roma, via S. Maria in Cosmedin. Alcuni mesi di Postulato e di Noviziato bastano per provare che la giovane ha la stoffa della Suora della Carità, cioè della " serva dei poveri ", secondo la tradizione di S. Vincenzo de' Paoli e di S. Giovanna Antida. Livia porta infatti in convento, dall'eredità famigliare, un materiale umano particolarmente solido, che offre ogni garanzia. Quando veste l'abito religioso e le viene imposto il nuovo nome di Suor Agostina, si accorge che dovrà essere lei ad incarnare una santa con tale nome: non le risulta infatti una Santa Agostina!

Inviata all'ospedale S. Spirito, glorioso per la sua storia di 700 anni e definito " il ginnasio della carità cristiana ", Suor Agostina aggiunge il suo contributo personale sulle orme dei santi che l'hanno preceduta tra i quali Carlo Borromeo, Giuseppe Calasanzio, Giovanni Bosco, Camillo De Lellis... e in quel luogo di dolore esprime la carità fino all'eroismo.

Silenzio, preghiera e bontà

Il clima in ospedale è ostile alla religione: la questione romana avvelena gli animi: vengono cacciati i Padri Cappuccini, viene bandito il Crocifisso e ogni altro segno religioso... Si vorrebbero allontanare anche le Suore, ma si teme l'impopolarità: a loro si rende la vita " impossibile " ed è proibito parlare di Dio. Suor Agostina però, non ha bisogno della bocca per " gridare Dio " e nessun bavaglio può impedire alla sua vita di annunciare il Vangelo! Il suo servizio, prima nel reparto dei bambini e, dopo il contagio mortale, da cui miracolosamente guarisce, nella corsia di disperazione e di morte dei tubercolosi, esprime la sua totale dedizione e la sua straordinaria attenzione ad ogni paziente, soprattutto ai più difficili, violenti e osceni, come il " Romanelli ".

In segreto, in un piccolo angolo nascosto, ha trovato un posto alla Vergine Maria perchè rimanga nell'ospedale; a lei affida i suoi " raccomandati " e le promette altre veglie, maggiori sacrifici, per ottenere la grazia della conversione per i più ostinati. Quante volte le ha presentato Giuseppe Romanelli? È il peggiore di tutti, il più volgare ed insolente, soprattutto con Suor Agostina che moltiplica, a suo riguardo, le attenzioni ed accoglie con grande bontà la mamma cieca quando viene a visitarlo. Da lui ci si può aspettare di tutto, tutti ne sono infastiditi. Quando, dopo un'ennesima bravata a danno delle donne della lavanderia, il Direttore lo espelle dall'ospedale, la sua rabbia vuole trovare un bersaglio e la inerme Suor Agostina è la vittima designata. " Ti ucciderò con le mie mani! ", " Suor Agostina, non hai più che un mese da vivere! " sono le minacciose espressioni che le fa giungere a più riprese, attraverso biglietti.

Romanelli non scherza affatto, ma neppure Suor Agostina fissa limiti alla sua generosità per il Signore... È pronta a pagare perciò, con la sua vita, il prezzo dell'amore, senza fughe, senza accuse... Quando il Romanelli, la sorprende e la colpisce crudelmente, senza scampo, quel 13 novembre 1894, dalle sue labbra escono solo l'invocazione alla Vergine e le parole del perdono.


Fonte:
Santa Sede